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Bioetica

Pillola abortiva RU486, il pesticida umano

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Che cos’è la RU486?

 

Si tratta di un prodotto chimico, Mifepristone o Mifegyne, che è un potente anti-progesterone, che, bloccando l’ormone della gravidanza, provoca l’aborto e può essere utilizzato fino al 2° mese di vita dell’embrione («pillola del mese dopo»).

 

Essa blocca in sostanza l’afflusso di sangue all’embrione: per questo è stata giustamente definita dal prof. Jerome Lejeune un «pesticida umano», un «veleno per bambini”, uno strumento di «guerra chimica ai bambini»

 

È stata giustamente definita dal prof. Jerome Lejeune un «pesticida umano», un «veleno per bambini”, uno strumento di «guerra chimica ai bambini»

Il suo scopritore, il professore Emile Emerietenne Baulieu è stato molto esplicito nel mostrare ciò che è il progetto ideologico che si trova dietro la nozione (da lui coniata) di «contragestione» (termine dell’antilingua che favorisce la confusione con contraccezione): si tratta della soppressione culturale della coscienza dell’aborto

 

La storia di Emile Emerietenne Baulieu come ricercatore inizia con Gregory Pincus, col quale condivide gran parte dello sforzo per la sperimentazione collegata alla contraccezione chimica (ed è grazie all’aiuto di quest’ultimo che fu consentito a Baulieu di avere soldi dalla fondazione Ford).

 

Intorno agli anni settanta entra nel gruppo di ricerca della Roussel-Uclaf, dove intuisce che l’effetto antiprogesteronico di una molecola originariamente studiata al fine di esercitare azione anticortisonica (uno dei primi derivati del norprogesterone), non era da eliminare ma da potenziare e prescegliere come obbiettivo primario: intuizione che segna la data di nascita della ricerca immediata che porterà alla sintesi del Mifepristone.

Il progetto ideologico che si trova dietro la nozione di «contragestione» (termine dell’antilingua che favorisce la confusione con contraccezione): si tratta della soppressione culturale della coscienza dell’aborto

 

La produzione della RU486 è stata attivamente incoraggiata da quelle stesse organizzazioni che promuovono la contraccezione e l’aborto. Il gruppo Roussel Uclaf (controllato al 54% dal Gruppo Hoechst e al 36% dal Governo Francese), produttore del veleno, ha dichiaratamente espresso l’obbiettivo di perseguire l’aborto come mezzo di controllo delle nascite su scala mondiale.

 

In un comunicato stampa del 23.6.1988 esso vanta infatti di averlo «sviluppato in collaborazione con l’OMS e il Consiglio della Popolazione» (che sono agenzie dell’ONU), che da sempre hanno sostenuto ogni ricerca di un mezzo abortivo che potesse sperabilmente essere diffuso ed usato senza necessità di intervento medico. Ed è un fatto che la International Planned Parenthood Foundation (Federazione per la pianificazione familiare), Population Council (Rockefeller) e OMS sono ugualmente coinvolte.

Il gruppo Roussel Uclaf (controllato al 54% dal Gruppo Hoechst e al 36% dal Governo Francese), produttore del veleno, ha dichiaratamente espresso l’obbiettivo di perseguire l’aborto come mezzo di controllo delle nascite su scala mondiale

 

Come dichiarato nel 1984 dal prof. Baulieu, l’obbiettivo è rendere disponibile ai Governi un mezzo agevole di controllo della popolazione.

 

Non sorprende il concreto interesse che molte fondazioni ed organismi internazionali, attivi nel campo della pianificazione familiare, dimostrano nei confronti della RU486.

 

Infatti, la scarsa presenza di personale sanitario nei Paesi meno sviluppati, rende difficile l’uso dell’aborto chirurgico come metodica di controllo delle nascite. Un abortivo chimico efficace sarebbe la soluzione ideale: l’aborto sarebbe praticabile in assenza del medico, potrebbe essere presentato come una forma di contraccezione, ecc.

 

I fautori della RU 486 enfatizzano il fatto di voler sollevare le donne da un sentimento di colpa, essi mirano ad anestetizzare le coscienze delle donne

È facile pensare che sia questa la ragione per cui, fin dall’inizio, la Fondazione Rockfeller, la Fondazione Ford e diversi organismi dell’ONU investono uomini e denaro nella ricerca, nella sperimentazione e nella distribuzione del Mifepristone.

 

È assolutamente evidente che la RU486 si muove nella logica dell’aborto = diritto di libertà = scelta insindacabile della donna.

 

I fautori della RU 486 enfatizzano il fatto di voler sollevare le donne da un sentimento di colpa, essi mirano ad anestetizzare le coscienze delle donne.

La RU 486 costituisce un vero «kit» che si può chiamare «aborto a domicilio», e di conseguenza anche un attacco alla famiglia: le donne potranno abortire ad insaputa dei loro mariti, le adolescenti ad insaputa dei loro genitori

 

La RU 486 costituisce un vero «kit» che si può chiamare «aborto a domicilio», e di conseguenza anche un attacco alla famiglia: le donne potranno abortire ad insaputa dei loro mariti, le adolescenti ad insaputa dei loro genitori.

