Pensiero
La guerra civile transumanista è già iniziata

Zoltman Istvan è un ragazzotto americano che spesso finisce sui giornali perché, in uno Stato bipartitico come gli USA, lui ha un suo partito politico indipendente. Nel 2016 corse per diventare presidente con il suo United States Transhumanist Party, il partito transumanista americano (USTP). Nel 2018 ha provato a diventare governatore della California.
A livello elettorale non ha avuto alcun successo, tuttavia ha ottenuto ciò che desiderava: permettere al transumanismo di arrivare al grande pubblico americano, cercando così di sensibilizzarlo riguardo alle possibilità tecnologiche di miglioramento della specie umana. Per Zoltan è necessario «creare una mentalità culturale in America che abbracciare e produrre tecnologia e scienza radicali è nel migliore interesse della nostra Nazione e della nostra specie». Siamo, insomma, nella fase del proselitismo. In teoria. Bisogna spiegare che l’uomo può essere migliorato, può superarsi, divenire, grazie alla scienza, superuomo.
I transumanisti credono proprio questo: la natura può essere riformata, e la vita umana prolungata e migliorata grazie a modifiche tecniche fatte nel corpo umano: bioinformatica, chip cerebrali, biorobotica, farmaceutica, ingegneria genetica. L’essere umano, quindi, grazie alla tecnologia trascende se stesso – divenendo più che umano, cioè transumano.
Lo slogan del partito, creato nel 2014, è particolarmente rilevante: «Mettere la scienza, la medicina e la tecnologia in prima linea nella politica americana». Non è esagerato dire, come faremo fra poco, che l’intero Paese, con Fauci e il COVID, sia quindi divenuto transumanista. Uguale per il resto del mondo: trovatemi un virologo TV o un rappresentante piddino che non sia d’accordo con il motto dell’USTP.
Zoltan non ci ha mai colpito per la sua profondità di pensiero. Ha dichiarato di essere stato fulminato dall’idea del transumanismo in Vietnam: ma non durante la guerra, durante una gita touristica (forse un po’ Dark Tourism) dove gli fu detto che il campo vicino a lui era pericoloso, perché ancora pieno di mine – da qui l’illuminazione della caducità della vita, e quindi invece che pensare all’anima immortale, il nostro a pensato a come immortalizzare il corpo.
Tuttavia, il personaggio ha giocoforza fatto alcuni pensieri interessanti riguardo al destino del transumanismo nella società moderna. Nel suo romanzo filosofico del 2013 The Transhumanist Wager («La scommessa transumanista») pare significare che la minaccia più grande arriverà da «gruppi cristiani», che attaccheranno i transumanisti per far deragliare le magnifiche sorte progressive dell’umanità transumanizzante, scatenando infine una guerra tra le due fazioni.
L’idea della guerra transumanista fu ripetuta dallo Zoltan in un’intervista con la testata Quartz nel 2020:
«Si verificherà una grande guerra transumanista tra coloro che abbracciano la tecnologia radicale nei loro corpi e coloro che non lo fanno. Molti saranno colpiti da questo periodo e alcuni lo chiameranno la fine dei tempi. Vinceranno quelli che si schiereranno con la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale».
Il lettore può capire che niente di tutto questo oggi è fantascienza, né il semplice discorsetto di un folclorico personaggio da candidatura presidenziale pazzotica stile Vermine Supreme.
Perché, in primo luogo, il Pentagono – non unico fra gli organi militari – sta portando avanti tutte queste tecnologie di «potenziamento del soldato». Ma lasciando stare gli esperimenti più o meno segreti della DARPA sui soldati, possiamo ricordarci di Klaus Schwab, che preconizza chip cerebrali per tutti in una fusione completa uomo-macchina dove negli aeroporti ti scannerizzano il pensiero. La questione, quindi, è concreta assai.
In secondo luogo, è impossibile non riconoscere che la società è stata transumanizzata: la campagna mondiale di vaccinazione, cioè di modifica genica mRNA, cosa è se non, sulla carta, un immenso processo di supposto miglioramento biotecnologico dell’essere umano? Di questo sono convinti tutti i sierati e le loro autorità: mi sono vaccinato per divenire migliore, per non prendere il COVID, per non morirne.
Sono tutti diventati, più o meno involontariamente, più che esseri umani: sono divenuti esseri transumani.
Per corollario abbiamo avuto la spaccatura totale della società: da una parte gli «ottimizzati» (moderni, aderenti alla grande religione postcristiana della Scienza), dall’altra i no-vax, che invece sono esseri neanderthaliani, inferiori ed imbarazzanti, ineleganti e – soprattutto – pericolosi. Ricordiamo quanti, magari con addosso una vita di voti a sinistra o un giuramento su Ippocrate o sulla Costituzione, ad un certo punto hanno invocato i campi di concentramento, e magari lo Zyklon B.
