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Il Reset attraverso la barbarie: il jihadismo ucronazista nel nostro futuro

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Una ventina di anni fa vidi ad una cena affollata il mio amico Bepi. Aveva la faccia gonfia, piena di ematomi. Lo avevo visto ad un altro incontro qualche sera prima, e non aveva niente: quelle che stavo vedendo erano quindi ferite fresche. Lui era fatto così: nonostante fosse ancora ferito, era uscito lo stesso, perché – buono come il pane – era uno a cui piaceva stare in compagnia, e usciva tutte le sere con la sua inseparabile morosa.

 

Infatti eccola lì: piena di lividi anche lei.

 

Cos’era successo? Bepi iniziò a raccontarmi. Con altri amici (diciamo che erano una mezza dozzina o più) si erano fermati nottetempo ad un baracchino sulla provinciale per mangiare il classico panino del nottambulo. Nessuno degli elementi del gruppo era tanto diverso da lui: gente pacifica, quelli di cui dici volentieri che «non farebbero male a una mosca». Non te li vedi che provocano o giudicano, o che si mettono in mostra. Ragazzi tranquilli privi di malizia, che mai nella mia vita avevo visto creare problemi.

 

Mentre aspettavano il panino, un tizio enorme si era avvicinato ad una ragazza del gruppo – conosco anche lei, non è appariscente, né in alcun modo scortese. Di lì non si è capito cosa sia successo (la fila? Una spinta? Un commento personale?), ma Bepi mi dice che il tipo gigantesco comincia a picchiarla. Alla fine, mi ha detto, alla ragazzina avrebbero detto che aveva un distacco della retina.

 

I maschi del gruppo, a quel punto sono scattati in difesa della ragazza. Da dietro le auto sono spuntati altri omoni massicci e hanno cominciato a picchiare senza preavviso, senza pietà tutti: maschi e femmine. Bepi mi disse di ricordare che parlavano in una lingua slava, e che avevano qualche tatuaggio sulle braccia. Erano tre, quattro, non si sa: ma fecero un macello. Alla fine, i poveri ragazzi italiani, tutti universitari, tutti ex compagni di liceo, tutti di splendide famiglie piccolo-borghesi per bene, erano stati sistemati per le feste. Sopraffatti. Feriti. Incapaci di rispondere minimamente alla velocità e alla ferocia con cui erano stati attaccati.

 

Finirono quindi la nottata con le forze dell’ordine. I quali, mi raccontò l’amico, potevano avere idea di chi potesse essere. Veterani della guerra di Bosnia. Violentissimi. Irrintracciabili. Incontenibili. Spavaldi, non avevano la minima paura di poliziotti o carabinieri italiani. Anzi, mi fece capire Toni, sembra quasi che siano le forze dell’ordine italiane ad avere paura di loro.

 

Quindi, un bel salto al Pronto Soccorso per tutti.

 

Cerco di ricordare questo episodio, di cui oggi non posso verificare nulla. Sono tuttavia abbastanza sicuro che non trovarono i responsabili. Così, quell’esplosione di violenza impunita sfuma nella memoria fino a diventare una storiella, un raccontino senza peso, senza conseguenze. Forse è così. È solo un piccolo incubo svanito, una fantasia letteraria.

 

Non era difficile credere a questo racconto una venti anni fa. Perché nella decade precedente era cominciata quella sequela infinita di «rapine in villa», per le quali i giornali locali e nazionali scomodavano il capolavoro di Kubrick Arancia meccanica. Forse non ricordate, ma il copione era sempre lo stesso: gruppo di personaggi con accento dell’Est entrava nelle case isolate e faceva razzia, presente la famiglia, che veniva legata, molestata, picchiata a sangue.

Si diceva che fosse un effetto collaterale della ritrovata «pace» nei Balcani: gli ex combattenti, tutti imbevuti degli orrori indicibili della guerra di decomposizione della ex-Yugoslavia, invece che tornare ad integrarsi nelle loro società prima si facevano un giretto in Italia, ad accumulare un po’, continuando l’assetto esistenziale del razziatore

 

Si diceva che fosse un effetto collaterale della ritrovata «pace» nei Balcani: gli ex combattenti, tutti imbevuti degli orrori indicibili della guerra di decomposizione della ex-Yugoslavia, invece che tornare ad integrarsi nelle loro società prima si facevano un giretto in Italia, ad accumulare un po’, continuando l’assetto esistenziale del razziatore, portando in una società «virginale» come quella della placida Italia degli anni Novanta la  violenza, di cui erano oramai maestri. Qualcosa che li rendeva, tra i teneri italiani, legibus soluti.

 

Il fenomeno, nel tempo, si ridimensionò fino a scomparire. La comunità balcanica immigrata si integrò in Italia stupendamente. Gli albanesi, per esempio: partito scontando pregiudizi e sospetti italiani, si riscattarono in modo esemplare. Dei serbi si può dire forse ancora meglio. Dei bosniaci, non sappiamo: del resto sappiamo che in Bosnia in quegli anni operava Bin Laden, e che pochi anni fa emerse come il Paese che in percentuale sulla popolazione totale esportava verso l’ISIS il maggior numero di foreign fighters è il Kosovo. Qui, dietro casa.

