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Bioetica

Vaccini e obiezione di coscienza: come producono le linee cellulari da feto abortito

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Pubblichiamo la trascrizione dell’ intervento della dottoressa Martina Collotta al convegno organizzato da Renovatio 21 «Fede, Scienza e Coscienza» tenutosi a Roma il 13 marzo 2019.

 

 

 

Buona sera a tutti,

 

come avete sentito io sono un medico e una quasi mamma tutti gli effetti, quindi l’invito che farò in questo incontro è quello all’obiezione di coscienza per quanto riguarda i vaccini ottenuti da linee cellulari provenienti da feti abortiti, [invito] che non va unicamente ai genitori ma anche agli operatori sanitari e ai medici prima di tutto, che sono coloro che sono chiamati a somministrare questi vaccini. 

 

Vorrei spiegarvi brevemente e come vengono ottenute queste linee cellulari a partire dalle tecniche di aborto, che vedremo, sono a dir poco degli omicidi efferati.

 

È vero che da un punto di vista della ricerca scientifica, per ottenere dei vaccini da virus, vaccini contro dei virus, sono necessarie delle cellule. Questo perché i virus non possono crescere da soli se non hanno un macchinario della cellula in cui replicarsi.

 

Queste cellule devono essere delle cellule sane: i feti provengono quindi da aborti volontari e non da aborti spontanei

Quello che non è vero, come è stato detto anche nella relazione precedente, è che queste cellule debbano essere umane, tanto meno che debbano essere necessariamente cellule di feti.

 

Questo fa ovviamente comodo perché, come abbiamo visto, una cellula proveniente da un feto abortito è una cellula estremamente giovane, cioè una cellula che in laboratorio per il ricercatore ha una resa grandissima perché si può replicare molte più volte rispetto alla cellula di un individuo anziano. Ma si tratta di una questione che è meramente economica.

 

L’altro punto fondamentale è che queste cellule devono essere delle cellule sane: i feti provengono quindi da aborti volontari e non da aborti spontanei. Un aborto spontaneo, soprattutto a delle età gestazionali così basse come quelle da cui sono state ottenute le linee cellulari, è un aborto che in molti casi è dovuto a degli errori genetici importanti e questo, da un punto di vista meramente utilitaristico, dal punto di vista del ricercatore, significa che quelle cellule sono inutili.

 

Un aborto spontaneo quindi non è materia utile. Cercano aborti esclusivamente volontari.

 

L’altro motivo è che gli aborti volontari permettono di essere organizzati, pianificati. Permettono di avere a disposizione un ricercatore o un tecnico di laboratorio che immediatamente va, preleva quei tessuti quegli organi, stacca le cellule le separa chimicamente e le prepara per essere coltivate in laboratorio. Se tutto questo non fosse stato organizzato prima, per il ricercatore non ci sarebbe nulla da fare.

 

Questo quindi non solo ci porta a dire che l’aborto è ovviamente un omicidio, ma in questo caso è un omicidio premeditato, il che è una aggravante.

 

Ora vi voglio spiegare brevemente le tecniche perché alcune sono state già citate, e sono essenzialmente quella dell’isterotomia addominale, che possiamo tradurre semplicemente con un taglio cesareo. Solo che in questo caso il bambino non viene tolto dal grembo per essere lasciato vivere ma per essere ucciso.

 

Gli aborti volontari permettono di essere organizzati, pianificati. Permettono di avere a disposizione un ricercatore o un tecnico di laboratorio che immediatamente va, preleva quei tessuti quegli organi, stacca le cellule le separa chimicamente e le prepara per essere coltivate in laboratorio

Gli altri casi sono ancora più crudeli e qui mi permetto di dire che utilizzerò delle parole che sono dei tecnicismi, ma questo non significa che non si riconosca quello che chiamo o embrione o feto come persona umana, perché lo è dal concepimento. Non ci sono immagini anche perché le immagini di questo tipo di aborti sono veramente cruente e quindi se qualcuno ha interesse le guardi separatamente.

 

Le due tecniche infatti che sono principalmente utilizzate prevedono, sostanzialmente, lo smembramento del corpo del feto, perché il canale cervicale viene dilatato o meccanicamente o con l’ausilio di farmaci e all’interno di esso vengono introdotti degli strumenti come il forcipe o delle pinze, attraverso cui il feto viene afferrato generalmente per un arto, una gamba o un braccino e viene estratto a forza dal corpo della mamma.

 

Questo significa che non certo in tutti i casi il corpo del feto esce integro, e anche qualora uscisse integro viene semplicemente lasciato morire perché in quel momento il bambino è vivo.

 

In molti casi invece succede che viene di fatto dilaniato:  un feto muore per smembramento ma questo poco importa chi sta raccogliendo quelle cellule, perché i metodi vengono definiti non traumatici per i tessuti fetali che non significa affatto che non siano traumatici per il feto.

