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Necrocultura

Cannibalismo di ritorno. Leggiamone i segni

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Nel 2022 Renovatio 21 aveva notato questa strana, improvvisa, martellante infatuazione della cultura popolare per il cannibalismo. Vari romanzi, un film, articoli. Poi perfino un caso di cronaca, che riguardava una celebrità.

 

Il trend non può arrestarsi, anzi. Del resto, quando l’ordine da seguire, l’impulso che viene dal profondo, è quello, là si va a parare, dove esiste ancora, in teoria, un tabù che preserva l’umanità da prospettive infernali.

 

Pochi giorni fa compare un articolo sul tema nelle pagine italiane di Wired, rivista scientista, vaccinista, filo-omotransessualista che nella sua versione madre, quella californiana, ha ospitato nel corso dei decenni vari contributi sul movimento transumanista.

 

Prendendo spunto da un recente paper pubblicato, la testata del gruppo Condé Nast va a ripescare gli studi di una paleontologa del Museo di Storia Naturale di Londra, che già avevano fatto scalpore nel 2012, esperta della pratica preistorica del cannibalismo «è sì raccapricciante, ma che va letta nel contesto in cui si è sviluppata».

 

Apprendiamo che 15 mila anni fa da queste parti gli uomini mangiatori di uomini prosperavano.

 

«Le ultime scoperte sulla cultura Magdaleniana risalente al Paleolitico superiore che mostrano come questi uomini moderni (…) praticassero in maniera diffusa il cannibalismo (o antropofagia che dir si voglia). E non per necessità, quanto piuttosto come pratica funebre» scrive Wired, che produce quindi una serie di virgolettati.

 

«Il cannibalismo, per quanto oggi possa sembrarci una pratica estranea e raccapricciante, è stato diffuso a lungo, e se ne hanno testimonianze anche in tempi recenti».

 

Bisogna infatti ricordare al lettore che dalla Nuova Guinea alle isole Fiji, «ci sono evidenze di cannibalismo».

 

«Nella cultura Warì del Sud America, per esempio, il cannibalismo era praticato fino agli anni Sessanta, come simbolo di grande rispetto nei confronti dei morti (…) infatti piuttosto che lasciare che i vermi mangiassero i resti dei propri cari, un fenomeno percepito come una mancanza di rispetto, consumare altri individui era visto come una sorta di atto di amore».

 

Mangiare il caro estinto come segno d’affetto: dopo il vaccino come «atto d’amore» (copyright Bergoglio), facciamo ulteriori passi più in là.

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Secondo lo studio, «il corpo di questi uomini veniva infatti non solo cannibalizzato ma anche trasformato, con le ossa che venivano lavorate». Crani divenivano coppe, e sarebbero state trovate, in una grotta inglese dove la ricercatrice aveva in passato concentrato i suoi studi, ossa incise probabilmente per questioni estetiche.

 

«Il cannibalismo, concentrato in un periodo che va dai 18 mila a 14 mila anni fa, si pone dunque come un diverso rito funebre spiegano gli esperti» scrive la rivista.

 

«Per capire se in corpo è stato cannibalizzato si analizzano le tracce presenti sulle ossa, cercando delle similitudini tra il modo di macellare gli animali eventualmente presenti nel sito e il trattamento riservato ai resti umani (…) tracce di utensili nelle ossa, segni di tagli, frantumazioni per estrarre il midollo osseo, disarticolazioni delle ossa, sono tutti indizi che portano a ipotizzare la presenza di un comportamento cannibale» spiega la tafonomista (la tafonomia è quella parte della paleontologia che si occupa della formazione dei fossili a partire dai processi di decomposizione).

 

Vi sono alcuni criteri paleontologici, fissati anni fa dall’Istituto Catalano di Paleoecologia ed Evoluzione Sociale di Tarragona, che individuano i segni dei denti umani sulle ossa.

 

«Quando troviamo tracce simili negli animali nessuno dubita che venissero mangiati, nell’uomo è più difficile pensare al cannibalismo, accettarlo, anche se è stato trovato in diversi animali, e anche noi lo siamo».

