Necrocultura
Macron e il computo di Satana

Abbiamo voglia scrivere di qualcosa di davvero metafisico, qualcosa di oscuro, di folle. Quel tipo di discorsi che potete leggere solo su Renovatio 21 – ogni tanto.
Negli ultimi giorni tutti si stanno grattando la testa guardando a quello che sta succedendo con il presidente francese Emmanuel Macron.
Abbiamo visto la spedita Costituzionalizzazione dell’aborto in Francia, che diventa il primo Paese al mondo a mettere il figlicidio nella sua carta fondamentale. Il Senato ha votato in blocco, uomini della Le Pen inclusi. Si tratta di un passo giuridicamente, filosoficamente umanamente enorme, che nessuno Stato – nemmeno in era di ateismo sovietico – aveva mai osato.
Lo Stato eleva l’uccisione dei propri cittadini indifesi come diritto fondamentale: è un pensiero davvero da capogiro, ma non è che qui ci stupiamo.
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Su Renovatio 21, trattando del primo discorso del primo ministro Giorgia Meloni al Parlamento italiano, abbiamo scritto dell’«inchino a Moloch». La premier, come alcuni presidenti democratici americani prima di lei, come prima cosa ci tiene a far sapere che il feticidio rimarrà libero. L’ecatombe, destra o sinistra, deve continuare.
Un inchino a Moloch lo ha eseguito la settimana scorsa anche Joe Biden nel SOTU, il discorso annuale del presidente sullo «Stato dell’Unione». Nel più tetro dei SOTU che si ricordi, vegliardo della Casa Bianca ha esaltato l’aborto, senza nominarlo (ha usato espressioni di neolingua orwelliana: «libertà riproduttiva» e «libertà di scegliere»), arrivando a sfidare direttamente – inaudito, davvero – la Corte Suprema USA.
Poco dopo, Macron mantiene la promessa fatta tante volte, e piazza nella Costituzione i bambini uccisi nel grembo materno. È un inchino profondo, vero, a colui al quale si sacrificano i figli, un atto materiale che supera parole e discorsi. Emmanuel, ci ha fatto capire, fa sul serio. E mica si è fermato.
In alcuni protocolli delle monarchie del passato (ho negli occhi quello visto in una stupenda serie americana in cui il padre fondatore degli Stati Uniti John Adams incontra Re Giorgio III) erano previsti, al cospetto del re, anche tre inchini.
Ecco che il presidente francese si produce in un altro segno di deferenza verso la Cultura della Morte: ha lanciato la corsa alla libera eutanasia in Francia. Non abbiamo dubbi che il suicidio di Stato – ovvero, lo Stato che, anche qui, uccide i suoi cittadini – diverrà presto realtà. Si dice che tanti francesi già fanno il viaggetto per il vicino, francofono Belgio per farsi ammazzare in maniera istituzionale.
Ma perché tutta questa fretta, Emmanuel? Se lo sono chiesti in tanti, visto che l’uno-due è arrivato, in pratica, a poche ore di distanza: inizio-vita, fine-vita… il vertice dello Stato francese pone il segno della Morte sui due confini dell’esistenza umana. Interessante.
La questione è che, se ha il coraggio di uscire dal settore – la Bioetica, le cose di «politica interna», le cose «religiose» – e si guarda al quadro più ampio, troviamo subito anche il terzo inchino di Macron: con una inquietante insistenza, ha ripetuto l’opzione di avere in Ucraina truppe NATO pronte a combattere con la Russia.
Quest’ultima uscita del presidente è particolarmente scioccante. La Francia, lo sappiamo bene, ha qualche problema con la Russia, che le ha soffiato una buona porzione di quell’Africa francofona che non ne può più di Parigi al punto da accusarla di essere dietro al terrorismo islamico che insanguina la regione. Tuttavia, in superficie, almeno a inizio conflitto ucraino nel 2022, i rapporti non sembravano tesi fino all’interruzione: anzi, ricorderete come anche Macron, come Scholz e altri, fece un giro a Mosca per ritrovarsi a parlare con Putin dall’altra parte di quel lungo tavolone del Cremlino…
La chiamata di Macron per la presenza militare atlantica in Ucraina ha spiazzato perfino i tedeschi, zeloti antirussi, che si sono smarcati, anche con toni bruschi, così come ha fatto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. Nonostante la discordia degli alleati europei, Emmanuel è andato avanti, sottolineando che lui intendeva davvero quello che aveva detto.
