Bioetica
Pontificia Accademia della Vita artificiale: il Vaticano apre agli esseri umani prodotti in laboratorio

Un paio di settimane fa questo sito aveva notato – praticamente, unico al mondo – la strana udienza concessa a Bergoglio a Elon Musk e ad alcuni dei suoi nove figli.
Quei ragazzi, notavamo, erano stati tutti prodotti in laboratorio: una decisione programmatica presa da Musk dopo la morte in culla del suo primogenito.
Ci chiedevamo se potesse essere una svista protocollare: al cospetto del papa, un tempo, le mogli sposate da divorziati, o le concubine, non potevano essere ammesse… e anche le mogli non-cattoliche dei presidenti si dovevano velare.
Essendo che la riproduzione artificiale risultava ancora condannata dalla dottrina cattolica, ci domandavamo se si trattasse di sciatteria, o di totale ignoranza della realtà della chiesa, come ci possiamo aspettare dal pontificato del Bergoglio. Poi si insinuava il dubbio: forse, in verità, i preti che hanno permesso quella foto sanno perfettamente che quei ragazzi sono fatti in provetta. E sanno anche, quindi, che per farli avranno dovuto sacrificare tanti fratellini. In pratica, embrioni ammazzati, come in aborti multipli in un colpo solo, per il fine di produrre la vita umana in laboratorio, e appagare le proprie voglie famigliari borghesi.
Qualcosa avevamo intuito, in realtà sotto potrebbe esserci stato quello che è emerso solo in questi giorni: la fecondazione in vitro, condannata dal magistero della Chiesa per i suoi effetti mortali (milioni di embrioni uccisi!), morali (embrioni che vengono, eugeneticamente, scartati) e teologici (l’uomo che si sostituisce a Dio?), sta per essere sdoganata una volta per tutte.
Alla bisogna sta provvedendo la Pontificia Accademia per la Vita (PAV), che possiamo tranquillamente ribattezzare quindi Pontificia Accademia per la Vita sintetica, o, come già fanno molti in questi anni, Pontificia Accademia per la Morte, che è lo stesso.
La libreria Editrice Vaticana ha da pochi giorni pubblicato un testo, Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche, il quale unisce gli interventi ad un seminario bioetico della durata di tre giorni promosso dalla PAV.
A pagina 305 del volume si afferma l’incredibile: che la provetta non si sostituisce al rapporto sessuale, anzi è una terapia.
«Nella procreazione assistita omologa nelle sue varie forme, ovviamente evitando di ottenere “embrioni sovrannumerari”, la generazione non viene artificiosamente separata dal rapporto sessuale, perché questo è “di per sé” infecondo. Al contrario, la tecnica agisce come una forma di terapia che permette di rimediare alla sterilità, non sostituendosi al rapporto, ma permettendo la generazione».
La FIVET – fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrione – che non si sostituisce al rapporto?
Si tratta di una affermazione talmente falsa da essere sconvolgente: chiunque sa che non esiste nessun rapporto tra esseri umani nella riproduzione artificiale, tant’è che i mafiosi la utilizzano per procreare figli (facendo uscire in qualche modo il loro sperma dal carcere) e ottenere così sconti di pena.
Ma c’è di più: è chiaro che il testo voglia sdoganare ogni forma di riproduzione artificiale «nelle sue varie forme» presente sul mercato, e ridiamo pure sopra la storia della «procreazione omologa», paletto democristiano idiota che non cambia nulla – anche perché, come ha riportato questo sito, gli errori le cliniche li fanno piuttosto spesso.
Inoltre, davvero ci vogliamo prendere in giro con la storia degli «embrioni soprannumerari»? Davvero i preti bioetici credono di poter produrre un embrione alla volta, senza seguire l’iter di produrne in quantità, giudicarli, scartare quelli considerati inferiori (sì: puro hitlerismo da microscopio) e impiantarne in quantità, sperando che qualcuno attecchisca?
Ma chi vogliono prendere in giro?
Si tratta del solito teatrino delle marionette che la corrotta gerarchia cattolica mette in piedi per i catto-gonzi e per gli abbaiatori goscisti, mentre sposta il mondo verso l’apocalisse degli umanoidi.
