Epidemie
Virus lombardo, guerra russa. Perché il segreto militare sulla Val Seriana?

Il lettore saprà che la settimana scorsa il Consiglio di Stato ha chiuso definitivamente la questione della zona rossa in Val Seriana.
Un anno e mezzo fa l’agenzia AGI aveva chiesto i documenti che avrebbero dovuto spiegare perché «400 militari furono mandati nella Bassa Bergamasca e poi ritirati dal territorio più aggredito dal COVID», quello che fu chiamata anche la Wuhan 2.
Dopo quello che in gergo tribunalizio si chiama «alterno esito di giudizi» – il susseguirsi di pronunce di segno opposto della giustizia amministrativa – il giudici del Consiglio di Stato (lo stesso organo che aveva annullato la pronuncia del TAR sulle cure domestiche) hanno messo il sigillo sulla questione.
Per i magistrati vi sarebbero le «rilevanti e apprezzabili esigenze di riservatezza» dichiarate dal ministero degli Interni della Lamorgese.
«Fu dunque una decisione maturata solo in ambito militare quella di scegliere come impiegare i propri uomini e donne come lo stesso Ministero ha scritto: “Non c’è stato alcun atto governativo specifico di impiego delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano”» scrive Manuela d’Alessandro di AGI, che aveva chiesto accesso alle carte.
«Il Consiglio di Stato, accogliendo la tesi del governo, spiega che per contrastare il Covid “sono stati impiegati gli stessi contingenti di Forze Armate addetti all’operazione ‘Strade Sicure’” il cui utilizzo “è stato disposto in attuazione delle direttive generali di pianificazione annuale, in relazione alle quali sussiste un’esigenza di riservatezza volta a secretare le linee della programmazione strategica di impiego delle risorse umane e strumentali”» continua AGI.
In pratica, il segreto militare. Sul virus lombardo. Quello delle casse con i morti portate via da file di camion dell’esercito.
Ora, nessuno si sta sbilanciando. Tutti in questi giorni stanno semplicemente riportando la notizia, magari ringhiando un po’, ma in modo disarticolato. Questo perché nessuno ha idea di cosa dire – nessuno sa cosa vi sia dietro questo segreto.
Noi pure non abbiamo idea. Il segreto ci è segreto. Come a tutti, l’unica cosa che ci è chiara è che ciò che è stato sigillato deve avere una vasta importanza, altrimenti non avrebbero scomodato l’ultima linea giudiziaria possibile, il Consiglio di Sstato, per secretare tutto.
Tuttavia, a differenza di altri, Renovatio 21 vorrebbe fare quello che cerca di fare spesso: buttare lì un po’ di puntini, nell’attesa che arrivi il momento che si uniscano.
Dunque, abbiamo un segreto militare.
Ebbene, l’esercito italiano non è il solo coinvolto: in quei mesi, in Lombardia e non solo (ma a partire da lì), operava, in una missione concordata tra i due Paesi, l’esercito russo.
Cioè, l’esercito ora coinvolto nella guerra al centro del mondo. L’esercito del Paese verso cui dobbiamo provare odio per obbligo di Stato, quasi fosse un vaccino mRNA. L’esercito della Nazione contro la quale la più grande forza militare della storia – la NATO – sta preparandosi.
Per bizzarra coincidenza, quell’esercito era proprio lì, in quello che sembrò essere il primo focolaio COVID d’Europa, appunto una seconda Wuhano.
Non si trattava di qualcosa di inaudito. Operazioni di cooperazione simile ve ne sono state tante: ad esempio per il terremoto dell’Aquila.
C’è da rammentare poi che l’iniziativa russa divenne un format transnazionale: Paese non-europeo manda aiuti all’Italia in difficoltà. Il campo in effetti era vuoto: la Francia faceva sketch con il pizzaiolo italiano che sputa nella pizza, la Germania bloccava in aeroporto i (preziosissimi, eh!) respiratori ordinati da Roma all’Estero. Quindi ecco che, per la gioia di qualche vetero-sinistroide grillino, arrivano i dottori di Cuba, con applausi in aeroporto. Poi ecco che il premier d’Albania Edi Rama, uomo di George Soros, annuncia in perfetto italiano che sta per mandare una squadra di medici in aiuto all’Italia, per riconoscenza per quanto l’Italia ha fatto per Tirana in passato. Il finale della missione albanese non fu bellissimo: nel lockdown feroce di Brescia, in hotel tra birra e musica ad alto volume, interviene la polizia e commina multe da 500 euro, più due denunce per resistenza e oltraggio. Ma sono episodi di folclore.
Quindi: i russi, d’accordo con gli italiani, si prendono la briga di «sanificare» la Val Seriana. Ospedali, case di riposo, etc.
A differenza di quanto si vede commentato ora, la cosa sembrava decisamente ben considerata da tutti. Governo, sindaci, gente comune. Abbiamo testimonianze da parte di quest’ultima che ci confermano.