 

 

L’altra tecnica invece, quella che si usa addirittura fino alle ultime settimane di gravidanza, prevede di praticare un foro con delle forbici nel cranio del piccolo bambino e di aspirarne il contenuto: questo permette alla testa di collassare. La testa è la parte più voluminosa e quindi tutto il corpo può essere quindi estratto dall’utero della madre. 

 

Queste due procedure, lo sottolineo,  sono fatte con il feto che è vivo: alcuni abortisti dicono che cercano di tagliare il cordone ombelicale, come atto di misericordia in qualche modo, per provocare prima la morte del feto in utero, ma nella maggior parte dei casi questo non avviene perché di fatto è una complicazione tecnica e che ben poco interessa a chi sta praticando l’aborto in quel momento.

 

Isterotomia addominale, che possiamo tradurre semplicemente con un taglio cesareo:  in questo caso il bambino non viene tolto dal grembo per essere lasciato vivere ma per essere ucciso

Per di più se pensiamo all’utilizzo in cui servono dei tessuti o degli organi che sono vivi, vitali, perfusi, tagliare prima del tempo il cordone ombelicale significherebbe esporre inutilmente le cellule, che sono questo prezioso materiale, a un danno da asfissia.

 

In tutto questo il feto che è vivo sente dolore.

 

E il tema del dolore fetale, che è molte volte trascurato, ha delle prove scientifiche che sono forti. Alle obiezioni come il feto sta dormendo, il feto è in uno stato di sonno,  è facile rispondere che anche noi durante il sonno da un forte stimolo, a maggior ragione doloroso, veniamo risvegliati e comunque il sogno del feto non copre tutto il tempo della sua vita nel grembo uterino, nel grembo materno.

 

Ancor più sappiamo che il feto ha una sensibilità al tatto molto molto sviluppata: è vero questo addirittura nel neonato fino a un anno di vita, quindi possiamo immaginarci, non solo che senta in maniera ancora più intensa di noi il tocco o la presa delle pinze, ma che senta ancora più fortemente uno stimolo doloroso che gli venga comunicato proprio attraverso la cute.

 

Un’altra obiezione che viene fatta e che apparentemente sembra più scientifica è che il feto non ha ancora una corteccia cerebrale sviluppata, ma basta uno studio della neuroanatomia per dire che le vie del dolore sono in realtà delle vie molto profonde che in coinvolgono il talamo, coinvolgono dei nuclei che nel feto si sviluppano prestissimo. Quindi di fatto il dolore viene avvertito o perlomeno nulla ci permette di dire che non ci sia stato di coscienza nel feto, quindi nel momento in cui quel bimbo viene ucciso con queste tecniche così crudeli è vivo.

 

Abbiamo dunque parlato di un aborto che è di fatto un omicidio premeditato, con in più l’aggravante dell’efferatezza. C’è una crudeltà estrema nelle tecniche di aborto che vengono utilizzate in questi casi. Tanto più se il feto dovesse essere estratto vivo, essere sopravvissuto, a queste tecniche, di fatto viene vivisezionato perché quello che conta è raccogliere gli organi, raccogliere i tessuti. Altrimenti viene lasciato morire di fame di sete e di freddo perché in quel momento il bambino non ha nessuna protezione nessuna difesa contro l’ambiente esterno. 

 

In tutto questo il feto che è vivo sente dolore

La crudeltà di un aborto eseguito  in questo modo, di un aborto che è un omicidio,  neanche di fronte alla legge potrebbe cadere in prescrizione:  un omicidio premeditato con l’aggravante dell’efferatezza non cade in prescrizione.

 

Un omicidio non cade in prescrizione e questo è valido anche dal punto di vista morale eppure c’è qualcosa che lascia sconcertati: c’è stato un cambio di paradigma, possiamo dire, dal documento della Pontificia Accademia per la Vita del 2005 [che vi è stato appena presentato] a un documento della nuova Pontificia Accademia per la Vita del luglio del 2017. 

 

Io vi cito testualmente quello che c’è scritto in questo documento:

 

«le linee cellulari attualmente utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali e non implicano più quel legame di cooperazione indispensabile a una valutazione eticamente negativa del loro utilizzo».

 

Non appare più quel legame di cooperazione indispensabile per una valutazione eticamente negativa: sulla base di che cosa?

 

Si dice che queste linee cellulari sono distanti. Io mi sono interrogata sul possibile significato di questo distanti sotto due punti di vista: uno diciamo così filosofico e l’altro prettamente biologico. Possiamo dire innanzitutto che non c’è una distanza se non nel tempo, nel senso che si ha una perfetta continuità: per il principio di continuità, dal momento stesso del concepimento che è l’unico momento in cui sia un cambio sostanziale, tutto il resto del processo di crescita dell’embrione prima del feto poi del bambino e dell’adulto è in perfetta continuità.

