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Feti in barattolo, sacrifici umani: la società post-satanista e i suoi riti su tutti noi

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Come dovevasi dimostrare, la storia del feto nel barattolo trovato in un cespuglio a Bassano è sparita con rapidità impressionante.

 

Nessuna testata, locale o nazionale, ha scritto altri articoli: al massimo un secondo pezzo, a distanza di poche ore dalla rivelazione, per dire che l’ospedale della zona non c’entra niente. Poi, il silenzio.

 

Avevamo già visto questo fenomeno; anzi, lo avevamo già preconizzato: quando trovarono in un capannone in provincia di Bologna quei quaranta barili pieni di feti, Renovatio 21 scrisse già nel titolo che la vicenda si sarebbe inabissata immantinente. Così fu: sepolta.

 

Stessa, medesima cosa stavolta. La storia choc dell’Alto Vicentino è sparita da ogni radar: giornali e giornalisti non sembrano avere grande curiosità per il mistero, che sicuramente qualche copia la farebbe vendere in più rispetto alle giornate in cui si parla di sagre e della Meloni. In pratica, Renovatio 21 è l’unica realtà che sta tornando sulla cosa; quindi il pezzo che state leggendo è un volo verso l’ignoto, verso il mistero, e i suoi tremori.

 

Abbiamo notizie nuove sulla faccenda bassanese? No, cioè sì. Non notizie nuove, ma notizie… vecchie.  Il lavoro che fa Renovatio 21, il lettore lo sa e ci vuole bene anche per questo, è quello di unire i puntini – puntini che stranamente sfuggono sempre alle testate mainstream, quelle con i redattori pagatissimi e magari ampi fondi pubblici a sostegno.

 

Riveliamo, quindi, che circa quattro anni fa, a metà novembre 2019, accadde qualcosa di praticamente identico: un feto in un barattolo trasparente fu trovato in un’aiuola in piazza Benefica, Torino. Ad accorgersi dell’orrore, un signore che passeggiava col cane.

 

Il contenitore, di sette centimetri di altezza e tre di diametro «liquido trasparente di conservazione, con all’interno un feto embrionale. Da un primo esame dei sanitari il feto dovrebbe avere tra le 10 e le 15 settimane» scrisse all’epoca Il mattino. Anche qui, «sull’accaduto indagano i carabinieri».

 

Pochi mesi dopo il Pubblico Ministero che segue il caso chiederà l’archiviazione: «Risolto il giallo del feto in piazza Benefica: risale ad almeno vent’anni fa» titolava trionfalmente La Repubblica. A leggere l’articolo, tuttavia, di risolto pare proprio non vi sia nulla: ci fanno sapere che si tratta di «un feto risalente nel tempo, almeno ai primi anni Duemila, poiché il liquido di formaldeide in cui era conservato non viene più usato da anni, da quando il decreto 81 sulla sicurezza lo ha messo fuorilegge». Per qualche motivo ciò gli fa tirare un sospiro di sollievo e chiudere tutto.

 

«L’inchiesta era stata orientata anche a capire se potesse esserci un reato legato all’aborto» continua Repubblica. «Invece l’esame del feto ha permesso di appurare che si era trattato di un aborto spontaneo, avvenuto prima dei tre mesi di gestazione, e non c’erano tracce che facessero pensare a un aborto indotto e tanto meno a un aborto clandestino. E nulla si è saputo nemmeno sulla provenienza del contenitore — non una provetta professionale ma un barattolo per alimenti».

 

Cioè fateci capire: una signora ha abortito spontaneamente (ma come lo hanno verificato?), messo il bambino in un vasetto alimentare svuotato, pulito e riempito di formaldeide. Nessun reato, niente di straordinario. Circolare.

 

Andiamo avanti con la storia del feto nel barattolo di Torino.

 

Apprendiamo da Repubblica che «in verità, nonostante la maggior parte dei reperti conservati in formalina sia stato distrutto dopo la messa al bando di questa sostanza, negli scantinati delle Molinette e del Sant’Anna sono stati preservati alcuni esemplari anatomici particolarmente significativi dal punto di vista scientifico, con la prospettiva che in futuro possa essere allestito un piccolo museo in cui esporre questo tipo di campioni». Il Sant’Anna è noto alle cronache politiche perché è il luogo dove lavora il ginecologo radicale Silvio Viale, nonché struttura dove nel 2004 si iniziò la sperimentazione della pillola abortiva RU486 – quella per cui il feto può essere espulso nel water di casa, e di lì finire nelle fogne dove lo attendono le fauci di topi, pesci, anfibi della situazione.

