Arte
Il vero volto del rock: sul palco del Festival di Glastonbury ecco Greta e Zelen’skyj
Ci siamo occupati spesso su queste colonne della questione della musica rock e delle sue stelle, finalmente smascherate dal biennio pandemico.
Abbiamo ringraziato il COVID per averci fatto vedere come tanti rocker famosi, di fronte al diktat del virus, si siano rivelati non dei coraggiosi ribelli, ma dei conformisti osceni, pronti a predicare di rintanarsi in casa perché lo ordina lo Stato (loro hanno le ville, sì), a mandare i fan a farsi iniettare il farmaco genetico sperimentale, pena l’esclusione dai loro concerti e perfino l’allontanamento dalle band dei componenti non sierati – fino all’insulto della popolazione non vaccinata. (Poi qualche vedette si ammala, qualcuna muore d’improvviso… è la vita)
Tutti, con pochissime eccezioni (che Dio ci conservi Eric Clapton), hanno dimostrato incontrovertibilmente la realtà della grande truffa morale del rock’n’roll: finta trasgressione, finta passione, finta umanità.
Ora, ciliegina sulla torta di questi due anni di sottomissione biotica, ci tocca vedere anche cosa succede sul palco del più importante Festival rock inglese, quello di Glastonbury, un tempo noto per le sue follie, con i migliori musicisti del mondo a suonare dinanzi a migliaia e migliaia di ascoltatori spalmati di fango.
Quest’anno a Glasto il pubblico dai microfoni ha sentito le prediche di Greta Thunberg e dell’immancabile Zelens’kyj.
Potete vedere voi stessi questo momento orwelliano servito ai fan della musica ribelle ammassati sotto il cielo bigio.
Da non credere, ma è così: il popolo del rock sottomesso al conformismo eco-NATO più trito, piegato al dogma della lagna ecologica antiumanista nonché alla posizione bellica del Patto Atlantico.
Sul serio, incredibile: anche perché non risulta che il pubblico abbia protestato.
Questa è la degna fine del rock, che si rivela per quello che è sempre stato sin dall’inizio: uno strumento di controllo ordito dal potere costituito, che con gli stili di vita propalati dalle band di capelloni ha di fatto sterilizzato una generazione facendo crollare la demografia dell’intero occidente, li ha resi stupidi ed obbedienti (dei consumatori: di dischi, droga, di idee politiche precotte), condannando la generazione dei (pochi) figli residui.
Vomitiamo sul rock.
Vomitiamo sulla Generazione dei Baby Boomer (sul palco, quest’anno, anche Paul McCartney, che pensavamo esposto al museo egizio di Torino) e sulla Generazione X (con il cantante dei Green Day ad annunziare che rinunzierà alla cittadinanza americana a causa della sentenza della Corte Suprema sull’aborto).
Si sono fatti imbrigliare da questa schifezza musicale ed antropologica.
Ora l’umanità ne paga le conseguenze.
Immagine screenshot da YouTube
Arte
Attivisti anti-israeliani vandalizzano il ritratto di Lord Balfour
Un gruppo filo-palestinese ha deturpato e tagliato un dipinto di Lord Arthur James Balfour, il ministro degli Esteri britannico la cui dichiarazione del 1917 fu determinante nel giustificare il sostegno alla fondazione dello Stato di Israele.
Un video pubblicato lo scorso venerdì da Palestine Action mostra un attivista che spruzza il ritratto di Balfour del 1914, realizzato dall’artista ungherese Philip Alexius de Laszlo, appeso al Trinity College di Cambridge, e lo taglia ripetutamente con un oggetto appuntito.
L’Azione Palestinese ha affermato che la Dichiarazione Balfour ha segnato l’inizio della «pulizia etnica in Palestina».
BREAKING: Palestine Action spray and slash a historic painting of Lord Balfour in Trinity College, University of Cambridge.
Written in 1917, Balfour’s declaration began the ethnic cleansing of Palestine by promising the land away — which the British never had the right to do. pic.twitter.com/CGmh8GadQG
— Palestine Action (@Pal_action) March 8, 2024
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La dichiarazione Balfour prometteva di costruire «un focolare nazionale per il popolo ebraico in Palestina, dove la maggioranza della popolazione indigena non era ebrea», si legge nella dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale del gruppo. «Ha dato via la patria palestinese – una terra che non poteva essere data via».
