Economia
L’Ungheria avverte di un’imminente carenza di carburante

L’Ungheria dovrà affrontare una carenza di carburante entro settembre se non verrà trovata una soluzione alla controversia sul transito del petrolio con l’Ucraina, ha avvertito Gergely Gulyas, capo dell’ufficio del primo ministro ungherese.
La scorsa settimana Kiev ha bloccato il transito del greggio dal principale fornitore di petrolio russo Lukoil attraverso l’oleodotto Druzhba verso i suoi vicini Ungheria e Slovacchia, citando sanzioni contro il gigante energetico russo. Le restrizioni hanno effettivamente impedito a Lukoil di utilizzare il territorio ucraino come via di transito.
La più grande raffineria di petrolio dell’Ungheria, situata nei pressi di Budapest, non può passare rapidamente alla lavorazione di greggio non russo, quindi il Paese rischia di esaurire le sue riserve di carburante, ha spiegato Gulyas.
Iscriviti al canale Telegram
«Se la situazione non verrà risolta, potrebbe esserci una carenza di carburante, una soluzione per questo deve essere trovata entro settembre», ha detto Gulyas ai giornalisti venerdì, citato dal quotidiano Magyar Nemzet.
Bloccando le consegne, Kiev sembra «ricattare» Budapest e Bratislava a causa delle loro continue richieste di cessate il fuoco e di pace, ha affermato il ministro.
Lukoil rappresenta circa un terzo delle importazioni annuali totali di petrolio dell’Ungheria, ha affermato all’inizio di questa settimana il ministro degli Esteri Peter Szijjarto.
L’Ungheria e la Slovacchia sono gli unici membri dell’UE che si oppongono alla politica del blocco di fornire aiuti militari all’Ucraina nel suo conflitto con la Russia e hanno ripetutamente chiesto una soluzione diplomatica alla crisi.
L’UE ha proibito il trasporto di petrolio greggio russo via mare nel dicembre 2022 come parte di sanzioni di vasta portata contro Mosca. Tuttavia, a due stati senza sbocco sul mare sono state concesse delle esenzioni per garantire la loro sicurezza energetica.
Dopo la sospensione delle forniture della scorsa settimana, Budapest e Bratislava hanno chiesto alla Commissione europea di mediare con Kiev sulla situazione.
Se le consultazioni dell’UE non dovessero funzionare, il governo ungherese «si riserva il diritto di adottare ulteriori misure», ha affermato il ministro per gli Affari europei del Paese, Janos Boka, presente anche lui alla conferenza stampa di Budapest.
«Non c’è motivo di farsi prendere dal panico finora perché le riserve sono elevate», ha detto Gulyas, citato da Bloomberg. «Il problema non è immediato, ma dobbiamo trovare una soluzione entro settembre».
Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime ore la Slovacchia ha accusato Kiev di ricatto sul blocco delle forniture di petrolio.
Aiuta Renovatio 21
«L’Ucraina ha scelto di ricattare Slovacchia e Ungheria», ha detto il ministro degli Interni Sutaj Estok in un videomessaggio sui social media mercoledì. «Considero inaccettabile la decisione dell’Ucraina di interrompere le forniture di petrolio della Lukoil alla Slovacchia e all’Ungheria. Mi rifiuto di lasciare che la Slovacchia e il popolo slovacco servano da strumento di vendetta tra l’Ucraina e la Russia».
Il primo ministro slovacco Robert Fico la scorsa settimana ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo ucraino, Denis Shmigal, per sottolineare che Bratislava non sarà «ostaggio delle relazioni ucraino-russe».
Parlando ai giornalisti mercoledì, il presidente della Repubblica slovacca Peter Pellegrini ha descritto le azioni di Kiev come una «interferenza molto spiacevole nei nostri buoni rapporti».
«Credo fermamente che l’Ucraina sarà in grado di mettere tutto a posto il prima possibile, perché la Slovacchia, in quanto stato sovrano, alla fine dovrà prendere qualche tipo di contromisura», ha detto senza specificare la natura di una possibile risposta, aggiungendo, tuttavia, che questo «non avrebbe portato alcun beneficio né all’Ucraina né ai suoi cittadini».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di European Parliament via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
Apple sposta la produzione di iPhone in India

