Alimentazione
Allucinante video di Bill Gates sulla pannocchia: la bioingegneria del Grande Reset alimentare diventa cringe

Il magnate globale Bill Gates ha lanciato sul suo canale un allucinante video che parla di pannocchie.
Nel filmato il primo finanziatore dell’OMS appare con una maglietta con stampata sopra una pannocchia mentre parla con una voce distorta di bambina.
La musica mostra una serie di immagini montate rapidamente, come un videoclip, dove foto apparentemente ritoccate di Gates bambino si alternano a immagini di grano, campi e a scritte didascaliche sull’importanza del granturco.
Nel filmato il miliardario continua a cantare con la voci di bimba anche mentre addenta con avidità una gialla pannocchia.
Si tratta con certezza di una delle vette di quello che oggi si chiama cringe.
Il video è pensato sin dal titolo («It has the juice – and it’s at risk») per trasmettere l’idea che le coltivazioni di grano sono a rischio: di qui immagini catastrofiche di campi resi infertili, aiutano a capire le didascalie, dall’«impatto del cambiamento climatico».
Il filmato è stato postato nel canale YouTube ufficiale di Bill Gates, lo stesso che, come sa il lettore di Renovatio 21, aveva ospitato i suoi stranissimi e costosissimi spot all’ingegneria genetica CRISPR-CAS9, nei quali peraltro parlava proprio dei suoi investimenti per bioingegnerizzare l’agricoltura.
Come noto, Bill Gates nel 2020 è divenuto il primo proprietario terriero degli USA – curiosa coincidenza in un mondo dove il suo amico di Davos Klaus Schwab dice al resto dell’umanità «non avrai nulla e sarai felice».
Come l’immane investimento in latifondi si incastri con il resto dei suoi investimenti, dall’elettronica ai vaccini, lo spiegò in un articolo di due anni fa Robert F. Kennedy jr.
«Per un uomo ossessionato dal controllo monopolistico, l’occasione di dominare anche la produzione alimentare deve sembrare irresistibile» scrisse Kennedy.
«L’approccio tipico di Gates ai problemi globali pone la tecnologia e i suoi partner dell’industria chimica, farmaceutica e petrolifera al centro di ogni soluzione. La “strategia innovativa” di Gates per la produzione alimentare è stata quella di imporre il fallimentare sistema americano di agricoltura basata su OGM, prodotti chimici e combustibili fossili ai poveri agricoltori africani».
«Il numero di africani che soffrono di fame estrema è aumentato del 30 per cento nei 18 Paesi presi di mira da Gates. La povertà rurale si è metastatizzata in modo drammatico e il numero di persone che soffrono la fame in queste nazioni è salito a 131 milioni»
«Sotto il sistema di piantagioni di Gates, le popolazioni rurali africane sono diventate schiave sulla propria terra di una tirannica servitù di strumenti high-tech, meccanizzazione, orari rigidi, condizionalità gravose, crediti e sussidi che sono le caratteristiche distintive della “Rivoluzione Verde” di Bill Gates» accusa Kennedy jr.
«Gates ha imparato a ingrassare sulle crisi globali, che si tratti di pandemie, clima, carestia o estinzione di massa. Il cambiamento climatico ha fornito a Gates una scusa per creare monopoli su sementi, cibo e agricoltura (…)Nel costruire il suo impero agricolo, Gates si è ripetutamente dimostrato disposto a ignorare le voci di scienziati e agricoltori e di calpestare leggi, trattati, tradizioni, diritti civili, scienza e sensibilità».
«Gates rafforza la sua logica in materia di brevetti utilizzando la tecnologia CRISPR per modificare selettivamente il patrimonio genetico dei semi, apportando modifiche sufficienti per resistere alle sfide dei brevetti (…) Centralizzando le Banche dei Semi e manipolando le leggi sulla proprietà intellettuale, Gates ha lanciato una campagna di «colonialismo genetico» per depredare i contadini del mondo e gli agricoltori indigeni dei loro sudati semi e della loro conoscenza».
Queste considerazioni era condivise anche dall’analista geopolitico William F. Engdahl, il quale ha dettagliato in un articolo di due anni fa come la Fondazione Gates abbia operato una sorta di prova generale in Africa distruggendone di fatto l’economia alimentare.
