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Tutti i Paesi stanno riaprendo, tranne l’Italia. Perché?

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Lo avrete letto, anche qui da noi. Perfino l’Irlanda, perfino la Repubblica Ceca, annunciano, di botto, che le restrizioni pandemiche spariranno, che gli obblighi vaccinali verranno sospesi, etc.

 

La Spagna, un po’ sottotono, si era lanciata ancora giorni fa dicendo di voler trattare il COVID come un’endemia, cioè una malattia ciclicamente inevitabile, come l’influenza.

 

Poi è arrivata la Gran Bretagna, il Paese che più di ogni altro ha sofferto la follia del lockdown, con metà del 2021 passato dai sudditi di sua Maestà ai domiciliari. Avevamo registrato su Renovatio 21 la voglia di sbaraccare già dalla storia dei test PCR, che ora si devono evitare per ordine del governo.

 

Poi è arrivato Boris Johnson a dire che green pass, mascherine, telelavoro sono finiti, perfino è in dubbio l’obbligo vaccinale per i lavoratori sanitari. Tutto cadrà il 24 marzo, a poche ore dal solstizio di primavera. Non è la prima volta che Johnson fa un’inversione a U, ricorderete che due anni fa partì con lo spirito tragico e antico del «preparatevi a perdere i vostri cari»: lo intubarono, sia fisicamente, sia con le previsioni catastrofiche dell’Imperial College, lautamente pagato da Bill Gates, che adesso frequenta stabilmente BoJo.

 

Ora Johnson è nel mezzo di uno scandalo di cospicue dimensioni: sono uscite nel foto del party a Downing Street mentre il resto del Paese era in lockdown totale. Vero: ha chiesto scusa in Parlamento. Tuttavia, c’è pure la questione della figlia neonata, 6 settimane, risultata positiva. Un paio di mesi fa sarebbe stato un dramma internazionale, la prova provata che bisognava richiudere tutto e vaccinare forzatamente chiunque sino alla millesima dose. Invece Johnson procede dritto: apre tutto.

 

Il caso ancora più enigmatico è quello della Francia:  il presidente Macron non più di qualche giorno fa aveva detto di voler «emmerder» (che si traduce «rompere i coglioni», ma che semanticamente contiene l’idea del «riempire di feci») i non vaccinati. Giovedì scorso il primo ministro Castex, che fino a ieri si perdeva nei labirinti dei green pass ferroviari, dichiara urbi et orbi che le restrizioni nelle prossime settimane spariranno.

 

È pacchia: entro la metà di febbraio, quando il governo francese ha dichiarato di aspettarsi il picco dell’ondata Omicron, i locali notturni potranno riaprire e le persone potranno nuovamente mangiare e bere in ambienti come cinema e stadi.

 

Abbiamo capito bene, le discoteche? Eravamo rimasti alla pazzia, riportata da Renovatio 21, per cui le discoteche in Francia venivano chiuse, mentre i club per scambisti no: a dichiarare questa misura in conferenza stampa erano stati lo stesso premier Castex e il suo ministro della Salute Olivier Véran, lo Speranza francese. Anche questo paradosso è un ricordo, che svanisce per sempre. Puff! 

 

Forse è un ordine della Centrale delle Centrali, del manovratore in persona: «basta così, abbiamo già ciò che ci serve»

Addirittura, i ministri francesi giovedì hanno presentato una timeline di riapertura, anche se – nota bene – lasciano non detta la data della fine di divieto di ingresso nei luoghi pubblici per non vaccinati, che parte questo lunedì.

 

«Applicheremo il pass vaccinale per tutto il tempo necessario, ma non più del necessario», ha dichiarato in conferenza stampa il ministro della Salute Véran. Furbetti. Sul perché, più sotto ci arriviamo.

 

Aggiungiamo alla lista, sia pure con modalità differenti, gli USA. Gli obblighi vaccinali federali di Biden sono stati rigettati (con l’eccezione, codarda, dell’obbligo per i sanitari) dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. L’arzillo Biden non sembra voler farci sopra una guerra – la guerra, a dire il vero, ora vuole farla alla Russia, magari con le atomiche. L’obbligo riguardava le grandi aziende, che avrebbero dovuto costringere i dipendenti alla siringa sperimentale mRNA. Ebbene, oggi Starbucks, non certo un avamposto della destra trumpiana, ha rinunciato ad obbligare i dipendenti al siero genico. Ha 350 mila dipendenti.

 

Il castello di carte sta crollando, un po’ ovunque. È una demolizione controllata? Parrebbe di sì. Qualcosa è cambiato. Forse una presa di coscienza collettiva da parte di politici e amministratori: la situazione è sfuggita di mano, se continuiamo così casca tutto.

 

O forse è un ordine della Centrale delle Centrali, del manovratore in persona: «basta così, abbiamo già ciò che ci serve».

