Pensiero
Il pupazzo nero che vuole distruggere la Russia cala su Roma. Nel giorno di Fatima

Non c’è che dire, è stato un tour de force eccezionale. Zelens’kyj arriva e di fila incontra tutti: il capo dello Stato, il capo del governo, e perfino il vertice della più grande religione organizzata della Terra.
Si è presentato con una mise in realtà nuova: è sempre un maglioncino militare, ma in una drammatica versione all black, lontana anni luce da quelle foto di quando era stato a Roma qualche anno fa da neopresidente votato perché protagonista di una fiction comica della rete TV di un oligarca, con la giacchetta, la camicia bianca e la cravatta scura che lo faceva sembrare un avanzo di TV scappato da un programma tipo Le Iene – beh, in fondo, a naso, non proviene da un mondo troppo dissimile a quello di certa TV italica.
Il look dice moltissimo: ma perché mai dovrei tirarmi? Io sto facendo la guerra, loro no: farli sentire in colpa, e anche un po’ in soggezione, è una tecnica di marketing che funziona sempre per la mendicanza spinta.
Qualcuno ha trovato dell’altro: il maglioncino militare nero aveva impresso il tridente ucraino, ma nella versione in cui, pare, compariva anche nel simbolo dell’OUN, il movimento di nazionalisti integralisti di Stepan Bandera, collaboratore di Hitler nella pulizia etnica di ebrei e polacchi (i quali, entrambi protestarono veementemente quando né onorò la figura il governo filoamericano di Yushenko nel 2010) e creatore dello slogan «Slava Ukraini»: chi pensava che Bandera fosse una nota a piè di pagina nella storia del collaborazionismo, nemmeno degno di stare tra Quisling e Pétain, dovrebbe ricredersi dopo aver visto l’intero Europarlamento gridare lo slogan ucronazista.
(Sul neonazismo ucraino Renovatio 21 ha scritto tanto, ha approfondito con probabilità come nessuno: ci siamo anche rotti di indicare svastiche, sonnenrad e rune tedesche o slave, tanto dopo gli ultimi 25 aprile con le bandiere ucraine e quelle NATO non è rimasto più nessuno a scandalizzarsi per il ritorno dell’hitlerismo, anzi, sono lì a sbianchettare gli articoli della stagione prima, quando ancora si poteva…).
Il simbolo parrebbe proprio quello dell’ispiratore dell’Azov e compagnia. Il maglioncino banderista viene fatto sfilare accanto ai vertici dei vertici della Penisola.
au milieu de sa poursuite sans précédent et meurtrière contre l'Église orthodoxe.
La meilleure partie de tout cela est que Zelensky porte un pull avec l' emblème "Nazi" WW2 OUN tout au long de sa visite en 🇮🇹 pic.twitter.com/FMg2w7nQH3
— M@nu l'info 🌎 (@Manu_Officiel4) May 14, 2023
Mattarella, che ricordiamo è del PD, e la Meloni, che ricordiamo è di FDI, concordano stupendamente: appoggio totale al regime di Kiev contro la Russia di Putin, oltre a già quello che abbiamo fatto – tipo donare via i SAMP-T della nostra antiaerea, lasciandoci ogni giorno più sguarniti.
Con il papa, abbiamo appreso, è andata diversamente. Lo abbiamo dovuto apprendere nelle ore della surreale trasmissione di Bruno Vespa, che ha approntato uno studio nel terrazzo del Vittoriano (!), l’altare della patria italiana, dove si ricorda, in teoria, il sacrificio degli eroi nazionali.
Ora invece c’è Zelens’kyj, il cui rapporto con Vespa non è ancora del tutto spiegato – fu il Bruno, si disse, a creare il contatto per farlo parlare a Sanremo, prima che la cosa sfumasse, come gli si è chiusa anche la finestra dell’Eurovision questa settimana, e non si sa se tornerà tra il fango rock di Glastonbury e neppure è noto quanti Parlamenti ancora si faranno infliggere le sue irose questue in teleconferenza (israeliani, kenyoti, messicani, qualche greco avevano già detto basta l’anno scorso).
«Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta», dice l’ucraino. L’unico piano di pace è solo quello «ucraino», e il papa deve «unirsi alla sua attuazione».
Insomma, con il papa non è andata: Bergoglio – e lo dice, tra gaffe irrecuperabili, da mesi – vuole negoziare, ma non c’è nulla da negoziare, dice l’omino nero a quello bianco: se voleva il compromesso, l’attore comico divenuto presidente si sarebbe tenuto l’accordo con Putin già raggiunto nell’aprile 2022, a pochi giorni dall’inizio della guerra, ma dopo la visita di Boris Johnson la pace, misteriosamente, saltò…
No, il puparo del pupazzo ucraino non vuole accordi, né compromessi, né vuole la pace. Vuole la distruzione della Russia.
La questione è che lo hanno detto, apertis verbis, in ogni modo. Il fine della guerra «fino all’ultimo ucraino» – e risponderanno a Dio della quantità di giovani ucraini gettati nella fornace del niente – è la fine della Russia così come la conosciamo, la fine di Putin, il «regime change» a Mosca, dicono. Come per Saddam – una grande campagna con risultati mirabili – solo fatto per interposta persona.
