Vaccini
Ogni vaccino diverrà un vaccino mRNA

La pandemia è un cambiamento di paradigma: per l’economia, per la società, per la politica, per l’antropologia umana.
Tuttavia, uno shift consistente di cui poco si parla è quello tecnologico. Il COVID, per esempio, crea ancor di più l’urgenza del 5G, perché bisogna contemplare l’idea del telelavoro, e perché la connettività è fondamentale in un mondo dove siamo tutti «chippati»: al momento non con sottocute, ma sicuramente nel telefonino, laddove corre il lasciapassare che vi permette di vivere e un domani di riporvi i vostri «euro digitali».
Tuttavia, il salto di paradigma più immediato ed inevitabile lo subirà la tecnologia più interessata dal virus: la tecnologia vaccinale.
Il salto di paradigma più immediato ed inevitabile lo subirà la tecnologia più interessata dal virus: la tecnologia vaccinale
Le antiche modalità vaccinali – vaccini a virus intero, morto o attenuato, etc – verranno giocoforza spazzate via dal successo del siero mRNA. Pur non avendo riscontri scientifici, esso è stato incredibilmente accettato non solo dalla comunità scientifica, dalla classe medica, e dagli enti regolatori sanitari, ma anche dai politici e dalla maggioranza della popolazione mondiale.
Non vi è dubbio quindi che l’mRNA sia la tecnologia del futuro. Pensarne male non si può: significherebbe mettere in dubbio la bontà dell’intera impresa vaccinale 2020-2021. Significherebbe impiantare nella mente di centinaia di milioni di persone il seme del dubbio /e se facesse male? E se mi fossi iniettato una bomba biologica a orologeria). Vorrebbe dire aprire ad una dissonanza cognitiva che la società, forse, non sarebbe in grado di reggere a lungo.
Quindi, ogni vaccino diverrà un vaccino a mRNA. Pratico, sicuro, economico: velocissimo da produrre, perché alla fine si basa su una formula bioinformatica, una concezione computazionale della vita per cui il DNA è il nostro codice, il nostro software – basta agire su quello, secondo le linee fornite dalla macchina per ottenere la guarigione.
Pur non avendo riscontri scientifici, l’mRNA è stato incredibilmente accettato non solo dalla comunità scientifica, dalla classe medica, e dagli enti regolatori sanitari, ma anche dai politici e dalla maggioranza della popolazione mondiale
Il «vaccino» mRNA è astuto, ci hanno detto: trasforma il tuo stesso corpo in una fabbrica di vaccini, perché induce una specie di reazione autoimmune per cui gli anticorpi si addestrano ad attaccare il patogeno attaccando prima le tue cellule geneticamente modificate per sembrare, appunto, dei patogeni. (Questo concetto, notiamo, ha sconvolto meno persone di quanto immaginassimo un anno fa)
Così ecco che il New York Times, la massima testata mondiale, ha cominciato la sua campagna contro il «deadly toll of influenza», il tributo mortale dell’influenza.
È il caso quindi, di aggiornare la vecchia tecnologia e la vecchia propaganda sul cosiddetto flu shot, l’immancabile siringata che gli americani (e, da qualche anno sempre maggiormente, gli italiani) si beccano quando arriva l’autunno.
Vi sono già due aziende alla caccia dell’antinfluenzale mRNA: Moderna e Sanofi. Hanno iniziato alcuni test questa estate
«Un vaccino antinfluenzale va bene solo per una stagione influenzale e la sua efficacia in genere raggiunge tra il 40% e il 60%. In alcuni anni arriva fino al 10%. Ma nei prossimi anni potrebbe emergere una nuova generazione di vaccini antinfluenzali altamente efficaci, basati sulla stessa tecnologia mRNA che ha protetto centinaia di milioni di persone dal COVID-19» gioisce il NYT.
Il giornale si lascia andare, finalmente, anche a un po’ di schifo organolettico per il modo in cui preparavano i vecchi vaccini.
«Mentre i vaccini antinfluenzali tradizionali vengono coltivati per mesi nelle uova di gallina, i vaccini a mRNA vengono prodotti da zero in tempi relativamente brevi. In teoria, la loro produzione più rapida potrebbe renderli più adatti ai ceppi influenzali di ogni stagione. E quando vengono iniettati nelle persone, possono provocare una risposta immunitaria più forte rispetto ai tradizionali vaccini antinfluenzali» assicura il quotidiano neo-eboracense. Il quale non ha nessuna prova di quello che dice – nessuno studio, nemmeno certezze a lungo termine sul vaccino mRNA COVID – ma per qualche ragione lo scrive lo stesso.
