Essere genitori
I genitori non vaccinati non possono visitare i bambini negli ospedali australiani. E in Italia?
I genitori non vaccinati non potranno visitare i propri bambini malati negli ospedali dello Stato dell’Australia Occidentale. Lo riporta Summit News.
Ai genitori che non hanno ricevuto almeno due dosi del vaccino sarà impedito di visitare i propri figli, a meno che non per motivi compassionevoli di «fine vita».
In altre parole, il loro bambino deve essere letteralmente sul letto di morte affinché i genitori non vaccinati possano essere ammessi negli ospedali dell’Australia Occidentale.
I media locali hanno applaudito all’iniziativa. Durante il telegiornale australiano Sunrise, un giornalista ha definito la regola «il test definitivo» per i genitori non vaccinati.
«Potrebbe essere questo il fattore scatenante per farti cambiare idea e immagino sia questa la forza in gioco, qui».
Western Australia bans unvaccinated parents from seeing their sick children in hospital. The media applauds exploiting desperate parents in their darkest hour. pic.twitter.com/bVQjoUYGQX
— Caldron Pool (@CaldronPool) February 1, 2022
«Ti farebbe cambiare filosofia? Forse lo farebbe e forse è su questo che il governo punta», ha aggiunto.
«Se non sei vaccinato senza una buona ragione, senza una valida esenzione, allora troverai i tuoi movimenti ridotti», ha affermato compiaciuta la conduttrice TV Susie O’Brien, aggiungendo che il governo aveva ragione a «scioccare» e «sfidare» le persone a «cambiare il loro filosofia, cambiare la loro azione e farsi vaccinare».
«Le persone hanno avuto tempo, voglio dire davvero», ha affermato sardonicamente la conduttrice di notizie mentre concludeva il segmento.
La situazione in Italia pare invece molto intricata, con ogni ospedale a fare le sue regole – perfino quella, emersa dalle cronache, di rimandare le cure ai non triplo-vaccinati.
Secondo le regole in vigore dal 1° febbraio, l’ingresso visitatori nelle strutture socio-sanitarie e RSA prevede in Italia l’obbligo di tampone negativo o terza dose. In Toscana tale regolamento è applicato pure negli ospedali e nelle varie strutture sanitarie.
Sul sito dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma leggiamo che «la certificazione verde COVID-19 (Green Pass) in corso di validità è necessaria per l’accompagnatore del paziente nei casi di ricovero, Day Surgery e Chirurgia ambulatoriale. Non è necessaria per effettuare visite ambulatoriali, Day Hospital, esami diagnostici o esami di laboratorio».
Sul sito dell’ospedale Meyer di Firenze leggiamo: «Ogni bambino o ragazzo, se minorenne, potrà entrare insieme a un solo genitore/accompagnatore in occasione della visita specialistica o esame diagnostico (…) l’accesso per il secondo genitore / visitatore è sospeso, salvo nei seguenti casi (…) L’accesso del secondo genitore / visitatore avviene solo a fronte di situazioni di particolare fragilità e vulnerabilità del nucleo familiare, su richiesta del direttore del setting assistenziale, previa autorizzazione della direzione sanitaria. Si precisa che l’eventuale ingresso, qualora autorizzato, sarà concesso solo a coloro che sono in possesso o di “Green pass Rafforzato” o di “green Pass base” più una certificazione che attesti l’esito negativo di un tampone antigenico rapido o molecolare eseguito nelle 48 ore precedenti. In questi casi il visitatore può entrare solo previa controllo del Green Pass, igiene delle mani e indossando mascherina durante tutta la permanenza, anche in camera di degenza».
Le indicazioni di accesso in Ospedale dell’ULSS 6 di Padova riportano: «servizi ambulatoriali: è consentito l’accesso a un solo accompagnatore in possesso di Certificazione Verde COVID-19 (Green Pass) per minori, disabili, utenti fragili, non autosufficienti e persone con difficoltà linguistico-culturali. In caso di prestazioni urgenti per minori o pazienti con disabilità grave (art.3 comma 4 – Legge 104/1992), l’accompagnatore privo di Certificazione Verde COVID-19 (Green Pass), verrà sottoposto a tampone. Età pediatrica: il caregiver accede con Certificazione Verde COVID-19 (Green Pass). All’inizio dell’attività di assistenza a cura della struttura effettua un tampone che verrà ripetuto ogni 48 ore.
