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Il Reset attraverso la barbarie: il jihadismo ucronazista nel nostro futuro

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Una ventina di anni fa vidi ad una cena affollata il mio amico Bepi. Aveva la faccia gonfia, piena di ematomi. Lo avevo visto ad un altro incontro qualche sera prima, e non aveva niente: quelle che stavo vedendo erano quindi ferite fresche. Lui era fatto così: nonostante fosse ancora ferito, era uscito lo stesso, perché – buono come il pane – era uno a cui piaceva stare in compagnia, e usciva tutte le sere con la sua inseparabile morosa.

 

Infatti eccola lì: piena di lividi anche lei.

 

Cos’era successo? Bepi iniziò a raccontarmi. Con altri amici (diciamo che erano una mezza dozzina o più) si erano fermati nottetempo ad un baracchino sulla provinciale per mangiare il classico panino del nottambulo. Nessuno degli elementi del gruppo era tanto diverso da lui: gente pacifica, quelli di cui dici volentieri che «non farebbero male a una mosca». Non te li vedi che provocano o giudicano, o che si mettono in mostra. Ragazzi tranquilli privi di malizia, che mai nella mia vita avevo visto creare problemi.

 

Mentre aspettavano il panino, un tizio enorme si era avvicinato ad una ragazza del gruppo – conosco anche lei, non è appariscente, né in alcun modo scortese. Di lì non si è capito cosa sia successo (la fila? Una spinta? Un commento personale?), ma Bepi mi dice che il tipo gigantesco comincia a picchiarla. Alla fine, mi ha detto, alla ragazzina avrebbero detto che aveva un distacco della retina.

 

I maschi del gruppo, a quel punto sono scattati in difesa della ragazza. Da dietro le auto sono spuntati altri omoni massicci e hanno cominciato a picchiare senza preavviso, senza pietà tutti: maschi e femmine. Bepi mi disse di ricordare che parlavano in una lingua slava, e che avevano qualche tatuaggio sulle braccia. Erano tre, quattro, non si sa: ma fecero un macello. Alla fine, i poveri ragazzi italiani, tutti universitari, tutti ex compagni di liceo, tutti di splendide famiglie piccolo-borghesi per bene, erano stati sistemati per le feste. Sopraffatti. Feriti. Incapaci di rispondere minimamente alla velocità e alla ferocia con cui erano stati attaccati.

 

Finirono quindi la nottata con le forze dell’ordine. I quali, mi raccontò l’amico, potevano avere idea di chi potesse essere. Veterani della guerra di Bosnia. Violentissimi. Irrintracciabili. Incontenibili. Spavaldi, non avevano la minima paura di poliziotti o carabinieri italiani. Anzi, mi fece capire Toni, sembra quasi che siano le forze dell’ordine italiane ad avere paura di loro.

 

Quindi, un bel salto al Pronto Soccorso per tutti.

 

Cerco di ricordare questo episodio, di cui oggi non posso verificare nulla. Sono tuttavia abbastanza sicuro che non trovarono i responsabili. Così, quell’esplosione di violenza impunita sfuma nella memoria fino a diventare una storiella, un raccontino senza peso, senza conseguenze. Forse è così. È solo un piccolo incubo svanito, una fantasia letteraria.

 

Non era difficile credere a questo racconto una venti anni fa. Perché nella decade precedente era cominciata quella sequela infinita di «rapine in villa», per le quali i giornali locali e nazionali scomodavano il capolavoro di Kubrick Arancia meccanica. Forse non ricordate, ma il copione era sempre lo stesso: gruppo di personaggi con accento dell’Est entrava nelle case isolate e faceva razzia, presente la famiglia, che veniva legata, molestata, picchiata a sangue.

