Vaccini
Ogni vaccino diverrà un vaccino mRNA
La pandemia è un cambiamento di paradigma: per l’economia, per la società, per la politica, per l’antropologia umana.
Tuttavia, uno shift consistente di cui poco si parla è quello tecnologico. Il COVID, per esempio, crea ancor di più l’urgenza del 5G, perché bisogna contemplare l’idea del telelavoro, e perché la connettività è fondamentale in un mondo dove siamo tutti «chippati»: al momento non con sottocute, ma sicuramente nel telefonino, laddove corre il lasciapassare che vi permette di vivere e un domani di riporvi i vostri «euro digitali».
Tuttavia, il salto di paradigma più immediato ed inevitabile lo subirà la tecnologia più interessata dal virus: la tecnologia vaccinale.
Il salto di paradigma più immediato ed inevitabile lo subirà la tecnologia più interessata dal virus: la tecnologia vaccinale
Le antiche modalità vaccinali – vaccini a virus intero, morto o attenuato, etc – verranno giocoforza spazzate via dal successo del siero mRNA. Pur non avendo riscontri scientifici, esso è stato incredibilmente accettato non solo dalla comunità scientifica, dalla classe medica, e dagli enti regolatori sanitari, ma anche dai politici e dalla maggioranza della popolazione mondiale.
Non vi è dubbio quindi che l’mRNA sia la tecnologia del futuro. Pensarne male non si può: significherebbe mettere in dubbio la bontà dell’intera impresa vaccinale 2020-2021. Significherebbe impiantare nella mente di centinaia di milioni di persone il seme del dubbio /e se facesse male? E se mi fossi iniettato una bomba biologica a orologeria). Vorrebbe dire aprire ad una dissonanza cognitiva che la società, forse, non sarebbe in grado di reggere a lungo.
Quindi, ogni vaccino diverrà un vaccino a mRNA. Pratico, sicuro, economico: velocissimo da produrre, perché alla fine si basa su una formula bioinformatica, una concezione computazionale della vita per cui il DNA è il nostro codice, il nostro software – basta agire su quello, secondo le linee fornite dalla macchina per ottenere la guarigione.
Pur non avendo riscontri scientifici, l’mRNA è stato incredibilmente accettato non solo dalla comunità scientifica, dalla classe medica, e dagli enti regolatori sanitari, ma anche dai politici e dalla maggioranza della popolazione mondiale
Il «vaccino» mRNA è astuto, ci hanno detto: trasforma il tuo stesso corpo in una fabbrica di vaccini, perché induce una specie di reazione autoimmune per cui gli anticorpi si addestrano ad attaccare il patogeno attaccando prima le tue cellule geneticamente modificate per sembrare, appunto, dei patogeni. (Questo concetto, notiamo, ha sconvolto meno persone di quanto immaginassimo un anno fa)
Così ecco che il New York Times, la massima testata mondiale, ha cominciato la sua campagna contro il «deadly toll of influenza», il tributo mortale dell’influenza.
È il caso quindi, di aggiornare la vecchia tecnologia e la vecchia propaganda sul cosiddetto flu shot, l’immancabile siringata che gli americani (e, da qualche anno sempre maggiormente, gli italiani) si beccano quando arriva l’autunno.
Vi sono già due aziende alla caccia dell’antinfluenzale mRNA: Moderna e Sanofi. Hanno iniziato alcuni test questa estate
«Un vaccino antinfluenzale va bene solo per una stagione influenzale e la sua efficacia in genere raggiunge tra il 40% e il 60%. In alcuni anni arriva fino al 10%. Ma nei prossimi anni potrebbe emergere una nuova generazione di vaccini antinfluenzali altamente efficaci, basati sulla stessa tecnologia mRNA che ha protetto centinaia di milioni di persone dal COVID-19» gioisce il NYT.
Il giornale si lascia andare, finalmente, anche a un po’ di schifo organolettico per il modo in cui preparavano i vecchi vaccini.
«Mentre i vaccini antinfluenzali tradizionali vengono coltivati per mesi nelle uova di gallina, i vaccini a mRNA vengono prodotti da zero in tempi relativamente brevi. In teoria, la loro produzione più rapida potrebbe renderli più adatti ai ceppi influenzali di ogni stagione. E quando vengono iniettati nelle persone, possono provocare una risposta immunitaria più forte rispetto ai tradizionali vaccini antinfluenzali» assicura il quotidiano neo-eboracense. Il quale non ha nessuna prova di quello che dice – nessuno studio, nemmeno certezze a lungo termine sul vaccino mRNA COVID – ma per qualche ragione lo scrive lo stesso.