A Roma, tra il Quirinale e San Pietro, si è aggirato quindi un uomo che vuole l’annientamento della Russia – proprio il 13 maggio, ossia nel giorno in cui il cattolicesimo ricorda le apparizioni di Fatima. Che, come sa il lettore, sono enigmaticamente, letteralmente legate alla Russia.
«Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
Queste le parole di Nostra Signora ai pastorelli portoghesi, con conseguente fenomeno sconvolgente della «danza del sole», visto da migliaia e migliaia di persone accorse, tra cui molti quadri massonici lusitani, che finirono, ovviamente, convertiti.
I pastorelli non avevano idea di cosa fosse la Russia: credevano fosse una signora. Il XX secolo, invece, comprendeva benissimo di cosa si trattasse.
Ora, per non fare un corso accelerato di mistero fatimita, ricordiamo che nessuna delle consacrazioni tentate negli anni – compresa l’ultima, bergogliana dell’anno scorso, con quella preghiera grottesca – pare aver voluto seguire i semplici dettami della Vergine e consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato. Hanno consacrato, negli anni, tutta l’umanità, l’intera famiglia umana, etc. Monsignor Balducci aveva contato ben sette consacrazioni, nessuna delle quali fatta secondo quanto detto dalla veggente Suor Lucia.
La mancata consacrazione che perdura nei decenni e oramai nei secoli è un enigma in sé, verso il quale siamo più che tentati di togliere lo sguardo.
Avevamo riportato su Renovatio 21 le confessioni davanti a un boleke (boccale di birra fiamminga) rilasciate all’epoca dal fatimita padre Kramer, che raccontava che in una visita in Vaticano Putin avesse detto a Bergoglio che voleva parlare di Fatima, ma il pontefice gli avrebbe detto che no, non ne avrebbero parlato. Aggiungeva che in quel momento un famoso cardinale rimirando nei giardini vaticani una statua della Beata Vergine dell’apparizione portoghese in compagnia di un agente del servizio segreto militare russo gli avrebbe detto: «noi distruggeremo Fatima». Una storia non verificabile, e piuttosto difficile da credersi, datata ormai un decennio fa.
Tuttavia, Fatima torna ancora, anche in questo 2023.
Il giorno di Fatima scende a Roma un uomo che vuole spazzare via la Russia. Non parliamo solo dei discorsetti riguardo al «controllo globale» delle atomiche russe e al «contrattacco nucleare» contro Mosca, né del fatto che la dichiarata volontà di acquisire armi atomiche è citata (certo non dai nostri giornali e politici) tra i motivi dell’operazione militare speciale russa.
Non parliamo nemmeno solo degli ulteriori documenti dei Pentagon Leaks usciti in queste ore, con Zelens’kyj che vorrebbe attaccare la Russia interna, occupare villaggi, attaccare (anche) il gasdotto Druzhba («amicizia», in russo) che porta il gas russo fino in Ungheria, di modo da mettere in ginocchio il filorusso Orban e la sua industria – con il piccolo dettaglio che Budapest è nella NATO, e quindi, secondo l’articolo 5 l’intero Patto Atlantico dovrebbe scagliarsi contro Kiev.
Sapete bene, come lo sa la banda ucraina, che non accadrà mai: lo abbiamo già visto, pragmaticamente, quando per qualche ragione inspiegabile un missile ucraino è finito in Polonia – altro membro NATO – uccidendo delle persone. E niente, la fanno sempre franca, anche quando ammazzano i loro negoziatori, torturano e trucidano i prigionieri di guerra, irreggimentano personale apertamente neonazista. L’immagine del bambino viziato, il comico in maglioncino, ce l’ha – e ci torna in mente la voce che faceva quando doppiava l’orso Paddington.
No, non è questione di dettagli storici recenti e attuali. È questione di un odium immortale antirusso, un pezzo di metastoria, che attraversa i secoli e attori vari come la Corona inglese, i neocon americani (che sono tutti provenienti da famiglie ebraiche scappate dallo Zar…), e ora, per procura, la banda di Kiev e i loro vicini fomentatori polacchi e baltici.
Il conflitto contro la Madre Russia va al di là del Grande Gioco dell’Ottocento e del contenimento dell’URSS nel Novecento, degli Zar e dei tiranni comunisti. Rimane, nella sostanza, invariato. Perché ancora nella meta-storia, perché «superstorico», perché – come è scappato a Medvedev qualche giorno fa – «eterno».
E leggendo questo enigma non può tornare a risuonare Fatima e i suoi frammenti. La Russia. La catastrofe mondiale. La sofferenza. Il Suo Cuore Immacolato…
A sentire il bisogno di camminare fino ai piedi del mistero russo-fatimita era stato, oramai lustri fa, un politologo e storico italiano, Giorgio Galli, che nel 2008 diede alle stampe un libro con un titolo che in questo giorno ci pare profetico: La Russia da Fatima al riarmo atomico.
Galli, che è stato insigne professore della Statale di Milano nonché uno dei massimi storici dei partiti europei, aveva maturato negli anni una visione completamente originale, nella quale cominciava a mostrare nella storia della politica una traccia costante fatta di elementi esoterici, mistici, spirituali, soprannaturali e preternaturali.
