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La fecondazione in provetta in Italia uccide 171.730 embrioni in un anno

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Renovatio 21 pubblica questo comunicato dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici  (AIGOC).

 

 

 

 

 

La relazione annuale del Ministro della Salute sulla legge 40/2004 relativa all’anno 2018 si è fatta molto attendere 19 mesi, ma non ha pagato la lunga attesa con l’offerta di dati completi e chiari.

 

In toto (fecondazione extracorporea omologa+eterologa) il numero è rimasto costante, anche se sono aumentati i cicli omologhi con scongelamento ed il numero di coppie e di cicli di eterologa.

 

È diminuito il numero degli embrioni trasferiti in utero ed aumentato notevolmente il numero di quelli crioconservati (vedi tabella sotto riportata).

 

 

 

Pur essendo cresciuto il numero delle coppie trattate con scongelamento di embrioni/ovociti (+9,8% /2017) e dei cicli con scongelamento (+12,0% / 2017) il numero dei nati vivi rimane inalterato!

La tabella 1S riporta in sintesi i dati relativi a tutti i cicli di omologa ed evidenzia come pur essendo cresciuto il numero delle coppie trattate con scongelamento di embrioni/ovociti (+9,8% /2017) e dei cicli con scongelamento (+12,0% / 2017) il numero dei nati vivi rimane inalterato!

 

 

La tabella 3, che sintetizza i dati dell’omologa con scongelamento di embrioni e/od ovociti, ci fa vedere chiaramente che ad un’età della donna ≥39 anni – nonostante i cicli di trattamento siano superiori al numero di coppie trattate (369 nelle donne di 40-42 anni; 2.319 nelle donne ≥43 anni), congelare gli ovociti non è affatto utile e proficuo per il basso tasso di coppie con figli in braccio (0,06% nelle donne ≥43 trattate con ovuli scongelati)!

 

Ad un’età della donna ≥39 anni – nonostante i cicli di trattamento siano superiori al numero di coppie trattate , congelare gli ovociti non è affatto utile e proficuo per il basso tasso di coppie con figli in braccio (0,06% nelle donne ≥43 trattate con ovuli scongelati)!

Anche i dati offerti dalla fecondazione eterologa con donazione di liquido seminale confermano la difficoltà a concepire delle donne di età ≥43 anni, in cui la percentuale di gravidanze non supera il 3,85%, mentre la media nello stesso gruppo è del 23,17%.

 

 

Chi ha la pazienza e la perseveranza di leggere attentamente e di verificare quanto legge si accorgerà, che ad un certo punto si afferma nella tabella 3.4.26 di pagina 127 che gli embrioni formati sono 98.673, mentre nella tabella 3.4.13 ci vengono offerti dati completamente diversi, che si possono leggere nella tabella 4 a fianco riportata.

Perché continuare a bombardare le donne con alte dosi di gonadotropine per far maturare un gran numero di ovociti – esponendo le donne a severe sindromi da ipestimolazione ovarica – quando gran parte (88.158) di questi ovociti prelevati non sono stati utilizzati e 13.740 sono stati crioconservati?

 

Nella relazione leggiamo che nell’omologa i trasferimenti in utero con 1-2 embrioni sono l’88,5%, cui si aggiunge un 10,9% di trasferimenti con 3 embrioni, mentre i trasferimenti con 4 o più embrioni sono lo 0,6% e rappresentano l’1,1% dei trasferimenti nelle donne di 40-42 anni e l’1,2% nelle donne di età ≥43 anni.

 

Sorge spontanea una domanda: perché continuare a bombardare le donne con alte dosi di gonadotropine per far maturare un gran numero di ovociti – esponendo le donne a severe sindromi da ipestimolazione ovarica (306 cicli sospesi prima del prelievo; in 221 cicli è stato richiesto il congelamento di tutti gli ovociti ed in altri 1.551 la sospensione del trasferimento in utero per rischio OHSS ed il congelamento di tutti gli embrioni) – quando gran parte (88.158) di questi ovociti prelevati non sono stati utilizzati e 13.740 sono stati crioconservati?

 

L’annuale relazione del Ministro della Salute sull’applicazione della legge 40/2004 è indirizzata al Parlamento, che nella nostra Costituzione è l’organo deputato a legiferare, in modo che tenendo conto dei risultati offerti dalle relazioni annuali valuti se occorre intervenire per modificare la legge in base agli effetti verificati.

 

Sorge, dunque un primo problema: il Ministro della Salute e chi collabora con lui per stilare queste relazioni hanno presente questo obiettivo primario o pensano che sia una
pura formalità?

