Pensiero
La storiella di Hitler ebreo e l’oscuro specchio dell’odio
Il premier israeliano Naftali Bennet ha detto che Putin ha telefonato per scusarsi. L’apparizione di Lavrov alla TV italiana ha fatto il giro del mondo, perché questa cosa delle possibili origini ebraiche di Hitler ha colpito tutti.
In ispecie, vogliamo ricordare la reazione di disgusto del grande intellettuale italiano Mario Draghi, incidentalmente Presidente del Consiglio dei ministri, oltre che tra gli ideatori del sequestro dei 300 miliardi della Federazione Russa depositati presso banche estere.
Hitler «ebreo»? Che storia è? Ma come si permettono?
Tuttavia, come ha avuto il coraggio di ricordare qualcuno, la storiella di Adolfo il giudeo circolava già negli anni Venti, quando il nostro faceva discorsi in birreria a Monaco associandosi ad un partito di ferrovieri, poi divenuto il Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP).
La voce non si spense nemmeno dopo il bunker. Chi scrive crede di ricordare di averlo letto un quarto di secolo fa nel classico Le origini culturali del III Reich di Georg Mosse, storico ebreo del nazismo, che confessò che, quattordicenne, partecipò ad un comizio del führer e ne fu ipnotizzato al punto di gridare anche lui, nella psicosi di formazione di massa, «morte agli ebrei».
Per anni, nell’ambito storico era una voce o poco più, ma non così scandalosa. La storia della nonna di servizio in casa dell’agiata famiglia ebrea sembra indisputabile, e viene ricordato che una delle prime leggi del suo partito raggiunto il potere (dopo le leggi animaliste, antivivisezione, antifumo, etc.) fu quella di proibire che le fanciulle «ariane» prestassero servizio come cameriere presso le famiglie ebree. Di fatto, succedeva: la ragazza rimane incinta del padre o del figlio padroni di casa, di certo non può sposarsi (per ragioni che forse immaginate), quindi, non esistendo pienamente all’epoca l’aborto, ella viene allontanata con una congrua somma di danaro – insomma una sorta di ridistribuzione della ricchezza, tanto che un intellettuale di sinistra, anni fa, me la raccontava come un fatto positivo, di progressismo materiale quasi ammirevole.
Poi è arrivato lo studio genomico del 2010, quello di cui hanno parlato quelle testate che, di recente, hanno avuto il coraggio di ammettere che fino a poco fa questa cosa la potevi perfino rendere un fatto scientifico – genetico! – senza che nessuno, a differenza che col Lavrov, si scandalizzasse.
Ricordo anche io nitidamente gli anni in cui una cosa del genere poteva al massimo suonare provocatoria, ma non richiedere scuse diplomatiche tra vertici di Stato.
Non abbiamo idea di cosa sia successo da allora: notiamo, tuttavia come il tema sia cambiato nell’intimo significato, cioè ciò che automaticamente passa all’opinione pubblica, ciò che, in ultima analisi, ha fatto saltare i nervi al mondo intero pochi giorni fa.
Se fino a qualche anno fa dicevi che Hitler poteva avere origine ebraiche stavi significando la sua mostruosa follia, un suo contorto, oscuro complesso di inferiorità. Se lo ripeti oggi, invece, non solo gli ebrei si sentono offesi a morte. Perché? Facciamo fatica a spiegarcelo: una proiezione delle colpe di Hitler sullo stesso popolo da lui sterminato, come dice qualche rabbino apocalittico che ritiene l’Olocausto come una punizione? Un’offesa ad una qualche purezza etnica, spirituale di sorta ? Una macchia revisionista su una storia oramai ritenibile kosher? Una menzogna per screditare lo Stato di Israele?
E soprattutto: rispetto agli studi a base di DNA dei ricercatori belgi, che una dozzina di anni fa non scandalizzavano nessuno, qualcuno ha argomentato la tesi contraria?
In realtà, non ci interessa. Il vespaio ce lo risparmiamo volentieri.
Certo, c’è di che rimanere basiti. Mentre sventolano bandiere runiche del battaglione Azov, tra svastiche (pardon, kolovrat) e Sonnenrad himmleriani, spariscono interi tropi della cultura mitteleuropea.
Uno, per esempio, che ricordiamo vividamente dagli studi universitari nella città più comunista d’Italia, è quello del jüdischer Selbsthass, l’«odio di sé ebraico», l’«autoantisemitismo», che era già un termine che dava il titolo ad un libro del 1930 del filosofo ebreo tedesco Theodor Lessing. Gli usi di questi concetti, negli ultimi cento anni, sono stati i più svariati, a partire dagli stessi ambienti sionisti, che usano il termine per descrivere gli ebrei che non abbracciano totalmente la causa.
