Immigrazione
Il tabù della sostituzione etnica. E la sua realtà inconfutabile

Sapete più o meno come è andata: ospite del sindacato CISAL, il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, cognato del premier Giorgia Meloni, ha parlato della crisi demografica italiana, lasciandosi scappare un’espressione che ha sconvolto le anime belle di politica e giornali – e cioè, i padroni del discorso.
«Le nascite non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa, perché si intensificano i rapporti, come ha sostenuto qualcuno, non è quello il modo» ha detto Lollobrigida. «Il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada».
È scattato immediatamente il campanello d’allarme: «sostituzione etnica» non è un’espressione che si può usare liberamente. Bisogna evitare di parlarne, o anche solo di pensarci. Nella società della perversione conclamata, abbiamo trovato un tabù.
Partono le richieste di dimissioni, le accuse, l’ira funesta da ceto medio riflessivo.
Filippo Sensi, PD: «un ministro della Repubblica che, parlando non so a che titolo della questione seria e centrale della denatalità, evoca – testuale – la pseudo-dottrina della sostituzione etnica non è degno dell’incarico che ricopre. Non credo ci sia altro da dire. Mi vergogno per lui, per noi».
Ilenia Malvasi incalza, PD «oggi il ministro Lollobrigida parla di pericolo di “sostituzione etnica”, una bufala complottista, smentita da ogni statistica. Il tema della denatalità è molto serio e riguarda tutti, ma affrontarlo così è umiliante».
Elly Schlein, capo PD: «le parole del ministro Lollobrigida sono disgustose. Sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo: ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso, parole che hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni, fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz».
Ma mica è solo il PD. Il partito che un tempo aveva il monopolio della lotta all’immigrazione, ora al governo, si accoda.
Gian Marco Centinaio, Lega: «il ministro Lollobrigida ha pronunciato parole veramente brutte, ha sbagliato la forma e spesso la forma è sostanza».
Molinari, capogruppo Lega: «credo che evidentemente il ministro Lollobrigida abbia capito di aver usato delle parole sbagliate e in qualche modo si è scusato».
Mettiamoci pure anche Schifani, governatore della Sicilia: «io non l’avrei detto, l’essere umano merita rispetto al di là del colore della pelle e di tutto, ci sono diritti imprescindibili».
Ad un certo punto, prende le distanze anche Lollobrigida stesso. Prende le distanze da se stesso, sì. Dichiara di non conoscere la «teoria complottista» del «piano Kalergi». Lo hanno accusato di esserne un sostenitore. «Nelle mie parole non c’era alcun riferimento a visioni ben lontane dalla mia formazione». Ha sbagliato «per ignoranza», assicura in una accorata intervista al Corriere.
«Non credo sia corretto definirmi ignorante perché fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi. Ho letto molto nella vita, ma non perdo tempo con folli e complottisti a cui la sinistra dedica molta attenzione».
Ci grattiamo la testa: uno che viene da anni di militanza – Fronte della Gioventù, Movimento Sociale Italiano, Alleanza Nazionale – non sa cosa è il piano Kalergi?
Sembrerebbe di no: perché chi ci crede è, ovvio, un complottista.
«Cerchiamo di capirci. Nella mia vita ho preso distanze siderali da chi immagina complotti internazionali, e altre follie di questa natura» dice il parente di Gina Lollobrigida, aggiungendo, così d’improvviso, una raffica floreale: «ricordo alcuni esempi clamorosi di sostituzione, perpetrati dal fascismo in Alto Adige, da Stalin con la russificazione dell’Ucraina o da Putin in alcune aree del Donbass».
È inarrestabile: rivela che il suo partito, quello della fiammella, non ha «grande confidenza» con il campione della battaglia contro l’immigrazione europea, Viktor Orban: «non ho grande confidenza con Orban e se condividessimo tutte le sue idee sarebbe con noi nel gruppo dei Conservatori Ile. Sono contrario all’uso politico della parola razza e ritengo che stoni nella nostra Costituzione. Si sta cercando di fare un caos sul tema serissimo della denatalità e sul tentativo di mantenere il nostro modello».
Insomma, il tabù c’è tutto, anche per quello che dovrebbe essere – in teoria, molto in teoria – il governo più a destra della storia Repubblicana. Del resto sono state fatte abluzioni democratiche purificatrici mica da poco. «Ho apprezzato le parole del presidente. Con Giorgia Meloni qualche anno fa siamo andati il 25 aprile ad Auschwitz, un luogo che è l’esempio di cosa può produrre la follia umana se non arginata da valori democratici». Riguardo a festeggiare il 25 aprile quest’anno, «vado al G7 e non è una scusa. Spero di tornare in tempo, perché ci tengo a partecipare alle celebrazioni».
