Pensiero
Il biofascismo contro i «fascisti»

Robert Kennedy junior, quando l’anno scorso prese la parola all’oceanica manifestazione di Berlino a fine estate, già lo diceva senza esitazione: «Negli Stati Uniti stanno dicendo che sono venuto qui per parlare a 5.000 nazisti. E domani scriveranno che sì, sono stato qui, e ho parlato 3.000 o 5.000 nazisti».
Era chiaro da tempo, e in tutto l’Occidente, che l’establishment aveva il programmino semplice-semplice di dipingere nella mente del cittadino globale l’equazione rifiuto del vaccino = estremismo di destra. In America, quelli che dissentono nei confronti della discriminazione biologica (lì li chiamano anti-vaxxer) sono ovviamente dichiarati trumpiani. In Germania sono neonazisti. In Italia sono fascisti.
Non poteva essere altrimenti: in America si fa leva sull’eiezione di Trump dal discorso pubblico (bandito dai media e dai social, il suo popolo accusato e messo in galera per i fatti del 6 gennaio), in Europa si capitalizza su settanta e passa anni di demonizzazione del totalitarismo nero, babau del XX e XXI secolo.
Per farci paura, il potere ha tirato fuori l’uomo nero. Del resto, sappiamo che hanno poca fantasia. Perché, ricordatelo, spesso nella più alta stanza dei bottoni ci sono uomini mediocri
Ebbene sì: per farci paura, il potere ha tirato fuori l’uomo nero. Del resto, sappiamo che hanno poca fantasia. Perché, ricordatelo, spesso nella più alta stanza dei bottoni ci sono uomini mediocri – e forse per questo di crudeltà pericolosa.
Ora, tuttavia, siamo davanti ad un paradosso pleateale, anche se ignoto totalmente ai giornali.
Lo Stato che ti obbliga a operazioni corporali, lo Stato che ti ricatta sul lavoro se non prendi una tessera, lo Stato che ti controlla in ogni movimento, lo Stato che proibisce gli assembramenti, lo Stato che tollera la limitazione della libertà di stampa e di parola, lo Stato che nega i diritti umani fondamentali (perfino quelli previsti dalla suo stesso documento legittimante, la Costituzione), accusa i suoi oppositori di essere «fascisti».
No, sul serio. Il bue che dice cornuto all’asino è un dilettante. Lo avevamo visto di recente: terroristi che dicono «terroristi» ai cittadini.
L’uomo nero, il «fascista di ritorno», è il vero problema contro cui scagliarci per il bene dell’attuale assetto sociale – che non è quello democratico, è quello di sottomissione biologica, qualcosa a cui il fascismo non era completamente arrivato.
Perché, ci chiediamo: il fascismo chiedeva una tremenda sottomissione «sociale», del foro esteriore. Non aveva i mezzi, tuttavia, per chiedere quella del foro interiore. Lo Stato pandemico invece vuole la sottomissione del «foro interiore»: devi essere tu a vaccinarti; devi tu prenotarti il buco mRNA, perché non puoi reggere altrimenti la tua vita e quella della tua famiglia; devi tu firmare tutti i documenti che manlevano la responsabilità degli altri, vaccinatori e multinazionali farmaceutiche.
Il fascismo storico solo con le orrende leggi razziali è arrivato alla discriminazione biologica. Ora siamo ad un livello perfino inferiore, sotto il foro interiore, sotto la coscienza, sotto il proprio gruppo etnico: si è all’apartheid biomolecolare
Di più: il fascismo storico solo con le orrende leggi razziali è arrivato alla discriminazione biologica. Ora siamo ad un livello perfino inferiore, sotto il foro interiore, sotto la coscienza, sotto il proprio gruppo etnico: si è all’apartheid biomolecolare.
Andiamo ancora oltre: lo Stato nazifascista e lo Stato pandemico hanno la medesima base strutturale – la cancellazione della legge naturale a favore del diritto positivo. La legge è tale non perché si accorda alla natura umana e al disegno del creato; la legge è tale perché la si pone, cioè impone, per arbitrio del potere. Dura lex sed lex. Punto.
È un fatto che qualcuno può, al contrario di quanto ora strilla il potere costituito, vedere lo Stato pandemico come diretta continuazione dello Stato fascista. Vi sono dei rimandi storici precisi: pensiamo alle leggi di vaccinazione obbligatoria promosse sotto il fascismo (in continuazione con quelle precedenti dell’era unitaria, presenti anche negli altri Paesi europei più o meno retti dalla massoneria ottocentesca).