L’idea che un ebreo possa odiare il suo stesso popolo non era così indicibile. Ci fu poi, negli USA del dopoguerra, il caso inarrivabile di Daniel Burros, ebreo di Nuova York, che nascondendo le sue origini, divenne dirigente del Partito Nazista Americano e reclutatore del Ku Klux Klan.
Il Burros, sucida una volta scoperto nel 1965, fu l’ispirazione del capolavoro cinematografico The Believer, pellicola con un giovanissimo Ryan Gosling skinhead-ebreo secchione che fa perdere lo spettatore in labirinti mistici e ideologici tra l’ebraismo e l’antisemitismo: guardare questo film vale più che leggere un trattato, e potrebbe costituire una parziale risposta alle Erinni scatenatesi contro il Lavrov.
Tuttavia, ci emerge un altro ricordo.
Da qualche parte, nelle sterminate Conversazioni a Tavola – testo che riprodurrebbe i discorsi del dittatore tedesco durante i suoi pasti vegetariani – fu chiesto a Hitler se vi era mai un ebreo che egli aveva potuto ammirare.
Egli diede una risposta subitanea: egli aveva avuto stima di Otto Weininger. Si tratta di una figura non conosciutissima in Italia, se non per l’assimilazione che in genere se ne fa con un altro pensatore giovane ebreo e suicida, il Carlo Michelstaedter de La Persuasione e la Rettorica.
Weininger fu un filosofo austriaco divenuto assai popolare a cavallo tra Otto e Novecento, autore di un’opera, Sesso e carattere, che si si intonava nel fermento psicosessualizzante della Vienna freudiana, e che fu letto da generazioni di pensatori, da Ludwig Wittgenstein al teorico della destra esoterica Julius Evola, che ne scopiazzò alcune tesi fra le sue compilazioni di Metafisica del Sesso.
Sesso e carattere, che vede nell’archetipo della «donna ebraica» il fattore di disgregazione della società moderna, è considerato oggi un caposaldo della letteratura antisemita. Weininger, che si convertì al cristianesimo protestante, poteva ben definirsi anche lui campione del jüdischer Selbsthass.
Weininger, già famosissimo a poco più di 23 anni, si suicidò: si sparò nel petto (esattamente come avrebbe fatto Dan Burros 62 anni dopo in Pennsylvania).
E quindi, ecco il motivo per cui lo Hitler aveva una buona considerazione del giovane filosofo: perché si era ammazzato. Egli aveva «conosciuto un unico ebreo decente, Otto Weininger, che si è tolto la vita quando ha compreso che l’ebreo vive della dissoluzione dei costumi nazionali altrui».
Si tratta di un argomento deludente, ma ricordare Weininger oggi può esserci estremamente prezioso – più che altro per capire come sia stato possibile che il mondo moderno abbia, improvvisamente, fatto finta di non vedere svastiche e insegne runiche in Ucraina, anzi, le abbia nutrite di armi e di miliardi di dollari.
Al di là delle riflessioni percepite come autoantisemite, Weininger in realtà dava una grammatica precisa dell’odio di sé in generale.
«Per amare o odiare altri esseri umani occorre innanzitutto amare o odiare se stessi. L’uomo ama o odia ciò che ha una somiglianza con lui» scrive il libro di Weininger Intorno alle cose supreme.
In Sesso e carattere va molto più a fondo, e dettaglia come funziona questo sistema della «somiglianza» dell’odio.
«Come amiamo negli altri ciò che vorremmo essere interamente ma non siamo mai interamente, così noi odiamo negli altri solo ciò che non vorremmo mai essere, ma che per sempre saremo in parte».
«Così si spiega che gli antisemiti più virulenti si trovano fra gli stessi ebrei. (…) Non per questo è meno certo che chiunque odia il carattere ebraico, l’odia dapprima in sé stesso; il combatterlo nella persona di altri non è che un tentativo di liberarsene; localizzatolo totalmente fuori di sé, per un momento ci si illude di esserne liberi».
«L’odio, come l’amore, è un fenomeno di proiezione: l’uomo non odia che colui che gli ricorda sgradevolmente ciò che egli stesso è».
Il filosofo sosteneva quindi che quando si odia qualcuno, è perché egli è una parte di noi, una nostra proiezione, una piccola immagine di noi stessi che possiamo vedere allo specchio.
E quindi, vuoi che l’odio per Hitler impartitoci per decenni, fosse solo la proiezione di qualcosa che il mondo moderno percepiva come una parte di sé?
La nostra società moderna è la continuazione dello spirito hitleriano? Per carità non si tratta di un’idea nuova. La teoria del «modernismo reazionario» dello storico Jeffrey Herf dava conto di come la Germania regredita a culto sanguinario in realtà fosse il Paese più avanzato in termini di missili balistici, progettati dai medesimi scienziati che, deportati a fine conflitto, hanno spedito USA e URSS nel cosmo.
