Arte
Macron condanna l’atto vandalico contro un’«opera d’arte» accusata di «promuovere la pedofilia»
Nelle scorse settimane vi è stata polemica per il presidente francese Emmanuel Macron quando questi aveva condannato il vandalismo di un’opera d’arte accusata di promuovere la pedofilia.
«In questo 8 maggio, quando celebriamo la vittoria della libertà, condanno l’atto di vandalismo commesso ieri al Palais de Tokyo, aveva twittato Macron lunedì. «Attaccare un’opera è attaccare i nostri valori. In Francia l’arte è sempre gratuita e il rispetto per la creazione culturale è garantito».
Macron non è il solo che si è mosso per difendere l’opera esposta nella prestigiosa galleria della capitale. «È un attacco diretto alla libertà di espressione, che è piuttosto grave», ha aggiunto il ministro della Cultura francese Rima Abdul Malak.
En ce 8 mai, où nous célébrons la victoire de la liberté, je condamne l’acte de vandalisme commis hier au Palais de Tokyo. S’en prendre à une œuvre, c’est attenter à nos valeurs. En France, l’art est toujours libre et le respect de la création culturelle, garanti.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) May 8, 2023
Domenica 7 maggio Domenica, un anziano vandalo aveva dipinto con lo spray l’opera della pittrice svizzera di origini ebraiche Miriam Cahn all’interno della galleria del Palais de Tokyo a Parigi. Il quadro era intitolato «fuck abstraction».
Non mostreremo le immagini. Il lettore è libero di cercarsele da solo su Twitter o in rete dove vuole.
Il Times of Israel, che ha seguito l’episodio (la Cahn aveva già fatto parlare di sé quando tolse le sue opere da uno spazio che aveva ospitato «una controversa collezione dell’era nazista») ha scritto che «l’autore dell’attacco con vernice spray, descritto come anziano secondo una fonte vicina al caso, era “scontento della rappresentazione sessuale di un bambino e di un adulto presentata nel dipinto” ma non era affiliato a un gruppo di attivisti».
Secondo quanto riportato l’opera raffigura quello che sembra essere un bambino con le mani legate che esegue una fellatio su una figura maschile adulta.
L’opera, in mostra da febbraio, era già stata accusata a marzo dall’associazione Juristes pour l’Enfance (Avvocati per i bambini), che ha sostenuto che il dipinto dovrebbe essere rimosso perché «rappresenta la fellatio imposta da un uomo nudo eretto su un bambino legato».
L’artista sostiene invece che il quadro rappresenta i crimini di guerra in Ucraina. «Questo dipinto tratta del modo in cui la sessualità viene usata come arma di guerra, come un crimine contro l’umanità», ha affermato la Cahn, nota per opere a tema femministe con «rituali femminili quali il parto o il ciclo mestruale, nonché “violente e scioccanti rappresentazioni degli organi sessuali”», scrive l’enciclopedia online.
I Juristes pur l’Enfance avevano intentato una causa per far rimuovere il dipinto , definito «pedopornografico» in un loro comunicato, «sulla base del fatto che la legge francese vieta l’esposizione di rappresentazioni pornografiche di minori», aveva scritto il sito ArtNet.com. Tuttavia, un giudice aveva archiviato la causa alla fine di marzo, e successivamente il ministro della Cultura Malak ha celebrato il fatto che il dipinto che raffigura in modo efficace lo stupro di minori ora possa continuare legalmente ad essere appeso nel museo. «In accordo con l’artista, il Palais de Tokyo continuerà a presentare il dipinto e l’esposizione», ha detto Malak, «con tracce del danno fino alla fine della stagione, il 14 maggio».
Come riportato da Renovatio 21, abbiamo esempi di come il vandalismo, in realtà finisca talvolta per aiutare l’artista e la sua mostra: è il caso dello sfregio delle foto pornografiche portate alla Biennale di Venezia 1992 da Jeff Koons, l’artista concettuale già marito della pornostar e deputata magiaro-italiana Ilona Staller detta Cicciolina, che aveva pensato bene di portare alla prestigiosa rassegna lagunare delle gigantografie di sé e sua moglie che copulavano. Qualcuno tagliò la tela, e la pubblicità per l’opera e Koons divenne immensa.
Notiamo come sia strana la libertà di espressione nel 2023: a Renovatio 21 censurano perfino la pubblicazione di omelie di vescovi, i social buttano fuori chiunque non sia minimamente allineato con la narrativa dominante, interi complessi industriali (finanziati con milionate) eseguono fact checking per controllare il discorso (e il processo politico) permettendo al contempo la diffusione di immani balle di regime – perfino sui videogiochi, con il programma di passare pure alle app di messagistica privata.