 

Noi propendiamo per la seconda ipotesi, perché le relazioni anno dopo anno si arricchiscono di immagini fumose e si impoveriscono di dati molto importanti oltre a tollerare che ci siano centri che non forniscono i dati necessari per una completa e corretta visione della situazione.

Sono passati quasi 12 anni ed il Parlamento non si è accorto che in questo periodo nei crioconservatori italiani stanno sospesi nell’azoto liquido almeno 63.740 embrioni, che continuano a crescere ogni anno, cui si aggiungono i crioconservatori per l’eterologa importati dall’estero e non utilizzati!

 

Il 13 maggio 2009 è stata pubblicata sulla G.U. la sentenza della Corte Costituzionale n.151, che dichiarava l’illegittimità dell’art. 14 comma 2 della legge 40, che stabiliva in 3 il numero massimo di embrioni da fecondare e da impiantare in utero in un unico e contemporaneo impianto.

 

Sono passati quasi 12 anni ed il Parlamento non si è accorto che in questo periodo nei crioconservatori italiani stanno sospesi nell’azoto liquido almeno 63.740 embrioni, che continuano a crescere ogni anno, cui si aggiungono i crioconservatori per l’eterologa importati dall’estero e non utilizzati!

 

Un Parlamentare attento alla salute delle donne e alle casse dello Stato, che ha inserito nel frattempo queste tecniche nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), non dovrebbe dormire sonni tranquilli se ha letto con attenzione queste relazioni.

 

Nella relazione viene omessa la notizia riportata nel Primo Rapporto ItOSS. Sorveglianza della Mortalità Materna negli anni 2013-2017, pubblicato nel 2019 dall’Istituto Superiore della Sanità, nel quale a pagina 19 si legge «Oltre all’obesità un’altra condizione frequente tra le donne decedute è il ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). L’11,3% delle mortimaterne (12/106) riguarda donne che hanno concepito mediante tecniche di PMA (6 ICSI, 5 FIVET e 1 tecnica non nota)».

 

Oltre all’obesità un’altra condizione frequente tra le donne decedute è il ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). L’11,3% delle mortimaterne (12/106) riguarda donne che hanno concepito mediante tecniche di PMA (6 ICSI, 5 FIVET e 1 tecnica non nota)» Rapporto ItOSS. Sorveglianza della Mortalità Materna  2013-2017

«La percentuale di morti materne associate a PMA rilevata dal Sistema di sorveglianza del Regno Unito è pari al 4%, molto più bassa di quella italiana. La proporzione di gravidanze ottenute mediante tecniche di PMA è invece analoga nei due Paesi, pari a circa il 2% (5, 7, 8) e pertanto non giustifica la diversità nella frequenza degli esiti. L’unica differenza che sembra associabile alla minore proporzione di morti materne nel Regno Unito riguarda la norma vigente in quel Paese in base alla quale il Servizio sanitario pubblico non offre PMA alle donne con IMC ≥ 30 Kg/m2 e/o età ≥ 42 anni».

 

«Controllando tali caratteristiche nelle donne decedute in Italia emerge che 7/12 hanno IMC ≥ 30Kg/m2 e 4/12 un’età ≥ 42 anni. Alla luce di questi dati riteniamo opportuno considerare anche nel nostro Paese una possibile regolamentazione dei criteri di accesso alle tecniche di PMA nel Servizio sanitario pubblico».

 

«La revisione dei casi segnalati alla sorveglianza ItOSS ha infatti evidenziato alcune criticità quali, per esempio, due donne che avevano concepito mediante PMA e che sono decedute per tromboembolia, una dopo un aborto spontaneo in gravidanza gemellare a 42 anni di età e con IMC = 39 Kg/m2 e una seconda deceduta alla 19esima settimana di gravidanza all’età di 43 anni e IMC = 31 Kg/m2. Il 55,4% delle donne decedute è nullipara e 10 delle 106 gravidanze esitate in morte materna sono multiple, 8 delle quali a seguito di
concepimenti da PMA».

 

I dati esposti a proposito delle donne di età ≥ 42 anni dovrebbero far riflettere il Parlamento e far prendere coscienza che non si può accettare che sia un TAR a togliere il limite di età per accedere alla fecondazione extracorporea né che un ministro inserisca tecniche pericolose e poco efficaci senza limiti nei LEA, che espongono pure a maggiore rischio di morte le donne che vi accedono.

 

Anche il «liberi tutti» della sentenza n. 162 del 2014, che ha abolito il divieto delle tecniche di PMA eterologa ha urgente bisogno dell’intervento del Parlamento: ad esempio che cosa significa «doppia donazione»?