Engdahl spiegò che la Gates Foundation è un azionista significativo di Monsanto, ora parte di Bayer. «La Fondazione Bill e Melinda Gates ha ereditato l’agenda dei Rockefeller dal complesso medico-industriale all’istruzione alla trasformazione dell’agricoltura».
L’agenda alimentare Rockefeller, è possibile leggere in un altro articolo pubblicato da Renovatio 21, è risalente…
«La globalizzazione della produzione alimentare mondiale e la creazione dell’agrobusiness, prima guidata dalla Fondazione Rockefeller e oggi con la Fondazione Gates che assume un ruolo più visibile, è forse il fattore più minaccioso per la salute e la mortalità mondiale, molto più di quanto qualsiasi coronavirus abbia dimostrato di esserlo» spiegava Engdahl, che dava dettagli su programmi disastrosi avvenuti in Africa i quali riguardavano esattamente il mais.
Come riportato da Renovatio 21, con ogni evidenza Gates sta preparando un Grande Reset alimentare.
«La Gates Foundation, alimentata da una “empia alleanza” tra il grande capitale, le istituzioni scientifiche e tecnologiche e gli stati, abbia stabilito un impero globale sulla vita» scrive un vecchio articolo di Children’s Health Defense.
Si tratta della diligente conseguenza di chi vuole il controllo – cifra principale della cibernetica – sull’umanità: si persegue il controllo dell’uomo per via biochimica tramite i canali di assunzione di sostanze dell’organismo, i medicinali (come i vaccini…) e financo gli alimenti.
Pensateci un secondo. Cerchiamo di ripetere il concetto.
Dopo aver ottenuto l’accesso al sistema sanitario mondiale – cioè a sostanze immesse nel corpo dell’umanità per via sottocutanea – Gates sta ottenendo il controllo sul sistema alimentare, cioè sulle sostanze immesse per via digerente.
C’è un salto di qualità: i farmaci si possono rifiutare, dei vaccini si può fare a meno. Del cibo no.
È il dominio biochimico sulla vita che si sta realizzando, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi.
Anche a suon di video talmente cringe da farceli sanguinare.
Alimentazione
Le birre più popolari contengono sostanze chimiche tossiche PFAS

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology che ha analizzato i PFAS in 94 campioni di birra, molte birre popolari, sia quelle prodotte da piccoli birrifici che quelle prodotte da grandi aziende nazionali e internazionali, contengono sostanze chimiche PFAS collegate al cancro e ad altri problemi di salute.
L’unica cosa più torbida della tua IPA preferita potrebbero essere le sostanze chimiche in essa contenute.
Secondo un nuovo studio pubblicato su Environmental Science and Technology che ha esaminato i PFAS in 94 campioni di birra, molte birre popolari, sia quelle prodotte da piccoli birrifici che quelle prodotte da grandi aziende nazionali e internazionali, contengono tipi di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) collegate al cancro e ad altri problemi di salute.
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Gli autori dello studio hanno affermato che i loro risultati si aggiungono alle prove della diffusa contaminazione da PFAS nelle forniture idriche e «offrono spunti ai birrifici e ai servizi idrici in merito alle esigenze di trattamento e supportano i consumatori in un processo decisionale informato».
I PFAS sono un gruppo di oltre 9.000 sostanze chimiche, tra cui diverse tipologie collegate a tumori, danni agli organi e al sistema immunitario e altri problemi di salute.
Secondo lo studio, in alcune birre sono stati rilevati due tipi di PFAS particolarmente pericolosi: l’acido perfluorottanoico (PFOA) e l’acido perfluorottanesolfonico (PFOS).
I ricercatori si sono recati nei negozi al dettaglio della Carolina del Nord e hanno acquistato 15 tipi di birra in lattina prodotte da piccoli birrifici artigianali statunitensi, tra cui: 10 tipi di birra provenienti da birrifici della Carolina del Nord, due dal Michigan, due dalla California e uno dal Colorado.
