Pensiero
Il biofascismo contro i «fascisti»

Robert Kennedy junior, quando l’anno scorso prese la parola all’oceanica manifestazione di Berlino a fine estate, già lo diceva senza esitazione: «Negli Stati Uniti stanno dicendo che sono venuto qui per parlare a 5.000 nazisti. E domani scriveranno che sì, sono stato qui, e ho parlato 3.000 o 5.000 nazisti».
Era chiaro da tempo, e in tutto l’Occidente, che l’establishment aveva il programmino semplice-semplice di dipingere nella mente del cittadino globale l’equazione rifiuto del vaccino = estremismo di destra. In America, quelli che dissentono nei confronti della discriminazione biologica (lì li chiamano anti-vaxxer) sono ovviamente dichiarati trumpiani. In Germania sono neonazisti. In Italia sono fascisti.
Non poteva essere altrimenti: in America si fa leva sull’eiezione di Trump dal discorso pubblico (bandito dai media e dai social, il suo popolo accusato e messo in galera per i fatti del 6 gennaio), in Europa si capitalizza su settanta e passa anni di demonizzazione del totalitarismo nero, babau del XX e XXI secolo.
Per farci paura, il potere ha tirato fuori l’uomo nero. Del resto, sappiamo che hanno poca fantasia. Perché, ricordatelo, spesso nella più alta stanza dei bottoni ci sono uomini mediocri
Ebbene sì: per farci paura, il potere ha tirato fuori l’uomo nero. Del resto, sappiamo che hanno poca fantasia. Perché, ricordatelo, spesso nella più alta stanza dei bottoni ci sono uomini mediocri – e forse per questo di crudeltà pericolosa.
Ora, tuttavia, siamo davanti ad un paradosso pleateale, anche se ignoto totalmente ai giornali.
Lo Stato che ti obbliga a operazioni corporali, lo Stato che ti ricatta sul lavoro se non prendi una tessera, lo Stato che ti controlla in ogni movimento, lo Stato che proibisce gli assembramenti, lo Stato che tollera la limitazione della libertà di stampa e di parola, lo Stato che nega i diritti umani fondamentali (perfino quelli previsti dalla suo stesso documento legittimante, la Costituzione), accusa i suoi oppositori di essere «fascisti».
No, sul serio. Il bue che dice cornuto all’asino è un dilettante. Lo avevamo visto di recente: terroristi che dicono «terroristi» ai cittadini.
L’uomo nero, il «fascista di ritorno», è il vero problema contro cui scagliarci per il bene dell’attuale assetto sociale – che non è quello democratico, è quello di sottomissione biologica, qualcosa a cui il fascismo non era completamente arrivato.
Perché, ci chiediamo: il fascismo chiedeva una tremenda sottomissione «sociale», del foro esteriore. Non aveva i mezzi, tuttavia, per chiedere quella del foro interiore. Lo Stato pandemico invece vuole la sottomissione del «foro interiore»: devi essere tu a vaccinarti; devi tu prenotarti il buco mRNA, perché non puoi reggere altrimenti la tua vita e quella della tua famiglia; devi tu firmare tutti i documenti che manlevano la responsabilità degli altri, vaccinatori e multinazionali farmaceutiche.
Il fascismo storico solo con le orrende leggi razziali è arrivato alla discriminazione biologica. Ora siamo ad un livello perfino inferiore, sotto il foro interiore, sotto la coscienza, sotto il proprio gruppo etnico: si è all’apartheid biomolecolare
Di più: il fascismo storico solo con le orrende leggi razziali è arrivato alla discriminazione biologica. Ora siamo ad un livello perfino inferiore, sotto il foro interiore, sotto la coscienza, sotto il proprio gruppo etnico: si è all’apartheid biomolecolare.
Andiamo ancora oltre: lo Stato nazifascista e lo Stato pandemico hanno la medesima base strutturale – la cancellazione della legge naturale a favore del diritto positivo. La legge è tale non perché si accorda alla natura umana e al disegno del creato; la legge è tale perché la si pone, cioè impone, per arbitrio del potere. Dura lex sed lex. Punto.
È un fatto che qualcuno può, al contrario di quanto ora strilla il potere costituito, vedere lo Stato pandemico come diretta continuazione dello Stato fascista. Vi sono dei rimandi storici precisi: pensiamo alle leggi di vaccinazione obbligatoria promosse sotto il fascismo (in continuazione con quelle precedenti dell’era unitaria, presenti anche negli altri Paesi europei più o meno retti dalla massoneria ottocentesca).