È una prospettiva davvero paurosa. Macron sa che stiamo parlando di una linea rossa che porta verso l’escalation nucleare? La Russia, secondo la sua dottrina atomica, può utilizzare i suoi ordigni apocalittici nel caso sia minacciata l’esistenza del suo Stato; la presenza occidentale in Ucraina, con l’installazione di missili NATO che possono colpire con facilità le città le russe (di fatto, già lo fanno) potrebbe rientrare in questo tipo di pericolo, anzi a pensarci bene è esattamente il motivo per cui Putin ha avviato l’Operazione Militare Speciale. E che dire del fatto che in Russia qualche analista ha proposto, apertis verbis, la nuclearizzazione di città europee come soluzione al conflitto in corso?
Macron, certamente, lo sa: perché egli, ricordiamolo sempre, dispone di armi atomiche.
Aborto, eutanasia, guerra nucleare… tutto evocato nel giro di poche ore. Non ho sentito nessuno dare una spiegazione credibile di questa mostruosa, repentina deriva. Per cui, ci provo io – avvisando che per alcuni lettori si può trattare di una lettura di fantascienza; altri invece, possono cercare di guardare con la luce della Fede.
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Chi scrive crede che vi sia un’unica economia dell’universo, basata sulla sua sostanza più importante: la vita umana. Non è il danaro, non è la materia, non è l’energia che sta al centro del Creato. È la continuazione del Creatore, la sua riproduzione in creature fatte a sua immagine e somiglianza: l’Imago Dei.
Per un cristiano, si tratta di un discorso di logica stringente. Cosa l’autore dell’Universo ha di più prezioso dei suoi figli? Cosa può essere più importante per un Padre?
Ne risulta che chi il Padre lo vuole combattere, lo fa cercando di diminuire, eliminare quanto Egli ha di più caro. Il nemico di Dio deve ridurre sul pianeta l’Imago Dei, e con qualsiasi mezzo a sua disposizione. È la sua missione, la sua vocazione, è una sua necessità.
È l’inversione totale del Cristianesimo, e nello specifico della Santa Messa, se volete. Invece che il sacrificio di Dio per l’uomo, egli per negare il Padre deve far sì che l’umanità venga sacrificata.
L’economia del Male è sempre in movimento. Qualcuno vi avrà detto che dopo la Seconda Guerra Mondiale la Terra, in fin dei conti, ha vissuto un periodo di pace, almeno in Europa. Questa è la storia ufficiale, la storia visibile, fatta con numeri e statistiche fallaci, non basate sull’unica cosa che conta davvero, cioè sul primato della vita umana.
In realtà, il calcolo da fare è un altro. I milioni di sacrifici delle guerre globale non sono spariti, hanno semplicemente mutato forma, moltiplicando il numero delle morti, diffondendosi ovunque, ottenendo perfino la schermatura della legge. La Seconda Guerra Mondiale ha fatto forse 68 milioni di morti. Aborto e fecondazione in vitro, secondo un numero che circolava già lustri fa, ne hanno prodotti almeno un miliardo. Un miliardo.
Semplicemente, il sacrificio umano massivo si è spostato dalla trincea al grembo materno, dal campo di battaglia al reparto di ospedale, dalla città bombardata alla clinica dei bambini in provetta.
Pensateci, cristiani e non: abbiamo, quindi, avuto davvero decenni di pace? I nemici di Dio, quale situazione preferiscono? Quanto per loro è importante che il mondo moderno, che hanno certamente contribuito a progettare, continui ad avanzare secondo la linea delle democrazie «laiche»?
È a questo punto che bisogna considerare che essi da qualche parte si mettono pure a fare i conti. Esiste, cioè, un computo di Satana.
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Secondo un naturale principio economico, il numero delle vite umane sacrificate non può diminuire, deve imperativamente aumentare, come ogni azienda che si rispetti. E se c’è un calo, allora bisogna correre ai ripari. E un calo, visti i recenti sviluppi, potrebbe esserci stato.
Sappiamo che negli Stati Uniti nel 2021 vi sono stati 625.978 aborti registrati in 46 Stati più il distretto della capitale Washington. Rispetto al 2020, un incremento dello 0,6%. Più o meno, un bambino americano ogni cinque viene ucciso. Anche in Italia la ratio è più o meno quella: mediamente mezzo milione di nascite all’anno (numero, come sappiamo, in caduta libera), e un centinaio di migliaia di aborti.
