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Sorveglianza

Austria, barriera al supermercato tra vaccinati e non vaccinati. Apartheid biotica realizzata

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Sono di oggi le immagini dell’apartheid biotica realizzata in Austria.

 

Si tratta di un supermercato della catena alimentare Kaufland, di proprietà tedesca.

 

È stata installata una recinzione metallica all’interno del punto vendita. Non siamo in grado di dire come operi, ma parrebbe che alcune zone del supermercato siano proibite ai non vaccinati.

 

 

La rete si è scatenata parlando di ritorno del fascismo proprio nei Paesi germanofoni. Aggiungiamo noi che, come l’altra volta, sembrano essersi ispirati all’Italia per poi fare le cose ancora più a fondo.

 

Alcuni commenti si sono soffermati a meditare sulle dimensioni del coronavirus, che, non essendo grande come un tostapane, potrebbe attraversare la barriera dalle fessure.

 

 

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Austria ha varato un piano per l’obbligo vaccinale universale che multerà di migliaia di euro i non vaccinati e potrà anche metterli in carcere per almeno quattro settimane. La decisione è venuta subito dopo aver implementato un lockdown per i soli non-vaccinati che è divenuto un lockdown per tutti quanti, con controlli a tappeto della Polizei su strade e negozi.

 

C’è da rilevare che nessuno sa esattamente chi stia comandando il Paese. Il neocancelliere Schallenberg si è dimesso ieri. Era in carica da pochi giorni. La motivazione è al limite del teatro dell’assurdo: desidera che «Capo del governo e del partito di maggioranza siano la stessa persona».

 

La cosa ci pare incredibile, ma qualcosa deve essere successo a Vienna, se anche Sebastian Kurz – l’ex cancelliere giovane e fighetto votato a furor di popolo e sostenuto nella sua corsa al Ballhaus dall’élite austriaca, tra cui il compianto Niki Lauda –, dimessosi per uno scandaletto poche settimane fa, ora dice di voler abbandonare la politica per sempre. Ha 35 anni.

 

Nel frattempo, questa è la situazione dei celeberrimi mercatini di Natale in Germania.


Anche oggi a Vienna vi è stata una manifestazione contro le restrizioni pandemiche. Lì pare essere ancora permesso.

 

Per il momento.

 

 

 

Pensiero

Ecco la «Onniguerra»: «militarizzazione di tutti i diversi sistemi, cibo, sanità, finanza»

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Catherine Austin Fitts è di sicuro una delle voci da seguire in questo nostro tempo. Già Segretario assistente per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano per l’edilizia abitativa per l’amministrazione Bush, i lettori possono ricordarla quando a Milano, in piena pandemia, si palesò in conferenza con Robert F. Kennedy jr. per parlare di moneta digitale in correlazione al green pass.

 

Dopo una persecuzione legale legata alle sue idee, ha fondato il Solari Report, una pubblicazione ricca di informazioni fondamentali non certo disponibili a tutti e analisi di profondità abissale.

 

La Fitts ha idee precise, e talvolta spiazzanti, su molte cose – come quando un mese fa ha sconvolto Tucker Carlson e milioni di ascoltatori dicendo che l’élite ha fatto sparire diecine di trilioni di dollari per creare le infrastrutture (sotterranee, o spaziali) per una «breakaway civilization», ossia per una civiltà separata che sopravvivrà ad una qualche apocalisse prevista o programmata ma taciuta alle masse.

 

Renovatio 21 l’anno passato ha pubblicato la sua tirata contro i codici QR, che a suo giudizio non andrebbero usati «mai». La signora è nemica giurata delle CBDC, le monete elettroniche da banca centrale – come l’euro digitale – che ritiene essere, più che denaro, un «control grid», cioè una rete di controllo degli esseri umani.

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Ora Catherine ha pubblicato Omniwar («onniguerra»), dove si asserisce che l’umanità è sotto attacco da ogni parte, e non solo per controllarci, ma anche per ucciderci.

