Pensiero
Non stanno parlando a voi. Parlano alla massa vaccina
Sarà capitato anche a voi. È una sensazione che all’inizio, un paio di anni fa, era un po’ sottile, ora invece è potente, patente, anche se ancora non pienamente definita.
Ti capita, per lo più, quelle volte che, magari per isbaglio, ti capita di sentir il discorso di un politico.
È quella strana sensazione per cui chi ti sta parlando, in realtà non sta parlando davvero con te.
È una sensazione forse sfuggente, ma nettissima.
Un tempo, nella vita normale, la si sperimentava quando qualcuno ti scambiava per un altro — fenomeno che in genere non accade spesso, o quando qualcuno comincia a parlare in totale assenza di senso del contesto, chessò, un signore dell’ultradestra che finisce inconsapevole tra le salsicce della Festa dell’Unità (si chiama ancora così?) e attacca un pistolotto nostalgico, nello sconcerto dei sinceri democratici presenti. O viceversa. Anche questo, un caso raro, buono per certe barzellette.
Invece adesso la sensazione che ci parli qualcuno che non ha idea di noi, è continua, martellante.
Il maestro, in questo fenomeno di straniamento politico, è Mario Draghi. Si rimane sconvolti ogni volta che fa una conferenza stampa, riuscendo ad inanellare fake news («L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire, non ti vaccini ti ammali e muori, o a far morire, non ti vaccini, contagi e fai morire») e proclami al limite dell’hate speech («i nostri problemi dipendono dai non vaccinati»).
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può parlare a noi in questo tono?
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può rivolgersi a noi in questo tono?
Come può dire in serenità queste cose?
Qualcuno lo può scusare: il capo del governo, il vertice della politica italiana, non ha mai fatto politica in vita sua. Lo hanno paracadutato lì dalla torre di Francoforte (è stato, letteralmente, un BASE jump). Lui mica ha stretto mani alle sagre di paese, mica ha passato le notti nei circoli di periferia, mica ha sgomitato tra compagni di partito e avversari per qualche manciata di voti. Mica sa esattamente cosa è un elettore, figuriamoci un Paese da gestire.
Segue a poca distanza Roberto Speranza. In nessun modo sembra scalfito, anche minimamente, da quello che una porzione della popolazione pensa di lui. Anzi, dal tono sembra ogni volta voler rincarare la dose. Niente da fare: esce il libro, ma viene autosequestrato immediatamente per motivi inspiegati. Uno pensa che qualcuno davanti ad una cosa del genere (svergognata su Report, Le Iene, etc.) trovi il tempo di crearsi una mezza giustificazione, una scusa da dare ai media – oppure qualche minuto per vergognarsi e basta. No, nulla. Quando parla alla Camera o in TV, uno si chiede come sia possibile che si stia davvero rivolgendosi a noi, come niente fosse, anche senza fischiettare, perché l’uomo è un duro.
C’è Brunetta, che, dopo averne ascoltate un paio, ammettiamo di non sapere più cosa stia dicendo.
C’è Renzi.
Potremmo parlare di Salvini, che mangia Nutella anche in quarantena, e non sappiamo se lo fa perché lo spin doctor controverso è tornato a casa.
In realtà la lista è lunghissima. Puntualizziamo che il fenomeno fornisce un’altra caratteristica al discorso dei nostri personaggi pubblici: la spudoratezza.
Il ministro Lamorgese va in Parlamento e parla di un suo sottoposto ripreso mentre – in borghese – picchia un ragazzo a terra come di un controllore del «movimento ondulatorio».
Il generale Figliuolo dice pubblicamente il vaccino è somministrato per milioni di dosi «senza saperne l’esito», e che ‘sta immunità di gregge gli scienziati continuano a spostargliela: 80%, 90%, 100%, 150%…
Il sottosegretario Sileri che sostiene in diretta che il «vaccino non è sperimentale», anche se la conclusione del trial è il 23 luglio 2024.
E poi ecco, sì, gli scienziati: frotte di virologi e di funzionari pandemici assortiti, televisivi o meno, che dicono che bisogna chiudere tutto, bisogna aprire, bisogna mettere il green pass, bisogna togliere il green pass, bisogna arrestare i no vax, bisogna garantire la costituzione, vaccinare i bambini, non vaccinare i bambini, considerare le statistiche dei morti COVID, considerare le statistiche dei morti con COVID… il tutto dalle stesse labbra, nel giro di pochi giorni. Senza errata corrige di sorta. Senza vergogna.