I dati esposti a proposito delle donne di età ≥ 42 anni dovrebbero far riflettere il Parlamento e far prendere coscienza che non si può accettare che sia un TAR a togliere il limite di età per accedere alla fecondazione extracorporea né che un ministro inserisca tecniche pericolose e poco efficaci senza limiti nei LEA, che espongono pure a maggiore rischio di morte le donne che vi accedono

 

Nel nostro libretto Riflessioni Osservazioni Suggerimenti sui Disegni di Legge Presentati al Parlamento sulla Procreazione Medicalmente Assistita Eterologa del 23 settembre 2014 – che sarebbe utile riprendere e leggere e che alleghiamo – sono contenute delle riflessioni che ci sembrano sempre più attuali per frenare l’inarrestabile corsa alla smisurata produzione e crioconservazione di embrioni senza speranza di futuro, all’abbandono irresponsabile di tanti figli nell’azoto liquido ed a tanti altri aspetti negativi di queste tecniche.

 

 

 

Indagini genetiche pre-impianto: su 3.441 indagini genetiche fatte nel 2018 abbiamo i dati di 2.447, il che fa pensare che i dati
mancanti non sono positivi

In fine un breve accenno sulle indagini genetiche pre-impianto: su 3.441 indagini genetiche fatte nel 2018 abbiamo i dati di 2.447, il che fa pensare che i dati mancanti non sono positivi.

 

Inoltre – come appare molto chiaramente dalla tabella 5 – fare le indagini su embrioni scongelati è molto letale.

 

Ci auguriamo che le riflessioni fin qui fatte spronino i Parlamentari a prendere seriamente in esame le problematiche indicate ed a cercare soluzioni più umane e meno mortifere per soddisfare il desiderio di maternità delle coppie con difficoltà e soprattutto mettere tutte le coppie in condizioni di poter procreare in età più giovane creando condizioni lavorative, abitative e servizi sociali in modo che nessuno possa più dire di essere impedito/a nel
cercare e portare avanti una o più gravidanze nell’età più favorevole per concepire, che è prima dei 30 anni per la donna.

 

 

 

A.I.G.O.C. Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici

Segreteria: Via Francesco Albergotti, 16 00167 Roma – segreteria@aigoc.it – www.aigoc.it
Tel. 3429381698 – C.F: 97576700583 – IBAN: IT 43 I 0200805314000401369369

 

 

 

 

 

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La città russa di Ivanovo mostrerà gli embrioni alle donne che vogliono abortire

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Le cliniche prenatali nella città di Ivanovo, nella Russia occidentale, cercheranno di dissuadere le donne dall’aborto mostrando loro modelli di embrioni nella vita reale, hanno riferito i media locali. L’iniziativa arriva mentre la Russia mira a migliorare il suo tasso di natalità per affrontare una popolazione in calo.

 

Tre cliniche della città avrebbero ricevuto set contenenti cinque modelli che rappresentano le fasi di sviluppo che attraversano i feti durante i primi tre mesi di gravidanza. I set sono stati donati da una coppia sposata che ha preferito rimanere anonima, ha scritto mercoledì il portale di notizie di Ivanovo Kstati.news. L’iniziativa è sostenuta dalle autorità sanitarie locali, ha aggiunto l’emittente.

 

Le ostetriche mostreranno i set alle donne che stanno pensando di interrompere la gravidanza come parte di una visita pre-aborto obbligatoria. Inoltre, per legge, qualsiasi donna che desideri abortire in Russia deve attendere una settimana prima di sottoporsi alla procedura.

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L’aborto è legale in Russia ed è coperto dal sistema sanitario nazionale. La gravidanza può essere interrotta fino a 12 settimane di gestazione su richiesta della donna, fino a 22 settimane per motivi sociali come il risultato di uno stupro o in caso di morte del marito, e in qualsiasi fase per motivi medici.

 

Il tasso di aborto nel Paese è diminuito in media del 6% ogni anno, secondo le statistiche ufficiali. Nel 2022, sono state registrate circa 38 interruzioni di gravidanza ogni 100 nascite.

 

Il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca di Mosca Cirillo, l’anno scorso ha descritto il tasso di aborto come un «disastro nazionale». La chiesa ortodossa respinge l’argomentazione secondo cui l’interruzione di gravidanza dovrebbe essere consentita finché l’embrione non raggiunge un certo stadio di sviluppo.

