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Nucleare

Armi nucleari, Zelens’kyj chiede il «controllo globale» sulle scorte della Russia

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In un discorso di questa settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky  ha esortato le potenze internazionali ad implementare un «controllo globale» sulle migliaia di armi nucleari russe.

 

«Ogni anno, il 26 aprile, il mondo ricorda il disastro di Chernobyl, il peggior disastro nucleare della storia umana», ha esordito Zelensky nell’ambito di un evento commemorativo di Chernobyl. «Ma quest’anno non basta solo ricordare Chernobyl… perché quest’anno la Russia ha creato nuove minacce che potrebbero superare anche il peggior incidente».

 

Il presidente ucraino ha poi raccontato che l’esercito russo avrebbe sparato su centrali nucleari sensibili durante l’invasione dell’Ucraina.

 

«Oggi hanno lanciato tre missili contro l’Ucraina in modo che volassero direttamente sopra i blocchi delle nostre centrali nucleari – su tre centrali nucleari contemporaneamente, su Zaporizhzhia, Khmelnytskyi e su centrali nucleari dell’Ucraina meridionale… Cosa c’è? Stanno minacciando? Non ci sono parole» ha detto Zelens’kyj, che ha quindi chiesto un «controllo globale» sull’arsenale nucleare russo, senza specificare come sarebbe possibile un simile accordo.

 

«Abbiamo discusso di tutti i pericoli creati dalla Russia e dei modi per influenzare eventualmente la situazione per proteggere l’Europa e il mondo da azioni completamente irresponsabili della Federazione Russa», ha affermato il presidente. Ha quindi chiesto un’acquisizione globale delle capacità nucleari della Russia.

 

«Credo che dopo tutto ciò che l’esercito russo ha fatto nella zona di Chernobyl e nella centrale di Zaporizhzhia, nessuno al mondo può sentirsi al sicuro sapendo quante strutture nucleari, armi nucleari e tecnologie correlate ha lo stato russo», ha detto l’ex comico ora tecnicamente al vertice del potere ucraino.

 

«Se la Russia ha dimenticato cosa sia Chernobyl, significa che è necessario il controllo globale sugli impianti nucleari russi e sulla tecnologia nucleare» ha affermato Zelens’kyj.

 

Si tratta dell’ennesimo esempio, spudorato quanto spietato, di chiamare il mondo alla Terza Guerra Mondiale contro Mosca: di fatto, si tratterebbe dell’unico scenario in cui l’establishment ucraino potrebbe uscire intatto, tra le macerie radioattive di tutta la terra.

 

Chiedere il disarmo nucleare della Russia significa provocarla ancor di più con una minaccia esistenziale. È quando provi a disarmare qualcuno in una situazione di conflitto che, di solito, può partire un colpo… Perché senza armi, sei alla mercé del nemico.

 

L’impudenza e l’apocalittica pericolosità di un pensiero simile, non sono avvertite in alcun modo dagli sponsores occidentali dell’ex doppiatore dell’orsetto Paddington. I quali, anzi, continuano a soffiare sul fuoco, quasi che il conflitto atomico in cui può essere trascinata l’Europa – come preconizzato dallo stesso Putin lo scorso gennaio, nella spirale del silenzio dei giornali occidentali già iniziata – sia la realizzazione di un preciso desiderio strategico.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha recentemente reiterato l’accusa per cui l’Ucraina al momento dell’operazione militare stava sviluppando armamenti nucleari.

 

La questione nucleare è stata agitata dallo Zelens’kyj poco prima dell’inizio del conflitto.

 

«Il 19 febbraio a Monaco di Baviera, il presidente ucraino Zelenskyy ha minacciato di schierare armi nucleari sul territorio ucraino. Ha espresso questo come la sua revoca unilaterale del Memorandum di Budapest del 1994» ha scritto William F. Engdahl in un articolo tradotto e pubblicato da Renovatio 21.

 

 

 

 

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Nucleare

La Corea del Nord testa l’«innesco nucleare»

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La Corea del Nord ha effettuato un contrattacco nucleare simulato contro obiettivi nemici osservati personalmente dal leader Kim Jong-un, hanno riferito martedì i media statali. Come parte dell’esercitazione, diversi lanciarazzi multipli «super grandi» hanno lanciato una salva missilistica verso un’isola nel Mar del Giappone.