 

Secondo quanto dice la ricercatrice, fra i Neanderthal diffusa di mangiarsi il proprio simile. Ma anche presso gli homo sapiens: nelle 59 località magdaleniane esaminate, che si estendono dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all’Inghilterra, in 25 di esse sono presenti evidenti segni di cerimonie funebri, e in 13 di queste si trovano prove di cannibalismo.

 

«È una percentuale elevata, diffusa all’interno della cultura magdaleniana, e presente in diversi luoghi, alcuni con una fauna ricca, per cui è difficile immaginare che questi uomini moderni patissero tutti la fame e fossero cannibali per necessità, in luoghi così diversi» sostiene la studiosa, che cita anche analisi genetiche, «mostrano come i siti in cui si praticava il cannibalismo avevano tutti un’origine comune, mentre quelli con pratiche funebri diverse avevano anche un’origine diversa» specifica Wired.

 

In fondo all’articolo – non all’inizio, proprio alla fine – un caveat di non poco conto: «gli autori invitano però infine alla cautela: gli studi e le conclusioni per quanto verosimili si basano sull’analisi di pochi resti, estendendole anche la nostra comprensione sul comportamento umano di migliaia di anni fa potrebbe cambiare».

 

Insomma, potrebbe essere che gli ancestrali rosicchiatori di ossa fossero casi isolati? Sappiamo che atti cannibalistici sono anche oggi perpetrato da segmenti specifici della popolazione: i serial killer. Jeffrey Dahmer, Richard Chase (il «vampiro di Sacramento») e forse pure, (secondo quanto evocava l’espressione «compagni di merende»), il Mostro di Firenze sono esempi di assassini seriali antropofagi da tener presenti. Tuttavia, si tratta di frazioni infinitesimali della popolazione – si tratta, appunto, dei mostri.

 

Giudicare quindi la popolazioni a partire da pochissimi elementi devianti sarebbe un errore di distorsione dei dati di non poco conto. Un antropologo alieno caduto dallo spazio direttamente in casa Dahmer (dove il killer omosessuale aveva in programma di crearsi un tempio pagano fatto di ossa e teschi delle vittime) non si potrebbe fare un’idea statisticamente corretta dell’umanità.

 

Poco importa, il sasso nello stagno – l’ennesimo – è stato lanciato. Il titolo per la testata a grande diffusione è assicurato: «quando in Europa eravamo cannibali».

 

Dunque, i nostri antenati si mangiavano a vicenda. Dobbiamo pensarlo, o quantomeno dobbiamo accettarne la possibilità. Ma perché?

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Vogliamo ricordare che quando una dozzina di di anni fa il regista russo Nikita Mikhalkov ritirò fuori dal dimenticatoio la teoria della Finestra di Overton, scelse, durante il suo programma video, di offrire il quadro – totalmente credibile – della possibile normalizzazione del cannibalismo, dalla categoria dell’«impensabile» sino alla sua piena legalizzazione.

 

Lungo le fasi overtoniane, dimostrava Mikhalkov, il cannibalismo diveniva «antropofagia» (parola scientifica) e poi «antropofilia» (parola non disforica, etimologicamente magnanima, e pure vicina a «filantropia»). Accettato, richiesto e legalizzato per vox populi, l’alimentazione a base di carne umana sarebbe stata non solo possibile, ma pure incoraggiata, in tutta la società.

 

È bene ripassare quale sia prima fase della Finestra di Overton, e in cosa consista. Il passaggio dalla categoria dell’«unthinkable» («impensabile») al «radical» («radicale») avviene quando l’idea passa dalla dimensione del totalmente inaccettabile alla quella in cui essa è sì ancora vietata, ma con deroghe. Essa diventa una realtà che, pur radicalmente lontana, rappresenta un qualcosa di tuttavia esistente.