Si diceva che fosse un effetto collaterale della ritrovata «pace» nei Balcani: gli ex combattenti, tutti imbevuti degli orrori indicibili della guerra di decomposizione della ex-Yugoslavia, invece che tornare ad integrarsi nelle loro società prima si facevano un giretto in Italia, ad accumulare un po’, continuando l’assetto esistenziale del razziatore

 

Si diceva che fosse un effetto collaterale della ritrovata «pace» nei Balcani: gli ex combattenti, tutti imbevuti degli orrori indicibili della guerra di decomposizione della ex-Yugoslavia, invece che tornare ad integrarsi nelle loro società prima si facevano un giretto in Italia, ad accumulare un po’, continuando l’assetto esistenziale del razziatore, portando in una società «virginale» come quella della placida Italia degli anni Novanta la  violenza, di cui erano oramai maestri. Qualcosa che li rendeva, tra i teneri italiani, legibus soluti.

 

Il fenomeno, nel tempo, si ridimensionò fino a scomparire. La comunità balcanica immigrata si integrò in Italia stupendamente. Gli albanesi, per esempio: partito scontando pregiudizi e sospetti italiani, si riscattarono in modo esemplare. Dei serbi si può dire forse ancora meglio. Dei bosniaci, non sappiamo: del resto sappiamo che in Bosnia in quegli anni operava Bin Laden, e che pochi anni fa emerse come il Paese che in percentuale sulla popolazione totale esportava verso l’ISIS il maggior numero di foreign fighters è il Kosovo. Qui, dietro casa.

 

La guerra è una cosa orrenda. La guerra è una cosa orrenda perché talvolta resta dentro agli uomini. Soprattutto la guerra moderna: quella che non finisce davvero, quella che non risolve, non assegna veramente il ruolo dello sconfitto e del vincitore, perché tutto cade in una nebbiolina di eufemismo orwelliano. Non è guerra, è «intervento umanitario». Le bombe sono «intelligenti». I separatisti sono «terroristi», anzi lo sono gli irredentisti. Non è invasione e conquista, è «esportazione della democrazia». Non è massacro, è «regime-change», «nation-building», etc.

 

C’è stato un tempo quando i soldati, prima di tornare a Roma, dove li aspettavano feste ed onori, si fermavano giorni fuori dalla città. Per lavarsi: ed erano lavacri che andavano ben oltre la pulizia corporale. Essi sapevano che ciò che avevano visto e fatto, non doveva seguirli con loro nella società della pace. La violenza doveva essere espunta dal loro essere, strofinata via. Perché il senso di tutto questo era propria tenere la violenza lontana dalla propria comunità: questo è, alla fine, il significato della guerra.

 

Tutto ciò non avviene più. Non c’è una decompressione tra l’aberrazione sanguinaria del teatro della battaglia e la propria famiglia. Potete vedere chiaramente questo problema nel film di Clint Eastwood American Sniper, quando il protagonista, tornato in patria, non riesce ad andare subito dalla famiglia, nell’incomprensione totale della moglie. Qualcuno ha perfino proposto l’idea che la quantità di veterani finiti male dopo il Vietnam fosse dovuta proprio a questa mancanza rituale: nessuna parata li ha accolti quando sono tornati a casa, anzi: c’era un’ammasso di hippy drogati che voleva sputare loro addosso.

Così, molti uomini continuano a portare la guerra dentro di loro; anzi, desiderano che essa continui, e sono disposti a portarla dovunque essi vanno, perché il disastro pulsionale che li abita chiede di essere estrovertito. Il loro paesaggio interiore deve diventare lo scenario esteriore

 

Così, molti uomini continuano a portare la guerra dentro di loro; anzi, desiderano che essa continui, e sono disposti a portarla dovunque essi vanno, perché il disastro pulsionale che li abita chiede di essere estrovertito. Il loro paesaggio interiore deve diventare lo scenario esteriore.

 

Qualcuno sostiene che questo sia un grande fattore nel massacro, ora dimenticato, che sconvolse l’Algeria sempre negli anni Novanta. A perpetrare la catena giornaliera di eccidi di crudeltà parossistica erano, tra gli altri, gli afghansi, ossia quei guerrieri che da tutto il mondo islamico si erano recati in Afghanistan a combattere, finanziati dai sauditi e coordinati dalla CIA, i russi.