 

Tale museo di «campioni», scriveva ancora il quotidiano ora di proprietà della famiglia Agnelli, costituirebbe «un’idea che non ha ancora un progetto definito. In ogni caso anche il feto oggetto dell’inchiesta potrebbe essere conservato lì». E infatti il sostituto procuratore «non ha disposto la distruzione del reperto ma nella richiesta di archiviazione ha scritto al GIP che fosse disposta la restituzione del campione anatomico alla Città della salute, in previsione appunto di una possibile esposizione».

 

Dall’aiuola pubblica il feto del mistero trasloca in spazio museale. Un feto che ha fatto carriera, si direbbe.

 

Mettiamo da parte il proseguo giudiziario, che si è consumato pure con encomiabile velocità: è impossibile non vedere che quella di Torino sia la fotocopia, in tutto e per tutto, di quanto visto a Bassano pochi giorni fa. Un feto imbarattolato, a quanto pare integro, lasciato in un posto pubblico, in mezzo alle piante.

 

Se andiamo indietro nel 2017 c’era stata una segnalazione, rientrata anche quella a tempo di record. In provincia di Benevento, i carabinieri del comando provinciale scattano «a seguito del rinvenimento di un barattolo in vetro, con all’interno un oggetto dalle presunte fattezze di un feto umano (…) I militari ritrovavano il barattolo indicato, che si presentava ermeticamente sigillato e che conteneva al suo interno un liquido di colore rossastro ed un oggetto». Anche qui, siamo nel verde, «in un’area prospiciente il fiume Calore, seminascosto dietro un terrapieno», scrisse Fanpage.

 

Tuttavia, anche stavolta, il caso è risolto subito, subitissimo: «ultimati gli accertamenti tecnici, veniva appurato che l’oggetto contenuto nel barattolo, consisteva in due guanti in tessuto, avvolti tra loro con dello spago che erano stati riempiti con una sostanza spugnosa».

 

Quindi, senza ombra di dubbio, «in base a ciò è stato possibile chiarire, con certezza, la natura del contenuto, ed attribuire il fatto ad uno scherzo di cattivo gusto o ad una “fattura” molto probabilmente legata a motivi sentimentali». Ecco, la storia della «fattura», che chiude l’articolo, inquieta un pochino, tuttavia il titolo – che è quello che la gente davvero legge – rassicura definitivamente il lettore «“Nel barattolo c’è un feto umano”. Ma era solo uno stupido scherzo». La dissonanza cognitiva del lettore democratico è salva, quella del cittadino contribuente pure.

 

Falso allarme, «uno scherzo», «giallo risolto». Oppure silenzio tombale. Strano il destino di queste storie di feti in barattolo, ritrovati qua e là, in luoghi apparentemente privi di significato. O quasi.

 

Andiamo ancora indietro nel tempo di qualche anno: nell’aprile 2006 a Terlizzi (provincia di Bari), in un cimitero, trovano sotterrato maldestramente un feto di sesso maschile di tre mesi: invece che una bara – perché subito si sospetta di una sorta di pietosa sepoltura di un aborto – il piccolo è inserito, guarda che sorpresa, in un barattolo di vetro. Pure stavolta, non manca il dettaglio del liquido: «il feto, sebbene minuscolo, conservato in “formalina” appariva già abbastanza delineato» scrisse a suo tempo il sito Terlizzi Live. Apprendiamo che all’epoca il sostituto procuratore della Repubblica di Trani aprì «un fascicolo d’inchiesta ipotizzando il reato di occultamento di cadavere a carico di ignoti».

 

Al momento, ci fermiamo qua, ma abbiamo la sensazione che potremmo andare indietro ancora molto, e trovare altri casi del genere, in anni precedenti, in altre zone d’Italia, in altri Paesi dell’Europa e del mondo.

 

Parimenti, ci rendiamo conto che siamo gli unici che ad oggi stanno cercando di unire questi puntini: è un pensiero che non ci risulta sia stato già fatto.

 

E quindi, cosa può essere questo fenomeno allucinante dei feti in barattolo piantati in giro per i nostri territori?

 

In assenza di una spiegazione da parte di giornalisti, giudici, deputati, soloni vari – insomma quelli pagati, spesso della Stato moderno, per fare inchieste e dare spiegazioni – qualche ipotesi proviamo a tirarla fuori noi.