La contraddizione, sempre più ebete e infame, non li preoccupa. Perché, ribadiamo, non stanno parlando con noi. Non si tratta in nessun modo di una comunicazione tradizionale: emittente-messaggio-ricevente. Il ricevente, qui, non pare essere considerato, altrimenti il messaggio sarebbe diverso, e anche l’emittente.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta
Quindi, a chi stanno parlando? Di certo non stanno parlando a noi. Quindi, a chi?
Stanno parlando alla massa vaccina. Diciamo così, perché, alla fine, vaccino è un aggettivo sinonimo di bovino.
Stanno parlando alla massa bovina. A quei milioni di persone che, più o meno con docilità, si sono fatti marchiare, appunto, come bestiame. La massa vaccina, questo è il suo grande vantaggio, non fa molte storie. Quando porti i bovini al macello, loro mica si oppongono, al massimo fanno qualche muuu di circostanza. Prima, si sono fatti segnare con il ferro caldo e mungere a dovere, poi diventeranno bistecche. La maggior parte di loro forse non lo sa, ma qualcuno magari sì, e si è trovato pure una giustificazione: insomma, dai, pur munto e marchiato, mi hanno fatto brucare per tanto tempo, in fondo va bene così.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta.
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina.
Molti si sono chiesti perché il papa si è abbassato a farsi pseudo-intervistare da Fabio Fazio (che peraltro Bergoglio aveva già citato a inizio pandemia 2020 come maitre à penser sulla bellezza di pagare le tasse e l’orrore dell’evasione fiscale). Com’è possibile che sia avvenuta una cosa del genere? Il papa fa interviste TV? Il papa va nella trasmissione di Fazio, tra Burioni e la Littizzetto, e qualche scrittore, attore, prostituto di sinistra a caso?
Ebbene, nemmeno il papa – soprattutto nemmeno il papa – sta parlando a voi. Da anni, egli parla solo a quello che è pure titolato a chiamare «gregge», ovino o bovino che sia.
I giornalisti internazionali che si sono scandalizzati perché Fazio, con un’occasione del genere, avrebbe dovuto fargli qualche domanda sugli abusi e cose così, non ha capito nulla: il fatto di essere andato da Fazio era esso stesso il contenuto del discorso. Il medium è il messaggio: il pontefice sta dicendo, non parlerò di cose serie, né dei problemi della chiesa, né di teologia, né delle verità profonde dell’Amore di Dio, no, farò discorsi appositamente privi di qualsiasi spessore, al massimo dirò due parole sull’immigrazione, che è un tema che mi hanno fatto studiare. Non aspettatevi nient’altro: questo è il vero messaggio.
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza – tre paroline, queste ultime, che pronunziate da un pontefice avrebbe fracassato in un nanosecondo il green pass, gli obblighi vaccinali, tutto, e in ogni parte del globo terracqueo. (E questa non è purtroppo, un’iperbole, o uno scherzo: è così, il vero responsabile della vostra sofferenza è Jorge Mario Bergoglio)
Io, il papa, come tutti i politici dell’establishment che accolgo sorridente e radioso, non parlerò mai a voi, perché non mi interessa, perché, in fondo, voi non esistete davvero – siete buoni, forse, solo a farvi prendere in giro, come quel cardinale finito in ospedale.
Il lettore non-siringato si starà chiedendo: ma, davvero, è possibile che nessuno parli a noi? È possibile ignorare una così grande fetta di umanità? È legale?
È possibile. Anzi, è la realtà. Il motivo è piuttosto semplice da comprendere. Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza
Provate a pensarci: se foste una minoranza, vi tratterebbero come una minoranza.
Avreste intorno ONU, UE, CEDU, ONG di ogni tipo.
Avreste i giornali, intellettuali, film e cantanti di Sanremo e dei centri sociali a cantare la bellezza della vostra diversità.
Avreste programmi specifici nelle scuole dell’obbligo per insegnare ai bambini a rispettarvi.
Avreste motovedette che vi fanno attraversare il mare.
Avreste danaro pubblico buttato su di voi indiscriminatamente.