 

La cosiddetta Guerra Civile Algerina, fece probabilmente 150 mila morti. Come la guerra afghano-sovietica, anche quella algerina spanse il suo veleno. La vigilia di Natale 1994 un gruppo di terroristi del GIA (una delle sigle islamiste algerine) si impadronì di un volo commerciale dell’Air France, uccise tre passeggeri, e programmò di farlo schiantare sulla Tour Eiffel (ricorda qualcosa?), prima di essere eliminato da un blitz dei gendarmi francesi. Nel 1995, gli islamisti algerini misero bombe nei sistemi di traporto pubblico delle prime due città francesi, Parigi e Lione, uccidendo 8 persone e ferendone 190.

 

No, se non è fermata, la guerra nel cuore degli uomini non finisce: si trasforma, diventa ulteriore brama di sangue, diventa terrore, che è solo il richiamo purpureo di altra guerra.

 

Avrete capito dove voglio arrivare.

 

Se la guerra in Ucraina finirà, cosa succederà ai battaglioni neonazisti – quelli ora leccati dai telegiornali, quelli le cui lustrine runiche sono acquistabili su Amazon – che in questo momento stanno combattendo contro i russi?

 

È lecito pensare che alcuni di essi scapperanno qui in Italia, visto che il nostro è il Paese europeo con il maggior numero di persone della diaspora ucraina?

No, se non è fermata, la guerra nel cuore degli uomini non finisce: si trasforma, diventa terrore, che è solo il richiamo purpureo di altra guerra

 

Oppure, è lecito pensare che saremo visitati, come negli anni Novanta, da bande di ex militari tatuati, come i balcanici degli assalti in villa?

 

A differenza dei bosniaci, essi sono molto più determinati, abitati da una fede granitica, che è quella che mostrano con bandiere e fiaccolate, quella visibile in otto anni di guerra in Donbass.

 

Com’è stato possibile nazificare una parte così larga della gioventù ucraina?

 

Mi riesco a dare solo una spiegazione: mentre gli oligarchi si ingrassavano con i miliardi di aiuti internazionali (ricordiamolo: l’Ucraina, nel 1992, era partita con zero debito pubblico, ora deve al mondo 57 miliardi di dollari), la popolazione comune viveva schiacciata in una semipovertà forse peggiore di quella sovietica.

 

A quel punto, qualcuno ha pensato bene di dare qualcosa a cui le nuove generazioni potessero attaccarsi (invece che rivoltarsi contro l’oligarcato). Un’ideologia nazionalista totalizzante, fatta di odio e di richiami ancestrali – più, ovviamente il calcio, perché anche qui, come accadeva nei Balcani, in vari casi c’è continuità tra la curva ultras e gli squadroni più efferati.

Hanno radicalizzato la gioventù ucraina, non diversamente da come negli anni passati hanno fatto i wahabiti con la gioventù musulmana

 

In pratica, hanno radicalizzato la gioventù ucraina, non diversamente da come negli anni passati hanno fatto i wahabiti con la gioventù musulmana. Invece che rivoltarsi contro i miliardari del petrolio per reclamare la prosperità minima di una distribuzione della ricchezza, eccoteli a sognare la jihad globale, e seminare morte all’esterno del loro Paese.

 

Chiunque avesse interesse a nuocere alla Russia – o meglio: a separarla dall’Ucraina de-europeizzandola, come da manuale geopolitico americano – non poteva che godere della radicalizzazione ucraina. Qualche oligarca, lo sappiamo, ci ha messo qualche soldo. Tuttavia, sarebbe da capire se lo ha fatto anche qualche entità straniera.

 

Il jihadismo ucronazista, creato artificialmente per colpire la Russia, potrebbe infine colpire anche noi. La storia recente ce lo indica chiaramente.

 

E non sembra che qualcuno dei nostri governanti lo stia capendo: perché, anzi, stiamo mandando laggiù carichi di armi. Le quali non sono esattamente, come i sacchetti di plastica ora obbligatori al supermercato e i partiti politici, biodegradabili. Quelle armi che stiamo spedendo laggiù, secondo voi, a chi andranno? E cosa ne sarà nel dopoguerra, qualunque esso sia?