Datata 2 novembre 1917, la dichiarazione Balfour rappresenta una comunicazione ufficiale della politica del governo britannico riguardante la divisione dell’Impero ottomano – e quindi delle terre palestinesi – dopo la Prima Guerra Mondiale. La lettera, redatta da Arthur Balfour, allora ministro degli esteri britannico, e indirizzata a Lord Lionel Walter Rothschild, un importante rappresentante della comunità ebraica inglese e del movimento sionista, esprimeva il sostegno del governo britannico all’istituzione di una «dimora nazionale per il popolo ebraico» in Palestina, all’epoca parte dell’Impero ottomano, garantendo al contempo i diritti civili e religiosi delle altre comunità presenti nella regione. Questa posizione governativa fu deliberata durante una riunione di gabinetto il 31 ottobre 1917.
Successivamente, la dichiarazione Balfour fu inclusa nel trattato di Sèvres, che segnò la fine delle ostilità con la Turchia e attribuì la Palestina al Regno Unito (che successivamente avrebbe ottenuto il mandato sulla Palestina). Attualmente, il documento è conservato presso la British Library.
Il Regno Unito è stato teatro di frequenti proteste filo-palestinesi e filo-israeliane dalla strage del 7 ottobre dello scorso anno.
Il Regno Unito è stato teatro di frequenti proteste filo-palestinesi e filo-israeliane dalla strage del 7 ottobre dello scorso anno.
Pochi giorni fa, gli studenti dell’Università di Leeds hanno occupato un edificio del campus per protestare contro i legami dell’università con Israele. I manifestanti hanno chiesto alle autorità universitarie di licenziare il rabbino dell’università, tornato a prestare servizio nell’esercito israeliano dopo il 7 ottobre.
Il mese scorso, decine di migliaia di persone avrebbero preso parte a una marcia filo-palestinese nel centro di Londra, chiedendo un cessate il fuoco immediato a Gaza.
A gennaio, un gruppo di attivisti filo-palestinesi è stato arrestato con l’accusa di complotto per ostacolare il lavoro della Borsa di Londra, e un altro gruppo di manifestanti ha bloccato brevemente le strade fuori dal Parlamento britannico. A novembre, i sostenitori della Palestina hanno organizzato un sit-in alla stazione di King’s Cross, nel centro di Londra.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre attivisti filopalestinesi avevano lanciato sorci vivi dentro un McDonald’s di Birmingham.
⚡️A pro-Palestinian protester released a horde of mice painted in the colors of the Palestinian flag into a McDonald’s branch in Birmingham, England #مجزرة_جباليا #CeasefireForGaza #FreePalestine pic.twitter.com/YcdEdM4ARQ
— Shadab شاداب (@ImShadab_) November 1, 2023
A third mice released in a McDonald’s this time in small heath Birmingham McDonald’s https://t.co/7k6Y9c9Q5c pic.twitter.com/gqP8L96acU
— London & UK Street News (@CrimeLdn) November 1, 2023
La tremenda protesta murina potrebbe essere motivata dalla decisione della catena israeliana di fornire pasti gratuiti alle truppe israeliane
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Animali
«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?
In loving memory of Pigcasso who has sadly passed away.
— Compassion in World Farming (@ciwf) March 7, 2024
Rescued from a factory farm in South Africa, Pigcasso changed the hearts and minds of so many, encouraging them to reconsider how they saw farmed animals. She will leave a lasting legacy.
Video: Farm Sanctuary SA pic.twitter.com/DYL1U8HVVx
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Arte
Dipinto di Gesù nudo che assiste Giuda Iscariota appeso al muro nello studio di Papa Francesco: un video lo dimostra
Il Vaticano ha pubblicato un video che dimostra che un dipinto scandaloso che ritrae un Gesù nudo che assiste Giuda, il traditore di Cristo, è appeso nello studio personale di Papa Francesco. Lo riporta LifeSiteNews.
Vatican News mercoledì ha pubblicato un video discorso di Papa Francesco al Comitato panamericano dei giudici per i diritti sociali e la dottrina francescana (COPAJU), in cui si mostra che il controverso dipinto è effettivamente appeso nello studio di Francesco, dietro la sua scrivania.
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Nel 2021, L’Osservatore Romano aveva rivelato che l’artista ha donato il dipinto a Francesco e che era appeso dietro la scrivania del pontefice. Tuttavia, finora la prova di ciò non era mai stata resa pubblica.