Non c’era motivo di dubitare di nulla, in quell’ingenua primavera 2020, quando tentavano di mandarci giù per la gola una relazione profonda quanto oscena con il Paese untore, la Cina, quando ancora pensavamo che la luce fuori dal tunnel era a portata, certo non sarebbero passati gli anni, certo non avremmo dovuto riconfigurare il Paese secondo l’apartheid biotica di obblighi e green pass…
Quindi, la cosa più sana da fare ora, decisamente, è cercare di capire a chi la missione della Russia non andasse bene. Perché qualcuno c’era. Eccome.
Un giornale, La Stampa di Torino – storica testata della dinastia oligarchica degli Agnelli, ora Elkann – era riuscito a far inviperire prima l’ambasciatore russo Razov (quello di cui avete sentito parlare in questi giorni, quello che due settimane fa ha denunciato il quotidiano), poi il maggior generale Igor Konashenkov, quello che sentite ogni giorno parlare adesso di Ucraina in quanto portavoce dell’esercito di Mosca, infine la Maria Zakharova, indomita portavoce degli Esteri.
Razov scrisse una lettera al giornale piemontese, allora diretto da Maurizio Molinari, lamentando come un articolo di un giornalista, lo Jacopo Jacoboni, citando «fonti politiche di alto livello» affermasse che «l’80% degli aiuti russi sarebbe totalmente inutile o poco utile».
In più, scrive l’ambasciatore, «J. Jacoboni intravede un insidioso secondo fine della Russia nel fatto che siano stati inviati in Italia militari delle forze armate russe, tra i quali anche esperti di difesa nucleare, chimica e biologica».
«Per quanto riguarda il messaggio che spunta dal ragionamento dell’autore e cioè che l’invio di militari russi (a proposito, a titolo gratuito) avrebbe come scopo quello di causare un qualche danno ai rapporti tra l’Italia e i partner della NATO, offriamo ai lettori l’opportunità di giudicare da soli chi e come viene in aiuto al popolo italiano nei momenti difficili. In Russia c’è un detto: “Gli amici si vedono nel bisogno”».
Insomma, La Stampa aveva insinuato che i russi non stessero solo sanitarizzando un pezzo di Lombardia.
Veniamo a Konashenkov, che ora sta curando la comunicazione dell’Operazione Z in Ucraina. Il 2 aprile 2020 il maggiore generale fa uscire sui social una nota durissima.
«Abbiamo prestato attenzione agli incessanti tentativi che già da due settimane il quotidiano La Stampa sta mettendo in campo per screditare la missione dei russi che si sono mobilizzati per prestare aiuto agli italiani in difficoltà».
«Nascondendosi dietro agli ideali della libertà di parola e del pluralismo di opinioni, La Stampa sta alimentando fake news russofobiche da guerra fredda rimandando a “opinioni” espresse da anonimi “alti funzionari”».
« (…) La maggior parte dei medici e degli epidemiologi russi sono stati definiti dal quotidiano come esperti di guerra biologica. Coloro i quali non hanno avuto l’onore di rientrare in questa categoria sono finiti tra i membri dell’intelligence militare russa».
«Tuttavia, sullo sfondo di tali speculazioni, nonostante i sospetti sensazionalistici de La Stampa, invece di condurre una guerra biologica gli epidemiologi giunti in Italia per combattere il coronavirus assieme ai propri colleghi italiani stanno debellando il Covid-19 in 65 case di riposo di Bergamo. I medici militari russi quotidianamente fianco a fianco dei militari italiani stanno edificando i reparti di terapia intensiva per salvare i cittadini italiani contagiati dal virus nel nuovo ospedale di emergenza di Bergamo».
Infine, Konashenkov sfoderava una citazione in latino (lingua propria dell’Italia, e del russo quando vuole sembrare ultrasofisticato) e una, per motivi precisi, in inglese.
«Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back».
Le anime belle dei giornali italiani cominciarono a strillare pazzamente: quella della fossa era una chiara minaccia, e pazienza se il generale stava dicendo altro.
A chiarire la questione dei «reali committenti», quindi, ci pensò la Zakharova, che dietro ha tutta la potenza della macchina diplomatica moscovita.
La portavoce degli Esteri della Federazione russa disse che dietro all’articolo de La Stampa c’era… un’azienda britannica.
«Siamo riusciti a rintracciare l’intermediario, una società registrata a Londra, i cui rappresentanti si sono rifiutati di fornire qualsiasi informazione su questo accordo menzionato nell’articolo o di rispondere a qualsiasi domanda relativa all’ubicazione, al prezzo e alla natura del carico, nonché come mittente e destinatario», affermò un po’ oscuramente Zakharova.
Come? Una società inglese dietro all’articolo? In che senso? Ammettiamo di non capire nulla, forse sono segnali da servizi segreti che ci sfuggono totalmente, tuttavia comprendiamo perché Konashenkov parlasse di penny…
La cosa, per quanto possa sembrarvi enorme – due potenze atomiche che si accusano usando l’Italia pandemica come campo di scontro – cade nel vuoto. Solo il Telegraph pubblica qualcosa, un articolo dal titolo non troppo sibillino: «Russian Mercy Mission in Italy is a front for Intelligence Gathering, expert warns» («La missione di carità russa in Italia è una copertura per la raccolta di Intelligence, dicono gli esperti»).
Nel pezzo, viene scritto che «molto probabilmente il contingente contiene ufficiali dell’intelligence militare del GRU, l’equivalente russo dell’MI6».