Vi sono già due aziende alla caccia dell’antinfluenzale mRNA: Moderna e Sanofi. Hanno iniziato alcuni test questa estate. Pfizer-BioNtech ha iniziato gli esperimenti il mese scorso. Vi sarebbe anche un outsider, l’inglese Seqirus, che testerà il suo prodotto anti-flu a base di mRNA il prossimo anno.
L’mRNA, insomma, è una tecnologia simil-onnipotente. La qualcosa, da un punto di vista della potenza di alterazione genetica, potrebbe perfino essere vera
Degli esperimenti, tuttavia, abbiamo imparato a non curarci più di tanto. Perché, siamo edotti, «più avanti, la tecnologia dell’mRNA può essere adattata per produrre vaccini che funzionano per anni contro un’ampia gamma di ceppi di influenza».
L’mRNA, insomma, è una tecnologia simil-onnipotente. La qualcosa, da un punto di vista della potenza di alterazione genetica, potrebbe perfino essere vera.
Un bruco e la farfalla in cui incredibilmente esso si trasforma, hanno lo stesso DNA. Ciò che differisce geneticamente nella fantastica metamorfosi, è l’mRNA. Esso con maggior probabilità «traduce» le proteine che formano le ali nella fase farfalla rispetto a quella del bruco.
È idiota pensare che, dopo la gloriosa vittoria sul COVID e la conquista del regno limitrofo del vaccino influenzale, la tecnologia mRNA non verrà impiegata per ogni altra malattia per cui esiste la prevenzione vaccinale
Con l’mRNA «fondamentalmente puoi fare qualsiasi cosa … è come un programma del computer». Lo aveva notato l’uomo più ricco del mondo, il geniale Elon Musk.
Tuttavia non possiamo non ricordare le parole del presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro, quando attaccò la mancanza di responsabilità per le reazioni avverse prevista nel contratto del vaccino Pfizer: «E se il vaccino ti trasforma in un caimano jacaré? Il problema è tuo». Potrebbe aver avuto più ragione di quanto credesse lui stesso…
Ma torniamo alla nuova tecno-politica vaccinale.
È idiota pensare che, dopo la gloriosa vittoria sul COVID e la conquista del regno limitrofo del vaccino influenzale, la tecnologia mRNA non verrà impiegata per ogni altra malattia per cui esiste la prevenzione vaccinale: morbillo, pertosse, parotite, varicella… tutti vaccini sostituibili con il nuovo ritrovato genetico. Qui, capirete, pensare di tenere l’mRNA lontano dalla popolazione pediatrica diverrà totalmente impossibile.
La riscrittura biomolecolare della vita è un metodo che apre alla possibilità di curare, in realtà, praticamente tutto
Così come è stupido non pensare che si fermeranno alle malattie per cui c’è un vaccino.
La riscrittura biomolecolare della vita è un metodo che apre alla possibilità di curare, in realtà, praticamente tutto. Come riportato da Renovatio 21, Moderna (che, ricordiamo, sta per «Mode RNA») da qualche mese ha iniziato la sperimentazione umana del vaccino mRNA per l’AIDS.
La modifica genetica, e non poteva essere altrimenti, porta l’uomo verso la tracotanza assoluta, l’idea di curare ogni malattia al mondo. Non si tratta di un desiderio inespresso: Mark Zuckerberg e sua moglie hanno fatto sapere nel 2016 di voler investire 3 miliardi di dollari per curare «tutte le malattie del mondo».
Quindi, preparatevi. Ma quale terza, quarta, quinta dose, dose semestrale, dose annuale. L’mRNA vi verrà iniettato ininterrottamente – e sarete obbligati, come lo saranno i vostri figli. Nella tabella calendariale di immunizzazione del CDC, possiamo contare qualcosa come 38 dosi di vaccino. E parliamo solo delle solite malattie (epatite v, HPV, Meningococco, tetano, polio, pertosse difterite, rosolia, varicella, morbillo, etc.) per cui i vaccini ora esistono. Vaccini che, rispetto a quello sche stiamo vedendo, non necessitano di richiamo del vaccino mRNA COVID.