 

La guerra è una cosa orrenda. La guerra è una cosa orrenda perché talvolta resta dentro agli uomini. Soprattutto la guerra moderna: quella che non finisce davvero, quella che non risolve, non assegna veramente il ruolo dello sconfitto e del vincitore, perché tutto cade in una nebbiolina di eufemismo orwelliano. Non è guerra, è «intervento umanitario». Le bombe sono «intelligenti». I separatisti sono «terroristi», anzi lo sono gli irredentisti. Non è invasione e conquista, è «esportazione della democrazia». Non è massacro, è «regime-change», «nation-building», etc.

 

C’è stato un tempo quando i soldati, prima di tornare a Roma, dove li aspettavano feste ed onori, si fermavano giorni fuori dalla città. Per lavarsi: ed erano lavacri che andavano ben oltre la pulizia corporale. Essi sapevano che ciò che avevano visto e fatto, non doveva seguirli con loro nella società della pace. La violenza doveva essere espunta dal loro essere, strofinata via. Perché il senso di tutto questo era propria tenere la violenza lontana dalla propria comunità: questo è, alla fine, il significato della guerra.

 

Tutto ciò non avviene più. Non c’è una decompressione tra l’aberrazione sanguinaria del teatro della battaglia e la propria famiglia. Potete vedere chiaramente questo problema nel film di Clint Eastwood American Sniper, quando il protagonista, tornato in patria, non riesce ad andare subito dalla famiglia, nell’incomprensione totale della moglie. Qualcuno ha perfino proposto l’idea che la quantità di veterani finiti male dopo il Vietnam fosse dovuta proprio a questa mancanza rituale: nessuna parata li ha accolti quando sono tornati a casa, anzi: c’era un’ammasso di hippy drogati che voleva sputare loro addosso.

Così, molti uomini continuano a portare la guerra dentro di loro; anzi, desiderano che essa continui, e sono disposti a portarla dovunque essi vanno, perché il disastro pulsionale che li abita chiede di essere estrovertito. Il loro paesaggio interiore deve diventare lo scenario esteriore

 

Così, molti uomini continuano a portare la guerra dentro di loro; anzi, desiderano che essa continui, e sono disposti a portarla dovunque essi vanno, perché il disastro pulsionale che li abita chiede di essere estrovertito. Il loro paesaggio interiore deve diventare lo scenario esteriore.

 

Qualcuno sostiene che questo sia un grande fattore nel massacro, ora dimenticato, che sconvolse l’Algeria sempre negli anni Novanta. A perpetrare la catena giornaliera di eccidi di crudeltà parossistica erano, tra gli altri, gli afghansi, ossia quei guerrieri che da tutto il mondo islamico si erano recati in Afghanistan a combattere, finanziati dai sauditi e coordinati dalla CIA, i russi.

 

La cosiddetta Guerra Civile Algerina, fece probabilmente 150 mila morti. Come la guerra afghano-sovietica, anche quella algerina spanse il suo veleno. La vigilia di Natale 1994 un gruppo di terroristi del GIA (una delle sigle islamiste algerine) si impadronì di un volo commerciale dell’Air France, uccise tre passeggeri, e programmò di farlo schiantare sulla Tour Eiffel (ricorda qualcosa?), prima di essere eliminato da un blitz dei gendarmi francesi. Nel 1995, gli islamisti algerini misero bombe nei sistemi di traporto pubblico delle prime due città francesi, Parigi e Lione, uccidendo 8 persone e ferendone 190.

 

No, se non è fermata, la guerra nel cuore degli uomini non finisce: si trasforma, diventa ulteriore brama di sangue, diventa terrore, che è solo il richiamo purpureo di altra guerra.

 

Avrete capito dove voglio arrivare.

 

Se la guerra in Ucraina finirà, cosa succederà ai battaglioni neonazisti – quelli ora leccati dai telegiornali, quelli le cui lustrine runiche sono acquistabili su Amazon – che in questo momento stanno combattendo contro i russi?

 

È lecito pensare che alcuni di essi scapperanno qui in Italia, visto che il nostro è il Paese europeo con il maggior numero di persone della diaspora ucraina?

No, se non è fermata, la guerra nel cuore degli uomini non finisce: si trasforma, diventa terrore, che è solo il richiamo purpureo di altra guerra

 

Oppure, è lecito pensare che saremo visitati, come negli anni Novanta, da bande di ex militari tatuati, come i balcanici degli assalti in villa?

 

A differenza dei bosniaci, essi sono molto più determinati, abitati da una fede granitica, che è quella che mostrano con bandiere e fiaccolate, quella visibile in otto anni di guerra in Donbass.

 

Com’è stato possibile nazificare una parte così larga della gioventù ucraina?