 

Precisamente in questa fase entrano in scena gli scienziati: nel caso del cannibalismo, ecco che ne parlano gli antropologi, gli psicologi, perfino i nutrizionisti. Si organizzando convegni sul tema. Si ricordano le tribù della Papuasia e di altre crudeli isole del Pacifico, magari pure la disavventure dei sopravvissuti del volo schiantatosi sulle Ande da cui Hollywood trasse il film Alive – sopravissuti (1999).

 

Insomma, celo.

 

Secondo lo schema di Overton, è in questo momento che, parallelamente al «dibattito scientifico», dovrebbero apparire dei «gruppi oltranzisti», che, facendo un frastuono inimmaginabile, non si curano del fatto che risultano come estremisti, zeloti inaccettabili.

 

Ora, direte, tali gruppi che promuovono apertamente il cannibalismo ancora, per fortuna, non li abbiamo visti. O forse sì…

 

Ho recentemente appreso con raccapriccio, guardando un documentario Netflix sulla caccia agli assassini seriali, dell’esistenza su internet di forum per cannibali: gli aficionado si scambiano ricette, pensieri, immagini. Di più: interagiscono come si trattasse di un marketplace, di una piattaforma che fa incontrare la domanda e l’offerta: ci sono persone che vogliono mangiare essere umani, e – davvero, per perversioni che non si riesce e comprendere neppure sforzandosi – ci sono persone che vogliono essere mangiate da altri esseri umani.

 

I casi tedeschi, di cui abbiamo parlato su Renovatio 21, di tale «cannibalismo consenziente», sono la punta dell’iceberg: online chissà quanti accordi cannibalistici sono stati stipulati. Il forum di cui parlava la serie in streaming si chiamava Zambia Meat. Non so se il sito esista ancora, non ho verificato, e non lo farò mai.

 

Quindi possiamo leggere i segni overtoniani: la scienza che dice che di fatto potremmo essere tutti cannibali avanza. Qualche gruppo che rivendica apertamente la pratica, pure.

 

Uniamoci l’articolone con cui l’anno passato il New York Times celebrava la tendenza nella narrativa di occuparsi di personaggi cannibali (con vari libri usciti sul tema) e pure il film presentato a Venezia Bones and All, un racconto (che il cineasta definisce romance, «storia d’amore») tutto incentrato sul cannibalismo.

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Il regista è l’italiano, per qualche ragione celebrato internazionalmente, Luca Guadagnino, che aveva fatto il grande salto con la stranamente love-story gay tra un professore e un ragazzo giovane (stranamente non ritenuta controversa da stampa e opinione pubblica, nonostante qualche rimostranza da parte di qualche conservatore americano) Chiami con il tuo nome, (2017) film premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale a James Ivory.

 

Protagonista della pellicola era Armie Hammer, che negli anni successivi sarebbe stato al centro di uno scandalo immenso: nel gennaio 2021, un account Instagram anonimo ha pubblicato screenshot – non confermati – sostenendo si trattasse messaggi di testo che Hammer aveva inviato a varie donne. In tali messaggi, scrive la Wikipedia italiana «l’attore confessa di avere fantasie sessuali BDSM estreme, sangue, violenza, stupro e cannibalismo». BDSM è la sigla che indica il sadomasochismo. L’uomo era quindi stato accusato di molestie sessuali, ma le accuse sono cadute la scorsa primavera: nessun processo. Notiamo en passant che la parola «cannibal» è totalmente assente dalla voce sul divo nella Wikipedia anglofona, e abbondano citazioni dei suoi avvocati. A febbraio, l’attore ha rotto il silenzio, confidando ad un giornalista di essere stato abusato da un pastore protestante quando era tredicenne, un’esperienza che lo avrebbe portato ad interessarsi della sottocultura sadomaso.