Tuttavia, l’oscenità di un quadro con bambini schiavizzati sessualmente da adulti non è possibile toccarla: altrimenti reagisce il presidente della Francia, cioè, come disse Carla Bruni quando ne sposò uno, «un’uomo dalla potenza nucleare».
E notiamo anche come gli ecozeloti – quelli ben finanziati da qualche speculatore miliardario – che vandalizzano musei, palazzi storici, fontane antiche, opere d’arte classiche (il Lacoonte in Vaticano, il Van Gogh a Londra, etc.) non incorrano nelle medesime condanne da parte dei vertici degli Stati moderni.
La battaglia della Necrocultura, inutile negarlo, è anche, e soprattutto, estetica. Perché si tratta di una guerra del Bene contro il Male. E il Bene è bellezza, mentre il Male è orrore.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
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«Brokeback Mountain», il film con i cowboy gay vietato in Russia
L’organismo di controllo dei media russo, Roskomnadzor, ha bloccato diversi siti web che ospitavano copie pirata del melodramma premio Oscar del 2005 I segreti di Brokeback Mountain, incentrato sulla storia d’amore tra due cowboy gay.
Il dramma è stato diretto dal grande cineasta americano-taiwanese Ang Lee, che vede come protagonisti il compianto attore australiano vincitore del premio Oscar Heath Ledger e il meno carismatico Jake Gyllenhaal, è ambientato nello Wyoming degli anni Sessanta e racconta la storia di due cowboy che si legano sentimentalmente e pure carnalmente – da notare che Brokeback si traduce impudicamente in «dietro rotto».
Il film è stato descritto come il «primo western gay» e ha vinto numerosi premi alla sua uscita nel 2005, tra cui gli Oscar per il miglior regista, la migliore sceneggiatura non originale e la migliore colonna sonora.
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In seguito all’adozione di una nuova legge russa che vieta la propaganda LGBT, che ha introdotto pesanti multe per le violazioni, il Roskomnadzor ha pubblicato un elenco di film e serie TV che dovrebbero essere vietati nel Paese per ottemperare alla nuova legislazione.
Brokeback Mountain era tra i film sulla lista nera e successivamente è stato rimosso da tutti i servizi ufficiali di streaming video.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso, la Corte Suprema della Russia ha anche messo fuori legge il «movimento pubblico internazionale LGBT» e lo ha definito un «gruppo estremista», accusandolo di seminare «discordia sociale e religiosa» nel Paese.
A marzo, il Servizio federale di monitoraggio finanziario della Russia ha ampliato la sua designazione di persone e organizzazioni ritenute coinvolte in attività estremiste o terroristiche, includendo il «movimento LGBT» e le sue «unità strutturali».
Nel frattempo, il presidente russo Vladimiro Putin ha chiarito che le autorità non hanno alcun problema con ciò che i membri della comunità gay fanno nella loro vita personale, purché «non lo ostentino» in pubblico e non coinvolgano bambini.
Il Putin è anche espresso contro la promozione di «relazioni sessuali non tradizionali» come parte di un’iniziativa per promuovere i «valori della famiglia» iniziata durante il suo terzo mandato presidenziale all’inizio del 2010.
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Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre, interrogato sul tema dal regista serbo Emir Kusturica 9° Forum internazionale della cultura a San Pietroburgo, Putin aveva espresso parole di favore rispetto al diritto all’espressione artistica delle minoranze, inclusa quella omosessuale.
Kusturica chiesto a Putin se la sua opinione sui temi LGBTQ diventasse un requisito obbligatorio per vincere alcuni concorsi cinematografici in Occidente.
«Sì, in effetti, vediamo che in vari concorsi nei paesi occidentali, per vincere qualcosa, devi raccontare, scrivere o mostrare la vita delle minoranze sessuali, dei transgender e dei trasformatori [sic] – con molti nomi diversi per loro», ha affermato il presidente russo.
«Ma ti dirò una cosa inaspettata. Anche loro – questi argomenti e queste persone – hanno il diritto di vincere, mostrare e raccontare, perché anche questo fa parte della società. Questo è anche ciò con cui vivono le persone. È brutto se vincono semplicemente ogni tipo di competizione, non serve a niente».
Il presidente ha sottolineato che «l’uguaglianza» dovrebbe essere un principio universale, anche nei concorsi culturali.
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«Il Signore degli Anelli»: il capolavoro di Tolkien settant’anni dopo
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Netflix accusata di «aver ferito i sentimenti nazionali» degli indiani
Nuova Delhi ha accusato il colosso statunitense dello streaming Netflix di aver ferito i sentimenti nazionali dopo che ai terroristi musulmani sono stati dati nomi indù in una nuova serie TV, scatenando indignazione in tutto il Paese.