La riprova è, per quelli che se la ricordano, la legge 40/2004. Quella che avrebbe dovuto porre fine, se si leggevano i titoli in cartellone, al «Far West procreatico» in Italia. Il risultato è che la legge 40 ad oggi ammazza più embrioni della legge 194/1978, ossia il libero aborto.
La legge fu ritenuta la «Cappella Sistina» delle false istanze pro-life italiote, che altro non erano se non propaggini dei vescovi compromessi con la Cultura della Morte. Chi la conosce, sa che in alcune sue parti pare addirittura essere stata scritta appositamente per essere demolita da giudici (leggetevi, ad esempio, i punti 1 e 4 dell’art.14) – e così è stato, con i vari divieti via via spazzati via dalle Corti di Giustizia, e il «Far West procreatico» non solo restaurato, ma legalizzato.
Ebbene, ricordiamo come la legge «cattolica» 40/2004 prevedeva la creazione di embrioni multipli in numero «comunque non superiore a tre».
Fateci capire: la PAV del vescovo Paglia ora parla di embrioni soprannumerari, quando 18 anni fa spingeva una legge per consentire l’impianto di almeno tre embrioni umani? Notate che anche questo limite, ovviamente, è stato disintegrato dai giudici.
Sì, è così, ci prendono in giro.
La realtà è che abbiano il sospetto che per decenni la gerarchia abbia lavorato per arrivare all’accettazione cattolica del bambino sintetico.
Il defunto Carlo Casini, sultano del prolifismo istituzionale, onorevole sia a Bruxelles che a Roma, in un articolo su La Discussione (quotidiano organo della DC fondato da De Gasperi, poi passato a CDU etc.) del novembre 1997 parlava con una certa chiarezza: «Il Magistero cattolico è contrario a gran parte delle tecniche PMA (=procreazione medicalmente assistita) perché cerca di tenere collegato l’aspetto unitivo con l’aspetto generativo dell’atto sessuale. Ma questo non appartiene al minimo etico che oggi lo Stato deve garantire».
Come come? La riproduzione artificiale come «minimo etico» garantito dallo Stato moderno?
Fateci capire: il capofila dell’antiabortismo di establishment, ritiene che lo Stato oggi debba consentire la provetta? Ritiene che il sacrificio degli embrioni (da cui lo stupido paletto della legge 40 sui tre individui da impiantare in utero) sia un «male minore» praticabile? Stiamo leggendo bene?
Ma che cos’è questo «minimo etico», a cui, con una legge sulla PMA, non solo non ci si è opposti, ma che si è statualizzato?
Dovete capire, all’epoca circolavano varie idee, per esempio quella dell’adozione degli embrioni crioconservati. In pratica, se c’è un embrione, anche fatto in provetta, esso deve essere impiantato, costi quello che costi. Tale idea fu alla base di campagne roboanti, quanto inutili, di comunicazione, anche in sede europea.
Consentendo la riproduzione artificiale, e considerando sempre e comunque un embrioni un essere umano da impiantare, i cattolici hanno spalancato giocoforza la porta a due mostruosità specifiche.
La prima, è la cosiddetta ectogenesi, pratica meglio conosciuta come utero artificiale. Si tratta di una tecnologia in arrivo tra qualche anno, alla quale l’Unione Europea di recente ha pure assicurato dei fondi.
Quindi: se abbiamo uteri artificiali a disposizione, vi faremo crescere tutti gli embrioni creati in laboratorio? La risposta parrebbe proprio essere di sì: ad una pratica artificiale, se ne aggiunge un’altra di altrettanto artificiale, nel grande solco di una riproduzione totalmente sintetica.
Va considerato che è impossibile, per chi ragione di questi temi, non considerare la possibilità dell’utero artificiale, per il semplice fatto che il supposto «avversario» del cattolico Casini al Comitato Nazionale di Bioetica (dove, in teoria, si dovrebbero scontrare dottori e bioetici laici contro quelli cattolici) aveva realizzato un vero e proprio esperimento di gestazione extracorporea nel 1986 a Bologna (sì, sempre lì).
