Pensiero
Preti DJ, pissidi Ikea, e chissà quanti preservativi: la GMG di Lisbona, atto di guerra contro il Corpo di Nostro Signore

Era iniziata con il solito diluvio di fotografie inoltratemi dagli amici.
Capita così, ad ogni Giornata Mondiale della Gioventù, detta anche GMG, la Woodstock per la gioventù neo- para- pseudo-cattolica voluta dagli ultimi papi (in che senso ultimi non sappiamo, e ci abbiamo paura a chiedercelo).
Mi inviano un video, ripreso con ogni evidenza alla fine dei «lavori» della GMG, quando stanno sbaraccando.
Si vedono delle mani, con un rosario al polso che fa un po’ tamarro o forse no, che armeggia su una console da DJ Pioneer. La musica che sta lanciando, pure gradevole, è una sorta di elettronica chill-out, la musica da spalmo marittimo, da tranquillo e godurioso aperitivo del crepuscolo.
L’inquadratura si allarga. Ci stropicciamo gli occhi, dandoci un pizzicotto sulle gote en passant. Il DJ è un prete.
What in the JMJ is this
— Alberto (@FlatCath) August 6, 2023
Che sia un prete lo intuiamo solo dal clergyman, con camicia in manica corta che fa vedere anche lo smartwatch e il braccialetto di plastica coloratissimo.
Osservate, quindi, il movimento soddisfatto che fa con la mano, mentre il busto accenna movimenti a ritmo dei 4/4 della techno: il don è un professionista, le movenze sono esattamente quelle di un DJ consumato.
Impossibile non leggere la felicità di quest’uomo che, con la sua musica, domina l’intera spianata, l’arena internazionale dell’evento più importante dell’anno.
Chi sta riprendendo cerca di farci capire le dimensioni della questione: ecco che panoramica a mostrare decine e decine di vescovi e sacerdoti, alcuni riprendono con lo smartphone, altri chiacchierano rilassati, altri ancora (una minoranza) paiono invece avere un’espressione contrariata.
La ripresa si spinge fino a mostrare le centinaia di migliaia di fedeli sul campo in riva all’Oceano, dove sta calando il sole. La situazione è davvero eccezionale, da vero relax estivo, da occhiale scuro e cocktail sundowner, lieve profumo di mare e crema abbronzante, chiacchiera libera e temporaneo e diffuso senso di pace personale ed interpersonale. Chi scrive ha visto ed esperito scene del genere alle Baleari, in Dalmazia, sulla costa tirrenica, in Africa, in varie parti nel mondo: è capitato, in reincarnazioni precedenti.
Tuttavia, le immagini della placida massa di persone, dei megaschermi e dei trabatelli che si stagliano sul calare del sole, mi hanno fatto tornare con il ricordo soprattutto ad una sorta di «rave di tutte le Russie» che si teneva sul Mar Nero, in Crimea, che visitai rocambolescamente lustri fa con un’amico quando ancora la penisola era parte dell’Ucraina.
La sensazione che mi è trasmessa, quindi, è esattamente quella: un rave. Un rave organizzato dalla chiesa cattolica, in presenza dei suoi papaveri, e di ondate di giovani raver.
Associare le mie esperienze di drink in riva al mare alla chiesa è qualcosa che mi manda in cortocircuito. Provate a immaginare: siete seduti in uno di quei bar del tramonto a Ibiza, state godendovi la vostra clara (come chiamano lì la birra mischiata alla limonata), conversando amabilmente, apprezzando il sottofondo musicale. Vi girate per guardare chi mette i dischi: è un prete.
Voi capite che, per restare in Ispagna, questo è puro surrealismo. È Bunuel, è Salvador Dalì. È con ogni evidenza una dissonanza cognitiva è programmata per distruggere il vostro senso per la religione, e la religione stessa.
Andiamo oltre. Ecco che arrivano altre foto.
Vediamo qui dell’Eucarestia servita da tizie sconosciute in t-shirt con un badge colorato al collo, contenuta in «pissidi» che sotto hanno ancora l’etichetta, codice a barre incluso, che segna la probabile provenienza da un famoso marchio svedese di oggetti casalinghi.
Noi ci immaginiamo però la storia che si portano dietro: qualcuno, da qualche parte, deve aver fatto l’ordine, deve aver detto ad un sottoposto «vai là e prendi dei contenitori a caso per l’Eucarestia». Il subordinato clericale va nel grande centro vendita scandinavo, e tra la lampada Ingä e l’armadio Englüfül, tra la ciambella water Eyjafjallajökull e il cuscino Donärstäg, tra la sedia Freyäsplüng e il portaspazzolino Odinssøn, trova il vasetto che si trasformerà in pisside, degno contenitore del corpo di Nostro Signore.
Sono, è stato notato, ciotole in cui in genere si tengono le patatine, le noccioline, i popcorni, quelle robe lì.
Someone please tell me this WYD is really only a one day event bc so far everything I’ve seen so far is a disaster for the faith, especially how some thought it was just fine to use cheap IKEA plastic bowls for Our Lord and let teens distribute Holy Communion. ???????? pic.twitter.com/wfKgLtmoJv
— Maria Elena (@MariaElenaJMJ) August 3, 2023
Ovviamente, stiamo parlando di Comunioni ricevute sulla mano, moltiplicato per le 354 di migliaia (dati SIR) di tizi accorsi al raduno neopapista, moltiplicate per i giorni di messa.
Vabbè, dobbiamo davvero urlare al sacrilegio?
Sì, ma non è che ne abbiamo molta voglia. Soprattutto dopo aver visto che alla GMG hanno fatto parlare James Martin, il gesuita omosessualista innalzato pubblicamente da Bergoglio (che, ricordarlo sempre, è gesuita pure lui).
Ma mica fanno festa solo gli LGBT, alla GMG. Anche l’eterosessualità trova un suo perché: nel senso che si parla proprio di sesso. La Stampa manda in stampa un articolo in cui è scritto che «a saldare il legame tra i giovani e il Pontefice argentino sono “soprattutto le sue aperture, spesso dirompenti, su tanti argomenti. In particolare quelle sui temi sessuali”, afferma F., 24 anni, di Bari».