Il quotidiano vaticano aveva mostrato una parte del dipinto come foto di copertina nel 2021. Un confronto mostra che si tratta chiaramente del dipinto appeso nello studio di Francesco.
🔴 La edición del Viernes Santo de L'Osservatore Romano del Vaticano celebró en sus tres primeras páginas a Judas Iscariote, el que traicionó a Cristo. pic.twitter.com/sDFya7elHn
— M I G U E L ☩ 𝐒𝐄𝐃𝐄 𝐕𝐀𝐂𝐀𝐍𝐓𝐄 (@S_VACANTE1958) April 6, 2021
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L’editoriale del quotidiano vaticano del 2021 spiegava che quel dipinto era ispirato al libro di Francesco del 2018, Quando pregate dite Padre Nostro, in cui Francesco suggerisce che Giuda potrebbe non essere all’inferno. «Questa idea è in diretto conflitto con le affermazioni dei papi precedenti e dello stesso Nostro Signore, che dicevano di Giuda che sarebbe stato meglio per lui che non fosse nato» scrive LSN.
Il 2018 non è stata l’unica volta in cui Francesco ha spinto l’idea che Giuda potesse essere salvato. Nel 2020, ha fatto la stessa cosa in un’omelia televisiva nella sua cappella privata il mercoledì della Settimana Santa, dove ha dovuto leggere proprio quel brano in cui Gesù dice che sarebbe stato meglio che Giuda non fosse nato.
«Che fine ha fatto Giuda? Non lo so», aveva detto allora il papa Francesco.
Tuttavia l’insegnamento della Chiesa sulla dannazione di Giuda è chiaro. Il Catechismo del Concilio di Trento è molto esplicito su questo punto, dicendo che Giuda «perse anima e corpo» e che il suo tradimento nonostante il suo sacerdozio «gli portò la distruzione eterna».
«Inoltre, il primo Papa, San Pietro, era chiaro che dopo che Giuda aveva tradito Cristo doveva essere sostituito come apostolo, mentre dopo la morte degli altri apostoli questi non venivano sostituiti (…) Ma non c’è quasi bisogno di rivolgersi al Catechismo o addirittura al primo Papa su questa questione quando Nostro Signore stesso è già stato esplicito al riguardo».
Tre volte nelle Scritture, Gesù viene menzionato mentre indica il destino finale di Giuda.
Nel Vangelo secondo Giovanni 6,71, Gesù definisce Giuda Iscariota come «diavolo»: «Gesù rispose: «Non fui io a eleggere voi Dodici? Eppure uno di voi è diavolo». Spiega il versetto seguente che «Egli diceva di Giuda, figlio di Simone Iscariote, il quale lo avrebbe tradito, pur essendo dei Dodici».
In Giovanni 17, 12, Gesù chiama Giuda «figlio della perdizione» nella sua preghiera a Dio Padre: «Quelli che tu mi hai dato, li ho custoditi e nessuno di loro è perito, tranne il figlio di perdizione, e questo affinché s’adempisse la Scrittura».
E ancora, nel Vangelo di Matteo 26, 24 è scritto: «Il Figliuol dell’uomo se ne va come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo per opera del quale il Figliuol dell’uomo è tradito. Sarebbe stato meglio per quest’uomo che non fosse mai nato». Concetto ribadito anche nel Vangelo di Marco 14,21.
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Non si tratta dell’unica opera d’arte controversa entrata nelle cronache dell’attuale gerarchia ecclesiastica.
I media italiani anni fa riportarono il caso di una pittura al Duomo di Terni commissionata da monsignor Paglia, sostenitori dei vaccini appuntato da Bergoglio come capo della Pontificia Accademia per la Vita.
Si tratta di una opera che fu definita «affresco omoerotico».
Nel video pubblicato da Repubblica sull’argomento l’autore dell’affresco Ricardo Cinalli, un pittore argentino, raccontava: «mi sono divertito a fare questo lavoro perché ho avuto tutta la libertà possibile da parte del vescovo e di don Fabio», il sacerdote responsabile della cultura poi scomparso nel 2008.