Ecco, i lager sono qualcosa che si sviluppa con la guerra. In questo caso, la guerra è all’interno della stessa società, dello stesso Paese – di ciascun Paese del mondo in realtà.
In questo sito parliamo spesse volte di guerra civile: è una prospettiva inevitabile, se si riconosce la polarizzazione oramai insanabile della società, e la distanza tra una parte della popolazione e i governi, che sembrano aver perso ogni pudore e gettato la maschera: il potere, abbiamo imparato in questi mesi, non si vergogna più di schiacciare, vessare, e financo eliminare la minoranza che lo contesta. Anzi, non la considera nemmeno una minoranza, perché se così fosse, per imperativo della democrazia moderna, essa avrebbe diritti.
Chi si oppone al corso delle cose – per esempio, ai vaccini mRNA, o, più di recente, al disegno NATO – non ha più alcun diritto, nemmeno quello di avere un account sui social. Camionisti canadesi, cittadini dello Sri Lanka, allevatori olandesi e decine di sabati di protesta e repressione in tutte le città d’Europa e ben oltre ce lo indicano con certezza. L’abisso tra le parti è immane. Nessuno ha idea di come superarlo; nessuno, da nessuna delle due parti, forse vuole più farlo. I social sembrano progettati per aumentare algoritmicamente la divisione nel consorzio umano; i media mainstream sembrano allineati nell’esercizio del capro espiatorio.
È chiaro dunque che la guerra civile transumanista è già qui. Ci ha accompagnato per mesi. Quando le forze dell’ordine vi fermavano in macchina sotto lockdown. Quando litigavate con il parente vaccinato e adirato perché voi avete scelto di mantenere il sangue puro. Quando avete perso il lavoro. Quando non vi hanno fatto entrare all’ospedale a vedere vostro figlio che veniva operato, o vostro padre che moriva. Quando vi hanno deriso, insultato, condannato, a volte pure minacciato fisicamente.
È quella che su questo sito abbiamo chiamato «Apartheid biotica», e poi «guerra civile biotica». Di fatto, ci va bene chiamarla anche guerra civile transumanista: perché coinvolge una parte della popolazione che crede di poter superare tecnologicamente i limiti dell’uomo, e sottomettere coloro che, rifiutando la tecnica, scelgono invece do restare umani.
La guerra civile transumanista non si limiterà solo a modifiche biomolecolari del corpo: il pensiero va ovviamente, va alle piattaforme di gestione informatica della società, come quella del green pass, e quella, che sarà varata a breve, con l’euro digitale. Cioè un sistema che sarà connesso ad ogni aspetto della vostra vita e deciderà per voi cosa potete acquistare, dove, quante volte, perché. Poco più in là, ecco la prossima tappa del transumanismo: l’interfaccia uomo-macchina (HMI), ossia il celeberrimo, inevitabile microchip impiantabile.
Il chip sottocutaneo (o infra-cerebrale) sarà propalato dai governi e dai loro volenterosi carnefici come necessario per combattere i mali della società, dall’epidemia agli sprechi in periodo di razionamento, a cui ci stanno già abituando con generosità. Il no-chip sarà pefettamente sovrapponibile all’odierno no-vax: egoista, parassita, ignorante, bestiale fonte di pericolo.
Un obbligo di microchip per determinate attività vi sembra impossibile? Macché: il lunedì del calcetto con gli amici vuoi farlo senza l’algoritmo che consente di capire che stai per avere un infarto? Sai quante vite salvate? Vuoi nascondere il fatto che hai il COVID? Vuoi che l’autorità non ti possa avvisare se sei in un luogo sbagliato, o vicino alla persona sbagliata? E con le storie atroci di bambini rapiti, davvero vuoi non chippare tuo figlio?
Dopo aver visto una, due, tre, quattro dosi di mRNA sintetico sprizzate in allegria sul deltoide a milioni di persone, qualcuno davvero riesce ad immaginare che una parte cospicua della società non si farà chippare?
Crediamo davvero che il bravo soldatino transumanista non sia già qui fra di noi?
I segni di questo soldatino transumanista, ancorché involontariamente tale, sono oggi pienamente visibili, in attesa del reload invernale: mascherina all’aperto, mascherina al supermercato, mascherina FFP2 mentre si guida, nervosismo in prossimità di altri esseri umani. Sono i casi conclamati, e non sono i più spaventosi. Fanno più paura coloro che appartengono alla massa vaccina, coloro che bovinamente hanno obbedito a tutto, muggendo appena quando qualcuno diceva loro che stavano per essere portati al macello: ma no, tu continua a brucare…
È questa massa ben corposa che, dimostratasi capace di cadere facilmente preda all’ipnosi se non alla psicosi, può diventare estremamente pericolosa. È quella che, toccati i tasti giusti, procede ai pogrom – cioè alla violenza vera e propria.
Cosa succederà, noi non lo sappiamo. Possiamo supporre che, anche qualora vincesse le elezioni italiane il centrodestra, il processo di divisione isterica della società non accennerà a diminuire: anzi.
