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Divorzio Gates, riemerge la strana amicizia con Epstein. Ma è taciuto ciò che forse li univa: non le donne, l’eugenetica

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I giornali da giorni si stanno occupando del divorzio del secolo, quello dei padroni della Sanità mondiale – Bill e Melinda Gates.

 

Le pagine si stanno riempiendo di dettagli anche scabrosi: Bill sarebbe stato un womanizer, un donnaiolo fedifrago. Una relazione su cui avrebbe indagato internamente l’azienda gli sarebbe costata il posto nel board di Microsoft, ma la portavoce personale di Bill Gates nega sia così.

 

Escono notizie di feste in piscina nudi, di molteplici signore che lavoravano per Gates (come Melinda prima di impalmarlo) alle quali il Billo chiede di andare a cena fuori – non un granché come molestia, a dire il vero,  tuttavia questo basta a mandare in solluchero la stampa. Sul Corriere della Sera Massimo Gramellini, il cui successo è uno dei più fitti misteri della storia del giornalismo nazionale, ci teneva a farci sapere che adesso Gates quasi gli sta simpatico, e non lo sfiora nemmeno il pensiero che magari queste notiziuole edificanti le stia mettendo in giro proprio lui, intento a farsi una reputazione che vada al di là della nerditudine da cui non riesce di denaturarsi, o magari per coprire dell’altro.

Sta ri-emergendo la storia della bizzarra, inspiegata amicizia tra Bill Gates e il pedofilo pregiudicato Jeffrey Epstein, uomo dai mille misteri, sedicente finanziere possessore di un’isola nei Caraibi dove i potenti della terra potevano accoppiarsi con minorenni nel lusso più sfrenato

 

Di fatto, immaginiamo su spinta degli avvocati della moglie, sta uscendo qualcosa di decisamente più preoccupante dell’uomo in maglioncino che con la voce da nerd sbava sulle dipendenti prendendosi pure il due di picche. Sta ri-emergendo la storia della bizzarra, inspiegata amicizia tra Bill Gates e il pedofilo pregiudicato Jeffrey Epstein, uomo dai mille misteri, sedicente finanziere possessore di un’isola nei Caraibi dove i potenti della terra potevano accoppiarsi con minorenni nel lusso più sfrenato.

 

Epstein, come noto, fu trovato misteriosamente impiccato in un carcere dove era guardato a vista; le telecamere, per coincidenza, nei minuti in cui il magnate si toglieva la vita, disfunzionarono.

 

Renovatio 21 ve ne ha parlato a lungo negli anni scorsi, scrivendo anche del caso Gates, emerso a fine dell’anno scorso con un exposé del New York Times.

 

Gates ed Epstein, era detto, si erano visti, si disse, un numero imprecisato di volte. Bill – che non assomiglia ad un uomo che ha bisogno di chiedere passaggi in aereo –aveva volato varie volte sul cosiddetto Lolita Express, il jet privato di Epstein dove, raccontano le testimoni, lui usava non solo ospitare i grandi della terra – da Bill Clinton al Principe Andrea – ma pure accoppiarsi impudicamente con le numerose ragazzine che portava in volo.

 

«Il miliardario ha incontrato Epstein dozzine di volte a partire dal 2011 e fino al 2014, principalmente nella casa del finanziere a Manhattan, un numero sostanzialmente più alto di quanto riportato in precedenza»

Ora veniamo a sapere che Melinda non solo si sarebbe detta contrariata dal rapporto fra i due uomini, ma pure sarebbe inorridita dall’aver appreso che Bill stava facendo pressioni affinché quell’articolo non uscisse.

 

Epstein, nella sua enigmatica reggia newyorkese da 77 milioni di dollari, avrebbe quindi consigliato a Gates come uscire dal suo «matrimonio tossico», che, abbiamo capito, era in crisi da anni.