Avreste i «giorni della memoria».
Avreste sacerdoti e parrocchie a ospitarvi e a predicare la necessità di aiutarvi ogni santa domenica, e anche gli altri giorni della settimana.
Avreste avvocati pagati da miliardari a suggerirvi come far valere i vostri diritti – perché, ricordatelo, le minoranze hanno diritti, voi no.
Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza
Avreste, soprattutto, politici che vi ronzano intorno, perché vogliono il vostro voto.
Invece, che strano, non c’è nulla di tutto questo. Nessuno vi bada, nessuno vi vuole, nessuno vi considera, nessuno vi protegge.
Non vogliono il vostro voto, oramai è chiaro a chiunque.
Non vogliono il vostro lavoro – anche perché, lo avrete capito, c’è già qualcuno, africano o macchina che sia, pronto a sostituirvi.
Non vogliono il vostro danaro, altrimenti vi farebbero entrare nei loro bar e negozi, e non vi espungerebbero in massa dai social network.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata
Non vogliono niente da voi, perché di fatto voi non esistete: quel fantasma che rappresentate, va aiutato a dissolversi una volta per tutte, se necessario con la repressione brutale – dei milioni in piazza la scorsa estate, cosa è rimasto, dopo leggi liberticide e incursioni varie? Un insieme di spettri trasparenti, talmente evanescenti che le telecamere della TV non riescono neanche a riprendere.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata.
Perché hanno fatto i calcoli e hanno capito che possono vivere tranquillamente con la massa bovina (che continuerà a obbedire, votare, comprare come gli si dice) senza che quegli altri, i non sottomessi, i non-bovini, i non-vaccini, guastino le feste, specie nel momento in cui si dovrà dirigere il bestiame verso il mattatoio.
Pensateci: non c’è qualcosa che glielo impedisca. Possono eliminarvi, perché non hanno giurato né a Dio né alla Costituzione che debbano tollerare dei subumani nemici dell’ordine stabilito – e anche se lo hanno fatto, non importa, perché siamo in emergenza, e i no vax fanno davvero schifo.
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no.
Non siete una minoranza, perché quello che credete non vale niente, neanche rispetto alla legge, o alla giurisprudenza precedente. Ai Testimoni di Geova è stato consentito rifiutare le trasfusioni, e i dottori che le hanno praticate contro il volere del paziente, sono stati condannati dalla magistratura. Ai genitori del bambino che non vogliono usare sacche di sangue sierizzato hanno sospeso la potestà genitoriale.
E non pensiate che la sottomissione riguardi solo l’apartheid biotica mRNA.
Con insolita unanimità, e senza il coinvolgimento dell’elettorato, hanno appena infilato l’ambientalismo nella Costituzione italiana. Il che significa che, pure vaccinati, se domani non sarete d’accordo con Greta, se l’emergenza climatica vi potrà sembrare artefatta o manipolata, rischierete di essere emarginati e combattuti, in quanto portatori di idee e comportamenti illegalizzati.
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa.
Anche lì, a breve, sarete zittiti e derisi, combattuti e impoveriti. Anche lì non esisterà la vostra minoranza, il vostro pensiero non avrà alcun diritto di asilo nel consorzio umano, sarà censurato e polverizzato come un antivaccinista qualsiasi su Facebook oggi.
Cancelleranno le vostre parole e il vostro lavoro, le vostre gioie e – ad un certo punto – la vostra discendenza, perché tra chi invoca il lager e la tortura, c’è chi più lucido già parla di sterilizzare i dissidenti, come hanno fatto certi regimi prima di oggi.
Non ha senso, davanti a questo panorama mostruoso, pensare di poter urlare alla massa bovina che si trovano dentro un disegno di morte che presto si prenderà anche loro, il loro corpi e le loro anime. Non abbiamo voce, non abbiamo i mezzi per convincere la massa vaccina.
Voi non siete una minoranza: voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale
Abbiamo, per il momento, la necessità di guardare dentro noi stessi, cercare quella pace interiore che ci serve, e guardare il cammino con più saggezza. Questo, per adesso, vi deve bastare.
Quindi, intanto, realizzatelo: se non vi parlano, è perché voi non siete parte del popolo o della comunità, voi non siete niente.
È vero. Voi non siete una minoranza.
Voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale.
