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Schillaci mette il ticket alla riproduzione artificiale. Per le chimere umane di Stato

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Una notizia che non interessa a nessuno, finita al massimo in qualche boxino poco convinto dei quotidiani, ma per noi importantissima, fondamentale. Perché innesta sempre più un vero cambio biologico la popolazione dell’Italia, portando il Paese verso il suo destino mostruoso – ed è proprio il caso di usare questo aggettivo.

 

Il ministro della Sanità Orazio Schillaci – che, informiamo se qualcuno dormiva, era membro del CTS di lockdown, mascherine e vaccini – ha annunciato che la procreazione medicalmente assistita, o PMA – espressione della neolingua orwelliana per indicare la riproduzione artificiale e gli esseri umani creati in laboratorio – «da gennaio 2024» sarà su pagamento di ticket sanitario per ogni donna «in qualsiasi regione risieda».

 

L’annuncio è stato fatto dal ministro del governo Meloni al convegno «Natalità, work in progress» promosso dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Notiamo subito che, in continuità con l’indimenticabile Fertility Day della Lorenzin (ricordate? Quello che si faceva pubblicità, in un cortocircuito inspiegabile solo per i superficiali, con immagini di preservativi), quando si parla di natalità i rappresentanti dello Stato italiano finiscono per parlare di bambini fatti in provetta.

 

Non è che potete farci molto: il ministro melonico-citiessino viene dal medesimo governo che esprime come ministro della Famiglia Eugenia Roccella, che ha rassicurato il mondo (se ce n’era bisogno) che la legge sull’aborto non verrà toccata, e che ultimamente si trova in grande sintonia con Rocco Siffredi, ed è giusto così.

 

Ad ogni modo, qui non si parla di aborto, ma di fecondazione in vitro, che di fatto uccide molti più embrioni dell’aborto, ma non lo sa nessuno, a parte qualche anima lucida e pia e i lettori di Renovatio 21 (due insiemi che talvolta si sovrappongono).

 

«Grazie al decreto tariffe, che ha reso applicabili i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza» dichiara lo Schillaci «dopo sei anni di attesa, abbiamo messo fine a un’iniquità che non era più tollerabile».

 

L’iniquità sarebbe il genocidio di 150 mila, forse 200 mila embrioni (o forse molti di più, comunque più di quelli uccisi con l’aborto) che vengono prodotti in laboratorio, scartati eugeneticamente o ibernati le limbo dell’azoto liquido in attesa del da farsi?

 

Maddechè. L’iniquità a cui si riferisce il ministro riguarda le tariffe, i costi sanitari, insomma il ticket. È iniquo che in alcune regioni si pagasse più o meno per avere il bambino artificiale, non che per farlo si creino in provetta e si trucidino quantità di suoi fratellini (tre? Sei? Dieci? Venti? Quanti? Qualcuno lo sa? Qualcuno ha il coraggio di dirlo?).

 

Fratellini d’Italia, sterminati in massa.

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Si scopre che c’è il problema del turismo sanitario infranazionale anche per chi vuole il bambino in provetta: oltre la metà dei «cicli» (cioè la produzione di embrioni artificiali e l’impianto negli stessi nell’utero della «madre», con oceano di micromorte annesso) è stata effettuata da pazienti che vengono da fuori regione. Turismo procreativo interno, celo.

 

«Abbiamo intrapreso la strada giusta per sostenere le donne che dinanzi a difficoltà nel concepire scelgono la Procreazione medicalmente assistita» rivendica l’omonimo del calciatore delle «Notti Magiche» di Italia ’90. Dopo la pandemia, «si è osservata una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di PMA» dice contento come Hello Kitty.

 

I dati snocciolati danno conforto: nel 2021 si registra un incremento del 36% rispetto al 2020, con un 50% in più di gravidanze artificiali e i «bambini nati vivi» (bisogna specificare…) aumentati del 49%. Festa grande anche per il dato per cui aumenta la produzione di embrioni nei 121 centri pubblici e privati convenzionati rispetto 211 centri solo privati: insomma, il bambino sintetico è sempre più di Stato, e bisogna gioirne.