Preparatevi. Ma quale terza, quarta, quinta dose, dose semestrale, dose annuale. L’mRNA vi verrà iniettato ininterrottamente – e sarete obbligati, come lo saranno i vostri figli
A testa, quanto mRNA alieno ci toccherà in sorte? Quanto ne vogliono inserire nei nostri corpi, volenti o nolenti?
Ricordiamo cosa disse a inizio anno un Nobel riguardo al vaccino mRNA:
«Si rischia di avere degli effetti assolutamente non prevedibili… Per esempio dei tumori… degli organi che si mettono a proliferare… stiamo giocando all’apprendista stregone, in maniera totali» aveva dichiarato Luc Montagnier.
Apprendisti stregoni, sì. Era anche il titolo di uno dei primi libri che descriveva il lavoro degli scienziati che lavorarono alla bomba atomica. Un rischio altrettanto elevato. Un’arma altrettanto pericolosa, che apriva alla prospettiva della morte massiva, dell’olocausto globale indotto dall’unione della follia degli scienziati con quella dei politici.
Qui, a differenza del nucleare, la bomba forse è già bella che esplosa, e non solo su due città giapponesi, ma su tutta l’umanità.
Il maleficio potrebbe già essere scappato dal controllo degli improvvidi maghi. Il veleno uscito dal pentolone della scienza genetica si è già riversato sul mondo. E non ha ancora finito lo sversamento della sua pozione diabolica.
Roberto Dal Bosco
Genetica
Siero mRNA contaminato dal DNA, ricercatori in allarme. Il vaccino è l’alba dell’era umanoide?

Scienziati e ricercatori lanciano l’allarme sulla possibile presenza di frammenti di DNA nei vaccini COVID.
Phillip Buckhaults, esperto di genomica del cancro e professore presso l’Università della Carolina del Sud, ha testimoniato davanti a una commissione per gli affari medici del Senato della Carolina del Sud affermando che il vaccino mRNA è contaminato da miliardi di minuscoli frammenti di DNA.
Buckhaults, che ha un dottorato in biochimica e biologia molecolare, ha affermato che «esiste un rischio molto reale» che questi frammenti di DNA estraneo possano inserirsi nel genoma di una persona e diventare un «elemento permanente della cellula».
Il genetista statunitense ha dichiarato che si potrebbe trattare di un meccanismo plausibile che potrebbe «causare alcuni degli effetti collaterali rari ma gravi come la morte per arresto cardiaco» nelle persone che hanno effettuato la vaccinazione con il siero genico sperimentale.
«Buckhaults non è un allarmista ed è stato riluttante a rendere pubbliche le sue scoperte per paura di spaventare la gente» scrive il Brownstone Institute. «Lui stesso è stato vaccinato tre volte con il vaccino COVID della Pfizer e lo ha consigliato a parenti e amici. Ha descritto la tecnologia della piattaforma mRNA come “rivoluzionaria” e ha affermato che il vaccino ha salvato molte vite».
«Sono un vero fan di questa piattaforma», ha detto Buckhaults al Senato. «Penso che abbia il potenziale per curare i tumori, credo davvero che questa piattaforma sia rivoluzionaria. Nel corso della tua vita, ci saranno vaccini mRNA contro gli antigeni del tuo unico cancro. Ma devono risolvere questo problema».
Il ricercatore si è detto molto preoccupato per il «rischio teorico molto reale di cancro futuro in alcune persone, a seconda di dove questo pezzo estraneo di DNA finisce nel genoma, può interrompere un gene soppressore del tumore o attivare un oncogene».
«Sono un po’ allarmato per la presenza di questo DNA nel vaccino… Il DNA è un dispositivo di memorizzazione delle informazioni di lunga durata. È ciò con cui sei nato, con cui morirai e lo trasmetterai ai tuoi figli… Quindi le alterazioni del DNA… beh, rimangono», ha detto.
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Buckhaults ritiene che i vaccini siano stati distribuiti in buona fede, ma dato il panico e l’urgenza della crisi, «sono state prese molte scorciatoie».
