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Militaria

Armi a microonde utilizzate contro la protesta australiana?

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La voce si è sparsa in rete, e una domanda sul tema è arrivata perfino al Senato degli antipodi.

 

La storia è semplicemente incredibile, scioccante.

 

Secondo quanto riferito, la polizia australiana avrebbe utilizzato armi a energia diretta (DEW) contro i pacifici manifestanti del Freedom Convoy durante la recente protesta nella capitale Canberra.

 

Queste particolari armi ad energia diretta, dette anche LRAD (Long Range Acoustic Device) utilizzerebbero radiazioni a microonde concentrate per infliggere dolorose ustioni alla pelle da lunghe distanze.

 

Video e foto inquietanti che circolano sui social media mostrano i manifestanti di Canberra, tra cui donne e bambini, che sembrano essere stati gravemente ustionati da armi a microonde dirette, con vesciche su viso, braccia e sul torso.

 

 

Numerose persone sui social media hanno anche affermato di aver subito lesioni da radiazioni a microonde, anche attraverso i loro vestiti.

 

 

Sono emersi inoltre video che dimostrano l’alto livello di onde elettromagnetiche rilevabili nel luogo della protesta.

 

 

Alcune immagini mostrerebbero anche la polizia utilizzare la non ben definita strumentazione per dirigere l’arma verso la folla.

 

 


All’inizio di questa settimana due senatori australiani hanno persino criticato il commissario federale della polizia australiana Reece Kershaw sull’uso delle armi a microonde contro manifestanti pacifici.

 

 

 

Lungi dall’essere fantascienza, le armi ad energia diretta, dette anche «armi non cinetiche» sono disponibili da anni.

 

Nel maggio 2021 il Pentagono arrivò ad accusare la Russia di attaccare le truppe USA con armi a energia diretta.

 

Gli Stati Uniti, nonostante le recenti, bizzarre smentite della CIA, ritenevano che attacchi con armi a microonde potessero essere la fonte della cosiddetta «sindrome dell’Avana», il fenomeno che ha fatto ammalare decine di diplomatici americani e non solo a Cuba, ma in varie ambasciate statunitensi in tutto il mondo, arrivando a lambire perfino lo staff del vicepresidente Kamala Harris.

Esiste già un ben strutturato pensiero di uso di armi ad energia per il controllo di manifestazioni, e vi sono video che ne fanno pubblicità esplicita.

 

 

Il Pentagono studia queste armi da decenni. Come scrive la ricercatrice Annie Jacobsen nel libro The Pentagon Brain, l’ARPA, antesignana della DARPA (attuale misterioso e finanziatissimo ramo Ricerca & Sviluppo dell’esercito USA) aveva pubblicato un «rapporto di 130 pagine offriva centinaia di idee di sviluppo aggiuntive su come inabilitare i manifestanti senza ucciderli, programmi che erano in fase di ricerca per l’uso sul campo di battaglia ma non erano ancora stati schierati in Vietnam».

 

«Le microonde potrebbero essere potenzialmente utilizzate per inabilitare gli individui bruciando la loro pelle, ma la scienza non era ancora stata adeguatamente avanzata. “Le ustioni superficiali della pelle usando le microonde non si formerebbero abbastanza presto per creare un vantaggio tattico”, hanno scritto gli scienziati» riportava la Jacobsen nel suo libro.

 

Come riportato da Renovatio 21, le armi a microonde sono considerate da alcuni analisti e tecnologi militari come la nuova frontiera della tecnologia bellica.

 

L’utilizzo di simili armi contro una protesta costituirebbe una palese violazione della Convenzione di Ginevra, che dice:

 

«È vietato utilizzare armi o metodi di guerra di natura tale da causare perdite inutili o sofferenze eccessive».

 

«Le parti in conflitto devono sempre distinguere tra popolazione civile e combattenti al fine di risparmiare la popolazione e le proprietà civili. Né la popolazione civile in quanto tale né le persone civili devono essere oggetto di attacco. Gli attacchi devono essere diretti esclusivamente contro obiettivi militari».

 

Purtroppo, ci troviamo in momento dove, come ha riconosciuto il relatore ONU per la tortura Nils Melzer, «le autorità considerano il proprio popolo come un nemico».

 

 

 

 

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Militaria

Barzellette ucro-NATO: la Danimarca ha inviato all’Ucraina più carri armati rotti che funzionanti

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Sturmtruppen, lèvati. Barzellette militari NATO-ucraine in pieno svolgimento sul teatro della guerra contro la Russia. E con nessuno che ride, e con nessuno che si vergogni.