(Lo avevo sentito al telefono grazie ad amici comuni. Rimanemmo che gli avrei mandato delle domande sul lato esoterico della DC via lettera, lui comunicava così. Morì poco dopo, la busta già chiusa mi rimase in mano: è uno dei grandi rimpianti che ho).
Negli anni Settanta già aveva cominciato a dare una visione dirompente del maoismo e del ruolo della Cina; era tra i pochi storici che ho sentito citare Arnold Toynbee, e tra i pochissimi che invece parlavano di Carroll Quigley (il maestro di Clinton, un professore divenuto tabù nell’editoria e fuori per aver spiegato, in un momento di lucidità, come vanno davvero le cose nei piani alti del potere globale).
Negli anni Ottanta e Novanta diede vita ad un lavoro imponente sulle radici occulte del nazismo. Poi, con gli anni Duemila, ecco che, a differenza degli altri che guardavano alle Torri gemelle e al Medio Oriente in fiamme, lui torna a guardare, con anticipo colossale, alla Russia… e a Fatima.
Perché era inevitabile, per qualcuno che riconosceva apporti, come dire, «extra-umani» nel progredire della Storia, che finisse dalle parti della profezia della Madonna che parlava della Russia. A questa potenza in via di rinascita, sembrava pensare ancora quello che Galli chiama l’«esoterismo cattolico», che invece è la normalissima credenza del fedele vissuta lontana dai «cattolici adulti» e dal loro disincanto tossico.
I cattolici, scrive il politologo, paiono ossessionati da questa apparizione, In particolare il papa polacco. ecco ricordato che «il 13 maggio, anniversario di Fatima, Papa Wojtyla veniva seriamente ferito da un attentato». Secondo la nota tesi, «si voleva uccidere il Papa (o almeno intimorirlo) perché non facesse più sentire il suo peso all’Est».
È la pista della mano bulgara, cioè russa, dietro ad Ali Agca. Eccoci: quarantadue anni fa esatti, il 13 maggio, c’era Agca – oggi c’è Zelens’kyj. In ambo i casi la Russia è implicata, come carnefice o come vittima.
Negli anni in cui Galli scriveva questo libro, il mondo era distratto. Ignorato dai più. qualcosa di enorme stava avvenendo con Putin. La Russia stava tornando forte. La Russia si stava «riarmando». Con, sempre presenti, le atomiche.
«Oggi la Russia si sta rafforzando “sullo scacchiere euro-atlantico”, denuncia gli accordi per limitare gli armamenti, accresce il suo potenziale atomico» scriveva Galli, che ad occhio non aveva simpatia per Putin (oltre a non essere cattolico). È finita l’era dell’indebolimento, gli anni alcolici di Eltsin e degli oligarchi rapaci. «La situazione economica è migliorata dopo il 2004, la Russia si presenta come più forte anche per il riarmo atomico; e questo assicura a Putin un consenso, sia pure manipolato….» (p. 131; p.231).
La Russia degli anni Duemila, scrive Galli, partecipa ad una «seconda corsa alle armi atomiche», con «l’annuncio delle ricerche russe per nuovi testate nucleari, segnalando il rischio di una nuova corsa al riarmo» (p.235).
In questi mesi lo abbiamo visto. Putin ha parlato di un’Europa «trascinata in una guerra nucleare», e di avere a disposizioni «strumenti che nessuno ha». Qualcuno l’abbiamo visto: i missili ipersonici, che, dopo settanta anni di equilibrio, mettono fine alla dottrina della deterrenza tra le superpotenze atomiche. Del drone Poseidon, e della sua capacità di sommergere la Gran Bretagna e chissà quanto delle coste statunitensi tramite tsunami radiattivi alti 500 metri, abbiamo solo sentito parlare, e non sappiamo distinguere la propaganda fantascientifica dalla realtà fattuale.
Nel giorno di Fatima, il rompicapo russo è da vertigini. Eppure non è lontano, si sta dipanando dinanzi ai nostri occhi.
Dai tempi di Agca la posta in gioco si è alzata enormemente: la profezia non sembra più essere solo la sofferenza del Santo Padre, ma la catastrofe che si abbatte sull’intera umanità.
Vediamo l’omino ucraino, il pupazzo dello Stato profondo angloide e dei suoi demoni, che varca vestito di nero le porte del Vaticano, si siede (prima del papa), gli intima di aderire al suo piano di attaccare e distruggere quella Nazione di cui la Vergine aveva chiesto la conversione al Suo Cuore Immacolato.
Sono immagini che sembrano tratte da un romanzetto moderno sull’anticristo, scritto anche senza troppa fantasia, pulp fiction da fondamentalisti protestanti. Eppure è la realtà, gentilmente offertaci dai nostri leader a sovranità limitata, e accettata ciecamente dalla gerarchia cattolica oramai cieca e corrotta.
Ammettiamo di non avere voglia di unire ulteriori puntini.
Ammettiamo di non avere idea di come si esca da questa cosa.
Io adesso smetto di scrivere, e dico un’altra Ave Maria. Ho ascoltato, poco fa, mio figlio che recitava la preghiera alla vergine. Ho ammirato ancora una volta la purezza che trasmette questo bambino, in ginocchio con le mani giunte e gli occhietti chiusi, mentre la vocina incespica sul latino.
