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Bioetica

Pontificia Accademia della Vita artificiale: il Vaticano apre agli esseri umani prodotti in laboratorio

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Un paio di settimane fa questo sito aveva notato – praticamente, unico al mondo – la strana udienza concessa a Bergoglio a Elon Musk e ad alcuni dei suoi nove figli.

 

Quei ragazzi, notavamo, erano stati tutti prodotti in laboratorio: una decisione programmatica presa da Musk dopo la morte in culla del suo primogenito.

 

Ci chiedevamo se potesse essere una svista protocollare: al cospetto del papa, un tempo, le mogli sposate da divorziati, o le concubine, non potevano essere ammesse… e anche le mogli non-cattoliche dei presidenti si dovevano velare.

 

Essendo che la riproduzione artificiale risultava ancora condannata dalla dottrina cattolica, ci domandavamo se si trattasse di sciatteria, o di totale ignoranza della realtà della chiesa, come ci possiamo aspettare dal pontificato del Bergoglio. Poi si insinuava il dubbio: forse, in verità, i preti che hanno permesso quella foto sanno perfettamente che quei ragazzi sono fatti in provetta. E sanno anche, quindi, che per farli avranno dovuto sacrificare tanti fratellini. In pratica, embrioni ammazzati, come in aborti multipli in un colpo solo, per il fine di produrre la vita umana in laboratorio, e appagare le proprie voglie famigliari borghesi.

 

Qualcosa avevamo intuito, in realtà sotto potrebbe esserci stato quello che è emerso solo in questi giorni: la fecondazione in vitro, condannata dal magistero della Chiesa per i suoi effetti mortali (milioni di embrioni uccisi!), morali (embrioni che vengono, eugeneticamente, scartati) e teologici (l’uomo che si sostituisce a Dio?), sta per essere sdoganata una volta per tutte.

 

Alla bisogna sta provvedendo la Pontificia Accademia per la Vita (PAV), che possiamo tranquillamente ribattezzare quindi Pontificia Accademia per la Vita sintetica, o, come già fanno molti in questi anni, Pontificia Accademia per la Morte, che è lo stesso.

 

La libreria Editrice Vaticana ha da pochi giorni pubblicato un testo, Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche, il quale unisce gli interventi ad un seminario bioetico della durata di tre giorni promosso dalla PAV.

 

A pagina 305 del volume si afferma l’incredibile: che la provetta non si sostituisce al rapporto sessuale, anzi è una terapia.

 

«Nella procreazione assistita omologa nelle sue varie forme, ovviamente evitando di ottenere “embrioni sovrannumerari”, la generazione non viene artificiosamente separata dal rapporto sessuale, perché questo è “di per sé” infecondo. Al contrario, la tecnica agisce come una forma di terapia che permette di rimediare alla sterilità, non sostituendosi al rapporto, ma permettendo la generazione».

 

La FIVET – fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrione – che non si sostituisce al rapporto?

 

Si tratta di una affermazione talmente falsa da essere sconvolgente: chiunque sa che non esiste nessun rapporto tra esseri umani nella riproduzione artificiale, tant’è che i mafiosi la utilizzano per procreare figli (facendo uscire in qualche modo il loro sperma dal carcere) e ottenere così sconti di pena.

 

Ma c’è di più: è chiaro che il testo voglia sdoganare ogni forma di riproduzione artificiale «nelle sue varie forme» presente sul mercato, e ridiamo pure sopra la storia della «procreazione omologa», paletto democristiano idiota che non cambia nulla – anche perché, come ha riportato questo sito, gli errori le cliniche li fanno piuttosto spesso.

 

Inoltre, davvero ci vogliamo prendere in giro con la storia degli «embrioni soprannumerari»? Davvero i preti bioetici credono di poter produrre un embrione alla volta, senza seguire l’iter di produrne in quantità, giudicarli, scartare quelli considerati inferiori (sì: puro hitlerismo da microscopio) e impiantarne in quantità, sperando che qualcuno attecchisca?