Quando la violenza non è fermata dal sacrificio, essa continua. Contamina, si espande, divampa

 

Un’idea ce la possiamo fare. Quando la violenza non è fermata dal sacrificio, essa continua. Contamina, si espande, divampa. Possiamo solo pregare che non arrivi anche qui, ma la mole che stiamo vedendo è tale che la prospettiva dell’Europa di non esserne colpita è altamente improbabile.

 

Forse è parte anche questo del piano: useranno il caos sanguinario per resettarci. Ci estenueranno, ci sfibreranno, tra sofferenza e instabilità (ucraina, africana, finanziaria, pandemica) fino a che non saremo noi a chiedere di rebootare tutto, accettando qualsiasi cosa. L’abdicazione ad ogni nostro diritto, la rinuncia alla proprietà, i razionamenti perenni, la sterilizzazione, la sottomissione biologica ed elettronica.

 

È il Reset attraverso la barbarie.

 

Ci siamo già dentro.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un legame tra l’attentatore di Trump e il colosso finanziario BlackRock?

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Thomas Matthew Crooks, il sospettato del tentato omicidio dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump avvenuto sabato, è apparso in una pubblicità del 2022 per BlackRock. La notizia, che correva in rete da ore, è stata confermata da un comunicato dello stesso supercolosso finanziario.

 

Crooks è stato colpito e ucciso dagli ufficiali dei servizi segreti statunitensi dopo aver sparato diversi colpi al presunto candidato repubblicano alla presidenza, mentre stava tenendo un discorso durante un comizio elettorale in Pennsylvania. BlackRock ha rivelato il precedente collegamento con l’uomo armato in una dichiarazione di domenica.

 

Lo spot è stato girato alla Bethel Park High School, dove Crooks si è diplomato due anni fa. L’allora adolescente è apparso sullo sfondo insieme a diversi altri studenti e non è stato in alcun modo compensato, ha affermato la società.

 

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«Il tentativo di assassinio dell’ex Presidente Trump è abominevole», ha sottolineato BlackRock. «Siamo grati che l’ex presidente Trump non sia rimasto gravemente ferito e pensiamo a tutti gli innocenti spettatori e alle vittime di questo atto orribile, in particolare alla persona che è stata uccisa».

 

L’enorme società di investimenti ha dichiarato che ritirerà la pubblicità dalla circolazione e condividerà tutti i filmati disponibili con le autorità competenti.

 

BlackRock, è la più grande società di investimento nel mondo con in gestione un patrimonio totale di circa 10 trilioni di dollari. Tuttavia di tale colosso il pubblico non sa moltissimo, ma la cui influenza arriva ad essere, per alcuni critici, piuttosto controversa.

 

Nel 2022 il CEO di BlackRock Larry Fink dichiarò che la guerra ucraina poteva essere un fattore di accelerazione del processo di sparizione del contante. Il Fink due mesi fa in Arabia Saudita aveva elogiato la depopolazione e la sostituzione degli esseri umani con le macchine.

 

BlackRock è considerata al centro della crisi energetica mondiale. Secondo Robert F. Kennedy jr., il megagruppo finanziario è causa della cancellazione della classe media in America.

 

Come riportato da Renovatio 21, poche settimane fa BlackRock avrebbe condotto negoziati con le autorità ucraine facendo capire che potrebbe uscire dal Paese. Negli scorsi mesi il gruppo avrebbe fatto parte dell’operazione di pressing sui reali sauditi al fine che il loro Regno non aderisca ai BRICS.

 

Un anno fa, durante le proteste francesi per la riforma delle pensioni lanciata da Macron, i manifestanti occuparono la sede francese di BlackRock. Secondo alcuni il mega-gruppo sarebbe coinvolto anche alla tempesta finanziaria sulle obbligazioni britanniche che due anni fa travolse la neopremier di Londra Liz Truss.

 

Alcuni Stati americani nel 2022 annunciarono il boicottaggio di banche anti-combustibili fossili come BlackRock, Goldman Sachs e JP Morgan. L’ex direttore del reparto «investimento sostenibile» di BlackRock, Brian Deese, poi passato a dirigere il National Economic Council di Biden, interrogato sull’aumento dei prezzi della benzina, aveva parlato di sacrifici per l’«Ordine Mondiale Liberale».