 

«Il miliardario ha incontrato Epstein dozzine di volte a partire dal 2011 e fino al 2014, principalmente nella casa del finanziere a Manhattan, un numero sostanzialmente più alto di quanto riportato in precedenza» scrive la testata statunitense Daily Beast, che cita fonti informate per le quali Gates e il pedofilo erano «molto vicini».

 

Come in una vera amicizia, c’era reciprocità: «Gates, a sua volta, incoraggiava Epstein a riabilitare la sua immagine nei media dopo la sua condanna penale del 2008 per aver sollecitato una minorenne a prostituirsi, e discuteva di Epstein sul coinvolgimento con la Bill and Melinda Gates Foundation». Vale la pena di ricordare che Gates decise di frequentare Epstein quando questi era già da tempo stato riconosciuto come pedofilo dai tribunali della Florida.

«Gates, a sua volta, incoraggiava Epstein a riabilitare la sua immagine nei media dopo la sua condanna penale del 2008 per aver sollecitato una minorenne a prostituirsi, e discuteva di Epstein sul coinvolgimento con la Bill and Melinda Gates Foundation»

 

Il rapporto tra i due deve essere stato ben solido, visto che, dopo la sua morte, venne fuori che Epstein aveva scelto Boris Nikolic (il consigliere scientifico di Gates che partecipava ai loro incontri) come esecutore di riserva delle sue volontà testamentarie nel caso in cui uno dei due esecutori principali non fosse in grado di servirle.

 

Gates frequentava Epstein, dice una fonte del Daily Beast, perché Gates «ama parlare e idee e fondamentalmente discutere con le persone, e può essere una persona davvero brutale con cui discutere».

 

«Nulla gli piace niente di più che stare insieme e discutere o tenere lezioni alle persone, o dire a tutti cosa sta facendo con il vaccino antipolio. Ha la capacità, a differenza di qualsiasi altra persona che abbia mai incontrato, di tenere conferenze a un tavolo di persone senza fermarsi per un’ora».

 

Cominciamo a vedere meglio il suo profilo psicologico, e forse la molla motivazionale (che arriva dall’infanzia? Non possiamo dirlo) che probabilmente lo spinge a iniettarsi nella vita di ogni essere umano del pianeta: iniettarsi, letteralmente – la parola è proprio quella giusta.

Vale la pena di ricordare che Gates decise di frequentare Epstein quando questi era già da tempo stato riconosciuto come pedofilo dai tribunali della Florida

 

Un’altra fonte, un ex dipendente della Gates Foundation ha dato al Daily Beast una traccia di motivazioni precise per la frequentazione: secondo lui Gates voleva entrare nelle grazie di alcune delle connessioni professionali di Epstein.

 

«La mia idea è che non usciva con Epstein per trovare donne», ha dichiarato il dipendente della Gates Foundation.

 

Quindi, cosa spingeva Gates verso Epstein? Non il danaro. Gates è tecnicamente l’uomo più ricco del mondo, o giù di lì.  Forse nemmeno i contatti: in fondo, quale potente della Terra è fuori dalla tua portata, quando contribuisci al bilancio dell’OMS al livello di una superpotenza economica-nucleare, e pure ti avanzano i danari per comprare media, latifondi, aziende, organizzazioni, continenti interi?

«La mia idea è che non usciva con Epstein per trovare donne», ha dichiarato il dipendente della Gates Foundation. Quindi, cosa spingeva Gates verso Epstein?

 

La risposta ha cercato di darla Renovatio 21 ancora l’anno scorso, quando venne a galla il primo spezzone di questo piccolo mistero.

 

Una passione in comune che i due avevano poteva essere l’eugenetica.

 

Epstein era una sorta di transumanista apocalittico: si accompagnava solo con  geni del MIT e di Harvard, scienziati, principe del foro, attori, e aveva avuto l’idea di mettere il suo e il loro seme «superiore» nel grembo delle ragazzine che sfruttava: da lì si sarebbe  potuto ripopolare il pianeta con una razza eletta di superuomini cervelloni – tutti certo fuorisciti da spermatozoi un po’ nerd.