 

Lo Schillaci non si è fermato, specificando la necessità di «tutte le indagini necessarie a un adeguato screening prenatale materno e fetale», espressione che talvolta, come sappiamo, copre la porta lasciata spalancata all’aborto (perché il bambino ha la sindrome di down, ha il labbro leporino, oppure magari perché è una bambina, o un bambino, etc.). Per soprammercato è aggiunto che l’opera del governo melonico sta «rendendo sempre più sicuri, ma sempre più a misura di “coppia”, i punti nascita, offrendo parto-analgesia a chi lo richiede»: in pratica, epidurale para todos, e a questo punto non lamentatevi (perché tanto vi stiamo sedando).

 

E poi vi sono i lamenti e per le liste d’attesa, e il costo salato della produzione della vita umana in alambicco: dai 3.500 ai 6.000, 7.000 euro per la fecondazione omologa (cioè, con i gameti appartenenti alla coppia di wannabe genitori) mentre si spendon fino a 9.000 euro se la fecondazione è eterologa, e cioè ovulo o spermatozoo, o ambedue, vengono da altri, in genere generosi donatori (eccerto).

 

Ma ecco che il governo giorgionico ci mette una pezza: il ministro Schillaci fa sapere che dal prossimo anno le donne non pagheranno nulla per la fecondazione omologa, mentre per l’eterologa il costo lo dovrebbero decidere le regioni con un prezzo indicativo attorno a 1500 euro.

 

In pratica, se la cellula sessuale la mette una «coppia», qualunque sia la loro vera relazione, lo Stato paga il bambino sintetico in toto. Se invece volete prendere da fuori la materia con cui plasmare quello che figurerà come vostro figlio, ecco la quota calmierata sui 1500, una bazzecola per tanti borghesi desiderosi di dare un senso all’Audi familiare oltre al portare in passeggiata lo Schnauzer gigante.

 

Renovatio 21 ha insistito tante volte sul fatto che la distinzione tra fecondazione in vitro omologa o eterologa è una cretinata buona per ammassare, anche solo temporaneamente, i cattolici bovini a cui hanno fatto digerire quasi definitivamente i bimbi da laboratorio, in attesa che la Pontificia Accademia per la Vita e magari pure Bergoglio all’Angelus dichiarino lecito, bello e desiderabile il designer baby fatto con la bioingegneria CRISPR.

 

Tuttavia ricordiamo qui brevemente come la pratica oramai si avvicini materialmente agli ideali di Adolf Hitler e camerati: come noto, la Danimarca è considerata il più grande «serbatoio» di donatori di sperma d’Europa, mentre per gli ovuli ci sono dei bei cataloghi, anche online, di fanciulle ucraine, anche disposte come sapete bene a affittare l’utero per modica cifra, anche sotto gli attacchi missilistici di precisione dei russi, perché per il mercato della fine della dignità umana è sempre business as usual – specie nell’Ucraina dove i fanclub del baffetto sono armati e finanziati dal danaro di noi contribuenti ahinoi NATO.

 

E con lo sperma danese, e con le cellule uovo ucraine, come vi aspettate che verrà il bambino sintetico? Sì: biondo dolicocefalo, tipo appena sfornato da un centro Lebensborn SS, a dimostrazione definitiva della continuità totale, nello spirito e nei fatti, tra il nazismo e il mondo moderno.

 

(Vi sono figure politiche che hanno fatto i figli così, magari producendo la prole artificiale in alcuni Paesi invece che di altri con legislazioni ancora da smussare. Qui non faremo nomi)

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Massì: Fratelli d’Italia in provetta. E cosa vi aspettavate?