Il dottor Flamigni aveva asportato l’utero di una paziente, ma gli venne in mente di tenerlo in vita artificialmente, e di impiantarci dentro un embrione, che, sorprendentemente, attecchì… L’esperimento fu quindi terminato, per paura delle ripercussioni: perfino papa Wojtyla, in visita in Emilia, si dice tuonò sulla questione, pur senza far nomi.
La seconda mostruosità a cui si apre la porta con l’idea della validità morale degli embrioni tecnologicamente ottenuti, è il fatto che, quindi, vanno impiantati e fatti crescere anche quelli che sono stati bioingegnerizzati, come le supergemelle cinesi, o come, in un futuro che magari è già qua, embrioni chimera uomo-animale.
Il lettore può capire bene che questa è esattamente la via cattolica alla creazione di una nuova umanità umanoide, con la sostituzione della discendenza di Adamo tramite esseri sintetici prodotti tramite la riprogenetica: e tutto con il bollino dei vescovi, l’imprimatur del «cattolicesimo» modernizzato.
Perché c’eravamo, nel 2005, quando politici goscisti e starlette di tutti i tipi invitavano ad andare a votare al referendum che avrebbe abrogato la legge 40… Poveri illusi. Persero il referendum (anche perché non andarono a votare nemmeno loro), tuttavia non vedevano che la strada era già programmata a loro favore da quegli stessi figuri che credevano di combattere, i cattolici.
C’erano i vescovi dietro la 40, come c’erano, con i democristiani che la firmarono, dietro la 194. E non è un caso, quindi, che vi siano stati monsignori come l’allora potentissimo Cardinal Ruini (il babau da cartellone che fa ringhiare poveri sinistroidi incapaci di comprendere minimamente questo disegno, che pure li favorisce) a difendere, in anni più recenti, la legge sull’aborto.
E non è un caso, quindi, che oggi si arrivi finalmente allo sdoganamento pontificio della riproduzione artificiale, cioè del bambino sintetico, cioè del nuovo corso umanoide del pianeta.
Di questa storia, bisogna ammetterlo, non leggerete da altre parti. Ed è tragico: perché è da questo che dipende il futuro dell’uomo. Senza una barriera, un katechon, che la religione può offrire alla mutazione tecnologica dell’umanità, non abbiamo speranza di fermare il processo.
Del resto, lo abbiamo visto: il Vaticano ora lavora non per fermare il nuovo paradigma, ma per spingerlo a più non posso: con la vaccinazione mRNA, è andata esattamente così (e noi di Renovatio 21, che avevamo tentato qualcosa nel 2019 in previsione di quello che poteva succedere, lo sappiamo bene): una trasformazione genetica della razza umana, impartita a quantità massiva di popolazione mondiale, sotto l’auspicio del papa in persona.
Sì, la chiesa di Bergoglio non è una cura possibile, è la malattia stessa che porterà il mondo verso l’apocalittica sostituzione umanoide.
Citiamo spesso questi versi della Rivelazione:
«La Bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall’Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà» (Ap 13, 8)
Ecco, degli «abitanti della terra» che però non appartengono al «libro della vita». Le immagini di San Giovanni sono oscure, tuttavia chiarissime.
«E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20,15)
Riflettete, cari cattolici, su queste questioni davvero apocalittiche – perché riguardano l’ora presente, vi riguardano personalmente, e decideranno il domani dei vostri figli.
Chiedetevi: cosa stanno facendo al «libro della Vita dell’Agnello immolato» (Ap 13, 8)?
Chi sono coloro che sono vi sono esclusi?
Chi sta adorando la Bestia?
Quanti finiranno nel lago infuocato?
Volete, davvero, seguire i pastori che si mettono contro l’Agnello?
Roberto Dal Bosco
Immagine di cirwintech via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
Bioetica
Ennesimo bambino morto dopo la circoncisione. È ora di dire basta

Un bambino nigeriano è morto pochi giorni fa in zona Castelli Romani dopo una circoncisione fatta in casa.