In ambito artistico, a provare a dire quest’enormità fu l’oscuro, fluviale film di Hans-Juergen Syberberg Hitler, un film dalla Germania, otto ore di riflessione abissale tra musiche wagneriane e scenografie di cartapesta, in cui, alla fine, un pupazzo del dittatore rivendicava tante cose della società attuale che, diceva, potevano venire da lui stesso.
In realtà, Renovatio 21 propone qualcosa di ancora più radicale: l’identità tra il mondo moderno e il pensiero e l’opera di Hitler ci pare talmente abbagliante che ci chiediamo, da tempo, come sia possibile non vederla.
Il nostro mondo, il nostro lettore lo sa, va verso l’eugenetica – o meglio, ci è già. I padroni del vapore lavorano per riprogrammare la razza umana, creare una specie superiore realizzata in individui nati al di fuori della famiglia naturale: non vi chiediamo di guardare ai progetti di Jeffrey Epstein e né agli investimenti CRISPR di Bill Gates, e nemmeno ai mirror humans di George Church.
Vi basta guardare la riproduzione artificiale (eterologa, omologa: ma che differenza è?) praticata ora sulle coppie sterili a spese del contribuente: tanti embrioni prodotti, tanti scartati, alcuni impiantati per avere il bambino eugenetico – quello che Hitler, con i suoi arretrati mezzi analogici, faceva con le stazioni di monta delle SS chiamate Lebensborn («fonte della vita», dove allo scopo si offrivano (volontariamente?) bionde dolicocefale fanciulle locali.
(Privi di vera famiglia, generati solo per idealismo genetico, i bambini Lebensborn sono finiti in gran parte male, come i tanti della cosiddetta «fabbrica dei geni», cioè i bambini concepiti negli anni Sessanta con sperma di premio Nobel: ne scriveremo altrove)
Vi basta guardare gli articoli pietosi sui poveri bambini figli di «surrogate» ucraine – cioè, affittatrici del proprio utero a benefizio retribuito di coppiette abbienti – ora in difficoltà con la guerra che preme. Il New York Times ha appena pubblicato un lungo articolo in cui descrive le consegne dei pargoli appena nati al confine tra l’Ucraina e l’Europa, con implicazioni strazianti e rivoltanti. Bambini concepiti macchinalmente per avere il miglior prodotto possibile, madre e forse ovuli scelti in cataloghi dove abbondano, ma guarda, esemplari biondi e dolicocefali.
Vi basta guardare la preminenza dello sperma danese (biondo dolicocefalo, sempre) nelle banche del seme d’Europa.
Insomma lo vedete da voi: tra capitalismo e neofemminismo, tra individualismo utiltarista e orgoglio gay, l’eugenetica procede trionfante verso la razza superiore, come da sogno nazista.
Chiedetevelo: Hitler disapproverebbe il disegno biologico innestato sotto la società attuale?
Hitler sarebbe contro la diagnosi pre-impianto?
Hitler sarebbe contro l’aborto «terapeutico», eufemismo con cui si tratta dell’uccisione di feti ritenuti non-normali? (In realtà, qui abbiamo già la risposta: no, non lo era)
Hitler combatterebbe la bioingegneria CRISPR?
Hitler si opporrebbe all’ascesa della libera eutanasia, che ci permette di sbarazzarci pure volontariamente della lebensunwerten lebens, la «vita indegna di essere vissuta»?
Hitler sarebbe un nemico della Necrocultura?
E ancora: Hitler sarebbe contro la vaccinazione mondiale con siero in grado di «migliorare» geneticamente la razza?
Hitler si opporrebbe ai lasciapassare che consentono al cittadino di non essere segregato?
Hitler sarebbe contro il greenpass, i lockdown, l’apartheid per una porzione della popolazione ritenuta difforme dalla volontà dello Stato e per questo cacciata senza pietà?
Hitler sarebbe contro i campi di concentramento australiani , in Canada, e forse anche in USA, in Gran Bretagna, in Germania, in Austria?
Sarebbe contrario, lo Hitler, a piattaforme di sorveglianza totale e di controllo del comportamento umano, che riducono lo spionaggio e la repressione della Gestapo a mera barzelletta?
Sarebbe contrario, lo Hitler, ad un ordine mondiale basato sulla violenza, sul diritto del più forte?
Sarebbe contrario, lo Hitler, ad un ordine sociale basato sulla prepotenza, per esempio delle multinazionali informatiche, sul singolo debole cittadino?
Sarebbe contrario ad una scuola che, su modello sempre più spartano, agisce come sei i figli non appartenessero più alle famiglie ma allo Stato?