Metti 354 mila giovani assieme, ovviamente con i relativi giovani sistemi ormonali acclusi, e cosa credi che succeda?
Non che Bergoglio si sia tirato indietro rispetto alla prospettiva.
«Il sesso è un dono di Dio», dice l’argentino. Nella consueta conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù, Panama 2019, Bergoglio proclamò che il sesso non è un «mostro» da cui fuggire, e che ci vorrebbe «un’educazione sessuale» nelle scuole possibilmente non troppo rigida e chiusa, perché bisogna capire il valore.
I giovani ormoni ringraziano: la 24enne S., sentita sempre dal giornale agnelliano, dice che «quando Papa Francesco parla di sesso abbatte il tabù che la Chiesa ha sempre alimentato. Il muro che ha sempre innalzato per evitare di approfondire questa componente cruciale della vita. Si è sempre rifugiata dietro al “no al sesso prima del matrimonio”. Così ha trascurato l’aspetto più bello dell’eros: cioè che in realtà rafforza e sublima la complementarietà tra la sfera sessuale e l’amore. La complementarietà dei corpi di due persone che si vogliono bene, si amano. Io sono credente e praticante, e grazie a Bergoglio vivo con maggiore tranquillità la mia affettività».
Tradotto: scopo, e poi vado in chiesa.
Sentiamo anche V., ventenne spagnuola: «la Chiesa ha quasi sempre evitato di parlarne, e ha sbagliato, perché il sesso fa parte della vita. Anzi, nel sesso c’è anche il futuro della vita, dell’umanità. Quindi mi conforta sentire che il papa ne parli e dica che è una cosa bella. Questo può aiutare ad aprire la mente di tanti uomini di Chiesa, a connetterli di più con la quotidianità della gente. Io sono cattolica, sono fidanzata, e penso che il sesso sia parte cruciale dell’amore, dell’amore vero».
Tradotto: questo papa mi piace perché mi lascia fare le zozzerie col mio boyfriendo.
C’è anche una 23enne romana intervistata, la quale ritiene che la morale sessuale sarebbe alla base dell’«allontanamento dei giovani dalla chiesa» che purtroppo viene intesa «come luogo di giudizio e di condanna. Dunque, le parole gioiose del Papa sulla sessualità possono riavvicinare i ragazzi alla chiesa. Per me è stato così».
Tradotto: adesso posso tornare in chiesa perché è caduta la proibizione delle porcherie. In pratica, pare di capire, perché non c’è più peccato: e notate che questa parola qui non compare mai.
Anche queste rivendicazioni potrebbero avere un rapporto diretto con l’Eucarestia, il sacrilegio. Non sappiamo. Di mezzo in teoria c’è la confessione, dove però l’assoluzione non c’è senza il proposito di non commettere più il peccato, come insegna l’Atto di dolore, che nessuno sa più, tanto che nelle chiese neocattoliche il confessore spesso tiene il foglietto sul tavolo per farlo leggere al penitente. Difficile che da un confessore della chiesa vera arrivi l’assoluzione ad una «praticante» che va a dire i giornali che fa sesso prima del matrimonio (la parola arcaica: fornicatrice), quindi l’accesso all’Eucarestia.
Ci rediamo conto che si torna sempre lì, alla Comunione. Come se, nel mondo disincantato che non crede più, nell’ambito cattolico che ha in larga parte dimenticato che quella cosa è sostanzialmente Dio, ci fosse un attacco continuo. Bisogna sminuirla, degradarla, farla ingoiare a peccatori impenitenti.
In passato vari personaggi mediatici «laici» (cioè, massoni o paramassoni) hanno cavalcato la storia secondo cui nel prato di Tor Vergata, dopo la conclusione della titanica GMG del Giubileo 2000 – quella dove si coniò l’irresistibile insulto papaboys – i netturbini trovarono quantità di preservativi.
Gli apologeti dell’8 per 1000 schiumarono di rabbia per anni: non c’è nessuna prova, dissero, né foto né video.
Tuttavia, rifacciamo il calcolo di cui sopra: metti insieme, in un contesto di gioia e di avventura fuori di casa, qualcosa come 2 milioni di giovani sistemi endocrini perfettamente funzionanti (era il 2000: i ragazzi non erano ancora stati psico-ormonalmente rovinati da decadi di gender, inquinamento e farmaci come quelli di oggi) e poi, cosa credi che possa succedere?
La questione, semmai, è che all’epoca il papaboys potrebbe aver fornicato, gommandosi, di nascosto, in quanto sapeva che ambo le cose erano un peccato per l’istituzione ospite, la chiesa cattolica, che una qualche parte nella sua vita di parrocchiano, magari, l’aveva ancora.
23 anni dopo, con le ragazzine che proclamano la fine del peccato grazie al papa del sesso prematrimoniale cattolico, non siamo sicuri che il fenomeno si sia prodotto nascostamente.
Sono supposizioni, la parola spetta solo ed esclusivamente ai netturbini che stanno ora pulendo il macello del dopo GMG lisbonese – una categoria già esposta, come canta una antica canzone cripto-abortista, ai frutti del peccato, in quanto si ritrova spesso ad incontrare, nel cassonetto differenziato, il bambino neonato. (Questa, al di là dell’ironia, è un’altra questione che ha implicazioni sacre, essendo quel bambino Imago Dei).
Tuttavia non è dei profilattici usati che gli spazzini troveranno al suolo che ci preoccupiamo.
Ben più grave è la certezza che, tra i rifiuti, troveranno miriadi di ostie consacrate. Non lo dico io, calcolandolo con la logica. Lo ha denunciato il cardinale Malcolm Ranjith, già segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, nell’introduzione al libro del vescovo ausiliario di Astana Athanasius Schneider, Dominus est (2008).