Secondo quanto riportato, una donna nigeriana sarebbe scesa in strada all’alba con in braccio il bambino sanguinante e privo di sensi. Trovati dei carabinieri in un posto di blocco vicino al capolinea della Metro, è stata chiamata l’ambulanza, che ha portato il bimbo al Policlinico di Tor Vergata, dove è stato dichiarato morto.
Le ferite lo avrebbe ucciso, dissanguandolo durante il trasporto. Morte per emorragia. Nella zona pubica. Sul corpicino è stata disposta l’autopsia. Si tratta di un bimbo di venti mesi.
È piuttosto chiaro cosa potrebbe essere successo: l’ennesima circoncisione domestica, come da costume di talune comunità immigrate africane. Si tratta, per certi musulmani ma anche per africani di diversa confessione religiosa, di un rituale cui sottopongono la prole magari servendosi dell’aiuto di qualche «esperto» o «esperta» della stessa comunità.
A quanto riportano i giornali nelle ultime ore, sarebbero state fermate due donne nigeriane, che – secondo la ricostruzione – avrebbero ricevuto da parte della madre del bambino la richiesta di praticare il rito di mutilazione in casa. Ora sarebbero ospiti del carcere di Rebibbia, accusate di omicidio preterintenzionale nonché di esercizio abusivo della professione, attendendo la convalida del provvedimento. I giornali dicono che in casa hanno trovato siringhe, medicinali e più di 4000 euro in contanti.
Non è il primo caso del genere. A Tivoli, nel 2018, morì un altro bambino nigeriano di appena due anni: aveva subito la circoncisione da parte di un sedicente medico; in quel caso, almeno, si salvò il gemello, portato d’urgenza in ospedale. Reggio Emilia, marzo 2019: neonato di famiglia ghanese, cinque mesi, morto dopo «diverse ore di agonia». Monterotondo, provincia di Roma, tre mesi prima: bimbo nigeriano di due anni morto per lo stesso motivo. Genova, aprile 2019, neonato morto nel quartiere Quezzi, e condannato a otto anni di carcere il nigeriano 34enne che aveva eseguito il taglio del prepuzio. Torino, giugno 2016: bebé di genitori ghanesi, circonciso in casa, morto in ospedale. Treviso, ottobre 2008: bimbo di due mesi morto per emorragia. Bari, luglio 2008: bambino deceduto per grave emorragia, «causata probabilmente da circoncisione fatta a domicilio».
La lista è sterminata: e si tratta solo dei casi visibili. Possono essercene alcuni di cui non si ha contezza: finiti nelle statistiche, mostruose, dei bambini che spariscono, o forse nemmeno in quelle.
Secondo dati ripetuti in questi giorni da tutti i giornali, le circoncisioni clandestine in Italia costituirebbero il 40% del totale. Su più di 15.000 circoncisioni richieste all’anno solo 8.500 vengono eseguite su territorio nazionale, mentre 6.500 operazioni di taglio del prepuzio sono effettuate nei Paesi d’origine dove gli immigrati tornano per «turismo etnico» (talvolta, come si è appreso, anche quando si dichiarano «rifugiati» e stanno facendo il percorso burocratico per essere riconosciuti tali totalmente a spese del contribuente italiano).
Nei Paesi di provenienza la circoncisione non è operata da medici – essendo più una questione socio-religiosa – e si risolve con un obolo, mentre in Italia l’operazione, condotta privatamente, può costare dai 2.500 ai 4.000 euro.
Secondo una sigla di medici stranieri operanti in Italia, il 99% delle famiglie musulmane circoncide il bambino quando ha ancora pochi mesi.
Ovviamente, il fenomeno non riguarda solo gli islamici, ma anche e soprattutto la comunità ebraica, dove, trattandosi di un rito ancora più strutturato – il Brit Milah: «patto del taglio» –, immaginiamo che la percentuale di circoncisi sia del 100%.
Abbiamo sentito, come sempre, levarsi le solite voci: rendiamolo gratuito e coperto senza problema dal Servizio Sanitario Nazionale. Come l’aborto, e, da qualche anno, anche la produzione di bambini in provetta. Non sono mancati in questi anni progetti affinché della circoncisione se ne possa usufruire presso la sanità pubblica.