I ricercatori hanno intenzionalmente preso di mira le birre prodotte da birrifici situati in prossimità di corsi d’acqua contaminati da PFAS provenienti dalla Carolina del Nord, dal Michigan e dalla California.
Hanno anche acquistato cinque birre nazionali molto popolari e tre birre internazionali, prodotte e vendute su larga scala.
Le birre erano principalmente lager e ale. I ricercatori hanno rilevato PFAS in 11 birre su 19 nel primo ciclo di test, incluso l’80% dei campioni di birra nazionale. Successivamente, hanno testato 75 campioni di 15 tipi di birra (utilizzando più lattine per ogni tipo) e hanno rilevato PFAS nel 95% dei campioni.
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Diverse birre hanno violato gli standard dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) statunitense per l’acqua potabile relativi a specifici PFAS, tra cui tre birre che hanno superato il limite dell’agenzia per il PFOA e una che ha superato i limiti per il PFOS. Molti degli altri composti PFAS testati non rientrano negli standard federali per l’acqua potabile.
Il PFOA e il PFOS sono considerati così tossici e pericolosi che l’EPA l’anno scorso li ha dichiarati sostanze pericolose, affermando che «possono rappresentare un pericolo sostanziale per la salute o il benessere pubblico o per l’ambiente una volta rilasciati».
«Dovreste preoccuparvi delle piccole quantità di PFAS nella vostra birra? Potete starne certi», ha affermato Terrence Collins, Professore Teresa Heinz di Chimica Verde alla Carnegie Mellon University. «Questo studio, condotto con grande efficacia, dovrebbe rimodellare il mercato della birra sia a livello personale che comunitario».
I rappresentanti dell’industria della birra hanno affermato che i PFAS rappresentano un problema ambientale universale e non riguardano solo la birra.
«I PFAS sono presenti ovunque, la birra non è più rischiosa dell’acqua del rubinetto», ha affermato Scott Britton, scienziato che lavora sulla microbiologia della birra e caporedattore del Journal of the American Society of Brewing Chemists.
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Filtrazione della birra
Le birre – che in media sono costituite per circa il 90% da acqua – prodotte in contee con elevati livelli di PFAS nell’acqua potabile presentavano la contaminazione maggiore. Lo studio ha evidenziato che circa il 18% dei birrifici statunitensi si trova in codici postali in cui è nota la presenza di PFAS nell’acqua potabile.
Sebbene non siano stati specificati i nomi dei birrifici, le birre prodotte nei birrifici della contea di Chatham, nella Carolina del Nord, della contea di Mecklenburg, nella Carolina del Nord, e della contea di Kent, nel Michigan, presentavano le concentrazioni più elevate di PFAS nei campioni analizzati.
«Se l’acqua fornita non viene filtrata prima di essere distribuita ai clienti, come i birrifici, o se viene filtrata a livelli inferiori, le stesse tracce di PFAS si ritrovano nei prodotti della birra», ha affermato Jennifer Hoponick Redmon, autrice principale e direttrice senior per la salute ambientale e la qualità dell’acqua presso RTI International.
I birrifici che filtrano solo gli agenti patogeni non eliminerebbero i PFAS, ha affermato.
Negli Stati Uniti ci sono più di 9.000 birrifici, quindi i metodi di filtrazione variano.
Chuck Skypeck, direttore dei progetti tecnici di produzione della birra per la Brewers Association, un gruppo no-profit che promuove i piccoli birrifici indipendenti degli Stati Uniti, ha affermato che l’Associazione ha informato i membri dei birrifici sulle normative dell’EPA in materia di acqua potabile e che è comune per i birrifici utilizzare la filtrazione a carbone attivo, detto anche carbone attivo, oppure l’osmosi inversa.
Entrambi i metodi di filtrazione sono efficaci per rimuovere i PFAS: l’osmosi inversa ne rimuove circa il 94%, mentre il carbone attivo ne rimuove circa il 73%.
«I birrifici che utilizzano pozzi privati monitorano la propria acqua secondo le normative dell’EPA», ha affermato Skypeck. «Mentre i birrifici che utilizzano fonti comunali o private ricevono report sulla qualità dell’acqua dal loro fornitore o effettuano analisi aggiuntive».
