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CRISPR

Indi Gregory, i mitocondri, l’era umanoide

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No, non abbiamo «preso il buco», come si dice in gergo giornalistico.

 

In questi giorni non abbiamo parlato mai di Indi Gregory non perché non conoscessimo il caso. Se non avete letto articoli a riguardo della tragedia della piccola inglese, non è che perché sdegniamo le cose riportate nella cronaca nazionale, perché concentrati sul quadro più grande, persi tra geopolitica e misticismi preconizzanti.

 

Lo confesso: ho avuto, per il caso, come un senso di ripulsa. Da un certo punto di vista, si tratta di una cosa personale: avevo seguito i casi di Charlie Gard e di Alfie Evans – e qualcuno dei seguenti: perché, lo avete capito, è un pattern molto finito definito, è un’iniziativa, come si dice nel business delle startup, «scalabile e ripetibile».

 

Devo dire che ero stato coinvolto, in quei casi di infanticidio inflitto dalla Corona britannica per mezzo dei suoi ospedali e dei suoi giudici parrucconi (letteralmente), fino a starne male. Non ero il solo: ricordo le lacrime di alcune amiche. Ricordo gli atti, mai raccontati da nessuna testata o blog che sia, di gruppi di persone che non si davano per vinte, arrivando ad attaccarsi ai cancelli del Vaticano.

 

Ricordo tutto quel turbine. Ricordo quando staccarono le macchine ad Alfie – e lui, invece di morire, rimase in vita. Per un po’.

 

Non scrivo per partecipare alla macchina di indignazione permanente, quella che i movimenti pro-life sperano di montare ogni volta, di modo di spillare da voi (e dalla TV) attenzione e danari. Non ho messo in piedi Renovatio 21 per far parte di quel circo, soprattutto perché ho capito che esso è solo un narcotico per i pochi che ancora conservano l’animo, è uno strumento di controllo, un sistema di sorveglianza che, dopo aver raggruppato le emozioni, le livella via.

 

Nulla era servito nel caso di Alfie. Non gli appelli, le mosse opportuniste dei politici, le visite dal papa (con volto funereo tipo quello che aveva con Trump). Nulla, soprattutto – come cercherò di dire in questo articolo – era stato imparato.

 

Quindi, il lettore capisca la mia ritrosia personale. E poi, quando vedo apparire Pillon col papillon e magari il sorrisetto, non è che posso farcela. Né mi potete chiedere di farcela.

 

Oltra a questioni intime, dicevo, c’è un altro aspetto, più astratto, come dire, epistemologico, biopolitico, di filosofia della storia, forse. Ci sono cose che penso, da anni, ma che non mi va dire, o ripetere. Perché, ci crediate o no, costa molto metterci la testa, tirarle fuori, e poi sentirsi deriso, o molto peggio, sentirsi solo, mentre fuori il mondo lancia coriandoli in un’altra direzione, in un’altra dimensione.

 

Una di queste cose è, in sintesi, l’idea per cui gli omicidi pubblici perpetrati dallo Stato contro questi bambini serve per avviare l’era in cui i bambini saranno tutti progettati geneticamente in provetta – materia in cui, nessuno ovviamente lo ha ricordato in questi giorni, Albione fu pioniera già 45 anni fa con Louise Browne, il primo test tube baby prodotto dal dottor Robert Edwards, quello che programmaticamente, disse, voleva sostituirsi a Dio nel controllo della vita.

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Nessuno, parimenti, ricorda che il Regno britannico è quello di Crick e Watson, gli scopritori del DNA, e di certi discorsi direttamente eugenetici primo. Francis Crick occasionalmente esprimeva idee come, ad esempio, quella secondo cui in cui i genitori benestanti dovrebbero essere incoraggiati ad avere più figli. «Al momento non è un argomento che possiamo affrontare facilmente perché le persone hanno così tante credenze religiose e finché non avremo una visione più uniforme di noi stessi penso che sarebbe rischioso provare a fare qualsiasi cosa in termini di eugenetica» scrisse il Crick, che disse che sarebbe «rimasto stupito se, nei prossimi 100 o 200 anni, la società non si convincesse che si dovrà cercare di migliorare la prossima generazione in una certa misura o in un modo o nell’altro».