GRU, MI6: sì, siamo finiti in una guerra di spie.
Sono le stesse sigle che vengono citate ora in Ucraina, con i filorussi a parlare della strage di Bucha come di una operazione di propaganda dell’MI6.
Come riportato da Renovatio 21, Londra sta montando, sin da prima dell’innesco del conflitto materiale, una campagna antirussa senza requie, come notato pure pubblicamente da politici e diplomatici esteri come il presidente croato Zoran Milanovic e l’ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissl.
Andiamo oltre.
2021. Molinari, il direttore de La Stampa che fece adirare Mosca, passa a La Repubblica. A Novembre pubblica un editoriale (titolo sibillino anche questo: «La morsa di Putin sull’Unione europea») in cui parla della «minaccia ibrida» di Putin, che tra immigrati Bielorussi e gasdotti, avrebbe lo scopo di «generare crisi parallele per stringere in una morsa l’Unione europea».
Il Cremlino si incazza un’altra volta. La Zakharova – che, ripetiamo, rappresenta la solida diplomazia russa – si rivolge direttamente al direttore: «Dottor Molinari, non ama il gas russo? Molto bene. Ho una grande idea: Maurizio per protesta riscaldi la sua casa con copie de La Repubblica». Visti come siamo messi adesso, potrebbe essere un’idea da non scartare del tutto.
Non è finita, arriva il 2022. Arriva la guerra, l’Operatsija Z.
Sempre La Stampa pubblica un articolo che fa ammattire i russi. Titolo: «Se uccidere Putin è l’unica via d’uscita». Sempre più sibillini. L’ambasciatore Razov, sempre lui, va a denunciare. L’autore dell’articolo dice che il russo ha capito male, e che anzi l’idea «che qualche russo ammazzi Putin» sia «priva di senso e immorale, e questo c’era scritto bene in evidenza».
Ne abbiamo scritto su Renovatio 21, per altre ragioni: perché il premier Mario Draghi ha difeso il giornale torinese con il coltello della democrazia costituzionale fra i denti: «Forse non è una sorpresa che l’ambasciatore russo si sia così inquietato: lui è l’ambasciatore di un Paese in cui non c’è libertà di stampa, da noi c’è, è garantita dalla Costituzione».
Draghi dice che lui sta con quello che discettano sui giornale della possibilità dell’assassinio di Putin. Poi, il giorno dopo gli telefona per chiedergli il gas. Gli telefona, in teoria, per conto nostro…
Valeva la pena per Draghi di leggersi quanto aveva detto l’ambasciatore Razov andando in tribunale: «Questo articolo d’autore considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia. Non c’è bisogno di dire che questo è fuori dell’etica, dalla morale e dalle regole del giornalismo. Nel codice penale dell’Italia si prevede possibilità di istigazione a delinquere e apologia di reato».
Insomma, ai russi non è piaciuto nemmeno questo articolo de La Stampa.
Insomma, tutto questo rancore è in apparenza inspiegabile. Perché La Stampa, e poi Molinari, che ne era direttore, attaccano così direttamente la Russia, riuscendo perfino a far saltare i nervi ai diplomatici?
Perché nel momento più impensato, quello del mondo paralizzato dal virus (ricordate: marzo-aprile 2020), si scagliano contro l’esercito russo in uno scenario (servizi inglesi, guerra batteriologica, GRU) da vera guerra di spie?
Non abbiamo risposta nemmeno a questo, possiamo solo, anche qui, buttare qualche puntino.
La Stampa è il giornale della famiglia oligarchica Agnelli, dove ora il cognome predominante – a causa del John detto Jaki, scelto dal nonno Gianni ma ancora privo del physique du role del patriarca – è Elkann. Gli Elkann sono una famiglia importante dell’ebraismo francese. Il nonno Jean-Paul Elkann è banchiere e rabbino di alto rango (già presidente del Concistoro ebraico di Parigi) operante a Nuova York, città in cui nascerà anche il padre Alain, John stesso e suo fratello Lapo.
La FIAT ha avuto rapporti cordiali con l’URSS: ricordiamo la produzione nella città di Tol’jatti della mitica Zhiguli, l’automobile nata dalla cooperazione industriale italo-sovietica. Già 40-50 anni fa lo storico Anthony Sutton vedeva questa la produzione oltrecortina consentita agli Agnelli come la riprova che l’élite globalista (in particolare, la famiglia Rockefeller, che degli Agnelli sono amicissimi ed alleati) andava ben oltre gli steccati politici tra il cosiddetto «Mondo libero» e i Paesi a socialismo reale.
C’è tuttavia un altro elemento «russo» che si inserisce nella storia della dinastia agnellica. La mamma di John Elkann, Margherita Agnelli, una volta divorziata dal padre di Jaki si risposa, come da imperativo di famiglia, con un nobile vero, Serge de Pahlen, nato in Normandia ma di famiglia di antichissima nobiltà russa. I due hanno cinque figli. Arrivato al vertice della FIAT, Jaki licenzia il patrigno, che da 22 anni lavorava in azienda. Sono gli anni della denuncia in tribunale di Margherita per avere la sua parte del famoso tesoro all’estero di Gianni Agnelli, di cui sono ancora sconosciute dimensioni e origini – ma della cui esistenza oramai pochi dubitano.