 

«La guerra omnicomprensiva è la militarizzazione di ogni cosa» scrive la Fitts utilizzando una parola usatissima nel gergo inglese, «weaponization» (cioè, l’«uso come arma») difficilmente traducibile in italiano. «Si tratta della militarizzazione di tutti i diversi sistemi che utilizziamo, tra cui cibo, sanità e finanza…»

 

«Esistono letteralmente iniezioni che sono armi biologiche, e questa è la militarizzazione del nostro sistema sanitario» dice in un’intervista a USAWatchdog, alludendo chiaramente alla vaccinazione di massa. «Faccio uno screening per un fondo comune di investimento, e una delle società di pompe funebri è un titolo azionario, il cui valore è più che raddoppiato o quasi raddoppiato da quando l’abbiamo acquistata. Quindi, abbiamo un titolo di un’assicurazione sanitaria che di recente è sceso del 40%, mentre le imprese di pompe funebri stanno salendo significativamente».

 

«La gente se ne è accorta perché questa non è la prima compagnia assicurativa a crollare a causa del calo dell’aspettativa di vita e dell’accelerazione dei decessi» afferma l’ex funzionaria del governo Bush jr.

 

Il veleno che stiamo ricevendo ci viene somministrato di proposito, suggerisce: è altamente tecnologico, e non si trova solo nelle iniezioni COVID.

 

«Stiamo ingerendo queste nanoparticelle o nanobot. Abbiamo rilasciato interviste su Solari sui misteriosi ingredienti presenti nel cibo. Quindi, sono presenti nelle iniezioni, negli spray e nel cibo. Questa è una delle cose che credo causi tutte queste malattie (…) Tutto questo fa parte del grande avvelenamento» spiega la Fittsa. «Ho abbonati che sono al corrente di tutto questo da più di un decennio. Capiscono che il grande avvelenamento è in atto. Sono in guerra, è una guerra totale, e hanno iniziato a intervenire su come organizzare la loro salute, il loro cibo e le loro finanze. (…) Lo so, è deprimente».

 

In Omniwar, la Fitts affronta i numerosi fronti di guerra. Analizza a fondo la griglia di controllo in continua espansione. Lo scrittore David Hughs descrive il fenomeno di Omniwar come «una guerra in ogni ambito concepibile condotta da una classe dirigente transnazionale contro il resto dell’umanità». La Fitts racconta come gli esseri umani vengano riprogettati con la biologia sintetica.

 

L’indomita attivista mostra come reagire a questo scenario con una «lista di azioni da controllare».

 

In chiusura dell’intervista, la direttrice del Solari Report sottolinea perché è ancora ottimista sull’oro: «uno dei motivi per cui sono rialzista sull’oro è ciò che l’amministrazione Trump farà con le stablecoin (…) faranno sì che molte grandi banche e altre aziende lavorino per creare filiali per emettere stablecoin. È molto simile a una CBDC, ma più pericolosa… Il primo obiettivo delle stablecoin è convincere le persone che non usano il dollaro a passare al dollaro (…) Credo che molti Paesi con grossi problemi di debito passeranno al dollaro».

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«L’obiettivo è costruire un nuovo, vasto mercato per i titoli del Tesoro. Ci sarà un’esplosione, o uno tsunami, di stablecoin e di credito. Potrebbe essere uno dei più grandi eventi di iperinflazione al mondo. Questo potrebbe dare un significato completamente nuovo al termine “helicopter money“, perché sarà globale».

 

«Pensate ai pallet di denaro contante iracheni» dice, ricordando un episodio emerso durante l’occupazione americana dell’Iraq. «Questi sono i pallet di denaro contante iracheni in formato digitale. Stiamo semplicemente diffondendo dollari in tutto il mondo».

 

«Questo potrebbe dare altri 10-15 anni al dollaro come valuta di riserva… I beni reali brilleranno. Questo significa oro, e questo significa argento… C’è una forte spinta a monetizzare l’oro».

 

Come sempre, quando si ascolta la Fitts si rimane a bocca aperta. L’intervista completa, in inglese, è visibile su Rumble.