È lui, innanzitutto, che devo difendere in queste ore in cui abbiamo l’immagine plastica dell’umanità minacciata, e della catastrofe materiale e metafisica che incombe su di noi. È quella purezza, quella dolcezza che dobbiamo proteggere, ad ogni costo – anche nell’ora in cui l’ombra dello sterminio termonucleare è sopra di noi come mai prima.
È proprio il manto della Vergine che dobbiamo ottenere, per rifugiarci, per permettere che la vita dei nostri bambini – cioè la continuazione dell’Immagine di Dio – continui.
Quindi, eccomi di nuovo: Ave Maria, gratia plena…
Fatelo, vi prego, anche voi.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Elon Musk ha fatto figli con l’utero in affitto e evitato la guerra atomica. Potrebbe essere l’anticristo, ma va bene così

La notizia finita sui giornali è che Elon Musk avrebbe avuto un altro figlio, l’11°, nel giugno del 2022. Lo si apprende dalla biografia dedicata al magnate sudafro-statunitense a opera dello storico Walter Isaacson in uscita, la stessa che ha rivelato che Musk avrebbe spento i satelliti Starlink quando l’Ucraina stava colpendo la Crimea – come ha fatto ieri notte distruggendo un sottomarino e una nave da sbarco russi.
Quotidiani e TV la prendono come grande succulento pezzo di gossip da lanciare ai lettori che oramai hanno imparato a conoscere Musk, che è un personaggio che riesce a far notizia ogni giorno, più volte al giorno. Ci informano che la madre sarebbe la ex fidanzata canadese, la musicista Claire Bouchier, in arte Grimes.
Il succo della notizia è: guarda qui, pettegolezzo sulle celebrità, miliardario e cantante. Guarda quanti figlio ‘sto Musk.
Bisogna capire che la storia dietro è un po’ più complicata, e difficilmente pubblicabile, specie se si vuole fare solo gossip.
Innanzitutto, l’ultimogenito (?) Techno Mechanicus Musk, detto Tau, sarebbe nato, come la precedente figlia avuta da Grimes – la bambina si chiama Exa Dark Sierael Musk – via maternità surrogata.
Il che significa che il bimbo è stato prodotto in laboratorio e poi impiantato in una donna che ha affittato il suo utero all’ultramiliardario e la cantante.
Potrebbe non essere nemmeno l’unica donna con cui ha fatto figli affittando uteri altrui: in rete si sprecano le speculazioni su chi sia il vero padre di Oonagh Paige Heard, la figlia dell’attrice Amber Heard – divenuta nota ai più per lo scatologico processo intentatole dall’ex marito Johnny Depp – apparsa nel 2021. La Heard e Musk si erano frequentati nel 2016. Nel 2020 il giornale britannico Mirror aveva scritto che la Heard «era impegnata in una battaglia legale con Elon Musk per gli embrioni congelati». Della eventuale paternità di Musk non vi è alcuna conferma, e la Heard non ha rivelato chi sia il padre avuto via surrogata.
Techno «Tau» Mechanicus è il terzo figlio avuto con Grimes, che, ricordiamolo, è con probabilità la più grande cantautrice vivente, una musicista che per creare la sua musica eterea e sottile è capace di miscelare e superare generi che non hai mai sentito nominare e che magari nemmeno esistono ancora.
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Il primo figlio, X AE A-XII Musk, era nato nel 2020. Il bimbo compare spesso nel prezioso feed Twitter di Musk, che sembra portarlo in giro spesso, ed è genuinamente entusiasta del fatto che gli somigli terribilmente: pubblica foto comparative di lui da bambino e del piccolo X che in effetti gli danno ragione.
Practicing martial arts with my sparring partner pic.twitter.com/bifsH2Mejs
— Elon Musk (@elonmusk) August 12, 2023
In un’intervista l’anno scorso, era saltato fuori che Musk e Grimes avevano avuto una figlia, però con la surrogata. Con il primogenito Grimes aveva avuto, a quanto dice, una gravidanza travagliata, e non voleva più avere quei problemi.
L’esperienza dell’essere incinta era stata in qualche modo messa in musica in una canzone, ipnotica e bellissima, di fine 2019, «So Heavy I Fell Through the Earth» («Così pesante che sono caduta attraverso la Terra»).
La settimana scorsa, in un post su Twitter, la cantante pareva alludere al fatto che Elon non le stesse facendo vedere il figlio (forse l’unico concepito naturalmente?) e che rispondesse più né a lei né al suo avvocato. Il tweet è stato poi cancellato
Tuttavia il ragazzo-padre mica si è fermato lì. Durante l’estate dello scorso anno emerse che Shivon Zilis, una dirigente di Neuralink, la società di Musk che vuole impiantare chip nel cervello degli esseri umani, nel novembre 2021 aveva segretamente partorito due gemelli. Non si sa niente, in questo caso, dei pargoli, nemmeno il nome, anche se il cognome ora è stato stabilito, via tribunale, è Musk. Il fatto che siano gemelli potrebbe far pensare alla fecondazione in vitro, ma non esistono informazioni pubbliche in merito.