Ma non si tratta solo di una questione famigliare: in un libro pubblicato in Gran Bretagna (dove, sennò) nel 2020, una giornalista del Financial Times scrive che de Pahlen era stato «reclutato dal KGB durante gli anni Ottanta», con la missione di trasferire tecnologia a Mosca. «La Fiat era sempre stata un partner chiave dei sovietici, e secondo due ex intermediari del KGB, divenne un fornitore di tecnologia dual-use (cioè che si può usare in ambito civile come in quello militare, ndr), attraverso una miriade di società amiche».
La Russia e il KGB che entrano nel casato Agnelli, dove già, forse, erano entrati gli iraniani con la presunta conversione di Edoardo, trovato poi morto sotto un cavalcavia, all’Islam sciita. Possibile che sia questa la spiegazione dell’ostinazione de La Stampa contro Mosca?
Non sappiamo dirlo. Magari la questione riguarda il direttore di allora, Maurizio Molinari, che oggi hanno promosso alla testata ammiraglia comprata da poco, La Repubblica.
Ci eravamo sempre convinti che Molinari fosse legato ai neocon americani, così come Il Foglio.
Per chi non sapesse chi sono i neocon: una corrente della politica profonda americana, con operativi quasi mai eletti dal popolo ma incistati nei gangli delle amministrazioni di qualsiasi colore. I neocon sono votati agli interventi armati che gli USA dovrebbero somministrare al resto del mondo: è loro la pressione creata per la guerra d’Iraq e in Afghanistan. Sono discepoli di uno strano filosofo chiamato Leo Strauss, ma nessuno sa davvero cosa egli insegnasse, perché le lezioni per il circolo di studenti più intimo erano segrete, esoteriche. I neocon hanno passato decenni a metterci in guardia dall’Islamismo, ma ora spingono per l’obbiettivo di sempre, la guerra alla Russia. Quasi tutti i neocon sono ebrei, per lo più dei dintorni di Nuova York, e vengono da famiglie ebraiche scappate dalla Russia degli Zar.
In realtà, mi sbagliavo. A leggere da Google, non pare esservi relazione così diretta tra il direttore di Stampa e Repubblica e i neoconservatori: la ricerca «Molinari+neocon» non sortisce nulla, se non il libro che dedicò all’indimenticato Dubya, durante la cui presidenza i neocon dilagarono: George W. Bush e la missione americana (2004).
Così dobbiamo andare su Wikipedia, perché ammettiamo che, a parte l’erremoscia romanesca vista in TV per anni, di lui non sappiamo niente.
Scopriamo che è «nato a Roma in una famiglia di origine ebraica» e che ha studiato «all’Harris Manchester College dell’Università di Oxford e all’Università Ebraica di Gerusalemme», ha scritto per il giornale del PRI e vinto premi della Fondazione Spadolini. Chi ha compilato la voce per l’enciclopedia online tiene a farci sapere anche che è sposato con una signora «ebrea italo-libica, avvocato. La coppia ha quattro figli, tutti nati a New York». Per un decennio è stato il corrispondente da Nuova York del giornale degli Agnelli, per poi, prima di rientrare a Torino, esserlo stato anche a Bruxelles e Gerusalemme.
Ha scritto un mucchio di libri. Il suo libro sull’ISIS, che per Roberto Saviano era «il libro che tutti dovremmo leggere», purtroppo viene accusato di aver copincollato un bestseller americano, Rise of ISIS, di Jay Sekulow. Tuttavia ha pubblicato tantissimi altri volumi dai titoli interessanti: Ebrei in Italia: un problema di identità (1870-1938), La sinistra e gli ebrei italiani, Gli ebrei di New York, L’Italia vista dalla CIA, L’aquila e la farfalla. Perché il XXI secolo sarà ancora americano.
Tutta questa roba spiega in qualche modo l’intrigo internazionale in Val Seriana? Macchè.
Ribadiamo, noi ci stiamo limitando a buttare lì i puntini, sarà qualcuno più bravo di noi – magari qualcuno che avrà accesso alle carte – a dirci cosa è successo, e se c’entra qualcosa il conflitto di larga scala fra Paesi e fazioni di guerrafondai, che riescono a combattersi perfino sulle questioni umanitarie.
Vabbè, non siamo ingenui: in realtà sappiamo che non esistono missioni umanitarie prive di rilevanza per l’Intelligence. E, di fatto, c’è chi dice che proprio con un virus preso in Italia sia stato fatto il vaccino Sputnik, cioè l’amuleto magico con cui Putin ha tirato fuori la Russia dall’incantesimo del coronavirus pur vaccinando una porzione ridicola della sua popolazione praticamente senza obblighi. Lo aveva capito subito, Vladimir: il COVID è una guerra di percezione, serviva solo un segno per uscire dallo stallo globale)
Ipotizziamo che quando i russi minacciano di parlare, ora che gli italiani con cui hanno collaborato due anni fa gli si sono rivoltati contro, possano tirare fuori una storia così: eravamo d’accordo che avremmo trovato il vaccino insieme (la collaborazione con il famoso ospedale italiano è stata interrotta solo da qualche settimana), e invece voi, per qualche motivo, avete preferito il siero genico tedesco-americano, qualcuno ha scelto per voi da che parte stare nell’era della cortina mRNA…
Niente di che. Può essere così, ma fino a che nessuno parla, e piombano dal cielo i segreti militari, non potremmo mai saperlo.