Alla sinistra e al giro benpensante della nuova finta opposizione, non potrebbe mai bastare. Eccoti che, con una vignetta oscena, il Fatto Quotidiano, il giornale di Marco Travaglio, quello simpaticissimo, che sta con Conte, insulta Lollobrigida e la sua compagna, cioè la sorella del presidente del Consiglio, mettendola a letto con un uomo di colore in assenza del marito.
Questa vignetta di #Natangelo ha fatto infuriare Giorgia Meloni e non solo. Ancora una volta la satira viene aggredita dal potere. Vi pare possibile? Il Fatto è per la libertà di espressione e anche per la libertà di ridere in santa pace. #IostoconNatangelo #IostoconIlFatto pic.twitter.com/u3VjSpVvF9
— Il Fatto Quotidiano (@fattoquotidiano) April 20, 2023
Si tratta di un attacco rivoltante, per cui si ha voglia di difendere le vittime. E notiamo pure un po’ di stereotipi razziali impliciti ed espliciti nel disegnino, ad esempio i labbroni del signore africano.
Tuttavia ci ritorna in mente, così, che la sorella subito dopo l’eclatante vittoria elettorale si era impegnata a dichiarare che Giorgia è a favore dell’aborto, prima che lei stessa lo dicesse apertis verbis nel suo discorso di insediamento davanti al Parlamento – quello che su Renovatio 21 abbiamo chiamato «l’inchino a Moloch».
Proprio l’aborto, adesso che ci pensiamo, un tempo era considerato a destra uno dei motori della sostituzione etnica, e non mancava, anche tra le file dei vari partiti parlamentari, chi fino a pochi anni fa faceva notare che il numero dei bambini sacrificati con l’aborto, e quindi fatti mancare alla popolazione del Paese, equivaleva sinistramente al numero di immigrati «importati» da Africa e Asia.
Tuttavia, per vedere la sostituzione etnica, e in dettaglio iperrealistico, esattamente come descritta nella vignetta del Fatto, basta guardare alle comunicazioni dell’Unione Europea.
Ricordate questa immagine diramata dalla Commissione Europea due anni fa?
This great image posted on Instagram on April 14th represents, according to the European Commission, the Next Generation of the EU citizens. "Think future. Think #NextGenerationEU". Am I missing something? pic.twitter.com/qmKbpe6Bob
— ♑ Sandro Altobelli ???????? (@sandroaltobelli) April 17, 2021
Non crediamo che esista un’immagine più lampante della sostituzione etnica in corso. Qui la sostituzione etnica è una realtà irrefutabile. È un programma incontrovertibile.
«Think future. Think #NextGenerationEU». Pensate al futuro. Pensate alla prossima generazione UE.
Notate, prego, il colore dei personaggi: uno è nero, africano doc. Il bambino – suo figlio? Il pargolo di cui è genitore 1 o 2? – invece, no: forse questo signore a letto con una bianca ci è stato davvero. Il bimbo, diciamo così, è più chiaro, è mulatto. È, per usare la terminologia dell’euroconte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, «meticcio».
«Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale assenza di pregiudizi e ampiezza di orizzonti» scriveva il teorico degli «Stati Uniti d’Europa», ancora oggi celebrato – alla faccia di chi a sentire il suo nome urla «complottisti! complottisti!» – con un prestigioso premio europeo vinto dalla Merkel e da quantità di europapaveri a caso.
Il meticcio dal carattere «volatile» di cui parla il razzista biologico Kalergi è in pratica il cittadino perfetto di uno Stato di manipolazione permanente: la creazione di una società instabile, una sorta di anarco-tirannia, cifra indispensabile del nuovo potere, retto dal principio massonico del Solve et Coagula. Alla base, violenza e caos nel popolo, al vertice la piena libertà dell’oligarchia dominatrice, che concede sangue e perversioni per tenere distratte le masse, ma tutto sorveglia – l’occhio in cima alla piramide.
Se pensate che siano visione cospirazionistiche, più che una secchiata d’acqua in faccia per svegliarvi, vi basta ricordare eventi come la conquista di Peschiera del Garda da parte della gioventù africana lo scorso anno. Ragazzini immigrati di seconda generazione, e quindi, almeno culturalmente, almeno sulla carta, «meticci», così come li voleva il Kalergi.
