Vaccini
Bourla dei vaccini e sindrome di Stoccolma

Renovatio 21 pubblica il comunicato con il parere n.16 del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Tra l’indifferenza dei media mainstream, e conseguentemente di larga parte dell’opinione pubblica, il tempio della religione vaccinale comincia a mostrare segni di rapido declino.
Il 15 ottobre 2022, a distanza di un anno e mezzo dalla notizia diffusa dal New York Times secondo cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla avevano negoziato mediante «chiamate e SMS» una fornitura di 1,8 miliardi di dosi del cosiddetto vaccino anti-COVID (1), e dopo che per mesi il Mediatore europeo aveva cercato invano di fare luce sulla vicenda, l’Ufficio del Procuratore Europeo – responsabile delle indagini e del perseguimento di reati finanziari quali frode e corruzione – ha aperto un’indagine sull’acquisto del predetto vaccino da parte dell’Unione. (2)
Qualche giorno prima, il 10 ottobre, in una audizione resa alla commissione sul COVIDdel Parlamento europeo – cui lo stesso Bourla, pur invitato, aveva ritenuto di non presentarsi (3) – la presidente della sezione Mercati Internazionali Sviluppati della Pfizer, Janine Small, aveva ammesso che l’azienda farmaceutica non ha mai testato la capacità del vaccino da essa prodotto di fermare la trasmissione del virus SARS-CoV-2. (4)
In realtà, che il cosiddetto vaccino anti-COVID avesse natura sperimentale era noto, fin dall’inizio della scellerata campagna vaccinale, a chiunque conoscesse la normativa europea sull’immissione in commercio del vaccino medesimo, normativa chiaramente lesiva di principi generali dello stesso ordinamento dell’Unione – con particolare riferimento al principio di precauzione – inaccettabile dal punto di vista bioetico e oggetto di numerosi pareri del CIEB. (5)
Semmai, colpisce di più che la registrazione delle dichiarazioni rese dalla responsabile dei mercati internazionali della Pfizer al Parlamento europeo sia chiaramente intellegibile in lingua inglese, ma – inspiegabilmente – non lo sia altrettanto nella traduzione italiana, a conferma di quello che ormai sembra essere un piano espressamente preordinato a manipolare e distorcere, in modo strutturale e sistematico, l’opinione pubblica italiana. (6)
Nonostante queste palmari evidenze della mala fede di quanti hanno gestito, a livelli diversi, l’affaire COVID, i cittadini italiani continuano a dimostrare apatia e rassegnazione – talvolta perfino solidarietà e approvazione – nei confronti non solo dei meccanismi e degli strumenti che, posti in essere allo scopo apparente di gestire la cosiddetta emergenza sanitaria, si sono rapidamente tradotti in restrizioni di diritti e libertà fondamentali riconosciuti a livello costituzionale, ma anche di quei soggetti che, occupando posizioni di vertice sul piano politico-gestionale, hanno ideato, promosso o avallato l’adozione di meccanismi e strumenti siffatti.
L’apatia e la rassegnazione degli italiani in queste settimane traspare anche di fronte agli ingiustificabili ritardi nella formazione del nuovo governo da parte della coalizione di partiti vincitrice delle elezioni politiche, ritardi che potrebbero riportare in auge governi «tecnici» in grado non solo di preservare, se del caso, la verginità politica della coalizione vincitrice, ma anche di portare avanti senza soluzione di continuità le politiche di distruzione del tessuto economico, sociale e costituzionale italiano, chiaramente funzionali agli interessi globalisti.
Tale condizione di aperta catatonia sociale appare ancora più grave se si pensa che molti invocano da tempo l’estensione delle restrizioni introdotte in forza del COVID alle più recenti emergenze climatico-energetiche: restrizioni, come noto, fondate sui principi dell’economia comportamentale e finalizzate a imporre logiche di soggiogamento ispirate al modello di credito sociale già consolidato in altri Paesi, come la Cina.
In proposito possono citarsi le dichiarazioni da cui traspare in modo evidente la natura strumentale della crisi energetica e della connessa crisi strategico-militare rispetto ai controversi obiettivi della cosiddetta transizione ecologica.