I birrifici possono effettuare test per alcuni PFAS: ad esempio, LGC Group, con sede nel Regno Unito, offre analisi per 13 composti.
Tuttavia, il costo dei test e del trattamento dei PFAS è «un onere eccessivo da sostenere» per la maggior parte dei piccoli birrifici, ha affermato Britton. «Ecco perché i piccoli birrifici non hanno ancora affrontato questo argomento, è semplicemente fuori dalla loro portata».
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Bacino del fiume Cape Fear PFAS
Nelle birre della Carolina del Nord, in particolare quelle situate nei pressi del bacino del fiume Cape Fear, sono state rilevate più concentrazioni di PFAS rispetto alle birre del Michigan o della California, «il che riflette la varietà di fonti di PFAS nella Carolina del Nord», hanno scritto gli autori.
L’area del bacino del fiume Cape Fear è notoriamente contaminata da una varietà di PFAS, molti dei quali sono riconducibili al sito della Chemours Fayetteville Works.
Hoponick Redmon, anche lei una bevitrice di birra, ha affermato che cerca di limitare il consumo di birre provenienti da zone in cui i livelli di PFAS nell’acqua sono più elevati.
«Berrò ancora una birra se sono in un posto come un festival e c’è la birra alla spina? Sì. Ma tutti i giorni? No», ha detto, aggiungendo che tutti dovrebbero bere con moderazione.
Ha affermato che chi è preoccupato per la propria birra dovrebbe controllare se l’acqua potabile della propria zona contiene PFAS, poiché in tal caso è più probabile che siano presenti nella birra prodotta localmente.
Brian Bienkowski
Pubblicato originariamente da The New Lede.
Brian Bienkowski è caporedattore di The New Lede.
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Alimentazione
Fame a Gaza: cibo ovunque ma nulla da mangiare

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Come riportato da Renovatio 21, ad inizio anno le forze israeliane aprirono il fuoco sulla folla di palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, provocando una strage.Below is eyewitness footage of one aid convoy being attacked. Sent by Sapir Sluzker Amran, a peace activist who tried to stop the protests. She said those who attacked the convoy were mostly Israeli settlers. The border crossing was located at Tarqumiya in the occupied West Bank pic.twitter.com/5w9qrb9vtu
— Emmet Lyons (@EmmetlyonsCBS) May 14, 2024
Va considerata anche la morte di almeno 5 palestinesi di Gaza uccisi dagli aiuti USA lanciati dal cielo. Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il ministro israeliano Smotrich aveva detto che permettere a due milioni di abitanti di Gaza di morire di fame «potrebbe essere morale». Da più di un anno è emerso il tema dei bambini che stanno letteralmente morendo di fame a Gaza. Come riportato da Renovatio 21, in settimana un rapporto delle Nazioni Unite che monitora la situazione ha parlato di «fame catastrofica» rilevando che circa 300.000 persone nel Nord di Gaza vivono in condizioni di carestia. Solo tre settimane fa il giornale israeliani Haaretz aveva chiesto in un editoriale che il mondo costringesse Israele di «smettere di affamare Gaza».🇵🇸 #Palestine – 🇮🇱 #Israel: More than 100 Palestinian civilians were killed by the IDF in Gaza today after soldiers opened fire on a crowd of people surrounding a food aid truck. The trucks reportedly ran over civilians as they left the area, which one witness said accounted for… pic.twitter.com/EAZBvTrSz0
— POPULAR FRONT (@PopularFront_) February 29, 2024
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Alimentazione
I maiali bioingegnerizzati CRISPR entrano nella catena alimentare: approvazione FDA

La Food and Drug Administration (FDA), ente statunitense di regolamentazione di cibo e farmaci, questa settimana ha approvato l’immissione nella catena alimentare umana di maiali bioingegnerizzati con la nota tecnica di editing genetico CRISPR. Lo riporta il giornale del politecnico bostoniano MIT Technology Review.
L’approvazione FDA è stata data ad un’azienda britannica chiamata Genus, che anni fa ha iniziato a progettare maiali immuni ad n pericoloso virus respiratorio (letale per i suini) utilizzando la bioingegneria CRISPR.