 

Ma chi vogliono prendere in giro?

 

Si tratta del solito teatrino delle marionette che la corrotta gerarchia cattolica mette in piedi per i catto-gonzi e per gli abbaiatori goscisti, mentre sposta il mondo verso l’apocalisse degli umanoidi.

 

La riprova è, per quelli che se la ricordano, la legge 40/2004. Quella che avrebbe dovuto porre fine, se si leggevano i titoli in cartellone, al «Far West procreatico» in Italia. Il risultato è che la legge 40 ad oggi ammazza più embrioni della legge 194/1978, ossia il libero aborto.

 

La legge fu ritenuta la «Cappella Sistina» delle false istanze pro-life italiote, che altro non erano se non propaggini dei vescovi compromessi con la Cultura della Morte. Chi la conosce, sa che in alcune sue parti pare addirittura essere stata scritta appositamente per essere demolita da giudici (leggetevi, ad esempio, i punti 1 e 4 dell’art.14) – e così è stato, con i vari divieti via via spazzati via dalle Corti di Giustizia, e il «Far West procreatico» non solo restaurato, ma legalizzato.

 

Ebbene, ricordiamo come la legge «cattolica» 40/2004 prevedeva la creazione di embrioni multipli in numero «comunque non superiore a tre».

 

Fateci capire: la PAV del vescovo Paglia ora parla di embrioni soprannumerari, quando 18 anni fa spingeva una legge per consentire l’impianto di almeno tre embrioni umani? Notate che anche questo limite, ovviamente, è stato disintegrato dai giudici.

 

Sì, è così, ci prendono in giro.

 

La realtà è che abbiano il sospetto che per decenni la gerarchia abbia lavorato per arrivare all’accettazione cattolica del bambino sintetico.

 

Il defunto Carlo Casini, sultano del prolifismo istituzionale, onorevole sia a Bruxelles che a Roma, in un articolo su La Discussione (quotidiano organo della DC fondato da De Gasperi, poi passato a CDU etc.) del novembre 1997 parlava con una certa chiarezza: «Il Magistero cattolico è contrario a gran parte delle tecniche PMA (=procreazione medicalmente assistita) perché cerca di tenere collegato l’aspetto unitivo con l’aspetto generativo dell’atto sessuale. Ma questo non appartiene al minimo etico che oggi lo Stato deve garantire».

 

Come come? La riproduzione artificiale come «minimo etico» garantito dallo Stato moderno?

 

Fateci capire: il capofila dell’antiabortismo di establishment, ritiene che lo Stato oggi debba consentire la provetta? Ritiene che il sacrificio degli embrioni (da cui lo stupido paletto della legge 40 sui tre individui da impiantare in utero) sia un «male minore» praticabile? Stiamo leggendo bene?

 

Ma che cos’è questo «minimo etico», a cui, con una legge sulla PMA, non solo non ci si è opposti, ma che si è statualizzato?

 

Dovete capire, all’epoca circolavano varie idee, per esempio quella dell’adozione degli embrioni crioconservati. In pratica, se c’è un embrione, anche fatto in provetta, esso deve essere impiantato, costi quello che costi. Tale idea fu alla base di campagne roboanti, quanto inutili, di comunicazione, anche in sede europea.

 

Consentendo la riproduzione artificiale, e considerando sempre e comunque un embrioni un essere umano da impiantare, i cattolici hanno spalancato giocoforza la porta a due mostruosità specifiche.

 

La prima, è la cosiddetta ectogenesi, pratica meglio conosciuta come utero artificiale. Si tratta di una tecnologia in arrivo tra qualche anno, alla quale l’Unione Europea di recente ha pure assicurato dei fondi.

 

Quindi: se abbiamo uteri artificiali a disposizione, vi faremo crescere tutti gli embrioni creati in laboratorio? La risposta parrebbe proprio essere di sì: ad una pratica artificiale, se ne aggiunge un’altra di altrettanto artificiale, nel grande solco di una riproduzione totalmente sintetica.