Le immagini di razzia di questi a breve saranno regolarizzati sotto la barzelletta dello ius culturae sono indelebili: forze dell’ordine schernite (comprese le cariche degli agenti in tenuta antisommossa, impotenti davanti alla massa brulicante ed infinita), odio per l’Italia espresso apertamente (anche sui social, dove stranamente nessuno li censura), ragazze italiane molestate e perfino discriminate (perché, a parte le aggressioni sessuali, sui treni dei ragazzini immigrati «le donne bianche qui non salgono»).
Oppure pensate al famoso capodanno di Milano, o a quello di Colonia – il concetto di è tahurrush gamea, la molestia sessuale collettiva. Oppure possiamo parlare, cosa che non ha fatto nessuno, dell’ultimo San Silvestro di Berlino. Renovatio 21 lo ha fatto: potete vedere da voi le immagini di guerriglia, con le forze dell’ordine ignorate e prese per i fondelli. Non è stato diverso per i disordini e i danneggiamenti susseguitisi in tutta Europa dopo le vittorie (le vittorie, non le sconfitte) del Marocco ai mondiali qatarioti.
I ragazzi africani, a conti fatti, hanno realizzato il sogno degli anarco-centrosocialisti degli anni Novanta: ha istituito delle TAZ, zone temporaneamente autonome dove lo Stato non ha più potere, come nei libri del teorico dell’anarchia (e della pederastia) Hakim Bey. È qui che possiamo vedere in chiarezza una delle confluenze tra la sinistra, anche estrema, e l’immigrazionismo. Marx non c’entra nulla, né il comunismo, la giustizia sociale, etc. C’è solo il rimescolamento dionisiaco di una società senza più autorità – senza più padri – che altro non è se non una manovra dell’oligarcato globale della Morte.
Avendo noi davanti questo scenario, non possono caderci le braccia quando sentiamo i politici prendere le distanze dalla questione, dire che di Kalergi non hanno mai sentito parlare in vita loro, mentre si è lasciato dire in tranquillità alla sinistra ma anche a certa destra (che i libri del conte li ripubblica pure) che il piano Kalergi non esiste, è solo crasso complottismo.
È il disastro interiore della Lega Nord, partito che, iniziatosi su questo filone ideale – il processo era già visibile sin dagli anni Novanta o perfino Ottanta, e basta riguardarsi i discorsi di Bossi – non ha saputo strutturare dentro sé alcuna cultura profonda sul tema dell’immigrazione di massa – né su altri temi, a dire il vero.
Certo, non sono mancate le figure che hanno cercato di farlo, mostrando (come il compianto Gilberto Oneto) il carattere massonico e tirannico del Risorgimento (che è il sistema operativo che permane ancora oggi, da Giolitti a Mussolini a Draghi e Meloni); altri avevano cercato di portare la Lega verso il tradizionalismo cattolico, dove di materia culturale riguardo anche l’invasione dell’Europa ce ne è quanto si vuole.
Tuttavia, nulla davvero attecchì. Difficile nominare un livre de chevet dei leghisti. Il giornale di partito fu chiuso. Del piano Kalergi, che è esattamente ciò che la Lega dice di combattere, è quindi difficile ricordarsi. Da qui escono i Giorgetti, gli Zaia, etc.
Quindi, in definitiva, oggi non ci sono partiti che si oppongono alla grande opera di ingegneria sociale inflitta all’Europa (e, ora, anche agli USA) per tramite del programma di immigrazione massiva. L’Italia, rispetto a questo morbo, si trova in condizione di immunodeficienza acquisita.
Dei dibattiti infuocati in Francia creati dagli scritti di Renaud Camus – il principale teorizzatore vivente del Grand Remplacement, la grande sostituzione –, pure debordati potentemente anche negli Stati Uniti, in Italia non si è avuta eco.
Rammenterete quanto comunicò un vasto gruppo di militari francesi poco tempo fa in una lettera che sembrava un vero e proprio «pronunciamento». Parlando della situazione di una Francia completamente fuori controllo, dissero, sibillinamente, all’élite parigina che «una guerra civile si sta preparando, e voi lo sapete perfettamente».
Questa «guerra civile», in realtà, è già in corso, sia pure se combattuta senza armi da fuoco, al momento, ma a colpi di gommoni, ONG, dati demografici e permessi di soggiorno.
È una guerra intentata contro la stessa popolazione. Una guerra per la sua sostituzione. E la sua sottomissione finale.
Roberto Dal Bosco
Immigrazione
Clandestino senegalese arrestato dopo aver accoltellato un netturbino in Spagna

Un migrante senegalese è stato arrestato nella città spagnola di Cambrils dopo aver accoltellato alla testa e al petto un netturbino di 47 anni, a quanto pare perché infastidito dal rumore di un soffiatore di foglie. L’incidente è avvenuto poco prima delle 9:30 di lunedì mattina lungo Avenida Diputació.