 

«Abbiamo iniettato sostanze nel corpo di miliardi di persone. Abbiamo capito che con l’emergenza possiamo prenderci tutti i loro diritti, ridurli in schiavitù – e la situazione rimarrà così. Abbiamo ucciso un numero congruo di anziani inutili, abbiamo spaventato a morte gli adulti, abbiamo compromesso per sempre la psiche di un’intera generazione di bambini, abbiamo sottomesso biologicamente e elettronicamente tutta la popolazione».

 

«Abbiamo compreso», dice sempre il padrone del vapore, «che dell’umanità possiamo fare quello che vogliamo, ora infatti la resetteremo, la sfoltiremo, la riprogetteremo. Quindi, adesso, per favore, riaprite un attimo le gabbie. E fateli respirare! Insomma, a tutto c’è un limite, pòre bestie»

«Abbiamo compreso», dice sempre il padrone del vapore, «che dell’umanità possiamo fare quello che vogliamo, ora infatti la resetteremo, la sfoltiremo, la riprogetteremo. Quindi, adesso, per favore, riaprite un attimo le gabbie. E fateli respirare! Insomma, a tutto c’è un limite, pòre bestie».

 

Sì, potrebbe essersi trattato di un attacco di pietà animalista nei nostri confronti da parte del Padrone del Mondo.

 

Fosse così, non si spiegherebbe comunque quello che sta succedendo in Italia. Perché, se è vero che tutto il mondo sta riaprendo, l’Italia va in direzione contraria. Ma perché?

 

Per rispondere, vogliamo ricordarci del 2008. Quando scoppiò la bolla dei subprime, crollarono una quantità di banche europee – in special modo, la catastrofe raggiunse le banche del Land tedeschi, quelle piccole e un po’ oscure, non dissimili dalle nostre vecchie popolari: ebbene, il disastro fece sì che lo Stato germanico tirasse fuori miliardate per salvare i suoi preziosi banchi locali, che, come in Italia, immaginiamo fossero una grande mangiatoia di voti con cui non scherzare.

 

Tutto il sistema bancario tedesco fu salvato con danaro del contribuente. Tanto, tanto danaro. «Hypo Real Estate, Commerzbank e altre grandi banche sono state salvate con massicci iniezione di capitale pubblico. Si calcola che lo Stato ha versato nelle casse degli istituti tedeschi circa 500 miliardi di euro», scriveva nel 2013 Il Sole 24 ore.

 

500 miliardi. Mezzo trilione.

 

Le stesse banche tedesche, e francesi, finirono invischiate nel collasso finanziario della Grecia, dove avevano investito senza tener conto della situazione.

 

È bene a questo punto ricordare che l’Italia, a differenza non solo della Germania, ma anche di tanti altri Paesi dell’Eurozona, non dovette intervenire con denaro pubblico per salvare le banche – al massimo, c’era il circo masso-piddino che ogni tanto buttava lì qualche miliardo per il Monte dei Paschi, ma sono storie diverse, e poi a quelle ci siamo abituati.

 

Il significato di tutto questo: le banche italiane, tutto sommato, sono solide. Gli italiani hanno ancora tanti risparmi messi via – e questo nonostante l’obliterazione delle popolari, peraltro anche quella, sussurra a denti stretti qualcuno, è una storia di subalternità italiana con un ordine partito da Francoforte.

 

Nel 2021 ha visto l’esplosione di un altro crack bancario tedesco. «Ora 50 città temono il collasso… timori su 500 milioni di euro di clienti istituzionali, principalmente Comuni, che potrebbero dover dire ai cittadini di aver perso i loro soldi».

 

Sempre di recente, la disintegrazione della società tecnologico-finanziaria Wirecard, che bloccò carte di credito anche in Italia. I parlamentari di opposizione al Bundestag accusarono l’allora ministro delle finanze, ora cancelliere, Olaf Scholz, che non per niente, vista la quantità di scandali finanziari in cui è incappato nella sua carriera (uscendone sempre miracolosamente indenne), viene chiamato «Scholzomat».

 

Del resto Germania, che fa la morale a tutti, nello scorso secolo ha fatto default tre volte…

 

E poi c’è la storia, più esoterica, dell’oro tedesco di Fort Knox, che dicevano potesse essere sparito: la FED si era rifiutata di mostrarlo ai tedeschi… La situazione negli anni forse si è risolta, Tuttavia ci preme dire che questi problemi l’Italia non li ha avuti, e rimane il terzo Paese al mondo per riserve auree: 2.451,8 tonnellate.

 

Insomma, avete capito dove vogliamo andare a parare.