 

Le donne potranno essere fatte abortire ad insaputa di loro stesse.

 

Essa realizza pertanto un salto di qualità «ideologico» prima ancora che tecnico, e cioè la trasformazione dell’aborto in «atto privato».

 

n questo modo la donna sarebbe maggiormente libera da quel controllo, familiare-sociale-legislativo-sanitario, che ancora attualmente scaturisce, seppure sempre più pallidamente, dalla regolamentazione legislativa.

Le donne potranno essere fatte abortire ad insaputa di loro stesse.

 

Non per nulla le femministe plaudono alla RU 486 perché «per una donna cui tarda la mestruazione, usare la RU 486 significa (…) che lei non dovrà mai sapere se essa è stata davvero incinta».

 

Ciò che lei farà, come nota la giornalista Joan Beck del Chicago Tribune, è che lei può dire a se stessa che prende un nuovo farmaco per indurre una mestruazione tardiva.

 

La RU486 realizza pertanto un salto di qualità «ideologico» prima ancora che tecnico, e cioè la trasformazione dell’aborto in «atto privato»

Essa non ammetterà mai un aborto su se stessa.

 

In queste circostanze, non c’è da meravigliarsi che “psicologicamente, le pazienti interessate si considerano per niente incinte e perciò non considerano gli antiprogestinici come provvedimenti abortivi”.

 

«Per una donna in ritardo di mestruazione, l’uso della RU 486 significa non aspettare, non essere costretta ad aggirare i picchetti alle cliniche degli aborti, e non consegnarsi alla chirurgia».

Le femministe plaudono alla RU 486 perché «per una donna cui tarda la mestruazione, usare la RU 486 significa (…) che lei non dovrà mai sapere se essa è stata davvero incinta»

 

E poiché una donna può prendere la RU 486 senza sapere se essa è incinta e perciò senza conoscere se sta subendo un aborto, «sarebbe agevole evitare la questione morale».

 

 

Dott. Luca Poli

Medico

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni. 

 

Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.

 

Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?

 

Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza. 

 

«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»

 

Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:

 

«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».

 

Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:

 

«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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Bioetica

Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea

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Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.

 

La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».

 

I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».

 

La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».

 

Minaccia ai gruppi pro-vita

I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.

 

Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.

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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»

La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».

 

Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».

 

Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.

 

Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata

Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:

 

«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».

 

Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Bioetica

Il Gambia potrebbe revocare il divieto di mutilazione genitale femminile

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Negli Stati Uniti, in Australia e in Europa non può esserci causa più popolare, più umana e più progressista dell’abolizione della mutilazione genitale femminile (MGF). Molti paesi lo hanno vietato; le ONG educano le persone al riguardo. Le Nazioni Unite hanno proclamato la Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti delle mutilazioni genitali femminili.   Tuttavia tale consenso è crollato in Gambia. Il parlamento di questo paese dell’Africa occidentale a maggioranza musulmana ha appena votato a stragrande maggioranza per revocare il divieto delle MGF del 2015.   Molti parlamentari affermano che le MGF sono necessarie per «sostenere la lealtà religiosa e salvaguardare norme e valori culturali». Il disegno di legge sarà esaminato da una commissione parlamentare prima del voto finale.   In breve, il Gambia potrebbe diventare il primo paese a sfidare il consenso internazionale sulle MGF.

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Da un punto di vista politico, il dibattito sul divieto delle MGF rappresenta un enigma per i valori democratici. Il divieto è stato imposto da un autocrate che ha governato dal 1996 al 2017, Yahya Jammeh. Pertanto i cittadini del Gambia si trovano di fronte alla scelta tra una politica impopolare imposta loro da un dittatore o una politica popolare adottata democraticamente.   Come riportato dal quotidiano locale The Point, un deputato ha dichiarato nel corso del dibattito:   «Il 99,9% non è d’accordo con il divieto della circoncisione femminile. Ciò è presente nel Women Act dal 2015 ma non nella Costituzione. La Costituzione è la legge suprema del popolo; la libertà dei diritti e la legge religiosa, l’Assemblea nazionale non dovrebbe emanare alcuna legge che sia contro la volontà dei cittadini. Lo scopo di ciò non è basato sulla salute ma piuttosto contro la nostra religione».   Un altro ha detto: «non possiamo condannare la nostra tradizione. Anche i bianchi hanno la loro tradizione. Non possiamo imporre ciò che la gente non vuole».   Tuttavia, Jaha Durekeh, la fondatrice della ONG Safe Hands for Girls, una giovane donna diventata famosa in tutto il mondo per la lotta alle MGF, protesta dicendo che le MGF non sono autenticamente islamiche.   «Amo l’Africa e amo il mio Paese, e non lo faccio per promuovere alcuna agenda occidentale. È piuttosto triste che la nostra gente pensi che non abbiamo la mente per pensare con la nostra testa e difendere la nostra gente».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni. SOSTIENI RENOVATIO 21
 
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