Ma pensiamo, soprattutto, anche a casi come quello della cosiddetta «Strage di Gruaro»: nel 1933, in piena era fascista, un paesino intero costretto ad un vaccino sperimentale (un siero contro la difterite). 253 bambini tra i 13 mesi e gli otto anni inoculati, con reazione avversa massiva, e 28 di loro che muoiono miseramente. Nessuna inchiesta, e le autorità fasciste che passano sotto silenzio l’intero episodio.
Andiamo ancora oltre: lo Stato nazifascista e lo Stato pandemico hanno la medesima base strutturale – la cancellazione della legge naturale a favore del diritto positivo
Ricorda qualcosa? Vaccini sperimentali, obblighi, tombali silenzi della stampa (ricordate, per caso, tutti quei morti di inizio anno? Giovani e vecchi, militari e civili? Che fine hanno fatto? Qualcuno sa dove si trova Tiffany Dover?)…
Se il fascismo è uno stato basato sul controllo capillare e repressivo, uno Stato che implementa un medesimo controllo arrivando perfino al piano biologico può essere chiamato «biofascista». Tutti i fan scatenati di Foucault, che si sono riempiti la bocca per decenni con la parola «biopolitica», alla parola «biofascista» non sono arrivati.
Ora abbiamo quindi il biofascismo che dice che il pericolo sono i «fascisti».
Ora abbiamo quindi il biofascismo che dice che il pericolo sono i «fascisti»
I quali, secondo varie testimonianze e pure l’uso della logica, in nessun modo possono costituire la totalità della manifestazione. Ci hanno detto: qualche decina, come sempre. Dietro decine di migliaia, se non milioni in tutta Italia, di persone comuni, operai. mamme, studenti, pensionati. Vi basta guadare le immagini della manifestazione di Milano – dove, stranamente, non c’è stata violenza… – per capire che quella del bollino «uomo nero» è davvero una mossa di discredito del dissenso piuttosto disperata, stupida.
Tuttavia, niente, trovare qualcuno disposto ad ammettere questa semplice verità – ma quali fascisti, è una enorme massa trasversale a tutta la società italiana quella che sta protestando! – è impossibile.
Perfino quando manganellano una giornalista, che peraltro garantisce che i manganellati non avevano fatto niente, non si trova un’anima viva (nel sindacato, nella politica, nelle associazioni di vergini&prefiche) a chiedersi cosa stia succedendo. La minaccia autoritaria, per loro, fino a pochi anni fa era Silvio Berlusconi… e niente, rendiamoci conto, non c’è nemmeno da riderci sopra, visto che le bastonate testimoniate dall’inviata de La Stampa parrebbero vere.
E qui è subito dopo, quando sono rimasta da sola tra i no vax. Io avevo un telefonino in mano e gli altri nulla. Era un momento di calma, nessuno lanciava oggetti.
Caricati e manganellati#noGreenPass #piazzadelPopolp pic.twitter.com/AhGVZFFiTZ— flavia amabile (@flaviaamabile) October 10, 2021
«Sono rimasta da sola tra i no vax. Io avevo un telefonino in mano e gli altri nulla. Era un momento di calma, nessuno lanciava oggetti. Caricati e manganellati».
Lo avete visto. Il ragazzo va a parlare al poliziotto, gli dice frasi insulse, innocue, «dai ragazzi, noi siamo il popolo, come voi», una cosa così. Quello neanche lo sta a sentire, guarda la posizione dei colleghi, poi alza il bastone e urla: «carica!». E giubbotte.
A filmare tutto, finendo nella mischia, ripetiamo, è una giornalista. Nel momento in cui la stampa è manganellata, davvero vogliamo parlare di pericolo «fascista»? Ma davvero è stato esaurito il senso dei ridicolo sino a questo punto?
Il senso del ridicolo è sparito assieme al principio di realtà
Il senso del ridicolo è sparito assieme al principio di realtà. Ritengo che sia la conseguenza di avere al governo Draghi, tecnocrate che mai ha vissuto il conflitto, mai ha conosciuto la gente – i politici che lo hanno fatto con tutta la gavetta, da Salvini a qualche vecchio piddino, sono diventati con i loro partiti organi vestigiali del potere, sono decori ininfluenti dello Stato. Se comanda Draghi significa che la politica – quella che è fatta di esseri umani, quindi di parola, di opinione, di ascolto – è sparita, si è imboscata, oppure è finita impiccata come Antigone.