 

Mi riesco a dare solo una spiegazione: mentre gli oligarchi si ingrassavano con i miliardi di aiuti internazionali (ricordiamolo: l’Ucraina, nel 1992, era partita con zero debito pubblico, ora deve al mondo 57 miliardi di dollari), la popolazione comune viveva schiacciata in una semipovertà forse peggiore di quella sovietica.

 

A quel punto, qualcuno ha pensato bene di dare qualcosa a cui le nuove generazioni potessero attaccarsi (invece che rivoltarsi contro l’oligarcato). Un’ideologia nazionalista totalizzante, fatta di odio e di richiami ancestrali – più, ovviamente il calcio, perché anche qui, come accadeva nei Balcani, in vari casi c’è continuità tra la curva ultras e gli squadroni più efferati.

Hanno radicalizzato la gioventù ucraina, non diversamente da come negli anni passati hanno fatto i wahabiti con la gioventù musulmana

 

In pratica, hanno radicalizzato la gioventù ucraina, non diversamente da come negli anni passati hanno fatto i wahabiti con la gioventù musulmana. Invece che rivoltarsi contro i miliardari del petrolio per reclamare la prosperità minima di una distribuzione della ricchezza, eccoteli a sognare la jihad globale, e seminare morte all’esterno del loro Paese.

 

Chiunque avesse interesse a nuocere alla Russia – o meglio: a separarla dall’Ucraina de-europeizzandola, come da manuale geopolitico americano – non poteva che godere della radicalizzazione ucraina. Qualche oligarca, lo sappiamo, ci ha messo qualche soldo. Tuttavia, sarebbe da capire se lo ha fatto anche qualche entità straniera.

 

Il jihadismo ucronazista, creato artificialmente per colpire la Russia, potrebbe infine colpire anche noi. La storia recente ce lo indica chiaramente.

 

E non sembra che qualcuno dei nostri governanti lo stia capendo: perché, anzi, stiamo mandando laggiù carichi di armi. Le quali non sono esattamente, come i sacchetti di plastica ora obbligatori al supermercato e i partiti politici, biodegradabili. Quelle armi che stiamo spedendo laggiù, secondo voi, a chi andranno? E cosa ne sarà nel dopoguerra, qualunque esso sia?

Quando la violenza non è fermata dal sacrificio, essa continua. Contamina, si espande, divampa

 

Un’idea ce la possiamo fare. Quando la violenza non è fermata dal sacrificio, essa continua. Contamina, si espande, divampa. Possiamo solo pregare che non arrivi anche qui, ma la mole che stiamo vedendo è tale che la prospettiva dell’Europa di non esserne colpita è altamente improbabile.

 

Forse è parte anche questo del piano: useranno il caos sanguinario per resettarci. Ci estenueranno, ci sfibreranno, tra sofferenza e instabilità (ucraina, africana, finanziaria, pandemica) fino a che non saremo noi a chiedere di rebootare tutto, accettando qualsiasi cosa. L’abdicazione ad ogni nostro diritto, la rinuncia alla proprietà, i razionamenti perenni, la sterilizzazione, la sottomissione biologica ed elettronica.

 

È il Reset attraverso la barbarie.

 

Ci siamo già dentro.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alimentazione

Ecco i pomodori OGM di Bill Gates. Ma c’è qualche ostacolo

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates e la DARPA, una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, stanno finanziando la ricerca per modificare geneticamente i pomodori in modo da poter interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro. I critici della tecnologia hanno affermato di non essere sorpresi che la ricerca stia incontrando problemi.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates sta finanziando una ricerca volta a modificare geneticamente i pomodori per riuscire a interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro, ha riferito Jon Fleetwood su Substack.

 

La Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha finanziato la ricerca come parte del suo progetto «Insect Allies» [«Insetti alleati, ndt], secondo uno studio sui pomodori pubblicato il mese scorso su BMC Plant Biology.

 

Le mosche bianche, o Bemisia tabaci, sono un parassita comune che beve la linfa dal floema, il tessuto che trasporta il cibo nei gambi e nelle foglie delle piante di pomodoro, a volte causando la secchezza della pianta. Gli insetti secernono anche una sostanza appiccicosa chiamata melata, che attrae le formiche.

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Le mosche bianche possono decimare i raccolti. Lo studio BMC stima che il parassita causi 2 miliardi di dollari di perdite annuali nella produzione di manioca nella sola Africa, il che può causare insicurezza alimentare nelle regioni che dipendono da questa coltura.

 

I ricercatori mirano a sviluppare una tecnologia di modifica genetica (GM) che potrebbe modificare le piante per produrre proteine ​​che prendono di mira e distruggono le uova di mosca bianca. Gli autori notano che prendere di mira la vitalità delle uova è una «strategia unica» per le piante transgeniche, distinguendole dalla maggior parte delle piante insetticide GM che prendono di mira gli insetti adulti.

 

Fleetwood ha espresso preoccupazione circa i potenziali danni che questa tecnologia potrebbe arrecare alla salute umana e all’ambiente.