Tuttavia, brancolando nel buio, possiamo fare anche altri incubi.
Sapete, siamo di quelli che all’inizio la storia dei biolaboratori americani in Ucraina proprio non se la filavano. Circolavano queste mappe in cui alcune strutture parevano essere in territorio già controllato dai russi. Chi le sparava in giro, ci sembrava della terribile schiatta dei social-perdigiorno. Dai, va bene tutto, ma che adesso mi si cerchi di collegare Wuhano all’Ucraina, che mi si dica che sarebbe implicato perfino l’Obama quando era senatore, e poi il figlio di Biden, proprio no, non esageriamo… ebbasta, ci hanno ragione quando ci chiamano complottisti.
Giuriamo, pensavamo proprio così.
Poi un bel giorno vediamo il video di Victoria Nuland che, in udienza al Congresso USA (dove, per legge, non puoi mentire, pena il carcere) ammette tutto.
Victoria Nuland, la regina dei neocon. La moglie di Robert Kagan, cardinale neocon teorico del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (come nel titolo del libro citato anche in un libro più sopra…), dove si parlava, pochi anni prima dell’11 settembre, di «una nuova Pearl Harbor».
Victoria Nuland, nuora di Donald Kagan, capostipite dei neocon.
Victoria Nuland che, discendente di una famiglia di ebrei (vero nome: Nudelman) fuggiti dai pogrom in Circassia, telecomanda la crisi a Kiev.
Victoria Nuland che parla di laboratori di bioarmi.
Neocon. Russia. Virus. Guerra in Ucraina. Guerra biologica.
Ecco. Cercate di capirci: noi non ci abbiamo capito niente. E se anche avessimo capito qualcosa, sarebbe da piazzarci sopra un segreto militare multiplo, multinazionale, multidimensionale.
Zitti. E Mosca.
Roberto Dal Bosco
Epidemie
L’USAID ha inviato migliaia di virus al laboratorio di Wuhan

Secondo documenti mai divulgati in precedenza, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) ha spedito migliaia di campioni virali a un laboratorio di Wuhan nel corso di un programma decennale, nonostante non avesse stipulato alcun accordo formale con il laboratorio. Lo riporta la testata americana Daily Caller.
I documenti dimostrano che l’USAID ha finanziato l’esportazione di 11.000 campioni dalla provincia dello Yunnan, dove circolano alcuni dei parenti più stretti del virus COVID-19, a Wuhan, l’epicentro della pandemia, senza alcun piano apparente per garantire che i campioni non venissero erroneamente indirizzati alle armi biologiche e rimanessero accessibili al governo degli Stati Uniti.
Un programma di sanità pubblica dell’USAID da 210 milioni di dollari denominato PREDICT, guidato dall’Università della California-Davis, ha raccolto campioni virali in paesi di tutto il mondo, ma non è stato in grado di conservarli a lungo termine quando i finanziamenti si sono esauriti, secondo piani rudimentali del 2019.
Sostieni Renovatio 21
Il piano di distribuzione dei campioni dell’USAID per la Cina è scarno: «non c’è bisogno di informazioni dallo Yunnan. Non sono mai stati un partner ufficiale di laboratorio per PREDICT. Tutti i campioni che hanno contribuito a raccogliere vengono inviati, analizzati e conservati a Wuhan».
Il termine «laboratorio» si riferisce al Wuhan Institute of Virology (WIV). Il WIV era uno stretto partner dell’ente appaltatore USAID EcoHealth Alliance e un partner previsto per un programma simile a PREDICT, supportato dal Dipartimento di Stato. Il laboratorio presenta scarse pratiche di biosicurezza e legami con l’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP).
Uno dei parenti più prossimi conosciuti del virus COVID è tra i virus campionati con i finanziamenti dell’USAID, scrive la repoter Emily Kopp.
«Le indagini sui precedenti finanziamenti USAID per i programmi di salute globale rimangono attive e in corso», ha dichiarato un alto funzionario del Dipartimento di Stato in una dichiarazione alla Daily Caller News Foundation. «Il popolo americano può stare tranquillo sapendo che sotto l’amministrazione Trump non finanzieremo questi programmi controversi».
I documenti interni sono stati ottenuti tramite una causa FOIA intentata da US Right to Know, una testata no-profit e un gruppo di ricerca sulla salute pubblica.
La chiusura dell’USAID, ufficialmente completata martedì, ha acceso il dibattito sul suo impatto netto sulla salute globale. Uno studio pubblicato su The Lancet ha previsto un’associazione tra un calo dei finanziamenti all’USAID e 14 milioni di decessi, basandosi su un modello epidemiologico. Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato martedì che la spesa dell’USAID ha spesso indebolito, anziché rafforzare, gli interessi americani.