«Ci sono poi abusi di chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir, di chi le vende, o, peggio ancora, di chi le porta via per profanare in riti satanici. Tali situazioni sono state rilevate. Persino nelle grandi concelebrazioni, anche a Roma, varie volte sono state trovate delle specie sacre buttate a terra» scrive il porporato cingalese nel libro del vescovo che, con la sua famiglia perseguitata dai sovietici nel Centrasia del dopoguerra, ha scritto di cattolici che nell’URSS per la Santa Eucarestia erano disposti a rischiare la vita – e in alcuni casi la hanno anche persa.
Quindi, alla GMG migliaia di Sante Comunioni possono essere andate disperse, gettate – se non hanno fatto una fine peggiore, appunto, nelle messe nere. Questa è la meccanica conseguenza degli eventi con distribuzione massiva del Corpo di Nostro Signore, e, ancora di più, della Comunione data sulla mano e non sulla lingua.
Quindi: il grande raduno cattolico ha come risultato la sofferenza sostanziale di Gesù Cristo? Il sacrilegio?
Lo capite anche da voi cosa sta accadendo. Invece che il canto gregoriano, abbiamo la musica elettronica. Invece che sacerdoti, abbiamo DJ. Invece che processioni, abbiamo rave ai quali i giovani arrivano convinti di poter fare sesso liberamente.
La finestra di Overton è bella che spalancata: quanto pensate che ci vorrà prima che le GMG divengano orge? Credete che non sia lo sbocco naturale di una chiesa paganizzata e paganizzante, che sta sdoganando il gender, il transessualismo, i bambini fatti in laboratorio, perfino le parolacce sconce, nella decostruzione più totale della morale sessuale?
Credete che l’istituzione che ha portato milioni – miliardi, forse – di persone a vaccinarsi con un siero genico ottenuto tramite aborti, non arrivi a pratiche storicamente definibili come sataniche? (Biologicamente e forse moralmente, pure, meno gravi dell’inoculo mRNA)
Tuttavia, le orge dei giovani cattolici del futuro sono forse la cosa meno importante.
Perché qui, ed ora, è il Corpo di Nostro Signore che è attaccato, umiliato, torturato ed abbandonato durante il megaevento neopapista.
Quelle specie eucaristiche che gli spazzini portoghesi stanno trovando, sono l’esatto scopo di tutto il programma. Attaccare Gesù nel suo Corpo, farlo soffrire come ha sofferto in Croce.
Credo che su Renovatio 21 sia già stato ripetuto: l’intera storia moderna, tutti i grandi fenomeni politici, geopolitici e religiosi a cui stiamo assistendo, hanno un unico denominatore – sono attacchi al Corpo e all’Immagine di Dio.
L’aborto e il Concilio Vaticano II, i bambini nei cassonetti o nelle provette o nei barattoli disseminati nei prati e l’Amoris Laetitia, l’imperialismo LGBT e il rito della messa maya altro non sono che la lotta contro il Corpus Domini, lotta contro l’Imago Dei.
Domanderete: ma il committente, chi è? Chi ha davvero dichiarato questa guerra contro Dio e – di conseguenza – contro l’uomo?
La risposta, riuscite a darvela da soli?
Riuscite a capire chi è il DJ principale del rave?
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da Twitter
Pensiero
Numeri sconosciuti, nessuno più risponde al telefono: la regressione della società continua

Un giorno di una ventina d’anni fa vidi un collega, in un ufficio di Milano, lasciare squillare il telefono a vuoto. C’erano, all’epoca, i Nokia (Bill Gates non aveva ancora invaso e distrutto la Finlandia) e gli Startac Motorola – non c’erano gli iPhone, ma era possibile vedere subito il numero che ti chiamava e non rispondere.
«Che fai? Perché non rispondi?» chiesi. «Io non rispondo se non conosco il numero» mi disse secco. Era, all’epoca, una posizione inedita, estrema, ma che già potevo trovare teoricamente convincente. Bravo, limita l’accesso che il mondo ha su di te: la tua mail deve essere occultata (non parliamo, oggi, della PEC: la porta di ingresso delle querele), i tuoi dati invisibili a tutti. Si chiamava, già allora, Privacy: e lo Stato ci aveva costruito sopra leggi, articoli di giornale e strutture amministrative con chissà quanti dipendenti e un grand-commis a caso a percepire il suo megastipendio da mangiatoia.
Ora quell’idea di non rispondere agli sconosciuti non solo mi sembra profetica: è quello che sta facendo, da qualche tempo, tutta l’Italia.
Più nessuno risponde alle telefonate, a meno che la chiamata non arrivi da un numero conosciuto: è uno dei più evidenti segni della regressione a cui è sottoposta la nostra società.
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Un tempo, rammento, ricevere una telefonata da un numero sconosciuto generava curiosità, se non addirittura eccitazione. Chi chiamava aveva avuto il nostro numero e lo faceva quindi per motivi determinati: voleva parlare davvero con noi. Poteva essere la ragazza con cui ti eri scambiato il numero la sera prima, l’azienda che vuole offrirti un lavoretto, un tizio che vuole un’informazione che solo tu hai. C’era anche – altro fenomeno morto – chi sbagliava numero, ma anche quello poteva portare a cose significative: componendo male il numero mi ritrovai una volta a scambiarmi messaggi con un diplomatico all’Estero. Fu interessante.
Ora tutti noi viviamo con fastidio assoluto, se non con ansia, il bombardamento di squilli spam che ci ossessiona tutte le ore del giorno.
È una telefonica che vuole offrirci qualcosa (tanto, sono un cartello, d’accordo l’una con l’altra) nel caso migliore: ti devi subire i rumori del call center dietro, e il dubbio che non ti sta davvero chiamando chi ti dice di chiamare, ma una società che ha appaltato, dentro o fuori dal Paese: non c’è speranza di risentire quella persona, o anche solo di credere che quello che promette è quello che dice l’azienda.