Vi sono già due aziende alla caccia dell’antinfluenzale mRNA: Moderna e Sanofi. Hanno iniziato alcuni test questa estate. Pfizer-BioNtech ha iniziato gli esperimenti il mese scorso. Vi sarebbe anche un outsider, l’inglese Seqirus, che testerà il suo prodotto anti-flu a base di mRNA il prossimo anno.
L’mRNA, insomma, è una tecnologia simil-onnipotente. La qualcosa, da un punto di vista della potenza di alterazione genetica, potrebbe perfino essere vera
Degli esperimenti, tuttavia, abbiamo imparato a non curarci più di tanto. Perché, siamo edotti, «più avanti, la tecnologia dell’mRNA può essere adattata per produrre vaccini che funzionano per anni contro un’ampia gamma di ceppi di influenza».
L’mRNA, insomma, è una tecnologia simil-onnipotente. La qualcosa, da un punto di vista della potenza di alterazione genetica, potrebbe perfino essere vera.
Un bruco e la farfalla in cui incredibilmente esso si trasforma, hanno lo stesso DNA. Ciò che differisce geneticamente nella fantastica metamorfosi, è l’mRNA. Esso con maggior probabilità «traduce» le proteine che formano le ali nella fase farfalla rispetto a quella del bruco.
È idiota pensare che, dopo la gloriosa vittoria sul COVID e la conquista del regno limitrofo del vaccino influenzale, la tecnologia mRNA non verrà impiegata per ogni altra malattia per cui esiste la prevenzione vaccinale
Con l’mRNA «fondamentalmente puoi fare qualsiasi cosa … è come un programma del computer». Lo aveva notato l’uomo più ricco del mondo, il geniale Elon Musk.
Tuttavia non possiamo non ricordare le parole del presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro, quando attaccò la mancanza di responsabilità per le reazioni avverse prevista nel contratto del vaccino Pfizer: «E se il vaccino ti trasforma in un caimano jacaré? Il problema è tuo». Potrebbe aver avuto più ragione di quanto credesse lui stesso…
Ma torniamo alla nuova tecno-politica vaccinale.
È idiota pensare che, dopo la gloriosa vittoria sul COVID e la conquista del regno limitrofo del vaccino influenzale, la tecnologia mRNA non verrà impiegata per ogni altra malattia per cui esiste la prevenzione vaccinale: morbillo, pertosse, parotite, varicella… tutti vaccini sostituibili con il nuovo ritrovato genetico. Qui, capirete, pensare di tenere l’mRNA lontano dalla popolazione pediatrica diverrà totalmente impossibile.
La riscrittura biomolecolare della vita è un metodo che apre alla possibilità di curare, in realtà, praticamente tutto
Così come è stupido non pensare che si fermeranno alle malattie per cui c’è un vaccino.
La riscrittura biomolecolare della vita è un metodo che apre alla possibilità di curare, in realtà, praticamente tutto. Come riportato da Renovatio 21, Moderna (che, ricordiamo, sta per «Mode RNA») da qualche mese ha iniziato la sperimentazione umana del vaccino mRNA per l’AIDS.
La modifica genetica, e non poteva essere altrimenti, porta l’uomo verso la tracotanza assoluta, l’idea di curare ogni malattia al mondo. Non si tratta di un desiderio inespresso: Mark Zuckerberg e sua moglie hanno fatto sapere nel 2016 di voler investire 3 miliardi di dollari per curare «tutte le malattie del mondo».
Quindi, preparatevi. Ma quale terza, quarta, quinta dose, dose semestrale, dose annuale. L’mRNA vi verrà iniettato ininterrottamente – e sarete obbligati, come lo saranno i vostri figli. Nella tabella calendariale di immunizzazione del CDC, possiamo contare qualcosa come 38 dosi di vaccino. E parliamo solo delle solite malattie (epatite v, HPV, Meningococco, tetano, polio, pertosse difterite, rosolia, varicella, morbillo, etc.) per cui i vaccini ora esistono. Vaccini che, rispetto a quello sche stiamo vedendo, non necessitano di richiamo del vaccino mRNA COVID.
Preparatevi. Ma quale terza, quarta, quinta dose, dose semestrale, dose annuale. L’mRNA vi verrà iniettato ininterrottamente – e sarete obbligati, come lo saranno i vostri figli
A testa, quanto mRNA alieno ci toccherà in sorte? Quanto ne vogliono inserire nei nostri corpi, volenti o nolenti?