Il fatto è che la passione della riproduzione in provetta da parte di Musk è risaputa.
Sospettiamo che dietro possa esservi una filosofia gestionale, quella de «first principles thinking»: invece che ascoltare l’opinione di chiunque – della massa di esperti, soprattutto – su una cosa, è meglio pensare scomponendo il problema nei suoi principi, e ricomporre la soluzione. In pratica, mettere in discussione ogni presupposto che pensi di conoscere su un determinato problema, per poi creare nuove soluzioni da zero.
Secondo alcuni, è questa filosofia che ha reso Musk l’uomo più ricco del mondo: quando i colossi dell’auto snobbavano l’auto elettrica, lui calcolò i costi dei materiali e l’avanzamento tecnologico, creando Tesla, ora l’azienda automobilistica più capitalizzata del pianeta.
Quando la NASA e la Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) e chiunque altro giudicava impossibile la produzione di un razzo riutilizzabile – in grado quindi, di abbattere immensamente i costi di lancio di materiale oltre la stratosfera – lui creava SpaceX proprio con quell’assunto, e oggi l’azienda è il vero soggetto dominante della cosiddetta Space Economy, e lo sarà per i decenni, forse per i secoli a venire. Anche lì, c’erano dei principi economici e fisici da ritrovare per cercare la soluzione: proprio quello che deve fare uno che ha studiato fisica (non esattamente la materia in cui è più facile laurearsi, anche in Italia) e marketing, come ha fatto Musk.
Anche nella produzione dei figli deve essere scattato un ragionamento del tipo «first principles». E il motivo potrebbe essere tragico: il primo figlio, Nevada Alexander Musk, avuto dalla prima moglie Justine Wilson che era con lui dai tempi del College, è morto d’improvviso quando aveva 10 settimane. Un caso di SIDS, la morte improvvisa dell’infante. Non sappiamo se Musk, che si è detto redpillato riguardo ai danni da vaccino mRNA (lui stesso e suo cugino ne avrebbero subiti) abbia visto che c’è una quantità di letteratura sulla possibile correlazione tra SIDS e vaccini pediatrici.
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La morte del primogenito potrebbe forse aver aperto in Musk la necessità di considerare la questione figli in termini di qualità e di processo.
I figli successivi con la prima moglie furono prodotti con la fecondazione artificiale. Nel 2004 vennero alla luce i gemelli Griffin e Xavier, quest’ultimo noto perché divenuto transgender con il nome di Vivian, fenomeno di cui il padre, con cui il ragazzo trans non vuole avere più nulla a che fare, incolpa la costosa istruzione impartitagli nelle scuole prestigiose, che avrebbero reso il bambino comunista e poi pure trans.
Seguì nel 2006 un’altra infornata via provetta: stavolta il parto fu trigemellare con Kai, Saxon e Damian. Potrebbe esserci una logica informatica: un figlio avuto naturalmente è un single point of failure, mentre con la provetta butti dentro quantità di embrioni, sperando che qualcuno attecchisca, di qui il parto di gemelli, sempre considerando che il resto degli embrioni li puoi conservare in azoto liquido.
In pratica, la maggior parte dei figli di Musk è stato ottenuto sinteticamente.
Come sa il lettore di Renovatio 21, riveste particolare importanza che il miliardario con la prole, l’anno passato sia stato ricevuto dal papa, che non può non essere stato informato che stava per ricevere in udienza, ed immortalato fotograficamente, con una «famiglia» prodotta in laboratorio, quindi (sempre più teoricamente) lontano dalla dottrina cattolica, che di per sé insegnerebbe che la riproduzione artificiale non è accettabile, perché in concreto uccide più embrioni che l’aborto, e sottrae la vita al lavoro naturale di Dio. Come sa il lettore, crediamo che l’incontro Bergoglio-Musk sia servito per sottolineare che la chiesa cattolica sta per aprire alla produzione di esseri umani in laboratorio.
Honored to meet @Pontifex yesterday pic.twitter.com/sLZY8mAQtd
— Elon Musk (@elonmusk) July 2, 2022
Abbiamo un’ipotesi precisa sulla questione della provetta. Gli uomini sintetici che ne escono potrebbero essere quei personaggi di cui parla l’Apocalisse di San Giovanni.
«La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall’Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà» (Ap 17, 8)
Niente ci fa pensare che Musk, che pure ha confessato al Saturday Night Live di soffrire di Asperger, si fermerà nel suo uso della provetta. «Bambino maximus!» disse al TG1 quando è tornato qualche mese fa a Roma, a far cosa non si sa, ma ha abbracciato la Meloni, cosa che ci ha ricordato che lui è piuttosto alto e lei no. Guardando la telecamera, diceva che bisognava fare tanti figli, e lui stava facendo la sua parte.
Ho accolto con grande piacere oggi a Palazzo Chigi @elonmusk. Un incontro molto proficuo e un momento di grande cordialità dove abbiamo affrontato alcuni temi cruciali: innovazione, opportunità e rischi dell'intelligenza artificiale, regole europee di mercato e natalità. Avanti… pic.twitter.com/MOQlirj7XC
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) June 15, 2023
Non siamo rimasti indifferenti quando Musk ha cominciato a sfidare il mainstream sul tema della sovrappopolazione – uno dei grandi dogmi della Necrocultura – parlando di implosione demografica, e arrivando a definire il massimo teorizzatore pubblico della «bomba demografica», Paul Ehrlich, come un uomo da disprezzare che ha cagionato immane danno all’umanità (il Vaticano bergogliano, di contro, invita Ehrlich alle conferenze).