 

Biden si è avvalso del consiglio di BlackRock anche per la politica estera verso la Cina, Paese dove il colosso finanziario combatte una faida che lo contrappone a George Soros.

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Carla Bruni accusata per i fondi libici a Sarkozy

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Carla Bruni-Sarkozy, ex supermodella e moglie dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, è stata accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario». Lo riporta Le Monde.    I procuratori hanno affermato che la Bruni avrebbe avuto un ruolo nel nascondere le affermazioni secondo cui la campagna del marito era stata finanziata dal defunto ex leader libico, Muammar Gheddafi.   La Bruni-Sarkozy è stata incriminata martedì e le è stato proibito di avere contatti con chiunque altro coinvolto nel caso, ad eccezione del marito, ha riferito l’agenzia di stampa francese AFP.

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Il caso è iniziato nel 2011, quando il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha affermato che il suo defunto padre aveva finanziato la campagna elettorale di Sarkozy del 2007 con circa 50 milioni di euro. L’uomo d’affari franco-libanese Ziad Takieddine – definito da alcuni giornali come «trafficante di armi» – si sarebbe fatto avanti l’anno successivo sostenendo di aver trasportato personalmente 5 milioni di euro da Tripoli a Parigi alla fine del 2006, e la polizia francese ha iniziato a indagare su Sarkozy nel 2013.   Tuttavia, il Takieddine avrebbe ritirato le sue accuse nel 2020, scatenando speculazioni sul fatto che fosse stato corrotto o costretto a farlo. Gli investigatori si sono concentrati su un’amica di Sarkozy, Michele Marchand detta Mimi, PR e padrone di un’agenzia di Paparazzi, che si sarebbe recata in Libano per incontrare Takieddine nel 2020. La Marchand era stata arrestata e incriminata nel 2021.   «Bruni è anche stata posta sotto lo statuto di testimone informato per il reato di associazione per delinquere allo scopo di corrompere personale giudiziario di un altro stato, in Libano» scrive RaiNews.   Secondo l’accusa, Bruni-Sarkozy ha cancellato i messaggi di testo a Marchand il giorno dell’arresto della Marchand nel 2021. L’ex première Dame ha negato qualsiasi coinvolgimento nel presunto schema di tangenti e i suoi avvocati hanno definito le accuse contro di lei «infondate».   Bruni ha sposato Sarkozy nel 2008, dopo una carriera stellare nella moda e nella musica, nonché nel gossip di livello supernazionale grazie ad intime relazioni con le icone rock Eric Clapton e Mick Jagger, e pure, secondo una voce poi smentita, con Donald Trump. I giornali descrissero la determinazione della Bruni indicando che avrebbe detto alle compagne di liceo che un giorno sarebbe arrivata al cantante divo dei Rolling Stones, per poi farlo davvero. Più tardi, entrato nel radar Sarkozy, avrebbe confidato: «voglio un uomo dotato della bomba atomica».   Sarkozy aveva divorziato dalla sua seconda moglie, un’altra ex modella di nome Cecilia Ciganer-Albeniz, meno di quattro mesi prima, che lo aveva lasciato per il pubblicitario franco-marocchino ebreo Richard Attias, sposato poi al Rockefeller Center a Nuova York.   L’ombra della grande pubblicità si impose anche sulla relazione tra la Bruni e Sarkozy: a combinare l’incontro sarebbe stato Jacques Séguela, famosissimo pubblicitario dei grandi marchi francesi, che avrebbe in seguito prodotto vittoriose campagne elettorali per Mitterand e Eltsin.   Sarkozy ha servito un solo mandato, perdendo la sua rielezione a favore di Francois Hollande nel 2012. Ha trascorso gran parte del suo periodo post-presidenziale coinvolto in scandali legali ed è stato condannato per violazioni del finanziamento della campagna elettorale e traffico di influenze in due casi separati nel 2021.   All’inizio di quest’anno, un tribunale di Parigi ha confermato il verdetto sul finanziamento della campagna, condannando l’ex presidente a sei mesi di reclusione con sospensione della pena.