 

Sfugge ai più che il laicismo contemporaneo vive le sue «conquiste sociali» come veri fatti religiosi – e ciò è sensibile nel caso dei cosiddetti millennial, generazione cresciuta nel vuoto religioso post-cristiano più marcato, ma non per questo. Provate a parlare con una giovane femminista, o con un suo collega con i capelli colorati e una sessualità più o meno confusa: l’aborto, più che «un diritto», è un dogma. Lo zelo con cui cancellano – cioè negano la parola e l’idea stessa dell’esistenza, come in quella moderna damnatio memoriae che è la cancel culture – chiunque dissenta è incontrovertibilmente qualcosa di assimilabile al puritanesimo, all’iconoclastia, al fondamentalismo, all’estremismo religioso.

 

Un esempio lampante di quanto stiamo dicendo è visibile in una protesta di pochi giorni a Nuova York, dove un gruppo di giovani (con qualche meno giovane) ha inscenato un rito sorprendente, bizzarro assai per protestare contro la sentenza della Corte Suprema che ha abolito la discriminazione razziale (cioè, la preferenza per l’iscrizione degli studenti neri) nelle università a numero chiuso.

 

 

In realtà, rituali inquietanti e incomprensibili si erano già visti nelle proteste del Satanic Temple per difendere l’aborto. Memorabile quella davanti ad una «clinica» di Planned Parenthood, la multinazionale dell’aborto finanziata alla sua fondazione dai Rockefeller, in cui versavano per qualche ragione del latte su delle ragazze che facevano gesti di contrizione.

 

 

Il Satanic Temple è in pratica un’organizzazione di troll di alto livello che portano avanti, con mezzi legali e spettacolari consistenti, l’agenda del laicismo (aborto, omosessualismo, etc.) e della compressione del cristianesimo. Definendosi come una religione, e per questo con grande copertura costituzionale negli USA, chiedono di istituire l’ora di catechismo satanico nelle scuole dei bambini, protestano contro gli alberi di Natale piazzandovi il Serpente dell’Eden, dissacrano la tomba della madre di un predicatore anti-gay, installano un’immensa statua di Satana-caprone che intrattiene due pargoli, cose così.

 

Questa settimana hanno perso una delle loro battaglie: una corte federale ha stabilito che il membri del Tempio satanico non possono portare in tribunale la Sanità del Texas adducendo che l’aborto è un loro diritto religioso, come avevano tentato di dire in una causa per far inceppare la sentenza Dobbs della Corte Suprema che ha tolto l’aborto come diritto federale rinviando la decisione ai singoli Stati dell’Unione. Non si tratta di un’idea nuova: in passato, era emerso che anche sparute operatrici abortiste avevano usato questo argomento (lasciateci fare l’aborto, uccidere bambini è parte della nostra religione), così come la cosa era stata rivendicata anche da un gruppo ebraico, che aveva asserito che la fine dell’aborto federale in USA ledeva la loro libertà religiosa.

 

Chi segue le trovate del Satanic Temple negli anni – riepilogate in un documentario di qualche anno fa chiamato Hail Satan? (2017) non può non aver notato come, in realtà, godano del plauso della sinistra giovanile, che riconosce la bontà delle loro azioni civili a favore del libero feticidio e delle altre cifre della Necrocultura – che è il cuore del goscismo attuale. Per inciso: il Satanic Temple è quello che a fine aprile ha fatto un megaevento luciferista, il Satancon 2023, epperò aperto solo a chi esibiva attestato di avvenuta vaccinazione COVID e mascherina chirurgica N-95. Come possono essere d’accordo quelli del PD?

 

Nel vuoto morale e religioso dell’ultima generazione, portata dalla Cultura della Morte ad odiare la vita e l’umanità, è possibile vedere come in tantissimi finiscano attratti dall’occulto – sia pure tradotto nelle forme «giovanili» di questa generazione. Quindi, se l’aborto diventa un valore, diventa sacro, esso va protetto con un rito – uno che, magari, ci si inventa, o si attinge da precedenti, sempre però riformulando, remixando, come visibile nelle strambe liturgie dei video sopra.

 

Il Satanic Temple ha messo quindi solo un brand sopra un fenomeno che esisteva da anni – quello della trasformazione della Cultura della Morte, con i suoi sacramenti legalizzati dallo Stato moderno, in religione vera e propria, pur ancora senza chiese, papi e testi sacri pubblici, ma intuitivamente diffusa presso un’intera generazione.

 

È per questo che non dobbiamo aver paura di parlare non solo di società post-cristiana, ma pure di società post-satanista. Non c’è più il satanismo di un tempo, il satanismo razionalista dei massoni stile Carducci, il satanismo «personalista» di chi partecipa alle Messe Nere, il satanismo «acido» degli aficionados della musica Metal, e neppure quello dei troll statali visto di recente.