Draghi e il suo potere, ho scritto in passato, non possono avere lo stesso principio di realtà che ha il comune cittadino. Quindi, mi dicevo, è possibile che ad un certo punto si possa spaventare, davanti ad un dissenso sempre più massivo e materiale del quale potrebbe comprendere infine di non avere né controllo né contezza. Quando mai si è vita una sede del sindacato assaltato? Quando mai si sono viste manifestazioni di decine di migliaia di persone ogni sabato (si badi: il sabato, non un giorno qualsiasi in cui si può scioperare)? Quando mai si sono viste le forze dell’ordine che possono sfilare tra i manifestanti, quando non tengono la linea, senza temere di essere attaccare (guardate, sempre, le scene di Milano)? Quando mai si sono viste signore anziane marciare assieme agli studenti e ai portuali?
Mi sbagliavo, forse. Il fatto che ci troviamo in terra incognita, in un angolo della storia dove non ci sono mappe, forse non li intimorisce. Forse non hanno capito, non so. Oppure, come ho pensato altre volte, preparano una repressione ancora più grande.
I biofascisti mentiranno, e reprimeranno, fino a che non ne potremo più, fino a che gli obiettori non saranno sacrificati. Gli altri si beccheranno i lockdown climatici, i lockdown inflattivi, gli OGM CRISPR firmati UE, magari anche una spruzzata di geoingegneria, più qualche misura consistente di controllo delle nascite
Siamo solo all’inizio dell’autunno. Il bollino di «fascista» su chi dissentirà da qualsiasi cosa vogliono fare accadere (licenziamenti di massa, caro bollette, e magari infine l’obbligo vaccinale definitivo) certo fa comodo. Ma alla lunga non credo che sarà sostenibile. Perché la realtà, ad un certo punto, torna sempre a bussare alla porta.
Il progetto del mondo biofascista non prevede la realtà: mentiranno, e reprimeranno, fino a che non ne potremo più, fino a che gli obiettori non saranno sacrificati. Gli altri si beccheranno i lockdown climatici, i lockdown inflattivi, gli OGM CRISPR firmati UE, magari anche una spruzzata di geoingegneria, più qualche misura consistente di controllo delle nascite (il vero, grande obiettivo di tutto questo – il senso ultimo di ogni fascismo biotico).
Purtroppo per i biofascisti, la realtà, invece, esiste. Siamo noi. I nostri corpi, le nostri anime, la nostra volontà. La nostra dignità.
Credevate davvero che fosse così facile toglierci tutto?
Roberto Dal Bosco
Pensiero
Referendum sul divorzio 2025: quello di sindacati e compagni dalla realtà

Il referendum sul lavoro dipendente e l’invasione migratoria è fallito, tuttavia quello sul divorzio 2025 è riuscito: possiamo dire, senza ombra di dubbio, che non andando a votare gli italiani hanno ratificato il divorzio dalla realtà di istituzioni, enti, corpi sociali, vescovadi ed interi partiti politici.
Il mondo reale, ora è certificato democraticamente, è separato totalmente dai cascami sovietici della grande mangiatoia repubblicana: nessuno ha votato per i loro quesiti. Anzi andiamo oltre: nessuno sapeva davvero quali fossero.
Non è stato captato interesse, nessuno davvero, per il referendum – e questo al di là del fine settimana al mare. Attorno a me, non solo non c’è una persona che sia andata a votare, ma nemmeno che sapesse per cosa si votasse.
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Ognuno ha capito, senza bisogno di tante spiegazioni, che erano fisime sul feticcio del lavoro, cose di un mondo che sul serio non esiste più: mentre la gente arranca nella rovina post-industriale, ci parlano di licenziamenti illegittimi, giudici che decidono le indennità di licenziamento per le piccole imprese, contratti a tempo determinato, responsabilità di appaltatori e pure committenti sugli infortuni sul lavoro. Poi la ciliegina: 5 anni di residenza in Italia acciocché gli immigrati divengano cittadini italiani a tutti gli effetti.
Non uno di questi temi – e son dovuto andare a guardarmeli ora, ad urne chiuse, perché anche io ci ero volato sopra serenissimo – pare avere attinenza con la realtà. Non uno sembra essere allineato con il sentimento non solo della classe produttiva (compresi i dipendenti) ma del cittadino quivis de populo: rendiamo gli immigrati che stanno mettendo a ferro e fuoco le città subito italiani?