«Oltre ad aver creato un complesso industriale di ONG di portata mondiale a spese dei contribuenti, l’USAID ha ben poco da mostrare dalla fine della Guerra Fredda», ha affermato Rubio. «Gli obiettivi di sviluppo sono stati raramente raggiunti, l’instabilità è spesso peggiorata e il sentimento antiamericano non ha fatto che crescere».
Il legame dell’agenzia, ormai chiusa, con il laboratorio di Wuhan complica ulteriormente la sua eredità in ambito sanitario globale, scrive la Kopp.
«Il contratto da 210 milioni di dollari dell’USAID per PREDICT avrebbe dovuto includere termini contrattuali che richiedessero che tutti i campioni, o almeno le copie di tutti i campioni, fossero trasferiti e conservati presso una struttura del governo statunitense», ha dichiarato al DCNF Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University. «La truffa di PREDICT non ha fatto nulla di tutto ciò».
Molti dei virus conservati nel laboratorio di Wuhan potrebbero essere stati campionati con finanziamenti statunitensi, ma restano comunque fuori dalla portata degli enti governativi statunitensi che indagano sulle origini del COVID. I documenti indicano che i campioni dovevano essere conservati per essere testati, mentre quelli umani per 10 anni. Ma i documenti suggeriscono che tale requisito non sia mai stato incluso in un contratto formale con l’USAID.
I due scienziati che supervisionavano i campioni erano: Ben Hu, un virologo del WIV, che secondo quanto riferito si ammalò presentando sintomi simili al COVID nel 2019; e Peter Daszak, uno scienziato a cui erano stati esclusi i finanziamenti federali dopo che il governo degli Stati Uniti lo aveva ritenuto una minaccia per la sicurezza pubblica per l’inadeguata supervisione della ricerca a Wuhan.
«I documenti mostrano i collaboratori di PREDICT discutere di campioni virali prelevati da animali selvatici e conservati in India, Liberia, Malesia, Repubblica del Congo e Cina. Alcuni dei campioni sono stati conservati in terreni di trasporto per virus (VTM), che consentono ai ricercatori di conservare virus vivi per un successivo utilizzo in laboratorio» scrive il Daily Caller.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa gli USA avevano fermato i finanziamenti al laboratorio di Wuhano. Robert F. Kennedy jr., ora segretario alla Salute dell’amministrazione Trump, aveva già all’epoca dichiarato che la CIA è coinvolta nel finanziamento del famigerato laboratorio da cui – lo ammette ora la CIA stessa – è fuggito il virus pandemico.
Iscriviti al canale Telegram
Sull’insabbiamento del disastro di Wuhano, e sul ruolo che ha avuto la CIA, Robert Kennedy ha scritto un denso libro intitolato The Wuhan Cover-Up: And the Terrifying Bioweapons Arms Race («L’insabbiamento di Wuhan e le terrificanti armi biologiche»).
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno era emerso che funzionari dell’Intelligence statunitense avrebbero «messo a tacere» i ricercatori che avevano trovato prove che la pandemia di COVID-19 fosse il risultato di una fuga dal laboratorio cinese.
Il sito britannico The Exposé ha notato la bizzarra coincidenza di documenti del governo degli Stati Uniti mostrerebbero che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DOD) avrebbe assegnato un contratto il 12 novembre 2019 a Labyrinth Global Health INC. per la «ricerca COVID-19», almeno un mese prima della comparsa del nuovo coronavirus e tre mesi prima che fosse ufficialmente dato un nome al COVID-19.
Come riportato da Renovatio 21, per un’altra strana coincidenza profetica, il Congresso americano ha votato per l’approvazione dell’inserimento del mRNA nei vaccini il 17 dicembre 2019, poche settimane prima della pandemia COVID.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Ureem2805 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Epidemie
Si diffonde la variante COVID «tagliagola»


Sostieni Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Fauci potrebbe essere costretto a testimoniare sotto giuramento

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il dottor Anthony Fauci potrebbe essere costretto a testimoniare sotto giuramento sulla sua conoscenza delle origini del COVID-19, ha scritto il senatore Rand Paul in una serie di post lunedì su X. Nel frattempo, il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr. ha detto a Tucker Carlson che potrebbe essere istituita una «commissione per la verità» per indagare sulle azioni di Fauci e di altri durante la pandemia di COVID-19.
Il dottor Anthony Fauci potrebbe dover testimoniare sotto giuramento in merito alla sua conoscenza delle origini del COVID-19, ha scritto il senatore Rand Paul (R-Ky.) in una serie di post pubblicati lunedì su X.
«Il Senato si sta preparando a citare in giudizio Fauci affinché testimoni sotto giuramento. Il popolo americano merita la massima trasparenza sulle origini del COVID-19», ha scritto Paul, presidente della Commissione per la Sicurezza Interna e gli Affari Governativi del Senato degli Stati Uniti.
Paul ha affermato che sta collaborando con il direttore dell’FBI Kash Patel «per indagare sulle malefatte di Fauci in carica» ed esaminare «l’ampia copertura del COVID» che coinvolge le origini del virus e i finanziamenti federali alla ricerca sul guadagno di funzione.