Secondo fonti della Polizia Locale di Cambrils, la vittima, un lavoratore assunto dall’impresa di pulizie Secomsa, stava azionando un soffiatore all’esterno dell’edificio Apartaments Internacional quando l’aggressore lo ha affrontato.
Secondo il quotidiano locale Diari de Tarragona, la situazione è degenerata in una violenta aggressione in cui il lavoratore è stato accoltellato più volte. I testimoni affermano che l’aggressore, visto lasciare il complesso residenziale pochi istanti prima, ha reagito in modo aggressivo dopo aver espresso il suo fastidio per il rumore.
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L’aggressore si è dato alla fuga dopo l’aggressione, innescando un inseguimento che si è concluso in Calle Valencia, nella vicina città di Salou. Un secondo dipendente di Secomsa, che ha assistito all’aggressione, ha allertato una pattuglia della Polizia Locale e si è unito all’inseguimento. La polizia è stata assistita dai Mossos d’Esquadra, la polizia regionale catalana, che hanno inviato unità nella zona e alla fine hanno contribuito all’arresto del sospettato.
Le autorità affermano che l’uomo ha tentato di nascondersi in un appartamento che si ritiene essere occupato da membri della rete Top Manta, venditori ambulanti informali, spesso migranti senza documenti, che vendono merci sul lungomare di Cambrils. Questo ha portato gli investigatori a sospettare che il detenuto possa far parte di quel gruppo, sebbene ciò non sia stato confermato ufficialmente.
La vittima è stata trasportata all’ospedale Joan XXIII di Tarragona con gravi ferite e una significativa perdita di sangue. Fonti mediche affermano che le sue condizioni sono ancora gravi, ma è stabile e fuori pericolo immediato.
Inizialmente trattata come caso di aggressione, l’indagine è stata ora riclassificata come tentato omicidio. Il Consiglio comunale di Cambrils ha confermato che l’uomo arrestato, di 38 anni, non risiede in città. Il movente della sua presenza a Cambrils e la ragione della sua reazione violenta rimangono poco chiari.
L’indagine è ora condotta dai Mossos d’Esquadra.
Gli accoltellamenti di massa stanno diventando un pattern emergente e continuo in tutta Europa. L’uso del coltello da parte degli immigrati è talmente rilevante che un land tedesco del Nord Reno-Vestflaia ha pubblicato dei volantini per scoraggiarne il possesso.
A febbraio un uomo aveva accoltellato una turista spagnuola a Berlino. Il 13 febbraio, un altro richiedente asilo afghano ha attaccato con un veicolo una manifestazione sindacale a Monaco, uccidendo una madre e la figlia di 2 anni e ferendone altre 37. Settimane fa si è avuto il caso di un cittadino romeno accoltellato più volte da una gang siriana a Schwerte, nella Renania Settentrionale-Vestfalia.
Si ricorda, tra i tantissimi, il caso del «Festival della diversità» della cittadina di Solingen (tre accoltellati), ma anche quello dove un poliziotto di Mannheim venne colpito a morte da un immigrato mentre l’agente stava bloccando un tedesco che cercava a sua volta di fermare la foga assassina dello straniero.
L’incidente più eclatante è stato l’accoltellamento mortale multiplo avvenuto l’anno scorso nella città bavarese di Aschaffenburg da parte di un richiedente asilo afghano respinto che aveva preso di mira un gruppo di bambini dell’asilo. Come riportato da Renovatio 21, un bambino di 2 anni è stato accoltellato a morte, così come un passante di 41 anni che ha tentato di intervenire. Un altro bambino è rimasto gravemente ferito ed è stato ricoverato in ospedale, mentre una delle educatrici dell’asilo che accompagnava i bambini piccoli si è rotta un braccio nel tentativo di difendersi dall’aggressore, descritto come in «frenesia sanguinaria».
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Come riportato da Renovatio 21, a Villaco, in Austria, a poca distanza dal confine italiano, un immigrato siriano di 23 anni avrebbe accoltellato a morte una persona in istrada ferendone almeno altre quattro.
Un caso impressionante si era avuto anche a Dublino, quando un immigrato accoltellò una donna e due bambini, scatenando la rivolta della popolazione autoctona.
Episodi si sono avuti anche Parigi, con attacchi di immigrati a persone a caso in stazione così come in istrada. Due anni fa vi era stato poi il caso di Annecy, quando un immigrato siriano accoltellò senza motivo quattro bambini e due pensionati in un parco giochi in riva al lago.