È questo il caso delle dichiarazioni che definiscono la guerra in Ucraina una «benedizione» per la transizione suddetta (7), di quelle che invocano la crescita dei prezzi energetici «per raggiungere i nostri (sic!) obiettivi di lungo termine nella transizione climatica» (8) e di quelle che auspicano la «militarizzazione» della società per fronteggiare la stessa crisi energetica (9), dichiarazioni tutte funzionali all’imposizione neo-paternalistica di presunti comportamenti virtuosi in grado di spingere più o meno gentilmente le masse verso obiettivi preordinati dalle élite finanziarie, tecnologiche e industriali.
In questo contesto viene replicato, anche sul piano comunicativo, il modello sperimentato con il COVID e vengono presentati come inevitabili – secondo l’abietta logica del «whatever it takes» – quegli effetti collaterali consistenti nella distruzione sistematica del tessuto produttivo nazionale, nell’eliminazione mirata delle piccole e medie imprese, nel collasso generalizzato dei lavoratori autonomi e nello scivolamento verso la soglia di povertà di una porzione sempre più ampia di cittadini.
Sulla base di queste considerazioni, il CIEB:
- Auspica che gli italiani vogliano affrancarsi dalla sindrome di Stoccolma che sembra attanagliarli e che spinge una parte cospicua della società civile ad accettare acriticamente, in cambio di un intervallo di apparente normalità tra una emergenza e l’altra, la trasformazione in graziose concessioni governative di ciò che fino a poco tempo fa costituiva il nucleo essenziale e inalienabile di diritti e libertà fondamentali;
- Richiama l’attenzione sul fatto che i prossimi stati di emergenza climatica, ambientale, energetica e strategico-militare, orchestrati dalle élite sopra richiamate e finora gestiti da governi «tecnici», apriranno la strada a situazioni di conflittualità sociale e a rischi per la sicurezza e la democrazia maggiori e più pervasivi di quelli ingegnerizzati per ottenere una popolazione assuefatta e docile – il vero «effetto gregge» – durante la cosiddetta pandemia.
CIEB
17 ottobre 2022
NOTE
2) Cfr. https://europa.today.it/attualita/procura-europea-indagine-vaccini-von-der-leyen.html.
3) Cfr. https://europa.today.it/attualita/Bourla-pfizer-assente-parlamento-europeo-von-der-Leyen.html.
4) Cfr. https://www.iltempo.it/esteri/2022/10/11/news/covid-pfizer-janine-small-parlamento-ue-ammette-non-abbiamo-testato-vaccino-fermare-trasmissione-virus-33420706/, nonché https://twitter.com/i/status/1579759795225198593.
5) La normativa in questione è costituita dal regolamento della Commissione europea n. 507/2006 del 29 marzo 2006, relativo all’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano (in Guue n. L92 del 30 marzo 2006), che si applica espressamente ai «medicinali» rispetto ai quali «non siano stati forniti dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia» (cfr. l’art. 4, n. 1).
6) Cfr. https://www.laverita.info/giallo-audio-distorto-audizione-pfizer-2658452776.html.
8) Cfr. https://www.laverita.info/il-caro-bollette-fa-bene-al-mercato-bankitalia-vorrebbe-un-paese-al-gelo-2658421348.html.
La versione originale del Parere è pubblicata sul sito: www.ecsel.org/cieb
Immagine screenshot da YouTube
Vaccini
Pfizer posticipa la scadenza per lo studio sulla miocardite nei bambini e negli adulti sotto i 21 anni

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Pfizer ha avviato lo studio nel novembre 2022, ma non ha ancora reso pubblici i dati provvisori e ora afferma che lo studio non sarà completato prima del novembre 2030. Alcuni esperti hanno affermato che il produttore del vaccino potrebbe voler ritardare la divulgazione di dati che potrebbero sollevare dubbi sulla sicurezza del vaccino.
Pfizer è criticata per aver rinviato a novembre 2030 il completamento del suo studio sulla sicurezza della miocardite nei bambini e nei giovani adulti di età inferiore ai 21 anni.
Pfizer ha avviato lo studio nel novembre 2022, ma non ha ancora reso pubblici i dati provvisori. Alcuni esperti hanno affermato che Pfizer potrebbe voler ritardare la divulgazione di dati che potrebbero sollevare dubbi sulla sicurezza del vaccino.
Il mese scorso, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato versioni aggiornate dei foglietti illustrativi dei vaccini Pfizer e Moderna contro il COVID-19, includendo avvertenze più forti sui rischi di miocardite e pericardite.