Proprio per spogliare anche i minimi residui di «populismo» (cioè, di lealtà verso il popolo, pensate lo scandalo…) potrebbe venir lanciato un nuovo ciclo di emergenza e di meccanismi premiali come il green pass, più la piattaforma bioelettronica annessa. Il clima, forse, o un’altra epidemia – magari il vaiolo delle scimmie che adesso interessa per qualche motivo quasi totalmente i partecipanti a feste gay. Poi c’è la guerra in Russia. L’inflazione – qualcuno ricorderà che, come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso qualcuno parlò della tentazione dei governi di procedere a «lockdown inflattivi».
Chiunque andrà al governo difficilmente si ribellerà al diktat emergenziale ulteriore – non lo hanno fatto sotto il governo Draghi, figurarsi sotto il loro stesso governo.
Per cui: non pensate che vi sia qualcuno che vi proteggerà. E ci rendiamo conto che questo pensiero mina la stessa idea di Stato nel suo significato più primordiale: l’autorità conferita dagli uomini a qualcuno che li protegga.
No, non sarete protetti – anzi, sapete benissimo che nell’era della Necrocultura realizzata, lo Stato vede il suo popolo come nemico, e invece di farlo prosperare, vuole diminuirlo, sfoltirlo – e sottomettere gli eventuali residui.
A cosa ci dobbiamo preparare? Ci verranno a prendere in casa? Ci nasconderemo nelle catacombe? Verremo cacciati per strada? A questo punto, lo avete capito, la fantascienza è stata superata da un pezzo e Orwell e Huxley son divenuti autori di novelle ottimiste. Possiamo davvero aspettarci di tutto: perché, come dicevamo, i segni di una possibile guerra civile transumanista ci sono tutti. E noi, visti i nostri mezzi, non siamo esattamente dati per vincenti. Qualcuno dirà infatti che forse è ingiusto chiamarla guerra civile: potrebbe rivelarsi solo una persecuzione.
Ecco la persecuzione del XXI secolo: il martirio per mantenere il sangue puro, per rifiutare del marchio biotecnico della Bestia, per fuggire dalla transumanizzazione globale dell’essere umano.
Quindi, possiamo solo dirvi di prepararvi, cercando di realizzare con la mente e con il cuore la natura di questa situazione.
Siete parte di una storia pazzesca, un film fantastico fatto di realismo e distopia al contempo.
Il finale di questa pellicola è solo in mano vostra.
Intanto è importante che capiamo bene la trama. Per cui, su questo sito, continueremo a raccontarvela.
Con recap ad nauseam.
Roberto Dal Bosco
Pensiero
La strage dell’autobus di Mestre forse causata da un «malore improvviso». Mentre danno il Nobel all’mRNA

Ci sono due bambini tra i 21 morti della strage di Mestre. Uno aveva 12 anni, l’altro era un neonato di pochi mesi. Al momento in cui scriviamo, le agenzie dicono che solo di 7 si conosce l’identità – gli altri sono cadaveri ancora da identificare, e guardando le immagini, possiamo immaginare la difficoltà nel farlo. Tra i morti ci sarebbe una signora austriaca, forse la madre di due bambine di 13 e 3 anni ricoverate ora a Treviso.
È una tragedia immane. Chi scrive conosce bene quel cavalcavia, l’ultimo pezzo di dura realtà metropolitana prima del senso di liberazione che dà percorrere il ponte sulle acque verso Venezia. Solo immaginare un volo da quell’altezza mette i brividi. Concepire che vi sia caduto un autobus pieno di gente è qualcosa di semplicemente terrificante.
«Siamo qui in più di sessanta», ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Venezia. «Credo che una scena così tragica, con così tanti morti in quelle condizioni, la maggior parte di noi non l’abbia mai vista, nemmeno i più anziani. Anche se ogni vita ha il suo peso, il numero conta. Ne abbiamo visti di corpi accartocciati fra le lamiere, nei nostri interventi, ma vederli tutti lì, ammassati in mezzo alle fiamme… C’erano anche una ragazza e una bambina che adesso sono qui, sotto il ponte, coperte dai teli».
È morto anche l’autista. Ma cosa è successo?
«Tra le prime ipotesi sulle cause forse un malore di chi era al volante» scrive l’ANSA. La parola «malore» fa capolino, forse inavvertitamente, su tanti titoli della stampa nazionale. Mentre scriviamo è spuntato fuori che vi sarebbe un video, che testimonierebbe – dice il Corriere – come l’autobus abbia fatto «un movimento strano» e si sia mosso con una «manovra eccessiva», qualunque cosa voglia dire.
«Una manovra impropria: è la stessa impressione descritta anche da un testimone che era alla guida di un’auto dietro il bus» continua il quotidiano di via Solferino. «Qualcosa di strano, insomma. Che non aveva senso fare in quel punto e con quel mezzo. Qualcosa che apre le porte all’ipotesi della prima ora: un malore o un colpo di sonno dell’autista».