Siatene orgogliosi. E custodite questo dono con cura, sacrificio, lotta.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Mynyny via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Pensiero
Sacerdote tradizionalista «interdetto» dalla diocesi di Reggio: dove sta la Fede cattolica?
Ci risiamo.
A Reggio Emilia, ancora una volta, la Diocesi torna ad esprimersi su due sacerdoti che da qualche anno hanno preso residenza sulle colline di Casalgrande Alto, in un’altura che sormonta e si affaccia su tutto il panorama padano della provincia.
Il settimanale cattolico reggiano La Libertà, nella sua versione online, vero e proprio megafono della Diocesi, rende nota la vicenda riuscendo a sbagliare subito il bersaglio, ovvero pubblicando la foto di un castello presente a Casalgrande Alto e identificandolo, nella didascalia, come «sede della Città della divina misericordia». Peccato che quel castello non sia affatto la sede dei due sacerdoti.
Ma tornando ai due preti, trattasi di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani, già da tempo saliti agli onori della cronaca locale e nazionale a motivo di quella che la stessa Curia ritiene essere una presenza, ma soprattutto un ministero, illecito e non autorizzato dalle gerarchie.
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Cosa fanno di così strano questi due sacerdoti? In sintesi: si limitano a fare i preti, celebrano la Santa Messa, amministrano i sacramenti e assicurano una buona formazione cattolica a ragazzi ed adulti. Insieme a loro, in quella che potremmo tranquillamente definire un’umile dimora, ci sono alcuni animali facenti parte di quella che è un’azienda agricola gestita dagli stessi sacerdoti con l’aiuto di qualche laico.
Nessun clamore. Nessun profilo appariscente o volutamente polemico, sulle colline di Casalgrande si respira piuttosto un certo silenzio e uno stile di vita molto tranquillo, sia per i sacerdoti che per i laici che frequentano la piccola comunità sorta per un semplice e quanto mai pratico motivo – cercare ciò che nelle istituzioni ordinarie ecclesiali ora sembra mancare: la Fede cattolica.
Ebbene si sa che oggi, la categoria più detestata dalla gerarchia ecclesiastica, è proprio quella che nella semplicità della tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica, ricerca la Fede così come sempre è stata insegnata, attraverso il catechismo e la liturgia, quest’ultima vera e propria teologia pregata.
Non potevano, a motivo di quanto appena accennato, passare inosservati due sacerdoti stanchi delle istituzioni ordinarie, stanchi di strutture senza Fede e liturgie protestantizzate («Signore io non sono degno di partecipare alla Tua mensa», recitano in coro tutti coloro i quali continuano a celebrare e a frequentare il Nuovo Rito, ignari, oppure no, di aderire ipso facto ad un protestantesimo velato sotto le mentite spoglie del cattolicesimo), giunti dunque davanti al bivio più importante della loro vita: stare con Dio e con la Chiesa, o prestare obbedienza a chi Dio lo mette sempre al secondo posto, o, addirittura, lo rende «il dio» di tutte le religioni.
Già, perché mentre la Diocesi di Reggio Emilia nei giorni scorsi stilava, per poi renderla pubblica magari anche con la lettura nelle chiese della provincia durante la Messa domenicale, la lettera che vede infliggere la pena dell’interdetto per don Claudio Crescimanno (per «interdetto» s’intende la pena che impedisce non solo di amministrare tutti i sacramenti, i sacramentali, di partecipare a qualsiasi forma di culto liturgico, ma anche l’impossibilità di ricevere ciascune delle cose elencate), papa Francesco a Giacarta, recando grande scandalo per la partecipazione ad un incontro interreligioso e la visita alla moschea di Istiqlal, non contendo, incontrando i giovani di Schola Occurrentes appartenenti alle più svariate «fedi» impartiva loro una «benedizione» interreligiosa, dove è mancato programmaticamente il segno della croce.
«Vorrei impartire una benedizione (…) Qui voi appartenete a religioni diverse, ma noi abbiamo un solo Dio, è uno solo. E in unione, in silenzio, pregheremo il Signore e io darò una benedizione per tutti, una benedizione valida per tutte le religioni». Forse per la prima volta, un papa ha benedetto qualcosa senza fare il segno della croce.