 

E poi: quanto ci metteranno, i fratelli d’Italia in vitro, a combinare incesti (d’Italia) in vitro? Sì, perché da ogni clinica, che usa lo sperma dello stesso donatore, nascono quelli che sono fratellastri genetici, che poi possono finire, volenti o nolenti, ad accoppiarsi sul territorio, come mostrava anni fa il film Codice 46.

 

Non c’è che dire: goal a ripetizione, Schillaci capocannoniere. Notti magiche.

 

Fin qui sarebbe un pezzo da sito pro-life, sempre che esistano da qualche parte dei pro-life che a parte far firmare petizioni ebeti e chiedere soldi capiscano qualcosa, per esempio l’abominio della fecondazione in vitro e della sua filiera, ma sappiamo che il tema è trattato, con tutto l’orrore del caso, solo su Renovatio 21.

 

Qualcuno si chiederà, a questo punto, se non è che possiamo mettere anche qui la solita cifra fantascientifico-apocalittica, magari parlare del libro della Rivelazione, con i misteriosi adoratori dell’anticristo « il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap, 17, 8).

 

Possiamo accontentare tutti, e rilanciare, parlando di cose pazzesche che non sono nel futuro, ma sono drammaticamente, quanto impercettibilmente, già nella realtà presente.

 

Perché l’aumento smisurato della riproduzione artificiale in Italia produrrà un conseguente aumento di chimere umane nella popolazione.

 

«Chimere umane»? Di cosa stiamo parlando?

 

In biologia, una chimera è un organismo o una creatura che presenta due o più popolazioni di cellule geneticamente diverse, ciascuna originata da zigoti differenti. Queste popolazioni cellulari geneticamente distinte di fatto coesistono all’interno dell’organismo

 

Le chimere umane, ovvero individui derivati dalla combinazione di due embrioni, costituiscono una realtà riconosciuta da un numero significativo di anni, benché questa realtà sia spesso ignorata nonostante il notevole incremento dei casi, come riportato da alcuni professionisti medici.

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Le persone chimeriche, le quali presentano due diversi set di DNA in quanto risultato della fusione di due esseri distinti, effettivamente mostrano disfunzioni che emergono col tempo: il «fratello» che è stato assorbito continua a crescere all’interno del corpo del gemello ospite più sviluppato. È possibile che tessuti come capelli, muscoli e persino occhi si trovino all’interno del corpo di un individuo chimera.

 

In altre situazioni, l’embrione assorbito si sviluppa in modo «coordinato» con l’altro gemello, diventando un organo specifico all’interno del corpo dell’embrione dominante.

 

Il chimerismo ha già giocato brutti scherzi in giro per il mondo.

 

Sono stati riportati casi in cui individui hanno avuto figli, ma non hanno trasmesso il loro proprio DNA ai loro discendenti, poiché gli organi genitali, sia maschili che femminili, erano in realtà derivati dai gemelli assorbiti durante la fase embrionale. Di conseguenza, la loro prole è geneticamente figlia dei fratelli che non hanno mai conosciuto e dei quali non erano nemmeno a conoscenza, ma che esistono nella realtà della genetica: è da capogiro, a pensarci, ma è così.

 

In America, dove i test genetici sono arrivati al consumatore, saltano fuori casi sempre più allucinanti. I servizi sociali tolgono i bambini ad una donna, che viene arrestata dalla polizia dopo un test del DNA: i figli non sono suoi, li ha rapiti – invece li ha partoriti lei, solo che i suoi organi riproduttivi erano in realtà della sorella che condivideva con lei il grembo materno, e che si è fusa con la donna, che quindi, da figlia unica, ha una sorella, ma non la ha mai vista, perché è dentro di lei, ma al contempo è la vera madre dei suoi figli (sì, gira la testa). Prima di risolvere legalmente questo problema, la signora ne ha passate di ogni tipo.

 

Stesso caso per un uomo che si è sentito dire di non essere il padre dei suoi figli, in quanto il vero padre, dissero i medici, era secondo i risultati del DNA un parente stretto, un fratello (vicenda di corna abbastanza classica). E invece, l’uomo era figlio unico – suo fratellino si era sistemato, molto prima di nascere, come organo genitale del fratellone, e ha continuato così, generando così dei figli con la cognata.