Lo scienziato ha quindi spiegato come sono stati utilizzati due diversi processi di produzione per produrre il vaccino mRNA. La produzione iniziale del vaccino COVID ha utilizzato un metodo chiamato reazione a catena della polimerasi (PCR) per amplificare il modello di DNA che è stato poi utilizzato per la produzione dell’mRNA.
Questo metodo, chiamato PROCESSO 1, può essere utilizzato per realizzare un prodotto di mRNA altamente puro.
Tuttavia, al fine di potenziare il processo di distribuzione su larga scala del vaccino alla popolazione per la fornitura di «autorizzazione di emergenza», il produttore del vaccino è passato a un metodo diverso – PROCESSO 2 – per amplificare l’mRNA.
PROCESSO 2 utilizzava batteri per produrre grandi quantità di «plasmide di DNA» (istruzioni circolari del DNA), che sarebbe stato utilizzato per produrre l’mRNA. Quindi, il prodotto finale conteneva sia DNA plasmidico che mRNA.
Il passaggio dal PROCESSO 1 al PROCESSO 2, alla fine, ha provocato la contaminazione del vaccino.
Il produttore del vaccino ha provato ad affrontare il problema aggiungendo un enzima (la DNAsi) per tagliare il plasmide in milioni di minuscoli frammenti. Tuttavia il Buckhaults sostiene che ciò peggiora la situazione perché più frammenti si hanno, maggiore è la possibilità che uno dei frammenti si inserisca nel genoma e distrugga un gene vitale.
«Li hanno fatti a pezzi per cercare di farli andare via, ma in realtà hanno aumentato il rischio di modificazione del genoma nel processo», ha spiegato.
«Non penso che ci sia stato qualcosa di nefasto qui, penso solo che sia stata una specie di stupida svista», ha aggiunto. «Semplicemente non hanno pensato al rischio della modificazione del genoma… non è poi così costoso aggiungere un altro processo per eliminarlo».
Un’indagine del BMJ ha rilevato che i lotti di vaccino derivati da PROCESS 2 hanno dimostrato di avere un’integrità dell’mRNA sostanzialmente inferiore e alcuni affermano che questi vaccini sono stati associati a maggiori eventi avversi.
La ricerca di Buckhaults non è un’eccezione. L’esperto di genomica Kevin McKernan aveva segnalato la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini bivalenti COVID-19, in quantità che superavano di gran lunga il limite di sicurezza fissato dall’ente regolatorio del farmaco statunitense FDA.
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Buckhaults ha affermato che le persone vaccinate devono essere sottoposte a test per vedere se parte del DNA estraneo si è integrato nel genoma delle loro cellule staminali. Questo è facilmente rilevabile perché il DNA estraneo ha una firma unica. «Lascia un biglietto da visita», ha detto lo scienziato. «Non è molto costoso fare questo tipo di test», ha aggiunto
«Non farò di nuovo il vaccino a meno che non riceva un lotto e scopra che è privo di DNA”, ha dichiarato, dicendo che gli piacerebbe analizzare il nuovo booster appena raccomandato in USA a tutti i cittadini dai 6 mesi di età in su. Il costo per l’analisi di una fiala è di 100 dollari di reagenti e tre ore di lavoro, ha detto.
Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2022 ricercatori svedesi dell’Università di Lund avevano scritto in un paper – «Intracellular Reverse Transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA Vaccine BNT162b2 In Vitro in Human Liver Cell Line» («Trascrizione inversa intracellulare del vaccino COVID-19 mRNA Pfizer-Biontech in linee cellulari di fegato umano in vitro») – in cui illustravano che l’RNA messaggero (mRNA) del vaccino COVID-19 di Pfizer è in grado di entrare nelle cellule del fegato umano e viene convertito in DNA.
Il video del cardiologo texano Peter McCullough che spiegava l’ipotesi degli scienziati svedesi era stato sottotitolato da Renovatio 21 e pubblicato su YouTube, ma la piattaforma ha rimosso il video e assegnato uno strike, cioè minacciato di espellerci dal sito in caso vi fossero altre «violazioni» di questo tipo.
Abbiamo caricato il video su Twitter, dove sembra che resista ancora.