E quindi, Musk ha stabilito per «first principle thinking» che il crollo della popolazione vada combattuto con l’uso indiscriminato di provetta e surrogata? Cosa dobbiamo pensare che dirà, quando sarà ultimata la tecnologia dell’utero artificiale?
Lui, intanto, avanza, anche con discrezione, come uno super-spreader – quei personaggi che disseminano provette del proprio sperma per generare una prole sempre più vasta. Abbiamo visto, su questo sito il caso dei donatori spermatici via Facebook, ma vi sono anche casi più profondi, come quel miliardario giapponese che si sta creando un esercito di figli in Tailandia, o il caso antico, non ancora riprotecnologico, di Genghis Khan e la sua discendenza infinita: uno studio del 2003 ha stabilito che almeno 16 milioni di persone che vivono oggi hanno una linea diretta con il condottiero mongolo comprovabile geneticamente.
— Elon Musk (@elonmusk) August 21, 2023
A pensarci, la questione della riprogenetica spinta su mogli e concubine, non è l’unico tratto che sa di apocalisse che esce dal personaggio.
Ciò che sta riuscendo a fare in fatto di business – e di geopolitica – è immenso.
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Con Tesla ha creato un polmone economico gigantesco, per giunta inattaccabile dal punto di vista ecologico, visto che sono le uniche vere auto che non vanno a combustibili fossili (tutti gli altri marchi ci stanno provando, ma la più funzionale delle auto elettriche è la Tesla, punto).
Con SpaceX è divenuto il principale soggetto spaziale privato del mondo, e finanche uno dei principali soggetti spaziali tout court. Possiamo dire che la Space Economy è qualcosa che dipende dallo stimolo dato al settore di Musk, abbattendo i costi di messa in orbita, e divenendo partner strategico della NASA – e cioè dello Stato americano, che non potrà fare a meno di lui nella nuova corsa allo spazio – contro Cina, Russia, India… – appena partita.
Con la costellazione di satelliti Starlink ha silenziosamente disintermediato un settore ancora più difficile di quello delle auto e dei lanci spaziali: quello delle telecomunicazioni. D’un colpo, Musk può rendere obsoleti i grandi vettori telefonici, gli internet provider, l’intero fragile sistema di cavi sottomarini spesso pagati, oltre che dagli Stati-nazione, da Google e Facebook.
Ciò vuol dire che un domani se Musk si inventasse il «Teslaphone», non solo potrebbe distruggere Apple e Samsung e la ridda di cinesi al seguito, ma anche Vodafone, TIM, AT&T, T-Mobile, ogni possibile carrier telefonico della terra. Il guadagno che potrebbe derivarne è incalcolabile.
Di più: l’acquisto di Twitter, ora divenuto X, parla dello stesso progetto di egemonia dell’economia mondiale. X.com era il nome della sua società che divenne in seguito, fondendosi con una società rivale capeggiata da Peter Thiel, PayPal – sì, lo stesso sistema di pagamento tramite cui Renovatio 21 da qualche giorno vi chiede donazioni (ma se ci scrivete vi diciamo per l’IBAN).
Musk riebbe da PayPal il dominio X.com da PayPal qualche anno fa, adducendo che vi era legato sentimentalmente (il nome dei figli prova come l’uomo sia ossessionato dalla lettera X). Ora Twitter, divenuta la sua piattaforma social, si chiama X, e gira sul sito X.com. Il suo valore informativo è stato confermato dalle interviste di Tucker Carlson, ora migrato sul social, viste centinaia di milioni di volte, invece dell’audience di massimo 15 milioni raggiunti con la TV via cavo. Qualcuno parla di morte definitiva della TV.
L’acquisto di Twitter per una cifra da molti considerata esagerata servirebbe, per sua stessa ammissione, non solo a rinstaurare la libertà di espressione uccisa da Biden e dalla pandemia, ma a creare un equivalente americano del social cinese Weibo, attraverso cui i cittadini della Repubblica Popolare non solo scrivono e messaggiano, ma pure pagano nei negozi e online.
Twitter/X sarebbe quindi il ritorno di Musk al tentativo fatto con PayPal di disintermediare gli istituti bancari, creando sistemi di pagamento più rapidi e intuitivi, adatti alla vita digitale.
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Il lettore può cominciare a vedere avvicinarsi i pezzi di questo puzzle pazzesco. È un titanico progetto di disruption totale: disintermediata l’industria dell’auto, disintermediato l’industria spaziale, disintermediati la TV e i media, un domani disintermediate le telefoniche e le banche.
A questo aggiungeteci la possibilità più paurosa di tutte: non vi sarà nemmeno bisogno di telefonini Tesla e forse nemmeno di app, perché i satelliti Starlink potranno interfacciarsi direttamente con i microchip Neuralink che vi avranno impiantato nel cervello.