 

L’aberrazione biologica qui fa il paio con quella sociale, perché le ramificazioni di distruzione della società, della famiglia, del concetto stesso di identità individuale sono abissali.

 

Ora, non può non esserci un aumento dei casi di chimere umane visto l’incremento degli impianti multipli previsti nei procedimenti di riproduzione assistita. Nella PMA, i medici inseriscono nella donna più embrioni con la speranza che almeno uno di essi si sviluppi con successo. Questa pratica può portare non solo a parti gemellari e plurigemellari (che sono, come visibile, tipici della riproduzione artificiale), ma anche, in alcuni casi non sempre riconosciuti, a fenomeni di chimerismo umano.

 

Capite dove siamo? Capite dove siamo diretti? La vedete la «strada giusta» di cui parla il ministro?

 

La strada dove ci stanno gettando è circondata da mostri. Non ne vogliamo alle persone affetta da questa condizione, che meritano tutti i pensieri, le cure, le preghiere del caso – anche quando stanno bene, e non si sono ancora accorti di nulla. I mostri sono, etimologicamente, degli ammonimenti, dal latino monēre, «avvisare, ammonire».

 

Notiamo come nel mondo classico i mostri fossero spesso la fusione di creature diverse: la manticora, il centauro, l’arpia… la sfinge, soprattutto.

 

La sfinge: mezza donna e mezzo leone, era una sorta di guardiano della soglia, un gatekeeper. Rappresentava, nella sua mostruosità, un ammonimento a che si mantenesse l’ordine cosmico a Tebe. Una volta sconfitta la Sfinge, il mito vuole che l’incesto si consumasse nella città con Edipo e sua madre, e di lì la disgrazia, la guerra fratricida, la dissoluzione morale. L’ordine naturale perduto.

 

La sfinge, il mostro, ammoniva che passato un certo limite sarebbe sorto il caos e il male ad infettare e distruggere la società umana: anzi, proprio la società umana, passato quel limite sarebbe divenuta fatta di mostri, mostruosa in sé.

 

Ora, con la provetta di Stato, l’Italia si dirige verso un futuro letteralmente, materialmente, biologicamente mostruoso. Scriverlo mi dà pure un po’ fastidio, perché non so quanti possano comprendere la realtà di quanto sto dicendo – ed esserne giocoforza sconvolti.

 

Fratelli chimerici d’Italia. L’Italia popolata da mostri, e la legge naturale disintegrata per sempre.

 

Questo è ciò che sta accadendo. Notti magiche, inseguendo un embrione chimera di Stato.

 

Con il danaro del contribuente, per la definitiva mutazione biologica teriomorfa del Paese.

 

Roberto Dal Bosco

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Trapiantato in un secondo paziente un cuore di maiale geneticamente umanizzato

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I chirurghi di Baltimora hanno trapiantato il cuore di un maiale geneticamente modificato in un uomo con una malattia cardiaca terminale che non aveva altra speranza di cura, ha annunciato venerdì il Centro medico dell’Università del Maryland. È la seconda procedura di questo tipo eseguita dai chirurghi.   Come riportato da Renovatio 21, il primo paziente, David Bennett, 57 anni, era morto due mesi dopo il trapianto a causa di un virus suino, ma il cuore del maiale, fu detto, funzionava bene e non c’erano segni di rigetto acuto dell’organo, un rischio importante in tali procedure.   Il secondo paziente, Lawrence Faucette, 58 anni, un veterano della Marina e padre sposato di due figli a Frederick, nel Maryland, è stato sottoposto all’intervento di trapianto mercoledì e «si sta riprendendo bene e sta comunicando con i suoi cari», ha affermato il centro medico in una nota.   Il Faucette, che soffriva di una malattia cardiaca terminale e di altre complicate condizioni mediche, era così malato che era stato rifiutato da tutti i programmi di trapianto che utilizzano organi da donatori umani.   Bennett, che si era scoperto avere alle spalle una speciosa storica criminale, era morto dopo molteplici complicazioni e nel suo nuovo cuore sono state trovate tracce di un virus che infetta i maiali, sollevando preoccupazioni sul fatto che i cosiddetti xenotrapianti di organi da animali a persone potrebbero introdurre nuovi agenti patogeni nella popolazione umana. Aveva destato un certo scalpore anche lo scoprire che il cuore del maiale transgenico era stato riempito di cocaina.