Dottor McCullough: i vaccini mRNA potrebbero alterare il DNA umano per produrre proteine spike a lungo termine https://t.co/avo5jU15Is pic.twitter.com/LYpZ3smZ8t
— Renovatio 21 (@21_renovatio) April 13, 2022
Da notare come l’ente per il controllo delle epidemie USA, il noto CDC, aveva nella lista delle bufale sul COVID il fatto «Il materiale genetico fornito dai vaccini mRNA non entra mai nel nucleo delle tue cellule». L’affermazione, che parrebbe sempre più tragicamente smentita, campeggiava sulla pagina del suo sito web chiamata «Leggende e fatti sui vaccini COVID-19».
Il tema ha un’importanza capitale all’interno ad una prospettiva sempre più discussa: la modifica della linea germinale umana sulla modifica della quale, come riportato da Renovatio 21, bioeticisti e scienziati stanno discutendo in merito ai bambini bioingegnerizzati con il CRISPR.
Tuttavia, senza passare dall’eugenetica in provetta, una modifica genetica della linea germinale umana è già stata innestata, miliardi di volte, grazie ai sieri genici sperimentali mRNA forzati sulla popolazione mondiale durante il biennio pandemico.
Come riportato da Renovatio 21, il Regno Unito ha già approvato ufficialmente la prospettiva della modifica della linea germinale umana.
Riguardo alla modifica della struttura genetica l’umanità, è in corso una vera campagna di manipolazione mondiale, visibile chiaramente dalle posizioni assunte nei convegni mondiali sull’editing del genoma umano.
Il fine di tutto questo è, chiaramente, una società basata sulla genetica, o meglio, sull’eugenetica.
C’è da chiedersi: se il codice genetico dei vaccini si sta tramandando di padre in figlio… significa che sta emergendo una nuova razza umana?
Il vaccino è l’alba di un’era umanoide?
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Reazioni avverse
Miocardite post-vaccino: anni dopo, alcuni ancora non sono guariti

Epidemie
L’RNA virale può persistere per 2 anni dopo il COVID-19: studio

Un nuovo studio potrebbe spiegare perché alcune persone che contraggono il COVID-19 non tornano mai alla normalità e sperimentano invece nuove condizioni mediche come malattie cardiovascolari, disfunzioni della coagulazione, attivazione di virus latenti, diabete mellito o quello che è noto come «Long COVID» dopo l’infezione di SARS-CoV-2. Lo riporta Epoch Times.
In un recente studio preliminare pubblicato su medRxiv, i ricercatori hanno condotto il primo studio di imaging con tomografia a emissione di positroni (PET) sull’attivazione delle cellule T in individui che in precedenza si erano ripresi da COVID-19 e hanno scoperto che l’infezione da SARS-CoV-2 può provocare un’attivazione persistente delle cellule T in una varietà di tessuti corporei per anni dopo i sintomi iniziali.
Anche nei casi clinicamente lievi di COVID-19, questo fenomeno potrebbe spiegare i cambiamenti sistemici osservati nel sistema immunitario e in quelli con sintomi COVID di lunga durata.
Va segnalato, ad ogni modo, la maggior parte dei partecipanti era stata vaccinata e lo studio non ha indagato il legame tra l’esistenza dell’RNA virale e la vaccinazione.
Per effettuare lo studio, i ricercatori hanno condotto scansioni PET di tutto il corpo di 24 partecipanti che erano stati precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e guariti dall’infezione acuta in momenti che vanno da 27 a 910 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi di COVID-19.
Una scansione PET è un test di imaging che utilizza un farmaco radioattivo chiamato tracciante per valutare la funzione metabolica o biochimica di tessuti e organi e può rivelare un’attività metabolica sia normale che anormale. Il tracciante viene solitamente iniettato nella mano o nella vena del braccio e si raccoglie in aree del corpo con livelli più elevati di attività metabolica o biochimica, che possono rivelare la sede della malattia.
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Utilizzando un nuovo agente radiofarmaceutico che rileva molecole specifiche associate a un tipo di globuli bianchi chiamati linfociti T, i ricercatori hanno scoperto che l’assorbimento del tracciante era significativamente più elevato nei partecipanti alla fase post-acuta di COVID-19 rispetto ai controlli pre-pandemia nel tronco cerebrale, nella colonna vertebrale midollo osseo, tessuto linfoide nasofaringeo e ilare, tessuti cardiopolmonari e parete intestinale.
Tra maschi e femmine, i partecipanti maschi tendevano ad avere un assorbimento maggiore nelle tonsille faringee, nella parete rettale e nel tessuto linfoide ilare rispetto ai partecipanti femmine.