 

Nessuno ha rammentato il tanto lavoro fatto dalla politica e dalla sanità inglese per stabilire e poi abbattere le regole per la coltivazione sperimentale di embrioni in vitro (come la «legge dei 14 giorni», dopo i quali l’embrione creato in laboratorio va scartato).

 

Nessuno pare, poi, voler parlare di chi sta sul trono di Londra, di quel re e di quella famiglia reale, che tante volte su Renovatio 21 abbiamo definito «famiglia della morte»: una dinastia di signori della Necrocultura globale, che – come in certi altri casati americani – pare trasmettersi geneticamente l’odio per l’umanità, e la missione della sua contrazione.

 

La cosa rivelatrice che abbiamo visto è il fatto che, vista la posizione presa dal governo italiano (ci torneremo prima di finire il pezzo), la sinistra italiana si è compattata per la morte della piccola. Sembra incredibile, se lo si pensa, ma è così: non cercano nemmeno di dissimulare, non dicono nemmeno più frasi di circostanza, non cercando di astenersi dal parlarne pubblicamente, visto che magari pure qualche elettore del PD poteva andare in dissonanza cognitiva… uccidere… una bambina?

 

No, il pudore della Cultura della Morte non esiste più, anzi. Esiste l’attrazione assoluta, del partito di sinistra divenuto «Partito radicale di massa» come profetizzava Del Noce, per gli argomenti di morte, perché vissuti come prove della propria virtù liberale: l’eutanasia è l’esempio più lampante, ma quella riguarda (in teoria, molto in teoria) persone che vogliono morire. Quei c’è una bambina piccolissima…

 

Su La7, polo televisivo del proprietario del Corriere della Sera a cui è stato lasciato assemblare un simile potentato giornalistico, sono andati in onda istruttivi interventi di Andrea Crisanti, l’unico della risma dei dottori del COVID-catodico a cui è riuscito il salto verso il Parlamento.

 

Crisanti era la persona giusta a cui chiedere lumi: per la massa bovina – cioè il vero destinatario delle comunicazioni di massa odierne, la massa vaccina – è la scienza incarnata. Nel curriculum ha anni vissuti in Inghilterra, dove all’Imperial College (ente recipiente dei milioni dei Gates, uno di quei casati di cui parlavo poche righe sopra) si ingegnerizzavano zanzare geneticamente modificate per il nobile compito di vincere la malaria – estinguendo la specie dopo averla resa sterile con la bioingegneria CRISPR – un’altra passione non tanto segreta di Gates.

 

Ascoltiamo cosa dice il senatore in un talk show: «dall’Inghilterra dobbiamo imparare tantissimo», perché «è la patria dell’habeas corpus, del rispetto dell’individuo… c’è stato un processo lungo otto mesi… la famiglia ha perso anche il ricorso al Consiglio di Europa e ha perso anche là… non è che stiamo parlando di uno Stato autoritario, guardi che l’Inghilterra è la patria della libertà… noi dall’Inghilterra dobbiamo imparare tantissime cose sulla libertà individuale».

 

In un’altra intervista sempre sul canale di Cairo, il Crisanti ha puntualizzato scientificamente la questione, spiegando che la patologia della bimba è «un’insufficienza metabolica dei mitocondri… se queste strutture non funzionano, praticamente tutti i tessuti del corpo si consumano come fosse una candela… di fatto è un progressivo deterioramento sia fisico che neuronale… non esiste cura».

 

«La bambina nel giro di pochi mesi muore… eh» dice il senatore. «Muore comunque, non ci ha speranza di vita».

 

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La giornalista quindi chiede se c’è qualcosa che l’Italia dal punto di vista sanitario può fare più dell’Inghilterra. Il Crisanti scuote la testa «assolutamente no, lei consideri che la genetica è nata in Inghilterra. In Inghilterra ci stanno i più grandi specialisti di genetica umana e di terapia genica», assicura, con un certo accento centroitalico («derabbiaggeniga»).

 

«Quindi faccio fatica a credere che in Italia possa ricevere qualcosa in più che avrebbe potuto avere in Inghilterra» dice lo scienziato apparso a Padova, cioè a Vo’ Euganeo, nel primo focolaio COVID, e mai più toltosi dalla scena.

 

Il senatore PD dice di comprendere il dolore della famiglia, per poi dichiarare che «comprendo anche la posizione degli inglesi. Non dimentichiamoci che l’Inghilterra dell’habeas corpus, della libertà individuale. Cioè, stiamo di fronte ad un Paese civilissimo… la famiglia ha avuto tutte le garanzie possibili che la legge poteva offrire… hanno fatto appello anche alla Corte Europea, hanno perso anche alla Corte europea».