Epstein era una sorta di transumanista apocalittico:  aveva avuto l’idea di mettere il suo seme «superiore» e quello di geni accademici nel grembo delle ragazzine che sfruttava: da lì si sarebbe  potuto ripopolare il pianeta con una razza eletta di superuomini cervelloni

 

Come ogni guru apocalittico che si rispetti, anche Epstein aveva individuato dei luoghi appartati dove portare a termine i propri progetti per l’umanità. Oltre all’isola di San Giacomo nei Caraibi (dove appare uno strano tempio pagano con spazi interni di cui si vagheggia ancora), il ricco pedofilo possedeva un ranch nel Nuovo Messico.

 

«È possibile che Gates vedesse in Epstein – con le sue isole, i suoi ranch, i suoi progetti di fanciulle ingravidate con il seme suo e di supergeni scienziati – qualcuno che comprendesse la sua visione del mondo e la sua rara capacità di renderla reale?» si chiedeva Renovatio 21 un anno fa.

 

È possibile dunque che Epstein e Gates nelle loro conversazioni «filantropiche» non abbiano parlato di eugenetica?

 

Non è un argomento così tabù. L’argomento dell’eugenetica era discusso apertamente da Bill e la moglie Melinda dentro e fuori della loro Fondazione; era il tema preferito prima di quello delle Pandemie e dei vaccini, che del controllo della popolazione è diretta conseguenza.

 

È possibile che Gates vedesse in Epstein – con le sue isole, i suoi ranch, i suoi progetti di fanciulle ingravidate con il seme suo e di supergeni scienziati – qualcuno che comprendesse la sua visione del mondo e la sua rara capacità di renderla reale?

L’argomento dell’eugenetica era discusso apertamente da Bill e la moglie Melinda dentro e fuori della loro Fondazione; era il tema preferito prima di quello delle Pandemie e dei vaccini, che del controllo della popolazione è diretta conseguenza.

 

L’accusa viene dall’avvocato Robert Kennedy jr., figlio di Bob Kennedy, principale attivista mondiale nella lotta contro i vaccini: «Nel 2010, Gates ha devoluto 10 miliardi di dollari all’OMS dicendo: “Dobbiamo fare di questo il decennio dei vaccini”. Un mese dopo, in un Ted Talk  Gates ha affermato che i nuovi vaccini potrebbero ridurre la popolazione”».

 

Quindi, Gates ed Epstein lavoravano ad una causa comune?

 

Come per i Rockefeller, con i quali non sono imparentati in alcun modo (è una bufala la notizia uscita sul fatto che il nonno di Bill fosse Frederick Gate, consigliere dei Rockefeller tra Otto e Novecento) ma che comunque fanno certe cenette con Bill e Soros,  pare che anche per i Gates vi sia l’eugenetica e la depopolazione come tratto ereditario.

Ci stanno parlando tanto di questo divorzio, ma non degli eventuali discorsi di eugenetica con Epstein

 

Il padre di Bill, William senior, fu avvocato di grido e «filantropo» per Planned Parenthood, la multinazionale dell’aborto che ha le radici nei finanziamenti Rockefeller e nell’eugenetica americana pura – quella che ispirò Hitler, che riconosceva il debito nei confronti delle legislazioni americane – al punto che la fondatrice lavorò con il Ku Klux Klan.

 

Insomma: ci stanno parlando tanto di questo divorzio, e stanno pure accennando ad Epstein. Ma di eventuali discorsi di eugenetica, statene certi, non vi parlerà nessuno.

 

Se un grammo di questa storia fosse confermata in tanti potrebbero capire cosa davvero è il programma vaccinale globale mandato avanti da Gates con i suoi miliardi

Meglio tirar fuori le storie di Bill porcone, womanizer, cornificatore, nerd sempiterno in cerca di una rivincita sessuale.