Ci sono quelli che chiamavano, anche da lontano, per fare investimenti finanziari: ora invece ti usano subito la parola d’ordine è «criptovalute». L’accento è chiaramente dei Balcani. Non puoi rispondere male, perché ti richiamano con insistenza subito, e ti insultano. Se va male, lessi su un forum anni fa, continuano a tormentarti di telefonate, anche di notte, solo per sadica vendetta. A loro, stipati nel loro sozzo ufficietto in qualche luogo orrendo della terra, rovinarti la vita non costa nulla.
Oppure è un messaggio registrato, che credevamo proibiti nel nostro Paese. Si sente, per un secondo, il rumore di una sala piena di gente, poi clic parte la voce automatica. Dicono di essere di Amazon, probabilmente, pensiamo prima di riattaccare, è una truffa. Oppure, con accenti italiani diversi, ti dicono che hanno ricevuto il tuo curriculum. Non so immaginare quanto peschino, perché tanti un curriculum neanche lo hanno: tuttavia quelli che il CV lo stanno facendo circolare hanno esattamente bisogno di lavoro, e quindi immaginiamo che possano, per necessità stringente, cascarci.
Ho un amico che aveva annunciato la volontà di aderire alla via istituzionale: il mitico registro pubblico delle opposizioni. Gli chiedo, mesi dopo, se la cosa per caso ha funzionato, e non riceve più telefonate dai call center: scoppia a ridermi in faccia.
Segnalo, per completezza, anche una scoperta inquietante fatta da me medesimo, di cui non ho mai visto in giro menzione. Ad un certo punto, comincio a ricevere telefonate da numeri sconosciuti, ma dall’altra parte, se rispondo, non c’è un disco o un call center, ma una persona vera, che spesso mi dice di aver trovato sul telefonino una telefonata dal mio numero. A volte sono persone ragionevoli, a volte capita di sentire voci incomprensibili, donne immigrate che biascicano la parola «lavooroh», e via via versi sempre più allarmanti.
Arrivato ad un certo punto mi sale la paranoia: il mio numero personale è finito da qualche parte? Qualcuno (i vaccinari? Gli antibufali? Gli ucronazi? I satanisti? I cetacei?) si è vendicato di Renovatio 21 incidendo il mio recapito telefonico sulle piastrelle dei cessi degli Autogrill di mezza Italia? Così, chiamo il grande gestore di telefonìa, e dopo il solito labirinto di Intelligenza Artificiale che tenta di respingerti (l’opzione «sono oggetto di uno stalking massivo quanto misterioso» non la trovi nel menu vocale, e non è che anche volendo la macchina lo può capire) riesco infine a parlare con un essere umano.
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Di qui la scoperta: a mezza voce, con l’aria di quella che non dovrebbe nemmeno dirlo ma mi vuole aiutare, la ragazza della telefonica mi spiega che per fare le loro telefonate-spam i call center hanno un sistema per «simulare» dei numeri già esistenti. Cioè: gli spammatori, ovunque essi si trovino, ti chiamano con dei numeri che potrebbero esistere, e nel mazzo può finire il vostro. Quindi, quando qualcuno trova la chiamata richiama, ma non risponde il call center, rispondete voi.
Io rimango allibito: «c’è un modo per fare finire questa cosa?». La ragazza mi risponde, dispiaciuta: «no». L’unica possibilità è aspettare che il fenomeno cessi da solo. Lei dice che, da quello che sa, può durare «circa due settimane». Non ho idea di come abbia questo dato, ma mi rimane impressa la sua dichiarazione di impotenza, che coinvolte l’interesso colosso miliardario per cui lavora: «non possiamo farci niente. No, non c’è soluzione».
Il cittadino deve accettare, dunque, che qualcuno – forse da fuori del Paese, forse criminale – può usare il suo numero per chiamare in giro: e magari commetterci pure dei reati.
Ora capite quale follia vi sia dietro la quantità di squilli che tediano i nostri giorni.
È un fenomeno di questi anni: prima, decisamente, non era così. La recrudescenza deve essere dovuta a qualcosa: ho ipotizzato che intorno al governo attuale possa esserci qualche interesse intorno ai call center – solo così mi spiego le valvole aperte a mille, ma non voglio approfondire, lo lascio fare ai giornalisti d’inchiesta RAI che possono prendersi denunce a carico del contribuente, epperò costoro si occupano del cardinale Burke (anzi, Bark, dicono loro) e di monsignor Viganò, magari riuscendo pure a trovare il collegamento con Silvio Berlusconi, la cui sindrome non ha ancora abbandonato tanti professionisti dell’informazione a salario garantito.
Fatto sta che il danno civile c’è eccome: nessuno ti risponde più. Ti fai passare un numero per lavoro? Non ti rispondono. Chiami una persona che ti hanno detto di chiamare? Non ti risponde. Telefoni ad un cellulare aziendale trovato su internet? Squilli a vuoto.
E non si tratta solo degli sconosciuti. Provate a cambiare numero: la vostra agenda telefonica diverrà inservibile. Oppure fate che il sistema operativo del vostro telefonino abbia per qualche motivo cancellato alcuni numeri: ecco che sarete voi a non rispondere più ai vostri cari.
È osceno, è ingiusto. È la riprova della grande balla del progresso: perfino nelle piccole cose, la società sembra andare verso la regressione più becera. È così per tante cose: le strade appena costruite e le opere degli assessorati all’urbanistica aumentano il traffico invece che ridurlo, rendono i tragitti più lunghi invece che accorciarli. Spedire una lettera ora è qualcosa per cui devi prendere appuntamento in posta: ai tabaccai hanno tolto la vendita di francobolli, e le cassette postali vengono ritirate da tutti i comuni italiani. La tua nuova stampante ha il cavo ma lo puoi connettere solo una volta: poi devi usare il Wi-Fi (così i dati finiscono all’azienda produttrice), pazienza se non lo hai. Poi potremmo anche parlare del vaccino che doveva proteggerti dal COVID, ma lo hai preso lo stesso, e più volte, e pure temi ora per emboli e miocarditi – ma ci siamo capiti.
Tutto è in regressione. Il mondo moderno interno è una contrazione che se va bene infastidisce l’individuo, se va male lo stritola e lo disintegra.