 

 

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Sorveglianza

Londra è il laboratorio di prova per la tecnologia di scansione facciale di massa

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Londra è divenuta il grande laboratorio dove tecnologie di biosorveglianza pervasiva come la face recognition (tecniche di riconoscimento facciale) vengono sperimentate ed implementate. Lo riporta Reclaim The Net, che racconta come dall’inizio del 2024, la polizia metropolitana ha trasformato silenziosamente la capitale britannica in un banco di prova per il riconoscimento facciale in tempo reale.   In poco più di 18 mesi, la Polizia Metropolitana di Londra ha scansionato i volti di circa 2,4 milioni di persone, scrive il sito. Da tale quantità dati biometrici sono stati effettuati 1.035 arresti, con un conseguente tasso di successo dello 0,04% «per dirla in parole povere, oltre il 99,9% delle persone scansionate non aveva commesso assolutamente nulla di illecito» scrive Reclaim.   La polizia tuttavia presenta il dato come un successo. Lindsey Chiswick, che supervisiona il programma di riconoscimento facciale della Met, lo definisce un punto di svolta. «Questo traguardo di 1.000 arresti è una dimostrazione di come la tecnologia all’avanguardia possa rendere Londra più sicura, allontanando i criminali pericolosi dalle nostre strade», ha affermato.

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Degli arrestati, 773 sono stati incriminati o ammoniti. Alcuni erano sospettati di reati gravi, tra cui crimini violenti contro donne e ragazze. Tuttavia bisogna tenere a mente che garantire quei 1.000 arresti, milioni di persone innocenti hanno avuto i volti scansionati e processati. «Ciò che viene definito un’attività di polizia di precisione può iniziare ad assomigliare di più a un lancio di una rete enorme nella speranza di catturare qualcosa di utile». Una grande pesca a strascico, a discapito della privacy di tutti i cittadini.   Il trend è in crescita costante: nel gennaio 2024, le telecamere della polizia metropolitana londinese (la «Met») hanno scansionato 36.000 volti. A novembre, il numero si avvicinava a 190.000 al mese. Nel 2025, hanno regolarmente superato quota 200.000, con febbraio che ha superato quota 300.000.   La «Met», che insiste a parlare di un «uso mirato», non è l’unico ente che utilizza la tecnologia, che è in via di adozione in tanti altri Paesi: due mesi fa l’Irlanda si è mossa per legalizzare il riconoscimento facciale retrospettivo.   Le tecnologie di riconoscimento facciale, già attive ovunque (dalla Cina all’Europa, dal Sudamerica a Israele ai Paesi Arabi) nel contesto delle telecamere di sorveglianza, ora verranno implementate sempre più dagli smartphone, come già evidente nel caso degli iPhone, dove il tasto di sblocco è stato sostituito dalla face recognition via telecamera.   Negli USA si è già avuto un caso di cittadino arrestato ingiustamente perché riconosciuto dalle telecamere in uno Stato mai visitato. Il Regno di Spagna già utilizza il sistema di identificazione biometrica automatica ABIS da anni.   Anche nell’Ucraina in guerra la tecnologia è abbondantemente utilizzata per fini militari, come l’identificazione dei soldati russi deceduti.   Curiosamente, le grandi aziende tecnologiche americane rifiutarono l’uso del riconoscimento facciale durante le rivolte razziali americane di Black Lives Matter del 2020.   Come riportato da Renovatio 21, durante il biennio pandemico nel Regno britannico si ipotizzò di usare il riconoscimento facciale per lasciare i non vaccinati fuori da pub.   Va aggiunta una curiosità: la polizia di Londra usa anche dei sistemi di riconoscimento facciale non elettronici, perfino più potenti degli algoritmi delle macchine. Parliamo dei super-recogniser, individui con un’eccezionale capacità di riconoscere i volti, distinguendoli anche dopo un’esposizione breve o poco frequente, a volte anche decenni dopo. Questa capacità non è un’abilità acquisita, ma piuttosto un tratto innato, con circa il 2-3% della popolazione che si qualifica come super-riconoscitore.   Si tratta dell’estremo opposto della prosopagnosia, cioè l’incapacità di ricordare i volti: qui invece sembra sia attiva la capacità di non dimenticarli mai, associandoli indelebilmente a nomi, anche di completi sconosciuti. In alcune circostanze, i super riconoscitori riescono a riconoscere i volti meglio dei sistemi di riconoscimento computerizzati. La scienza alla base di questo fenomeno è poco compresa, ma potrebbe essere correlata alla parte fusiforme del cervello che si trova nell’area facciale.