 

Perché, se un grammo di questa storia fosse confermata, allora in tanti potrebbero capire cosa davvero è il programma vaccinale globale mandato avanti da Gates con i suoi miliardi.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

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Designer Baby

Genitori querelano clinica della fertilità per l’impianto di un embrione con il gene del cancro

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Una clinica per la fertilità della California è stata citata in giudizio per presunto trasferimento di un embrione portatore di un gene che causa il cancro mortale allo stomaco e poi per aver tentato di coprire il suo errore. Lo riporta BioNews.

 

Jason e Melissa Diaz portano entrambi mutazioni che aumentano la probabilità di sviluppare il cancro: Melissa ha una mutazione BRCA1 associata a tumori al seno e alle ovaie e Jason ha una mutazione CDH1, associata a cancro allo stomaco.

 

La coppia ha optato per la fecondazione in vitro per sottoporsi a test genetici preimpianto per evitare di trasmettere questi rischi al figlio. Tuttavia, dopo la nascita del figlio, hanno scoperto che aveva la mutazione CDH1.

 

«Siamo andati [alla clinica della fertilità] per spezzare la maledizione familiare del cancro e della morte premature», ha detto Jason durante una conferenza stampa. «Fidarsi (…) si è rivelato il più grande errore della nostra vita».

 

Jason aveva precedentemente sviluppato un raro tipo di cancro allo stomaco a causa della mutazione e ha dovuto rimuovere chirurgicamente lo stomaco. Secondo quanto asserisce la querela, il loro figlio, che ora ha un anno, potrebbe sottoporsi a un intervento chirurgico di rimozione dello stomaco già a 15 anni poiché ha più dell’80% di possibilità di sviluppare un cancro allo stomaco secondo la causa.

 

La coppia si è rivolta alla clinica di bambini in provetta e ha creato cinque embrioni. Di questi, solo uno non portava nessuna mutazione, ma il trasferimento di quell’embrione si è concluso con un aborto spontaneo. La coppia ha quindi chiesto di trasferire un embrione maschio che portasse la mutazione BRCA1 ma non la mutazione CDH1, poiché le mutazioni BRCA comportano meno rischi per gli uomini.

 

Tuttavia, a quanto pare, non c’erano embrioni senza la mutazione CDH1, ma il personale della clinica avrebbe travisato i risultati e avrebbe trasferito un embrione affetto. Questo non è stato scoperto fino a quando la coppia non ha chiesto i dettagli dei loro embrioni rimanenti quando ha considerato di provare per un secondo figlio. Una nota scritta a mano sul fascicolo diceva che l’embrione che era stato utilizzato era risultato positivo per la mutazione CDH1.

 

Dopo aver chiesto chiarimenti, la coppia afferma di aver ricevuto un rapporto modificato con le note scritte a mano rimosse.

 

«Abbiamo attraversato il difficile e costoso processo della fecondazione in vitro in modo da poter risparmiare ai nostri figli ciò che Jason ha dovuto sopportare», ha detto Melissa. «Ancora non riusciamo a credere che, dopo tutto quello che abbiamo fatto… il nostro bambino abbia la stessa mutazione genetica a cui pensavamo di essere sfuggiti».

 

I Diaz e il loro avvocato hanno chiesto un processo con giuria e chiedono i danni per la loro «inimmaginabile angoscia mentale» e per la futura perdita di salari e spese mediche.

 

Si tratta di uno dei primi casi in cui il nuovo diritto al «designer baby», cioè al bambino fatto su misura, viene portato in tribunale.

 

Si tratta del decollo definitivo dell’eugenetica borghese, dove la famiglia non è più il luogo che accoglie la vita – comunque essa si presenti, in salute e in malattia – ma il soggetto economico che «ordina» la prole come fosse un arredamento della casa, e protesta per «danni» peraltro non ancora visibili, e che forse mai, secondo la stessa percentuale fornita nelle carte bollate, potrebbero verificarsi.