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Inizialmente Pfizer aveva pianificato di completare lo studio entro la fine dell’anno, ma lo ha posticipato al 2030, quasi un decennio dopo il rilascio del primo vaccino contro il COVID-19 di Pfizer-BioNTech.
Secondo TrialSite News, il ritardo ha «sollevato preoccupazioni pubbliche circa il fatto che Pfizer stia rispettando in modo tempestivo e trasparente i propri obblighi di sorveglianza post-marketing».
Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior di Children’s Health Defense (CHD), ha dichiarato: «È possibile che i risultati degli studi clinici siano peggiori di quanto i ricercatori indipendenti già sapessero. Il ritardo di Pfizer – mentre i più vulnerabili sono ancora esposti ai rischi del loro prodotto – aggraverà ulteriormente l’atrocità».
Lo studio, condotto in collaborazione con il National Heart, Lung, and Blood Institute del governo statunitense, valuta gli esiti sanitari a lungo termine di 300 pazienti di età pari o inferiore a 21 anni che hanno sviluppato miocardite o pericardite dopo aver ricevuto il vaccino COVID-19 di Pfizer.
Lo studio include anche un gruppo di controllo di 100 pazienti che hanno sviluppato tali condizioni in seguito all’infezione da COVID-19 o dopo aver contratto la sindrome infiammatoria multisistemica associata al COVID-19.
Il medico internista Clayton J. Baker ha affermato che Pfizer avrebbe probabilmente pubblicato i dati provvisori se fossero stati positivi.
«Se i risultati ottenuti fino a oggi fossero stati rassicuranti per il loro prodotto, avrebbero avuto un forte incentivo a pubblicare semplicemente tali risultati rassicuranti quest’anno, come promesso inizialmente» ha affermato. «La strada eticamente e scientificamente corretta sarebbe quella di pubblicare i dati raccolti finora, continuare a monitorare i soggetti e pubblicare un altro aggiornamento nel 2030».
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Lo studio Pfizer limita la diagnosi di miocardite entro 7 giorni dalla vaccinazione
In un editoriale per TrialSite News, il dottorRobert W. Malone, medico-scienziato noto per i suoi primi contributi alla tecnologia dell’mRNA, ha affermato che non vi è «alcuna traccia di qualcosa di nefasto» nello studio di Pfizer o nella sua decisione di estenderlo. Malone è un membro di recente nomina del comitato consultivo sui vaccini dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Facendo notare che Pfizer sta conducendo il suo studio in 32 ospedali pediatrici negli Stati Uniti e in Canada, Malone ha scritto che «creare e gestire un sito di ricerca clinica è costoso e richiede molto tempo» e che, gestendo 32 siti, Pfizer probabilmente ritiene che «sarà estremamente difficile arruolare abbastanza pazienti in questo studio».
Malone ha affermato che la FDA avrebbe potuto richiedere e pubblicare i dati provvisori dello studio. «La FDA avrebbe potuto insistere sui rapporti provvisori dello studio? Sì, e forse l’ha fatto (anche se non lo vedo nella descrizione del sito web clinicaltrials.gov)», ha scritto Malone.
La dottoressa Jane Orient, direttrice esecutiva dell’Associazione dei Medici e Chirurghi Americani, ha affermato che Pfizer probabilmente «incontrerà difficoltà» nell’arruolare 300 partecipanti al suo studio. Ha aggiunto che lo studio probabilmente non ha un numero sufficiente di partecipanti per «individuare effetti collaterali rari» ed è soggetto a abbandoni da parte dei partecipanti.
«La dimensione del campione di 300 persone è molto ridotta, il che rende i risultati statisticamente privi di significato», ha affermato la giornalista investigativa Sonia Elijah, che ha scritto ampiamente sugli studi clinici sui vaccini contro il COVID-19.
Elijah ha affermato che la progettazione dello studio probabilmente limiterà il numero di casi di miocardite e pericardite identificati.
La definizione data nello studio di miocardite e pericardite associate al vaccino Pfizer Comirnaty, come eventi che si verificano entro sette giorni dalla vaccinazione, è «molto restrittiva», ha affermato Elijah, e potrebbe «sottostimare la reale incidenza» della miocardite.
Le linee guida utilizzate dal CDC e dalla Brighton Collaboration riconoscono l’insorgenza di miocardite post-vaccinazione rispettivamente dopo 40 giorni e sei settimane. Secondo un rapporto del 2022 del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), gestito dal governo statunitense, la miocardite può manifestarsi fino a 120 giorni dopo la vaccinazione.