 

Va considerato che è impossibile, per chi ragione di questi temi, non considerare la possibilità dell’utero artificiale, per il semplice fatto che il supposto «avversario» del cattolico Casini al Comitato Nazionale di Bioetica (dove, in teoria, si dovrebbero scontrare dottori e bioetici laici contro quelli cattolici) aveva realizzato un vero e proprio esperimento di gestazione extracorporea nel 1986 a Bologna (sì, sempre lì).

 

Il dottor Flamigni aveva asportato l’utero di una paziente, ma gli venne in mente di tenerlo in vita artificialmente, e di impiantarci dentro un embrione, che, sorprendentemente, attecchì… L’esperimento fu quindi terminato, per paura delle ripercussioni: perfino papa Wojtyla, in visita in Emilia, si dice tuonò sulla questione, pur senza far nomi.

 

La seconda mostruosità a cui si apre la porta con l’idea della validità morale degli embrioni tecnologicamente ottenuti, è il fatto che, quindi, vanno impiantati e fatti crescere anche quelli che sono stati bioingegnerizzati, come le supergemelle cinesi, o come, in un futuro che magari è già qua, embrioni chimera uomo-animale.

 

Il lettore può capire bene che questa è esattamente la via cattolica alla creazione di una nuova umanità umanoide, con la sostituzione della discendenza di Adamo tramite esseri sintetici prodotti tramite la riprogenetica: e tutto con il bollino dei vescovi, l’imprimatur del «cattolicesimo» modernizzato.

 

Perché c’eravamo, nel 2005, quando politici goscisti e starlette di tutti i tipi invitavano ad andare a votare al referendum che avrebbe abrogato la legge 40… Poveri illusi. Persero il referendum (anche perché non andarono a votare nemmeno loro), tuttavia non vedevano che la strada era già programmata a loro favore da quegli stessi figuri che credevano di combattere, i cattolici.

 

C’erano i vescovi dietro la 40, come c’erano, con i democristiani che la firmarono, dietro la 194. E non è un caso, quindi, che vi siano stati monsignori come l’allora potentissimo Cardinal Ruini (il babau da cartellone che fa ringhiare poveri sinistroidi incapaci di comprendere minimamente questo disegno, che pure li favorisce) a difendere, in anni più recenti, la legge sull’aborto.

 

E non è un caso, quindi, che oggi si arrivi finalmente allo sdoganamento pontificio della riproduzione artificiale, cioè del bambino sintetico, cioè del nuovo corso umanoide del pianeta.

 

Di questa storia, bisogna ammetterlo, non leggerete da altre parti. Ed è tragico: perché è da  questo che dipende il futuro dell’uomo. Senza una barriera, un katechon, che la religione può offrire alla mutazione tecnologica dell’umanità, non abbiamo speranza di fermare il processo.

 

Del resto, lo abbiamo visto: il Vaticano ora lavora non per fermare il nuovo paradigma, ma per spingerlo a più non posso: con la vaccinazione mRNA, è andata esattamente così (e noi di Renovatio 21, che avevamo tentato qualcosa nel 2019 in previsione di quello che poteva succedere, lo sappiamo bene): una trasformazione genetica della razza umana, impartita a quantità massiva di popolazione mondiale, sotto l’auspicio del papa in persona.

 

Sì, la chiesa di Bergoglio non è una cura possibile, è la malattia stessa che porterà il mondo verso l’apocalittica sostituzione umanoide.

 

Citiamo spesso questi versi della Rivelazione:

 

«La Bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall’Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà» (Ap 13, 8)

 

Ecco, degli «abitanti della terra» che però non appartengono al «libro della vita». Le immagini di San Giovanni sono oscure, tuttavia chiarissime.

 

«E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20,15)

 

Riflettete, cari cattolici, su queste questioni davvero apocalittiche – perché riguardano l’ora presente, vi riguardano personalmente, e decideranno il domani dei vostri figli.

 

Chiedetevi: cosa stanno facendo al «libro della Vita dell’Agnello immolato» (Ap 13, 8)?