 

«Se commercializzate, queste “piante transgeniche” – geneticamente modificate per includere geni di altre specie – potrebbero introdurre composti insetticidi che interrompono la riproduzione nella catena alimentare umana», ha scritto Fleetwood.

 

«I pomodori modificati con insetticidi per interrompere la riproduzione possono sembrare una svolta, ma sollevano questioni critiche sulla sicurezza, la trasparenza e l’etica della modifica delle colture alimentari per attaccare la vita nel suo nucleo riproduttivo» ha continuato. «Con lo sviluppo di queste tecnologie, i consumatori hanno il diritto di sapere: sono questi i rischi che siamo disposti a correre con il nostro cibo?»

 

Il programma DARPA Insetti Alleati finanzia «contromisure scalabili, facilmente implementabili e generalizzabili» alle minacce naturali e ingegnerizzate alla fornitura alimentare degli Stati Uniti. Il programma cerca di fornire «terapie mirate» alle piante mature entro una singola stagione di crescita.

 

Tuttavia, in questo caso, i ricercatori hanno incontrato importanti problemi tecnici nei loro esperimenti, ha detto a The Defender il genetista molecolare Michael Antoniou, Ph.D. Ciò significa che il prodotto è ancora lontano dalla commercializzazione, ha detto.

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Lo studio incontra un «ostacolo importante»

Fleetwood ha riassunto i tre meccanismi utilizzati dai pomodori geneticamente modificati per colpire la vitalità delle uova della mosca bianca:

 

1) Produzione di chitinasi : i pomodori sono progettati per produrre un enzima derivato dalla felce Tectaria macrodonta che degrada la chitina, un componente chiave dei gusci d’uovo degli insetti. Questo enzima è destinato a uccidere gli embrioni in via di sviluppo all’interno delle uova.

 

2) Dirottamento riproduttivo : utilizzando domini di vitellogenina sintetica (SynVg), le proteine ​​imitano i percorsi riproduttivi naturali delle mosche bianche, garantendo che gli insetticidi vengano rilasciati direttamente nelle uova.

 

3) Assorbimento migliorato : i domini di trasduzione proteica (PTD) facilitano il trasporto di questi composti insetticidi dall’intestino dell’insetto al suo apparato riproduttivo.

 

Antoniou ha spiegato che per monitorare il funzionamento di questi meccanismi, i ricercatori hanno utilizzato un transgene che codifica una proteina fluorescente facilmente rilevabile , mCherry , che ha permesso loro di monitorare facilmente se il transgene veniva espresso.

 

Utilizzando mCherry hanno preso di mira le parti della pianta (il floema e l’ apoplasto, ovvero lo spazio attorno alle cellule vegetali) che gli insetti mangeranno.

 

In linea di principio, ha detto Antoniou, il parassita ingerirebbe qualsiasi proteina insetticida espressa in queste parti della pianta. Tuttavia, quando i ricercatori hanno dato in pasto alle mosche bianche i pomodori GM che esprimevano mCherry, non hanno rilevato la proteina fluorescente negli insetti, comprese le loro uova, come previsto.

 

Sebbene gli autori non siano riusciti a spiegare perché il transgene fosse assente nelle mosche che mangiavano i pomodori, hanno affermato che un meccanismo di difesa innato nelle uova che degrada le proteine ​​potrebbe aver causato il problema, ha affermato Antoniou.

 

«Gli autori riconoscono che questo meccanismo di difesa naturale costituisce un ostacolo importante al progresso di questa tecnologia». Ha anche fatto notare che, poiché inizialmente i ricercatori avevano avuto problemi a rilevare il transgene nei pomodori ingegnerizzati, hanno dovuto utilizzare i polloni, ovvero piante che crescono dalle radici della pianta ospite.

 

«Sono stati osservati problemi di silenziamento dell’espressione transgenica e, cosa ancora più sorprendente, importanti deformità in questi cloni di piante polloni», ha affermato Antoniou. «Ciò non è inaspettato, data la nota tendenza al silenziamento transgenico e la natura altamente mutagena del processo di trasformazione GM nel suo complesso, che può portare a gravi danni al DNA e interruzioni nei modelli di espressione genica».

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In che modo la tecnologia influenzerebbe gli esseri umani?

Fleetwood ha avvertito che l’integrazione del controllo dei parassiti nelle colture alimentari rappresenta un «cambiamento sismico nell’agricoltura». I sostenitori sostengono che riduce l’uso di pesticidi chimici, ma i critici sottolineano preoccupazioni circa le conseguenze indesiderate di tali tecnologie.

 

Ha criticato lo studio perché non ha affrontato «i rischi di interrompere la riproduzione nelle specie bersaglio, di danneggiare gli organismi non bersaglio e di esporre gli esseri umani a nuove proteine».

 

Sebbene i ricercatori abbiano sperimentato una varietà ornamentale di pomodoro, l’applicazione di questa tecnologia alle colture alimentari destinate al consumo umano solleva preoccupazioni per la salute, ha affermato Antoniou.