 

Non c’è una distanza tanto più che lo riprova anche la biologia stessa: la genetica ci dice che quelle cellule sono le stesse, 50 anni fa come oggi, sono semplicemente invecchiate. Se a quel bambino fosse stata data la possibilità di venire al mondo sarebbe lo stesso di 50 anni fa, solo più vecchio.

 

C’è una crudeltà estrema nelle tecniche di aborto che vengono utilizzate in questi casi. Tanto più se il feto dovesse essere estratto vivo, essere sopravvissuto, a queste tecniche, di fatto viene vivisezionato perché quello che conta è raccogliere gli organi, raccogliere i tessuti

Quindi questa distanza non sembra essere una valida giustificazione per dire che non c’è più un appiglio per questa valutazione eticamente negativa.

 

In questo documento, oltre a ripetersi che gli aborti fatti sono stati solo due, mentre abbiamo visto questo contraddice ogni evidenza, si dice anche che esiste un obbligo morale che è quello di garantire la copertura vaccinale.

 

È scomparso un obbligo morale che era presente nel primo documento del 2005 [ed è quello che siamo qui a ribadire], cioè l’obbligo morale di richiedere un’alternativa etica a questi vaccini, perché se [da un lato] c’è un rischio significativo è vero che questa è una giustificazione,  perché:

 

  •  la cooperazione che viene esercitata da parte dei genitori o degli operatori sanitari che somministrano i vaccini è esclusivamente una cooperazione di tipo materiale, cioè non formale, che non condivide l’intenzione 

 

  • è una cooperazione mediata cioè in cui non si ha partecipazione diretta all’atto in sé malvagio dell’aborto 

 

  • ed è una cooperazione remota nello spazio e nel tempo e anche concettualmente. 

 

[Dall’altro lato] tutto questo però non esonera dall’obbligo morale di chiedere un’alternativa.  

 

Per di più sembra esserci un apertura inquietante in questa frase:

 

«Il male in senso morale sta nelle azioni non nelle cose o nella materia in quanto tale».

 

Il male sta nelle azioni non nelle cose o nella materia. Attenzione che se leggiamo questa frase suona un po’ come il fine giustifica i mezzi, ma quel che è peggio è che qui stiamo parlando di una materia che non è assolutamente moralmente neutra, la materia qui sono delle cellule che provengono da degli esseri umani uccisi.

 

Qui stiamo parlando di una materia che non è assolutamente moralmente neutra, la materia qui sono delle cellule che provengono da degli esseri umani uccisi

Quella materia può diventare, se così concepita, come qualcosa di fatto ridotto a neutro o qualcosa che non è né bene né male, può diventare oggetto di scambio di trattative commerciali: già sappiamo che Planned Parenthood ha fatto una serie di cataloghi, sostanzialmente dei prezzari, di parti del corpo fetali.

 

Quindi il primo dovere morale, seppure non esista questa cooperazione formale, questa volontà di condividere l’intento che scusa, giustifica l’utilizzo di vaccini in assenza di un’alternativa etica, è quella di chiedere questa alternativa e di farlo a gran voce.

 

Il diritto dovere dell’obiezione di coscienza ce lo ribadisce quello che è il magistero di sempre in un documento, l’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, al numero 73: troverete proprio l’invito, il forte invito, che suona proprio come un dovere morale all’obiezione di coscienza nei casi di aborto, per tutto quello che riguarda l’aborto di esseri umani.

 

Se poi ci rifacciamo a quello che è l’insegnamento che, grazie a Dio finora non è stato messo in discussione, sugli embrioni umani [e] sulla ricerca per esempio sulle staminali embrionali, dove troviamo un forte divieto da parte del magistero della Chiesa, dobbiamo dire lo stesso per tutto quello che riguarda la ricerca sui feti umani, perché come ho detto, non c’è differenza, non c’è soluzione di continuità tra il concepito, l’embrione, il feto e il bambino poi.

 

Quindi ancora una volta, e lo dico prima di tutto a me stessa, il nostro diritto ma soprattutto il nostro dovere è quello di chiedere un’alternativa etica.

 

 

Martina Collotta

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Polonia, l’aborto avanza in Parlamento

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Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.

 

«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.

 

Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.

 

Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).

 

La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.

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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.

 

Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.

 

Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.

 

Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.

 

Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.

 

Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.    Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.   Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?   Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.    «Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»   Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:   «Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».   Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:   «In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.    
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Bioetica

Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea

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Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.

 

La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».

 

I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».

 

La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».

 

Minaccia ai gruppi pro-vita

I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.

 

Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.

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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»

La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».

 

Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».

 

Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.

 

Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata

Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:

 

«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».

 

Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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