 

L’Italia, indebolita, divisa, è un tesoro a cielo aperto senza più nessuno che faccia da guardia – né partiti, né sistemi industriali, né militari, nemmeno gruppi criminali seri e motivati, niente

L’Italia, indebolita, divisa, è un tesoro a cielo aperto senza più nessuno che faccia da guardia – né partiti, né sistemi industriali, né militari, nemmeno gruppi criminali seri e motivati, niente.

 

Da papparsi ci sono certo le banche. Ma non solo quelle. Tempo fa si è detto che Bill Gates voleva comprarsi l’hotel più antico di Venezia, il Danieli ma sembra che l’accordo sia sfumato. Tuttavia il pattern è quello: palazzi, pezzi di costa, intere città, potrebbero essere vendute a prezzo di saldo. Lo Stivale come grande outlet.

 

E poi ancora: pensiamo a gioielli industriali come Leonardo-Finmeccanica, che produce tecnologia, anche militare, di altissimo livello, quasi 14 miliardi di fatturato, utile nel 2020 a 243 milioni, 50 mila dipendenti, una produzione pazzesca di elicotteri, cannoni, aerei, satelliti, radar, un portafoglio clienti in 150 Paesi. Il maggior azionista è il MEF: il ministero dell’Economia e delle Finanze. Chi, nel mondo, non vorrebbe mettere le mani sopra ad un simile ben di Dio? Soprattutto, a prezzi di liquidazione – perché questo Paese, lo stata vedendo in real time, si sta liquefacendo.

 

C’è anche Fincantieri. 5 miliardi di fatturato, la produzione di transatlantici, traghetti, yacht, navi mercantili, petroliere, portacontainer,  navi da crociera, piattaforme petrolifere, e poi, soprattutto, navi militari, portaerei, sommergibili. È controllata 71,6% dalla Cassa Depositi e Prestiti.

 

Avete compreso: due aziende di valore immenso, finanziario e strategico. E non sono le uniche. Non ci soffermeremo a parlare di ENI, ENEL, SNAM. Una parte di esse è ancora dello Stato italiano.

 

Abbiamo, in Italia tesori immensi. A partire dal risparmio privato, per il quale anni e anni di tecnocrati hanno cercato di colpevolizzare le famiglie lavoratrici: avete risparmiato perché lo Stato intanto si indebitava… siete voi la causa del debito pubblico… siete colpevoli delle disgrazie del presente, piccoli risparmiatori!

Abbiamo, in Italia tesori immensi. A partire dal risparmio privato, per il quale anni e anni di tecnocrati hanno cercato di colpevolizzare le famiglie lavoratrici e risparmiatrici: avete risparmiato perché lo Stato intanto si indebitava… siete voi la causa del debito pubblico… siete colpevoli delle disgrazie del presente, piccoli risparmiatori! Sarete schiacciate, formichine italiane! Ce lo hanno detto in coro tanti ministri, economisti, tutti magari con un piedino a Bruxelles, a Londra, a Francoforte, a Nuova York. Cioè, da dove partono gli squali.

 

Ora, potremmo essere davanti esattamente a questo fenomeno.

 

Del resto, i personaggi sono gli stessi dell’ultima grande svendita italiana, quando il Paese era, come adesso, sprotetto, dopo che la politica era stata spazzata via dalle inchieste giudiziarie milanesi.

 

Un personaggio, in particolare. Mario Draghi. Quello che, senza voti, senza partito, è premier – con tutti i politici ai suoi piedi. Quello che diventerà forse Presidente della Repubblica. O forse no. È comunque indifferente: il lavoro lo porterà a compimento comunque.

 

Conoscerete la storia del Britannia, lo yacht della Regina Elisabetta, che arrivò il 2 giugno 1992 a Civitavecchia. Un gruppo di grandi player della finanza londinese erano a bordo: l’Italia aveva appena lanciato una serie di privatizzazioni per fare cassa in un momento disperato (erano i giorni, oltre che di Tangentopoli, della strage di Capaci e soprattutto della firma del Trattato di Maastricht).

 

A bordo del panfilo, a presentare la grande occasione dell’Italia in svendita c’era Mario Draghi.

 

«Signore e signori, cari amici, desidero anzitutto congratularmi con l’Ambasciata Britannica e gli Invisibili Britannici per la loro superba ospitalità. Tenere questo incontro su questa nave è di per sé un esempio di privatizzazione di un fantastico bene pubblico» Mario Draghi sul panfilo Britannia, 1992

«Signore e signori, cari amici, desidero anzitutto congratularmi con l’Ambasciata Britannica e gli Invisibili Britannici per la loro superba ospitalità. Tenere questo incontro su questa nave è di per sé un esempio di privatizzazione di un fantastico bene pubblico» esordì il futuro presidente BCE e premier. I British Invisibles erano un gruppo di investitori inglesi, con un nome francamente fichissimo.