Tale cifra è ora da mettere in discussione: con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson, che de-federalizza l’aborto, negandone di fatto lo status di diritto (l’esatto contrario di quanto appena fatto da Macron…) quantità di Stati americani a maggioranza conservatrice hanno iniziato a porre restrizioni sulle interruzioni di gravidanza.
Secondo alcune stime, nei primi due mesi dopo la sentenza vi sarebbero stati 10.670 aborti in meno rispetto al periodo precedente a Dobbs. Non abbiamo, al momento, un dato di questi due anni. Certo, i numeri dell’aborto non sono crollati: molte donne vanno ad abortire in un altro Stato, altre assumono le RU486 che ora si fanno arrivare comodamente a casa, con enti che hanno giurato di offrire, magari con la benedizione di Big Pharma, il servizio di pillola della morte spedita via posta nel nome del «diritto delle donne» (donne adulte: le bambine nel ventre della loro madre vengono invece uccise ed espulse nel water per finire poi a farsi divorare nelle fogne da topi, rane, pesci, insetti). Tuttavia, un calo è piuttosto prevedibile.
C’è di più: come aveva lasciato trasparire l’anziano giudice della Corte Suprema Clarence Thomas – il nero, cresciuto cattolico, fautore della legge naturale – la sentenza Dobbs avrebbe riaperto i giochi anche per altre questioni, come la fecondazione in vitro. Detto, fatto: poche settimane fa è arrivata la sentenza dell’Alabama che considera gli embrioni crioconservati come «bambini». Alcune cliniche di riproduzione artificiale, come abbiamo riportato su Renovatio 21, hanno già chiuso i battenti temendo la catastrofe legale: se gli embrioni che fanno in provetta sono persone, quanti omicidi commettono ogni singolo giorno? Tale logica fa di ogni medico esperto di FIVET un Pol Pot, o peggio.
Ci stiamo ancora stropicciando gli occhi per questa cosa: dopo anni in cui abbiamo combattuto in solitaria – perché il mondo pro-life italiano è in massima parte ebete, o venduto, come lo sono i padroni con lo zucchetto – la battaglia contro la strage dell’in vitro (che, in Italia, è già maggiore di quella della 194), assistere a quello che sta accadendo richiede il darsi dei pizzicotti. Sta cascando giù, senza che nemmeno vi sia stata fatta un’opposizione popolare seria, anche la provetta?
Forse sì. E quindi, immaginate che l’ulteriore picchiata del computo che potrebbe includere anche le vite prodotte e scartate in massa nei laboratori per le coppiette borghesi.
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Il conto infernale potrebbe cominciare a non tornare. Urge quindi una manovra manageriale decisa. Se si perde un cliente, si cerca di fare quadrare i conti aumentando il prezzo dei clienti rimasti; se si smarriscono dei canali di vendita, si aumenta l’afflusso di scambi in quelli esistenti (magari in mercati di altri Paesi, tipo la Francia, per esempio), oppure se ne aprono di nuovi.
La guerra Ucraina è un nuovo canale di morte che hanno voluto aprire più o meno in concomitanza con il calo degli embrioni sacrificati in America. Qualcuno racconta che i ragazzi ucraini massacrati sarebbero 400 mila, magari 500 mila, quelli russi forse sono 100, forse 200, forse di più. Lo vedete da voi: non ci allontaniamo da quella cifra scritta più sopra, il numero totale di bambini uccisi, numero che è ora in discussione. In queste cose, abbiamo notato negli anni, c’è spesso una paurosa simmetria: si raccontava, ancora lustri fa, che in Italia dal 1978 c’erano stati 6 milioni di bambini abortiti, e al contempo si diceva che gli immigrati giunti nel nostro Paese erano… 6 milioni.
(In realtà crediamo che i bimbi sacrificati, specie con la provetta ora a carico dello Stato grazie alla Lorenzin, siano molti di più – al contempo pensiamo che anche gli stranieri che hanno invaso le nostre città siano in totale molto più di sei milioni: alla fine, la simmetria in qualche modo rimane)
Il lettore può aver capito dove sto andando a parare.
Un qualche «manager» ha detto al francese che deve eseguire il programma, perché i conti devono tornare? Qualcuno sta spingendo per una frettolosa legalizzazione della Necrocultura temendo che l’azienda del sacrificio umano possa andare in perdita?
La multinazionale del Male pare non essersi accontenta di aver ribaltato, in Francia, quanto pare stia accadendo in America. Accecata dalla paura di un crollo, perde la testa, e si lancia in un investimento all-in, prendere o lasciare: la guerra termonucleare… Il loro uomo ripete a pappagallo, mischia gli ingredienti esplosivi: NATO, Ucraina, Russia… E che significato possono avere simili dichiarazioni se non lo spalancarsi di uno scenario di distruzione atomica, cioè di sacrificio umano totale e finale?