Come riportato in passato da Renovatio 21, grazie alla legge 101 del 1989 che ratifica l’intesa tra l’Italia e le comunità ebraiche italiane, i maschi di religione ebraica e musulmana possono usufruire di alcuni progetti «clinico-culturali» ed essere circoncisi per 400 euro da un medico in regime di attività libero professionale. La prestazione è da considerarsi al di fuori dei LEA (Livelli essenziali assistenziali). Tra i sottoscrittori il Policlinico Umberto I di Roma, l’Associazione internazionale Karol Wojtyla, la Comunità ebraica di Roma e il Centro islamico culturale d’Italia.
Nessun, davvero, nessuno, si perita di riflettere un secondo su cosa la circoncisione rappresenti per il bambino – oltre che una possibile minaccia di morte.
«Il taglio genitale non terapeutico priva il bambino, quando diventerà l’adulto, dell’opportunità di rimanere geneticamente immodificato (o intatto)» hanno scritto due bioeticisti oxoniani i due bioeticisti Lauren Notini e Brian D. Earp, dimostrando che esiste qualcuno che ancora può mantenere una logica basica. «Plausibilmente, la persona le cui “parti private” saranno permanentemente influenzate dal taglio dovrebbe avere la possibilità di valutare se è ciò che desidera, alla luce delle loro preferenze e valori a lungo termine»
L’individuo circonciso perde per sempre la sua integrità, vedendosi amputata una parte del corpo straordinariamente ricca di terminazione nervose, che sono quelle che danno il piacere durante l’atto sessuale. In un Paese dove i «laici» (cioè gli anticristiani, i massoni, gli atei ossessi) si lamentano del fatto che il Battesimo non è giusto perché non rispetta la volontà del bambino, che non è in grado di scegliere e si ritrova addosso il volere dei genitori, è semplicemente pazzesco che nessuno muova un dito contro la mutilazione genitale.
Perché, a pensarci bene, qualcosa sul tema lo fanno – ma solo se riguarda le femmine. L’«infibulazione» è una pratica che – giustamente! – provoca ribrezzo, orrore. La sua realtà speculare, la circoncisione, no: è pura libertà religiosa, anzi, fermi tutti, è una cosa che fa bene, perché poi «è più pulito…»
Il doppio standard, ad ogni bambino che muore, ci diventa sempre più intollerabile. È ora di dire basta.
Circoncisione e infibulazione sono la stessa medesima pratica. Entrambe sono mutilazioni genitali. Entrambe hanno origini tribali, religiose. Entrambe non prevedono il consenso. Entrambe amputano irreversibilmente dei bambini, che diventeranno grandi alterati nelle parti anatomiche deputate alla sessualità.
Ma a livello di riflessione sull’argomento, c’è il vuoto. E non solo nell’opinione pubblica, ma pure ai convegni degli «esperti» di bioetica.
Anni fa abbiamo visto organizzare conferenze sull’infibulazione da professori di bioetica che non avevano alcuna contezza dei danni prodotti dalla circoncisione (resisi conto dell’esistenza della cosa, a cui non avevano giammai pensato mentre si occupavano cavallerescamente di mutilazione femminili, balbettano… «mandami materiale»).
Il taglio non è una cosa da poco. Si tratta di un numero enorme di terminazioni nervose vengono recise, rendendo le future esperienze sessuali del nascituro diverse da coloro che invece il prepuzio lo hanno conservato: ci è toccato di sentirlo ammettere alla Zanzara, principale trasmissione radio presso la radio di Confindustria (e abbiamo detto tutto), dove un cittadino israeliano italofono confessava che il piacere forse può essere minore, ma ciò, precisava con una punta di orgoglio, faceva guadagnare in longevità del rapporto sessuale.
Al di là delle battute, il niente. O meglio: c’è la paura. Guardate il caso dell’Islanda. Dopo aver operato per poibire di fatto i down (uccidendoli tutti in grembo materno), Reikiavik voleva legiferare contro la circoncisione.