Siamo edotti che vi sarebbe una scheda video a bordo dell’automezzo, e i «vigili del fuoco a mezzanotte stavano ancora cercando di estrarre». Ne vedremo il contenuto, o ci diranno che è stata distrutta, al momento non sappiamo dire.
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Insomma, la grande stampa sta battendo la pista del malore, anche se – al solito – è comparso un audio Whatsapp fatto circolare stile catena Sant’Antonio in cui una donna asserisce che l’autobus era in fiamme e vi sarebbero testimoni.
Nelle ore della strage, era difficile trovare l’informazione, e non perché i giornali non se ne stessero occupando, ma perché Google alla richiesta «Mestre+malore» rimandava ad una quantità di altri episodi.
12 agosto 2023: «Malore incredibile a Mestre centro: donna di 40 anni crolla a terra e muore in Piazzale Cialdini»
17 luglio 2023: «Fa jogging in montagna poi il malore fulminante: escursionista di Mestre muore a 55 anni»
28 marzo 2023: «Mestre, malore nel sonno: muore a 39 anni giocatore di football americano»
24 aprile 2023: «Colto da malore durante la notte, muore a Mestre un giovane rosolinese di 43 anni»
6 febbraio 2023: «Festa con gli amici poi il malore fatale: stroncato a 46 anni in una camera d’hotel»
10 febbraio 2023: «Malore il primo giorno di lavoro a Mestre: Marian muore a trent’anni dopo 48 ore di agonia»
26 ottobre 2022: «Trovato morto per un malore in casa a 26 anni, l’allarme lanciato dal papà: dramma a Mestre»
18 marzo 2022: «Mestre, malore improvviso davanti alla tv, muore cuoco di 54 anni»
2 luglio 2021: «Mestre, mamma muore in casa per un malore: le figlie la vegliano per 3 giorni»
Insomma, tanti malori a Mestre, ma non è la cittadina veneta abbia qualcosa di speciale: provate con qualsiasi altra località e otterrete risultati simili.
Abbiamo notato, ancora anni fa, come le segnalazioni dei malori fossero incredibilmente aumentate dall’inizio 2021, e come fossero pure cambiate di natura: un malore, prima, era una notizia che poteva riguardare qualcuno che si era sentito male e poi ripreso. Ora sembra che di malore si parli solo per persone che muoiono improvvisamente.
È oramai diverso tempo che Renovatio 21 si chiede, con terrore, quanto siano sicuri oramai i mezzi pubblici: abbiamo annotato, in Italia e all’estero, episodi con soprattutto scuolabus il cui conducente viene colpito d’improvviso da malore, cagionando incidenti e mettendo a rischio la vita di decine di bambini che vanno a scuola o sono in gita.
Uno studio su questi «malori improvvisi» ovviamente non esiste ancora, nemmeno in termini statistici, ed è difficilissimo che lo vedremo.
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Se pensate che possa essere implicato il programma di vaccinazione con il siero genico sperimentale, dovete comprendere che c’è una sorta di Finestra di Overton anche lì: certe cose si può pensare che vengano fuori, per altre ci vuole tempo, sono caselle più indietro, sono ancora nella categoria dell’«impensabile».
Le miocarditi, per esempio sono oramai ascrivibili alla casella dell’«accettabile» e del «sensato»: il loro rischio dopo l’iniezione compare oramai nei bugiardini, anche se spesso si accompagna con la pacca sulla spalla che dice che è un problema che si può tranquillamente risolvere. Dirigenti Pfizer vanno al Parlamento australiano e dichiarano, in tranquillità e scioltezza, di non sapere perché il siero provochi il problema al cuore.
Il «turbocancro», cioè l’idea che il siero possa essere dietro a improvvisi fenomeni tumorali, nuovi o di ritorno anche dopo decenni, è un’idea della categoria del «radicale», appena sopra la casella dell’«impensabile»: qualche sparuto scienziato e qualche gruppo antivaccinista di frangia lo sostiene, ma non c’è ancora un’accettazione pubblica, che crediamo verrà combattuta dal sistema con tutta la sua forza, vista la quantità di attenzione politico-sanitaria messa riguardo al cancro e alle sostanze cancerogene. Lo Stato che fa rifare gli edifici per l’amianto, ti inietta sottopelle una sostanza che provoca tumori? Radicale, sì, poco sopra l’impensabile.
Per le onnipresenti morti improvvise, che pure potrebbero essere facilmente ricollegate alle miocarditi sempre più slatentizzate, invece temiamo che vi sarà da parte del sistema un’opposizione ancora più grande.
Perché in un discorso riguardo alle morti improvvise andremmo oltre la questione medico-sanitaria. Andremmo, di fatto, davanti ad una prospettiva da mistica fondamentalista, quella della rapture, come abbiamo scritto in passato: migliaia di persone la cui vita viene «rapita» in un unico evento apocalittico. Tale idea, chiaro, sarebbe ancora più difficile da controllare, e il dissenso verso lo Stato vaccinatore assumerebbe toni spirituali, religiosi.