Maranza al voto? Sì: così poi però, invece che il Partito Maranza, ci troviamo il Partito Islamico – chiunque può fare questo pensiero, chiunque è finito per sentire ed ammettere, e in tutto il pianeta (FPO primo partito in Austria, Le Pen rampante in Francia, AfD in vetta in Germania… e Trump alla Casa Bianca) che la migrazione massiva è un problema da risolvere, non da facilitare.
Tutti lo sanno, tranne la sinistra e i sindacati. I quali, per fare bella figura e spingere sempre più gente a votare, hanno pensato bene pure di farsi vedere che litigano a sangue. Il che vuol dire, il divorzio ce lo hanno anche loro, infra: la parte piddina oramai metamorfosata in partito neoliberale e neoradicale di massa mai poteva votare per l’abrogazione del Jobs act.
Personalmente, mi impressiona non poco la questione dei sindacati. Ininfluenti sul piano politico (il referendum lo sancisce incontrovertibilmente), invisibili sul piano sociale (quante persone conoscete che sono state aiutate da un sindacato?), sono tuttavia realtà ricchissime, dove la cornucopia diviene sempre più visibile sullo sfondo di una società in sfacelo.
Voglio raccontarvi un angolo della mia città, quello dove svetta il palazzotto del principale sindacato, tetro ed eloquente con la sua colata di cemento grigio e il logo rosso che spunta in cielo: poco più avanti, c’era un’edicola, ora c’è uno dei quei buchi pieni di distributori automatici con dentro tutto: bibite, preservativi, cartucce per le sigarette elettroniche, latte, cioccolatini, olio da massaggio (che in realtà ipotizziamo serva agli invertiti, e non per massaggiarsi), cracker, e su tutto le casseforti cibernetiche che fanno da casella postale Amazon, grande simbolo del lavoro in Italia.
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A pochi metri, c’era un negozio di giocattoli e cartotecnica, durato decadi, con il nome di una famiglia cimbra: un posto eccezionale, che conoscevo da bambino, e in cui credo di aver fatto in tempo qualcosa anche per il primo figlio. Ora, invece, c’è una succursale del sindacato – la cui sede, ripetiamo, è lì a trenta metri – ci fanno dentro non so cosa, dalle vetrine si vede un bell’ufficio modernissimo, illuminato anche di notte, con il cartellino «Open» alla porta, neanche fosse un diner americano stile Happy Days.
In breve: il tessuto produttivo italiano è andato, da mo’, in malore: ma il sindacato proprio no. Anzi: può approfittare ed espandere il suo raggio. Ciò non vale solo per le quisquilie immobiliari. Il sindacato, in realtà, da diversi ha lanciato una vera e propria espansione morale. Ecco la crociata al Consiglio d’Europa per cancellare l’obiezione di coscienza sull’aborto in Italia.
Ecco la sollecitudine sui vaccini, che come abbiamo rilevato su Renovatio 21, è iniziata ben prima della pandemia, con ad esempio gli appelli ai pensionati (si allargano proprio: sono lavoratori, i pensionati?) a fare il vaccino antinfluenzale, nonostante in quegli anni ogni tanto sui giornali c’era qualche timido articolo sulla possibilità di qualche lotto assassino… per non parlare dei vaccini pediatrici (anche i bambini non sono lavoratori, ma pazienza), dove quando entrò in vigore la legge Lorenzin nel 2017 ad esempio a Palermo i sindacati lanciarono l’allarme sul fatto che c’erano pochi vaccinatori, bisognava assumere.
Insomma: come da piramide di Maslow, il sindacato è talmente ricco da aver soddisfatto tutti gli strati inferiori (bisogni fisiologici, bisogni di sicurezza, di appartenenza, di stima) e fluttua al vertice, dove può perseguire il fine dell’autorealizzazione: creatività, spiritualità moralità. Non c’è da ridere: questa è la sola spiegazione scientifica che trovo se penso al sindacato che si occupa di libero feticidio e sierizzazioni – e di concertoni rock, i quali, come detto dal poeta oramai lustri anni fa, in effetti hanno un po’ «rotto i coglioni».
Il sindacato è come un vecchio aristocratico, un nobile di quelli stile Gattopardo: il mondo è cambiato totalmente, e in teoria ti rifiuta pure, ma tu sai che invece starai lì, hai la sicurezza della tua ricchezza, e quindi può permetterti di correre dietro al superfluo, le amanti, le speculazioni di pensiero, etc.