 

«L’aborto distrugge il futuro», aveva tuonato nove mesi fa il patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

 

Il presidente russo Vladimir Putin si è rifiutato di sostenere le richieste di un divieto totale degli aborti. Invece, ha ripetutamente parlato della necessità che il governo incoraggi le famiglie russe ad avere più figli. Diverse misure adottate dallo Stato russo, negli ultimi anni, vanno in questa direzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’intenzione di non vietare l’aborto era stata reiterata pochi mesi fa dalla presidente della Camera alta del Parlamento russo, Valentina Matvienko.

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Come molte altre regioni russe, anche Ivanovo ha registrato negli ultimi anni un costante calo demografico, con un tasso di mortalità che ha superato di due o tre volte quello di natalità.

 

Secondo le statistiche ufficiali, l’anno scorso il tasso di natalità in Russia è crollato al livello più basso dal 1999. Uno studio recente condotto dal centro di analisi macroeconomica CMASF ha suggerito che la tendenza potrebbe tradursi in un calo significativo della popolazione e portare a vari problemi per l’economia.

 

Migliorare la situazione demografica e raggiungere una crescita sostenibile dei tassi di natalità è una questione di vita o di morte per la Russia, ha affermato all’inizio di quest’anno il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.

 

La Repubblica di Mordovia l’anno scorso è divenuta ufficialmente la prima della Federazione a vietare ufficialmente la promozione dell’aborto.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo deputati russi stanno avanzando una legge che etichetta l’ideologia dei «senza figli» come «estremista» e per questo perseguibile.

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Ex presidente argentino accusato di aver costretto la moglie ad abortire

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Mercoledì 30 dicembre 2020, il Senato argentino ha approvato una legge che legalizza l’aborto. Dopo una sessione maratona di 12 ore, i legislatori hanno votato 38-29 (con un’astensione) per consentire l’aborto su richiesta fino a 14 settimane e, dopo tale data, in caso di stupro o pericolo per la vita della madre.   «Nel giro di una notte, l’Argentina è passata dall’essere una roccaforte pro-life a uno dei regimi abortivi più permissivi del continente» scrive LifeSiteNews.   Solo due anni prima, i legislatori avevano votato 38 a 31 contro la legalizzazione dell’aborto dopo un dibattito durato oltre 15 ore; nei mesi precedenti al voto, i pro-life avevano una «Giornata nazionale di azione», più di 3 milioni di pro-life si erano radunati in tutto il Paese.

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Tuttavia nel 2019, il candidato di sinistra Alberto Fernández è stato eletto presidente e ha giurato di legalizzare l’aborto.   «L’aborto sicuro, legale e gratuito è ora legge», aveva twittato il Fernández dopo il voto. «Oggi siamo una società migliore che amplia i diritti delle donne e garantisce la salute pubblica». Gli attivisti pro-life sospettavano che Fernández avesse lavorato duramente per spingere i legislatori a legalizzare l’aborto con ogni mezzo necessario.   «Da allora, abbiamo scoperto molto che fa luce sulla visione di Fernández dei “diritti delle donne”» scrive Jonaton Van Maren su LifeSite. «All’inizio di questo mese, l’ex First Lady Fabiola Yanez ha presentato una denuncia legale contro l’ex presidente, che ha lasciato l’incarico nel 2023. Sostiene che Fernández l’ha picchiata durante il suo mandato».   Il presidente Javier Milei, il libertario pro-life che lo ha sostituito, ha immediatamente evidenziato «l’ipocrisia progressista» dei politici di sinistra che predicavano «la truffa che chiamano “politiche di genere”» mentre si comportavano in modo spaventoso nella loro vita privata.   Oltre alla presunta violenza domestica, che includerebbe violenti schiaffi e un occhio nero, è stato anche rivelato che il paladino «pro-choice» Alberto Fernández avrebbe anche costretto la moglie ad abortire.   Mentre testimoniava al consolato argentino di Madrid, in Spagna, l’ex giornalista 43enne ha accusato l’ex presidente di «violenza riproduttiva» per averla costretta ad abortire nel 2016. Yanez afferma di aver provato sia «sorpresa» che «gioia» quando è rimasta incinta, ma Fernández ha avuto una reazione diversa.   Fernández le avrebbe fatto subito pressione perché abortisse, dicendole senza mezzi termini: «Dobbiamo risolvere la cosa. Devi abortire».   «Questa volta, riguardo al nostro bambino non ancora nato, mi ha detto: “Questo non può succedere, sono sotto shock”» ha dichiarato la Yanez. Poi, dice la donna, ha iniziato a «ignorarla completamente». Alla fine, lei ha ceduto alle sue pressioni e ha abortito. Ora dice che è stata «la decisione peggiore».   L’arrivo dell’aborto in Argentina è stato segnato da battaglie non indifferenti, talvolta con orde urlanti di femministe nude che attaccavano chiese, difese solo da catene umane di fedeli che recitavano il rosario mentre donne discinte ed inferocite lanciavano loro contro di tutto.      