Sarebbe contrario all’indottrinamento razzista nelle scuole, dove, nell’esempio battistrada americano, insegnano a giudicare le persone dal colore della pelle?
Andiamo oltre. Hitler conquistava il mondo al grido di «Ein Volk, ein Reich, ein führer». In cosa ciò differisce, di grazia, dalla globalizzazione?
In cosa la sua battaglia genocida per il Neuordnung, il «Nuovo Ordine» differisce dalla volontà di chi vuole imporre al mondo il Grande Reset, il Novus Ordo Seculorum?
Ecco, quindi, che forse possiamo dirlo. Il mondo moderno ha odiato Hitler perché sapeva, in cuor suo, che egli ne costituiva una parte interiore.
Ora, alla fine dei tempi, questo incredibile specchio si è disvelato.
Ecco che per combattere per l’«Ordine Nuovo», il mondo moderno si serve alle porte della Russia di soldati con la svastica. I giornali ci dicono che dobbiamo esserne affascinati. Nazionalismo, romanticismo, difesa della patria degli uteri in affitto.
È finito il tempo dell’odio. È stato compreso che si tratta di una parte di sé, che oggi torna utile, che in realtà fornisce i muscoli necessari per portar aventi l’unico grande progetto anglo-hitleriano della ricreazione della razza umana tramite il suo sterminio.
Ecco che quindi, ora le democrazie liberali possono guadare lo specchio, e vedervi il battaglione Azov.
Che importanza può avere, a questo punto, la storiella di Hitler di origine ebrea? Nessuna. Perché il vero tema qui è che l’intero mondo moderno, possiamo dire, potrebbe avere origini hitleriane – o quantomeno, attingere dalla medesima radice assassina.
Stanno a disquisire sulla nonna di Hitler, quando di fatto il suo zombie è tornato fra noi, armato e finanziato per miliardi di dollari.
Si sono offesi gli ebrei, ma la realtà orrende è che, tra provette e guerre sanguinarie, abbiamo accettato che Hitler fosse e rimanesse una parte di noi. Senza che la cosa, a quanto pare, offenda nessuno.
Realizzarlo, lo capiamo bene, può essere un’esperienza rivoltante – ecco perché tutti si evitano questa dissonanza cognitiva.
Tuttavia, è il momento di farsi coraggio: adesso, cari miei, guardate lo specchio. Fissatelo bene.
Ammettete che avete combattuto il mostro al punto da divenirlo voi stessi, avete guardato l’abisso al punto che esso guardasse in voi.
Il mostro, siete voi, e probabilmente lo siete sempre stati. L’abisso è la vostra casa, e avete accettato di viverci, nonostante fosse costruita sul niente irrorato di sangue innocente.
Roberto Dal Bosco
Immagine via Wikimedia di Bundesarchiv, Bild 102-13774 / Heinrich Hoffmann / CC-BY-SA 3.0; immagine modificata
Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.
Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.
«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».
Silenzio sacro
Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.
Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra
Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.
La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.
È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.
È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…
Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».
Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».
«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».
LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».
Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.
Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.
La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.
Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».
«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.
«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».
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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.
E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?
Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.
Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.
Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.
Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.
Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.
Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Foreign Fighter USA dal fronte ucraino trovato armato in Piazza San Pietro. Perché?
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Pensiero
La giovenca rossa dell’anticristo è arrivata a Gerusalemme
Ieri si è avuta la notizia, che i grandi media non sono in grado di intercettare.
Gruppi sionisti del Monte del Tempio di Gerusalemme hanno annunciato che il 22 aprile sarà effettuato lo sgozzamento della giovenca rossa, un loro rito messianico per la fine dei tempi.
Secondo quanto riportato, sarebbe stata sottoposta alla polizia israeliana una richiesta ufficiale per permettere di portare nella spianata delle moschee un altare e dei coltelli per macellare mucche dal pelo fulvo.
ALERT 🚨 – The fanatical Zionists from Temple Mount Org have announced that April 22nd is their day to slaughter the much-vaunted #RedHeifer in Jerusalem to realise their version of the End Times messianic prophecy… https://t.co/HLo9nYbGvi pic.twitter.com/JYfs5dHORg
— Patrick Henningsen (@21WIRE) April 12, 2024
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Il rito fa parte del processo della ricostruzione del Tempio ebraico, distrutto nel 70 d.C., la cui ricostruzione porterà all’apparizione del Messia degli Ebrei, che molti cristiani considerano l’anticristo.
Questo, tuttavia, ai vari cristiani evangelici fondamentalisti americani va più che bene, perché in questo modo si accelererà la seconda venuta di Cristo stesso, che arriverà come predetto del Libro della Rivelazione dopo i sette anni di tribolazione – e cioè un conflitto mondiale, la distruzione di tutti gli ebrei che rifiutano di convertirsi, la rapture (idea fondamentalista americana di un subitaneo «rapimento» in cielo di parte della popolazione durante la guerra apocalittica) e alla fine del mondo.