Elijah ha affermato che lo studio non dispone di «un gruppo di controllo di individui non vaccinati e non infetti». Questo rende «più difficile stabilire» il nesso di causalità tra la vaccinazione o l’infezione da COVID-19 e lo sviluppo di miocardite e altre patologie cardiache.
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Segnale di sicurezza per la miocardite identificato per la prima volta nel 2021
Nel 2023, il CDC ha identificato la miocardite e la pericardite come eventi avversi correlati ai vaccini mRNA contro il COVID-19 prodotti da Pfizer e Moderna, sulla base di prove di «un’associazione causale tra i vaccini mRNA contro il COVID-19» e queste condizioni.
Ad aprile, la FDA ha informato Pfizer e Moderna che avrebbero dovuto aggiornare le etichette dei loro vaccini contro il COVID-19 per includere avvertenze più stringenti sui rischi di danni cardiaci. Tali aggiornamenti sono stati effettuati il mese scorso.
I foglietti illustrativi di entrambi i vaccini contro il COVID-19 avvertivano in precedenza che le dosi presentavano un rischio di miocardite e pericardite post-vaccinazione per i giovani uomini. I nuovi foglietti illustrativi affermano che il tasso noto di miocardite e pericardite è di circa 8 casi per milione di dosi per bambini e adulti di età inferiore ai 65 anni.
Le etichette aggiornate avvertono anche che «l’incidenza stimata più alta è stata registrata nei maschi di età compresa tra 16 e 25 anni», tra i quali il tasso era di 38 casi per milione.
La FDA ha emesso le lettere lo stesso giorno in cui il Senato degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto di 55 pagine in cui si afferma che i funzionari della sanità pubblica sotto l’amministrazione Biden non hanno avvertito il pubblico del rischio di miocardite associato ai vaccini contro il COVID-19.
Durante un’udienza al Congresso tenutasi a maggio, diversi testimoni, tra cui il cardiologo Dr. Peter McCullough, il chirurgo ortopedico dottor Joel Wallskog, danneggiato dai vaccini, e l’avvocato Aaron Siri hanno presentato prove che collegano i vaccini contro il COVID-19 a diverse patologie cardiache, tra cui la miocardite e la morte cardiaca improvvisa.
Documenti precedentemente scoperti da CHD tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act (FOIA) mostrano che il Ministero della Salute israeliano ha informato le agenzie sanitarie pubbliche statunitensi di un segnale di sicurezza della miocardite collegato ai vaccini mRNA contro il COVID-19 nel febbraio 2021. Pfizer e il CDC hanno nascosto queste informazioni al pubblico.
Nel marzo 2024, il CDC ha risposto a una richiesta FOIA presentata da The Epoch Times che richiedeva informazioni sulla frequenza della miocardite nelle persone che avevano ricevuto i vaccini contro il COVID-19, producendo un documento di 148 pagine. Tuttavia, il documento era quasi completamente redatto.
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Un numero crescente di studi collega i vaccini COVID alla miocardite
Uno studio pubblicato l’anno scorso sul JAMA, il Journal of the American Medical Association, ha minimizzato il rischio di miocardite conseguente alla vaccinazione contro il COVID-19.
Tuttavia, in una lettera pubblicata sul JAMA a gennaio, due ricercatori canadesi hanno affermato che lo studio ha ridotto arbitrariamente il numero di casi di miocardite, limitando la finestra diagnostica a sette giorni.
Uno studio sudcoreano sottoposto a revisione paritaria e pubblicato nel luglio 2024 ha rilevato un rischio di miocardite più elevato del 620% e un rischio di pericardite più elevato del 175% nelle persone che hanno ricevuto il vaccino rispetto ai controlli storici.
Uno studio preprint pubblicato a maggio 2024 su 1,7 milioni di bambini in Inghilterra ha rilevato casi di miocardite e pericardite solo nei bambini che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19. Non sono stati identificati casi nei bambini che non avevano ricevuto il vaccino.
E uno studio su 23,1 milioni di residenti di quattro paesi nordici, pubblicato su JAMA Cardiology nel 2022, ha scoperto che entrambe le dosi della serie primaria di vaccini mRNA contro il COVID-19 «erano associate a un aumento del rischio di miocardite e pericardite», con il rischio più elevato tra i maschi di età compresa tra 16 e 24 anni.