 

«Un’informazione cruciale mancante è se i transgeni siano espressi nei frutti di pomodoro maturi. Se lo fossero, il consumatore ingerirebbe proteine ​​insetticide, con conseguenze sconosciute per la salute» ha spiegato. «Sebbene ciò non comporti problemi riproduttivi diretti nel caso della chitinasi (perché gli esseri umani, compresi gli ovuli umani, non contengono chitina), potrebbero verificarsi reazioni tossiche o allergiche».

 

Claire Robinson, redattrice di GM Watch, ha affermato che poiché la tecnologia GM utilizzata nello studio si concentra sulla produzione di chitinasi, un enzima che scompone la chitina, non influirà direttamente sulla fertilità umana. «La chitina è presente solo negli insetti/uova di insetti e nei funghi, e non nei mammiferi, compresi gli esseri umani».

 

Tuttavia, ciò non significa che sia innocuo per gli esseri umani, ha affermato. «L’ingestione di questo insetticida prodotto da OGM può avere effetti negativi sulla salute degli esseri umani, che sono imprevedibili. Può anche danneggiare insetti non bersaglio e utili, i cui esoscheletri e uova contengono chitina».

 

«Detto questo, a giudicare dall’articolo pubblicato sulla rivista, questa tecnologia non sembra funzionare bene e Gates e la DARPA devono affrontare la realtà: dovranno investire grandi quantità di fondi in un progetto che potrebbe non avere mai successo» ha aggiunto Robinson.

 

«Gli insetti possono adattarsi rapidamente alle tecnologie e ai prodotti pensati per ucciderli ed è probabile che, anche se questa tecnologia venisse sviluppata fino al punto in cui inizialmente sembra funzionare, potrebbe avere una finestra di efficacia limitata☼.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 3 gennaio 2025 , Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Biden premia Soros. Musk lo paragona all’Imperatore di Guerre Stellari

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha nominato 19 destinatari della Presidential Medal of Freedom, il più alto riconoscimento civile americano. Tra loro ci sono l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, il miliardario liberale George Soros e l’innovatore culinario José Andrés, che una volta ha posato per una foto con l’uomo che ha tentato di assassinare l’allora presidente eletto Donald Trump.   La cerimonia di consegna dei premi – definita da alcuni come il «sabba del globalismo terminale» si è tenuta alla Casa Bianca sabato. Questo onore viene conferito a individui che hanno dato «contributi esemplari alla prosperità, ai valori o alla sicurezza degli Stati Uniti, alla pace nel mondo o ad altri importanti sforzi sociali, pubblici o privati», secondo una dichiarazione della Casa Bianca.   Il 94enne Soros, speculatore internazionale che distrusse la lira italiana, la sterlina britanniche e altre valute, è stato riconosciuto dal presidente degli Stati Uniti per i suoi sforzi nel «rafforzare la democrazia, i diritti umani, l’istruzione e la giustizia sociale» attraverso le sue Open Society Foundations, così come «partner e progetti in più di 120 paesi».

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Il miliardario ebreo magiaro non ha partecipato alla cerimonia e suo figlio Alex Soros ha ritirato il premio a suo nome. Varie voci, tra cui quella di Elon Musk, sostengono che il vegliardo non sia più «compos sui», e da anni ciclicamente fanno il giro della rete fake news sulla sua morte. Il figlio, grande fiancheggiatore diretto della Harris e dei democratici, è stato definito suo erede, e in tale veste ha già incontrato Bergoglio e partecipato a quantità di eventi, dal World Economic Forum di Davos a incontri riservati alla Casa Bianca.     Il figlio lo definisce «patriota americano», tuttavia attraverso la sua rete Open Society Foundations il Soros senior ha tentato attivamente di influenzare i processi politici in diversi paesi in tutto il mondo. Le sue attività sono state messe fuorilegge in diverse nazioni, tra cui Russia, Pakistan e Filippine.   In un post su X, Soros ha scritto: «Come immigrato che ha trovato libertà e prosperità in America, sono profondamente commosso da questo onore».   Un altro destinatario del più importante premio statunitense, José Andrés, è descritto dalla Casa Bianca come un «rinomato innovatore culinario ispano-americano» che «fornisce aiuti su larga scala alle comunità colpite da disastri naturali e conflitti». L’attivista pro-Trump Benny Johnson ha salutato il premio pubblicando una foto dell’Andrés con il secondo attentatore del presidente eletto, il pro-ucrainista, comparsa nei video del Battaglione Azov, Ryan Routh.   La foto, a quanto si dice, è tratta dal libro autopubblicato di Routh del 2023, in cui elogiava Andrés per aver «consegnato milioni di pasti al giorno all’Ucraina» ed esprimeva la speranza che qualcuno assassinasse Trump.   Clinton ha ricevuto un elogio più generale da Biden, che l’ha descritta come una donna che «ha fatto la storia molte volte nel corso di decenni di servizio pubblico», diventando anche «la prima First Lady eletta al Senato degli Stati Uniti».  