Dobbiamo capire che tale nobiltà parassita ha in Italia un colpevole precipuo: la Costituzione. La quale essendo nata da comunisti e da democristiani (cioè, la specie creata in laboratorio da massoni e angloamericani per lasciare libero il passaggio a comunisti e liberali), è leggermente «sovietica», amava dire Silvio Berlusconi, al punto da mettere l’idolatria del lavoro in testa alla Carta stessa, e poi a dettagliare il goscismo istituzionali in altri articoli.
Come l’articolo 39: «L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce».
In pratica, dice la Costituzione più bella dello mondo, sindacato libero! Sindacati per tutti! Ma allora, perché sono così pochi? Perché non sono usciti nuovi sindacati a fare concorrenza a quelli divorziati dalla realtà? Magari ci sono pure: ma non prendiamoci in giro, sappiamo tutti che siamo dinanzi a logiche di feudo, un feudo ultramiliardario, inscalfibile, intoccabile, invincibile.
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Vediamo, tuttavia, che a potersi permettere il divorzio dal reale: ecco che la Carta sovietica d’Italia prevede addirittura la creazione di un ente che talmente tante persone potrebbero definire inutile da farci sopra un referendum – anche quello fallito, forse a causa del giovane borioso premier-genio che aveva accluso il voto per abolire il Senato. Parliamo, ovviamente, del CNEL.
Articolo 99 della Costituzione della Repubblica Italiana: «Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa». Ebbene sì, il CNEL ha copertura costituzionale. Noi, confessiamo apertamente, non abbiamo idea di cosa faccia, e crediamo di non essere gli unici: ma, sapete, nella nostra Repubblica basta la parola «lavoro» e si può fare tutto, tranne obiettare i sieri genici sperimentali.
Un vecchio amico – nel senso, un signore anziano, che dal suo incarico per una grande azienda ne ha viste molte – mi diceva di un conoscente che, per ragioni a caso, era stato messo a fine carriera al CNEL, ed era felicissimo, perché neanche lui capiva bene quale fosse questo lavoro, ma lo stipendio arrivava. Non siamo in grado di verificare questa notizia, tuttavia, un po’ come per i quesiti del referendum 2025, come una immane porzione di popolazione italica non sentiamo l’impulso ad approfondire. Un altro ente, un altro turbine di leggi, uffici, salari, lontani anni luce dalla mia libertà, dalla difficoltà di tirare avanti la carretta tutti i mesi: ma chi davvero ha la forza per pensarci?
È quindi con questa mesta rassegnazione che registro come il divorzio in Italia sia stato approvato per referendum una seconda volta: il divorzio tra le istituzioni sociali – mica scordiamo l’ente sociale chiamato CEI, con il cardinale Zuppi che aveva invitato a recarsi alle urne – e la società stessa, che non vuole più saperne di loro e delle loro proposte, che non sono solo irrilevanti, sono con evidenza nocive, contrarie in tutto e per tutto alla percezione attuale del bene comune.
Lo sappiamo: la rassegnazione non va bene. Ma capiteci: abbiamo paura di dire qualsiasi cosa.
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Il sindacato può comunicare apertis verbis di non voler difendere i lavoratori (per il vaccino mRNA, e magari i soldini del Recovery Fund), può cambiare volti di leader che non ci colpiscono esattamente per il pensiero (il tizio con il diastema, il baffotto bianco, l’occhio mandorlato che scrive le prefazioni dei romanzi di Philip Dick, l’orsetto democristiano, la tizia flemmatica che fuma, quello professorale con gli occhiali spessi e la pelle tra il diafano e il rosso, il sindacalista metalmeccanico professionista), travasandoli poi in larga parte, autista e scorta e quant’altro, alle elezioni politiche per il voto feudale automatico dei soliti partiti della sinistra postcomunista e democristiana.
Come tutto questo non inorridisca i lavoratori, non sappiamo dirlo, ma tuttavia ora sappiamo che inorridisce assai gli elettori. I quali elettori, che non sono principi e conti che possono vivere di rendite politico-costituzionali, dalla realtà non vogliono divorziare, altri, loro non possono.