I dati del VAERS mostrano 27.491 casi segnalati di miocardite o pericardite correlati ai vaccini contro il COVID-19 al 27 giugno. Tuttavia, questa cifra potrebbe sottostimare la reale prevalenza della miocardite, poiché un rapporto di Harvard del 2011 ha rilevato che meno dell’1% di tutti gli eventi avversi viene segnalato al VAERS.
Orient ha messo in dubbio la necessità per Pfizer di proseguire lo studio post-marketing, quando è già stata identificata una correlazione tra i vaccini anti-COVID e la miocardite. «Ora che c’è un segnale di sicurezza, perché non sospenderne l’uso?», ha chiesto Orient.
Un numero crescente di scienziati e medici ha raccomandato una moratoria sui vaccini a mRNA contro il COVID-19, mentre altri ne hanno chiesto il divieto assoluto. Alcuni stati e comunità statunitensi, tra cui Idaho, Kentucky e Montana, stanno portando avanti iniziative legislative e risoluzioni per vietare i prodotti a mRNA.
L’anno scorso, il chirurgo generale della Florida Joseph Ladapo ha chiesto di «sospendere l’uso dei vaccini a mRNA contro il COVID-19». Nell’ottobre 2024, il Southwest District Health Board dell’Idaho ha votato per ritirare i vaccini contro il COVID-19 dalle 30 sedi in cui fornisce servizi sanitari, diventando la prima agenzia sanitaria negli Stati Uniti a rimuovere le iniezioni.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 7 luglio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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GAVI 6.0: Gates raccoglie 9 miliardi di dollari per vaccinare 500 milioni di bambini

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Moderna chiederà l’autorizzazione per il vaccino mRNA combinato COVID-19 e antinfluenzale

Moderna chiederà alle autorità di regolamentazione di approvare il suo vaccino combinato contro il COVID-19 e l’influenza, ha affermato l’azienda il 30 giugno. Lo riporta Epoch Times.
L’azienda ha affermato che uno studio di fase 3 che valuta il suo candidato vaccino antinfluenzale, mRNA-1010, che utilizza la stessa piattaforma di acido ribonucleico messaggero (mRNA) del suo vaccino contro il COVID-19, ha mostrato un’efficacia positiva.
Nello studio, che ha coinvolto 40.805 partecipanti e ha confrontato mRNA-1010 con un vaccino antinfluenzale stagionale esistente in adulti dai 50 anni in su, la protezione relativa del candidato è stata migliore del 26,6%. In un’analisi di sottogruppo tra partecipanti di almeno 65 anni, l’efficacia relativa è stata del 27,4%.
«Gli ottimi risultati di efficacia della fase 3 di oggi rappresentano una pietra miliare significativa nel nostro impegno per ridurre l’incidenza dell’influenza negli anziani», ha affermato in una nota Stéphane Bancel, CEO di Moderna.
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Diverse aziende, tra cui Moderna, hanno in programma di lanciare sul mercato vaccini combinati contro il COVID-19 e l’influenza.
Come riportato da Renovatio 21, a maggio Moderna aveva ritirato la domanda di approvazione per il suo vaccino combinato, una decisione che, secondo l’az’ienda, è stata presa dopo aver consultato la Food and Drug Administration. All’epoca l’azienda aveva dichiarato che intendeva ripresentare la domanda prima della fine del 2025, dopo aver ricevuto i dati sull’efficacia della sperimentazione di fase 3 per mRNA 1010.
«Un vaccino antinfluenzale basato sull’mRNA ha il potenziale vantaggio di corrispondere con maggiore precisione ai ceppi circolanti, supportare una risposta rapida in caso di futura pandemia influenzale e aprire la strada ai vaccini combinati contro il COVID-19», ha affermato lo scorso lunedì il Bancel.
I risultati dello studio sono stati pubblicati integralmente o sottoposti a revisione paritaria. Moderna ha dichiarato che prevede di sottoporli a una rivista sottoposta a revisione paritaria.