Ma poi, voi cosa pensavate? Perché, nel mondo in cui all’essere umano nessuna dignità è assegnata, pensavate che si potesse avere rispetto del cittadino? Pensavate che quando si può migliorare qualcosa, lo si faccia, a beneficio di chi non merita niente, e che ammorba il pianeta con la sua presenza? Pensavate che in un mondo che da noi vuole solo la sottomissione, vogliano migliorarvi l’esistenza – o anche solo non peggiorarla?
Dietro alle telefonate fastidiose che ricevete c’è l’intero cambio di paradigma dell’individuo e dello Stato.
Potete, se volete, sperare. Fantasticare ad occhi aperti, riguardando i video dei call center assaltati dagli OMON, le squadre speciali della polizia russa. Esattamente come nel film Beekeper, solo che è realtà della Russia contemporanea.
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🇷🇺 The FSB in Moscow stopped the activities of fraudulent call centers that acted in the interests of the Armed Forces of Ukraine on the territory of the Russian Federation. pic.twitter.com/DaQROgMTjg
— Sinnaig (@Sinnaig) April 26, 2023
The Russian version of the movie “The Beekeeper”. But in real life
The FSB has shut down an entire international network of fraudulent call centers in Russia. Their daily income was $1 million. The scammers deceived about 100 thousand people from more than 50 countries.
Since… pic.twitter.com/rFPVG1jIdU— Vladi 🇷🇺🇺🇸 (@joiedevivre789) December 9, 2024
The Russian Security Services has announced that they have taken down three scam call centers in Moscow, which had defrauded people in more than 20 countries out of tens of millions of dollars. pic.twitter.com/WC4e8oqGBJ
— Breaking911 (@Breaking911) December 11, 2024
Lì ad un certo punto, per le telefonate moleste, Putin ha fatto qualcosa, e protetto il suo popolo.
Qui invece abbiamo Giorgia e La Russa, più Mattarella. E la vostra attenzione – che è sacra, che il cuore della vostra produttività – interrotta continuamente da persone che vogliono, legalmente o illegalmente, solo i vostri soldi, e forse la vostra rovina.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Macron e il coca-gate, le fake news e le smentite (cioè: notizie date due volte)

DEVELOPING SCANDAL: Macron, Starmer, and Merz caught on video on their return from Kiev. A bag of white powder on the table. Macron quickly pockets it, Merz hides the spoon. No explanation given. Zelensky, known cocaine enthusiast, had just hosted them. All three of the “leaders”… pic.twitter.com/M2h5Fhzo5h
— Alex Jones (@RealAlexJones) May 11, 2025
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Élysée Palace: “France’s enemies are spreading dangerous misinformation about President Macron’s alleged cocaine use.”
Emmanuel Macron: pic.twitter.com/X7XTKyTehl — Dr. Simon Goddek (@goddeketal) May 12, 2025
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BREAKING NEWS: Emmanuel and Brigitte Macron has sent me ANOTHER strongly worded legal letter.
Truly, if I did not recognize the name of the law firm they have employed, I would be convinced I was being trolled. The letter is much shorter than the first— just a page and a half… pic.twitter.com/lg0tiwv3q5 — Candace Owens (@RealCandaceO) February 4, 2025
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Pensiero
«Criminali votati all’Anticristo»: piano mondialista contro la Chiesa. Steve Bannon intervista mons. Viganò

Renovatio 21 pubblica l’intervista fatta da Steve Bannon, già stratega elettorale e poi consigliere alla Casa Bianca per Donald Trump durante il primo mandato, all’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21
Steve Bannon: Recentemente, un gruppo di Cattolici americani ha chiesto al presidente Trump di indagare se il governo degli Stati Uniti fosse coinvolto nella sequenza di eventi che hanno portato alle dimissioni di papa Benedetto XVI l’11 febbraio 2013 e al Conclave che ha eletto papa Francesco I il 13 marzo 2013. Di recente Ella ha chiesto al Direttore della CIA di Trump di «indagare sul piano del deep state per eliminare Benedetto XVI». Crede che l’amministrazione Obama/Biden abbia interferito nell’abdicazione di papa Benedetto XVI e nell’elezione di Jorge Bergoglio? Se è così, perché?
Carlo Maria Viganò: Se non stessimo parlando della Chiesa – o meglio: del Vaticano – ma di uno Stato qualsiasi, l’evidenza di un colpo di Stato non sarebbe messa in dubbio da nessuno. D’altra parte, sappiamo che il deep state ha interferito più volte nel governo di molte nazioni, e che continua tuttora a farlo tramite i suoi emissari (lo scorso 28 Aprile il card. Burke ha denunciato il tentativo del «presidente» Macron di fare pressioni sul collegio cardinalizio per scongiurare l’elezione di un papa conservatore che metta in discussione le politiche dell’Unione Europea).
Dalle email di John Podesta diffuse da Wikileaks sappiamo che lo schema adottato in ambito civile per fomentare «rivoluzioni colorate» è stato replicato pedissequamente anche in ambito ecclesiastico.
Il modus operandi è lo stesso: il deep state finanzia mediante USAID e altre agenzie governative movimenti ideologici e gruppi di pressione sociale per simulare un dissenso nei confronti del Magistero della Chiesa Cattolica e poter così fare pressione sulla Gerarchia affinché adotti riforme in senso progressista. Contestualmente, la parte della Gerarchia che è complice di questa operazione eversiva si avvale di questo dissenso «virtuale» per legittimare le riforme che nessuno chiede: sacerdozio femminile, legittimazione della sodomia, apparente democratizzazione dell’autorità mediante la «sinodalizzazione» del papato monarchico, etc.
Tutto si basa quindi sulla falsa premessa che vi sia un problema (mentre esso è creato artificialmente e non è assolutamente percepito dal popolo cristiano), al quale porre rimedio con la soluzione offerta (che in condizioni ordinarie non potrebbe nemmeno essere presa in considerazione).