È per questo che preconizziamo che le notizie sui «malori», specie riguardo scuolabus, autobus, treni, aerei (militari e civili), spariranno dai giornali e, più importante, anche dai motori di ricerca, a cui basterà cambiare lievemente l’algoritmo per non farvi trovare mai più notizie dei mesi scorsi come quelle riportate qui sopra.
Il manovratore, ad una certa, lo capirà: il malore (che già di per sé è un eufemismo orwelliano) dovrà essere censurato, dovrà sparire, a suon di studi su Lancet (che vengono, magari, da qualche spintarella) o di Fact-checker allucinatori.
Perché, pensateci, non è gestibile – neppure dal punto di vista del traffico! – una società che evita gli autobus, perché teme, salendovi, di morire.
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Crediamo che, pur in un senso più ampio, il Nobel appena assegnato agli scienziati del vaccino mRNA vada in questa direzione.
Conosciamo l’odore massonico che promana dal grande premio scandinavo: diedero il Nobel alla letteratura anche al supermassone Giosuè Carducci, autore dell’Inno a Satana e di altre poesiuole di scarsissimo valore letterario epperò inflitte agli italici scolari.
Conosciamo le contraddizioni grottesche dei Nobel per la Pace, primo fa tutto quello ad Obama, uomo delle stragi con i droni in Medio Oriente e Centrasia, del surge in Afghanistan e del disastro continuo in Iraq, personaggio nella cui presidenza prosperò l’ISIS.
Quello che in tanti ignorano, tuttavia, è che il Nobel stesso è una sorta di operazione di lavaggio storico-psicologico: il chimico e imprenditore svedese Alfred Nobel (1833-1896) si rese conto che la sua reputazione era completamente compromessa dalla sua invenzione principale, la dinamite. Quando suo fratello Ludvig morì a Cannes nel 1888, un giornale francese si sbagliò e pubblicò il necrologio dell’inventore del noto esplosivo con il titolo «Le marchand de la mort est mort» («Il mercante della morte è morto»): «Alfred Nobel, che divenne ricco trovando il modo di uccidere il maggior numero di persone nel modo più veloce possibile, è morto ieri».
Spaventato dallo stato delle sue PR, nel 1895 redasse un testamento che istituiva i riconoscimenti poi noti come premi Nobel. Poté così morire in serenità l’anno successivo a Sanremo, consapevole del fatto che i premi avrebbero lavato via la morte associata al suo nome.
Ora, assegnare all’mRNA il Nobel non lava via anche quest’anno i peccati del riccone dinamitardo, ma è utile a cancellare anche i peccati della nuova terapia genica imposta all’umanità tramite il COVID.
Volete avere dubbi su un vaccino che ha vinto il Nobel? (e se ricordate che lo ha vinto anche l’ivermectina, vi bannano dai social)
Volete associare la morte ai più alti ottenimenti della scienza? (Il sistema di risciacquo di Alfred è ancora validissimo)
Volete dire che hanno dato il più ambito riconoscimento al mondo a qualcosa che può fare male all’umanità?
Il lettore capisce da solo la portata dell’operazione psicologica.
Al contempo, ripetiamo quanto abbiamo ribadito più e più volte su Renovatio 21: ogni vaccino diverrà un vaccino mRNA. La terapia genica che si candida a curare qualsiasi cosa, l’alterazione genetica sarà la base della nuova medicina. Il mondo intero va spinto dentro questo imbuto. Modifica biomolecolare globale, riforma genica dell’umanità intera. Sul perché, abbiamo le nostre idee, che potete leggere in altri articoli. Sul fatto che lo stiano facendo, non abbiamo più alcun dubbio.
C’è una narrativa universale a cui il mondo va uniformato, e davanti alla quale i glitch come le stragi degli autobus vanno corretti.
Intanto, l’orrore sotto il cavalcavia di Mestre. E il terrore di mandare in gita tuo figlio.
Roberto Dal Bosco
Immagini screenshot da YouTube
Pensiero
Il nuovo spirito del tempo

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Necrocultura
Aborto e sacrificio umano. La realizzazione

Sono diversi anni che osserviamo la trasformazione di Tucker Carlson. Lo abbiamo visto, dal 2017 in poi, trasformare radicalmente il suo discorso.
Bisogna ricordare che era un giornalista del mainstream: di più, era nato per esserlo, e fare parte dell’élite della cosiddetta «Washington permanente». Figlio di un giornalista conservatore divenuto diplomatico, giovanissimo ha trovato la strada aperta nei grandi canali di informazione, come la CNN. A trent’anni girava con il papillon, intervistava Britney Spears e difendeva la guerra in Iraq, frequentava i salotti di Washington e conduceva talk show che ospitavano ogni grande figura della politica americana.