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I funzionari dell’ospedale hanno detto di aver testato ripetutamente il maiale utilizzato nel trapianto la scorsa settimana sia per il virus – il citomegalovirus suino – sia per gli anticorpi utilizzando un nuovo test che non era disponibile al momento del trapianto del Bennett. Al momento sta anche ricevendo una nuova terapia anticorpale sperimentale sviluppata da Eledon Pharmaceuticals chiamata tegoprubart, che blocca una proteina coinvolta nell’attivazione del sistema immunitario. Vengono utilizzati anche altri farmaci convenzionali per sopprimere il sistema immunitario e prevenire il rigetto dell’organo.   Negli ultimi anni, la scienza degli xenotrapianti ha subito grandi cambiamenti tramite e le tecnologie di editing genetico e di clonazione progettate per rendere gli organi animali meno soggetti a rigetto da parte del sistema immunitario umano.   Il cuore trapiantato al Faucette proveniva da un maiale che aveva ricevuto 10 modifiche genetiche. Gli scienziati hanno rimosso tre geni suini che causano un rapido rigetto degli organi suini da parte del sistema immunitario umano, eliminando un ulteriore gene suino, responsabile della crescita del cuore, per evitare che l’organo diventasse troppo grande.   Rilevante notare che allo stesso tempo nei maiali bioingegnerizzati sono stati inseriti sei geni umani che consentono al sistema immunitario di accettare l’organo: ciò significa che si trattava di maiali «umanizzati», o chimere suino-umane.   Il maiale geneticamente modificato è stato fornito da Revivicor, una società di medicina rigenerativa con sede a Blacksburg, in Virginia, che è una filiale della United Therapeutics Corporation. Prima del trapianto, il maiale è stato sottoposto a screening per virus, batteri e parassiti.   La settimana scorsa l’ente regolatorio USA per farmaci e apparati biomedici Food and Drug Administration (FDA) aveva concesso l’approvazione d’emergenza al trapianto nell’ambito di un processo di “uso compassionevole” che consente di eseguire procedure sperimentali su un singolo paziente che presenta una condizione pericolosa per la vita.   Gli xenotrapianti da maiali OGM non riguardano solo il muscolo cardiaco.   Come riportato da Renovatio 21, chirurghi dei trapianti dell’Università dell’Alabama a Birmingham e della NYU Langone Health hanno trapiantato reni da maiali geneticamente modificati in pazienti cerebralmente morti mantenuti in vita con ventilatori, dimostrando che i reni possono produrre urina e svolgere altre funzioni biologiche essenziali senza essere rigettati.   Con l’ascesa del problema delle miocarditi conseguenti al vaccino – un problema che colpisce tutti i tipi di paziente, dai bambini agli adulti agli atleti – c’è da aspettarsi un interesse sempre maggiore rispetto alla possibilità di xenotrapianti da maiali geneticamente umanizzati.

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Animali

Scienziati cinesi fanno crescere reni in maiali umanizzati

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Scienziati cinesi sono riusciti a creare con successo embrioni chimerici contenenti una combinazione di cellule umane e di maiale. Quando sono stati trasferiti in scrofe surrogate, i reni umanizzati in via di sviluppo avevano una struttura normale e una formazione di tubuli dopo 28 giorni.