Potete pensarla come volete: io dell’ora presente, del concentrato di Cultura della Morte che stanno producendo, mi son fatto questa idea. E adesso, con la Francia che ribolle per la storia di Brigitte Macron presunta transessuale (!), mi vengono ancora più le vertigini. Ma cosa stanno dicendo, veramente, quelli che sostengono la tesi per cui la moglie di Macron – quella che, 24 anni in più, si innamorò di lui quando questi aveva 14, 15, 16, 17 anni, a seconda dell’articolo che leggete – sia in realtà un uomo?
Vogliono suggerire che in cima ad uno Stato con potenza nucleare hanno messo una vittima, con a suo fianco il carnefice, di uno degli ultimi tabù rimasti?
Cosa vogliono insinuare, che quella relazione tra vittima e carnefice può essere intronizzata?
E quelli che mostrano le foto (sono ritoccate? Diteci di sì) con il figlio di lei che somiglierebbe al presidente, quale quadro stanno suscitando?
Anche questa storia, allucinante e letteralmente incredibile (lo ammetto, quando emerse due anni fa la querela della première dame, ridacchiai: ma chi può dare retta ad una panzana cospirazionista simile!) capita nella grande accelerazione della Necrocultura in Francia in questi giorni.
Aborto, eutanasia, provetta, transessualismo, pedofilia, guerra atomica. Il disegno che dobbiamo imparare a vedere non è più di uno.
C’è un’economia precisa che informa tanta parte della nostra dimensione, che è quella della lotta all’Imago Dei. Sapete perfettamente chi, sin dal principio, la sta operando.
Realizziamo una volta per tutte che cosa essi vogliono: manipolare, umiliare, sprecare, cancellare la vita umana. Tutto ciò che stiamo vivendo ce ne dà prova quotidiana, e lo Stato moderno stesso pare essere mutato in una pura macchina di morte, in un sistema che deve garantire la nostra sofferenza e la nostra eliminazione.
La Vita: non c’è altro che conta davvero nell’Universo. Preghiamo affinché presso le nazioni terrestri sorga una forza che faccia di questa meraviglia miracolosa il suo fine ultimo, che faccia della difesa e moltiplicazione dell’esistenza umana la sua ragione di esistere – e di combattere.
Tutto il resto, davvero, non entra nel computo.
Roberto Dal Bosco
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Giurare per Ippocrate, o giurare per il CUP. La macchina sanitaria disumana e tuo figlio

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Necrocultura
La terapia antirigetto sta finendo. Il tempo dei mostri e delle vacche sacre arcobaleno pure

Nella vita è capitato a tutti, magari giocando da bambini, di infilarsi una scheggia sotto pelle. A quel punto interveniva la saggezza della mamma o della nonna: non ti preoccupare, il corpo espellerà il pezzettino di legno, è una reazione naturale.
Il corpo non tollera qualcosa di altro da sé, qualcosa di contrario al suo programma.
Che poi è la grande questione – rimossa, censurata nel palcoscenico pubblico – dei trapianti: ti dicono che hanno trovato un donatore «compatibile», poi però il trapiantato finché campa deve pigliare farmaci che impediscano il rigetto dell’organo alieno inserito nel suo corpo (uccidendo un’altra persona, ma questo è un altro discorso…fino ad un certo punto). Un modo come un altro – ce ne sono vari altri, tutti di gran moda – di diventare ad vitam cliente di Big Pharma.
In pratica l’immenso business dei trapianti non si reggerebbe senza le droghe che reprimono la natura e i suoi processi fisiologici. In mancanza di farmaci antirigetto, la realtà dei trapianti si manifesterebbe per quello che è: una discendenza del mostro gotico di Frankenstein.
Ora, lo stesso fenomeno si può dire lo abbiamo subìto per la mente. Non solo la nostra, ma quella di tutta la società mondiale.
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Per decadi (in ispecie l’ultima), hanno trapiantato nel cervello dei singoli e dei popoli ogni sorta di aberrazione: ecco i matrimoni gay, ecco il feticidio come diritto assoluto, ecco la morte di Stato per deboli ed ammalati, ecco gli immigrati importati e privilegiati, ecco il fanatismo climatico appaltato alla ragazzina Asperger, ecco i sieri genici obbligatori, ecco i bambini castrati e imbottiti di ormoni sintetici (prodotti forse biochimicamente nemmeno troppo lontani dai quelli usati per evitare il rigetto di organi altrui).