Poi è successo qualcosa. Arrivato a Baghdad, si era reso conto della follia dell’intervento americano, e della folle brama di sangue dei neocon. Anni dopo, arrivato Trump sulla scena, si rese conto che le domande che poneva il biondo personaggio della reality TV – tipo: a cosa serve, oggi, la NATO? – facevano schiumare di rabbia tutti i suoi vicini di casa di Washington, che però non riuscivano a spiegarsi il perché.
Il ripensamento di Carlson ha assunto proporzioni gargantuesche: ha cominciato a mettere in discussione i media, di cui fa parte, come pure strumento di controllo dell’élite, ha attaccato a testa bassa deputati e senatori repubblicani incistati nella palude della capitale americana, ha cominciato ad interessarsi di temi proibiti, ha messo in discussione il sostegno all’Ucraina.
Tutto questo divenendo il giornalista della TV via cavo americana più seguito del Paese, stracciando di ordini di grandezza i concorrenti delle reti asservite a Biden e al sistema economico-militare che lo sostiene. I motivi per cui i Murdoch lo hanno licenziato da Fox News non sono ancora noti, tuttavia possiamo intuire che la sua voce era diventata troppo forte, troppo centrale, troppo dissonante con quella della narrativa imperiale – specie se bisogna preparare il popolo all’Armageddon della guerra frontale con la Russia.
A latere dei suoi discorsi geopolitici e sociopolitici, abbiamo notato nelle trasmissioni di Carson crescere un concetto, che a noi e ai lettori di Renovatio 21 è familiare assai, ma che mai pensavamo fosse possibile sentire da un giornalista di successo, tanto più americano. In varie puntate del suo show, ecco che Tucker ha cominciato a parlare di «sacrificio umano».
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La questione è stata slatentizzata una volta per tutte in un suo intervento a Cleveland la settimana scorsa. Si trattava di una serata messa in piedi da un’organizzazione chiamata Center for Christian Virtue, che lo ha preso come ospite. L’Ohio sta per affrontare un voto per un emendamento proposto da Planned Parenthood, l’inarrestabile multinazionale dell’aborto.
«Sono davvero colpito dalle iniziative elettorali che voi elettori dovrete affrontare a novembre», ha esordito. «Sono colpito perché sono così diversi dalla politica di cui mi sono occupato per gran parte della mia vita».
Carlson ha affermato che per la maggior parte degli ultimi tre decenni «i dibattiti che abbiamo avuto nella sfera politica riguardavano visioni contrastanti su come migliorare la vita delle persone», tuttavia ciò non è più vero: «quando ti ritrovi in un’elezione in cui le due principali iniziative elettorali sono 1) incoraggiare le persone a uccidere i propri figli e 2) incoraggiare i propri figli a drogarsi, chi ne trae vantaggio?» si è chiesto tra segni di approvazione del pubblico.
«L’unica fonte pura di gioia nella tua vita sono i tuoi figli», ha dichiarato Carlson, che ne ha 4, quasi tutti oramai abbastanza cresciuti. «Lo scopo della vita è avere figli e vederli avere dei nipoti. Niente ti porterà gioia come quella. Niente si avvicina!».
«Scambieresti il tuo lavoro con i tuoi figli? Daresti qualcosa in cambio per i tuoi figli? Ovviamente no!»
«Chiunque ti dica: “non avere figli”, “uccidi i tuoi figli’ non è tuo amico. Sono vostri nemici», ha detto Tucker.
Poi Tucker realizza qualcosa di immenso. Entra in un territorio ancora molto inesplorato, perfino per la chiesa cattolica: la linea retta tra il sacrificio dei bambini nell’Antico Testamento e le false promesse dell’odierna industria dell’aborto.
«È una promessa molto riconoscibile quella che ti stanno facendo perché è vecchia come il tempo ed è raccontata in grande dettaglio in tutta la Bibbia ebraica».
«È un sacrificio umano. (…) Di tutti i peccati commessi dagli antichi, quel peccato ogni volta che viene descritto, viene chiamato esecrabile».
«Perché le persone lo facevano? Perché credevano di ottenere in cambio potere e felicità. Tutto ciò che serve è sacrificare i tuoi figli».
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«Questo è vecchio quanto il tempo», ha detto Carlson. «Ogni civiltà sulla faccia della Terra si è impegnata in questo. Tutti. Non solo i Maya e gli Aztechi». Anche gli scandinavi, ricorda.
«La documentazione archeologica ci dice che il sacrificio umano, il sacrificio dei bambini, l’uccisione dei bambini, è l’unica costante della civiltà umana».
«Come può essere? Come possono tutte queste civiltà situate in diversi punti cardinali – che sappiamo non avevano alcun contatto tra loro – raggiungere la stessa conclusione, che in cambio dell’uccisione dei propri figli, sarebbero felici o al sicuro? Probabilmente non è una conclusione che hanno raggiunto in modo organico, giusto?».