 

Insomma, i talking point sembrano essere sempre gli stessi, con il messaggio forse solo da noi percepito, e un po’ strano considerando che sono parole che vengono dalla bocca un senatore della Repubblica Italiana, di una sorta di superiorità scientifico-morale-legislativa di un Paese straniero. Insomma, per tutte queste ragioni, le macchine vanno staccate, farla venire in Italia è inutile, insomma Indi deve…

 

Fermi tutti, però qui è saltata fuori però una parola nuova: mitocondri. Ah già, i mitocondri. Déjà vu.

 

La sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (in acronimo anglofono MDS, o MDDS) era esattamente la malattia di cui soffriva Charlie Gard, il bambino la cui storia lacerò il mondo, ucciso con il distacco delle macchine imposto dall’ospedale e dalla Sanità inglese, in combo con i giudici, nel 2017.

 

Forse, se leggete questo sito, già lo sapete: i britannici sono i primi ad aver permesso e realizzato la cosiddetta «donazione mitocondriale», espressione orwelliana talvolta preferita a «Three parents IVF», ossia «fecondazione in vitro a tre genitori».  In pratica, si produce in laboratorio un bambino formato da tre genitori, frutto del materiale genetico di un uomo e due donne: la madre dà l’ovulo, ma una seconda donna, considerata sana, fornisce i mitocondri, sostituendo quelli difettosi della madre-ovocita.

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Ovviamente, non ci possono essere studi a lungo termine – anzi, c’è qualche possibilità che crei malattie inaspettate – ma, come altre terapie geniche che conoscerete, la si fa lo stesso, l’ultimo caso famoso è di sei mesi fa, proprio in terra di Albione. Per produrre un embrione che diventa il bambino a tre genitori, ricordiamo en passant, ne hanno distrutti 316. Ucraina e Singapore, e pure l’Australia, già da un lustro sono sul pezzo.

 

Abbiamo scritto su questo sito che c’è la grande probabilità che la provetta a tre genitori possa essere stata offerta ai Gard. Ciò vuol dire, che i bambini dopo Charlie potrebbero essere figli della provetta a tre genitori, perché, assicurano gli scienziati, è l’unico modo per non rischiare il ripetersi di quello strazio.

 

Fai il bambino in provetta, fondendo tre DNA (i mitocondri hanno un codice genetico loro, il DNA mitocondriale) per non avere problemi, anzi, guarda, fallo per il bene del bambino. Tenete a mente quale sarà il mantra per i bambini nati da bioingegnerizzazione: sarà come vaccinarli

 

È chiaro che siamo dinanzi ad una delle prime svolte programmate per i designer babies, cioè per l’eugenetica del XXI secolo. È chiaro che ci stanno portando lì.

 

Per questo, ritengo, che scienziati e giudici del sistema della morte sono così insolitamente negativi rispetto alle cure. È per questo che il Moloch britannico, a costo di dividere l’opinione pubblica e creare qualche dissonanza cognitiva, sta ammazzando tutti questi bambini.

 

Charlie, Indi e gli altri sono i piccoli sacrifici umani sui quali si sta costruendo un mondo fatto solo di bimbi bioingegnerizzati, magari con il CRISPR, come le zanzare di Gates e Crisanti. Sangue innocente, versato per il sorgere dell’era umanoide.

 

Ci rendiamo conto che è tanta roba, ma è quello che pensiamo – da anni. Ed è per questo che viene da guardare infastiditi il circo che si è scatenato intorno a Indi. Gli occhi fissi sul dito, mentre la Luna è lì davanti, piena, immensa. E i lupi ululano.

 

Avevamo promesso due parole sulla Meloni, e il suo beau geste di dare la cittadinanza alla bambina, sperando di portarla in Italia. Rimembrate che accadde la stessa cosa con Alfie Evans, che divenne cittadino italiano, come deliberato il Consiglio dei Ministri nell’aprile 2018 su proposta del ministro degli Interni Macro Minniti e del ministro degli Esteri Alfano.