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L’abilità dei super recogniser è riconosciuta e impiegata variamente nell’Intelligence britannica. Nel maggio 2015, la Polizia Metropolitana di Londra ha ufficialmente formato una squadra composta da persone dotate di questa elevata capacità di riconoscimento e le ha messe al lavoro per identificare gli individui i cui volti vengono ripresi dalle telecamere a circuito chiuso. Scotland Yard dispone di una squadra di oltre 200 super-riconoscitori.   Nell’agosto 2018, è stato riferito che la Polizia Metropolitana aveva utilizzato due super riconoscitori per identificare i sospettati dell’attacco a Sergei e Yulia Skripal, dopo aver esaminato fino a 5.000 ore di filmati delle telecamere a circuito chiuso di Salisbury e di numerosi aeroporti in tutto il Paese. Altre forze di polizia che utilizzano i super riconoscitori includono la Polizia della Valle del Tamigi, la Polizia della City di Londra, la Polizia di Jersey e la Polizia delle West Midlands.   Le forze di polizia tedesche hanno fatto un uso crescente dei super riconoscitori per l’identificazione dei sospettati, come in seguito alla rivolta di Stoccarda del 2020.

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Sorveglianza

La sicurezza aerea USA non farà più togliere le scarpe. E in Italia?

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La Transportation Security Administration (TSA) sta eliminando l’obbligo per i viaggiatori di togliersi le scarpe durante i controlli di sicurezza negli aeroporti. Lo riportano varie testate americani.

 

La TSA è l’agenzia dei controlli negli aeroporti, divenuta temutissima dopo l’11 settembre 2001 per la pervicacia con cui porta avanti il suo lavoro.

 

Una «fonte» che ha parlato «a condizione di anonimato» ha dichiarato al New York Times che la TSA ha «eliminato» l’obbligo per i viaggiatori di togliersi le scarpe, sebbene l’agenzia non abbia «annunciato ufficialmente questo cambiamento».

 

Un portavoce della TSA ha spiegato che la TSA e il Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) sono «sempre alla ricerca di modi nuovi e innovativi per migliorare l’esperienza dei passeggeri». «Qualsiasi aggiornamento potenziale alle nostre procedure di sicurezza verrà diffuso tramite i canali ufficiali», ha aggiunto il portavoce della TSA.

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Jennifer Jacobs, reporter senior della Casa Bianca per la CBS News, ha inoltre riferito che «i viaggiatori non devono più togliersi le scarpe per superare la normale fila ai controlli di sicurezza della TSA» negli aeroporti.

 

Secondo il sito specializzato in raccolta punti-miglia One Mile At A Time, in una «nota interna» la TSA ha spiegato che «questa norma aggiornata è il risultato sia dei progressi tecnologici sia di una rivalutazione completa dei rischi a livello di minaccia».

 

«Si sostiene che le moderne apparecchiature di scansione siano ora in grado di rilevare potenziali pericoli senza dover togliere le scarpe. È interessante notare che la TSA prevede di mantenere le restrizioni sui liquidi fino al 2040, nonostante anche lì le tecnologie di screening siano migliorate. Quindi la differenza nel modo in cui vengono gestite queste due situazioni è piuttosto interessante» scrive l’articolo.

 

Rimane da capire se l’Italia seguirà l’esempio. Togliersi le scarpe è un inconveniente fastidiosissimo di quando, anche per un semplice volo interno, si passa alla security di qualsiasi aeroporto. Un atto invasivo, oltre che molto poco igienico (camminare scalzi in un luogo pubblico dove passano diecine di migliaia di persone? Infilare le scarpe in cassette che poi certo non vengono lavate?) che perdura nei decenni anche da noi.

 

Renovatio 21 ha notato come recentemente la situazione in Italia si sia allentata, almeno per quanto riguarda i computer, che forse a causa di nuove macchine a raggi X (e la nostra ipotesi, che verificheremo al prossimo volo), ora possono essere lasciati dentro gli zaini invece che fatti tirar fuori assieme a smartphone, tablet, etc. È rimasta, tuttavia, la direttiva di far togliere, oltre che le scarpe, la cintura, quindi chi è molto dimagrito e porta gli stessi pantaloni di prima è avvisato: in aeroporto potrebbe finire in mutande stricto sensu.

 

I controlli capillari negli aeroporti sono un dono malefico dell’11 settembre 2001, oramai avvenuto quasi un secolo fa. Il terrorismo islamico ha di fatto «israelizzato» il trasporto aereo, rendendo il mondo intero nella condizione di paura degli attentati che vive chi passa per gli aeroporti dello Stato Ebraico, notissimo per i suoi controlli stringenti e per le vanterie rispetto alla sicurezza della sua compagnia aerea nazionale.

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