La controversia è scoppiata dopo la recente uscita di IC 814 – The Kandahar Hijack, diretto da Anubhav Sinha. La trama è basata sul dirottamento del volo Indian Airlines 814 del 1999 da parte del gruppo terroristico pakistano Harkat-ul-Mujahideen.
Secondo una dichiarazione del Ministero dell’Interno indiano del 1999, i dirottatori si rivolgevano l’un l’altro con «Capo», «Dottore», «Burger», «Bhola» e «Shankar». Gli stessi nomi sono stati adottati dalla serie Netflix, nonostante il fatto che i veri nomi dei terroristi siano ora noti: Ibrahim Athar, Shahid Akhtar Sayed, Sunny Ahmed Qazi, Mistri Zahoor Ibrahim e Shakir.
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Subito dopo l’uscita della serie, il 29 agosto, i social media sono stati inondati di richieste di boicottaggio sia della serie che della piattaforma di streaming a causa della rappresentazione dei dirottatori.
Secondo i media indiani, il Ministero dell’Informazione e della Radiodiffusione ha convocato la responsabile dei contenuti di Netflix India, Monika Shergill, per chiedere spiegazioni sulla controversia. «Nessuno dovrebbe giocare con i sentimenti del Paese, i sentimenti dovrebbero essere rispettati. Non siamo così liberali», ha affermato un funzionario, secondo il New Indian Express.
L’agenzia di stampa ANI ha riferito, citando fonti del governo indiano, che le autorità stanno prendendo la questione «molto seriamente» e il gigante dello streaming ha anche «garantito» che tutti i contenuti futuri saranno sensibili ai sentimenti nazionali.
Il volo Indian Airlines 814, che volava da Kathmandu, Nepal a Delhi, fu dirottato il 24 dicembre 1999 da cinque uomini dopo essere entrato nello spazio aereo indiano.
L’aereo fu dirottato a Kandahar, nell’Afghanistan governato dai talebani. I dirottatori volevano ottenere il rilascio di tre terroristi legati al Pakistan, Ahmed Omar Saeed Sheikh, Masood Azhar e Mushtaq Ahmed Zargar, e Nuova Delhi acconsentì a rilasciarli.
«I dirottatori dell’IC-814 erano terroristi temuti, che hanno acquisito alias per nascondere le loro identità musulmane», ha scritto Amit Malviya, un importante leader del Bharatiya Janata Party (BJP), su X. Distorcendo i loro nomi, ha affermato Malviya, il regista ha legittimato il loro intento criminale. «Decenni dopo, la gente penserà che gli indù abbiano dirottato l’IC-814», ha scritto.
«Cosa impedisce al governo di Narendra Modi [di arrestare] sia lo scrittore che il regista della controversa serie web?» ha commentato un utente X sotto il post di Malviya. L’hashtag #BoycottNetflix ha iniziato a essere di tendenza su X in mezzo alle proteste.
Gli attivisti indù si erano precedentemente offesi in relazione a un film in lingua tamil su Netflix intitolato Annapoorani: The Goddess of Food per la sua presunta promozione del matrimonio interreligioso tra indù e musulmani. Netflix ha rimosso il film in tutto il mondo dopo che l’attivista per i diritti indù Ramesh Solanki e il gruppo di destra Vishva Hindu Paris avevano presentato un rapporto di prima informazione (FIR) contro la società di streaming e i registi.
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In seguito alle proteste, Netflix ha aggiornato martedì il disclaimer della serie. «A beneficio del pubblico che non ha familiarità con il dirottamento del volo Indian Airlines 814 del 1999, il disclaimer di apertura è stato aggiornato per includere i nomi reali e in codice dei dirottatori», ha affermato la piattaforma in una dichiarazione.
Secondo Business Standard, l’India sarebbe diventata il secondo mercato più grande per Netflix in termini di nuovi abbonati paganti aggiunti nel secondo trimestre del 2024.
Una situazione non troppo dissimile, sia pur a parti invertite, era capitata alla versione italiana del film vincitore di otto premi Oscar The Millionaire (2008). In una sequenza di un pogrom contro la baraccopoli, un errore di traduzione poteva lasciare pensare gli spettatori che gli assalitori fossero musulmani, quando invece si trattava di estremisti indù. Dopo la protesta dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), la casa di distribuzione porse scuse ufficiali, e il dialogo fu quindi rettificato nella versione DVD del film e in quelle trasmesse in TV.
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