Ma pensiamo, soprattutto, anche a casi come quello della cosiddetta «Strage di Gruaro»: nel 1933, in piena era fascista, un paesino intero costretto ad un vaccino sperimentale (un siero contro la difterite). 253 bambini tra i 13 mesi e gli otto anni inoculati, con reazione avversa massiva, e 28 di loro che muoiono miseramente. Nessuna inchiesta, e le autorità fasciste che passano sotto silenzio l’intero episodio.
Andiamo ancora oltre: lo Stato nazifascista e lo Stato pandemico hanno la medesima base strutturale – la cancellazione della legge naturale a favore del diritto positivo
Ricorda qualcosa? Vaccini sperimentali, obblighi, tombali silenzi della stampa (ricordate, per caso, tutti quei morti di inizio anno? Giovani e vecchi, militari e civili? Che fine hanno fatto? Qualcuno sa dove si trova Tiffany Dover?)…
Se il fascismo è uno stato basato sul controllo capillare e repressivo, uno Stato che implementa un medesimo controllo arrivando perfino al piano biologico può essere chiamato «biofascista». Tutti i fan scatenati di Foucault, che si sono riempiti la bocca per decenni con la parola «biopolitica», alla parola «biofascista» non sono arrivati.
Ora abbiamo quindi il biofascismo che dice che il pericolo sono i «fascisti».
Ora abbiamo quindi il biofascismo che dice che il pericolo sono i «fascisti»
I quali, secondo varie testimonianze e pure l’uso della logica, in nessun modo possono costituire la totalità della manifestazione. Ci hanno detto: qualche decina, come sempre. Dietro decine di migliaia, se non milioni in tutta Italia, di persone comuni, operai. mamme, studenti, pensionati. Vi basta guadare le immagini della manifestazione di Milano – dove, stranamente, non c’è stata violenza… – per capire che quella del bollino «uomo nero» è davvero una mossa di discredito del dissenso piuttosto disperata, stupida.
Tuttavia, niente, trovare qualcuno disposto ad ammettere questa semplice verità – ma quali fascisti, è una enorme massa trasversale a tutta la società italiana quella che sta protestando! – è impossibile.
Perfino quando manganellano una giornalista, che peraltro garantisce che i manganellati non avevano fatto niente, non si trova un’anima viva (nel sindacato, nella politica, nelle associazioni di vergini&prefiche) a chiedersi cosa stia succedendo. La minaccia autoritaria, per loro, fino a pochi anni fa era Silvio Berlusconi… e niente, rendiamoci conto, non c’è nemmeno da riderci sopra, visto che le bastonate testimoniate dall’inviata de La Stampa parrebbero vere.
E qui è subito dopo, quando sono rimasta da sola tra i no vax. Io avevo un telefonino in mano e gli altri nulla. Era un momento di calma, nessuno lanciava oggetti.
Caricati e manganellati#noGreenPass #piazzadelPopolp pic.twitter.com/AhGVZFFiTZ— flavia amabile (@flaviaamabile) October 10, 2021
«Sono rimasta da sola tra i no vax. Io avevo un telefonino in mano e gli altri nulla. Era un momento di calma, nessuno lanciava oggetti. Caricati e manganellati».
Lo avete visto. Il ragazzo va a parlare al poliziotto, gli dice frasi insulse, innocue, «dai ragazzi, noi siamo il popolo, come voi», una cosa così. Quello neanche lo sta a sentire, guarda la posizione dei colleghi, poi alza il bastone e urla: «carica!». E giubbotte.
A filmare tutto, finendo nella mischia, ripetiamo, è una giornalista. Nel momento in cui la stampa è manganellata, davvero vogliamo parlare di pericolo «fascista»? Ma davvero è stato esaurito il senso dei ridicolo sino a questo punto?
Il senso del ridicolo è sparito assieme al principio di realtà
Il senso del ridicolo è sparito assieme al principio di realtà. Ritengo che sia la conseguenza di avere al governo Draghi, tecnocrate che mai ha vissuto il conflitto, mai ha conosciuto la gente – i politici che lo hanno fatto con tutta la gavetta, da Salvini a qualche vecchio piddino, sono diventati con i loro partiti organi vestigiali del potere, sono decori ininfluenti dello Stato. Se comanda Draghi significa che la politica – quella che è fatta di esseri umani, quindi di parola, di opinione, di ascolto – è sparita, si è imboscata, oppure è finita impiccata come Antigone.
Draghi e il suo potere, ho scritto in passato, non possono avere lo stesso principio di realtà che ha il comune cittadino. Quindi, mi dicevo, è possibile che ad un certo punto si possa spaventare, davanti ad un dissenso sempre più massivo e materiale del quale potrebbe comprendere infine di non avere né controllo né contezza. Quando mai si è vita una sede del sindacato assaltato? Quando mai si sono viste manifestazioni di decine di migliaia di persone ogni sabato (si badi: il sabato, non un giorno qualsiasi in cui si può scioperare)? Quando mai si sono viste le forze dell’ordine che possono sfilare tra i manifestanti, quando non tengono la linea, senza temere di essere attaccare (guardate, sempre, le scene di Milano)? Quando mai si sono viste signore anziane marciare assieme agli studenti e ai portuali?