I ricercatori hanno specificatamente identificato l’RNA cellulare del SARS-CoV-2 nei tessuti intestinali di tutti i partecipanti con sintomi da Long COVID che si erano sottoposti a biopsia in assenza di reinfenzione, con un range da 158 a 676 giorni dopo essersi inizialmente ammalati di COVID.
Ciò suggerisce che la persistenza del virus nel tessuto potrebbe essere associata a problemi immunologici a lungo termine.
Sebbene l’assorbimento del tracciante in alcuni tessuti sembrasse diminuire con il tempo, i livelli rimanevano comunque elevati rispetto al gruppo di controllo di volontari sani pre-pandemia.
«Questi dati estendono in modo significativo le osservazioni precedenti di una risposta immunitaria cellulare duratura e disfunzionale alla SARS-CoV-2 e suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe portare a un nuovo stato stazionario immunologico negli anni successivi a COVID-19», scrivono i ricercatori.
I risultati hanno mostrato un «assorbimento leggermente più elevato» dell’agente nel midollo spinale, nei linfonodi ilari e nella parete del colon/retto nei soggetti con sintomi COVID prolungati.
Nei partecipanti con COVID lungo che hanno riportato cinque o più sintomi al momento dell’imaging, i ricercatori hanno osservato livelli più elevati di marcatori infiammatori, «comprese le proteine coinvolte nelle risposte immunitarie, nella segnalazione delle chemochine, nelle risposte infiammatorie e nello sviluppo del sistema nervoso».
Rispetto sia ai controlli pre-pandemia che ai partecipanti che avevano avuto il COVID-19 e si erano completamente ripresi, le persone con Long COVID hanno mostrato una maggiore attivazione delle cellule T nel midollo spinale e nella parete intestinale.
I ricercatori attribuiscono i loro risultati all’infezione da SARS-CoV-2, sebbene tutti i partecipanti tranne uno avessero ricevuto almeno una vaccinazione COVID-19 prima dell’imaging PET.
Per ridurre al minimo l’impatto della vaccinazione sull’attivazione delle cellule T, l’imaging PET è stato eseguito a più di 60 giorni da qualsiasi dose di vaccino, ad eccezione di un partecipante che ha ricevuto una dose di vaccino di richiamo sei giorni prima dell’imaging. Sono stati esclusi gli altri che avevano fatto un vaccino COVID-19 entro quattro settimane dall’imaging, scrive Epoch Times.
I ricercatori hanno affermato che il loro studio presentava diversi altri limiti, tra cui dimensioni ridotte del campione, studi correlati limitati, varianti in evoluzione, lancio rapido e incoerente dei vaccini COVID-19, che hanno richiesto loro di modificare i protocolli di imaging, utilizzando individui pre-pandemici come controlli e l’estrema difficoltà di trovare persone che non fossero mai state infettate dal SARS-CoV-2.
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«In sintesi, i nostri risultati forniscono prove provocatorie dell’attivazione del sistema immunitario a lungo termine in diversi tessuti specifici in seguito all’infezione da SARS-CoV-2, compresi quelli che presentano sintomi COVID lunghi», concludono i ricercatori. «Abbiamo identificato che la persistenza del SARS-CoV-2 è un potenziale motore di questo stato immunitario attivato e mostriamo che l’RNA del SARS-CoV-2 può persistere nel tessuto intestinale per quasi 2 anni dopo l’infezione iniziale».
Come riportato da Renovatio 21, già un anno fa la stampa mainstream aveva cominciato ad ammettere che forse «i vaccini potrebbero non prevenire molti sintomi del Long COVID, come ha scritto il Washington Post.
Nella primavere 2022 il professor Harald Matthes dell’ospedale di Berlino Charité aveva dichiarato di aver registrato 40 volte più «effetti collaterali gravi» delle vaccinazioni contro il COVID -19 rispetto a quanto riconosciuto da fonti ufficiali tedesche.
Matthes aveva delle strutture che sarebbero chiamate a curare i pazienti con complicazioni vaccinali: «Abbiamo già diversi ambulatori speciali per il trattamento delle conseguenze a lungo termine della malattia COVID», spiega il prof. Matthes. «Molti quadri clinici noti da “Long COVID” corrispondono a quelli che si verificano come effetti collaterali della vaccinazione».
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