Ricordiamo cosa disse a inizio anno un Nobel riguardo al vaccino mRNA:
«Si rischia di avere degli effetti assolutamente non prevedibili… Per esempio dei tumori… degli organi che si mettono a proliferare… stiamo giocando all’apprendista stregone, in maniera totali» aveva dichiarato Luc Montagnier.
Apprendisti stregoni, sì. Era anche il titolo di uno dei primi libri che descriveva il lavoro degli scienziati che lavorarono alla bomba atomica. Un rischio altrettanto elevato. Un’arma altrettanto pericolosa, che apriva alla prospettiva della morte massiva, dell’olocausto globale indotto dall’unione della follia degli scienziati con quella dei politici.
Qui, a differenza del nucleare, la bomba forse è già bella che esplosa, e non solo su due città giapponesi, ma su tutta l’umanità.
Il maleficio potrebbe già essere scappato dal controllo degli improvvidi maghi. Il veleno uscito dal pentolone della scienza genetica si è già riversato sul mondo. E non ha ancora finito lo sversamento della sua pozione diabolica.
Roberto Dal Bosco
Vaccini
I vaccini anti-COVID possono dilatare ed indebolire il cuore: studio
Oltre alla correlazione tra vaccinazione anti-COVID e miocardite – una reazione avversa ben consolidata – uno studio recente ha documentato come la cardiomiopatia dilatativa infiammatoria (un altro disturbo infiammatorio cardiaco) sia stata indotta dall’iniezione di Pfizer (BNT162b2).
«Una donna di 78 anni, precedentemente sana, è stata indirizzata dal suo medico di famiglia e ricoverata nel nostro ospedale per la gestione della dispnea 11 giorni dopo aver ricevuto la terza dose del vaccino mRNA-1273. La paziente è stata sottoposta a una serie primaria di due dosi di BNT162b2. Il quarto giorno dopo la vaccinazione, la paziente ha manifestato palpitazioni e dispnea, che sono gradualmente peggiorate», si legge nel caso di studio.
«Pertanto, la relazione temporale tra la precedente vaccinazione anti-COVID-19 e il verificarsi di iDCM senza altre cause identificabili ha portato alla diagnosi finale di VAM anti-COVID-19» scrive la ricerca.
Fortunatamente per la paziente, le sue condizioni sono migliorate con il trattamento orale con prednisolone, che è stato documentato tramite radiografia del torace (CXR) ed elettrocardiografia (ECG). Si può notare la riduzione delle dimensioni del cuore infiammato dopo il trattamento.
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«Per quanto ne sappiamo, questo è il primo caso segnalato di iDCM confermato da biopsia a seguito di immunizzazione con mRNA-1273», si legge nello studio del caso nella sezione di discussione.
Un dato interessante riguardante questo caso è che l’infiammazione cardiaca dovuta ai vaccini anti-COVID si riscontra spesso nei giovani uomini tramite miocardite, mentre questo paziente era una donna anziana che aveva sofferto di una patologia diversa che aveva provocato un’infiammazione cardiaca.
«In quarto luogo, si è trattato di un caso unico di una paziente anziana con VAM a seguito di immunizzazione con terza dose di mRNA-1273 eterologo dopo una serie primaria di due dosi di BNT162b2» continua la discussione dello studio. «Un ampio studio di coorte su circa 23 milioni di residenti che hanno ricevuto due dosi del vaccino COVID-19 ha rivelato 5,6 eventi di miocardite in eccesso in 28 giorni ogni 100.000 vaccinati dopo BNT162b2/BNT162b2, 18,4 eventi in eccesso ogni 100.000 vaccinati dopo mRNA-1273/mRNA-1273 e 27,5 eventi in eccesso ogni 100.000 vaccinati dopo BNT162b2/mRNA-1273 tra i giovani maschi (età 16-24)».
«Queste prove suggeriscono che la vaccinazione eterologa potrebbe essere associata a un rischio molto più elevato di VAM rispetto alla vaccinazione omologa tra i giovani maschi».
I ricercatori hanno concluso consigliando ai medici di seguire lo stesso protocollo terapeutico adottato quando si sono trovati di fronte a un paziente affetto da cardiomiopatia dilatativa infiammatoria dopo la vaccinazione anti-COVID, poiché in questo caso ha avuto successo.
