Eutanasia
Un uomo quadriplegico canadese sceglie la morte assistita piuttosto che convivere con le piaghe da decubito

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Un uomo quadriplegico del Quebec ha scelto la morte assistita a causa di una piaga da decubito che ha contratto quando un ospedale non gli ha fornito uno speciale materasso a pressione.
Nel mese di gennaio Normand Meunier si è recato al pronto soccorso di un ospedale di Saint-Jérôme, nel Quebec, per un problema respiratorio. È rimasto in una barella per quattro giorni senza materasso che alleviasse la pressione e ha sviluppato enormi piaghe da decubito sulle natiche.
La miseria, a quanto pare, era così grande che ha chiesto l’eutanasia, o, come viene chiamata in Canada, MAiD. «Non voglio essere un peso. In ogni caso i pareri medici dicono che non sarò di peso a lungo; come dicono i vecchi, è meglio calciare il barattolo», ha detto Meunier.
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È morto il 29 marzo.
«Tutta questa storia è una vergogna», ha detto a CBC News Steven Laperrière, del Regroupement des attivisties pour l’inclusion au Québec (RAPLIQ), che sostiene le persone con disabilità . «Cosa facciamo per aiutare le persone disabili o malate a vivere dignitosamente prima di morire dignitosamente?»
Laperrière ha affermato che procurarsi un materasso adeguato non è come «cercare di mettere in orbita una navetta spaziale». «È piuttosto semplice… Nessuno mi convincerà che nel giro di poche ore non sarebbe stato possibile trovare il materasso adatto».
Le autorità sanitarie stanno indagando sulle circostanze della morte di Meunier.
Il bioeticista Trudo Lemmens, dell’Università di Toronto, ha commentato che questo incidente è «un esempio dei problemi del nostro sistema sanitario». Le persone vulnerabili si sentono come un peso.
«Poi il sistema risponde dicendo: “beh, hai accesso all’assistenza medica e alla possibilità di morire”», ha detto Lemmens. «L’assistenza medica in caso di morte è più facilmente disponibile e su base più regolare rispetto ad alcune delle cure più elementari».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Eutanasia
Cure palliative ed eutanasia: due progetti presentati all’Assemblea nazionale francese

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Eutanasia
La Toscana ha aperto al suicidio assistito. E le altre regioni?

Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una proposta di legge che regolamenta la morte volontaria medicalmente assistita, detta anche suicidio assistito.
Il testo di legge si basa sulla proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla ben nota Associazione Luca Coscioni, rappresentata dal noto attivista Marco Cappato, con alcune modifiche apportate dal consiglio regionale toscano.
La norma è stata approvata, manco a dirlo, grazie ai voti favorevoli dei partiti di centro sinistra che sostengono la giunta comunale guidata dal piddino Eugenio Giani, tra cui il PD, il Movimento 5 Stelle e Italia Viva.
Come da prassi ormai consolidata, per cui il compito di preparare il terreno per giungere all’approvazione di leggi di massima controversia bioetica è affidato ai giudici della Corte Costituzionale, a fare giurisprudenza è stata una sentenza del 2019 con cui la Consulta dichiarò la non punibilità di chi, in determinate condizioni, agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile che è causa di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili.
Il casus belli fu la morte procurata del tetraplegico dj Fabo, il quale, avendo manifestato la volontà di togliersi la vita e non potendolo fare in Italia, migrò in Svizzera accompagnato dal Cappato, il quale venne imputato per istigazione al suicidio e successivamente assolto.
Secondo la legge approvata dal consiglio regionale toscano, possono accedere alle procedure relative al suicidio medicalmente assistito le persone in possesso dei requisiti indicati dalle sentenze della Corte Costituzionale 242/2019 e 135/2024: il suicidio assistito è possibile quando la patologia è irreversibile, la persona vive sofferenze fisiche e psichiche che ritiene intollerabili, il paziente ha la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli ed è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Una commissione multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza dei requisiti, formata da un medico palliativista, uno psichiatra, uno psicologo, un anestesista, un medico legale e un infermiere, avrà il compito di valutare la richiesta di accedere al suicidio assistito da parte dell’interessato.
La commissione, dopo aver appunto verificato la sussistenza dei requisiti e che il paziente abbia ricevuto informazioni adeguate circa la possibilità di accedere ad un percorso di cure palliative, redigerà la relazione finale con gli esiti dell’accertamento che invierà all’Azienda sanitaria, che a sua volta la comunicherà al malato.
La Toscana è la prima regione ad approvare una legge sul suicidio assistito ma non si tratta del primo caso di persone «aiutate» a morire dal Servizio sanitario nazionale.
Una donna affetta da sclerosi multipla progressiva è morta nelle scorse settimane in una località della Lombardia, a seguito dell’auto somministrazione di un farmaco letale fornito proprio dal Sistema sanitario nazionale. La Regione Lombardia, riferisce alla stampa l’Associazione Luca Coscioni, ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere farlo. Infatti, la cinquantenne lombarda ha avuto la possibilità di accedere alla procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani.
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È fin troppo facile prevedere che in poco tempo la possibilità di accedere al suicidio assistito verrà estesa a chiunque ne farà richiesta, secondo l’ormai noto meccanismo del piano inclinato.
È altresì molto probabile che il requisito della volontà espressa dall’interessato potrà ad un certo punto essere bypassata da quella espressa dai suoi parenti, dal suo tutore legale oppure direttamente dalle commissioni che per il momento si limitano a verificare che la richiesta da parte del paziente soddisfi i requisiti di legge.
Del resto, si illude chi pensa che la ratio di tali sentenze di morte sia rispettare la volontà di chi vive situazioni di estrema sofferenza fisica e psichica.
L’obiettivo della Necrocultura è convincere gli esseri umani ad autoeliminarsi. Nella migliore delle ipotesi.
Alfredo De Matteo
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Zoo tedesco giustizia antilopi sane: eutanasie animali e certi ricordi

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