Mi sbagliavo, forse. Il fatto che ci troviamo in terra incognita, in un angolo della storia dove non ci sono mappe, forse non li intimorisce. Forse non hanno capito, non so. Oppure, come ho pensato altre volte, preparano una repressione ancora più grande.
I biofascisti mentiranno, e reprimeranno, fino a che non ne potremo più, fino a che gli obiettori non saranno sacrificati. Gli altri si beccheranno i lockdown climatici, i lockdown inflattivi, gli OGM CRISPR firmati UE, magari anche una spruzzata di geoingegneria, più qualche misura consistente di controllo delle nascite
Siamo solo all’inizio dell’autunno. Il bollino di «fascista» su chi dissentirà da qualsiasi cosa vogliono fare accadere (licenziamenti di massa, caro bollette, e magari infine l’obbligo vaccinale definitivo) certo fa comodo. Ma alla lunga non credo che sarà sostenibile. Perché la realtà, ad un certo punto, torna sempre a bussare alla porta.
Il progetto del mondo biofascista non prevede la realtà: mentiranno, e reprimeranno, fino a che non ne potremo più, fino a che gli obiettori non saranno sacrificati. Gli altri si beccheranno i lockdown climatici, i lockdown inflattivi, gli OGM CRISPR firmati UE, magari anche una spruzzata di geoingegneria, più qualche misura consistente di controllo delle nascite (il vero, grande obiettivo di tutto questo – il senso ultimo di ogni fascismo biotico).
Purtroppo per i biofascisti, la realtà, invece, esiste. Siamo noi. I nostri corpi, le nostri anime, la nostra volontà. La nostra dignità.
Credevate davvero che fosse così facile toglierci tutto?
Roberto Dal Bosco
Civiltà
Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia

Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.
Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.
«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.
«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».
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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.
«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.
Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.
«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.
Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.
Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».
«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».
Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.
Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Pensiero
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Pensiero
Le furie femministe e i collaborazionisti del matriarcato: l’accusa di Camillo Langone

Renovatio 21, in un articolo di qualche giorno fa, si chiedeva come mai si sente parlare così tanto di patriarcato, ora, ma non del suo opposto, cioè del regime che andrebbe ad instaurarsi qualora la cultura patriarcale dovesse finire: la parola «matriarcato» è davvero rara nel dibattito pubblico, e nessuno pare avere davvero il coraggio di tirarla fuori.
Lo scrittore Camillo Langone quel coraggio ce lo ha, anzi: in una sua «preghiera»– una rubrica che tiene da anni su Il Foglio – va molto oltre, dando una disamina sintetica e potente di ciò che sta accadendo.
«Abramo, patriarca Abramo, padre di popoli, tu che hai la parola “padre” (il semitico “ab“) fin dentro il nome, proteggi noi uomini abramitici. Noi bersagli della caccia al maschio. Le furie femministe, con al fianco gli inevitabili collaborazionisti, ci sono alle calcagna. È una “guerra di potere” (…). È una guerra civile, dunque una guerra senza quartiere» scrive Langone.
«Le donne di potere, le neomatriarche, le Meloni-Gruber-Schlein sono tutte sostanzialmente d’accordo (solo i fessacchiotti che credono ancora nella dicotomia destra/sinistra possono farsi ingannare dalle diverse sfumature). Mentre il fronte maschile è frammentato: gli infemminiti sono milioni» continua il grande scrittore italiano.
Langone procede quindi a fare quello che nessuno ancora si è impegnato a fare: a immaginare il mondo tornato al matriarcato.
«Il neomatriarcato ci garantisce rieducazione, umiliazione, estinzione. Ai più riottosi la castrazione. Agli esemplari più collaborativi una carriera di fuco al servizio delle umane api regine».
Ecco le parole che descrivono meglio il progetto in corso: rieducazione, umiliazione, estinzione. Ecco le immagini che ci comprendono di meglio comprendere: le evirazioni, i fuchi umani.
«Abramo, patriarca Abramo, ricorda a Dio la sua promessa di darti una progenie inestinguibile: noi siamo figli tuoi, non possiamo sparire così» conclude lo scrittore.
La preghiera dovrebbe essere condivisa da tutta l’umanità – che di fatto discende tutta, maschi e femmine, da Abramo.
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Immagine: Giovanni Gasparro, Ritratto di uomo con tabarro, Ritratto di Cammillo Langone, 2015.
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