«Ciò va contro l’imperativo della biologia evoluzionistica che è quello di continuare la specie. E quelli di noi che sono cresciuti in un mondo secolare a cui viene insegnato che le persone sono motivate dall’istinto progettato per continuare la specie dovrebbero fermarsi e dire: “Aspetta un secondo”. In che modo uccidere i propri figli favorisce la perpetuazione della specie?».
«Non è così. In effetti, è un attacco a questo», ha detto Carlson. «Non è una funzione umana naturale voler uccidere i propri figli. È un’idea, un impulso che è stato introdotto».
«Forze esterne agiscono sulle persone in ogni momento nel corso della storia, in ogni cultura del pianeta, per convincere le persone, che se sacrificano i loro figli, saranno felici e al sicuro».
«È esattamente questo ciò di cui si tratta. È un diritto religioso. Questo non è un dibattito politico. Non ti stanno dicendo che una ragazza è stata violentata a 13 anni e deve andare all’università, quindi purtroppo è necessario abortire il bambino. No, questo è 20 anni fa. Ora dicono che l’aborto di per sé è un percorso verso la gioia».
Conclude.
«Quindi, questo non è un dibattito politico. Questa è una battaglia spirituale. Non c’è altra conclusione».
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La portata di questo concetto, così ben sinteticamente qui spiegato, dovrebbe sconvolgere chiunque – lo crediamo da sempre.
Perché è quello che personalmente vado scrivendo oramai da oltre un decennio, e che Renovatio 21 ripete appena può: è in corso il ritorno al sacrificio umano, il mondo sta venendo portato a rendere la morte violenta un fenomeno normalizzato, integrato alla società stessa, ritenuto necessario alla sua stessa esistenza morale.
L’aborto, l’eutanasia, l’uccisione per squartamento per predazione degli organi, sono forme surrogate del sacrificio umano di ritorno, atti sacrificali camuffati per essere riassimilati dal mondo moderno come diritti e perfino come virtù.
Di più: abbiamo visto come la politica, con pochissime eccezioni, tremi all’idea di toccare le leggi sull’«interruzione volontaria della gravidanza». Abbiamo visto, anche in Italia, come chi ascende il potere come prima cosa debba dichiarare che non metterà mano al figlicidio legalizzato: è quello che su queste pagine abbiamo chiamato l’inchino a Moloch.
Moloch migliaia di anni fa, Moloch 194 oggi. Fin qui, direte, niente di nuovo: è un’idea che può essere venuta a tutti. Tuttavia pochi hanno il coraggio di chiedersi, e di rispondersi, riguardo da dove mai possa venire questa pulsione di morte della società.
Ebbene, chi mantiene la fede nella religione fondata sulla croce, dovrebbe sapere come rispondersi. Dio è venuto qui e da innocente è stato trucidato. No, un modo più chiaro di spiegarlo non c’è. Aveva detto che la buona novella deve estendersi a tutte le genti – cioè a tutti i popoli che praticavano sacrifici umani, tutti i pagani a cui i loro dèi demandavano il sangue dei figli.
E chi sono davvero questi dèi?
Salmo 96, versetto 5: Omnes dii gentium daemonia, gli «dèi pagani sono demoni». Qualche anno fa, preparando una conferenza, ho notato che la nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana traduce in altro modo: «Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla». Mica mi sono stupito: non credono nei demoni, perché non credono in Cristo, non credono in Dio (ma beccano, comunque, o forse proprio per questo, l’8 per 1000).
Quindi, il ritorno del sacrificio umano porta seco, giocoforza, il ritorno degli dèi antichi?
Sì, senza dubbio, e sempre più materialmente. Sempre più impudicamente, pubblicamente.
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Pensate al caso Balenciaga, dove d’un tratto, in pubblicità dai costi esorbitanti, distribuite in canali massivi, compare, senza che vi sia un vero motivo se non una qualche assonanza con il brand, la parola «BAAL». Baal, la divinità cananea della pioggia e della tempesta, compare di Moloch nella religione dei sacrifici umani. Ricordate? Era in una di quelle campagne che furono accusate di normalizzare la pedofilia.
Un dio fenicio, finito d’un bleu in una fotografia di moda che riguarda, guarda caso, i bambini.
Oppure pensate al caso dell’Ucraina, dove il ritorno del paganesimo assassino ha dato segni di incredibile evidenza, al punto da essere definibile come programmatico, e con esiti talvolta grotteschi. Renovatio 21 ha scritto diversi articoli sulla questione, sulla tenebra di Valpurga che sembra ora possedere Kiev.
Ma si va oltre. Tutto il senso paganizzante della destra dell’ultimo secolo, il solco ancora attivo dei vari Evola e De Benoist, è leggibile nel medesimo senso: la sostituzione del cristianesimo visto come ostacolo allo scatenarsi degli antichi padroni dell’uomo.