 

La produzione degli esseri umani in laboratorio distrugge la famiglia umana nel profondo, pur continuando a dare in superficie l’immagine della felice unione famigliare, con bambino comperato, prodotto artificialmente e poi magari pure, come successo in altri casi, ripudiato perché difettoso.

 

Un pensiero deve andare a tutti gli altri embrioni prodotti anche in questo caso e scartati con l’eugenetica più infame, perché, in quanto portatori di un gene (di cui, bisognerà ad un certo punto ammettere, non si conosce tutto…) che li rende, per usare l’espressione dei maestri delle famiglie neo-mengeliane e dei loro dottori, lebensunwerten lebens, «vita indegna di essere vissuta».

 

 

 

 

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Test sugli embrioni per il quoziente intellettivo: sondaggio sul sostegno fra la popolazione

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Gli americani sono sorprendentemente favorevoli ai test sugli embrioni per tratti come l’intelligenza, secondo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Science da un gruppo di economisti e un esperto di bioetica.

 

Un sondaggio a livello nazionale ha mostrato che oltre il 40% sarebbe a favore del test per il QI con test genetico preimpianto per il rischio poligenico (PGT-P) se fosse disponibile.

 

Al momento PGT-P non è disponibile anche se una società statunitense, Genomic Prediction, lo offre come test per possibili schizofrenia e diabete. Tuttavia, gli autori sottolineano che l’opinione pubblica può spostarsi molto rapidamente sulle questioni relative alla riproduzione.

 

Sottolineano:

 

«I resoconti dei media sui primi utilizzatori del PGT-P potrebbero suggerire che si tratta di una questione marginale indegna di attenzione politica. Ma la brusca svolta nell’opinione pubblica sulla fecondazione in vitro stessa mostra che le innovazioni che inizialmente incontrano una diffusione limitata e persino una resistenza attiva possono rapidamente diventare normalizzate e ampiamente adottate».

 

«Un sondaggio Harris del 1969 ha rilevato che la maggior parte degli americani si opponeva alla fecondazione in vitro e l’American Medical Association ha chiesto una moratoria sulla ricerca sulla fecondazione in vitro. Nel 1978, 1 mese dopo la ben pubblicizzata nascita del primo bambino con fecondazione in vitro, lo stesso sondaggio ha rilevato che oltre il 60% era a favore della fecondazione in vitro e avrebbe preso in considerazione l’idea di utilizzarla. Nel nostro sondaggio, il 78% ha affermato di considerare la fecondazione in vitro come moralmente accettabile o non una questione morale; solo il 6% ha detto che era moralmente sbagliato».

 

«Un’indagine del 2016 su 185 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, ha rilevato che solo il 18% era “d’accordo con l’uso” dell’editing genetico per l’intelligenza, e un’indagine del 2017 su 11 paesi, compresi gli Stati Uniti, ha rilevato pochissime intenzioni di utilizzare l’editing genetico per “migliorare” la “memoria e le capacità di apprendimento” della prole e poche variazioni tra i Paesi».

 

Il sondaggio ha chiesto informazioni sugli atteggiamenti nei confronti di 3 modi per aumentare la possibilità che un bambino entri in uno dei primi 100 college americani, preparando così un bambino per il successo professionale e finanziario. Questi erano l’editing genetico (possibile ma non legale), PGT-P (attualmente non possibile, ma legale) e corsi per prepararsi ai test SAT [test attitudinale molto diffuso per l’ammissione ai college degli Stati Uniti, ndr], come alternativa non medica.

 

I risultati sono stati affascinanti. I giovani e le persone più istruite tendevano ad accettare di più l’editing genetico e il PGT-P. Le persone con un livello di istruzione inferiore non erano più propense a considerare l’editing genetico e il PGT-P come moralmente sbagliati. Ma molto di più, ben due terzi, delle persone più istruite credevano che la selezione degli embrioni sulla base di un punteggio PGT-P non fosse una questione morale o moralmente accettabile. Circa il 46% di loro la pensava allo stesso modo riguardo all’editing genetico.