 

Nell’ambito della folle corsa all’invio di attrezzature militari in Ucraina, è stato riferito che 12 dei 20 carri armati offerti dalla Danimarca non sarebbero funzionanti.

 

Secondo il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen, dieci carri armati sono arrivati ​​in Ucraina, ma avrebbero bisogno di riparazioni prima di essere operativi. Gli altri 10 restano in Polonia, di cui 2 con «gravi difetti».

 

Gran parte di ciò è dovuto al fatto che i carri armati Leopard 1A5 promessi a Kiev erano stati dismessi negli anni ’90, ma data la disperata necessità di «indebolire la Russia» e l’incapacità delle economie postindustriali europee di mobilitarsi efficacemente, la Danimarca ha offerto vecchi carrarmati che richiedevano lavori di ristrutturazione prima di essere utilizzabili.

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Secondo Forbes, le loro scorte erano così scarse che la Danimarca ha grottescamente preso in prestito 6 carri armati dai musei che erano in condizioni migliori di quelli in deposito, e quindi questi 6 sono stati usati per l’addestramento mentre il resto era in fase di ristrutturazione.

 

I danesi, a torto pensati come il popolo meno importante del continente (i «canadesi dell’Europa», diceva sarcasticamente un vecchio episodio del cartone satirico South Park) non solo soli in questo teatro dell’assurdo mancato. La stessa medesima cosa sarebbe accaduta anche alle consegne previste dalla Germania a luglio, quando l’Ucraina aveva rifiutato 10 carri armati Leopard 1A5 a causa di difetti.

 

Secondo Newsweek, Kiev ha detto al ministero della Difesa tedesco che era inutile consegnare i carri armati così come erano, poiché l’Ucraina non aveva tecnici in grado di ripararli, né pezzi di ricambio.

 

Apparentemente questo è stato un problema ripetuto con l’impegno iniziale dell’Europa di 100 carri armati l’anno scorso.

 

Meno divertente è lo scenario raccontato dall’agenzia russa TASS qualche giorno fa, che ha riferito di segnalazioni di carristi dell’esercito tedesco – non mercenari, ma soldati regolari – che sarebbero stati trovati all’interno di tank distrutti dalle forze russe.

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 Immagine di 270862 via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0 Generic

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Geopolitica

584° giorno di guerra

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– La Gran Bretagna pensa di mandare uomini in Ucraina (nel pezzo di parla di addestratori, ma anche di un ruolo per la marina).   – Il partito di Robert Fico, contrario agli aiuti all’Ucraina, ha ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni parlamentari in Slovacchia e dovrà trattare la formazione di un governo di coalizione.   – Per evitare il blocco dei servizi amministrativi, il parlamento USA ha approvato un progetto di finanziamento governativo per 45 giorni, che non prevede l’assistenza all’Ucraina.   – 100.417 abitanti del Karabakh sui 120mila che, secondo le autorità armene, vivevano lì prima dell’ultima escalation del conflitto, si sono trasferiti in Armenia.   – La Romania ha schierato forze antiaeree al confine fluviale con l’Ucraina. Nelle settimane passate i numerosi attacchi russi contro infrastrutture portuali sul Danubio hanno provocato ripetutamente la caduta di detriti in territorio romeno.   – Il ministro degli Esteri britannico James Cleverley ha affermato che fornire assistenza militare ed economica all’Ucraina si è rivelata una «decisione difficile e dolorosa» per Londra. Allo stesso tempo, ha promesso che il sostegno a Kiev continuerà fino al completamento delle operazioni militari sul territorio ucraino.   – Zelens’kyj ha annunciato la creazione di un conglomerato industriale della difesa, che dovrebbe essere realizzato con assistenza tecnica internazionale e finanziato con i beni di cittadini e imprese russi sequestrati in Occidente.   – In un messaggio in occasione dell’anniversario dell’annessione delle quattro regioni dell’Ucraina meridionale Putin ha detto ai russi che difendendo quelle regioni difendono la sovranità di tutto il paese «siamo un solo popolo, vinceremo ogni sfida».