I maiali CRISPR saranno tra i pochi animali geneticamente modificati commestibili. La lista è limitata perché produrli è costoso, devono superare ostacoli normativi e non sempre sono redditizi. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno impiegato circa 20 anni per approvare un salmone transgenico, modificato con un gene per crescere più velocemente. Tuttavia, all’inizio del 2025, AquaBounty, il suo creatore, ha venduto tutti i suoi allevamenti ittici e contava solo quattro dipendenti, nessuno dei quali vendeva pesce.
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Da allor, scrive la testata del MIT, «le normative si sono allentate, soprattutto per quanto riguarda l’editing genetico, che interviene sul DNA di un animale anziché aggiungerne altri di un’altra specie, come nel caso del salmone e di molte colture OGM».
Il progetto, scrive Technology Review «è scientificamente simile al lavoro che ha portato alla nascita dei famigerati bambini CRISPR in Cina nel 2018» quando il biofisico He Jiankui ha modificato due gemelle per renderle resistenti all’HIV, tentando sempre di rimuovere un gene recettore quando erano solo embrioni in vitro.
Nel caso dei maiali molte delle obiezioni bioetiche sorte dalla comunità internazionale spariscono.
I maiali Genus possano rivelarsi l’animale geneticamente modificato più prezioso mai creato, il primo prodotto di successo CRISPR a raggiungere il sistema alimentare. Dopo l’approvazione, il valore delle azioni dell’azienda è aumentato di un paio di centinaia di milioni di dollari alla Borsa di Londra. Tuttavia, l’azienda sostiene che prima di arrivare agli scaffali dovrà passare ancora un po’ di tempo.
Vari scienziati e sostenitori della sicurezza alimentare mettono in discussione la sicurezza della tecnologia di modifica genetica — il CRISPR (brevi ripetizioni palindromiche regolarmente intervallate) — utilizzata dai ricercatori e sostenuta da investitori come Bill Gates, chiedendosi se i cibi prodotti dalla tecnologia siano davvero sicuri per il consumo umano.
Lo scorso luglio, il governo della Nuova Zelanda ha annunciato che nei prossimi tre mesi prenderà una decisione sulla revoca del divieto di ingegneria genetica degli alimentari. Polli CRISPR immuni all’aviaria sono stati creati ancora due anni fa.
Mentre stiamo per vedere l’arrivo sui nostri piatti di prosciutto CRISPR, pancetta CRISPR, costolette CRISPR (e ancora tanta roba: del maiale, anche quello Frankesteino, non si butta via nulla!) ricordiamo al lettore di Renovatio 21 gli allarmi degli scorsi anni per l’ingresso – già avvenuto, secondo alcuni – dell’mRNA nella catena alimentare, iniettato nel bestiame tramite vaccini veterinari.
Come riportato da Renovatio 21, l’allarme è arrivato al punto che un anno fa lo Stato del Tennesee ha approvato un disegno di di legge contro i vaccini mRNA negli alimenti.
L’uso estensivo del CRISPR sull’essere umano è oramai in rampa di lancio, con le ultime foglie di fico che stanno cadendo. A fine 2023 le autorità di regolamentazione del Regno Unito hanno approvato la prima terapia CRISPR per il trattamento delle malattie del sangue negli esseri umani. Renovatio 21 ricorda anche il caso del paziente della terapia genica sperimentale CRISPR per il colesterolo morto dopo il trattamento di editing genetico.
Nel frattempo, conosciamo i casi in cui il CRISPR è stato usato proprio sui maiali – umanizzandoli, cioè inserendo transgenicamente DNA umano – per ottenere organi da trapianto. Nella vicenda più nota, si apprese che il trapiantato con il cuore del maiale OGM morì proprio a causa di un virus suino. Il cuore dell’animale , è emerso, era stata anche imbottito di cocaina.
Esperimenti con xenotrapianti da maiale umanizzato sono stati effettuati con uomini in stato di morte cerebrale. La Cina, Paese che si spinge sempre più in là con la genetica, non solo crea maiali umanizzati (che ha utilizzato anche nella ricerca COVID), ma arriva pure a clonare suini roboticamente.
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