 

Può esserci, che cresce sotto la crosta della società, un nuovo satanismo pragmatico e teologico, una religione post-satanista dove le vecchie tradizioni – i riti macabri, le formule magiche, etc. – sono abbandonate e favore di nuove liturgie che mantengono però integra la più alta componente dell’antireligione, e cioè il sacrificio umano.

 

Il sacrificio umano è illegale: per questo piuttosto raramente, almeno nelle cronache acclarate, i vari gruppi satanici scoperti sono stati trovati colpevoli di uccisioni rituali.

 

Tuttavia, l’omicidio del feto è perfettamente legale: ecco che quindi, un satanismo abortista porterebbe il satanismo al suo ideale primigenio, quello del sacrificio dell’uomo per il dio – cioè, il demone –, ribaltamento del Cristianesimo per cui è Dio a sacrificarsi per l’uomo.

 

Il sacrificio umano quindi va celebrato, ripetuto, pubblicizzato: possiamo pensare che la distribuzione di feti in barattoli trasparenti possa significare anche questo?

 

Forse è così. Ma forse c’è qualcosa di più.

 

I culti pagani di ogni regione del mondo hanno spesso, come noto, insegnamenti e riti riguardo le direzioni geografiche: nelle religioni precolombiane dell’America Settentrionale come dell’America meridionale, così come nella stregoneria europea (compreso il suo revival attuale, la Wicca) il rito contiene, in genere in partenza, un appello alle «potenze» di punti cardinali, dove talvolta dimorano delle vere e proprie entità che agiscono come guardiani.

 

C’è, nelle cose sacre, una disposizione geografica, territoriale.

 

È rimasta anche presso certo cattolicesimo profondo l’usanza di piazzare del sale esorcizzato in vari punti della casa, di modo da tenere lontani dal proprio domicilio i demoni.

 

Di fatto, nel tradizionismo – cioè, in quel mondo che autenticamente frequenta una messa antica – è ancora pienamente visibile come l’atto della benedizione dell’acqua e del sale – necessari per fare l’acqua santa da mettere nelle acquasantiere – sia in realtà un rito di esorcismo.

 

Negli anni ho pubblicato video di questo rito registrato presso la Santa Messa Tradizionale che frequento. Uno di questi, filmato forse un lustro fa, fece un pienone di visualizzazioni, con quantità incredibili di commenti da tutto il mondo. Forse l’algoritmo era impazzito a causa del titolo: exorcismus salis et acquae, esorcismo del sale e dell’acqua, attirando masse di visualizzazioni mai viste – o forse, semplicemente, sono in tanti a riconoscere la potenza e la necessità dell’esorcistato cattolico.

 

Non riesco a trovare quello specifico video ora – potrebbe essere sparito: dovete sapere che quando Facebook chiuse la pagina di Renovatio 21 decise di chiudere anche la pagina della Santa Messa – ma potete accontentarvi di questo.

 

 

 

Chi è stato ad un battesimo secondo la Chiesa tradizionale avrà notato la stessa cosa: il rito è, innanzitutto, un grande esorcismo, cosa evidentissima nella prima parte, dove la «creatura» non può nemmeno entrare nell’edificio sacro.

 

E quindi, come non pensare che uno stesso pensiero rituale, totalmente invertito come da ordinanza diabolica, non sia ora in uso presso un tipo di satanismo che ancora non si è rivelato?

 

I feti nel barattolo piazzati nell’erba sono una parte di un rito? Costituiscono un «sacramento»?

 

Sono forse una forma di rivendicazione del sacro postmoderno (in questa zona facciamo gli aborti!)?

 

Sono segnali, come pietre miliari, di un network di occultismo femminista, o qualcosa del genere?

 

Oppure, scendendo nel numinoso, sono dei totem direzionali, delle effigi dei classici demoni dei punti cardinali?

 

Oppure, ancora più fuori dalla tradizione satanista, agiscono, nella mente di chi li piazza, come delle antenne, come dei modi di diffondere sul territorio il loro significato, il loro «spirito»?

 

Se la Santa Messa – intesa secondo millenaria tradizione – con tutti i suoi riti è una grande opera di esorcismo, cosa stanno tentando di fare nascondendoci sotto il naso sacrifici umani in barattolo? Stanno per caso tentando di controbattere all’esorcismo con un procedimento di ri-possessione demoniaca della Terra?

 

I feti nei barattoli disseminati nelle città e nelle campagne, nei cimiteri e lungo i fiumi sono «antenne» del mondo post-satanista, oppure vere e proprie porte messe lì per fare entrare i diavoli in questo piano dell’esistenza?