 

Sullo scandalo Hammer, con dovizia di dettaglio sui presunti pensieri cannibalistici dell’attore hollywoodiano (come il messaggio «sono un cannibale al 100%», o la proposta alla ex di farsi asportare una costola e prepararla al barbecue), nel 2022 la rete Discovery ha prodotto un documentario in più puntate, House of Hammer, in cui si racconta l’oscura storia del casato, con il nonno Armand che petroliere e collezionista miliardario americana  e al contempo molto vicino all’Unione Sovietica – è una vicenda assai interessante, ricca di conferme per chi ha della storia una visione non superficiale, che racconteremo per esteso altrove se lo chiederanno i lettori.

 

Il clamore per l’uscita della serie sullo scandalo «cannibale» di Hammer era coincisa, l’anno scorso, con il lancio di Bones and All a Venezia. Diciamo che i giornalisti italiani non hanno fatto ressa per chiedere al regista di questa coincidenza – film sul cannibalismo, attore di precedente pellicola invischiato in uno scandalo a base di fantasie cannibalistiche. Tuttavia qualcuno è finito per domandarlo a bruciapelo come, il sito americano Deadline.

 

Il regista, di cui peraltro i giornali celebrano l’alta competenza culinaria, ha negato seccamente: «non mi è venuto in mente. Me ne sono reso conto in seguito, quando ho iniziato a sentirmi parlare di alcune di queste allusioni sui social media. Qualsiasi collegamento con qualsiasi altra cosa esiste solo nell’ambito dei social media, con i quali non mi impegno. Il rapporto tra questo tipo di scandalismo digitale e il nostro desiderio di fare questo film è inesistente e dovrebbe essere accolto con un’alzata di spalle. Preferisco parlare di ciò che il film ha da dire, piuttosto che di cose che non c’entrano nulla».

 

Torniamo al cuore della questione, l’antropofagia detabuizzata. Il lettore si può chiedere perché mai i padroni del vapore ci stiano sommergendo di storie di mangiatori di uomini. Perché qualcuno lassù, dove vengono prese le vere decisioni, dovrebbe mai lavorare per il caricamento del nuovo cannibalismo?

 

Diamo una serie di risposte, da quelle per le persone terra-terra a quelle per chi invece vuole un pensiero più articolato, per finire con quelli che ancora conservano la Fede.

 

Innanzitutto, c’è da considerare che la società moderna, con i suoi mezzi di comunicazione in primis, è programmata per cercare i limiti della morale ed abbatterli: i tabù vengono abbattuti uno a uno, e lo abbiamo visto chiaramente per quanto riguarda la sessualità, il figlicidio, le varie perversioni. Vediamo in chiarezza come la pedofilia stia subendo un analogo trattamento overtoniano, mentre per l’incesto, come ci giunge talvolta voce, ci stanno lavorando.

 

In seconda battuta, bisogna realizzare che, esattamente con nel film distopico 2022: i sopravvissuti (1973), il potere tecnocratico contempla l’antropofagia come un’ingrediente della futura società sostenibile edificata sulla Necrocultura. Come ripetuto da Renovatio 21, ciò è immediatamente evidente nel caso del «compostaggio umano», ossia della trasformazione dei cadaveri in concime, una pratica ora legale in vari Stati USA. Chi si sofferma a riflettervi, non può non imbattersi nel pensiero che, di fatto, il compost di cadavere, che va a far crescere le piante nei campi dell’agricoltura, di fatto reimmette l’essere umano nel ciclo alimentare – un passo, insomma verso, il degrado della figura dell’uomo cannibalizzato.

 

Infine, a quanti ancora mantengono la mente aperta alle cose dello Spirito, diciamo pure che una società di cannibali è tra gli ingredienti necessari all’instaurazione del Regno Sociale di Satana, dove l’Imago Dei è umiliata, calpestata, degradata, uccisa e in fine pure consumata. Ecco l’ulteriore vilipendio all’uomo immagine di Dio, in un processo che è, se ci pensate, la solita, meccanica scimmiottatura invertitrice dell’avversario: non più l’uomo che consuma il corpo di Dio come nella Santa Messa, ma l’uomo che, in un modo senza morale e senza Dio, si deve nutrire del corpo dell’uomo stesso.