 

Le esercitazioni di lunedì sono avvenute pochi giorni dopo che Pyongyang aveva affermato di aver testato un nuovo missile da crociera «a testata super grande» e un nuovo tipo di missile antiaereo. Anche le forze aeree statunitensi e sudcoreane continuano a svolgere esercitazioni congiunte sulla penisola.

 

Pyongyang afferma per la prima volta di aver testato il cosiddetto sistema di comando e controllo «innesco nucleare» del Paese , nonché «la pronta capacità di contrattacco della forza nucleare statale», ha scritto l’agenzia di stampa centrale coreana (KCNA). Le unità militari hanno lavorato in uno scenario ipotetico in cui viene emesso l’allarme di crisi nucleare di massimo livello della Corea del Nord in risposta a un attacco.

 


 

La salva di missili con testate nucleari simulate ha colpito «accuratamente» l’obiettivo dell’isola a circa 352 km di distanza, ha affermato KCNA. Il leader nordcoreano ha espresso «grande soddisfazione» per i risultati dell’esercitazione, ha aggiunto.

 

Gli Stati Uniti, la Corea del Sud e il Giappone hanno tutti condannato i lanci come una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale. La questione sarà “all’ordine del giorno” quando il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà in Cina questa settimana, ha detto lunedì alla stampa il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

 

Pyongyang ha definito le esercitazioni un «chiaro segnale di avvertimento» per i suoi «nemici», accusandoli di gestire un “racket di confronto militare”. Le esercitazioni congiunte dell’aeronautica statunitense e sudcoreana, destinate a continuare fino al 26 aprile, hanno effettuato in media un centinaio di sortite al giorno, senza nemmeno cercare di nascondere la loro «natura estremamente provocatoria e aggressiva», ha affermato KCNA.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso settembre la Nordcorea aveva lanciato missili come parte di un’esercitazione per un «attacco nucleare tattico simulato».

 

In questi mesi Pyongyang non ha mai smesso di parlare di conflitto atomico.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad agosto il ministro della Difesa nordcoreano, generale Kang Sun-nam in una dichiarazione presentata alla XI Conferenza internazionale sulla sicurezza di Mosca aveva detto che il mondo è a un passo dal conflitto nucleare.

 

«Ora, la domanda non è se scoppia una guerra nucleare nella penisola coreana, ma chi e quando inizia» ​​ha avvertito il generale Kang.

 

L’anno passato, durante un ulteriore capitolo dell’escalation, la Corea del Nord aveva lanciato il suo primo missile balistico intercontinentale a combustibile solido.

 

Come riportato da Renovatio 21, oltre alle armi atomiche, Pyongyang disporrebbe da ben due anni anche, a suo dire, di missili con tecnologia ipersonica, tecnologia che ancora sfugge agli americani.

 

Ancora più preoccupante, specie per gli USA sono i ripetuti test da parte della Corea del Nord di armi in grado di provocare tsunami radioattivi in grado di affondare la flotta nemica e distruggere basi e città costiere.

 

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Nucleare

L’Iran avverte Israele che sa dove sono nascoste le sue armi nucleari

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Un alto ufficiale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha avvertito che Teheran è in grado di colpire gli impianti nucleari israeliani se i suoi vengono colpiti, secondo i media locali. Lo riporta RT.   Le tensioni sono aumentate in Medio Oriente questo mese a seguito di un presunto attacco aereo israeliano contro il consolato iraniano a Damasco il 1° aprile, in cui sono rimasti uccisi sette ufficiali dell’IRGC. Teheran ha reagito lo scorso fine settimana con una massiccia raffica di droni e missili, la maggior parte dei quali, secondo quanto riferito, sono stati abbattuti dallo Stato Ebraico e dai suoi sostenitori occidentali.   I composti nucleari israeliani «sono stati identificati e le informazioni necessarie su tutti gli obiettivi sono a nostra disposizione per rispondere», ha affermato il generale di brigata dell’IRGC Ahmad Haghtalab, citato da Tasnim, un’agenzia di stampa semi-ufficiale associata al reggimento. «Abbiamo una mano sul grilletto per lanciare potenti missili e distruggere quegli obiettivi».