 

Dobbiamo collegare questo fenomeno con quello degli aborti connessi ai vaccini? Con le storie delle linee cellulari da feto abortito usate dall’industria alimentare e quella cosmetica? C’è un programma per distribuire, simbolicamente e materialmente, il feticidio in tutto il mondo, dentro i nostri corpi, dietro le nostre case?

 

Sono domande che mi faccio, conscio che non vi sono molti che hanno il coraggio, o forse la fantasia, o forse la determinazione, per farsele.

 

Il lettore, se è arrivato fin qui, probabilmente mi è compagno – e se ne fotte di chi sghignazza, di chi storce il naso, di chi vuole tornare subito ad occuparsi di altro, del solito, delle quisquilie da nerd liturgici, delle geremiadi anti-Bergoglio, delle  litanie monomaniacale antivaccinare, della NATO e di Putin, etc.

 

Perché, davanti ad un essere umano imbottigliato e nascosto – sta intorno a noi – non c’è altra reazione possibile. Se sei un uomo rimasto tale, una donna rimasta tale, non è che puoi evitare di pensarci. Non puoi non chiederti perché. Non puoi non interrogarti fino a perdere ore di sonno. Questa cosa deve avere un senso, occulto quanto volete, ma leggibile. Questa cosa deve essere affrontata.

 

Perché quel feto, che ti guarda attraverso il vetro, è un essere umano. E quel gesto, distribuito nei giardini dietro casa, è un sacrificio umano.

 

Da qualche parte, per risolvere questa cosa, dovremo pure iniziare. Va bene anche solo rendersi conto del fenomeno. E continuare ad unire i puntini.

 

Ognuno aiuto che offrirete in questo senso sarà un gesto pionieristico, rivoluzionario, necessario: perché la battaglia contro il Male, ve ne rendiate conto oppure no, la stiamo combattendo per davvero.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

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Video a telecamera nascosta riprende un’iniziazione massonica

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Il giornalista indipendente americano Kyle Clifton ha realizzato un video a telecamera nascosta sotto copertura all’interno di una loggia massonica. Il filmato mostra bizzarri rituali condotti a porte chiuse da una da un capitolo americano della nota confraternita segreta. Lo riporta il sito americano Infowars. Non è al momento chiaro di quale Loggia si trattasse.

 

Il Clifton – che si definisce come «America First – Investigatore – Nazionalista – Cattolico» e ha un profilo Twitter molto critico nei confronti del sionismo – ha detto che non era a conoscenza di quanti insegnamenti massonici derivassero dal Talmud, il testo centrale e fondamentale del giudaismo rabbinico.

 

«Sono andato sotto copertura con una telecamera nascosta per riprendere un rituale del grado massonico di «Maestro». Sono rimasto scioccato nell’apprendere quanto provenga da antichi insegnamenti talmudici», ha osservato il Clifton.

 

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Nel video è visibile un rituale che descrive la preparazione di un massone per essere nominato maestro muratore, o di terzo grado, dove i massoni – alcuni con il grembiulino che tanto ricorda il vecchio logo di Gmail – inscenano la storia di Hiram Abiff, un abile artigiano, capo architetto e costruttore del Tempio di Re Salomone a Gerusalemme, che fu assassinato da tre ruffiani dopo che si rifiutò di rivelare i segreti del diploma di maestro muratore.

 

Nel filmato è visibile appesa al muro quella che sembra una stella a cinque punte, o «Pentacolo».

 

In un altro video sotto copertura, il giornalista riprende il resto del rituale dove i ruffiani che hanno ucciso Abiff vengono scoperti e condannati a morte.

 

Il giornalista sostiene che nel video sia possibile assistere ad una «preghiera funebre ebraica» per preparare la nuova recluta a risorgere.

 

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Come scrive Infowars, tale allegoria serve «presumibilmente a rafforzare i principi massonici di onore, lealtà e l’importanza di mantenere la parola data, mentre l’esecuzione dei tre assassini è un’illustrazione delle conseguenze del tradimento e della sacralità della giustizia».

 

Un utente di Twitter ha chiosato: «Ok, ora capisco perché questo è un rituale segreto. È imbarazzante!».

 

Clifton ha annunciato di voler pubblicare un video del rituale ogni 24 ore.