È, in tutto e per tutto, l’Armageddon. E in questo caso è pure chiamare l’apocalisse così, con una parola ebraica.
Gli ebrei ritengono invece che il Tempio ricostruito porterà il loro Messia e, dal Tempio, gli ebrei governeranno cristiani e musulmani. Naturalmente, per fare questo, il luogo più sacro dell’Islam dopo La Mecca e Medina, la Moschea di Al-Aqsa, deve essere raso al suolo.
Armageddonisti ebrei e cristiani da vario tempo stavano collaborando nel trasporto di cinque «giovenche rosse» speciali e «senza macchia» dal ranch del cristiano sionista Byron Stinson in Texas in Israele più di un anno fa, dove hanno acquistato un terreno sul Monte degli Ulivi, il luogo speciale per il macello previsto tra una settimana.
La scelta del mese di aprile si basa sul fatto che le giovenche raggiungono l’età prescritta per la cerimonia. A quel punto, una o più possono essere macellate e poi bruciate, con le loro ceneri mescolate con acqua.
Questo affinché una squadra speciale, che dovrà iniziare la costruzione del Terzo Tempio, possa bagnarsi nella miscela ed essere adeguatamente purificata per il proprio compito.
Stiamo dando una versione semplificata: la realtà è molto più contorta. La chiave è un’interpretazione forzata di un passaggio del Libro dei Numeri dell’Antico Testamento, dove si parla del ruolo di una «giovenca rossa» nel purificare le mani di coloro che hanno toccato i morti.
«Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: “Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritta: Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, e che non abbia mai portato il giogo. La darete al sacerdote Eleazaro, che la condurrà fuori del campo e la farà immolare in sua presenza. Il sacerdote Eleazaro prenderà con il dito il sangue della giovenca e ne farà sette volte l’aspersione davanti alla tenda del convegno; poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi; se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi. Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, colore scarlatto e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca. Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell’acqua; quindi rientrerà nel campo e il sacerdote rimarrà in stato d’immondezza fino alla sera. Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell’acqua, farà un bagno al suo corpo nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l’acqua di purificazione: è un rito espiatorio. Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che soggiornerà presso di loro». (Num 19, 1-10)
Questa purificazione sarebbe fondamentale per il sacerdozio ebraico e il culto sacrificale. Il Jerusalem Post scrive: «ai giorni nostri, si presume che tutti gli ebrei, inclusi i kohanim [sacerdoti o discendenti dei sacerdoti, ndr], siano impuri a causa dell’impurità impartita da un cadavere. Mentre nella vita quotidiana dei giorni nostri questo status non ha molto effetto pratico, a chi è impuro con questo tipo di impurità è vietato entrare nel Tempio».
È la questione del kosher: l’ebraismo è ossessionato dalla contaminazione, da cui, secondo cui la tendenza a separare – il giudeo dal gentile, il latte della carne bovina, la donna mestruata dal resto della comunità.
Un’altra pubblicazione dello Stato Ebraico, Israel365News, spiega quindi che «la mancanza di una giovenca rossa ha lasciato tutto Israele ritualmente impuro e incapace di eseguire adeguatamente molti altri comandamenti».
Questo è un problema, perché la cerimonia deve essere completata da un sacerdote che sia lui stesso ritualmente puro. Rabbi Azaria Ariel, il direttore della ricerca del Temple Institute, spiega che il sacerdote «deve essere puro per eseguire il rituale e preparare le ceneri. Ad esempio, non può nascere in un ospedale. Abbiamo alcuni sacerdoti così».
«Cerchiamo sacerdoti che siano stati attenti a questa questione di significato, allontanandosi dai cadaveri dei cimiteri e degli ospedali. Devono avere una chiara tradizione familiare che discenda dai preti. In realtà di uomini così ce ne sono molti, moltissimi. Deve anche avere un’età in cui può macellare la mucca di almeno 15 anni e non è stato in ospedale fino a quel momento».
(Sugli ospedali come luoghi di morte, ci troviamo bizzarramente d’accordo col rabbino, ma questo è un altro discorso).
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Tuttavia, il rabbino Ariel ha anche affermato che, nel frattempo, è ancora possibile entrare nel Monte del Tempio e persino offrire alcuni sacrifici in uno stato di impurità rituale. Al contempo, il rabbino Ariele precisa che questa cerimonia «non attiva l’obbligo di costruire il Terzo Tempio» e «la costruzione del tempio non dipende dalle Giovenche Rosse».
«Noi non facciamo il rituale della giovenca rossa affinché il Messia venga affinché Dio faccia qualcosa del genere o qualcosa del genere» ha assicurato il rabbino.