Come riportato da Renovatio 21, a Tolosa pochi mesi fa si è avuto un attacco con machete in stazione.
Negli scorsi giorni si è registrata la frustrazione del sindacato di polizia tedesca per la vendita con sconto di machete nei supermercati discount, spesso frequentati proprio dagli immigrati.
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Immigrazione
Sindacato di polizia tedesca infuriato per la vendita di machete nei supermercati, nonostante 79 accoltellamenti al giorno

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Immigrazione
Dati sconvolgenti mostrano una massiccia trasformazione demografica in Europa

Nuovi dati mostrano una percentuale di persone che non parlano tedesco a casa in Austria sottolineano quanto sia stata massiccia la trasformazione demografica nel Paese. Lo riporta lo studio di un economista ungherese Géza Sebestyén, «Venti minacciosi soffiano sull’Occidente». Lo riporta Remix News.
Il Sebestyén ha pubblicato sulla sua pagina Facebook gli esiti della ricerca, insieme ad alcuni dati sorprendenti.
«Secondo le ultime statistiche austriache, un terzo (32,8%) degli alunni delle scuole primarie in Austria non è di madrelingua tedesca. Nelle città, la percentuale è ancora più alta: a Salisburgo, ad esempio, un bambino su due (51,8%) non parla tedesco a casa», ha osservato lo studioso magiaro.
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Il post contiene una mappa che suddivideva ogni regione dell’Austria, evidenziando l’enorme percentuale di bambini che non parlano tedesco a casa come prima lingua.
Sebestyén, responsabile del Workshop di Politica Economica dell’MCC, ha dimostrato che l’Ungheria avrebbe potuto fare la stessa fine dell’Austria se non avesse seguito le politiche di Viktor Orban, che ha sigillato il confine e respinto l’immigrazione di massa, avvertendo che l’Ungheria potrebbe essere caratterizzata da un multiculturalismo che gli austriaci trovano sempre più alienante e pieno di criminalità.
«In alcuni quartieri di Vienna», continua il suo post, «la situazione è già drammatica: a Brigittenau e Margareten, la percentuale di persone che non parlano tedesco nell’ambiente familiare supera l’80%».
Sebestyén ha definito gli ultimi dati «segni di una trasformazione sociale che sta plasmando il futuro dell’Europa», una tendenza che, se continuata, porterà l’Austria a perdere il suo carattere di stato nazionale. Diventerà, afferma, «uno degli Stati membri dell’UE per i quali un’Europa delle nazioni è un incubo».
Lo studioso ha poi sottolineato che statistiche come queste sono il motivo per cui l’Ungheria continua a combattere «l’immigrazione eccessiva».
Come riportato da Renovatio 21, il 44,6% dei bambini di prima elementare a Vienna non sa parlare tedesco, mentre tre studenti su quattro nella scuola media non parlano tedesco a casa.
I dati arrivano contemporaneamente al discorso del politico austriaco Herbert Kickl, leader del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), al CPAC Ungheria. Kickl ha messo in guardia dalla massiccia trasformazione demografica in atto nel suo Paese e in tutta Europa, con sondaggi che mostrano come la maggioranza degli europei sia contraria a questa trasformazione, pur rimanendo pressoché impotente nel fermarla.
«Quello che sta accadendo in Europa non è una coincidenza. È il risultato di un programma, di una trasformazione etnica e culturale consapevolmente controllata. Perché la migrazione non viene fermata, no, viene organizzata, promossa e glorificata. Le ONG non sono nobili organizzazioni umanitarie, fanno parte di reti di trafficanti con una missione politica e ideologica», ha affermato Kickl.
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«L’integrazione è una menzogna perché significa che la maggioranza dovrebbe adattarsi alla minoranza. E il nostro stato sociale serve sempre meno coloro che si sono assunti la responsabilità di sé stessi, delle proprie famiglie, della propria patria. Si sta trasformando in un club all-inclusive per persone che percorrono migliaia di chilometri per approfittare delle nostre conquiste», ha aggiunto il capo del partito vincitore delle ultime elezioni politiche austriache.
La maggior parte degli austriaci non è soddisfatta della trasformazione demografica del loro Paese: l’80%afferma di voler adottare misure più severe in materia di asilo.
L’FPÖ, contrario all’immigrazione, è attualmente il partito più popolare del Paese con un ampio margine, ottenendo tra il 34% e il 36% dei voti. Tuttavia, il cambiamento demografico potrebbe danneggiare il partito a lungo termine, poiché gli stranieri raggiungono l’età per votare e spostano l’elettorato verso partiti pro-immigrazione e di sinistra, una tendenza su cui la sinistra in tutta Europa sta puntando.
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