 

«Lasciatemi sottolineare ancora che non dobbiamo fare prima le principali riforme e poi le privatizzazioni. Dovremmo realizzarle insieme. Di certo, non possiamo avere le privatizzazioni senza una politica fiscale credibile, che – ne siamo certi – sarà parte di ogni futuro programma di governo, perché l’aderenza al Trattato di Maastricht sarà parte di ogni programma di governo» disse il Draghi sul Britannia, concatenando la questione delle privatizzazioni, cioè delle svendite, con la cieca fede nell’Unione Europea, di cui anni dopo diverrà arconte finanziario nella Torre di Francoforte.

 

Nel 1992 il decreto 333 trasformò in Società per azioni le aziende di Stato IRI, ENI, INA ed ENEL.

 

Il 12 agosto dello stesso anno diventa una Spa anche Ferrovie dello Stato.

 

Nel 1993 venne quindi privatizzato il gruppo SME (che aveva in pancia aziende come Autogrill, Cirio, Supermercati GS e marchi come Pavesi, Motta, Alemagna).

 

Sempre nel 1993, Carlo Azeglio Ciampi (il mentore di Draghi) operò la dismissione della quota del Tesoro nei colossi nazionali Banca Commerciale Italiana, Credito italiano, IMI, STET, ENEL, AGIP, INA.

 

E quindi, si tratta di questo? Privatizzazioni? Svendite? Banche? Le grandi aziende semi-statali sopravvissute? Non ci molleranno fino a che qualche squalo – Paese, gruppo d’affari o singolo speculatore che sia – si papperà il boccone? Si tratta solo della solita rapina internazionale al contribuente italiano? Forse no

Nel 2000 l’ENI vendette i suoi immobili al fondo americano Whitehall per una cifra di 3000 miliardi di lire. Whitehall Street International, altro non era che il fondo immobiliare di Goldman Sachs, la grande banca di investimento di Nuova York che il giornalista Matt Taibbi definì con precisione come «un grande calamaro vampiro che avvolge il volto dell’umanità, incastrando incessantemente il suo becco di sangue in tutto ciò che odora di denaro».

 

È proprio in Goldman Sachs che il 28 gennaio 2002 il Draghi è nominato Vice Chairman e Managing Director. Non è il solo euro-burocrate finito poi a Palazzo Chigi a passare per gli uffici della discussa Banca d’affari USA: tra il 2005 e il 2011 ha lavorato per Goldman anche Mario Monti, la cui ascesa governativa del 2011 è sembrata a molti una prova generale di quello che stiamo vivendo nel 2021.

 

E quindi, si tratta di questo? Privatizzazioni? Svendite? Banche? Le grandi aziende semi-statali sopravvissute? Non ci molleranno fino a che qualche squalo – Paese, gruppo d’affari o singolo speculatore che sia – si papperà il boccone? Si tratta solo della solita rapina internazionale al contribuente italiano (stile Soros 1992: al Tesoro c’era sempre l’Obi-wan Kenobi di Draghi, Carlo Azeglio Ciampi)?

 

Forse no. Forse c’è molto di più.

 

L’Italia è il Paese in cui il nuovo sistema biopolitico ha fatto il passo più lungo: quel sistema dove i diritti sono subordinati all’obbedienza dell’individuo, dove il suo movimento è tracciabile, dove la Costituzione è stata quasi dichiarata pubblicamente superata, dove la democrazia si è rovesciata in schiavitù: stiamo parlando del green pass

L’Italia è il Paese in cui il nuovo sistema biopolitico ha fatto il passo più lungo: quel sistema dove i diritti sono subordinati all’obbedienza dell’individuo, dove il suo movimento è tracciabile, dove la Costituzione è stata quasi dichiarata pubblicamente superata, dove la democrazia si è rovesciata in schiavitù: stiamo parlando del green pass.

 

Come abbiamo ripetuto qui diverse volte, il green pass resterà ben oltre la pandemia, tanto che è stato preparato da ben prima di essa: sulla piattaforma del green pass correrà l’euro digitale.

 

Il green pass servirà a controllare che obbediate anche alle prossime emergenze. L’emergenza climatica. L’emergenza fiscale. L’emergenza informatica. L’emergenza inflattiva. L’emergenza energetica. La vostra libertà sarà contenuta nella piattaforma elettronica di cui il vostro telefonino è il terminale: cioè, di cui voi stessi siete i terminali.

 

Non è possibile buttare via una simile ricchezza: la popolazione si è sottomessa a questo censo digitale che limita i suoi diritti costituzionali (e oltre: quelli prepolitici, umani, biologici), la popolazione è schedata – tutta. La popolazione è pronta, sicuramente, ad accettare che nella stessa applicazione vi corra l’euro elettronico – cioè la propria schiavitù economica ed esistenziale più intima.