 

Questa è la prima volta che gli scienziati sono riusciti a far crescere un organo solido umanizzato all’interno di un’altra specie. Un articolo che riportava il loro lavoro è apparso all’inizio di questo mese sulla rivista Cell Stem Cell.

 

I ricercatori del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health si sono concentrati sui reni perché sono uno dei primi organi a svilupparsi e sono anche l’organo più comunemente trapiantato nella medicina umana.

 

«Organi di ratto sono stati prodotti nei topi e organi di topo sono stati prodotti nei ratti, ma i precedenti tentativi di far crescere organi umani nei maiali non hanno avuto successo», afferma l’autore senior Liangxue.

 

L’integrazione delle cellule staminali umane negli embrioni di maiale è stata una sfida perché le cellule suine competono con quelle umane e le cellule suine e umane hanno esigenze fisiologiche diverse.

 

La tecnica del team dipende da tre componenti chiave:

 

  • In primo luogo, hanno creato una nicchia all’interno dell’embrione di maiale in modo che le cellule umane non dovessero competere con le cellule di maiale, utilizzando CRISPR per ingegnerizzare geneticamente un embrione di maiale unicellulare in modo che mancassero due geni necessari per lo sviluppo dei reni.

 

  • In secondo luogo, i ricercatori hanno progettato cellule staminali pluripotenti umane – cellule che hanno il potenziale per svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula – per renderle più suscettibili all’integrazione e meno probabilità di autodistruggersi bloccando temporaneamente l’apoptosi. Quindi, hanno convertito queste cellule in cellule «ingenue» simili alle prime cellule embrionali umane coltivandole in un mezzo speciale.

 

  • In terzo luogo, prima di impiantare gli embrioni in via di sviluppo in scrofe surrogate, i ricercatori hanno coltivato le chimere in condizioni ottimizzate per fornire nutrienti e segnali unici sia alle cellule umane che a quelle suine, poiché queste cellule di solito hanno esigenze disparate.

 

Complessivamente i ricercatori hanno trasferito 1.820 embrioni a 13 madri surrogate. Dopo 25 o 28 giorni, hanno interrotto la gestazione ed estratto gli embrioni per valutare se le chimere avessero prodotto con successo reni umanizzati.

 

I ricercatori hanno raccolto cinque embrioni chimerici per l’analisi (due a 25 giorni e tre a 28 giorni dopo l’impianto) e hanno scoperto che avevano reni strutturalmente normali per il loro stadio di sviluppo ed erano composti per il 50-60% da cellule umane. A 25-28 giorni, i reni erano nello stadio mesonefro (il secondo stadio dello sviluppo renale); avevano formato tubuli e gemme di cellule che sarebbero poi diventate ureteri che collegavano il rene alla vescica.

 

Il team ha anche studiato se le cellule umane contribuissero ad altri tessuti negli embrioni, il che potrebbe avere gravi implicazioni etiche, soprattutto se si trovassero abbondanti cellule umane nei tessuti neurali o germinali e i maiali fossero portati a termine. Hanno dimostrato che le cellule umane erano per lo più localizzate nei reni, mentre il resto dell’embrione era composto da cellule di maiale.

 

«Abbiamo scoperto che se si crea una nicchia nell’embrione di maiale, le cellule umane entrano naturalmente in questi spazi», afferma l’autore senior Zhen Dai del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health.

 

«Abbiamo visto solo pochissime cellule neurali umane nel cervello e nel midollo spinale e nessuna cellula umana nella cresta genitale, indicando che le cellule staminali umane pluripotenti non si differenziavano in cellule germinali».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Cellule staminali di cervo utilizzate per far crescere «mini corna» sui topi

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Cellule staminali di cervo sono state utilizzate per far crescere strutture simili a corna sulla fronte dei topi, aprendo la possibilità che queste cellule possano essere utilizzate per la rigenerazione degli arti in futuro. Lo riporta BioNews.

 

Le corna di cervo cadono e si rigenerano ogni anno, il che significa che i cervi sono uno dei pochi mammiferi che non hanno perso completamente la capacità di rigenerare le appendici del corpo. Tuttavia, i processi cellulari coinvolti non sono completamente compresi.