Queste interferenze nel governo della Chiesa Cattolica sono giunte a teorizzare la necessità di sostituire il pontefice regnante, Benedetto XVI, con un emissario del deep state che portasse a compimento il proprio piano eversivo. Ed è esattamente quello che di lì a poco è effettivamente accaduto: Benedetto XVI è stato costretto alle dimissioni; al Conclave è stato fatto eleggere Jorge Mario Bergoglio e questo gesuita argentino ha effettivamente eseguito gli ordini ricevuti.
(…)
È quindi assolutamente indispensabile che la nuova Amministrazione americana – nella quale il vicepresidente JD Vance è un cattolico praticante – indaghi su questi aspetti e porti alla luce le responsabilità delle precedenti Amministrazioni, che sappiamo essere state complici e promotrici non solo del golpe vaticano, ma anche di altre analoghe operazioni estere e interne – penso anzitutto alla frode elettorale del 2020.
Una volta che si avranno le prove e i nomi dei colpevoli, la Gerarchia cattolica non potrà ignorare fatti di rilevanza politica, con la scusa che si tratta di questioni canoniche.
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Chi pensa che abbia avuto un ruolo fondamentale in quel colpo di Stato? In che modo le prove di interferenza straniera in un’elezione papale influenzerebbero la Chiesa cattolica praticamente e canonicamente?
Questo colpo di stato fa parte di un golpe globale organizzato dalla lobby eversiva della sinistra woke (sul fronte ideologico) e del World Economic Forum (sul fronte finanziario). Lo scopo è la distruzione di ogni forma di resistenza all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, la costituzione di governi totalmente controllati da un’élite di tecnocrati e la costituzione di una nuova Religione dell’Umanità che dia basi dottrinali e morali alla distopia globalista.
Nella mente di questi criminali votati all’Anticristo – perché è del regno dell’Anticristo che stiamo parlando – Bergoglio doveva costituire il primo «papa» della nuova chiesa ecumenica e sinodale preparata sin dal Vaticano II. Ed è proprio per questa totale eterogeneità anche rispetto ai suoi immediati predecessori (anche i più progressisti) che Bergoglio non può essere considerato papa della Chiesa Cattolica.
È evidente che, nel momento in cui venisse dimostrata questa interferenza nell’elezione del papa, ciò comporterebbe la nullità dell’elezione e l’illegittimità del papato di Bergoglio. Questo sarebbe a tutti gli effetti un great reset, perché annullerebbe tutti gli atti di magistero e di governo di Bergoglio, dalle Encicliche eretiche alle nomine dei vescovi e dei cardinali.
Prima che inizi il Conclave è indispensabile verificare che i membri del Collegio Cardinalizio siano effettivamente legittimi, perché chiunque uscisse eletto papa dal Conclave vedrebbe altrimenti pregiudicata la propria legittimità.
Il 1° luglio 2025, l’Arcidiocesi di Detroit chiuderà 28 fiorenti chiese in cui si celebra la Messa in latino per ordine dell’Arcivescovo appena nominato Edward Weisenburger. Cosa consiglierebbe ai Cattolici tradizionali che partecipano a quelle Messe? Con la diffusa soppressione delle fiorenti Messe in latino negli Stati Uniti e in tutto il mondo, come devono rispondere i cattolici? Dovrebbero resistere?
L’odio per la Messa tradizionale è uno dei segni distintivi dei nemici di Cristo. Questo odio è certamente motivato dal fatto che la Messa in latino non lascia alcuno spazio agli errori e alle eresie che si oppongono alle verità del Dogma cattolico.
È significativo che siano proprio vescovi e cardinali ossessivamente fissati con la «sinodalità» a calpestare la volontà di milioni di cattolici che chiedono solo di poter avere la Messa di sempre. Questo smaschera l’inganno di chi si riempie la bocca con slogan altisonanti sulla partecipazione attiva dei fedeli («actuosa participatio») e sul ruolo dei laici nella Chiesa – tanto declamati dal Concilio – al solo scopo di togliere autorità ai buoni Pastori e trasferirla a nuovi tiranni.
I fedeli cattolici – e con essi sacerdoti, vescovi e religiosi – hanno il diritto di non essere defraudati della Messa Apostolica, che Nostro Signore ha affidato alla Chiesa perché fosse custodita e trasmessa senza cambiamenti arbitrari. Questo diritto esisteva prima dell’imposizione del Novus Ordo da parte di Paolo VI, ed è stato ribadito dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che non a caso Bergoglio ha praticamente soppresso con Traditionis Custodes.
Ricordo ai cattolici che uno degli strumenti più efficaci per costringere i propri Pastori consiste nel destinare le offerte solo a quelle Diocesi e comunità in cui sia loro data realmente la possibilità di rimanere Cattolici. Nel momento in cui le Loro Eccellenze si trovano senza i soldi dei fedeli da una parte e senza i finanziamenti governativi di USAID dall’altra, saranno costretti a scegliere ciò che sarebbe stato comunque loro dovere fare sin dal principio.
Nel 2023, l’amministrazione Biden attraverso l’FBI ha lanciato una campagna contro i Cattolici tradizionali che partecipano alla Messa in latino, etichettandoli come «estremisti violenti motivati razzialmente o etnicamente (RMVE) in cattolici radicali tradizionalisti (RTC), un’ideologia che quasi certamente presenta opportunità per la mitigazione delle minacce attraverso l’esplorazione di nuove strade per ricostruire e sviluppare le fonti». Secondo Lei, perché le forze dell’ordine federali dovrebbero prendere di mira i Cattolici tradizionali pacifici come estremisti violenti? Quale potrebbe essere il motivo per cui le forze dell’ordine per prendere di mira sistematicamente i partecipanti alla messa latina? Questa molestia potrebbe derivare dalle Traditions Custodes di Bergoglio e dalla sua soppressione della Messa in latino? C’è una connessione?
San Pio X diceva che i veri Cattolici sono quelli fedeli alla Tradizione, e aveva perfettamente ragione; tant’è vero che sono anche i soli a non piacere ai nemici della Chiesa, mentre sono apprezzatissimi i sedicenti «cattolici adulti», i progressisti, i «cattolici liberali», i «cattolici woke». Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green e woke.