In generale, non solo per la pediatria, pare non esserci uniformità nel modo in cui stanno procedendo i nosocomi italiani.
A Renovatio 21 sono arrivate da tutta Italia diverse segnalazioni di casi tremendi, con figli impossibilitati a raggiungere i genitori morenti perché non vaccinati o vaccinati solo con due dosi.
L’idea è quella di un caos generale forse programmatico, che serve a spaventare e frustrare ancora di più le persone. Non è che l’effetto, sia invece quello di incattivirle?
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«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori
Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.
Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.
Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.
Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.
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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».
Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».
La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.
Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.
Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.
Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».
Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».
In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.
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Lucifero vittima ed eroe: i cartoni animati riscrivono il Bene e il Male
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Bambini travestiti da donne in lingerie bourlesque fatti sfilare per una città spagnola
È emerso online un video di bambini piccoli che prendono parte a una parata in Spagna indossando lingerie in stile burlesque, copricapezzoli e parrucche, con bandiere arcobaleno LGBT attaccate sulla schiena.
Il filmato, girato durante un carnevale annuale a Torrevieja, una città nel sud della Spagna ritenuta «gay-friendly», mostra un gruppo di minori che marcia con diversi che sembrano avere circa 9 o 10 anni o meno.
People in Spain are outraged as footage has emerged of children aged 9 and younger being paraded around the streets wearing burlesque style lingerie, nipple shields, and wigs, with rainbow ‘Pride’ flags attached to their backs. Report here: https://t.co/VhBY5P7TKH pic.twitter.com/b1nzjkUSwE
— m o d e r n i t y (@ModernityNews) February 14, 2024
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Oltre ai reggicalze e alle calze erotiche e succinte, ai bambini è stata posizionata una «X» di nastro nero sui capezzoli e è stato applicato un trucco completo sui loro volti.
Il video mostra i bambini che vengono istruiti a imitare gli adulti eseguendo gesti provocatori per le strade della città di Alicante davanti a spettatori adulti e ad altri bambini.
In un video, si vede una donna che mette qualcosa, presumibilmente dolci, nella bocca dei bambini mentre si muovono.
Alcuni di coloro che hanno pubblicato il filmato hanno notato che il titolo della «performance» era «Prometer hasta meter» che indica qualcuno che promette qualsiasi cosa e poi se ne dimentica una volta ottenuto ciò che voleva.
Altri video mostravano adulti che indossavano gli stessi abiti ed eseguivano gli stessi movimenti.
This parade in Spain of adult women in erotic lingerie with only a piece of tape covering their nipples also involved CHILDREN aged 9 and younger wearing the same costumes. Report here: https://t.co/VhBY5P7TKH pic.twitter.com/g4QSG18Cyv
— m o d e r n i t y (@ModernityNews) February 14, 2024
Abhorrent scenes from the annual carnival parade in Torrevieja, southern Spain on Sunday, small children in lingerie with “pride” flags attached to them as adults watch on!
Everyone involved should be arrested, wtf man?! pic.twitter.com/ja5c0rOI7I
— BravoZulu17 (@BravoZulu__17) February 14, 2024
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Secondo l’account Twitter Right Angle News Network gli organizzatori del numero sarebbero noti per il loro «simbolismo antagonista che prende di mira principalmente il cristianesimo».
Organizers of the Osadía troupe, of Torrevieja, Spain, paraded children in adult-themed attire like garter belts and nipple shields, accompanied by LGBT flags.
The performance, titled "Prometer hasta meter" (promise until you commit), has sparked massive outrage globally.… pic.twitter.com/Bp5OeGsXdO
— Right Angle News Network (@Rightanglenews) February 13, 2024
Va notato come Torrevieja sia governata in solitario dal Partido Popular (PP), la versione spagnuola della Democrazia Cristiana, sempre pronta a compromessi o a vere e proprie aperture alla dissoluzione del mondo moderno. La scorsa estate il sindaco della città presenziò, tra drappi omotransessualisti, alla lettura di un manifesto gay nel corso delle celebrazioni del Pride, riporta il quotidiano catalano La Vanguardia.