Senza il segno di Musk – il segno X – non potrai né comprare né vendere…? Non potrai più vivere?
Tutte queste che stiamo qui descrivendo sono, sì, componenti della politica dell’anticristo – dal segno della Bestia all’esercito di umanoidi il cui nome, come scrive la Rivelazione, non è scritto nel libro della vita.
Lui lo sa, qualcuno deve averglielo detto. Ecco che ad una festa dell’anno scorso si è vestito con un’armatura col segno del Satana-Bafometto, un costume da «devils’ champion», diceva lui, «il campione del diavolo». Le foto che gli hanno fatto gli sono piaciute al punto che per mesi ha usato un primo piano in costume satanico come foto di profilo.
Videocollegato con un evento mondialista a Dubai sette mesi fa, forse ha messo le mani avanti, quando ha dichiarato che l’idea di un «governo mondiale unico» rappresenta un «rischio di civiltà».
Nel mondo, tuttavia, lui già conta moltissimo. Hanno detto che, spegnendo i satelliti Starlink mentre l’Ucraina l’anno scorso stava per attaccare la Crimea, potrebbe aver evitato al mondo una reazione nucleare russa e una controreazione altrettanto nucleare da parte della NATO.
Elon ha un piano di pace per la Crimea che, lo ha detto pure il portavoce del Cremlino Peskov, è sensato. C’è tra Musk e il più atomico degli alti funzionari russi, una strana relazioni di tacita simpatia: Medvedev arrivò a scrivere, come previsione del 2023, che gli USA sarebbero andati incontro ad una guerra civile, e gli Stati repubblicani al termine di essa avrebbero eletto Elon Musk come presidente.
Come dire: con la guerra russo-ucraina, il peso geopolitico di Musk è evidente a chiunque. Anche se fuori dal potere costituito – odia Biden e lo insulta (la Casa Bianca ha fatto due eventi sull’auto elettrica senza mai invitare il più grande produttore!) – è in qualche modo in una altissima stanza dei bottoni: se l’è costruita lui, tra satelliti e social network.
E quindi, è lui il figlio dell’iniquità che stiamo aspettando? Sappiamo che l’anticristo sarà fascinoso, riuscirà ad attrarre tante persone per bene, perché sarà presentato come uomo di pace – e il processo della sua accettazione da parte dell’umanità come opzione «giusta» è descritto bene nei lavori letterari di Robert Hugh Benson e Vladimir Solovev.
Ovviamente non abbiamo la risposta, non possiamo averla, e anzi confidiamo che un po’ ci dispiacerebbe, perché ci sta tanto simpatico, e pure abbiamo ammirazione di lui e dei suoi prodotti (qui eccelle come un genio assoluto: nel product design).
Cosa dobbiamo dire? Preferiremmo che l’anticristo fosse uno come Bill Gates, che già ci sta sulle palle, e che Elon ha già perculato a dovere, vendicandoci un pochino per quello che abbiamo subito nel biennio pandemico.
Se toccasse di capire che è lui, pazienza, ce ne faremo una ragione. Anzi ci potrebbe andare pure bene, almeno sappiamo che faccia ha, e non è nemmeno antipatico. Sempre considerando che sappiamo perfettamente come la storia andrà a finire.
«E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20,15)
Roberto Dal Bosco
Pensiero
L’Europa e il Nuovo Ordine Mondiale secondo il cardinale Ratzinger

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Pensiero
Mons. Viganò: aborto, sacramento di Satana

Renovatio 21 pubblica questo testo di monsignor Carlo Maria Viganò.
Per l’aborto si può andare in prigione: è la pena prevista in alcuni Stati per chi sosta in silenziosa preghiera davanti a una clinica dove si uccidono i bambini. Ma non si va in prigione se si uccide una creatura innocente.
Per l’aborto si può essere discriminati: è lo stigma sociale che grava su chi pensa alla vita del bambino ucciso nel ventre materno, considerato «un grumo di cellule» fino a che non sta per venire alla luce, e per alcuni assassini nei governi anche dopo essere nato.
Non lo chiamano aborto: lo chiamano «salute riproduttiva», «interruzione di gravidanza». È l’obbligo imposto dal politicamente corretto con la sua neolingua orwelliana.
E chi dissimula l’orribile crimine contro vite innocenti dietro un’espressione asettica è anche a favore della mutilazione delle persone – e dei bambini in età pre-puberale – per sembrare ciò che non sono con amputazioni e terapie devastanti: la chiamano «transizione di genere».
Chi è favorevole all’aborto e alla mutilazione dei bambini è anche favorevole all’uccisione dei malati, degli anziani, dei dementi, dei disabili e di chiunque, a qualsiasi età, lo Stato o l’individuo reputi indegno di vivere: non è omicidio legalizzato, ma «eutanasia», «accompagnamento all’exitus». Durante la farsa psicopandemica un Paese del Nordeuropa ha anche invitato gli anziani a non gravare sul Servizio Sanitario, spedendo loro a casa un kit per togliersi di torno senza disturbare nessuno e assicurando il pagamento delle esequie.
Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie.