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Si prevede che Sarkozy sarà processato l’anno prossimo per «occultamento di appropriazione indebita di fondi pubblici, corruzione passiva, finanziamento illegale di campagne elettorali e associazione a delinquere», tutte accuse derivanti dalle accuse sulla Libia.   A più riprese qualcuno ha accusato la Bruni di aver favorito la fuga all’estero del criminale Cesare Battisti, che viveva a Parigi come giallisti nell’impunità assicurata ai terroristi rossi dal potere francese. Lei negò parlando di «calunnie» e dicendo che non lo conosceva. Battisti fu catturato in Sud America e riportato in Italia dal governo gialloverde del Conte 1.   La questione è curiosa, perché si dice che la famiglia Bruni Tedeschi – ricca dinastia industriale piemontese di origini ebraiche – avesse riparato a Parigi con le figlie piccole proprio per evitare i rapimenti da parte di fazioni stile Brigate Rosse che scorrazzavano allora per l’Italia prendendo di mira i grandi industriali.   La sorella di Carla, la nota attrice e regista Valeria Bruni Tedeschi (biologicamente sorellastra, si apprende: Carla sarebbe stata avuta dalla madre per la relazione con un giovane che non era suo padre, industriale e studioso della musica dodecafonica Alberto Bruni Tedeschi) nell’aprile 2021 pubblicò sul quotidiano Libération, assieme ad altri intellò, un appello a Emmanuel Macron a seguito dell’arresto (con subitanea scarcerazione in libertà vigilata) di una decina di ex terroristi italiani ed ex militanti di gruppi eversivi rossi, tra cui alcuni accusati e condannati dai tribunali italiani per omicidio, tentato omicidio, sequestro.   L’appello era scritto «per mantenere l’impegno della Francia nei confronti degli esiliati italiani per cui è stata richiesta l’estradizione», trattandosi di persone, è scritto, che «hanno rispettato il loro impegno a rinunciare alla violenza». «Alcuni in Italia li usano come spaventapasseri per obiettivi di politica interna che non ci riguardano» chiosava l’appello firmato dalla Bruni.   Di recente è emerso che a Parigi la Bruni è stata compagna delle elementari del generale Vannacci, che ne ha parlato in uno suo recente libro.

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Misteri

I procuratori sapevano che Epstein aveva fatto sesso con minorenni anni prima del patteggiamento

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La scorsa settimana un giudice della Florida ha rilasciato una trascrizione di 150 pagine relativa a un’indagine della giuria del 2006 su Jeffrey Epstein, rivelando che i pubblici ministeri erano a conoscenza del fatto che Epstein abusava sessualmente di ragazze minorenni.

 

Secondo quanto riportato dalla stampa americana, le trascrizioni rivelerebbero che l’accordo tra Epstein e i procuratori è arrivato due anni dopo che questi avevano appreso che Epstein era coinvolto in stupri di ragazze adolescenti e ha portato a punizioni minime per il trafficante di esseri umani miliardario.

 

Alla fine, Epstein è stato accusato solo di un capo di imputazione per sollecitazione della prostituzione da parte di una minorenne, nonostante le prove di molteplici stupri e un modello di comportamento.

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Grazie a questa condanna poco più che simbolica, l’enigmatico finanziere sarebbe stato liberato poco dopo, potendo così continuare a sfruttare sessualmente ragazze fino al suo «suicidio» nel 2019 e ha guadagnato centinaia di milioni dal traffico di bambini con innumerevoli miliardari e oligarchi politici, trasportandoli avanti e indietro sul suo aereo privato (il famigerato «Lolita Express») all’isola di San Giacomo piccolo, nelle Isole Vergini Britanniche, dove innumerevoli minorenni sono state violentate dalla vera classe dirigente che ad oggi pare ancora immune dal sistema legale.

 

«I dettagli nel verbale saranno scandalosi per le persone perbene», ha scritto il giudice Luis Delgado, aggiungendo che la trascrizione ha (ulteriormente) ridotto la percezione pubblica del sistema di giustizia penale, che negli ultimi mesi è meglio conosciuto per essere stato dirottato per servire la fallita crociata di Biden per incarcerare Trump prima delle elezioni. I documenti sono stati pubblicati dopo che una legge della Florida del 2024 ha reso legale farlo per le trascrizioni relative a Epstein.