«Ogni individuo, non importa di che sesso o di quanti anni dovrebbe essere in grado di dare il consenso informato per una procedura che è inutile, irreversibile e può essere dannosa», aveva dichiarato nel 2018 la deputata Silja Dögg Gunnarsdóttir, 44 anni, del Partito progressista dell’Althing, il Parlamento islandese. «Il suo corpo, la sua scelta». Chiaro: è lo slogan delle femministe e dell’aborto. È un dogma inscalfibile del mondo moderno. L’autonomia. Come no.
E invece no: il disegno di legge fu affondato. Le nanocomunità ebraiche e musulmane fecero campagna, e gli eredi dei vichinghi si sono subito spaventati: «l’impatto di questa legge sarebbe sentito molto al di là dei confini dell’Islanda», scriveva una lettera del Comitato degli affari esteri della Camera dei Rappresentanti, spiegando che la «mossa renderebbe l’Islanda la prima e unica nazione europea a mettere fuori legge la circoncisione. Mentre le popolazioni ebraiche e musulmane in Islanda possono essere poco numerose, il divieto di questo paese sarebbe sfruttato da coloro che alimentano la xenofobia e l’antisemitismo in Paesi con popolazioni più diversificate». Generosi: continuiamo a circoncidere i bambini qui così in Germania, in Slovacchia e in Italia i nazi non entrano in Parlamento. Non una grinza.
Per arrivare a tollerare tranquillamente la circoncisione serve un tipo di ginnastica mentale simile, serve essere pronti a difendere l’indifendibile – o semplicemente, a ignorare l’evidenza, e pure un po’ di storia.
La circoncisione è tollerata, forse, anche per la sua straordinaria diffusione presso gli americani. Contrariamente a ciò che possono pensare beceramente alcuni, la questione in nessun modo è legata ai rapporti tra l’ebraismo e gli USA. La fonte della pratica è la stessa dei cereali che con probabilità il lettore consuma il mattino: John Harvey Kellogg (1852-1943).
Il Kellogg era un dottore nutrizionista, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica. Tuttavia, un pensiero lo ossessionava: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile.
Ecco quindi che raccomandò la circoncisione come rimedio: si taglia subito il prepuzio al bambino e lui non si toccherà crescendo. La cosa ancora più allucinante è che anche i cereali da lui commerciati avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.
Kellogg, che come si è visto godeva di una certa influenza, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. Il Kellogg, inoltre, scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai a Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.
L’America odierna, e il mondo tutto, si trova quindi ancora alle prese con l’eredità di questo tizio: circoncisione e colazione con cereali tostati.
Due anni fa abbiamo riportato il caso dell’immigrato africano finito in carcere con l’accusa di aver infibulato le figlie mentre era, un classico, nel suo Paese d’origine in vacanza. Giusto. Per la mutilazione ai genitali maschili in carcere si va solo se il bambino muore, pare di capire.
Quanto ancora dovremmo vedere durare questo deserto dove non è possibile alcuna discussione?
Ci rendiamo conto: nessun politico vuole infilarsi in una simile tematica – nemmeno, soprattutto, quelli che, discesi dall’estrema destra, ora siedono al governo.
Sissì, faccenda delicata. Meglio non disturbare, far finta di niente, fischiettare. Intanto però la macelleria sessuale pediatrica continua.
E i bambini muoiono.
Roberto Dal Bosco
Bioetica
Donne in coma che affittano l’utero: la bioeticista dice di aver scherzato

Renovatio 21 riprende brani di questo articolo di Bioedge.
Una bioeticista norvegese, Anna Smajdor, ha recentemente presentato un caso per la «donazione gestazionale di tutto il corpo» – utilizzando gli uteri di donne in morte cerebrale come madri surrogate – in un importante giornale. La risposta era prevedibile. Come ha commentato in seguito:
«Sono stata definita una misogina, una nazista, una scienziata malvagia, un’analfabeta scientifica, un’estremista di estrema destra, un’estremista di estrema sinistra e molto altro. In mezzo a questo rumore e a questa furia, sembra che sia più divertente intraprendere una caccia alle streghe piuttosto che affrontare seriamente domande su cosa ci succede se e quando diventiamo cerebralmente morti».
Il suo scopo, ha spiegato, non era quello di avanzare questa proposta come seria, ma di giocare con l’idea e vedere fino a che punto potevano portarla le supposizioni sulla maternità surrogata e sulla donazione di organi.