 

Il reporter veterano Antonio Regalado, del MIT Technology Review , ha commentato: «anche se i test attitudinali scolastici per gli embrioni non sono ancora stati venduti, i ricercatori che hanno condotto il sondaggio dicono che non sarebbe sicuro presumere che la tecnologia rimarrà imbottigliata a lungo».

 

 

Michael Cook

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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Eugenetica

Eugenetica e transumanismo WEF: a Davos relatrice afferma che le «previsioni genetiche» sulle malattie potrebbero influire sulle decisioni di avere figli

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La professoressa universitaria statunitense Nita Farahany, ospite al World Economic Forum di Davos, ha dichiarato che le «previsioni genetiche» potrebbero avere un ruolo nel decidere se le persone «decidano di avere figli».

 

«Molte persone e molte organizzazioni diverse con cui lavoro lottano con questioni di previsioni genetiche, in particolare per gli «highly penetrants», il che significa che è c’è la predizione che probabilmente svilupperai la malattia, come ad esempio la SLA, ma non lo fai sapere quando» ha detto la Farahany durante una tavola rotonda intitolata Transforming Medicine, Redefining Life (« Trasformare la medicina, ridefinire la vita»).

 

«Quindi, hai una previsione incredibilmente alta, ma hai ben poca idea di quando sarebbe l’inizio» della malattia. «Come consigli a qualcuno su come integrare tali informazioni nelle loro vite, indipendentemente dal fatto che debbano o meno eseguire test genetici?» si è chiesta l’esperta.

 

«Quali potrebbero essere anche le implicazioni per i loro familiari, perché se hanno quel particolare gene, quella particolare mutazione, potrebbe benissimo essere che i loro figli ce l’abbiano; oppure potrebbe benissimo implicare se decidono o meno di avere figli, di trasmetterlo ai loro figli».

 

La Farahany ha quindi discusso se i datori di lavoro e le compagnie assicurative debbano avere accesso ai dati sulla salute delle persone e alle «previsioni genetiche». Il che significa che si pone la domanda: è lecito discriminare professionalmente non i malati, ma i potenzialmente malati.

 

Insomma: tra le nevi miliardarie di Davos, siamo in pieno Gattacca. Si tratta di una conversazione eugenetica allo Stato puro, di quelle che sarebbero piaciute una volta poco più a Nord.

 

La Farahany non è nuova a dichiarazioni sconvolgenti, fatte come nulla fosse. In un discorso precedente, la professoressa della Duke University ha affermato che i dispositivi indossabili per la lettura della mente non sono un’invenzione del futuro, ma sono già qui fra noi, nei dispositivi indossabili dai consumatori: fasce per capelli che hanno sensori in grado di rilevare l’attività delle onde cerebrali, auricolari, cuffie, piccoli tatuaggi che puoi indossare dietro l’orecchio – «possiamo raccogliere stati emotivi, come la felicità, la tristezza o la rabbia», aveva detto Farahany durante l’evento WEF 2023 chiamato «Ready for Brain Transparency?» («Pronti alla trasparenza celebrale?»).

 

Durante la conferenza, la professoressa ha descritto tale tecnologia come integrata in «dispositivi multifunzionali», in modo che, ad esempio, gli stessi auricolari utilizzati per «prendere chiamate in teleconferenza e ascoltare musica» verrebbe migliorato con sensori elettroencefalografici per captare le onde cerebrali.

 

Farahany ha predetto che nel «futuro a breve termine» tali dispositivi diventeranno «il modo principale con cui interagiamo con tutto il resto della nostra tecnologia» e ha sottolineato che le principali aziende tecnologiche come Meta, guidata da Mark Zuckerberg, stanno «studiando modi per rendere questi dispositivi universalmente applicabili» al resto della nostra tecnologia.