 

Alfano era il capo di un partito biodegradabile, ora sparito, chiamato Nuovo Centrodestra, formatosi da una scissione del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi organizzata, scrisse qualche giornale, con l’appoggio dell’episcopato. Alcuni pezzi di quel network democristiano, il continuum talvolta inspiegabile tra la politica e i vescovi (i Family Day…), sono stati trasferiti direttamente in Fratelli d’Italia: è il caso dell’ex deputata NCD Eugenia Roccella, finita a far il ministro della Famiglia per la Meloni, con il memorabile incipit dell’incarico ministeriale per cui la legge 194/78 non andava toccata).

 

Non sorprende, dunque, che anche all’attuale governo sia venuta la stessa idea, con pure lo stesso ospedale pediatrico vaticano implicato, il Bambin Gesù, che di mitocondri si occupa da un po’. E, considerando cosa sta accadendo alla Pontificia Accademia della Vita, non sappiamo dove la cosa potrebbe andare a finire.

 

Sorprende, invece, come i gruppuscoli pro-life e i commentatori cattopolitici o destroidi possano aver tripudiato dopo la scelta spettacolare del premier di dare il passaporto alla bambina. Nel senso: davvero, come si potuto prendere sul serio questa cosa?

 

Rendere Indi Gregory cittadina italiana non può non configurarsi come un atto di attrito nei confronti di Londra. O meglio: un affronto, un atto ostile vero e proprio.

 

Eppure, solo pochi giorni fa, come in tante altre occasioni tra G7, G20 e altro, Giorgia era lì con i bacetti sulla guancia del prime minister Rishi Sunak, l’indiano di cui enigmaticamente non conosciamo la casta, ma di cui, come sa il nostro lettore, sappiamo tante altre cose interessanti.

 

Ora, se uno Stato straniero decide di uccidere un cittadino italiano, si apre – si spera – una crisi diplomatica. Nella fantasia di un Paese funzionale, ci si attende che, alla peggio, si mandi un commando di incursori per l’esfiltrazione. Gli USA fanno così – in realtà, fanno numeri poderosi anche per i loro cittadini che hanno certi problemi con la giustizia, come Amanda Knox o il pilota del Cermis.

 

Se un altro Paese vuole uccidere una bambina italiana, cosa è lecito aspettarsi, dallo Stato romano? Con evidenza, i lanciatori di coriandoli meloniani non si attendevano nulla. Sapevano che in fondo era solo un teatrino politico, che la bimba era italiana per modo di dire.

 

Mica vogliamo metterci contro Albione, che è pure partner della NATO, ed è, come diceva il senatore PD che vive in una villa palladiana (stile assai amato oltremanica), «patria della libertà», e pure, ci viene da aggiungere, della massoneria – quella forza occulta che, sì, ha prodotto l’Italia unita.

 

Mica prendiamo sul serio questa cosa di Indi italiana. In fondo si tratta solo di una bambina, la sovranità di un popolo si misura con le dichiarazioni dei politici sul MES, mica nel difendere una cittadina innocente ed indifesa. No?

 

È questo pensiero che mi è insopportabile, che mi manda in bestia. È l’impotenza generale davanti alla palese realtà per cui lo Stato moderno altro non è che una macchina di morte, inarrestabile, imbattibile, necessaria, alla quale bisogna arrendersi, e accontentarsi delle farse – fatte sulla pelle dei bambini piccoli. È la sottomissione allo Stato-Moloch. È l’incorporazione della Necrocultura come sistema operativo della politica e della vita quotidiana.

 

In pratica, lo hanno accettato: anche a destra. Facciamo finta di curarci della questione, poi però lasciamo che ci uccidano la bambina.

 

Questa, teorizzo dentro di me da un po’, è chiaramente la fine dello Stato-nazione nel XXI secolo, e della barzelletta ancora circolante del «nazionalismo». Perché una Nazione, per essere tale, deve rispettare l’etimologia latina della parola: natio, «nascita». Una nazione che uccide i bambini, prima o dopo che nascano, non è più una Nazione. Una nazione che come sua base ha il contrario – la morte, specie dei più piccoli, degli ultimi, dei cittadini futuri – quale ragione ha di esistere?

 

Le nazioni moderne avanzano solo perché, come abbiamo già detto, sono in ultima analisi macchine automatiche, macchine di morte. In pilota automatico, a discapito delle loro stesse leggi (lo abbiamo imparato, duramente, nel biennio pandemico) e contro soprattutto i principi più fondamentali come la continuità della popolazione e la protezione dell’individuo, esse possono andare avanti, ancora per qualche tempo almeno.