La sinistra fa lo stesso. Il culto dell’antropologia viene sposato con l’aiuto alla migrazione, con le religioni animiste africane e i loro riti che, più che tollerati, sono esaltati dal goscismo. Parimenti, l’ecologismo ha già compiuto il salto articolato verso il paganesimo, accettando una visione panteista con a capo una divinità chiamata Gaia, alla quale l’uomo deve sacrificarsi, essendo la sua presenza di danno.
Vanno citati anche gli psiconauti alla Terence McKenna, quelli che credono che sia possibile esperire il divino per tramite degli allucinogeni: in molti raccontano immancabilmente la storia che durante i loro «viaggi» drogastici hanno incontrato, in questa dimensione di pace, degli esseri senzienti, i quali raccomandavano loro di conservare la terra con il controllo della popolazione. Gli dèi parlano proprio come l’ONU, Bill Gates e miriadi di politici ed elettori del Partito Democratico. Gli dèi insegnano la Necrocultura. Chi lo avrebbe mai detto.
Il discorso da fare è che non è che si fermeranno all’aborto e all’eutanasia, che sono solo le due fette di pane del sandwich della morte in via di preparazione.
L’obbiettivo è rendere l’uccisione del prossimo totalmente lecita – cioè l’assassinio di chiunque, in qualsiasi momento, vista come un atto giusto, anzi un atto fondante della stessa esistenza morale di una nuova società: la morte come sacramento civile del futuro. Piero Vassallo, un amico che mi manca tanto, lo aveva capito ancora trenta anni fa, quando cominciò a registrare in alcuni ambienti dei fremiti per i sassi lanciati dai cavalcavia: omicidi casuali, totalmente privi di senso che non fosse, appunto, quello di un misterico sacrificio crudele.
In pratica, la vostra vita diventa spendibile in ogni momento, sacrificabile in ogni istante – perché la vostra vita non vale niente, non è un dono, unico irripetibile, fatto da Dio, che vi ha creati a vostra immagine e somiglianza. No, questa sua opera, l’essere umano, voi, va cancellata, va umiliata, degradata, disintegrata, va uccisa brutalmente, e massivamente.
Alcuni ritengono che, grazie alla meraviglia del Progresso, questa in fondo sia l’era più pacifica dell’umanità. Lo ha proclamato in forma di bestseller scientifico Steven Pinker in un libro di una dozzina di anni fa, spiegando, qualche dato alla mano, che la violenza nel mondo sarebbe declinata. (Pinker, poverino, è anche lui una vittima dell’amicizia di Jeffrey Epstein).
Cosa può aver capito questo tizio di quello che sta accadendo? L’assenza della guerra fa credere all’ebetismo di sinistra, e di destra, che viviamo un’era di pace. Possiamo comprendere lo scambio satanico che vi è alla base: niente guerra, ma centinaia di milioni di aborti, serque sempre maggiori di ammazzati con la dolce morte, quantità di squartati vivi con gli espianti, milioni di embrioni distrutti con la provetta – è tutto questo non è, come la guerra, uno stato di violenza temporaneo, ma è legge, è lo stato delle cose attuale. La Necrocultura è divenuta una funzione dello Stato moderno stesso.
Ve lo dobbiamo ripetere: gli dèi non si fermeranno lì. Non si accontenteranno delle fette di pane, perché esigono il panino completo – e il companatico siete voi. Vogliono potervi uccidere a piacere, vogliono che voi siate sacrificati ad essi. Il senso dell’allarme climatico, e della sempre più sfacciata spinta verso la riduzione della popolazione, sta tutto qui. Non possiederete nulla, e sarete felici. Non possiederete nemmeno la vostra vita.
Ora, se considerate quanto abbiamo scritto, capite quanto sia idiota per voi seguire, o tanto più finanziare, gli attuali gruppi pro-life, i quali, come gli sciocchi del proverbio cinese, guardano al dito (le leggi, la politica) e non alla luna – che in questa ora di tenebra, ci rendiamo conto, è particolarmente spaventosa.
L’aborto è un sacrificio umano, un atto di culto verso dèi antichi che sono ancora qui nascosti fra noi, e che i cristiani semplicemente chiamano «demoni». Essi vogliono tornare a calpestare liberamente la terra, ed esigere il tributo di sangue degli uomini. Per farlo devono invertire tutto: la religione di Dio che si sacrifica per gli uomini deve sparire, per far tornare la religione dell’uomo che si sacrifica per il dio.
Tale ritorno non ha solo segni visibili. Vi sono, abbiamo capito, anche segni occulti: ci chiediamo cosa siano quei feti nei barattoli sotterrati che ogni tanto vengono scoperti in giro per l’Italia. Così come non abbiamo idea di cosa siano veramente i barili pieni di feti saltati fuori l’anno scorso.
Certo, ognuno di quei bimbi, è stato sacrificato. A cosa, possiamo cominciare a dirlo con chiarezza.
Ditelo anche voi.
Roberto Dal Bosco
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