 

Chi sono coloro che sono vi sono esclusi?

 

Chi sta adorando la Bestia?

 

Quanti finiranno nel lago infuocato?

 

Volete, davvero, seguire i pastori che si mettono contro l’Agnello?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di cirwintech via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bioetica

Il Patriarcato ortodosso di Mosca dice che sempre più cliniche private rifiutano gli aborti

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Oltre 500 centri medici privati ​​hanno rifiutato di fornire servizi di aborto nonostante fossero autorizzati a farlo, ha affermato la Chiesa ortodossa russa. Ciò avviene nel bel mezzo di un’iniziativa pro-life del Patriarcato e di una spinta statale per aumentare i tassi di natalità in Russia.

 

Il capo della Chiesa Ortodossa Russa, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Cirillo I, ha incontrato giovedì i massimi esponenti del clero e il vicepresidente della Commissione demografica della Camera pubblica della Federazione Russa.

 

«Secondo i partecipanti all’incontro, più di 71 regioni della Federazione Russa hanno sostenuto l’iniziativa di Sua Santità il Patriarca di limitare l’aborto; 502 cliniche private in Russia hanno rifiutato di eseguire aborti, ovvero il 18% di tutte le cliniche autorizzate a eseguire aborti», si legge nella dichiarazione della Chiesa Ortodossa Russa.

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In Russia, gli aborti sono legali e la pratica è coperta dal sistema sanitario nazionale. Una gravidanza può essere interrotta fino a 12 settimane di sviluppo su richiesta della donna e fino a 22 settimane per motivi sociali, come il risultato di uno stupro o in caso di morte o disabilità del marito. Gli aborti in fase avanzata possono essere eseguiti solo per motivi medici.

 

In entrambi i casi, ci sono periodi di attesa obbligatori dopo che la donna ha fatto domanda per la procedura, per consentire il tempo di consultazione. Una gravidanza può essere legalmente interrotta in qualsiasi fase per motivi medici.

 

Il presidente russo Vladimir Putin si è rifiutato di sostenere le richieste di un divieto totale degli aborti. Invece, ha ripetutamente parlato della necessità che il governo incoraggi le famiglie russe ad avere più figli. Diverse misure adottate dallo Stato russo, negli ultimi anni, vanno in questa direzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’intenzione di non vietare l’aborto era stata reiterata pochi mesi fa dalla presidente della Camera alta del Parlamento russo, Valentina Matvienko.

 

La maggioranza della popolazione russa si oppone agli aborti senza ragioni mediche, ha affermato il Patriarcato, citando un sondaggio condotto all’inizio di quest’anno.

 

Almeno il 77% dei russi considera un feto un essere umano, ha affermato uno studio sociologico condotto dal Centro di sociologia dell’Accademia russa delle scienze (RAN). Solo il 18% ha sostenuto che un bambino diventa umano solo alla nascita. Quasi tre quarti degli intervistati erano contrari all’aborto per scelta, prospettive o per ragioni economiche, consentendo l’aborto solo in presenza di problemi medici, secondo i dati del sondaggio.

 

L’anno scorso, i tassi di natalità nella Federazione Russa hanno raggiunto il minimo degli ultimi 24 anni, secondo le statistiche ufficiali.

 

Il numero di aborti, nel frattempo, è in costante calo dagli anni Novanta, a un tasso di circa il 6% annuo.

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Nel Paese aumentano le iniziative a favore della vita.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni è emerso che le cliniche prenatali nella città di Ivanovo, nella Russia occidentale, cercheranno di dissuadere le donne dall’aborto mostrando loro modelli di embrioni nella vita reale, hanno riferito i media locali.

 

La Repubblica di Mordovia l’anno scorso è divenuta ufficialmente la prima della Federazione a vietare ufficialmente la promozione dell’aborto.