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«Dopo aver ricoperto l’incarico di Segretario di Stato, è diventata la prima donna nominata presidente da un importante partito politico degli Stati Uniti», ha affermato la Casa Bianca.   Tra gli altri destinatari della Presidential Medal of Freedom di quest’anno ci sono il cantante degli U2 Bono, lo stilista Ralph Lauren, la caporedattrice di Vogue Anna Wintour (dipinta nel celebre film Il diavolo veste Prada), l’ex giocatore NBA Earvin «Magic» Johnson (noto anche per aver preso l’HIV, e in qualche modo essere riuscito a rendere la cosa non rilevante) e gli attori Michael J. Fox (l’attore di Ritorno al futuro, noto per aver contratto una grave forma di Parkinson giovanile) e Denzel Washington (conosciuto per aver interpretato in una pellicola il politico razzista Malcolm X), oltre al calciatore argentino Lionel Messi.   Elon Musk ha paragonato il miliardario liberale George Soros all’imperatore Palpatine, noto anche come Darth Sidious, il principale cattivo della serie di film Guerre stellari. La frecciatina è seguita alla decisione di Joe Biden di conferire la medaglia presidenziale della libertà al potente finanziere.   In un messaggio su X di sabato, Musk ha pubblicato un collage che raffigura il presidente Biden che conferisce la decorazione al cattivo di Star Wars, con la didascalia che recita: «George Soros sembra piuttosto in forma qui. Deve essere l’illuminazione».     Commentando il post di un altro utente, in cui il miliardario 94enne veniva paragonato a Magneto, il principale cattivo della serie di fumetti X-Men della Marvel, il magnate della tecnologia sudafricano, che detiene anche la cittadinanza statunitense, ha affermato che la decorazione di Soros era una «parodia».   Come riportato da Renovatio 21, il Musk aveva in passato già paragonato Soros al mutante di origini ebraiche Magneto, attirandosi le accuse di antisemitismo. Parlando degli sbarchi degli immigrati a Lampedusa, Elon aveva definito Soros come «distruttore del tessuto della civiltà».

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Il Kenya sospende temporaneamente l’immunità diplomatica per la Fondazione Gates

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La scorsa settimana l’Alta Corte del Kenya ha sospeso l’immunità diplomatica concessa a ottobre dal governo keniota alla Fondazione Bill & Melinda Gates. La sentenza del 25 novembre, innescata da un ricorso legale presentato contro il governo, sarà riesaminata il 5 febbraio 2025.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates non ha più immunità e privilegi diplomatici in Kenya, almeno per ora. L’Alta Corte del Kenya ha sospeso l’immunità dopo che la Law Society of Kenya ha presentato un ricorso legale contro il governo.

 

Il governo keniota ha riconosciuto in ottobre la Gates Foundation e i suoi dipendenti come un trust di beneficenza con diritti speciali in Kenya, ai sensi del Privileges and Immunities Act. Il nuovo status ha esentato la fondazione e i suoi dipendenti in Kenya da azioni legali per atti compiuti in Kenya come parte di doveri ufficiali.

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Tuttavia, la sentenza del 25 novembre del giudice Bahati Mwamuye sospende l’immunità almeno fino al 5 febbraio 2025, quando un tribunale «esaminerà i progressi e fisserà una data per l’udienza per le osservazioni orali sulla petizione».

 

La sentenza impone inoltre a tutti gli imputati, tra cui il ministro degli esteri del Kenya e l’ufficio legale dello Stato, di «raccogliere, conservare e compilare tutta la documentazione relativa ai privilegi concessi alla Fondazione Gates, compresi i dettagli dell’accordo di cooperazione», sotto la minaccia di conseguenze legali in caso di inosservanza.

 

Secondo quanto riportato da Eastleigh Voice, la Fondazione Gates e il governo keniano hanno tempo fino al 10 dicembre per rispondere.

 

I privilegi diplomatici hanno permesso alla Fondazione Gates di «impegnarsi in contratti, azioni legali e transazioni immobiliari all’interno del Paese» e hanno garantito alla fondazione «esenzioni fiscali e immunità da azioni legali relative ai loro doveri ufficiali», lasciando molti keniani «con le sopracciglia alzate», ha riferito Kenyans.co.ke.

 

Nella sua contestazione legale, la Law Society of Kenya ha affermato che l’immunità «mina l’interesse pubblico e i principi costituzionali» e ha sostenuto che la decisione del governo dovrebbe essere dichiarata nulla e non avvenuta.

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Gates «tiene i governi in ostaggio»

Il dottor David Bell, medico della sanità pubblica e ricercatore senior presso il Brownstone Institute, ha affermato che la sospensione dell’Alta Corte «dimostra che il sistema keniano funziona come dovrebbe».

 

«Dal punto di vista del cittadino medio keniano, concedere l’immunità a un vasto gruppo di stranieri che lavorano per una fondazione privata… con interessi finanziari nei farmaci che viene loro detto di assumere dovrebbe essere davvero allarmante», ha affermato Bell.