Sostieni Renovatio 21
La ricerca sul guadagno di funzione aumenta la trasmissibilità o la virulenza dei virus. Tale ricerca, spesso utilizzata nello sviluppo di vaccini, è stata condotta presso il Wuhan Institute of Virology, alimentando il timore che il virus SARS-CoV-2 sia stato sviluppato in laboratorio e successivamente divulgato.
L’ingiunzione, se emessa, farebbe parte dell’indagine in corso di Paul sulle origini del COVID-19, avviata lo scorso anno. A gennaio, Paul ha citato in giudizio 14 agenzie federali, tra cui l’FBI, la CIA, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) e i National Institutes of Health (NIH), nell’ambito di questa indagine.
Non è la prima volta che Paul suggerisce che Fauci dovrà comparire davanti al Congresso. A maggio, Paul aveva affermato che Fauci dovrà testimoniare «volontariamente o involontariamente» sulle origini del COVID-19 e sui finanziamenti federali per la ricerca sul guadagno di funzione.
Paul è da tempo un critico di Fauci. Nel 2021 e nel 2023, ha presentato denunce penali contro Fauci al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. In entrambe le denunce, Paul ha accusato Fauci di falsa testimonianza, un reato federale che può comportare una pena detentiva fino a cinque anni.
Richard Ebright, Ph.D., biologo molecolare della Rutgers University e critico della ricerca sul guadagno di funzione, ha accolto con favore le affermazioni di Paul.
«Fauci ha deliberatamente violato le politiche federali sul guadagno di funzione e ha aumentato il potenziale della ricerca sui patogeni pandemici, ha commesso cospirazione per frode e spergiuro, ha utilizzato fondi federali per commettere crimini e ha causato una pandemia che ha ucciso oltre 20 milioni di persone ed è costata oltre 25 trilioni di dollari», ha detto Ebright via e-mail a The Defender.
Nel 2021, Paul affermò che Fauci stava «diffondendo falsità». In un libro pubblicato nel 2023, Paul accusò Fauci di aver guidato il «grande insabbiamento del COVID».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
RFK Jr: la «Commissione per la verità» è un possibile mezzo per aggirare la grazia di Fauci
I commenti di Paul sono arrivati mentre il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr., durante un’intervista al Tucker Carlson Show, suggeriva lunedì che una «commissione per la verità» avrebbe potuto indagare su persone come Fauci e sulle loro azioni durante la pandemia.
«In questi casi, quello che succede è che c’è una commissione che ascolta le testimonianze su cosa è successo esattamente. Chiunque si presenti e si offra volontario per testimoniare sinceramente ottiene l’immunità dall’accusa», ha detto Kennedy.
«Almeno il pubblico sa chi ha fatto cosa. E chi viene chiamato e non accetta l’accordo e spergiura, può essere perseguito penalmente».
Una commissione del genere potrebbe essere un mezzo per aggirare la «grazia preventiva» di Fauci, emessa dall’ex presidente Joe Biden negli ultimi minuti della sua amministrazione a gennaio, ha affermato Kennedy.
La grazia, retroattiva al 1° gennaio 2014, riguarda «qualsiasi reato» commesso da Fauci contro gli Stati Uniti durante questo periodo, anche nelle sue precedenti funzioni di direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), membro del White House COVID-19 Response Team e consigliere medico capo di Biden.
Esperti di diritto e politica affermano che Fauci deve ancora affrontare potenziali sfide legali, nonostante la grazia. «La grazia di Fauci copre solo la responsabilità penale ai sensi della legge federale», ha affermato l’avvocato Rick Jaffe. «Non lo protegge dal testimoniare davanti al Congresso, né lo immunizza da procedimenti per falsa testimonianza».
Fauci può invocare i suoi diritti garantiti dal Quinto Emendamento contro l’autoincriminazione, ha affermato Jaffe, ma «la sua grazia non può impedire cause civili, sentenze di oltraggio alla corte da parte del Congresso o azioni amministrative come la confisca delle pensioni».
La grazia, inoltre, non garantisce a Fauci l’immunità dalle accuse a livello statale. A febbraio, il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha affermato che lo Stato potrebbe avviare un’indagine del genere.
Il giornalista Paul D. Thacker, ex investigatore del Senato degli Stati Uniti, ha affermato che Fauci può ancora essere invitato a testimoniare davanti al Congresso e potrebbe essere accusato di spergiuro se mente sotto giuramento. Insinuando che Fauci abbia già mentito al Congresso, Thacker ha affermato:
«Se Fauci viene sottoposto a giuramento e non ammette che la sua testimonianza è stata fuorviante, può essere perseguito per quella menzogna. Se Fauci continua a mentire e non ammette di aver condotto affari per il NIH con i giornalisti tramite la sua email privata, può essere perseguito».
«L’NIH ha nascosto documenti al Congresso e alla stampa per molti anni. L’HHS ora sta esaminando quei documenti e li sta divulgando silenziosamente al Congresso. Se Fauci mente e inganna su questi documenti durante una deposizione al Congresso – e Fauci non sa cosa abbia il Congresso – può essere perseguito per questo».
Durante un’intervista alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti nel gennaio 2024, Fauci ha dichiarato più di 100 volte di non ricordare i dettagli sulla risposta del governo statunitense alla pandemia di COVID-19 e sui finanziamenti governativi per la ricerca sul guadagno di funzione.