 

Renovatio 21 in passato ha pubblicato articoli sul carattere inquietante di alcuni rituali massonici, come quello di «Cavaliere Kadosch», che rappresenta il 30° grado iniziato sui 33 gradi del Rito Scozzese Antico e Accettato. Nel suo libro del 1893 La Frammassoneria Sinagoga di Satana, edito da EFFEDIEFFE, Monsignor Meurin uno dei passaggi della cerimonia di iniziazione del Cavaliere Kadosch: «in un gabinetto parato a nero, dopo avergli bendati gli occhi, gli fa immergere il pugnale nel cuore di ciò che gli assicura essere un traditore dell’Ordine. E questo montone imbavagliato a cui si è tosato il lato sinistro. Il recipiendario deve toccarlo, per ben assicurarsi dei battiti del cuore di uno legato prima di colpirlo. Non essendo istruito di quella sostituzione di una bestia ad un uomo, commette – non materialmente, ma formalmente – un omicidio».

 

I liberi muratori e i loro reti spuntano fuori spesso nelle cronache. Poche settimane fa c’è stata la cerimonia di iniziazione a maestro del sindaco di Nuova York. Mentre squadra e compasso, secondo la stampa belga, sarebbero spuntati fuori anche nel caso delle tangenti qatarine a Bruxelles, il famoso Qatargate.

 

La massoneria, secondo la vulgata cattolica, «si oppone alla Chiesa e ha la sua caduta come uno dei suoi obiettivi». Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha recentemente rinnovato il divieto di partecipazione alla massoneria per i cattolici; tuttavia è noto che come il Vaticano brulichi di attività massoniche.

 

Questo sito non può che ricordare come la massoneria abbia operato, nei secoli, per i programmi di vaccinazione universale.

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Immagine screenshot da Twitter
 

 

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Bergoglio conferma il divieto ufficiale vaticano sulla massoneria, ma la chiesa brulica di pulsioni massoniche

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Ai cattolici è vietata l’appartenenza alle logge massoniche «a causa dell’inconciliabilità tra la dottrina cattolica e la Massoneria», ha confermato il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF). Le vicende della chiesa moderna suggeriscono tuttavia che le commistioni tra Loggia e Sacro Palazzo siano molte, e pervasive.   In una dichiarazione pubblicata lunedì rispondendo a una domanda di mons. Julito Cortes, vescovo di Dumaguete (Filippine), il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ribadito che per i cattolici sussiste il divieto di diventare massoni.   Rilevando che l’appartenenza alla Massoneria è molto significativa nelle Filippine e coinvolge non solo coloro che sono formalmente iscritti alle logge massoniche, il vescovo filippino Cortes aveva sollevato preoccupazioni pastorali e dottrinali al DDF, chiedendo consigli su come affrontare la questione.   Molti cattolici massoni, nonché sostenitori del culto, sono personalmente convinti che non vi sia alcuna opposizione tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e le logge massoniche, aveva spiegato il vescovo.   Il cardinale Fernandez ha esortato la Conferenza Episcopale Filippina a mettere in atto una «strategia coordinata» ricordando ai cattolici il divieto della massoneria e offrendo catechesi sull’inconciliabilità tra cattolicesimo e massoneria.   La lettera del DDF, firmata da Papa Francesco e dal cardinale Fernandez, ha categoricamente affermato che «queste misure si applicano anche agli eventuali chierici iscritti alla Massoneria» e ha chiesto ai vescovi di «considerare se sia il caso di pronunciarsi pubblicamente in merito».   Come scrive Church Militant, nonostante il divieto ai chierici di aderire alle logge massoniche, il DDF non è riuscito a disciplinare sacerdoti, vescovi e cardinali che continuavano apertamente a sostenere cause massoniche.   La testata cattolica americana cita il caso Michael Heinrich Weninger, un sacerdote del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che sarebbe stato dichiarato cappellano massone in tre logge, sostiene Church Militant.