 

Shabnam Palesa Mohamed, direttore esecutivo di Children’s Health Defense Africa e fondatore dell’organizzazione di difesa sanitaria Transformative Health Justice, ha affermato che Gates «opera da una posizione di immensa ricchezza finanziaria e quindi di influenza politica. Utilizzando meccanismi di carota (finanziamenti) e bastone (ritiro dei finanziamenti), tiene i governi in ostaggio».

 

Mohamed ha definito «orribile» la decisione del governo keniano di offrire l’immunità alla Fondazione Gates, affermando che dimostra che «i nostri governi sono prigionieri».

 

Ha aggiunto:

 

«Le conseguenze negative di questa scioccante decisione sono di vasta portata. Includono l’erosione della responsabilità, il trattamento diseguale nella legge, il danno alla sovranità nazionale, la presa in giro della trasparenza e della partecipazione pubblica».

 

Tim Hinchliffe, direttore di The Sociable, ha affermato di credere che gli sforzi di Gates per ottenere l’immunità diplomatica in Paesi come il Kenya siano legati a fini di lucro.

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«Ovunque vada Gates, si riempie le tasche con la scusa della filantropia, mentre lui se ne sta seduto a riscuotere i profitti dei suoi investimenti, indipendentemente dal risultato», ha detto Hinchliffe.

 

«Quando hai così tanta ricchezza e potere, quando hai un’organizzazione che contribuisce di più al bilancio annuale dell’OMS rispetto alla maggior parte degli stati nazionali, allora puoi comprarti la strada per tutto ciò che vuoi, inclusa l’immunità diplomatica», ha detto Hinchliffe. «Ma quell’immunità può durare solo per un po’».

 

Per altri esperti, il tentativo di Gates di ottenere l’immunità diplomatica è un tentativo di proteggersi dalle conseguenze legali delle sue azioni e di quelle della Fondazione Gates.

 

La dottoressa Meryl Nass, fondatrice di Door to Freedom, ha dichiarato a The Defender: «Si dovrebbe supporre che nessuna entità cercherebbe tale immunità a meno che non pensasse di poter essere a rischio di sanzioni legali».

 

Nass ha aggiunto:

 

«Gates è stato accusato di molti reati, tra cui pratiche commerciali monopolistiche, per aver condotto una sperimentazione clinica su ragazze in India, associata a morti infantili e mancanza di consenso informato. È stato certamente accusato di pubblicità ingannevole di prodotti agricoli in India e in Africa».

 

Francis Boyle, JD, Ph.D., professore di diritto internazionale presso l’Università dell’Illinois, ha affermato: «È piuttosto bizzarro che abbiano concesso a Gates privilegi e immunità in base alla loro legislazione nazionale in primo luogo. Ovviamente, questo è stato un tentativo da parte di Gates di proteggere se stesso e i suoi complici da procedimenti penali e responsabilità civile in Kenya».

 

Gates sta attualmente affrontando una causa nei Paesi Bassi intentata da sette vittime di danni causati dal vaccino contro il COVID-19 e sta affrontando sfide legali in almeno un altro Paese, l’India, per danni connessi ai vaccini.

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L’immunità di Gates in Kenya crea «un precedente pericoloso»

La Fondazione Gates ha già difeso la decisione del governo keniota di concederle l’immunità diplomatica, affermando che la fondazione opera «secondo i tipici accordi che il Kenya stipula con altre fondazioni e organizzazioni non profit».

 

Anche il Primo Segretario di Gabinetto del Kenya, Musalia Mudavadi, ha difeso la decisione, descrivendola come una prassi diplomatica di routine e sottolineando la crescente presenza della fondazione in Kenya, inclusa l’istituzione all’inizio di questo mese di un ufficio subregionale a Nairobi, la capitale del Kenya.

 

«L’ufficio amplierà e migliorerà il lavoro della Fondazione nei settori sanitario, agricolo e delle ICT [tecnologie dell’informazione e della comunicazione] in Kenya», ha riferito Tuko.

 

Tuttavia, secondo Capital FM, «la decisione di estendere l’immunità diplomatica ha scatenato un ampio dibattito sulla responsabilità. I ​​critici sostengono che i privilegi proteggono la Fondazione dal controllo legale, creando un pericoloso precedente».

 

Mohamed ha detto a The Defender che concedere l’immunità a Gates in Kenya crea pressioni diplomatiche ed economiche sugli altri Paesi africani affinché offrano simili esenzioni legali. Ha detto:

 

«Data l’influenza di Gates e la portata delle sue iniziative filantropiche in tutto il continente, i Paesi confinanti potrebbero sentirsi obbligati a seguire l’esempio del Kenya per attrarre o trattenere gli investimenti e i programmi di Gates, in particolare in sanità, istruzione e agricoltura. Ciò potrebbe portare a un effetto domino, in cui più nazioni africane si sentirebbero obbligate a concedere l’immunità».