 

Le accuse del 2008 si riducevano a un capo di imputazione per sollecitazione della prostituzione da parte di una minorenne, nonostante gli investigatori fossero a conoscenza del modello di comportamento di Epstein, compresi numerosi episodi di stupro. L’accusa era significativamente meno grave di quanto le prove giustificassero, soprattutto perché gli investigatori erano a conoscenza del modello di comportamento di Epstein, compresi numerosi episodi di stupro. L’accusa limitata ignorava l’intera portata delle attività criminali di Epstein.

 

L’archiviazione, che di per sé svela ulteriormente gli errori giudiziari che hanno reso possibile la successiva condotta di Epstein, è stata effettuata anni dopo che la sentenza indulgente e ritardata era stata criticata.

 

«La storia di come Jeffrey Epstein abbia reso vittime alcune delle persone più vulnerabili della contea di Palm Beach è stata oggetto di molta rabbia e ha talvolta ridotto la percezione del sistema di giustizia penale da parte dell’opinione pubblica», scrive il giudice Delgado.

 

Il procuratore distrettuale della Florida meridionale, Alex Acosta, che ha ricoperto per un periodo di tempo il ruolo di ex Segretario del lavoro di Trump, ha approvato un accordo di non persecuzione con Epstein nel 2008, nonostante i procuratori fossero a conoscenza degli stupri. Acosta alla fine ha lasciato l’amministrazione Trump in preda allo scandalo dopo che sono emersi dettagli che delineavano la sua azione giudiziaria fallita nei confronti del prolifico trafficante.

 

Come noto, Acosta dichiarò che qualcuno all’epoca gli suggerì di lasciar perdere il caso, in quanto Epstein «appartiene all’Intelligence», senza specificare per quale servizio segreto americano (o straniero) egli lavorasse.

 

La questione della mancata pubblicazione della «lista clienti» di Epstein è un mistero sul quale si interroga persino Elone Musk.

 


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Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni è emerso da una testimonianza giudiziaria di una vittima del miliardario pedofilo che Epstein si sarebbe vantato di essere un agente del Mossad, il temuto servizio segreto dello Stato di Israele, cosa che lo accomunerebbe al padre della sua madame Ghislaine Maxwell, Robert Maxwell, magnate britannico di origini ebraico-boeme ritenuto da alcuni una spia atomica israeliana.

 

Come riportato da Renovatio 21, le connessioni tra Epstein e e la Maxwell i servizi segreti israeliani hanno tenuto banco negli ulti mesi grazie a file resi pubblici a inizio gennaio. Rivelazioni dell’anno scorso mostravano con Epstein incontrasse, oltre a personaggi pubblici come Woody Allen, Noam Chomsky e membri della famigli Rothschild, anche il futuro capo della CIA William Burns e, notoriamente, l’ex premier israeliano Ehud Barak, spesse volte suo ospite.

 

Epstein, 66 anni, è morto in una cella del carcere di Manhattan nell’agosto 2019 mentre era in attesa del processo con l’accusa di traffico sessuale. Le autorità hanno ufficialmente classificato la sua morte come suicidio, ma da allora le voci su una morte per omicidio sono continuate. Il fratello di Epstein a inizio anno aveva mostrato foto dell’autopsia che proverebbero che l’uomo non si sarebbe di fatto ucciso.

 

Anche se alcune delle vittime sono state identificate per nome, l’elenco dei clienti rimane confidenziale. Ciclicamente escono notizie sull’imminente uscita della lista – come tre mesi fa, quando dissero che tutti i visitatori della pedo-isola sarebbero stati individuati dai dati dei loro cellulari – per poi finire in un nulla di fatto.

 

Come riportato da Renovatio 21, il candidato presidente Donald J. Trump ha dichiarato che una volta eletto pubblicherà tutti i segreti su Epstein, la morte di John Kennedy e pure sull’11 settembre.

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