«Mai in quattro mesi, durante i quali ci vedevamo tre volte a settimana, mi ha mai chiesto se credessi nella salvezza, non mi ha mai messo in una posizione difficile» ha continuato l’artista. «Non è stato lasciato nessun dettaglio libero, tutto si analizzava, tutto si discuteva. Non mi hanno mai lasciato solo».
«Appare anche un transessuale?» chiede la giornalista. «Sì, sì. Ci sono personaggi un po’ diversi, spacciatori, prostitute, prostituti. Persone che non necessariamente da un punto di vista tradizionale si sono guadagnati il cielo» risponde l’autore dell’affresco.
Duomo di Terni, nella Risurrezione di Ricardo Cinalli anche gay e trans vanno in cielo https://t.co/Wa8kADAyaG pic.twitter.com/meqIUtvLvq
— nicoletta (@hackerphone8) March 26, 2016
«Ci sono due uomini, che stanno cercando di uscire da uno dei buchi, uno sta riscattando l’altro. In questo caso non c’è stata, in questo senso, una intenzione sessuale, ma erotica sì. Io credo che dove si nota di più l’aspetto erotico è tra i personaggi all’interno delle reti. Qui ne ho inseriti alcuni dei quali ho fatto dei ritratti: ci ho messo don Fabio Leonardis nudo… e poi il vescovo, don Vincenzo Paglia»
Recente (2007) e innovativa la Risurrezione del Duomo di #Terni del pittore argentino Ricardo Cinalli.
Racconta libertà e uguaglianza: nel giorno del giudizio, Cristo salva tutte le creature senza distinzione di razza, credo religioso, politico ed orientamento sessuale. #DBArt pic.twitter.com/DHGSLjagKh— Dario Barone (@DBking85) June 28, 2020
DUOMO DI TERNI, OMOSESSUALI E TRANS NELLA RESURREZIONE DI RICCARDO CINALLI – https://t.co/ucrOO5WQht pic.twitter.com/HSI8Jjt0lr
— TerniLife (@TerniLife) March 26, 2016
«Il Cristo è reale, era un parrucchiere» spiega il pittore. «Si nota il pene di Cristo e per questo si alzò una grande polemica, ma il vescovo disse “è una persona, un essere umano” e quindi lasciarono che si notasse attraverso il tessuto che era un uomo reale».
«Don Vincenzo Paglia, che è una persona totalmente aperta al mondo, mi ha assistito passo per passo elaborando le cose come se fosse un capo spirituale senza il quale non avrei avuto la forza di realizzare un lavoro di questa naturalezza».
«Tutto quello che si vede è stato perfettamente accolto ed accettato da Paglia» assicura l’artista.
«L’unica cosa che non mi hanno permesso di inserire è stata la copulazione di due persone dentro questa rete dove tutto era permesso. Il vescovo e don Leonardis lo hanno visto e hanno commentato: “non pensiamo che sia necessario arrivare a questo estremo per denotare la libertà che l’uomo ha in questo mondo e nell’altro”».
«Dopo la morte di don Fabio mi hanno detto che la nuova gestione era scandalizzata da questa opera al punto che ho pensato che avrebbero potuto distruggere quello che avevamo fatto perché questo è stato perfettamente fatto sotto la direzione del vescovo e di una persona sommamente importante come don Fabio Leonardis».
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Come riportato da Renovatio 21, il Paglia è salito agli onori delle cronache teologiche e biotecnologiche perché un documento della Pontificia Accademia per la Vita di due anni fa ha cominciato a vagliare i temi della contraccezione e della riproduzione artificiale.
Il Paglia avrebbe inoltre detto in TV di ritenere la legge abortista genocida 194/78 un «pilastro della vita sociale».
Nell’estate 2017, quando uscì la cosiddetta legge Lorenzin che prevedeva la vaccinazione di bambini che volevano accedere agli asili, uscì un il comunicato congiunto della Pontificia Accademia per la Vita diretta dal Paglia, della CEI e dell’Associazione medici cattolici italiani (AMCI), dove si tranquillizzava il gregge riguardo al tema dei feti umani usati nella produzione dei vaccini.
Il risultato della mossa fu l’esclusione di bambini non-vaccinati dalle scuole materne cattoliche. La campagna vaccinale su bambini fu anche propalata sulle colonne del giornale dei vescovi Avvenire.
Due anni fa, monsignor Paglia si era fatto notare per la richiesta della quinta dose del siero genico sperimentale per «fragili e anziani».
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