 

“Noi come società dovremmo volerlo”, ha detto la Farahany parlando di tecnologie di lettura del pensiero che potrebbero aiutare a individuare autisti di camion che si addormentano. «In oltre 5.000 aziende in tutto il mondo, i dipendenti stanno già monitorando la loro attività cerebrale per testare i loro livelli di affaticamento», come nelle ferrovie Pechino-Shanghai, dove «i conduttori dei treni sono tenuti a indossare cappelli che raccolgono la loro attività cerebrale», o nelle «società minerarie di tutto il mondo». Perché «se fatta bene, la neurotecnologia ha promesse straordinarie».

 

È stato quindi toccato il tema aziendale riguardo ai dipendenti, cioè «se una persona sta prestando attenzione o se la sua mente sta vagando» e a cosa, più precisamente, sta prestando attenzione.

 

Tale tecnologia non solo può valutare se qualcuno sta prestando attenzione e a cosa, ma può intervenire per riportare la mente in carreggiata. Farahany ha condiviso che il MIT Media Lab ha già sviluppato una «sciarpa tattile» che «dà a una persona un piccolo ronzio – letteralmente – quando la sua mente inizia a vagare per aiutarla a rimettere a fuoco e affinare la sua attenzione».

 

Secondo Farahany, sebbene «non possiamo decodificare il parlato utilizzando semplici dispositivi indossabili», «ciò non significa che non ci sia già molto che possiamo decodificare», e prevede che l’ampiezza di ciò che possiamo raccogliere dal cervello aumenterà considerevolmente «nei prossimi giorni man mano che l’IA diventerà più potente, man mano che i sensori diventeranno più potenti».

 

Ritiene che un’importante difesa contro potenziali abusi della privacy che utilizzano tale tecnologia sia preventivamente «riconoscimento del diritto alla libertà cognitiva, diritto all’autodeterminazione del nostro cervello e delle nostre esperienze mentali», e ha aggiunto che «richiede che aggiorniamo l’esistente internazionale diritti umani».

 

Con questi diritti fondamentali in atto e le «migliori pratiche» in base alle quali i datori di lavoro monitoreranno solo cose come i livelli di affaticamento quando potrebbero determinare, ad esempio, se qualcuno ha sentimenti «amorosi» per un collega, quei datori di lavoro «rispetteranno l’autonomia dell’individuo», ritiene Farahany.

 

Il concetto delle scansioni cerebrali è stato teorizzato da Klaus Schwab nel suo libro sulla Quarta Rivoluzione Industriale, ritenuta una «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica».

 

«Anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo» dice Schwab. «I dispositivi esterni di oggi, dai computer indossabili alle cuffie per la realtà virtuale, diventeranno quasi certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello».

 

Un video di una passata edizione del WEF lo vede discutere entusiasta di questa trasparenza cognitiva con il cofondatore di Google Sergej Brin, con il vecchio che si esalta all’idea di poter sapere tramiti impianti cerebrali di massa cosa pensa il pubblico in sala.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 era stato il capo della Nokia a dire che i cellulari «saranno costruiti direttamente nei nostri corpi».

 

 

«La visione che la Farahany ha descritto nei suoi discorsi sembra andare di pari passo con l’idea di uno stato di sicurezza biomedica, qualcosa a cui hanno alluso altri relatori del WEF» scrive Lifesitenews ricordando le parole dell’ex primo ministro britannico Tony Blair, il quale ha affermato in un altro evento di Davos che i registri digitali vaccinali e l’infrastruttura digitale per i dati sanitari sono «importanti» per prepararsi, ovviamente, a future pandemie.

 

Blair, che alcuni indicano come successore di Klaus Schwab, durante il biennio pandemico ha più volte spinto per passaporti vaccinali ed altri sistemi di bio-tracciamento degli esseri umani.

 

Non stupisce che Blair sia tra coloro che vogliono la guerra alla Russia – se necessario anche con armi nucleari.

 

 

 

 

Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

 

 

 

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