 

«L’aborto distrugge il futuro», aveva tuonato nove mesi fa il patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

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Immagine di Saint-Petersburg Theological Academy via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0

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La città russa di Ivanovo mostrerà gli embrioni alle donne che vogliono abortire

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Le cliniche prenatali nella città di Ivanovo, nella Russia occidentale, cercheranno di dissuadere le donne dall’aborto mostrando loro modelli di embrioni nella vita reale, hanno riferito i media locali. L’iniziativa arriva mentre la Russia mira a migliorare il suo tasso di natalità per affrontare una popolazione in calo.   Tre cliniche della città avrebbero ricevuto set contenenti cinque modelli che rappresentano le fasi di sviluppo che attraversano i feti durante i primi tre mesi di gravidanza. I set sono stati donati da una coppia sposata che ha preferito rimanere anonima, ha scritto mercoledì il portale di notizie di Ivanovo Kstati.news. L’iniziativa è sostenuta dalle autorità sanitarie locali, ha aggiunto l’emittente.   Le ostetriche mostreranno i set alle donne che stanno pensando di interrompere la gravidanza come parte di una visita pre-aborto obbligatoria. Inoltre, per legge, qualsiasi donna che desideri abortire in Russia deve attendere una settimana prima di sottoporsi alla procedura.

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L’aborto è legale in Russia ed è coperto dal sistema sanitario nazionale. La gravidanza può essere interrotta fino a 12 settimane di gestazione su richiesta della donna, fino a 22 settimane per motivi sociali come il risultato di uno stupro o in caso di morte del marito, e in qualsiasi fase per motivi medici.   Il tasso di aborto nel Paese è diminuito in media del 6% ogni anno, secondo le statistiche ufficiali. Nel 2022, sono state registrate circa 38 interruzioni di gravidanza ogni 100 nascite.   Il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca di Mosca Cirillo, l’anno scorso ha descritto il tasso di aborto come un «disastro nazionale». La chiesa ortodossa respinge l’argomentazione secondo cui l’interruzione di gravidanza dovrebbe essere consentita finché l’embrione non raggiunge un certo stadio di sviluppo.   «L’aborto distrugge il futuro», aveva tuonato nove mesi fa il patriarca di Mosca e di tutte le Russie.   Il presidente russo Vladimir Putin si è rifiutato di sostenere le richieste di un divieto totale degli aborti. Invece, ha ripetutamente parlato della necessità che il governo incoraggi le famiglie russe ad avere più figli. Diverse misure adottate dallo Stato russo, negli ultimi anni, vanno in questa direzione.   Come riportato da Renovatio 21, l’intenzione di non vietare l’aborto era stata reiterata pochi mesi fa dalla presidente della Camera alta del Parlamento russo, Valentina Matvienko.

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Come molte altre regioni russe, anche Ivanovo ha registrato negli ultimi anni un costante calo demografico, con un tasso di mortalità che ha superato di due o tre volte quello di natalità.   Secondo le statistiche ufficiali, l’anno scorso il tasso di natalità in Russia è crollato al livello più basso dal 1999. Uno studio recente condotto dal centro di analisi macroeconomica CMASF ha suggerito che la tendenza potrebbe tradursi in un calo significativo della popolazione e portare a vari problemi per l’economia.   Migliorare la situazione demografica e raggiungere una crescita sostenibile dei tassi di natalità è una questione di vita o di morte per la Russia, ha affermato all’inizio di quest’anno il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   La Repubblica di Mordovia l’anno scorso è divenuta ufficialmente la prima della Federazione a vietare ufficialmente la promozione dell’aborto.   Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo deputati russi stanno avanzando una legge che etichetta l’ideologia dei «senza figli» come «estremista» e per questo perseguibile.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Ex presidente argentino accusato di aver costretto la moglie ad abortire

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Mercoledì 30 dicembre 2020, il Senato argentino ha approvato una legge che legalizza l’aborto. Dopo una sessione maratona di 12 ore, i legislatori hanno votato 38-29 (con un’astensione) per consentire l’aborto su richiesta fino a 14 settimane e, dopo tale data, in caso di stupro o pericolo per la vita della madre.