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– L’Ucraina ha sospeso lo status di «sponsor di guerra» per la banca ungherese OTP. Era la condizione di Orban per lo sblocco di 500 milioni di euro in aiuti UE.   – Il Parlamento ungherese non ha un «desiderio irrefrenabile» di votare per l’ammissione dell’Ucraina all’UE, ha detto il primo ministro Orban. “Non sappiamo quale sia il territorio del Paese, perché c’è una guerra in corso. Non sappiamo quale sia la popolazione, perché stanno fuggendo. Accogliere un paese nella UE senza conoscerne i parametri sarebbe un evento senza precedenti. Quindi penso che dobbiamo rispondere a domande molto lunghe e complesse fino a quando non arriveremo a una decisione effettiva sull’avvio dei negoziati di adesione”   – Peskov sulla possibilità di estendere la missione delle forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh: questo è il territorio dell’Azerbaigian, la questione sarà discussa con Baku.   – Il presidente Putin ha incontrato il vice ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov e uno dei comandanti del gruppo Wagner Andrei Troshev. Yevkurov ha recentemente completato un giro nelle regioni dell’Africa dove il gruppo Wagner è più presente, e Troshev attualmente è a capo di parte del gruppo che ha accettato l’offerta delle autorità russe dopo la ribellione di Evgenij Prigozhin. Si ipotizza che Yunus-Bek Yevkurov  guiderà le forze Wagner in Africa e Medio Oriente, e Andrei Troshev  in Ucraina e in Bielorussia. Inoltre, probabilmente saranno subordinati direttamente al Cremlino.   – Oggi l’Abkhazia celebra il 30° anniversario della vittoria nella guerra georgiano-abkhaza del 1992-1993.   – L’Italia partecipa indirettamente al conflitto ucraino a fianco del regime di Kiev, ma il punto di non ritorno nei rapporti con la Russia non è ancora stato superato, ha dichiarato l’ambasciatore in Italia Alexey Paramonov in un’intervista a RIA Novosti.   – La ratifica dello Statuto di Roma da parte dell’Armenia avrà le conseguenze più negative per le relazioni bilaterali, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo.   – Un ospedale dell’esercito americano in Germania ha iniziato ad accogliere i feriti nei combattimenti in Ucraina, ha riferito il New York Times. Attualmente nel centro medico di Landstuhl sono in cura 14 persone, la maggior parte sono americani. Secondo il NYT, questo è «un nuovo passo verso il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto». Secondo il giornale, centinaia di americani sono coinvolti nel conflitto russo-ucraino dalla parte di Kiev e «probabilmente diverse centinaia sono ancora lì». Non si sa quanti di loro siano rimasti feriti; circa 20 persone sono morte.   – Bild: Le sanzioni contro la Russia hanno fatto crollare l’industria chimica tedesca- L’industria chimica tedesca, la terza più grande in Germania, versa in gravi difficoltà. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha incontrato i rappresentanti delle imprese chimiche. Secondo loro, l’industria è sull’orlo del disastro. Nel 2023 la produzione dell’industria chimica tedesca è diminuita del 16,5% rispetto allo scorso anno. Nel 2022 il calo è stato ancora maggiore, circa il 20%. Al cancelliere è stato consegnato un documento preparato dai funzionari regionali, secondo il quale l’industria chimica si trova ad affrontare massicci tagli di posti di lavoro, perché molti impianti di produzione intendono trasferirsi all’estero. L’industria chimica dipende fortemente dai prezzi dell’energia: sono aumentati da quando i tedeschi hanno imposto sanzioni contro la Russia. Inoltre, ciò si è sovrapposto alla politica energetica del governo tedesco, che difficilmente può essere definita efficace. L’industria chimica impiega attualmente più di 1,1 milioni di lavoratori in più di ottomila imprese. «Il calo della produzione e la perdita di ordinazioni privano il nostro settore della fiducia in se stesso. I politici non dovrebbero restare a guardare e limitarsi a seguire ciò che accade», si legge nella lettera aperta dell’associazione dell’industria chimica VCI.