 

«Per rispondere a questa domanda fondamentale, abbiamo deciso di studiare in dettaglio la composizione cellulare e le dinamiche di espressione genica del tessuto delle corna durante tutto il suo ciclo di rigenerazione» ha detto Tao Qin, l’autore principale dell’articolo pubblicato su Science.

 

Guidati dal professor Qiu Qiang e dal suo studente di dottorato, Qin, i ricercatori della Northwestern Polytechnical University di Xi’an, in Cina, hanno iniziato studiando circa 75.000 cellule di corna di cervo prima, durante e dopo la caduta delle corna. Utilizzando una tecnica chiamata sequenziamento dell’RNA, il team ha identificato un gruppo specifico di cellule staminali essenziali per la rigenerazione delle corna.

 

Il team di ricerca ha scoperto che dieci giorni prima della caduta delle corna, c’era un aumento significativo di un tipo di cellula staminale nel moncone che rimane quando le corna cadono. Altri cinque giorni dopo, queste cellule staminali avevano generato un nuovo sottotipo di cellule staminali, che i ricercatori hanno chiamato cellule blastema progenitrici di corna (ABPC).

 

Dieci giorni dopo la caduta delle corna, i ricercatori hanno scoperto che gli ABPC avevano iniziato a formare cellule ossee e cartilaginee. Alcuni geni espressi negli ABPC sono stati espressi anche in cellule che aiutano a rigenerare il tessuto in altre specie, come i topi, che possono rigenerare la punta delle dita. Ciò potrebbe suggerire che questi geni sono importanti tra le specie per la rigenerazione degli arti.

 

I ricercatori hanno poi voluto scoprire se gli ABPC potessero essere usati per far crescere strutture simili a corna nei topi. Quindi, gli ABPC sono stati estratti dai cervi, cresciuti in laboratorio e poi trapiantati nella fronte dei topi. Solo 45 giorni dopo, i topi avevano elle protuberanze sulla testa che assomigliavano a strutture simili a corna. Significativamente, queste mini corna contenevano ossa e cartilagine.

 

Il recente studio si basa su precedenti ricerche condotte anche in Cina che hanno fatto crescere ceppi di corna sui crani dei topi inserendo tessuto di corna di cervo sotto la pelle della fronte.

 

I risultati della ricerca di Qin potrebbero avere implicazioni per la ricerca sulla rigenerazione degli arti umani. Gli autori hanno spiegato che «l’induzione di cellule umane in cellule simili ad ABPC potrebbe essere utilizzata nella medicina rigenerativa per le lesioni scheletriche o la rigenerazione degli arti». Scrive Bionews che «tuttavia è necessario ulteriore lavoro prima di poter comprendere l’importanza delle recenti scoperte».

 

Come riportato da Renovatio 21, un’operazione non dissimile è quella di innestare tessuti di feto abortito per creare topi umanizzati da usare in laboratorio. Altre forme di topi umanizzati sono quelli modificati direttamente nella genetica inserendo geni umani. Alcuni di essi, si dice, sono utilizzati nel laboratorio di Wuhan. La Cina ha sviluppato inoltre anche maiali umanizzati geneticamente da utilizzare nella ricerca del COVID.

 

Il trapianto interspecifico (cioè tra le specie) di cellule staminali apre ad altre possibilità di creazione di chimere, di essere fatti da più DNA magari di specie diverse, anche riguardo all’ambito umano, e non solo per la creazione di uomini con le corna.

 

Embrioni chimerici uomo-scimmia sono stati fatti crescere in esperimenti sino-americani sino a 20 giorni.

 

La nuova legge bioetica francese proposta due anni fa segnava, oltre alla fine del riconoscimento della paternità, ma anche l’inizio della normalizzazione delle chimere –  esseri ibridi, dotati di più DNA.

 

 

 

 

 

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