 

Con esso lo Stato neototalitarista – il Moloch biosecuritario digitale, la nuova realtà di sorveglianza elettronica continua, onnipervadente – sarà completo. Con esso il consorzio umano può essere resettato e riprogrammato a piacere: già lo è. Il Grande Reset è qui, da molti mesi.

 

Non è possibile buttare via una simile ricchezza: la popolazione si è sottomessa a questo censo digitale che limita i suoi diritti costituzionali (e oltre: quelli prepolitici, umani, biologici), la popolazione è schedata – tutta. La popolazione è pronta, sicuramente, ad accettare che nella stessa applicazione vi corra l’euro elettronico – cioè la propria schiavitù economica ed esistenziale più intima

Se vi lamentate per il nuovo DCPM in cui sarebbero inseriti i controlli a tampone su coloro che senza green pass potrebbero andare al supermercato a comperare «beni non essenziali», non avete capito cosa si potrà fare con l’euro digitale: semplicemente, non ve lo faranno acquistare.

 

Il non vaccinato non potrà comprare il quaderno per suo figlio. E non è detto che la birra, o il salmone, siano «beni essenziali». Non lo decidete voi, cosa è essenziale: e vi sarà specificato alla cassa, dove il vostro soldo, per quel prodotto, non funzionerà.

 

Domani, con il denaro digitale – il denaro «programmabile» il diabetico e l’obeso non potranno comperare la Nutella. Il numero di sigarette potrebbe essere contingentato attraverso un limite personale di spesa. L’alcol, pure. Potrebbero decidere che per emergenza – magari per il clima, non più per il virus – non potete più spostarvi, un altro lockdown.

 

Se riuscirete a trovare modo di andare in un’altra città, qui il vostro danaro non funzionerà, perché sarà geolocalizzato.

 

Le multe vi verranno prelevate direttamente dal conto – nel rovesciamento dello Stato di diritto, prima sei condannato, e poi, magari, se hai tempo e danaro, nel caso farai ricorso.

 

E, gran finale, ci sarà il momento in cui, magari su ordine di un algoritmo, il tuo danaro verrà «spento» e basta: perché hai trasgredito (in Cina, con il sistema del credito sociale, basta un commento critico del governo che ti scappa in rete…), perché hai fatto qualcosa che non va (per la salute, per l’ambiente, per il fisco, per la tolleranza verso le minoranze riconosciute ufficialmente), per qualsiasi motivo si inventeranno.

 

Quindi: l’esperimento Italia non può essere buttato così.

 

Possono riaprire tutto, anche lasciare che le persone si infettino (ricorderete le proposte toscane di non sospendere il green pass ai vaccinati positivi…), ma non possono mollare il green pass, che è l’elemento centrale della società del futuro che l’oligarcato sta costruendo: controllo e sottomissione

Possono riaprire tutto, anche lasciare che le persone si infettino (ricorderete le proposte toscane di non sospendere il green pass ai vaccinati positivi…), ma non possono mollare il green pass, che è l’elemento centrale della società del futuro che l’oligarcato sta costruendo: controllo e sottomissione. Costanti, onnipresenti.

 

È per questo motivo che fanno sorridere le parole dei ministri francesi che riportavamo sopra: dicono che riaprono tutto, perfino le discoteche, e proprio nel momento del picco. Ma il pass deve restare.

 

Finché l’Italia non si ribellerà al green pass, nessuna restrizione verrà veramente levata. Del resto, nessuno di voi in questo momento è libero. Né il vaccinato, né il bivaccinato, il trivaccinato, il guarito, l’esentato (rara avis). Nessuno lo è, perché la vostra libertà, che si traduce tristemente in un documento elettronico da film distopico, è a tempo determinato.

 

Riapriremo quando avremmo resettato – noi – il sistema

Immaginate di dovervi sposare con qualcuno che vi dice: «ti sposo, ma a giugno ci lasciamo, a meno che non ti sottometti, e fai quello che dico io, magari un’altra sprizza di mRNA nel deltoide, magari qualcos’altro che ti chiederò, e tu dovrai obbedire». La maggior parte delle persone ha accettato questo matrimonio. Lo Stato non è solo vostro sposo, è vostro padre, è vostra madre, è soprattutto, concretamente, vostro socio. Siete entrati in questa relazione tossica, da sottoni disperati, e state continuando, senza vergogna.

 

Del resto vi chiedono una cosa semplice: obbedire. E voi continuate ad obbedire, nella speranza di dimenticarvi di tutto, come un alcolizzato attaccato alla bottiglia. Dimenticate dove siete finiti. Dimenticate che siete diventati degli schiavi, che si è installato un nuovo totalitarismo.

 

«Nessuno è uscito dal totalitarismo continuando ad obbedire» dice Kennedy.