Curiosamente, in questa frenetica istigazione al suicidio e all’omicidio, in questa imposizione della morte sulla vita, fanno eccezione i geronti dell’élite globalista, questi vecchi miliardari potentissimi che, asserragliati nelle loro fortezze vigilate da guardie armate, non si rassegnano a morire, e a tutto ricorrono – anche ai più abominevoli mezzi – per sembrare giovani, per non vedere il loro corpo in decadimento, per assicurarsi una «vita eterna» nel cloud del transumanesimo. L’élite vorrebbe comandare anche sulla vita, sulla vecchiaia, sulla malattia.
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Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale.
Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2.
Nel Medioevo gli affreschi di alcune chiese, monasteri o di edifici pubblici proponevano il tema del Trionfo della Morte come richiamo ai Novissimi.
La morte è una certezza della condizione umana che ci deve spronare a ben vivere per ben morire e meritare la beatitudine eterna, sapendo che dopo la morte vi è un Giudizio inappellabile con cui saremo destinati per sempre al Paradiso o all’Inferno, a seconda di come abbiamo vissuto.
Il motivo di questo odio per la vita degli altri da parte dell’élite non è frutto di una mentalità utilitaristica. La «cultura dello scarto» evocata da «qualcuno», non è dovuta al Trionfo della Morte, sconfitta per sempre dal Signore della Vita. Essa è causata dal delirio satanico di sostituirsi a Dio, dopo averLo rinnegato e tradito.
Ce l’ha confessato uno degli ideologi del pensiero globalista, Yuval Noah Harari, ebreo, omosessuale, «sposato» con un uomo, vegano, teorizzatore di una religione transumana e luciferina che cancella Dio dall’orizzonte umano e consente ai tiranni del Nuovo Ordine Mondiale di prendere il Suo posto nel decidere cosa è giusto e cosa non lo è, chi deve vivere e chi deve morire, chi può viaggiare e chi no, quanto ognuno di noi può spendere, quanta anidride carbonica può produrre, se e quanti figli può avere e da chi li deve acquistare, dopo aver massacrato i propri aspirando loro il cervello o facendoli a pezzi prima di uscire dal grembo materno.
Costoro decidono anche che un bambino possa essere abortito sino a un istante prima del parto, perché hanno trovato il modo di lucrare vendendone gli organi e i tessuti ai laboratori o alle case farmaceutiche: è uno dei più fiorenti mercati delle cliniche abortiste, oltre alle sovvenzioni pubbliche e private per continuare a uccidere bambini.
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Le nostre Nazioni, un tempo cristiane, hanno apostatato dalla Fede grazie alla quale i nostri padri hanno edificato la Civiltà cristiana, sulle rovine del paganesimo e dell’idolatria.
È solo grazie alla Fede in Cristo se i popoli hanno smesso di uccidere i propri figli con l’aborto, così come li immolavano sui loro altari per propiziarsi i demoni.
È solo grazie alla nostra santa Religione se le madri hanno avuto come modello la Vergine Santissima, Madre di Dio e Madre nostra: Mater misericordiæ, Mater divinæ gratiæ, Mater purissima, castissima, inviolata, intemerata, amabilis, admirabilis.
Oggi il nome stesso di «madre» scatena l’odio del Serpente al punto da volerlo cancellare dalla bocca dei nostri bambini: perché in quella parola è racchiuso quel vincolo ineffabile e divino che ha reso possibile l’Incarnazione del Figlio di Dio nel seno della Vergine Immacolata, quel Fiat umile, obbediente e generoso che ha sancito la fine del regno del peccato e della morte.
Ma questa apostasia, presentata come progresso di civiltà e di democrazia; celebrata in nome della dignità dell’uomo e della libertà religiosa; esaltata da una Gerarchia corrotta e asservita all’élite, non è neutralità dinanzi a Dio e alla Morale: essa è una ribellione satanica a Dio, un Non serviam gridato dai parlamenti, dalle aule dei tribunali, dalle cattedre delle scuole, dalle pagine dei giornali, dalle sale operatorie.
L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto.
L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale.
L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce.
L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante.
L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione.
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Il mondo gronda del sangue innocente, sparso da un’élite di eversori devoti a Satana e nemici dichiarati di Cristo.
Quando sento certi vescovi legittimare le leggi – come la 194 in Italia – che consentono l’aborto a determinate condizioni, mi chiedo come possano considerarsi cattolici.
Nessuna legge umana potrà mai calpestare la Legge divina e naturale, che comandano: Tu non ucciderai. Nessuna nazione potrà sperare prosperità e concordia finché permetterà questo quotidiano massacro nel silenzio complice dei politici che si dicono «cattolici» ma contraddicono il Vangelo approvando leggi inique.
Bandire l’aborto dev’essere la prima iniziativa di qualsiasi governante voglia contrastare il Nuovo Ordine Mondiale asservito a Satana.
Combattere per questo dev’essere un impegno inderogabile di ogni Cattolico degno del Battesimo.
Nostro Signore ha detto di Sé: Io sono la Via, la Verità, la Vita. Il motto del Principe di questo mondo potrebbe essere: Io sono il Baratro, la Menzogna, la Morte.
Rifiutiamo l’aborto e avremo tolto all’Avversario lo strumento principale del suo apparente, infernale trionfo.
Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
Renovatio 21 pubblica questo testo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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