 

È sempre lo stesso schema, l’inferno sulla Terra. Ci lavorano in tanti, anche dentro i Sacri Palazzi, lo sapete.

 

Potete essere liberi di non crederci: almeno fino a quando non vi ritroverete che di addenta le cosce, vi divora le braccia, stacca via la carne dalle ossa con i denti. Magari per DPCM.

 

Roberto Dal Bosco

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Necrocultura

Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?

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Due giorni fa è stato rinvenuto un feto di poche settimane in un cassonetto situato in un parco a Parona, un comune della Lomellina nei pressi di Vigevano, in provincia di Pavia.   L’individuazione è avvenuta grazie agli operatori ecologici impegnati nelle operazioni di pulizia dell’area. Durante la loro attività di svuotamento dei cestini lungo via Papa Giovanni XXIII, il feto è emerso dal cassonetto.   Si tratta esattamente della trama della canzone Cassonetto differenziato (1989) di Elio e le Storie Tese, quella che ipotizzava una raccolta differenziata per i feti, vista la quantità di casi che finivano sui giornali: «lo spazzino è più sereno/ e poi si impressiona meno». Trentacinque anni fa già questo tipo di eventi seguiva un pattern molto riconoscibile, al punto da divenire una canzone satirica.

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Conosciamo, ad ogni modo, anche il ruolino di marcia delle cronache di situazioni come questa: secondo quanto riportano all’unisono i giornali locali e nazionali, i carabinieri sono stati tempestivamente contattati e si sono recati sul luogo. Possiamo annunciarvi che, nonostante si parli di telecamere ed altro, con molta difficoltà verrà trovato chi ha lasciato lì il bambino. Ad oggi, non abbiamo presente di casi di «scagliatrici di feto nel cassonetto» (cit. sempre Elio) identificate ed arrestate (e a dire il vero, non siamo nemmeno sicuri che si tratti di donne).   Torniamo alle cronache fetali pavesi: il feto, delle dimensioni di dieci centimetri, è stato affidato agli esperti dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia per essere sottoposto a esame, è stato riportato. La cosa potrebbe creare una certa dissonanza cognitiva: il lettore sa che in certi casi – come quelli degli enigmatici feti imbarattolati disseminati in tutto il Paese – inizialmente si sospetta proprio di ospedali ed università, da cui «il residuo» potrebbe essere uscito. Abbiamo appreso anche che il giallo dei bidoni gialli di Granarolo, dove furono trovati feti umani, si risolse esattamente con l’Università che ne chiese la restituzione, e la procura che ne dispose il dissequestro. (Altro non ci è dato sapere: quanti erano, perché erano lì, a cosa servivano, chi erano… tutte domande che ci rimangono addosso)   Le cronache, in coro, continuano informandoci che date le sue ridotte dimensioni, si suppone che la gravidanza della madre del bambino del cassonetto pavese sia stata breve,   Nessuno osa ovviamente specificare come sia possibile che il bambino, che si presume sia uscito intero dal grembo materno, possa essere finito lì: vi sarebbe da fare la dolorosa ammissione per la quale – è la possibilità meno allucinante – il bambino sia uscito con la RU486, la pillola dell’aborto domestico che permette di espellere il feto integro, in genere nel water, pronto per farlo viaggiare nelle tubature giù giù sino alle fogne, dove sarà divorato da pantegane, batraci e pesci coprofagi, magari pure qualche insetto goloso che apprezza la carne umana tenera e i concentrati di staminali.   La RU486 – che qualcuno giustamente ha chiamato «il pesticida umano» – permette di far uscire integri dal grembo materno questi bambini minuscoli, ma mica questo orrore può essere detto pubblicamente (la storia dei bambini divorati nelle sentine, che Renovatio 21 va ripetendo da anni, dove altro credete di poterla leggere?), perché la pasticca della morte va sdoganata sempre più: ricorderete il ministro Roberto Speranza (quello che adesso ha qualche problemino nel presentare i suoi libri in giro per l’Italia, dove lo aspettano alcune persone che ha fatto vaccinare genicamente) e la sua spinta, in pieno lockdown, per la distribuzione più libera della pillola dell’aborto fai-da-te, da rifilare alle donne senza ricovero. Di nostro possiamo dire che più di una decina di anni fa abbiamo visto politici sedicenti pro-life – ancora in circolo, presso pure le alte sfere – votare a favore della distribuzione ampliate del pastiglione omicida.   Ciò detto, non è per parlarvi della RU486 – ora distribuita su internet anche per impulso civico delle femministe americane, sconvolte dalla defederalizzazione dell’aborto subita due anni fa tramite la sentenza della Corte Suprema USA Dobbs v. Jackson – che scriviamo queste righe.   In realtà, non è nemmeno per parlare dell’aborto – o meglio, per cercare di raccontare, una volta di più, che oramai siamo convinti di come esso sia solo un pezzo del puzzle, e il puzzle è talmente mostruoso che non c’è film o libro che lo abbia anche solo concepito.   In breve, abbiamo maturato la convinzione che il ritrovamento di feti in luoghi improbabili e degradanti – o misteriosi, inspiegabili – non sia un fenomeno spontaneo, una storia spiegabile con le categorie che ci forniscono giornali e politici – di sinistra, di destra, abortisti, pro-lifi.