 

Vi diciamo di più. Vi diciamo che dovete mettervela via: bisognerà combattere, e soffrire tantissimo.

 

Riapriremo quando avremmo resettato – noi – il sistema.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

Oligarcato

Trump ordina un’indagine sui legami di Epstein con Bill Clinton

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Il presidente statunitense Donald Trump ha disposto un’inchiesta sui rapporti del predatore sessuale Jeffrey Epstein con figure di spicco del Partito Democratico, tra cui l’ex presidente Bill Clinton.

 

L’iniziativa è scaturita dalla diffusione di 20.000 pagine di documenti estratti dal patrimonio di Epstein da parte della Commissione di Vigilanza della Camera dei Rappresentanti degli USA questa settimana, un passo che ha indotto alcuni democratici a richiamare l’antica frequentazione di Trump con il finanziere pedofiliaco.

 

In un messaggio su Truth Social del venerdì, Trump ha rivelato di aver incaricato l’Attorney General Pam Bondi e il Dipartimento di Giustizia di esaminare il «coinvolgimento e il legame di Jeffrey Epstein» con l’ex presidente Bill Clinton, l’ex segretario al Tesoro Larry Summers, il co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman (ex socio di Elon Musk e Peter Thiel, fiancheggiatore di cause contro Trump) e la banca JPMorgan Chase. Ha accusato i democratici di strumentalizzare la «farsa di Epstein» per deviare l’attenzione dallo shutdown governativo «e da tutti gli altri loro disastri».

 

Bondi ha reso noto di aver affidato le indagini al procuratore federale per il distretto meridionale di New York, Jay Clayton. Epstein, che si sarebbe tolto la vita in carcere nel 2019, era celebre per le sue connessioni con celebrità e potenti. Clinton ha scritto nelle sue memorie del 2024 di «non aver avuto il minimo sospetto» sui crimini di Epstein e di aver troncato i rapporti con lui al primo arresto nel 2006. Trump ha a sua volta ribadito di ignorare i misfatti di Epstein e di aver interrotto ogni contatto con lui nei primi anni 2000.

 

Nel 2023, JPMorgan, una delle maggiori banche americane, ha patteggiato cause legali con le Isole Vergini americane relative alle imputazioni di aver conservato Epstein come cliente di riguardo anche dopo il suo arresto nel 2006 e di aver lucrato sul traffico sessuale.

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La portavoce di JPMorgan, Trish Wexler, ha affermato venerdì in un comunicato che il governo non ha fornito alla banca «prove schiaccianti» su Epstein. «Ci rammarichiamo di ogni connessione avuta con quell’uomo, ma non l’abbiamo coadiuvato nei suoi atti efferati», ha precisato.

 

I democratici della Camera intendono convocare un voto martedì per obbligare il dipartimento di Giustizia a declassificare i fascicoli residui non redatti sul caso Epstein, scrive Politico.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli anni sono emerse imbarazzanti foto di Bill Clinton assieme ad Epstein e il suo entourage. Ha fatto scalpore inoltre la foto al matrimonio di Chelsea Clinton che mostra Ghislaine Maxwell, che si dice pure fosse amante di Bill, tra gli invitati. È stato ricostruito dai registri che Epstein e la Maxwell avrebbe visitato la Casa Bianca dei Clinton decine di volte.

 

A gennaio 2024 erano uscite le parole dalla testimonianza in tribunale di Johanna Sjoberg, la quale ha riferito che Epstein «ha detto una volta che a Clinton piacciono giovani, riferendosi alle ragazze».

 

Come riportato da Renovatio 21, il caso più inquietante della Clinton-Epstein connection è tuttavia quello di Mark Middleton, ex consigliere di Bill Clinton considerato filo conduttore tra l’ex presidente e il miliardario pedofilo, trovato appeso a un albero con un colpo di fucile al petto all’inizio di maggio 2022 fuori da un ranch in Arkansas.

 

Mesi fa era emerso che l’ex presidente Clinton aveva scritto a mano una nota personale per l’album di compleanno del 2003 di Epstein, elogiandone in modo forse inquietante la «curiosità infantile»: «È rassicurante, non è vero? Essere sopravvissuti così a lungo, in tutti questi anni di apprendimento e conoscenza, avventure e [parola illeggibile], e avere anche la curiosità infantile, la spinta a fare la differenza e il conforto degli amici».

 

Tra i personaggi di spicco che hanno contribuito con i loro messaggi all’album figurano anche il miliardario Leon Black, la stilista Vera Wang e il magnate dei media Mort Zuckerman, si legge nel quotidiano.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Intelligenza Artificiale

Un trilione di dollari a Musk se piazza sul pianeta milioni di robot umanoidi: la sua «legione»?