Il rito di purificazione potrebbe seguire altre logiche di giudaizzazione pure della vita civile – e militare – dello Stato Ebraico.
Kassy Akiva, una videogionalista ebrea del Daily Wire, la grande organizzazione di informazione del sionista Ben Shapiro, del Daily Wire ha raccontato su Twitter che «le ceneri vengono utilizzate per creare una miscela che viene utilizzata nel processo di purificazione per accedere al cortile interno del Monte del Tempio. Gli usi pratici oggi consentirebbero agli agenti di polizia di purificarsi prima di entrare in quell’area per motivi di sicurezza invece di essere costretti ad entrare in quell’area per garantire la sicurezza senza prima purificarsi. Sebbene ciò sia consentito dalla lettera della legge ebraica, tutti concordano sul fatto che sarebbe meglio purificarsi prima di entrare».
Also to be precise: the red heifer isn't technically a sacrifice. It is slaughtered and burned on the Mt. of Olives but not on an altar. The ashes are used to make a mixture that is used in the purification process for entering the inner courtyard of the Temple Mount. Practical…
— Kassy Akiva (@KassyDillon) April 4, 2024
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In pratica, si potrebbe trattare di estendere la religione sulla società ebraica anche più secolare. Con il presente governo israeliano, il più religioso, il più messianico della storia, non poteva che essere così. È il governo dove si giustificano gli sputi ai cristiani a Gerusalemme («tradizioni», rivendica il ministro: certo), è il governo dei convegni con balli scatenati dei coloni pronti a scendere su Gaza, è il governo che non ha problemi a parlare di nuclearizzazione dei palestinesi – e degli iraniani – dopo aver usato una parola biblica, amalek, che riporta alla possibilità di annientamento di interi popoli. Genocidio: ma con radici religiose. (Dov’è che avevamo già sentito questa storia?)
In realtà, «cinque giovenche perfettamente rosse» – mucche che non hanno ancora partorito, mucche «vergini» – erano arrivate in Israele già nel settembre 2022.
All’epoca reagirono subito gli organi di stampa di Hamas a rispondere, definendolo un tentativo di «giudaizzare le sante moschee» e sostenendo che «Al-Aqsa è in pericolo».
Le giovenche sono state portate da Boneh Israel («Costruire Israele»), un’organizzazione israelo-americana composta da ebrei e cristiani. Le giovenche sono state trovate e allevate da Byron Stinson, sedicente «giudeo-cristiano» e consigliere dell’organizzazione. Un video sul sito web di Boneh Israel lo definisce «letteralmente il ragazzo che ha portato quelle giovenche rosse in Israele».
«Queste giovenche rosse possono portare la pace nel mondo! La Bibbia ci insegna che la chiave per costruire il Terzo Tempio (la Casa di Preghiera per Tutte le Nazioni) è purificarci con la giovenca rossa a Gerusalemme» scrive il sito.
Lo Stinson, come nota LifeSite, ha anche chiarito che ritiene che la cerimonia della giovenca sia un primo e necessario passo per ricostruire il Tempio, e la collega persino all’emergere di un governo mondiale:
«I rabbini sono così emozionati perché, come noi sparsi nelle Nazioni, tutti possono sentire l’avvicinarsi di un governo unico mondiale. Puoi sentire l’avvicinarsi di questo momento in cui qualcosa deve cambiare. E tutti lo sentono e ciò che cercano disperatamente è la venuta del Messia. Sanno che questo è il primo passo per poter costruire il tempio. Non puoi purificare le persone che lavoreranno nel tempio finché non avrai effettivamente quest’acqua di purificazione che proviene dalla cenere delle giovenche rosse».
«Credo che la risposta di ogni cristiano dovrebbe essere quella di sostenere la costruzione del Tempio»
Il Jerusalem Post ha anche affermato che a settembre le giovenche sono state accolte cerimonialmente all’aeroporto israeliano Ben-Gurion da diversi rabbini del Temple Institute, tra cui lo stesso rabbino Azaria Ariel e il direttore generale del ministero del Patrimonio e di Gerusalemme, Netanel Isaac.
Il Temple Institute è stato fondato dal padre di Ariel (Rabbi Yisrael Ariel) e Rabbi Azaria Ariel guida il suo dipartimento di ricerca. Il sito web dell’Istituto afferma che mentre alcune cerimonie del Tempio sono possibili in uno stato di impurità rituale, la giovenca rossa è necessaria per il completo ripristino messianico.
«Il completo rinnovamento di tutti gli aspetti del servizio del Sacro Tempio e il risveglio della completa purezza rituale tra gli ebrei dipendono dalla preparazione della giovenca rossa (…) La preparazione della giovenca rossa è una precondizione per la reintegrazione del servizio completo nel Sacro Tempio».