Nihil sub sole novum, è tutto già visto e rivisto in seno ai predecessori di Bergoglio, che in particolare da Assisi ‘86 in poi hanno consolidato la pratica — poiché la teoria fonda le sue radici nel Concilio Vaticano II e nei suoi stessi documenti — di un sincretismo da coltivare e, appunto, «benedire».
Nessun commento tuttavia su questa ennesima riprova di quanto la Fede cattolica da oltre cinquant’anni sia messa a forte rischio e abbia smarrito la retta via e la retta ragione, ma si trova piuttosto il tempo e la volontà di prendere seri provvedimenti verso due sacerdoti che sul cocuzzolo della montagna rispondono semplicemente alla richiesta dei fedeli che chiedono aiuto.
Suppliscono, cioè, alle mancanze dei tanti confratelli e degli stessi vescovi impegnati a riempirsi la bocca di parole come «unità», «comunione ecclesiale» e tanto altro ancora salvo poi minarla continuamente con il pieno appoggio o ancora peggio con il silenzio rispetto ad una chiesa ormai fondata su valori — o sarebbe meglio dire disvalori — che nulla hanno a che vedere con Cristo.
Sarebbe interessante, e pure molto avvincente, evidenziare tutte le possibili lacune e le imprecisioni presenti nel comunicato che vede infliggere la pena a don Crescimanno, ma non è questo l’intento. Vorrei qui invece sottolineare quella che io ritengo personalmente essere la totale impossibilità, secondo ragione e secondo logica, di ricevere, accogliere e ritenere queste pene valide.
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Se è vero che riconoscendo l’autorità gli si dovrebbe riconoscere anche il comando e, quindi, l’eventuale divieto e pena, la situazione di grave crisi nella Chiesa obbliga vescovi, sacerdoti e fedeli ancora cattolici a scegliere sé obbedire ciecamente a guide che, seppur con il carattere di guide, sono guide cieche, oppure sé ricorrere ai mezzi opportuni per salvare l’anima e salvare anime.
Dio o gli uomini. La propria anima, le anime dei fedeli, o l’obbedienza sproporzionata e non ancorata alla Verità a chi non propone più i veri mezzi della Salvezza, non proponendo più, in sintesi, Gesù Cristo ed il Suo estremo Sacrificio sulla Croce, che si ripete in modo incruento sull’Altare.
La questione, aldilà di ogni discussione di diritto canonico, è più semplice che mai, e ci obbliga, non tanto per superficialità quanto piuttosto per capacità di cogliere le priorità, ad una scelta immediata per conservare la Fede, visto la grave crisi in cui da oltre mezzo secolo versa la Santa Chiesa, costringendoci ad invocare un altrettanto e quanto mai reale stato di necessità per tante anime in pericolo poiché senza veri pastori.
Davanti a questi reali fatti, davanti allo scempio che, nei contenuti identici a chi ha preceduto ma in una forma ancor più evidente e rapida, non c’è più spazio per mezze misure, non c’è più tempo per cantilene conservatrici, oramai sepolte come polvere sotto al tappeto, spazzate via seguendo la sorte di chi, stando sempre in mezzo, viene o ingoiato da una parte o sputato via dall’altra, seguendo le coordinate di Bussole rotte, Gruppi (in)Stabili e Timoni senza più un timoniere.
Oltre a quelle già presenti e strutturate, forse è tempo di piccole minoranze pronte a sorgere ed insorgere, per combattere la propria piccola battaglia al servizio di Dio.
Forse è il tempo di ricreare quel rapporto interrotto da quella diabolica rivoluzione francese, che come insegnava il compianto Agostino Sanfratello, aveva interrotto, per sempre, quel rapporto più semplice e più genuino fra clero e popolo, nelle campagne, nelle parrocchie vere.
Casomai il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Giacomo Morandi, dovesse perdersi su un sentiero di montagna durante una camminata od un’escursione, troverà forse la consapevolezza che, cercando nuove vie potrebbe smarrirsi; tornando indietro, invece, sulla strada principale già percorsa, potrebbe ritrovare la giusta via.
Chi ha orecchie, intenda.