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Il sacerdote austriaco ha pubblicato la sua tesi di dottorato di 500 pagine intitolata Loggia e altare: sulla riconciliazione della Chiesa cattolica e della Massoneria regolare a Vienna, presentata nella capitale austriaca nel febbraio 2020 con Georg Semler, Gran Maestro della Gran Loggia d’Austria. Padre Weninger afferma di aver fatto avere copie del suo libro a Papa Francesco e al cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn di Vienna e ad altri alti funzionari della Curia Romana.   Un libro del 2013 dei giornalisti investigativi italiani Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti ha descritto l’entità dell’infiltrazione massonica in Vaticano. In Vaticano massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di papa Francesco, gli autori scrivono che «anche il Gran maestro catanese Vincenzo Di Benedetto, capo della Gran Loggia serenissima di Piazza del Gesù, alla nostra precisa domanda: “Varie fonti indicano l’esistenza di Logge massoniche anche in Vaticano; lo ritiene possibile?” ha risposto senza esitazione: “Assolutamente sì, a prescindere dalla denominazione utilizzata”» (p. 83).   Nell’ottobre 2022, mons. Francesco Antonio Soddu, vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia, si rifece riprendere in video mentre reggeva il nastro per l’inaugurazione di un tempio massonico, mentre le forbici erano nelle mani del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI) Stefano Bisi. Si trattava della loggia del GOI a Terni, una città che da roma dista 100 chilometri.   Un comunicato stampa diocesano afferma che la presenza del vescovo presso la loggia massonica era stata letta in un modo «travisa totalmente il senso della sua presenza», provocando «stupore, sconcerto e amarezza». Il comunicato della curia diocesana precisa che la presenza del prelato all’apertura della «Casa Massonica» ternana «non identificandosi con un pensiero differente dalla dottrina Cristiana, ha invece ha avuto l’unico scopo di testimoniare la fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, soprattutto in questo tempo del percorso Sinodale che la caratterizza».   Nell’ottobre 2020, il giornale italiano della loggia del Grande Oriente, Erasmus, ha acclamato l’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco. «Nella sua ultima enciclica Frates Onmnes, Papa Bergoglio affronta il tema della Fratellanza e dell’amicizia sociale in una nuova ed inedita dimensione e non son poche le analogie con i principi e la visione massonica».   L’elogio ha fatto seguito all’approvazione della loggia principale spagnola, la Gran Logia de España, che aveva affermato che l’enciclica «dimostra quanto l’attuale Chiesa cattolica sia lontana dalle sue posizioni precedenti», dichiarando che «in Fratelli Tutti, il papa abbraccia la fraternità universale – il grande principio della Massoneria moderna».

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Sempre nel 2020, la rivista trimestrale del GOI, Nuovo Hiram, ha esaltava il patto di «Fratellanza umana» di Papa Francesco ad Abu Dhabi con il Grande Imam Ahmad al-Tayyeb sostenendo che il documento «Fratellanza umana per la pace nel mondo e per la convivenza comune» è «innovativo» e una «droga a lento rilascio» che potrebbe annunciare una «nuova era» e rappresentare un «punto di svolta per una nuova civiltà».   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa sempre la Gran Loggia di Spagna, scriveva estasiata dell’incontro ecumenico di Abu Dhabi voluto da papa Francesco: «la Massoneria Universale trattiene il fiato davanti al passo da gigante compiuto dall’Umanità il 4 febbraio, quando, per la prima volta della sua Storia, il mondo ha celebrato la Giornata Internazionale della Fraternità Umana».   Va ricordato che il 13 marzo 2013, a conclave ancora caldo, il sito di informazione Impulso Baires trasmetteva un comunicato della Gran Logia de la Argentina de Libres y Aceptados Masones: il Gran Maestro in persona, Angel Jorge Clavero, salutava il nuovo Pontefice già cardinale arcivescovo di Buenos Aires. Appena eletto, Papa Francesco riceve anche l’accorato augurio complimentoso del B’nai B’rith, che è una specie di simil-massoneria ebraica per ebrei.   Poche settimane prima di morire, il decano del giornalismo d’inchiesta italiano Andrea Purgatori fece una trasmissione televisiva in cui disse che papa Luciani, salito al Soglio nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo, sarebbe morto la sera stessa del giorno in cui il giornalista Mino Pecorelli gli avrebbe consegnato la lista dei cardinali appartenenti alla massoneria. La rivelazione veniva fatta dalla sorella di Pecorelli, Rosita, durante una lunga trasmissione sulla TV nazionale dedicata alla figura del controverso giornalista assassinato nel 1979.   Come ha scritto Monsignor Carlo Maria Viganò, abbiamo oggi «vescovi e preti che negano i Sacramenti ai fedeli, ma che non perdono occasione per propagandare la propria incondizionata adesione all’agenda globalista in nome della fratellanza massonica».   Ma quale Fratellanza massonica: «dinanzi a questa Rivoluzione totale, questo maledetto Nuovo Ordine Mondiale che dovrebbe preparare il regno dell’Anticristo, noi non possiamo ancora credere che sia possibile alcuna fratellanza se non sotto la Legge di Dio».   Otto papi negli ultimi 200 anni hanno emesso 20 documenti che condannano la massoneria.

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Padre satanista e figlio suicida, chiesto il rinvio a giudizio per istigazione

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La procura della Repubblica di Pistoia ha chiesto il rinvio a giudizio del padre di un giovane suicidatosi il primo gennaio 2018 in quello che i giornali dipingono come un sacrificio satanico. L’uomo, 50 anni, è imputato del reato di istigazione al suicidio.