In un’udienza alla Camera del giugno 2024, Fauci difese le politiche governative sul COVID-19. Rispondendo alla testimonianza di Fauci, Paul affermò che il NIH – l’agenzia madre del NIAID, che Fauci aveva guidato per 38 anni – era «più riservato della CIA».
Thacker ha affermato: «Il problema principale di Fauci è che ha una storia di bugie e di come la fa franca, quindi probabilmente continuerà a mentire. Ma alla fine potrebbe essere processato».
Iscriviti al canale Telegram
Paul e RFK Jr. chiedono un’indagine sul ruolo di Fauci nella ricerca sul guadagno di funzione
Nell’intervista rilasciata a Carlson lunedì, Kennedy ha ipotizzato che Fauci abbia avuto un ruolo nell’insabbiare le prove che indicavano la creazione di virus in laboratorio attraverso una tecnica nota come «legatura continua».
Kennedy ha affermato che Ralph Baric, ricercatore dell’Università della Carolina del Nord, ha sviluppato la tecnica della «legatura senza soluzione di continuità» per nascondere «prove di manomissione umana». Baric è coautore di articoli sulla ricerca sul guadagno di funzione che coinvolge i coronavirus e ha guidato una collaborazione tra Stati Uniti e Cina che nel 2018 ha presentato una proposta per progettare virus con caratteristiche simili al SARS-CoV-2.
Nel febbraio 2020, Fauci ha incontrato Baric, secondo una copia del programma di Fauci, ottenuta da Open the Books tramite una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act nel 2022.
Le preoccupazioni sulla sicurezza della ricerca sul guadagno di funzione avevano già spinto il governo degli Stati Uniti a implementare una moratoria su tali progetti tra il 2014 e il 2017.
I commenti di lunedì di Paul e Kennedy sono arrivati solo pochi giorni dopo che il Gruppo consultivo scientifico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle origini dei nuovi patogeni ha pubblicato un rapporto sulle origini del COVID-19, affermando che «il peso delle prove disponibili… suggerisce una diffusione zoonotica», ma che non si può escludere una fuga di notizie in laboratorio.
Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo sul COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIA, l’FBI, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il Congresso e alcune agenzie di intelligence straniere hanno avallato la «teoria della fuga dal laboratorio».
Paul ha affermato che è necessaria la supervisione governativa sulla ricerca sul guadagno di funzione, indipendentemente dalle origini del COVID-19.
«Non è necessario essere convinti che il virus COVID-19 abbia avuto origine da una fuga di dati in laboratorio per riconoscere l’ imminente necessità di meccanismi di controllo: la semplice possibilità che il virus possa essere emerso da una ricerca così rischiosa dovrebbe essere più che sufficiente per indurre un’azione decisiva», ha scritto Paul.
A maggio, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che pone fine ai finanziamenti federali degli Stati Uniti alla «pericolosa ricerca sul guadagno di funzione» in Cina, Iran e altri Paesi.
Aiuta Renovatio 21
L’ordine esecutivo di Trump ha inoltre sospeso per 120 giorni la ricerca sull’acquisizione di funzione finanziata a livello federale negli Stati Uniti, durante i quali verrà elaborata una nuova politica per tale ricerca.
Il mese scorso, l’NIH ha chiuso un centro di ricerca fondato da Fauci e ha annunciato la fine della ricerca sul guadagno di funzione e la sospensione dei finanziamenti che la finanziavano. Il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha dichiarato che avrebbe smesso di accettare proposte di ricerca sul guadagno di funzione a partire dal 20 giugno.
«Queste politiche devono essere codificate in legge», ha affermato Ebright. «Altrimenti, è molto probabile che vengano revocate da una futura amministrazione».
A marzo, Paul ha presentato il Risky Research Review Act, che avrebbe «codificato la supervisione indipendente permanente» della ricerca «gain-of-function» finanziata dai contribuenti. A febbraio, Paul ha presentato il NIH Reform Act, che avrebbe riformato il NIAID e «aumenterebbe il controllo del Congresso sulla leadership dell’agenzia».
Al momento in cui scriviamo, l’ufficio di Paul non ha risposto alla richiesta di commento.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 1 luglio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Immigrazione2 settimane fa
9 minorenni tedesche abusate sessualmente da siriani in piscina. Il sindaco tedesco accusa il «caldo»
-
Eutanasia1 settimana fa
Ecco l’eutanasia dell’Italia geografica. Per far nascere le smart city che ci controlleranno
-
Morte cerebrale2 settimane fa
Donna «cerebralmente morta» dà alla luce un figlio. Quindi morta proprio non lo era
-
Salute1 settimana fa
I malori della 27ª settimana 2025
-
Pensiero2 settimane fa
La tassa di soggiorno del Paese con la più bella Costituzione, in attesa della tecnocrazia finale
-
General1 settimana fa
Il cardinale Zen: Dio è «disgustato» dal comportamento omosessuale
-
Spirito1 settimana fa
Mons. Viganò: il Cosmo divino contro i nemici della Messa tridentina
-
Stragi2 settimane fa
Ai soldati israeliani è stato ordinato alle persone che chiedevano aiuto a Gaza che «non rappresentavano una minaccia»