Come non possono permettersi di avere, a decidere per loro, qualcuno che, come Landini due anni fa, comizia letteralmente a favore del «Nuovo Ordine Mondiale». Cioè ciò che, con nel silenzio se non nel tifo del sindacato stesso, ha distrutto il loro lavoro, la loro famiglia, la loro esistenza.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Maritè Toledo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Pensiero
Orban denuncia il piano «progressista» per l’Europa di «sostituire il cristianesimo e la nazione»

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Pensiero
Fico ribadisce il suo sostegno ai valori della famiglia cristiana

Nel corso di un acceso discorso al CPAC Ungheria 2025, il primo ministro slovacco Robert Fico ha sottolineato che continuerà a sostenere i tradizionali valori cristiani della famiglia nel Paese.
Nel discorso del 29 maggio , Fico ha sottolineato che l’essenza della Slovacchia si fonda su migliaia di anni di valori familiari cristiani tradizionali, in particolare sull’idea che il matrimonio sia tra un uomo e una donna e che ci siano solo due sessi, e che si impegnerà a sostenere questi valori sacri. Il primo ministro vanta una lunga storia di affermazione dei valori familiari cristiani e di opposizione al globalismo.
To all our domestic and foreign critics, I have a message: Let our diversity be our strength, not a weakness. pic.twitter.com/jHJfCP9aiF
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) May 29, 2025
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Dopo aver sottolineato di non voler che l’identità nazionale della Slovacchia «si dissolva» a favore dei valori liberali promossi dall’Unione Europea (UE), Fico ha evidenziato i valori cristiani che costituiscono l’identità nazionale del Paese.
«Certamente non intendo sacrificare l’essenza della Slovacchia, che si basa su più di mille anni di tradizione cristiana, (con) la famiglia tradizionale come componente fondamentale della nostra società», ha affermato il primo ministro.
Fico ha inoltre sottolineato il suo sostegno all’emendamento del 2014 alla Costituzione del Paese, che ha confermato la definizione tradizionale di matrimonio, e a un nuovo emendamento proposto dal suo governo, che affermerebbe che esistono solo due generi: maschile e femminile.
«Sono il promotore dell’importante emendamento alla Costituzione slovacca, che definisce il matrimonio come l’unione unica tra un uomo e una donna», ha affermato. «A nome del governo, ho presentato al Parlamento un ulteriore emendamento costituzionale riguardante l’esistenza di soli due sessi».
Fico che sta svolgendo il suo terzo mandato non consecutivo come primo ministro, si oppone da tempo al «matrimonio» tra persone dello stesso sesso e all’ideologia di genere.
Fico ha definito l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, illegale in Slovacchia, una «perversione». Durante la campagna elettorale per tornare primo ministro nel 2023, Fico ha anche irritato gli attivisti LGBT attaccando la promozione dell’ideologia di genere nelle scuole e la possibilità per le coppie dello stesso sesso di sposarsi legalmente.
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«L’ideologia di genere nelle scuole è inaccettabile e il matrimonio è un’unione unica tra un uomo e una donna», ha affermato in uno spot elettorale. «Non sarò mai un sostenitore del fatto che le persone LGBTQ possano sposarsi, come avviene in altri Paesi», ha affermato Fico durante una conferenza stampa.
Il primo ministro ha anche criticato i vaccini anti-COVID , mettendo recentemente in guardia dalle scoperte degli esperti sulla contaminazione del DNA nei vaccini e sugli altri rischi per la salute associati alle iniezioni sperimentali. Nel 2024, Fico, assieme a tanti depuati slovacchi, annunciò che il Paese non avrebbe sostenuto l’accordo pandemico globalista proposto dall’OMS, che il primo ministro criticò definendolo «un’assurdità» che «poteva essere inventata solo da avide aziende farmaceutiche, che avevano iniziato a percepire la resistenza di alcuni governi contro la vaccinazione obbligatoria».
Pochi giorni dopo questo annuncio, Fico venne colpito da un fallito tentativo di assassinio. Per quell’ora, Fico aveva reso ampiamente nota la sua posizione su COVID e vaccini.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Fico ha lanciato un sentito allarme sugli effetti del vaccino COVID, parlando di «gravi risultati». Un anno fa Fico aveva ordinato un’indagine sulla risposta al COVID-19 e sui vaccini, notando gli oltre 21.000 morti in eccesso dal 2020.
Come riportato da Renovatio 21, Fico e il presidente serbo Aleksandr Vucic sono stati gli unici alti funzionari europei a partecipare alla parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa.
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Immagine screenshot da YouTube
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