 

Il ventenne, scrive Il Tirreno, «era convinto che il padre fosse satana, e che lui, suo “primogenito serafino”, si dovesse sacrificare in suo nome. Per accedere all’immortalità». Il suicida avrebbe lasciato due pagine scritte a mano «lasciate su un tavolo tra libri ed effigi raffiguranti satana e i vari demoni da adorare», scrive il quotidiano toscano, aggiungendo che la data del suicidio sarebbe «secondo al calendario satanico, dedicato al demone Ose».

 

«Mio padre è satana, mi ha dato il dono dell’immortalità… Quando mio padre mi disse se ero con lui, io risposi di sì. Gli chiesi perché morirò. Il perché è logico, mi devo sacrificare per lui. È colui che mi ha creato», avrebbe scritto il giovane prima di togliersi la vita.

 

Secondo quanto riportato, l’accusa considera la morte del ragazzo come effetto del «proselitismo familiare» della pratica satanista portato avanti dal padre sui figli.

 

«In tale contesto di cultura e convinzioni sataniche – è scritto nel capo di imputazione per la richiesta del rinvio a giudizio – maturava la convinzione di diventare immortale attraverso il sacrificio della propria vita e quindi si determinava al suicidio». In un primo momento il pubblico ministero titolare dell’inchiesta aveva chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo allora che non ci fossero prove sufficienti per sostenere la tesi accusatoria.

 

Tuttavia, dopo aver esaminato la relazione conclusiva dei Carabinieri che hanno effettuato le indagini, il giudice per le indagini preliminari «ha ritenuto infatti che vi fossero indizi gravi, precisi e concordanti sul fatto che il cinquantenne (che in quel periodo si trovava in carcere ma che pochi giorni prima del suicidio aveva avuto un colloquio con il giovane) fosse consapevole degli intenti del figlio e che abbia contribuito al rafforzamento di questa volontà o, addirittura, all’ideazione stessa del suicidio» scrive Il Tirreno.

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«Le indagini avrebbero accertato – attraverso delle intercettazioni ambientali – come fosse ben noto, nell’ambito familiare, come l’uomo, che si proclamava “satanista spirituale”, celebrasse i suoi rituali nella soffitta di casa e come avesse avviato a tale culto il figlio e come quest’ultimo fosse assoggettato al volere del padre, che era arrivato a identificare con satana stesso».

 

«Secondo gli inquirenti, il padre sarebbe stato a conoscenza dell’intento del figlio e addirittura delle modalità con cui avrebbe messo in atto il suicido: i particolari sarebbero stati indicati in uno scritto che il giovane aveva portato con sé quando, il 30 dicembre, era andato a trovarlo in carcere, visto che, parlando con la moglie qualche giorno dopo la tragedia, aveva mostrato di essere a conoscenza di dove e come si era tolto la vita senza che qualcuno fra il personale penitenziario lo avesse informato a tale proposito» scrive il quotidiano toscano.

 

Il ragazzo si sarebbe impiccato proprio in soffitta, utilizzando una corda due barre metalliche piantate sul muro. A scoprire il corpo sono stati i pompieri, chiamati dai famigliari alle due e mezzo di notte: il giovane infatti non rispondeva al cellulare e al citofono e la porta della casa risultava chiusa dall’interno, e in salotto la luce era accesa.

 

«La notizia ieri ha riaperto una vecchia ferita nella comunità che nel 2018 salutò con immensa commozione il giovane: il padre, che allora si trovava appunto già in carcere, ebbe il permesso di partecipare alle esequie del figlio accompagnato da due agenti» scrive il Quotidiano Nazionale. «Le prossime saranno, dunque, settimane di grande attesa per la famiglia e per quanti hanno voluto bene a quel ragazzo “buono e gentile”».

 

Tutti i giornali italiani hanno parlato del caso, tuttavia nessuna testata scrive per quale motivo il genitore si troverebbe in carcere, né sembra aver la curiosità di chiederlo.

 

La vicenda testimonierebbe che, anche in ambiti microsociali, il culto di Satana esiste. E che potrebbe avere impatti materiali devastanti sulla vita delle persone.

 

Vi è un anti-satanismo mediatico-giudiziario che, abbiamo visto in alcuni casi, porta in galera innocenti innestando una meccanica sociale da caccia alle streghe. Ciò non significa, tuttavia, che non esista un culto diabolico radicato e finanche organizzato, in grado di nuocere altamente alla società. Il caso delle Bestie di Satana ne è un esempio lampante, ma chissà quanti altri ne esistono nelle profondità dell’iceberg satanico italiano.

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Immagine d’archivio via Envato

 

 

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