L’editore della rivista in cui è apparsa la sua proposta, Theoretical Medicine and Bioethics, ha usato la controversia per spiegare perché le proposte oltraggiose hanno un posto nella bioetica.
Daniel Sulmasy insiste di non essere un sostenitore della «donazione gestazionale di tutto il corpo», ma sostiene che «tali argomenti possono contribuire all’etica (e alla bioetica in particolare) sia favorendo progressi più rapidi nel campo sia stimolando i difensori della status quo morale per approfondire gli argomenti che giustificano le posizioni comunemente accettate che questi argomenti sfidano».
L’articolo della Smajdor era una delle tre sfide alla saggezza convenzionale. Gli altri due erano ugualmente controversi. Uno aveva proposto un programma di doula sessuale finanziato dal welfare, partendo dal presupposto che il piacere sessuale è un diritto umano fondamentale anche per le persone con disabilità fisiche o mentali. L’altro chiedeva se i vegani dovrebbero avere figli e rispondeva di no. «Dopo tutto, gli esseri umani soffriranno nella vita e avere figli non è necessario per una buona vita. Quindi i vegani, e probabilmente anche i vegetariani, non dovrebbero avere figli».
Sulmasy crede che essere oltraggiosi non sia necessariamente una virtù. «I filosofi potrebbero assumere posizioni oltraggiose semplicemente per scioccare e attirare l’attenzione. Tali motivi scaturiscono dal cinismo e dal nichilismo. Si può fare etica in modo non etico. La posa di argomenti oltraggiosi non dovrebbe mai scaturire da tali motivi».
Michael Cook
Bioetica
Conferenza di Bioetica in Qatar?

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
La scelta della FIFA del Qatar per i Mondiali del 2022 ha suscitato enormi controversie etiche. E il suo abominevole record sui lavoratori migranti? E il suo record sulle questioni LGBTQ +? E i diritti delle donne?
Nessuno di questi è cambiato in modo sostanziale, il che rende sorprendente che l’Associazione Internazionale di Bioetica [IAB] abbia scelto Doha come sede della sua conferenza del 2024. Lo IAB spiega sul suo sito web:
«Il Congresso del 2024 rappresenta una serie di primati per lo IAB: è la prima volta che il Congresso sarà ospitato in Medio Oriente, nella regione del Golfo e in un paese arabo. Questo Congresso offre un’opportunità unica per l’IAB di espandere la sua portata a nuove regioni del mondo e di interagire con un pubblico più diversificato. IAB accoglie con favore l’opportunità di costruire ponti tra le culture, promuovere l’apprendimento reciproco tra i bioeticisti di tutto il mondo e, nel processo, adempiere alla sua missione di essere un’Associazione internazionale».
Non va bene, scrivono cinque bioeticisti olandesi sulla rivista Bioethics . La scelta del Qatar è «eticamente problematica».
Le questioni che hanno circondato la Coppa del Mondo perseguitano anche l’IAB: «rappresenteranno un problema per la libertà di parola e per un accesso diversificato, inclusivo ed equo, poiché non tutti si sentiranno liberi, sicuri o a proprio agio nel viaggiare in Qatar per questa conferenza».
Come se il benessere dei lavoratori migranti, delle persone LGBTQ+ e delle donne non fosse sufficiente, c’è l’impronta di carbonio della conferenza di cui preoccuparsi. L’aria condizionata nel Centro di ricerca per la legislazione e l’etica islamica sarà necessaria in un’area in cui le temperature superano i 45°C.
I bioeticisti olandesi sostengono che esiste un serio pericolo di «lavaggio etico» di un regime autoritario. Propongono:
«Se l’IAB vuole organizzare il suo Congresso mondiale in Qatar e noi come bioeticisti vogliamo partecipare, allora dovremmo iniziare a discutere ora su come affrontare le principali preoccupazioni morali che ci attendono per questo luogo, tra cui il rispetto dei diritti umani, la promozione della diversità, equità e inclusione e minimizzare l’impatto sul clima».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di Alex Sergeev via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)
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