Moderna ha affermato che i risultati dello studio randomizzato di fase 3 hanno mostrato risultati di sicurezza simili a quelli riportati da un altro studio di fase 3 a marzo sulla rivista Vaccine. In quell’articolo, i ricercatori hanno riportato un numero simile di eventi avversi tra i soggetti sottoposti al vaccino Moderna e i volontari che avevano ricevuto i vaccini antinfluenzali esistenti. Si sono inoltre verificati meno eventi avversi gravi, seri e assistiti da un medico tra i soggetti sottoposti al vaccino Moderna, senza alcun decesso segnalato in quel gruppo.
«La maggior parte delle reazioni avverse (SAR) segnalate è stata lieve», ha affermato Moderna in una nota sul nuovo studio. «Il dolore al sito di iniezione è stata la SAR locale più comune, mentre affaticamento, mal di testa e mialgia sono state le SAR sistemiche più comuni segnalate (…) Non sono state rilevate differenze significative tra i gruppi nei tassi di eventi avversi indesiderati, eventi avversi gravi o eventi avversi di particolare interesse».
Attualmente negli Stati Uniti non esiste alcun vaccino antinfluenzale a mRNA.
A maggio, le autorità di regolamentazione avevano approvato un nuovo vaccino contro il COVID-19 di Moderna per gli adulti di età pari o superiore a 65 anni, nonché per altri individui di almeno 12 anni affetti da una o più patologie che, secondo le autorità, li espongono a un rischio maggiore di contrarre la forma grave del COVID-19.
Nel frattempo, in Gran Bretagna è emerso che Moderna potrebbe essere sospesa o espulsa da un organismo commercialebritannico dopo aver violato le norme del settore, tra cui l’offerta di danaro contante e orsacchiotti di peluche ai bambini per partecipare alle sperimentazioni del vaccino COVID.
Moderna si era dedicata ad un siero mRNA per l’RSV, ma ha interrotto la sperimentazione sui neonati dopo gravi effetti collaterali. Gli stessi azionisti della società fecero quindi causa alla stessa. Ad aggsto 2024 le azioni di Moderna erano crollate del 12% dopo il taglio delle previsioni di vendita.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso l’Alta Corte di Londra ha stabilito che Pfizer ha violato il brevetto Moderna con il vaccino COVID-19.
Moderna nel 2022 aveva fatto causa a Pfizer per violazione di brevetto. La società era già in una lotta con il governo USA per il brevetto del vaccino mRNA. Parallelamente, esisterebbe un contratto stipulato dall’ente per le malattie infettive NIAID (quello diretto sino a poco fa da Anthony Fauci) che avrebbe obbligato il Pentagono ad acquistare 500 mila dosi del vaccino, per un totale di 9 miliardi di dollari.
Come raccontato da Renovatio 21, il Bancel ha una storia speciale, con una strana coincidenza cosmica nel suo percorso professionale. Prima di Moderna, Stéphane Bancel fu CEO della società francese BioMérieux, posseduta da Alain Merieux, considerato amico personale di Xi Jinping, che visitò il laboratorio BSLM4 di BioMerieux a Lione nel 2014. Secondo quanto appreso, i cinesi avrebbero contattato i francesi per la costruzione del laboratorio di Wuhan, il primo BSL4 del Paese, nel 2004: si, stiamo parlando proprio di lui, il biolaboratorio del pipistrello cinese.
Il finanziere francese Patrick Degorce, fondatore di hedge fund e mentore dell’ex primo ministro britannico Rishi Sunak, fu nel 2011 uno dei primi investitori in quella piccola azienda farmaceutica chiamata Moderna (cioè «Mode» «RNA»), che all’epoca aveva circa dieci dipendenti e un modo di operare molto discreto.
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Come riportato da Renovatio 21, Moderna e Merck sarebbero vicine alla fase 3 per un vaccino per il cancro alla pelle. Due anni fa è stato invece detto che la società aveva iniziato la sperimentazione umana per un vaccino mRNA per l’AIDS. Nel 2023 fa è stato annunciato lo sviluppo di un vaccino combinato mRNA COVID-Omicron e influenza; il Bancel ha dichiarato ai media che il vaccino mRNA COVID di fatto diventerà come un’antinfluenzale, con alcuni gruppi di individui vulnerabili che dovranno farlo ciclicamente.
Al World Economic Forum di Davos due anni fa il Bancel lamentò che «nessuno più vuole» i vaccini, per cui era pronto a gettare «30 milioni di dosi nella spazzatura».
Moderna, prima della pandemia, non aveva mai venduto un prodotto sul mercato al consumatore.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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