 

Svuotata della vita umana, cosa può rimanere alla Nazione? Una risposta l’abbiamo già data nel corso di questo articolo: rimane alla macchina, da gestire, sfoltire, programmare, la vita umanoide.

 

Attorniati dal circo osceno che abbiamo visto, questi bambini sono stati sacrificati per la mutazione epocale dello Stato, e per l’alba dell’era umanoide.

 

E adesso, scusate, ma sto guardando le foto della bambina con i suoi genitori, e mi sale la spremuta d’occhi. Vi lascio a ridere, o a meditare, su quanto ho avuto da scrivere.

 

Vi assicuro, non ne avevo voglia.

 

Roberto Dal Bosco

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CRISPR

La tecnologia delle «forbici genetiche» CRISPR provoca cambiamenti involontari nei cromosomi

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Uno studio su Nature Genetics mostra che l’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas causa cambiamenti genetici involontari che sono diversi dalle mutazioni casuali. Questi risultati hanno anche implicazioni per la valutazione del rischio delle piante ottenute da nuove tecnologie di ingegneria genetica.   Uno studio pubblicato di recente su Nature Genetics dimostra che l’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas provoca cambiamenti genetici involontari che sono diversi dalle mutazioni casuali.   Secondo lo studio, i principali cambiamenti strutturali nei cromosomi si verificano molto più frequentemente nelle regioni genomiche prese di mira dalle «forbici geniche» rispetto a quanto accadrebbe altrimenti.   Questi risultati hanno implicazioni anche per la valutazione del rischio delle piante ottenute tramite la nuova ingegneria genetica, ha riferito TestBiotech.   Secondo la Commissione dell’Unione Europea e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, le modifiche genetiche involontarie risultanti dall’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas non sono diverse dalle mutazioni casuali.   Tuttavia, un nuovo metodo di valutazione dei dati dimostra che questa ipotesi è errata.   L’uso di CRISPR/Cas interrompe completamente il doppio filamento di DNA, causando la temporanea separazione di alcuni cromosomi dalla sezione principale.   Nella sezione separata (distale), i cromosomi possono ristrutturarsi e sequenze più grandi di DNA possono andare perse (delezioni), invertite (inversioni) o inserite nel posto sbagliato (inserzioni).

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Studi condotti su cellule umane, animali e vegetali hanno dimostrato che queste ristrutturazioni avvengono.   Tuttavia, lo studio recentemente pubblicato su Nature Genetics è il primo a utilizzare grandi set di dati per dimostrare una dipendenza statisticamente altamente significativa del verificarsi di questi cambiamenti indesiderati dall’uso di «forbici genetiche».   Per valutare le grandi quantità di dati è stato utilizzato un programma speciale con Intelligenza Artificiale. Ciò ha rivelato che la posizione e la frequenza dei cambiamenti genetici involontari non possono in alcun modo essere equiparati al verificarsi di mutazioni casuali.   Sebbene i set di dati provengano da cellule umane modificate con le «forbici genetiche», si deve supporre che effetti simili si verifichino anche nelle cellule animali e vegetali.   Tuttavia, le conseguenze sono diverse: negli esseri umani e negli animali, questo tipo di cambiamenti sono particolarmente associati al rischio di cancro.   Per quanto riguarda le piante, i rischi sono diversi e riguardano principalmente gli effetti negativi sull’ambiente e la modifica della composizione degli alimenti derivati ​​da queste piante.   Anche l’allevamento può essere influenzato: se i cambiamenti indesiderati passano inosservati, possono accumularsi nel materiale genetico delle piante, compromettendo così sia la stabilità genetica delle future varietà vegetali sia la loro idoneità all’uso in agricoltura.   Pubblicato originariamente da Sustainable Pulse   © 8 agosto, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Alimentazione

Il governo della Nuova Zelanda annuncia iniziative di ingegneria genetica del bestiame

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Il governo della Nuova Zelanda ha annunciato che nei prossimi tre mesi prenderà una decisione sulla revoca del divieto di ingegneria genetica degli alimentari, aprendo la strada all’impiego della tecnologia genetica in agricoltura e in altri settori.

 

In precedenza il Paese era noto per la proibizione del cibo bioingegnerizzato.