 

«Ciò comprometterà l’autonomia dei Paesi africani sui loro sistemi legali e creerà una serie di attori stranieri che operano al di fuori della giurisdizione delle leggi locali, indebolendo la governance e creando un precedente in cui le esenzioni vengono concesse in base alla ricchezza o all’influenza, piuttosto che al merito o alla necessità, ponendo rischi per la sovranità legale e la governance equa in tutto il continente».

 

Catherine Austin Fitts, fondatrice e direttrice del Solari Report ed ex assistente segretario statunitense per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano, ha affermato che l’immunità concessa alla Fondazione Gates rientra in una tendenza in atto secondo cui anche le principali organizzazioni internazionali ottengono simili privilegi.

 

«Da quando abbiamo creato una banca centrale con immunità sovrana nel 1930, la Banca dei regolamenti internazionali (BRI), abbiamo assistito alla creazione costante di organizzazioni internazionali che godono di immunità sovrana, nonché di trattati internazionali che sovvertono il diritto nazionale e locale», ha affermato Fitts. «Non sorprende che ciò sia stato seguito dalla costante erosione dello stato di diritto e dalla centralizzazione della proprietà e della ricchezza… consentendo a una manciata di élite di fare guerra alla popolazione e di impossessarsi di beni».

 

Nel caso della Fondazione Gates, Fitts ha affermato di credere che «concedere l’immunità diplomatica alla Fondazione Gates riduce i costi della prototipazione del controllo completo della fondazione con ID digitale, riducendo al contempo la popolazione con vaccini».

 

Secondo un’indagine del 2022 di Corey Lynn, «gli Stati Uniti hanno concesso a 76 organizzazioni internazionali pubbliche immunità, privilegi ed esenzioni fiscali a partire dal 1946, appena 10 anni dopo che la BIS aveva ampliato le sue immunità con la Convenzione dell’Aja del 1936».

 

Un’organizzazione che gode di tale immunità è il GAVI, The Vaccine Alliance, una partnership pubblico-privata internazionale che promuove la vaccinazione, fondata nel 1999 dalla Gates Foundation. La fondazione detiene uno dei quattro seggi permanenti nel consiglio del GAVI e finanzia pesantemente l’organizzazione fino a oggi.

 

Secondo Lynn, «quasi subito dopo la seconda guerra mondiale, il Congresso approvò l’International Organizations Immunities Act, che divenne legge il 29 dicembre 1945. Questo stabilì immunità, privilegi ed esenzioni fiscali per le organizzazioni internazionali che potrebbero non essere considerate organizzazioni internazionali secondo le regole del diritto internazionale».

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Il coinvolgimento di Gates in Africa riguarda vaccini, agricoltura, identità digitale

Gli ingenti investimenti di Gates in Africa comprendono il coinvolgimento in settori quali l’agricoltura, la sanità pubblica e, più di recente, l’identificazione digitale in Kenya.

 

A ottobre, Business Daily Africa ha riferito che la Gates Foundation consiglierà il Kenya sul lancio di Maisha Namba, un nuovo sistema di identificazione digitale. Secondo Reclaim the Net, «il piano prevede che a ogni neonato venga assegnato un Maisha Namba, che rimarrà con loro per tutta la vita».

 

Molti degli investimenti della Fondazione Gates nell’agricoltura africana sono finanziati tramite l’AGRA con sede a Nairobi, precedentemente nota come Alliance for a Green Revolution in Africa. La fondazione è co-fondatrice dell’AGRA e il suo più grande donatore.

 

Le pratiche di Gates/AGRA sono state criticate da gruppi per i diritti umani e ambientalisti, e da alcuni agricoltori africani, che hanno accusato la Fondazione Gates di «fare Dio» e di usare «la sua enorme influenza politica e monetaria per escludere idee alternative». La ricerca ha dimostrato che le iniziative supportate da AGRA hanno fallito, a volte portando ad un aumento della fame.

 

Le attività della Fondazione Gates in Africa includono anche lo sviluppo e la distribuzione di vaccini, un programma per implementare la circoncisione di massa in Swaziland e Zambia per frenare la trasmissione dell’HIV e il progetto «Target Malaria», che ha proposto di porre fine alla malaria introducendo zanzare geneticamente modificate, o OGM.

 

Secondo Mohamed, «la Fondazione Gates finanzia programmi universitari e, così facendo, influenza le politiche e la direzione dei programmi». La Fondazione Gates e l’Unione Europea hanno investito oltre 100 milioni di dollari per istituire un ente regolatore africano per la droga.

 

Rivolgendosi all’opposizione ai piani di Gates in Kenya, Hinchliffe ha affermato: «Come abbiamo visto più e più volte, quando le persone iniziano a svegliarsi e a ribellarsi all’ingiustizia, quel tipo di immunità diplomatica inizia a scomparire piuttosto rapidamente».

 

«Se alla Fondazione Gates venisse nuovamente concessa l’immunità, per me sarebbe un segnale di allarme per una corruzione di massa».

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 2 dicembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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