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La narrazione, che perdura dai casi di feto nel cassonetto che avanza dagli anni Ottanta, vuole farci pensare che l’abominevole atto è un segno di degrado. Si tratta di persone povere, disperate. Forse una donna che non può permettersi di avere un bambino, o che non vuole averlo perché vive in un appartamento dove il patriarcato le imporrebbe di divenire madre. Cose così.   Insomma: lo shock del feto trovato nella spazzatura serviva a consolidare l’aborto di Stato, ad estenderlo: se la donna avesse abortito avremmo evitato di scandalizzare il netturbino («Ma mettetevi nei panni di chi / il cassonetto pulisce / mi trova e non capisce / il perché di tanta inciviltà / poi scende in piazza e sciopera / e la colpa è anche un po’ tua / se non ti batti per un mondo migliore / in cui una madre sappia dove gettare il bebè»: sono i realistici versi di Elio).   Logica ferrea: fai a pezzi il bambino dentro il grembo materno con il metodo Karman (facendolo diventare un rifiuto ospedaliero, o in certi casi materiale da esperimento) invece che farlo trovare poche settimane dopo nell’immondizia. Non una grinza: come diceva una filastrocca delle scuole medie, «era meglio morire da piccoli / con i…»   Il problema è che oggi tutta questa teoria non tiene più. Il bambino non è nato, è stato fatto uscire dalla madre prima, integro, quando era lungo poco più di un dito – eppure, già perfettamente umano, già Imago Dei.   L’aborto è libero, liberissimo: consentito dalle autorità anche senza essere incinte (è successo), celebrato come grande conquista sociale dalla stampa, dalla politica (tutta!), glorificato da fiction e serie TV. Perché mai allora, continuiamo a trovare feti nel cassonetto?   Se qualche voce «laica» ora si alza per dire che è per colpa del clima intollerante causato dalla chiesa cattolica, può tacersi anche subito: perché sappiamo come Roma non solo non abbia intenzione in alcun modo di andare contro la legge di figlicida (abbiamo cardinali che lo hanno pure dichiarato, e casi sussurrati di confessori che consigliano la procedura a fedeli disperate) ma come abbia fatto di tutto per infliggere il mondo un prodotto che dall’aborto è derivato, il vaccino COVID (e prima ancora, altri vaccini, tutti – come sa il lettore che ci segue negli anni 0 ottenuti con cellule di aborto). Il Vaticano sapeva, ma ha fatto spallucce.   E quindi? Se non si tratta di disagio, dramma sociologico, di repressione del diritto umano all’ammazzare la propria discendenza, cosa sono questi feti nei cassonetti?   Quello che pensiamo noi, adesso, è che siano essenzialmente dei segni. Non sono stati abbandonati, sono stati piazzati. Sono delle puntine su una mappa oscura, sono capitelli di un territorio letto secondo una mistica del male. Sono antenne, amuleti, sono prove di un sacrificio avvenuto sopra una determinata zona del Paese.   Chi li mette? Qualcuno che concepisce l’aborto, o meglio l’uccisione della vita umana innocente, come una realtà da rendere simbolo ripetibile distribuito sul territorio.   Immaginate tutte quelle vecchie chiesette, anche minuscole, ora deserte, che vedete un po’ ovunque. Immaginate che lì vi è un altare, che serve per il sacrificio di Dio per l’uomo. Invertite tutto: ecco che bisogna puntellare la Terra del segno del sacrificio dell’essere umano per il dio – o meglio, per il demone.   Si può trattare, quindi, di una sorta di pratica satanica, o forse perfino«post-satanica», di cui non abbiamo mai sentito nulla, perché tenuta davvero segreta da chi la pratica?