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Gli azionisti di Tesla hanno ratificato un pacchetto retributivo record per l’amministratore delegato Elon Musk, che potrebbe raggiungere i 1.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio al raggiungimento di obiettivi estremamente ambiziosi.   Il piano prevede la concessione a Musk di circa 423,7 milioni di azioni in 12 tranche distinte, ciascuna vincolata al conseguimento di traguardi quali la consegna di 20 milioni di veicoli elettrici, l’attivazione di 1 milione di robotaxi e robot umanoidi e il raggiungimento di 400 miliardi di dollari di EBITDA e di una capitalizzazione di mercato di 8,5 trilioni di dollari.   La presidente di Tesla, Robyn Denholm, ha ammonito in una recente lettera agli azionisti che il rifiuto del piano rischierebbe di privare l’azienda del «tempo, del talento e della visione» di Musk.

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Sebbene oltre il 75% dei votanti abbia appoggiato l’accordo, persiste una forte opposizione istituzionale. Il fondo sovrano norvegese, principale investitore pensionistico in Tesla, ha respinto pubblicamente il pacchetto, citando timori di diluizione azionaria, «rischio legato a figure chiave» e indipendenza del consiglio di amministrazione.   Musk ha bollato i detrattori come «terroristi aziendali» e ha definito «stupidi» i consulenti per deleghe come Institutional Shareholder Services e Glass Lewis.   I fautori dell’accordo sottolineano che esso lega Musk a Tesla per almeno otto-dieci anni, allineando i suoi incentivi a quelli degli azionisti in una fase di espansione verso Intelligenza Artificiale, robotica e mobilità autonoma. Al contrario, i sostenitori della corporate governance avvertono che una remunerazione così elevata potrebbe costituire un precedente pericoloso.   Musk è attualmente la persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto di 487,5 miliardi di dollari secondo Forbes. Il pacchetto potrebbe portare la sua quota nella società fino al 29% (dal 15% circa), sebbene il mancato raggiungimento degli obiettivi ridurrebbe sensibilmente il guadagno.   Il futurologo Peter Diamandis ha dichiarato in passato che il primo trilionario sarà un imprenditore spaziale; Elone Musk, pur essendolo, corre il rischio di diventare trilionario anche solo con i business terrestri.   Tuttavia bisogna sottolineare il ruolo che in questo progetto hanno i robot umanoidi. Musk recentemente si è spinto fino a prevedere che il robot Optimus e i veicoli di Tesla «avranno un ruolo importante» nella creazione di basi sulla Luna e su Marte. L’imprenditore ritiene che l’Optimus, che sarà in grado di svolgere mansioni domestiche ed industriali, sarà il più grande prodotto di tutti i tempi.   Dopo l’accettazione del pacchetto trilionario, Musk è stato visto danzare con uno dei suoi automi antropomorfi.  

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Riguardo alla questione degli androidi muskiani, Renovatio 21 torna a segnalare un dato specifico.   Nel corso della riunione plenaria di Tesla del primo trimestre del 2025, il CEO Elon Musk ha rivelato che l’azienda si sta preparando con l’obiettivo di iniziare la produzione degli Optimus quest’anno.  

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«Quest’anno, speriamo di riuscire a produrre circa 5.000 robot Optimus », ha detto Musk agli investitori Tesla. «Tecnicamente puntiamo ad avere abbastanza componenti per produrne 10.000, forse 12.000, ma dato che si tratta di un prodotto completamente nuovo, con un design completamente nuovo, direi che ci riusciremo se riusciremo a raggiungere la metà dei 10.000 pezzi».   «Ma anche 5.000 robot, sono le dimensioni di una legione romana, per vostra informazione, il che è un pensiero un po’ spaventoso» ha continuato significativamente Elon. «Come un’intera legione di robot, direi “wow”. Ma penso che costruiremo letteralmente una legione, almeno una legione di robot quest’anno, e poi probabilmente 10 legioni l’anno prossimo. Penso che sia un’unità piuttosto interessante, sapete? Unità di legione. Quindi probabilmente 50.000 circa l’anno prossimo».   Il riferimento al concetto di legione e alla storia di Roma (passione nota dell’uomo più ricco del mondo) fa venire in mente altre considerazioni espresse dal Musk negli anni scorsi, peraltro proprio riguardo a Putin.   Quando tre anni fa ancora il suo networth era di circa 240 miliardi (ora è quasi il doppio) fu intervistato per un documentario della testata germanica Welt, dove corresse il giornalista che lo descriveva come l’uomo più ricco della Terra. «Io penso che Putin sia significativamente più ricco di me», alluse Elon. «Sì lo penso davvero. Io non posso andare ad invadere altri Paesi. Credo ci sia una vecchia citazione… forse da Crasso… non sei davvero ricco sino a che non puoi permetterti una legione».  