Cristiano Lugli
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Geopolitica
Zakharova e le sanzioni ai media russi: gli USA stanno diventando una «dittatura neoliberista»
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Pensiero
JFK: perché le vere repubbliche odiano la censura e necessitano una stampa libera
Renovatio 21 pubblica il discorso tenuto dal presidente John Fitzgeraldo Kennedy il 27 aprile 1961 davanti all’American Newspaper Publishers Association. Il significato di queste parole pronunziate oramai 63 anni fa è, con ogni evidenza, ancora piuttosto valido per l’ora presente.
La stessa parola «segretezza» è ripugnante in una società libera e aperta; e noi siamo un popolo intrinsecamente e storicamente contrario alle società segrete, ai giuramenti segreti e ai procedimenti segreti.
Abbiamo deciso molto tempo fa che i pericoli di un occultamento eccessivo e ingiustificato di fatti pertinenti superavano di gran lunga i pericoli citati per giustificarlo.
Anche oggi è poco utile opporsi alla minaccia di una società chiusa imitandone le restrizioni arbitrarie. Anche oggi, ha poco valore nel garantire la sopravvivenza della nostra nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono insieme ad essa. E c’è il grave pericolo che l’annunciata necessità di maggiore sicurezza venga colta da coloro che sono ansiosi di espanderne il significato fino ai limiti della censura e dell’occultamento ufficiali.
Ciò non intendo permetterlo nella misura in cui è sotto il mio controllo. E nessun funzionario della mia amministrazione, di alto o basso rango, civile o militare, dovrebbe interpretare le mie parole qui stasera come una scusa per censurare le notizie, soffocare il dissenso, coprire i nostri errori o nasconderci alla stampa e ai media rendere pubblici i fatti che meritano di conoscere. (…)
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Perché in tutto il mondo ci si oppone una cospirazione monolitica e spietata che si basa principalmente su mezzi segreti per espandere la propria sfera di influenza: sull’infiltrazione invece che sull’invasione, sulla sovversione invece che sulle elezioni, sull’intimidazione invece che sulla libera scelta, sulla guerriglia notturna invece degli eserciti di giorno.
È un sistema che ha reclutato vaste risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina compatta e altamente efficiente che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. (…)
I suoi preparativi sono nascosti, non pubblicati. I suoi errori sono sepolti, non messi in evidenza. I suoi dissidenti vengono messi a tacere, non elogiati. Nessuna spesa viene messa in discussione, nessuna voce viene stampata, nessun segreto viene rivelato. Conduce la Guerra Fredda, in breve, con una disciplina di guerra che nessuna democrazia spererebbe o desidererebbe mai eguagliare. (…)
Non solo non ho potuto soffocare le polemiche tra i vostri lettori, ma le accolgo con favore. Questa Amministrazione intende essere sincera riguardo ai propri errori; poiché, come disse una volta un uomo saggio: «un errore non diventa un errore finché non rifiuti di correggerlo». Intendiamo accettare la piena responsabilità dei nostri errori; e ci aspettiamo che tu li indichi quando ci mancano. (…)
Senza dibattito, senza critiche, nessuna amministrazione e nessun Paese può avere successo e nessuna repubblica può sopravvivere. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che fosse un crimine per qualsiasi cittadino sottrarsi alle controversie. Ed è per questo che la nostra stampa è stata protetta dal Primo Emendamento – l’unica attività in America specificamente protetta dalla Costituzione – non principalmente per divertire e intrattenere, non per enfatizzare il banale e il sentimentale, non semplicemente per «dare al pubblico ciò che vuole» – ma per informare, suscitare, riflettere, dichiarare i nostri pericoli e le nostre opportunità, indicare le nostre crisi e le nostre scelte, guidare, plasmare, educare e talvolta anche far arrabbiare l’opinione pubblica.
«Ciò significa una maggiore copertura e analisi delle notizie internazionali, perché non sono più lontane e straniere ma vicine e locali. Vuol dire maggiore attenzione ad una migliore comprensione delle notizie così come ad una migliore trasmissione. E significa, infine, che il governo, a tutti i livelli, deve adempiere al proprio obbligo di fornirvi la massima informazione possibile al di fuori dei limiti più ristretti della sicurezza nazionale (…)
E così è alla macchina da stampa – a colui che registra le azioni dell’uomo, custode della sua coscienza, corriere delle sue notizie – che cerchiamo forza e assistenza, fiduciosi che con il tuo aiuto l’uomo sarà ciò per cui è nato: essere libero e indipendente.
John F. Kennedy
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