Siamo giunti al paradosso nel quale il potere civile usurpato da traditori del deep state è alleato al potere religioso usurpato da traditori della deep church. Non c’è dunque da stupirsi se il «braccio secolare» viene in aiuto della chiesa bergogliana, prendendo di mira i nemici di Bergoglio – ossia i veri Cattolici – perché li considera anche nemici della società woke e dell’élite globalista.
Ora però, con l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti d’America, la macchina infernale del Nuovo Ordine Mondiale si è in qualche modo inceppata, mettendo in crisi un sistema di corruzione, conflitti di interesse e ricatti che sembrava funzionare perfettamente. Nel momento in cui il deep state perde potere nella società civile, anche la deep church arretra nella Chiesa cattolica, perché sono due facce della stessa medaglia. Sta ai cittadini e ai fedeli sostenere i buoni governanti e i buoni Pastori, perché facciano finalmente giustizia di questo colpo di stato globale che minaccia l’intera umanità.
Qual è stato l’impatto sui paesi cattolici, come l’Irlanda, dell’invasione di massa degli immigrati dai Paesi islamici? Questo afflusso di migrazioni incontrollate fa parte di un piano globalista strategico per sradicare il Cristianesimo? È questo il risultato di una perdita di fede? Il Vaticano II ha avuto un impatto sulla decristianizzazione dell’Europa? Perché Bergoglio dovrebbe sostenere la distruzione della cultura cristiana in Europa e altrove con frontiere aperte?
È in corso una lotta epocale tra Bene e Male, tra Dio e Satana, tra chi riconosce Cristo come Re e chi invece opera per l’instaurazione del regno dell’Anticristo. Questa lotta sta giungendo alla fase finale, ma è stata preparata da tempo, soprattutto da quando i nemici di Cristo si sono organizzati in un’anti-chiesa, ossia nella Massoneria, che è intrinsecamente anticattolica, perché anticristica e votata a Satana.
Lo scopo della Massoneria – e quindi del Nuovo Ordine Mondiale – è la cancellazione di Cristo mediante la cancellazione della società cristiana, della cultura cristiana, della civiltà cristiana e, ovviamente, della Religione cattolica. Satana non accetta la sconfitta inflittagli da Nostro Signore sul Golgota e, non potendo vincere Colui che lo ha già vinto per sempre, si rivale sugli uomini, cercando di trascinarne quanti più possibile all’Inferno.
Per cancellare la presenza di Cristo dalla vita di ciascuno di noi occorre agire su più fronti: quello pubblico e quello privato, quello della famiglia e quello dell’educazione, quello della cultura e dell’intrattenimento, della scienza e della finanza. Tutte le nostre azioni – che in una società cristiana sono orientate al Bene – devono dunque essere corrotte fino a rendere quasi impossibile a chiunque di compiere buone azioni, di seguire il Vangelo, di obbedire ai Comandamenti, di trasmettere i principi della nostra Fede e della nostra Morale.
Non si tratta solo di farci accettare come «legittimo» il fatto che altri possano «legittimamente» compiere il male – ad esempio con l’aborto – ma di far sentire ciascuno di noi in colpa perché si ostina a non voler compiere il male, a non voler considerare «diritto umano» fare a pezzi un innocente nel ventre materno o mutilare un adolescente con la transizione di genere. È la mentalità del Chi sono io per giudicare? che Bergoglio ha tradotto in principio morale fin dall’inizio del suo «pontificato».
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Per giungere a questa distruzione di ogni principio religioso occorreva però avere dalla propria parte i vertici della Gerarchia cattolica, in modo che la Chiesa di Roma – notoriamente antirivoluzionaria, antiliberale e antimassonica – diventasse alleata e complice di quelli che fino a ieri considerava i suoi più temibili nemici. Senza le condanne dei papi della Massoneria, del liberalismo, del materialismo ateo, del modernismo, la Chiesa poteva e doveva diventare – nel piano della Massoneria – non più la custode della Verità contro l’errore, ma la propagatrice dell’errore contro la Verità, usando la propria autorità spirituale per perdere le anime.
Il Concilio Vaticano II è servito esattamente a questo scopo: scardinare i principi tradizionali e insinuare nella Chiesa cattolica i principi rivoluzionari contro cui la Chiesa si era sempre strenuamente battuta. L’ecumenismo del Vaticano II ha posto le basi dottrinali all’immigrazionismo, perché questa era la necessaria premessa per legittimare l’invasione incontrollata dell’Europa da parte di orde di islamici, senza suscitare alcuna reazione nei popoli invasi.
I nostri governanti – civili e religiosi – ci hanno traditi, ordinandoci di accogliere coloro che a breve rappresenteranno la maggioranza della popolazione in età militare e che leggi sciagurate arruolano addirittura nelle nostre forze armate. Siamo davanti ad una sostituzione etnica imposta dall’élite eversiva dell’ONU e dell’Unione Europea: una islamizzazione forzata nella quale alcuni governi giungono a incarcerare i propri cittadini perché si lamentano del degrado e della criminalità importati dai nuovi barbari, e ad assolvere sistematicamente qualsiasi immigrato, a prescindere dalla gravità dei suoi delitti.
È evidente che in questo piano di distruzione sociale la complicità della chiesa bergogliana è stata determinante, e di questo egli dovrà rispondere dinanzi a Dio e al tribunale della storia.
Non solo. Gli islamici che vengono in Europa credendo di poterla sottomettere alla Sharia ignorano che vi è un terzo protagonista – che ben conosciamo – il quale provoca intenzionalmente uno scontro etnico e religioso tra Cristianità e Islam, perché una guerra civile e religiosa nei Paesi occidentali legittimi ulteriori restrizioni delle libertà fondamentali e permetta di vietare qualsiasi forma di culto esteriore, in nome del «reciproco rispetto».