Non è la prima volta che nella società umana sono innestati tessuti mostruosi – la decadenza è simile per ogni civiltà – e nel tempo, emersa la loro incompatibilità con la vita, sono stati combattuti e infine esplusi. Essi, per potersi mantenere e replicare all’interno del corpo sociale, richiedono dosi potenti di immunosoppressori e di cocktail antirigetto.
Adesso sappiamo come ciò avveniva: dalla nuova amministrazione americana apprendiamo che serque infinite di enti, conventicole e movimenti venivano pagati da USAID (che, con un budget di 50 miliardi, poteva distribuire 1 miliardo di dollari a settimana) per megafonare l’aberrazione, la riforma antinaturale della società.
L’orda di effeminati infervorati, di obese con la chioma viola, di psicosessuologhe oltranziste, di avvocaticchi d’assalto, e di comizi, corsi di aggiornamento, conferenze e concerti di riporto, non erano un fatto organico, spontaneo. No. Erano innaturali come i capelli pittati o il davanzale al silicone di un trans disperato: erano tutti lì, a suonare lo stesso spartito, solo perché pagati per diffonderlo urbi et orbi, sulla pelle dei più vulnerabili.
Siccome ogni società umana rimasta sana tende alla propria sopravvivenza e non tollera inclusioni ad essa incompatibili, era indispensabile una propaganda senza requie, ed era necessario pure abbinarla alla censura, per spegnere i globuli bianchi ancora in circolazione.
Per decenni siamo stati drogati per accettare il gender, l’Ucraina democratica, ogni sorta di diktat della cultura della morte. Ci hanno iniettato oceani di sostanze antirigetto. La scuola, le serie TV, lo sport, i film, Sanremo… la terapia è stata ubiqua e persistente. Eppure – ci viene da sorridere – siamo ancora qui. E stiamo per assistere alla fine di questa cura fallita.
Possiamo sperare che la chiusura dei rubinetti da parte dello Stato profondo americano produrrà esiti da non credere: muri di opposizione si sbricioleranno, agenti della necrocultura cambieranno mestiere, armate di attivisti agguerriti svaniranno lasciando il nulla dietro di sé. Vacche sacre arcobaleno si dissolveranno.
Niente di tutto questo esisteva davvero: si trattava di una presenza disorganica nelle nostre vite, che pensavamo di non poter scacciare mai, ma che stava lì solo perché qualcuno pagava un esercito di piccoli mostri mercenari per tenerla in piedi.
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Qualche esempio concreto lo abbiamo appena veduto.
Nello studio ovale, il presidente ha investito del massimo potere sanitario il re dell’antivaccinismo mondiale. E nel discorso di investitura, ha citato l’autismo, e il numero tragico di cui è (era…) proibito parlare in pubblico: pochi anni fa i bambini autistici erano uno su 10.000, ora nello spettro se ne conta uno ogni 38.
A Monaco, davanti ai papaveri europei e mondiali, il vicepresidente americano ha parlato, chiamandolo per nome e cognome, di Adam Smith-Connor, il veterano britannico arrestato e condannato per aver pregato in silenzio dinanzi a una clinica abortista.
Ora, capiamoci: questa storia di Connor era circolata solo sui siti pro-life, e in Italia probabilmente gli unici a conoscerla erano i lettori di questa testata. Ora invece ne parla il numero 2 della superpotenza egemone, e in faccia ai burocrati parassiti che vegetano ai vertici della geopolitica planetaria.
È come se il nostro piccolo mondo antico fosse ora il mondo intero.
Quelle che sembravano energie sprecate, storie dimenticate, battaglie perdute, sono ora al centro di tutto, nella stanza dei bottoni. O almeno, pare proprio che sia così. Stropicciamoci gli occhi: era solo l’incubo di una lunga notte.
Il tempo dei mostri sembra che stia per finire, la natura si riapproprierà dei suoi spazi come un elastico di ritorno, e presenterà i suoi conti. Mai avremmo pensato di vedere il momento in cui d’improvviso diventa possibile dirlo.
Dopo la disintossicazione della società dal trattamento di immunosoppressione massiva forse si prepara una nuova vittoria della realtà e della vita.
Roberto Dal Bosco
Elisabetta Frezza
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Necrocultura
Il piano inclinato della morte cerebrale

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