 

«Nel giro di una notte, l’Argentina è passata dall’essere una roccaforte pro-life a uno dei regimi abortivi più permissivi del continente» scrive LifeSiteNews.

 

Solo due anni prima, i legislatori avevano votato 38 a 31 contro la legalizzazione dell’aborto dopo un dibattito durato oltre 15 ore; nei mesi precedenti al voto, i pro-life avevano una «Giornata nazionale di azione», più di 3 milioni di pro-life si erano radunati in tutto il Paese.

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Tuttavia nel 2019, il candidato di sinistra Alberto Fernández è stato eletto presidente e ha giurato di legalizzare l’aborto.

 

«L’aborto sicuro, legale e gratuito è ora legge», aveva twittato il Fernández dopo il voto. «Oggi siamo una società migliore che amplia i diritti delle donne e garantisce la salute pubblica». Gli attivisti pro-life sospettavano che Fernández avesse lavorato duramente per spingere i legislatori a legalizzare l’aborto con ogni mezzo necessario.

 

«Da allora, abbiamo scoperto molto che fa luce sulla visione di Fernández dei “diritti delle donne”» scrive Jonaton Van Maren su LifeSite. «All’inizio di questo mese, l’ex First Lady Fabiola Yanez ha presentato una denuncia legale contro l’ex presidente, che ha lasciato l’incarico nel 2023. Sostiene che Fernández l’ha picchiata durante il suo mandato».

 

Il presidente Javier Milei, il libertario pro-life che lo ha sostituito, ha immediatamente evidenziato «l’ipocrisia progressista» dei politici di sinistra che predicavano «la truffa che chiamano “politiche di genere”» mentre si comportavano in modo spaventoso nella loro vita privata.

 

Oltre alla presunta violenza domestica, che includerebbe violenti schiaffi e un occhio nero, è stato anche rivelato che il paladino «pro-choice» Alberto Fernández avrebbe anche costretto la moglie ad abortire.

 

Mentre testimoniava al consolato argentino di Madrid, in Spagna, l’ex giornalista 43enne ha accusato l’ex presidente di «violenza riproduttiva» per averla costretta ad abortire nel 2016. Yanez afferma di aver provato sia «sorpresa» che «gioia» quando è rimasta incinta, ma Fernández ha avuto una reazione diversa.

 

Fernández le avrebbe fatto subito pressione perché abortisse, dicendole senza mezzi termini: «Dobbiamo risolvere la cosa. Devi abortire».

 

«Questa volta, riguardo al nostro bambino non ancora nato, mi ha detto: “Questo non può succedere, sono sotto shock”» ha dichiarato la Yanez. Poi, dice la donna, ha iniziato a «ignorarla completamente». Alla fine, lei ha ceduto alle sue pressioni e ha abortito. Ora dice che è stata «la decisione peggiore».

 

L’arrivo dell’aborto in Argentina è stato segnato da battaglie non indifferenti, talvolta con orde urlanti di femministe nude che attaccavano chiese, difese solo da catene umane di fedeli che recitavano il rosario mentre donne discinte ed inferocite lanciavano loro contro di tutto.

 

 

 

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Come riportato da Renovatio 21, l’attuale presidente argentino, Milei, si è detto a più riprese nemico dell’aborto, al punto da ribadirlo anche sul palco del World Economic Forum di Davos.

 

Il partito del presidente, La Libertad Avanza, a inizio anno ha presentato un disegno di legge per la proibizione di tutti gli aborti in Argentina.

 

Nel frattempo il Paese registra casi di dottori incarcerati per aver rifiutato di procurare aborti.

 

L’anno scorso la Corte Suprema messicana ha depenalizzato il feticidio. Tuttavia in altri Paesi sudamericani la pratica resta vietata. Di fatto, non è possibile uccidere legalmente la propria prole in El Salvador, Honduras, Nicaragua, Haiti e nella Repubblica Dominicana.

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Immagine di or Palácio do Planalto via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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