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Come riportato da Renovatio 21, l’attuale presidente argentino, Milei, si è detto a più riprese nemico dell’aborto, al punto da ribadirlo anche sul palco del World Economic Forum di Davos.   Il partito del presidente, La Libertad Avanza, a inizio anno ha presentato un disegno di legge per la proibizione di tutti gli aborti in Argentina.   Nel frattempo il Paese registra casi di dottori incarcerati per aver rifiutato di procurare aborti.   L’anno scorso la Corte Suprema messicana ha depenalizzato il feticidio. Tuttavia in altri Paesi sudamericani la pratica resta vietata. Di fatto, non è possibile uccidere legalmente la propria prole in El Salvador, Honduras, Nicaragua, Haiti e nella Repubblica Dominicana.

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Trump chiarisce che voterà «no» all’emendamento radicale pro-aborto della Florida

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L’ex presidente e candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump ha confermato venerdì pomeriggio che voterà contro un emendamento per sancire l’aborto su richiesta nella Costituzione della Florida, un giorno dopo aver lasciato intendere che lo avrebbe sostenuto.

 

Giovedì, dopo mesi in cui si è rifiutato di condividere la sua opinione sull’emendamento e ha previsto che avrebbe avuto successo, Trump si è attirato l’indignazione dei pro-life già sgomenti quando ha detto alla NBC News: «penso che le sei settimane siano troppo poche, ci deve essere più tempo», riferendosi al divieto di aborto basato sul battito cardiaco imposto dallo Stato, e che avrebbe “votato che ci servono più di sei settimane».

 

La dichiarazione del candidato repubblicano ha provocato un’ondata di dichiarazioni sui social media e trasmesse agli attivisti pro-life da parte di pro-life che non avrebbero più votato o fatto volontariato per Trump, spingendo la campagna a rilasciare rapidamente una dichiarazione in cui si afferma che «il presidente Trump non ha ancora detto come voterà sull’iniziativa referendaria in Florida, ha semplicemente ribadito che ritiene che sei settimane siano troppo poche».

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Il chiarimento ha dato qualche speranza ai pro-life, scatenando speculazioni sul fatto che l’ex presidente potrebbe non essere stato a conoscenza dei dettagli dell’emendamento. Il giorno dopo, ha detto a Fox News, «i democratici sono radicali, perché i nove mesi sono semplicemente una situazione ridicola. Tutte queste cose sono inaccettabili. Quindi, voterò no per questo motivo».

 

L’emendamento 4, il cosiddetto «Emendamento per limitare l’interferenza del governo con l’aborto», afferma che «nessuna legge proibirà, penalizzerà, ritarderà o limiterà l’aborto prima della vitalità o quando necessario per proteggere la salute del paziente, come determinato dal medico curante del paziente».

 

Se promulgato, l’emendamento richiederebbe che l’aborto fosse consentito per qualsiasi motivo prima della «vitalità» fetale e renderebbe i divieti successivi alla «vitalità» di fatto privi di significato, esentando qualsiasi aborto che un abortista afferma essere per motivi di «salute».

 

L’emendamento apparentemente afferma che «non modifica l’autorità costituzionale della legislatura di richiedere la notifica a un genitore o tutore prima che un minorenne aborti». Ma il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis ha avvertito che «c’è una differenza tra consenso e notifica. La notifica è successiva al fatto. Il consenso è ovviamente una condizione precedente. L’hanno fatto perché sanno che andare contro i diritti dei genitori è una vulnerabilità».

 

L’opposizione di Trump all’emendamento è un sollievo per molti pro-life, anche se non placa del tutto il malcontento nei confronti della sua opposizione alle protezioni federali per i nascituri da lui precedentemente sostenute, del sostegno all’invio per posta di pillole abortive negli Stati pro-life da assumere senza controllo medico e della nuova proposta di rendere obbligatoria la copertura assicurativa per i trattamenti di fecondazione in vitro.

 

Finora, gli sforzi di Trump per corteggiare i moderati pro-aborto non hanno avuto successo. Le aggregazioni di sondaggi di RealClearPolitics e RaceToTheWH mostrano che Harris continua a mantenere il vantaggio iniziato subito dopo aver sostituito il presidente Joe Biden come candidato presuntivo dei Democratici, sia nel voto popolare nazionale che nel Collegio elettorale.

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