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Ora Musk le legioni se le sta costruendo da sé: legioni di robot che possono combattere, pure nello spazio: il fatto che per primi su Marte arriveranno non gli uomini, ma gli umanoidi automatici di Elon Musk dovrebbe far riflettere, almeno un pochino.   Il personaggio, torna a ripetere Renovatio 21potrebbe essere l’anticristo: e questo spiegherebbe il fatto che spesse volte vediamo il fascino di quel che fa. L’anticristo, dice la Scrittura, ingannerà tutti, e sarà servito da coloro «il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap, 17,8)…   Che San Giovanni stia parlando di legioni di umanoidi robotici? Che stia parlando di esseri umani creati in provetta (altra specialità personale di Musk)?   Decisamente, questa storia è interessante – e probabilmente fondamentale per il nostro futuro.    

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Oligarcato

Il principe Andrea d’Inghilterra privato dei titoli e sfrattato dalla residenza reale

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Re Carlo III ha revocato al fratello, il principe Andrea, gli ultimi titoli nobiliari e lo ha espulso dalla dimora reale, in seguito alle accuse di stupro e all’intima amicizia con il pluri-condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein.

 

D’ora in poi, secondo Buckingham Palace, l’ex principe sarà noto semplicemente come Andrew Mountbatten-Windsor e dovrà abbandonare la Royal Lodge, nei pressi del Castello di Windsor, dove risiede da oltre vent’anni. Andrea, che all’inizio del mese aveva già rinunciato al titolo di Duca di York, si trasferirà in «un’abitazione privata alternativa», ha reso noto il palazzo giovedì.

 

«Queste misure si rendono indispensabili, pur in presenza della sua costante negazione delle imputazioni. Le Loro Maestà intendono ribadire che i loro pensieri e la più profonda vicinanza sono stati, e resteranno, per le vittime e i sopravvissuti di ogni abuso», recita il comunicato.

 

Stando alla BBC, Andrea conserva l’ottava posizione nella linea di successione al trono, nonostante la perdita dei titoli.

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Nel 2022 l’ex principe ha transato una causa civile con Virginia Giuffre, già nell’entourage delle ragazzine dell’Epstein, che lo accusava di averla violentata tre volte nel 2001, quando lei aveva 17 anni. Giuffre – suicidatasi ad aprile – sosteneva che il misterioso miliardario e la sua compagna, la socialite britannica Ghislaine Maxwell, l’avessero trafficata anche alla famiglia reale. Andrea ha sempre negato che gli episodi «siano mai avvenuti» e giura di ignorare i crimini di Epstein quando, nel 2006, ospitò lui e Maxwell alla Royal Lodge.

 

L’attenzione sul caso Epstein è tornata a esplodere quest’anno, dopo che le autorità federali USA hanno escluso il dolo nella sua morte in cella a Manhattan nel 2019, confermata come suicidio, e smentito l’esistenza di una lista di potenti clienti del traffico sessuale.

 

Le memorie postume di Giuffre, uscite a ottobre, hanno riportato sotto i riflettori i rapporti tra Andrea ed Epstein. Sebbene Andrea abbia sempre negato le accuse – e nel 2022 abbia raggiunto con Giuffre un accordo extragiudiziale confidenziale – questa settimana la stampa britannica hanno pubblicato estratti delle memorie postume di Giuffre, Nobody’s Girl, riaccendendo la controversia. Giuffre, deceduta ufficialmente per suicidio la scorsa primavera, aveva scritto che il principe riteneva di avere «il diritto» di avere rapporti con lei, considerandolo «un privilegio di nascita».

 

Come riportato da Renovatio 21, Andrea aveva rinunziato ai titoli reale già due settimane fa. Andrea si era già ritirato dai suoi doveri reali dopo che sua madre, la defunta Regina Elisabetta II, lo aveva privato dei suoi titoli militari e patronati allo scoppio dello scandalo. Ora rinuncerà al titolo di Duca di York, al cavalierato e al ruolo di Cavaliere Reale Compagno dell’Ordine della Giarrettiera. Tuttavia, conserverà il titolo di principe come figlio di Elisabetta II (della quale si dice fosse il preferito), e le sue figlie, le principesse Beatrice ed Eugenia, manterranno i loro titoli.

 

Intervistato da BBC Newsnight dopo l’annuncio, Sky Roberts, fratello di Giuffre, ha dichiarato che la notizia ha suscitato emozioni contrastanti, ma che sua sorella defunta «sarebbe molto orgogliosa», poiché la decisione «la giustifica» e porta i suoi sforzi per denunciare i crimini di Epstein e Andrea «a una forma di giustizia».

 

Sul caso di Andrea ed Epstein la TV britannica ha già prodotto due serie, una forse leggermente più simpatetica dell’altra.

 

 

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Immagine di Chatham House via Wikimedia pubblicata su licenzaCreative Commons Attribution 2.0 Generic

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