Il sito riporta inoltre favorevolmente l’insegnamento su questo argomento del rabbino Moshe ben Maimon – conosciuto come Mosè Maimonide (1135-1204) o «Rambam» – filosofo talmudista tra i maggiori nella storia dell’ebraismo, estremamente influente nel XII secolo. Egli collegò l’arrivo della successiva giovenca rossa con la venuta del Messia, cioè quello che gli ebrei chiamano il «mashiach» o «moshiach».
«Nove giovenche rosse furono offerte dal momento in cui fu loro comandato di adempiere a questa mitzvah [il compimento di uno dei comandamenti della legge ebraica, ndr] fino al momento in cui il Tempio fu distrutto una seconda volta. La prima è stata portata da Mosè, il nostro maestro. La seconda è stata portato da Esdra. Altre sette furono offerte fino alla distruzione del Secondo Tempio. E la decima sarà portata dal re mashiach; possa essere rapidamente rivelato. Amen, così possa essere la volontà di Dio» (Maimonide, Shefter Shoftim («Il Libro dei Giudici», capitolo 11).
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Secondo Maimonide, un’impresa fondamentale di questo presunto Messia, che costituirà peraltro una delle prove conclusive della sua affermazione, è che costui ricostruirà il Tempio di Gerusalemme.
È facile capire che se qualcuno vi dice che non esiste alcun legame tra la consegna delle giovenche rosse e la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme – e quindi la venuta del presunto messia degli ebrei – vi sta gettando fumo negli occhi, vi sta ingannando – gaslighting, dicono ora in America. Operano per l’apocalisse, ma fischiettosamente. I complottisti siete voi, che maliziosamente vedete troppe cose dietro un innocente, zufolante sacrificio veterotestamentario di mucche rosse sul Monte degli Ulivi. Avete visto troppe volte il primo Indiana Jones, con il rito ebraico che scatena quel massacro massivo orripilante. Eccerto.
Prima di parlare del significato che tutto questo ha per i cristiani, soffermiamoci a ricordare cosa significa il Terzo Tempio per i musulmani. La moschea di Al-Aqsa, si trova proprio lì. Lo sappiamo bene perché in questi anni abbiamo visto la quantità di botte che in tante occasioni le forze israeliane hanno rifiutato ai musulmani lì per – in teoria – pregare, cosa che peraltro è consentita solo a loro.
Qualcuno ricorderà anche la passeggiata che sulla spianata delle moschee compì l’allora premier israeliano Ariel Sharon nel 2000, l’atto da cui partì la seconda Intifada. Ricordiamo brevemente cosa accadde in seguito: Sharon divenne relativamente più «morbido» verso i palestinesi, formò un partito suo scindendo il Likud. Nel 2005 – esattamente come era successo anni prima a Ytzhak Rabin– finì al centro di una Pulsa DiNura, una cerimonia di maledizione cabalistica performata da una quantità di rabbini, pure ripresa da una TV locale. Se mesi dopo a Sharon venne un colpo, e restò anni in coma fino al 2014. Se vi impressionate, ripetiamo, è perché avete negli occhi I predatori dell’arca perduta.
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Si tratta di un luogo definito come terzo più sacro di tutto l’Islam. I musulmani ritengono che Maometto fu portato sul luogo del Tempio in rovina di Gerusalemme su un cavallo magico; e che legò il suo cavallo al Muro Occidentale e da lì salì al cielo e incontrò i vari profeti. Non si tratta solo di palestinesi: tutto l’Islam potrebbe reagire qualora Al-Aqsa fosse toccata.
Del resto, cerchiamo di comprendere: Israele, oltre che uno Stato etnonazionalista, può definirsi uno Stato religioso. Hamas, il nemico dello Stato Ebraico, è pure un’organizzazione religiosa – in particolare, una gemmazione locale del gruppo protofondamentalista dei Fratelli Musulmani. L’Iran – che poche ore fa ha attaccato frontalmente Israele con i suoi droni – è una Repubblica Teocratica, uno Stato fondato, rifondato su principi religiosi.
Insomma, al di là di quello che possono dirvi gli alfieri della «geopolitica laica» (quelli che vi raccontano di interessi economici, petrolio, voti dei pensionati ebrei in Florida) si tratta di una questione di religione: tutti gli attori in gioco sono enti religiosi.
In ballo c’è una guerra di religione: e quindi, come non vedere il peso assoluto della macellazione rituale della giovenca rossa?
In realtà, pochi in Italia ne stanno parlando. Non si sono addentrati i blog più complottisti, e neanche i canali Telegram pronti a rilanciare qualsiasi bufala dopaminica («re carlo è morto», «Putin si è schierato con l’Iran) per ciucciare un po’ della vostra attenzione.