 

Il dottor Guy Hatchard, che in precedenza ha ricoperto il ruolo di senior manager per la società globale di test e sicurezza alimentare Genetic ID, ha spiegato come questo potrebbe avere ripercussioni sui consumatori, ed è molto peggio di quanto molti pensino.

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Negli USA un’intensa attività di lobbying da parte dell’industria biotecnologica ha permesso alle aziende di operare in gran parte senza controlli, rendendo facile per le persone sperimentare l’editing del genoma. Tale postura istituzionale e la mancanza di regolamentazione, nota il dottor Hatchard, hanno creato una situazione in cui «gli scienziati americani sono stati in grado di dirottare le sovvenzioni del governo statunitense a Wuhan per creare coronavirus letali».

 

Un settore in cui l’uso della biotecnologia è in fase di esplorazione in Nuova Zelanda è quello dell’allevamento. Finora, almeno 195 milioni di dollari sono stati destinati alla ricerca su come ridurre le emissioni di metano dei ruminanti, con altri 400 milioni di dollari promessi dal governo neozelandese per finanziare la ricerca in corso su misure come additivi per mangimi, erbe geneticamente modificate, pillole e vaccini.

 

Il governo neozelandese ha sottolineato che questi sforzi sarebbero stati «sicuri», poche persone si fidano di tali affermazioni dopo aver visto la morte e la malattia che i loro vaccini «sicuri» hanno portato alla popolazione.

 

«Un’intera industria, tra cui università e aziende biotecnologiche, con tanto di membri del consiglio di amministrazione, CEO, etc. irresponsabili e ben pagati, è già nata, tutti tesi al governo per garantire un flusso di entrate senza fine per la sperimentazione biotecnologica. Questa industria è nata dalle vaghe promesse dei sognatori dei geni che sarà “sicura ed efficace” e dalla screditata nozione che le emissioni di metano degli animali siano al centro del cambiamento climatico», ha scritto il dott. Hatchard.

 

Il governo ha anche istituito una piattaforma RNA che verrà utilizzata per supportare le opportunità nel Paese in settori quali la salute umana e animale, basandosi sui progressi globali nelle tecnologie RNA, compresi i vaccini mRNA. Hanno già approvato investimenti nell’applicazione di vaccini mRNA al bestiame per affrontare problemi come la diarrea virale bovina (BVD).

 

Come sottolinea lo Hatchard, questa non è certo la vittoria della Nuova Zelanda che il governo vorrebbe far credere alla gente. Il pubblico non pare troppo interessato a mangiare cibo che ha alterato i geni, come dimostrano gli imbarazzanti fallimenti delle aziende di carne artificiale. L’anno scorso, Beyond Meat ha perso 53 milioni di dollari nel secondo trimestre e ha visto i suoi ricavi negli Stati Uniti scendere del 40%, mentre la rivale Impossible Foods ha tagliato il 20% della sua forza lavoro.

 

Eppure, per qualche ragione, il governo neozelandese sembra pensare che gli animali biotecnologici che vantano un basso profilo di metano saranno molto richiesti dai clienti internazionali, scrive Naturale News. Il dottore racconta un’esperienza che è stata l’opposto; quando lavorava alla Genetic ID, ha visto quanto profondi siano i sospetti della popolazione nei confronti del cibo geneticamente modificato, al punto che può essere venduto in grandi volumi solo in luoghi in cui non ci sono requisiti per etichettarlo.

 

«I nostri partner di esportazione acquistano i nostri prodotti agricoli basandosi sulla nostra immagine pulita e verde di erba nutrita. Perché buttarla via?», ha chiesto.

 

Si sta inoltre parlando di tecnologie di riduzione delle emissioni che li aiutino a ridurre le loro emissioni agricole del 30%entro il 2030, un lasso di tempo notevolmente breve. Il dottor Hatchardo ha sottolineato il parallelo con un’altra iniziativa frettolosa, il programma di vaccinazione COVID-19 «alla velocità della luce» («Warp Speed») che ha dato priorità alla distribuzione dei prodotti a scapito della sicurezza e dell’efficacia, e guarda dove ci ha portato.

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Come riportato da Renovatio 21, l’avvocato attivista americano Thomas Renz sostiene che l’mRNA è già nel cibo a causa di iniezioni fatte al bestiame in questi anni.

 

Tre mesi fa il lo Stato americano del Tennessee ha approvato un disegno di legge contro i vaccini mRNA negli alimenti.