Nella Sua lunga carriera di diplomatico del Vaticano, ha mai visto un papa denigrare pubblicamente un leader politico, come ha fatto Bergoglio, quando ha definito Trump «non cristiano» nel bel mezzo di una campagna politica? Crede che quella dichiarazione fosse parte di una strategia globalista per minare le elezioni di Trump o semplicemente un’opinione personale di Bergoglio?
Bergoglio ha dimostrato la propria totale alienità al papato Romano non solo negli aspetti dottrinali, morali e liturgici, ma anche in quelli più banali, dal modo in cui si vestiva al linguaggio che adottava. In Vaticano era noto per le sue scenate furiose e per le espressioni scurrili cui ricorreva. Ogni gesto di Bergoglio era pensato per suscitare imbarazzo e scandalo, per infrangere il protocollo, per creare un precedente a nuove e più gravi violazioni del cerimoniale.
Il suo parlare in modo apparentemente spontaneo gli serviva per togliere formalità – e quindi autorevolezza – alle dichiarazioni del papa e attribuirle a se stesso, in modo che non fosse il papa a parlare, ma lui. Allo stesso tempo, le enormità e gli spropositi che gli abbiamo sentito pronunciare – non ultimi gli attacchi nemmeno dissimulati al Presidente Trump – avevano sempre la «scusante» di non essere parte ufficiale dei documenti papali, così da far passare il messaggio senza doversene poi assumere pienamente la responsabilità.
Un parlare doppio che ripugna al cattolico e che dimostra ancora una volta che Bergoglio stesso considerava il proprio «papato» come una proprietà che egli si riteneva autorizzato a usare contro il papato cattolico.
Bergoglio ci è stato imposto come papa dell’élite, come capo dell’anti-chiesa globalista, e come tale egli ha sempre preteso obbedienza e sottomissione. È stato il predicatore dell’indifferentismo religioso, del relativismo morale, delle rivendicazioni pauperiste della «chiesa amazzonica», della lobby LGBTQ.
Quando Bergoglio apriva bocca, parlava il ventriloquo di Davos. Le sue condanne non sono condanne cattoliche, così come i suoi endorsement a dittatori, criminali, abortisti e pervertiti di ogni genere non rappresentano un’approvazione cattolica. Essere oggetto delle invettive di Bergoglio è dunque un motivo di vanto, e i cattolici americani lo hanno capito benissimo, votando per Trump nonostante la propaganda dei gesuiti, della USCCB [Conferenza Episcopale USA, ndr] e delle ONG sedicenti cattoliche.
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Qual è il modo migliore per gestire l’attuale crisi nella Chiesa cattolica creata dal tumultuoso regime di dodici anni di Jorge Bergoglio? Dato l’imminente Conclave, quali azioni dovrebbero intraprendere i Cardinali elettori per evitare di ripetere il regime di Bergoglio? Ha motivo di credere che una Mafia di San Gallo 2.0 manipolerà il Conclave per eleggere un candidato che continui la distruzione radicale sinodale della Chiesa cattolica?
Ciò che Bergoglio e i suoi complici sono riusciti a fare in questi dodici anni costituisce un disastro di proporzioni immani, anche se la distruzione dell’edificio cattolico è iniziata ben prima. Bergoglio ha portato alle estreme conseguenze i principi del Vaticano II: la sua «sinodalità» è la versione aggiornata della «collegialità episcopale» di Lumen Gentium. Per questo Bergoglio si è sempre orgogliosamente considerato un fedele esecutore del Concilio, dal momento che anch’esso – come Bergoglio – è riuscito ad imporsi «per via pastorale», ossia proprio nel momento in cui si dichiarava non dogmaticamente vincolante per i fedeli cattolici.
Il maggior danno che egli ha fatto è stato sotto il profilo delle nomine: tutta la Curia Romana e le Conferenze Episcopali sono infestate da suoi cortigiani, protetti dalla cricca di McCarrick e dai Gesuiti. Questa lobby eversiva ha gettato la maschera, e ciò ha aperto gli occhi a molte persone che non sono più disposte a ratificare le decisioni di un’autorità che non risponde né a Dio né al corpo ecclesiale.
Per risolvere la crisi presente occorre anzitutto indagare sulle interferenze nel Conclave del 2013, per appurare se l’elezione di Bergoglio è stata manipolata dal deep state americano e dalla Mafia di San Gallo. Se ciò fosse vero, Bergoglio non sarebbe mai stato papa e quindi gli attuali 136 Elettori scenderebbero a 28 (un numero superiore a quello indicato dal regolamento del Conclave), cioè solo quelli creati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.
La ritrovata legittimità canonica del Conclave darebbe maggiore autorevolezza al papa eletto, sul quale non graverebbe più il dubbio circa la sua nomina. Finché le ombre che pesano sulla legittimità di Bergoglio non saranno dissipate, il Conclave vedrà pregiudicata la propria autorità.
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Secondo Lei, qual è la grande minaccia che gli Stati Uniti devono oggi affrontare?
La più grave minaccia che incombe sugli Stati Uniti d’America è di non fare tesoro di quanto accaduto sinora. Che i cittadini non si rendano conto del pericolo che hanno scampato eleggendo Donald Trump e non Kamala Harris. Che il governo si lasci intimidire dalle lobby internazionali e ammorbidisca le riforme che invece sono indifferibili, ad iniziare dallo strapotere delle multinazionali soprattutto nei riguardi dei cittadini.
Non basta combattere le manifestazioni più folli dell’ideologia woke: occorre ricostruire, e ricostruire iniziando dalla famiglia, dalla morale, dalla Religione, dalla cultura. Occorre far ripartire un modello sociale a misura d’uomo, conforme al progetto di Dio e alla legge evangelica. E bisogna insegnare ai nostri figli a combattere e a morire per i diritti di Dio, prima che per i presunti diritti dell’uomo.
Dobbiamo imparare che è folle per l’uomo farsi dio, quando Dio si è fatto uomo e si è offerto per noi. Solo una Nazione che si riconosce under God può sperare di prosperare, perché tutto ciò che le serve viene da Dio e il Signore benedice sempre coloro che Lo temono e Lo servono.
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Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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