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Immagine di James Heilman, MD via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
Epidemie
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Epidemie
Epatite dopo i vaccini anti-COVID: casi di studio
Alcuni casi di studio documentano lo sviluppo di eptatiti negli individui a cui è stato iniettato il vaccino COVID.
Il fenomeno si manifesta indipendentemente dal fatto che il vaccino COVID sia basato su mRNA, come nel caso di Pfizer, su un vettore virale, come nel caso di AstraZeneca, o su un’iniezione classica a base di virus denaturato, come nel caso del siero cinese Sinopharm.
Vi sono tre casi di studio sulla questione, uno per ciascuna delle tecnologie vaccinali, riporta il sito americano Infowars.
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Nel primo caso di studio, un uomo di 35 anni è morto dopo aver contratto l’epatite a causa del vaccino AstraZeneca.
«Questo articolo presenta un giovane che ha sviluppato un’epatite fulminante pochi giorni dopo la vaccinazione con la prima dose del vaccino AstraZeneca COVID-19″, si legge nell’abstract dello studio. «Ha ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca COVID-19 8 giorni prima. È stato ricoverato in ospedale con un disturbo principale di dolore addominale. Al momento del ricovero e a causa dei suoi alti D-dimeri, della bassa conta piastrinica e del basso livello di fibrinogeno, è stata sospettata una trombosi immunitaria trombocitopenica indotta dal vaccino, che è stata esclusa in seguito».
«Quindi, dopo un aumento dei suoi test di funzionalità epatica, una diminuzione delle piastrine e test di coagulazione anomali, è stata presa in considerazione un’epatite fulminante per questo paziente» prosegue il paper. «Sono state quindi sospettate diverse eziologie batteriche, virali e autoimmuni, tutte escluse. Pertanto, è stata confermata un’epatite fulminante secondaria al suo vaccino AstraZeneca COVID-19».
Il secondo caso di studio ha documentato come un uomo abbia contratto l’epatite in seguito alla somministrazione del vaccino COVID della farmaceutica cinese Sinopharm.
«Questo studio presenta un caso di epatite innescata dal vaccino Sinopharm per COVID-19. Un uomo di 62 anni si è presentato con ittero, perdita di peso ed enzimi epatici elevati tre giorni dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino COVID-19. Le sezioni microscopiche hanno mostrato un modello di lesione epatitica con infiammazione sia portale che lobulare e marcata infiltrazione di eosinofili», scrive la presentazione della ricerca.
È interessante notare che, mentre è stato dimostrato che i vaccini mRNA e quelli a vettore virale contro il COVID causano l’epatite, lo stesso vale per il vaccino Sinopharm contro il COVID, nonostante sia un vaccino classico.
«Sono stati segnalati diversi casi di epatite dopo i vaccini COVID-19, ma quasi tutti sono stati diagnosticati come epatite autoimmune, innescata da vaccini mRNA COVID-19 o vettori virali, ma il caso attuale è uno dei primi casi di epatite segnalati dopo il vaccino Sinopharm, un vaccino COVID-19 a virus inattivato. La diminuzione spontanea dei livelli degli enzimi epatici, senza terapia con corticosteroidi, è contraria alla diagnosi di epatite autoimmune in altri casi segnalati», afferma lo studio.
In un terzo caso di studio, la sua epatite autoimmune, in remissione, si è riattivata in una donna di 35 anni dopo la somministrazione del vaccino anti-COVID della Pfizer.
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«Una donna asiatica di 35 anni con una pertinente storia clinica passata di epatite autoimmune si è presentata con una recidiva acuta di epatite autoimmune due settimane dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech a RNA messaggero (mRNA) contro la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). Sono stati segnalati nove casi di epatite autoimmune dopo la somministrazione del vaccino COVID-19, ma questo è il primo caso documentato di una riattivazione di epatite autoimmune in remissione», leggiamo nell’abstract della ricerca.
In un archivio sarebbero quindi presenti 35 casi di studio sul fenomeno: «sono riassunte le caratteristiche cliniche di un totale di 35 casi attualmente segnalati di AIH [epatite autoimmune] dopo la vaccinazione contro il COVID-19 e si suggerisce che i pazienti con malattie autoimmuni potrebbero essere a più alto rischio di sviluppare AIH dopo la vaccinazione».
Come riportato da Renovatio 21, circa due anni fa fu riscontrata una strana crescita dei casi di epatite tra i bambini europei ed americani. Tra le prime spiegazioni, vi fu la possibile causa del sistema immunitario compromesso dal lockdown. Tuttavia, altri ipotizzarono correlazioni con il virus COVID e con i vaccini.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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