Eppure, la questione religiosa dovrebbe interessare anche noi. Perché, anche se rimossi dall’equazione, siamo anche noi spinti nella catastrofe di Gerusalemme – in quanto cristiani, non potrebbe che essere così.
Si torna alla vecchia questione sottolineata più volte da Renovatio 21: c’è lo Stato Ebraico, c’è lo Stato Islamico (ce ne sono diversi), tuttavia non c’è, e non può esserci, lo Stato Cristiano – è rimosso dal discorso, non può essere nemmeno nominato. Il dogma, ad ogni latitudine occidentale e non solo, è quello dello Stato «laico», che sappiamo bene significa uno Stato retto su principi massonici – cioè su una religione ulteriore che tenta da secoli di cancellare il cristianesimo.
È stato riportato che a spingere il progetto di ricostruzione del Tempio di Salome vi sarebbe una loggia massonica britannica, la Quator Coronati. Tuttavia non è questo che vogliamo sottolineare: vogliamo dire come, ancora una volta, i cristiani pare non siano nemmeno considerati nell’equazione. Sono stati estromessi, eliminati dal discorso.
È una realtà portata a galla dal solito Tucker Carlson, che in settimana ha intervistato un pastore evangelico palestinese, mettendo in risalto il paradosso assoluto per cui – come in Iraq, come in Siria – i danari mandati dagli USA in Medio Oriente, su pressioni di lobby protestanti, finiscano per uccidere i cristiani stessi.
Questo è uno degli effetti, solo apparentemente paradossali, del messianismo sionista installato nel fondamentalismo cristiano americano: pur accelerare la fine dei tempi, aiutano la persecuzione, passano sopra il cadavere dei cristiani del Medio Oriente, finanziando ed armando Israele, che nel frattempo avanza leggi anti-conversione per proibire il proselitismo cristiano, negli ultimi mesi ha fatto registrare attacchi ai cristiani senza precedenti.
Non si tratta di frange: come riportato da Renovatio 21, anche lo speaker della Camera USA, il sempre più controverso Mike Johnson, è del gruppo, con vari legami con gruppi del sionismo messianico.
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I cattolici non stanno prendendo la cosa sul serio, anche nella storia teologi e padri della Chiesa – vengono citati San Girolamo, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno, San Efraim, San Giovanni Crisostomo, Sant’Ireneo di Lione – hanno stabilito che l’anticristo potrebbe essere una figura simile.
Il gesuita Francisco Suárez (1548-1617), nella sua opera De Antichristo, scrive che «c’è uno che gli ebrei aspettano e uno che tutti accoglieranno. Gli altri che pretendevano di essere il Messia non sono stati ricevuti da tutti gli ebrei, ma solo da alcuni».
L’anticristo, dice la scrittura, ingannerà il mondo intero, convincerà persino gli eletti. Per questo si ritiene che guiderà un Nuovo Ordine Mondiale, dove la fede sarà perseguitata, e l’umanità vivrà i suoi tempi ultimi.
Questo è il pensiero cristiano, al quale nessuno sembra voler far caso.
Se poi vi chiedete perché, ricordatevi di San Pio X, e di Bergoglio. Nel 1903 papa Sarto, come abbiamo ricordato più volte, ricevette il fondatore del sionismo Theodor Herzl, e gli negò qualsiasi aiuto.
«Noi non possiamo favorire questo movimento. Non potremo impedire agli ebrei di andare a Gerusalemme, ma non possiamo mai favorirlo. La terra di Gerusalemme se non era sempre santa, è stata santificata per la vita di Jesu Cristo (…) Io come capo della chiesa non posso dirle altra cosa. Gli Ebrei non hanno riconosciuto nostro Signore, perciò non possiamo riconoscere il popolo ebreo» scrive Herzl nei suoi diari.
Facciamo un salto temporale: 110 anni dopo, vediamo le immagini, girate durante il suo viaggio in Terra Santa, di papa Bergoglio, accompagnato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu (quello oggi definito «macellaio» e «genocida») mentre si reca a rendere omaggio alla tomba di Herzl. Nemmeno un rabbino: un «laico» etnonazionalista ebreo che, peraltro, si era rifiutato di baciare la mano del santo papa predecessore ed inginocchiarsi, come da protocollo vaticano.
Il mondo è rovesciato. Il mondo è stato rovesciato. Sì.
La chiesa post-conciliare quindi lavora per il sacrificio della giovenca rossa?
La Roma infiltrata dal Male vuole la manifestazione dell’anticristo, per poterlo adorare ed intronare?
Domande che vale la pena di farsi, nelle ore in cui lo spettro di una guerra atomica si fa sempre più concreto – ecco il vero sacrificio a cui mira il Male, ecco il vero Olocausto.
La cancellazione dell’umanità, l’annientamento dell’Imago Dei: stiamo parlando, davvero, di questo.
Roberto Dal Bosco
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