 

L’anno scorso, tuttavia, era stata data dall’autorità alimentare americana FDA un’approvazione «sperimentale» per la carne a base di maiali OGM.

 

Vari scienziati e sostenitori della sicurezza alimentare mettono in discussione la sicurezza della tecnologia di modifica genetica — il CRISPR (brevi ripetizioni palindromiche regolarmente intervallate) — utilizzata dai ricercatori e sostenuta da investitori come Bill Gates, chiedendosi se i cibi prodotti dalla tecnologia siano davvero sicuri per il consumo umano.

 

Come ripetuto da Renovatio 21, Bill Gates, con i suoi investimenti miliardari in terreni agricoli, ricerche genetiche e imprese varie, di fatto sta preparando un «grande reset alimentare».

 

Come riportato da Renovatio 21, la crisi della filiera alimentare sperimentata in questi anni si è accompagnata da decine di incendi ed incidenti agli impianti di produzione di cibo in USA.

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CRISPR

Trapiantato con un rene di maiale OGM muore poche settimane dopo

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Rick Slayman, un uomo di 62 anni del Massachusetts, è morto non molto tempo dopo essere diventato la prima persona al mondo a ricevere un trapianto di rene di maiale.   Il trapianto in questione non era un normale rene di maiale, ma piuttosto un organo geneticamente modificato in cui erano stati rimossi diversi geni suini e introdotti diversi geni umani per garantire la compatibilità con il sistema immunitario dell’ospite – in pratica si tratta di maiali umanizzati con la bioingegneria allo scopo di essere utilizzati per gli xenotrapianti.   Il Massachusetts General Hospital, dove l’intervento ha avuto luogo a marzo, ha affermato che non vi è alcuna indicazione che la morte dello Slayman sia stata causata dal trapianto, ha osservato CBS News. Non è stata rilasciata alcuna ulteriore indicazione sulla causa della morte.   «Il signor Slayman sarà sempre visto come un faro di speranza per innumerevoli pazienti trapiantati in tutto il mondo e siamo profondamente grati per la sua fiducia e volontà di far avanzare il campo degli xenotrapianti», ha affermato l’ospedale in una nota, offrendo le condoglianze alla famiglia dello Slayman e ai suoi cari.

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L’uomo aveva ricevuto nel 2018 un trapianto di rene umano, che purtroppo ha iniziato a dare segni di cedimento nel 2023, rendendo necessario un altro trapianto Poche altre notizie sono filtrate dal caso.   Malgrado i titoli della stampa ne parlano come il primo paziente di questo tipo, c’è stato almeno un precedente: chirurghi dei trapianti dell’Università dell’Alabama a Birmingham e della NYU Langone Health hanno trapiantato reni da maiali geneticamente modificati in pazienti cerebralmente morti mantenuti in vita con ventilatori, dimostrando che i reni possono produrre urina e svolgere altre funzioni biologiche essenziali senza essere rigettati.   Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso era stata pubblicata una ricerca, realizzata sempre in Massachussetts, in cui si raccontava come una scimmia fosse vissuta per oltre due anni con un rene di maiale geneticamente modificato con la tecnologia CRISPR.   Il tema dei trapianti da maiali OGM è sempre più su tutti i giornali grazie al secondo di intervento biomedico di questo tipo.   Come riportato da Renovatio 21, a settembre 2023 i chirurghi di Baltimora hanno trapiantato il cuore di un maiale geneticamente modificato in un uomo con una malattia cardiaca terminale che non aveva altra speranza di cura, ha annunciato venerdì il Centro medico dell’Università del Maryland. Si è trattato del secondo caso di questo tipo: il primo paziente, David Bennett, 57 anni, era morto due mesi dopo il trapianto a causa di un virus suino, ma il cuore del maiale, fu detto, funzionava bene e non c’erano segni di rigetto acuto dell’organo, un rischio importante in tali procedure.   La ricerca sui maiali umanizzati avanza nella Repubblica Popolare Cinese, dove sono stati usati anche per la ricerca sul COVID. L’anno passato scienziati cinesi sono riusciti a creare con successo embrioni chimerici contenenti una combinazione di cellule umane e di maiale. Quando sono stati trasferiti in scrofe surrogate, i reni umanizzati in via di sviluppo avevano una struttura normale e una formazione di tubuli dopo 28 giorni.

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