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Teheran ha affermato di considerare l’incidente risolto, ma Israele ha promesso di reagire senza rivelare come e quando. Secondo quanto riferito, Gerusalemme Ovest sta valutando ulteriori azioni militari, possibilmente rivolte all’industria nucleare iraniana. Il generale di brigata dell’IRGC Ahmad Haghtalab, l’ufficiale responsabile della salvaguardia dei siti iraniani, ha affermato che l’industria nucleare israeliana potrebbe essere colpita per ritorsione.   L’industria nucleare israeliana ha una componente civile pubblica così come una presunta componente militare, la cui esistenza non viene né confermata né negata.   Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), uno dei principali enti di vigilanza sulla sicurezza internazionale, Lo Stato Ebraico avrebbe circa 80 armi nucleari a sua disposizione, tra cui 30 bombe a gravità e 50 testate per missili balistici a medio raggio. Haghtalab non ha specificato quali siti l’Iran avesse preso in considerazione per la sua ipotetica operazione.   Da decenni Israele accusa l’Iran di sviluppare segretamente le proprie capacità nucleari. Gilad Erdan, il suo rappresentante alle Nazioni Unite, ha affermato domenica scorsa che Teheran era a poche settimane di distanza dalla costruzione di un’arma nucleare, esortando i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a considerare cosa sarebbe successo se l’Iran «avesse potuto lanciare una bomba nucleare» quando ha attaccato il suo paese. Queste affermazioni sono state successivamente respinte dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).   La leadership iraniana ha dichiarato di considerare tutte le armi di distruzione di massa incompatibili con l’Islam. Haghtalab, tuttavia, ha valutato che sarebbe «concepibile» per Teheran riconsiderare la sua «dottrina e politica nucleare», se Israele continuasse a minacciare i suoi impianti nucleari.   I siti nucleari sono normalmente considerati off-limits per l’azione militare, ha detto il generale, ma l’attacco di Israele al consolato, una missione diplomatica protetta a livello internazionale, è stata la prova che Israele non si preoccupa di rispettare le regole.   Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre, in una serie di invettive non di rado sfociate in reductio ad Hitlerum di Netanyahu e di Israele, il presidente turco Receps Erdogan aveva dichiarato che era arrivata l’ora di fare chiarezza sullo status nucleare di Israele.   «Andare avanti in questo senso è molto importante in termini di bilanciamento degli interessi strategici nella regione. Continueremo a fare pressione», ha dichiarato l’Erdogan. «Le armi nucleari di Israele devono essere ispezionate al di là di ogni dubbio prima che sia troppo tardi. Lo seguiremo fino in fondo. Invito anche la comunità internazionale a non lasciar perdere questa situazione».   Le dichiarazioni dell’uomo di Ankara arrivavano pochi giorni dopo che il ministro del Patrimonio israeliano Amichai Eliyahu ha suscitato indignazione nel mondo musulmano quando ha lanciato l’idea di sganciare una «bomba nucleare» su Gaza. Il primo ministro Benjamin Netahyau ha sospeso il ministro dalle riunioni del gabinetto in seguito ai suoi commenti, che hanno fatto dire al portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che potevano lasciar pensare ad un’ammissione riguardo al possesso di testate atomiche da parte dello Stato Ebraico.   Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica Rafael Grossi aveva visitato Israele in un momento di crescenti di tensioni con l’Iran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh aveva risposto ieri Twitter, riferendosi all’incontro di Grossi con l’allora premier israeliano Bennett, dicendo che «in quanto uno dei firmatari originali del TNP [Trattato di non proliferazione nucleare], l’Iran invita tutti a fare attenzione all’ulteriore erosione della credibilità dell’AIEA».   Due anni fa gli iraniani lamentarono che l’incidente registrato all’impianto nucleare di Natanz a era in realtà un attacco terroristico israeliano. Due anni fa vi furono altre esplosioni a centrali nucleari, con il Jerusalem Post a dichiarare che queste potevano «non essere casuali». La ricerca nucleare in Israele invece sta andando avanti.