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Abbiamo ipotizzato questa spiegazione per la storia dei feti in barattolo rinvenuti nel corso di più decenni in vari luoghi improbabili, spesso nel verde: campi, argini dei fiumi, aiuole urbane, cimiteri. Probabilmente, siamo stati i primi a cercare di unire i puntini di questi casi: chi può avere interesse, nell’arco di trenta o quaranta anni, ad abbandonare vasetti con bambini dentro a Nord e Sud, in città e in campagna? Come può trattarsi di un unico soggetto che lo fa?   Ora stiamo cercando di allargare la medesima idea ai bimbi nei cassonetti. Forse non si tratta di donne disperate, a cui gli obiettori di coscienza cattivi hanno negato l’accesso al feticidio. Non si tratta di degrado sociale, non si tratta di quelle storie brutte che ci fanno allargare le braccia e dire «ma dove andremo a finire», così da spingerci sempre più dentro il nostro bozzolo domestico.   Forse non è una storia che potete ancora immaginare. Perché potrebbe essere talmente spaventosa da dover essere tenuta segreta – sia da chi la pratica, che da chi forse lo ha capito, ma non può dirlo, vuoi perché teme il panico sociale che potrebbe scatenare, vuoi perché forse qualcuno in alto desidera che continui, perché parte di un meccanismo, di un accordo indicibile.   Mentre meditate dentro questo abisso, abbiate una certezza: quella di non credere più, nemmeno per un secondo, a quanto vi dicono sull’aborto i politici, i giornali, i pregatori seriali, i pro-life a caccia dei vostri soldini.   Rifiutate del tutto chi vuole farvi fissare il dito invece che la luna di sangue che è sopra tutti noi.   Roberto Dal Bosco

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Autismo

Finestra di Overton per l’inarrestabile incremento dell’autismo: dal vaccino al sacrificio umano dell’eutanasia infantile

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Il 2 aprile si è celebrata la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Si tratta di una delle tante festività sociopolitiche indette dall’ONU che tempestano il calendario tentando di sostituire santi e solennità.

 

A molti può venire da ridere: il giorno globale della consapevolezza sull’autismo avanza nell’inconsapevolezza – tutta programmata – delle cause della malattia.

 

Come sa il lettore, sull’autismo vige un tabù assoluto – è lecito qualsiasi scienzioso scaricabarile per spiegarlo, dalla «mamma-frigorifero» (che incolpa, con poca cavalleria, le genitrici) a improbabili cause genetiche (con letteratura debolissima, ma che si sentono ancora ripetere alla TV pubblica italiana), epigenetiche, etc. ma in nessun modo si deve sfiorare il tema della possibile correlazione con lo stato di ipervaccinazione in cui sono incorsi i bambini, in America come in Italia, quando i governi hanno deresponsabilizzato le farmaceutiche mettono i danni da vaccino a carico dello Stato, moltiplicando il numero di sieri e dosi iniettati sotto la spinta commerciale dei colossi di Big Pharma che non devono più pagare in caso di problemi.