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– Il capo del Servizio migrazione dell’Ucraina, Natalya Naumenko, chiede ai paesi europei di non creare programmi di integrazione per i rifugiati ucraini. «Non li consideriamo rifugiati. Li consideriamo come persone costrette a lasciare l’Ucraina. Fortunatamente, anche i colleghi dei servizi migrazione di altri Paesi mi sostengono quando chiedo di non considerare i nostri cittadini come rifugiati e di non creare programmi per la loro integrazione nel Paese ospitante».   – L’Istituto Americano per lo Studio della Guerra (ISW) scrive nel suo rapporto quotidiano che Iran e Russia stanno negoziando nuove forniture di droni, nonché di missili balistici Fateh-110 e Zulfiqar. Il 18 ottobre 2023 scade una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che limita la capacità dell’Iran di vendere legalmente missili con una gittata superiore a 300 chilometri.   – Uno dei dirigenti dell’azienda turca produttrice di UAV Baykar Makina, Haluk Bayraktar, ha annunciato investimenti in Ucraina per un importo di 100 milioni di dollari e l’inizio della costruzione di un impianto di produzione di UAV.   – In occasione di un vertice con Scholz il presidente kazako Tokaev ha detto che il Kazakistan osserverà il regime di sanzioni contro la Russia e che la Germania non ha ragione di preoccuparsi per questo.   – Visita senza preavviso di Borrel a Odessa. L’altro rappresentante UE ha parlato del restauro del patrimonio culturale danneggiato, fra cui la cattedrale della Trasfigurazione.   – Nella regione di Ivano-Frankovsk in Ucraina è esploso un gasdotto. Secondo le autorità locali, l’esplosione è stata provocata da una rottura, ma non è stato specificato cosa l’abbia causata.   – Decreto di Putin conferma che i cittadini ucraini possono entrare in Russia senza visto, anche muniti del solo passaporto.   – Dopo la decisione della UEFA di consentire le partite alle squadre giovanili di calcio russe nei tornei continentali un certo numero di federazioni nazionali si è dissociata, annunciando che le proprie squadre non giocheranno.   Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia.

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Militaria

L’Ucraina è un «laboratorio» militare, dice il Pentagono

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Il Pentagono ammette l’uso dell’Ucraina come cavia per la guerra moderna.

 

Il conflitto con la Russia sta infatti generando preziose informazioni: quantità di dati dalle forze armate statunitensi che vanno ad aggiungersi a quelli raccolti durante le guerre in Afghanistan e Iraq. Lo ha dichiarato la scorsa settimana in una tavola rotonda al Ronald Reagan Institute Mara Karlin, che ricopre il ruolo di Assistente Segretario alla Difesa per Strategia, Piani e Capacità.

 

L’Ucraina è diventata un vero e proprio «laboratorio di innovazione militare», in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale e dei droni, ha osservato l’alto funzionario del Pentagono.

 

«Ci sono cose che impari non in un conflitto, ad esempio attraverso wargame o esercizi pratici, e poi ci sono altre cose che inevitabilmente impari quando c’è una guerra in corso», ha spiegato la Karlin, ricordando «quanta innovazione è stata accadendo» quando le forze americane erano in Iraq e Afghanistan e come furono «in grado di prendere certe cose, metterle sul campo di battaglia, capire come effettuare certi cambiamenti e applicarli».

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«Ovviamente, l’Ucraina è un laboratorio di apprendimento per l’innovazione militare. Penso che tutti abbiamo visto non mancano gli esempi».

 

Considerare l’Ucraina come una sorta di «laboratorio» militare è qualcosa che è stato espresso non solo dai sostenitori d’oltremare di Kiev, ma anche dalla leadership del Paese. Ad esempio, il conflitto tra Russia e Ucraina è stato pubblicizzato come un’opportunità per i produttori di armi occidentali dall’ex ministro della Difesa Oleksyj Reznikov. I sostenitori occidentali di Kiev e i giganti dell’industria della difesa «possono effettivamente vedere se le loro armi funzionano, quanto sono efficienti e se hanno bisogno di essere migliorate», aveva detto Reznikov al Financial Times a luglio. «Per l’industria militare mondiale, non si può inventare un banco di prova migliore».

 

Come riportato da Renovaito 21, il Reznikov a inizio anno si era vantato in una intervista TV del fatto che Kiev stava pagando le armi della NATO con sangue degli ucraini.

 

«Oggi l’Ucraina sta affrontando questa minaccia. Stiamo svolgendo la missione della NATO oggi, senza versare il loro sangue. Abbiamo versato il nostro sangue, quindi ci aspettiamo che forniscano armi» aveva detto sulla rete 1+1.

 

Il discorso fa il paio con quello del presidente polacco Duda, che ha sostenuto che combattere i russi in Ucraina è vantaggioso in quanto «più economico».

 

Quanto ancora dovrà durare il massacro della vita e della dignità degli ucraini, trattati come cavie sacrificabili dai loro capi e dai profittatori stranieri?

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 Immagine di Ministry of Defence via Wikimedia pubblicata su licenza Open Government Licence version 1.0 (OGL v1.0)

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