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Economia
Gli USA impongono dazi fino al 3.521% sulle importazioni di energia solare legate alla Cina

Washington ha imposto dazi fino al 3.521% sulle importazioni di energia solare dal Sud-Est asiatico, secondo le informazioni pubblicate lunedì dal dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Gli aumenti fanno seguito alle accuse secondo cui i produttori di proprietà cinese che operano nella regione avrebbero violato le norme commerciali. Lo riporta Bloomberg.
Secondo la testata economica neoeboracena, i dazi colpiscono le importazioni da Malesia, Cambogia, Thailandia e Vietnam, Paesi che complessivamente lo scorso anno hanno fornito agli Stati Uniti apparecchiature solari per un valore di oltre 12,9 miliardi di dollari.
Note come dazi antidumping e compensativi, le misure mirano a contrastare l’impatto di quelle che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ritiene essere pratiche di sussidi e prezzi ingiusti.
Sostieni Renovatio 21
La decisione è stata presa a seguito di una petizione presentata dall’American Alliance for Solar Manufacturing Trade Committee, che rappresenta diversi produttori statunitensi. Le aziende nazionali hanno affermato che i produttori cinesi di pannelli solari con stabilimenti nei quattro paesi del Sud-Est asiatico esportavano pannelli a prezzi inferiori ai costi di produzione e beneficiavano di sussidi ingiusti che compromettevano la competitività dei prodotti americani.
Le sanzioni variano a seconda dell’azienda e del Paese: i prodotti Jinko Solar provenienti dalla Malesia sono soggetti a dazi antidumping e compensativi combinati del 41,56%, i prodotti Trina Solar realizzati in Thailandia sono soggetti a tariffe del 375,19% e i fornitori cambogiani, che non hanno collaborato all’indagine, rischiano tasse punitive fino al 3.521%.
I critici del provvedimento, come la Solar Energy Industries Association (SEIA), sostengono che i dazi danneggerebbero i produttori di energia solare statunitensi, aumentando il costo delle celle importate, che le fabbriche americane utilizzano per assemblare i pannelli, ha osservato Reuters.
La Commissione per il commercio internazionale, un’agenzia federale statunitense indipendente e imparziale che indaga su questioni legate al commercio, voterà a giugno per determinare se l’industria nazionale ha subito danni materiali a causa delle importazioni, un passaggio necessario affinché i dazi entrino in vigore pienamente.
Dopo che circa 12 anni fa erano stati imposti dazi simili sulle importazioni di energia solare dalla Cina, le aziende cinesi hanno reagito aprendo attività in altri Paesi che non erano state interessate dai dazi, ha osservato Bloomberg.
Le nuove imposte si aggiungeranno ai dazi doganali introdotti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che hanno scosso i mercati globali. Finora, Trump ha imposto dazi del 145% sulle importazioni cinesi e ha minacciato un ulteriore possibile aumento al 245%.
La Cina ha accusato gli Stati Uniti di «bullismo», ha reagito imponendo una tassa del 125% sui prodotti statunitensi e ha promesso di «combattere fino alla fine».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di AgnosticPreachersKid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Economia
Il dollaro ai minimi storici: Trump tira dritto

Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Cancro2 settimane fa
Vaccini e virus COVID stanno causando l’esplosione del cancro: parla il medico miliardario
-
Spirito1 settimana fa
Usurpatore del trono di Pietro, dovrà rendere conto dei suoi crimini: mons. Viganò sulla morte di Bergoglio
-
Spirito5 giorni fa
Un Conclave per «trasformare la Chiesa di Cristo in una organizzazione di matrice massonica»: parla mons. Viganò
-
Occulto7 giorni fa
«Profonda risonanza con i principi della massoneria»: le logge massoniche salutano Bergoglio
-
Pensiero2 settimane fa
Voi che uccidete Dio. E noi che lo permettiamo
-
Spirito1 settimana fa
È morto Bergoglio. Con le sue immani responsabilità.
-
Spirito2 settimane fa
Sacerdote affronta un processo per «scisma» per i messaggi celesti che definirebbero Papa Francesco un «usurpatore»
-
Sanità2 settimane fa
Riecco il Trattato Pandemico: Stati membri OMS firmano