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Lo Stato Ebraico, secondo quello che è più di un sospetto, disporrebbe di circa 200 testate atomiche non dichiarate e considerate «illegali» da alcuni esperti in diritto internazionale.   Negli anni Ottanta, il Mossad attaccò aziende tedesche e svizzere che stavano possibilmente rifornendo di tecnologia atomica Paesi limitrofi a Tel Aviv. Gli israeliani arrivarono a bombardare con i jet il reattore nucleare di Osirak, dell’Iraq di Saddam, che era stato costruito con la cooperazione dei francesi.   Da lustri Israele porta avanti un piano di assassinio nei confronti degli scienziati atomici iraniani, alcuni freddati con armi da fuoco, altri con bombe magnetiche messe nella loro auto.   Il caso più eclatante fu tuttavia quello del massimo scienziato nucleare del Paese, Mohsen Fakhrizadeh, trucidato da un robot-cecchino dotato di Intelligenza Artificiale teleguidato via satellite da agenti israeliani.   Il programma nucleare di Ahmadinejad fu fermato dagli sforzi congiunti dei servizi informatici di USA e Israele in un’operazione chiamata «Olympic Games», che aveva infettato i computer che controllavano le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Secondo il documentario americano Zero Days, che raccoglie anonime testimonianze di hacker di Stato USA, gli israeliani procedettero ad un secondo attacco senza informare gli americani, e come risultato si ebbe il virus Stuxnet, che devastò computer di tutto il mondo: anche qui, un virus fuggito da un laboratorio.   Secondo documenti emersi nel 2022, negli anni Ottanta il Pentagono stava preparando una guerra nucleare in Iran.

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Nucleare

Prima approvazione per il riavvio della centrale nucleare più grande del Giappone

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Si tratta di uno degli impianti più potenti al mondo. L’Autorità di regolamentazione nucleare ha autorizzato la Tokyo Electric Power Company Holdings a caricare carburante nella centrale, nonostante il governatore locale non abbia ancora dato il proprio consenso.

 

L’Autorità di regolamentazione nucleare del Giappone (NRA) ieri ha autorizzato la Tokyo Electric Power Company Holdings (Tepco) a caricare carburante nucleare nella centrale di Kashiwazaki-Kariwa per la prima volta da quando sono state imposte una serie di restrizioni dopo l’incidente di Fukushima del 2011. Non è però ancora stato concesso il via libera a riattivare il reattore. Il permesso dovrà essere approvato dal governatore della prefettura di Niigata, scrive Jiji Press.

 

Secondo i piani, ci vorrà circa un mese e mezzo per trasferire e posizionare il carburante, attualmente conservato in una piscina nei locali dell’impianto. In particolare, ha fatto sapere la Tepco, ci vorrà del tempo per testare il sistema di raffreddamento del nucleo di emergenza.

 

Nel 2017 due reattori della centrale di Kashiwazaki-Kariwa avevano superato i controlli della NAR per il riavvio, poi revocato nel 2021. A marzo di quest’anno la Tepco ha fatto domanda per condurre i test necessari relativi al reattore numero 7. La società prevede anche di condurre test specifici in caso di emergenza e ha annunciato che aumenterà il numero di lavoratori notturni, passando da 8 a 51, e fornirà strumenti di monitoraggio delle radiazioni portatili.

 

Il governatore di Niigata, Hideyo Hanazumi, non ha ancora fatto sapere se accetterà di riavviare il reattore. Finora ha chiesto che vengano discusse le misure di sicurezza in caso di incidente nucleare, mentre il governo centrale ha cercato l’approvazione dell’amministrazione locale per reintrodurre la produzione di energia nucleare.

 

Circa 60 persone hanno presentato una lettera di protesta alla Tepco e inscenato una protesta davanti alla stazione di Niigata. Dopo il disastro di Fukushima del 2011. Tutti i reattori nucleari attualmente attivi nel Paese hanno ricevuto il consenso del governo locale per il riavvio. Alcuni sindaci hanno detto di essere a favore del riavvio.

 

L’impianto a sette reattori si trova tra le città di Kashiwazaki e Kariwa e ha una potenza massima di 8,212 milioni di kilowatt, una delle più potenti centrali nucleari al mondo.

 

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