Nel manifesto letto alla presenza del primo cittadino del partito conservatore vi erano una presa di posizione sui «divorzi duri che alcuni usano per legittimare la violenza sessista», i quali «hanno bisogno di opposizione» da parte degli omosessualisti. Il machismo come «la violenza di genere esiste e necessita di opposizione. Perché il genere non è un’ideologia e il collettivo LGTBIQ+ non è una lobby. Perché il concetto di famiglia non è impermeabile, non è un uomo e una donna che hanno figli».
Pochi mesi dopo, ecco che, con la scusa del carnevale, anche l’immagine dei figli diviene, come dire, «non impermeabile». Alcuni sostengono che si tratti in realtà di bambine, ma la sostanza non sembra cambiare molto.
¡Confirmado! El vídeo es del carnaval de Torrevieja, según lo publica el Diario de la Vega.
Pero… ¡nadie se ha dado cuenta de que son niñas! pic.twitter.com/7RtWJ47CI0— Esteban Navarro Soriano (@EstebanNavarroS) February 13, 2024
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È piuttosto inutile nascondersi dietro al fatto che si tratta di carnevale: non si tratta nemmeno di adolescenti, si tratta di bambini piccoli, e l’effetto che un simile video fa sull’animo di un genitore è scioccante.
Del resto lo avevano detto: «convertiremo i vostri figli». La canzone dei gay organizzati uscita qualche anno fa, poi subito sparita quando si scoprirono i possibili trascorsi di alcuni cantori coinvolti, di fatto si limitava a riprendere un programma noto.
Nel febbraio 1987, comparve sulla testata americana Gay Community News un testo (che non sarebbe sbagliato etichettare come un vero hate speech eterofobo, ma per quello la legge non c’è e non ci sarà mai) intitolato Gay Manifesto. Lo firmava un certo Michael Swift, che alcuni credono fosse solo uno pseudonimo. L’incipit di tale «Manifesto omosessuale» recitava:
«Sodomizzeremo i vostri figli, emblema della vostra debole mascolinità, dei vostri sogni superficiali e delle bugie volgari. Li sedurremo nelle vostre scuole, nei vostri dormitori, nelle vostre palestre, nei vostri spogliatoi, nei vostri palazzetti dello sport, nei vostri seminari, nei vostri gruppi giovanili, nei bagni dei vostri cinema, nei vostri dormitori dell’esercito, nelle vostre fermate dei camion, nei vostri club per soli machi, nelle vostre Camere dei Deputati, ovunque gli uomini stiano assieme agli uomini. I vostri figli diventeranno i nostri servi e obbediranno ai nostri ordini. Saranno riplasmati a nostra immagine. Verranno a desiderarci e ad adorarci».
Fu detto che in realtà si trattava di satira, di uno scherzo. Insomma, una carnevalata, anche qui. Tuttavia il ritornello si ripete nei decenni.
Come riportato da Renovatio 21, la marcia delle Drag Queen durante il Pride di Nuova York della scorsa estate ha scandito una coretto in piena lucidità: «We’re here, we’re queer, we’re coming for your children», cioè «Siamo qui, siamo finocchi, stiamo venendo a prendere i vostri figli». Com’era? «Prometer hasta meter»…
NYC Drag Marchers chant “we’re here, we’re queer, we’re coming for your children” https://t.co/ucK1qM4fv5 pic.twitter.com/OhBguhWwZY
— Timcast News (@TimcastNews) June 24, 2023
Il carnevale non può essere la scusa per tale abisso di degrado – soprattutto perché bisogna realizzare che il carnevale non è solo uno strumento, è il fine di tutto questo, un mondo che, come nel momento di festa estrema, inverte qualsiasi legge naturale e sociale.
Preparatevi ad una difesa ad oltranza della vostra prole e della sua innocenza.
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