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È la teoria portata avanti, fra gli altri, dal candidato presidenziale USA Robert F. Kennedy jr. – e con probabilità dalla sua scelta vicepresidenziale, l’ex moglie del fondatore di Google Sergej Brin Nicole Shanahan, linciata a scatola chiusa come creatura dell’oligarcato senza che potesse raccontare la sua storia di mamma di una bambina perfettamente sana divenuta autistica dopo la sierizzazione pediatrica.

 

Chi scrive sa quale ostracismo può causare anche solo avvicinarsi al tema del collegamento tra autismo e vaccini: il termine «nessuna correlazione» Renovatio 21 lo aveva sentito ben prima di malori, miocarditi e mRNA. Un’enorme impresa di fact checking, con ex ministri angloamericani ed ex direttori CIA nel board e «collaborazioni» con Microsoft, ci contattò per la prima volta nel 2019 per censire il grado di disinformazione di cui sarebbe affetto il sito che state leggendo.

 

Nella lunga telefonata che ci fecero da Nuova York, capimmo in particolare che erano disturbati dagli articoli che trattavano la questione di autismo e vaccini – Renovatio 21 già traduceva su permesso gli articoli di Kennedy e del suo gruppo, Children Health Defense, che all’epoca si chiamava ancora Mercury Project.

 

Le cose in seguito sarebbero divenute più chiare: emerse che Gates, quello di Microsoft, non solo aveva investito centinaia di milioni nei produttori di vaccini e nella stessa OMS, ma era fuggito da un incontro con Kennedy che voleva organizzare il presidente Donald Trump. Lo stesso RFK jr. pubblicò poi memorabili lunghi articoli in cui dettagliava con precisione spaventosa il piano di Gates per l’umanità e il mondo: farmaci, media mainstream, istituzioni, id digitale, campagne vaccinali internazionali, censura elettronica, «Quantum dots», agricoltura in Africa e negli USA, aborto, contraccezione, energia nucleare, alimentazione OGM e cibo sintetico, geoingegneria, bioingegneria sempre più cringe.

 

Quindi, quando parliamo di autismo e vaccini, in verità stiamo sulla punta di un iceberg, dove il sommerso è il più oscuro piano mondialista mai veduto, un progetto che è ora in corso, che è sotto i nostri occhi.

 

La giornata della consapevolezza inconsapevole sull’autismo, tuttavia, ha una certezza: l’aumento impressionante dei casi. È, di fatto, un’epidemia, che non riescono a curare né a prevenire – dire che non c’è vaccino per l’autismo è un gioco di parole che non sappiamo se ci sentiamo di fare.

 

Secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), la prevalenza dell’autismo tra i bambini statunitensi è aumentata in modo significativo negli ultimi anni.

 

Come visibile in una infografica di Statista, mentre nel 2000 a 6,7 ​​bambini su 1.000 era stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico (ASD), quel numero è salito a 27,6 su 1.000 bambini entro il 2020.

 

Ciò significa che attualmente a 1 bambino su 36 negli Stati Uniti viene diagnosticato l’ASD, rispetto a 1 bambino su 150 20 anni fa.

 

Infographic: The Rising Prevalence of Autism | Statista

Troverai altre infografiche su Statista

 

«La Giornata mondiale di sensibilizzazione sull’autismo di quest’anno, celebrata il 2 aprile, offre alle persone autistiche di tutto il mondo la possibilità di condividere la loro prospettiva su come le diverse società stanno affrontando il disturbo dello spettro autistico» scrive il sito di infografiche. «”Passare dalla sopravvivenza alla prosperità: gli individui autistici condividono prospettive regionali” è il motto della celebrazione di quest’anno, organizzata dal Dipartimento delle Comunicazioni Globali delle Nazioni Unite in collaborazione con l’Istituto di Neurodiversità (ION), un’organizzazione fondata e gestita da persone neurodivergenti per persone neurodivergenti e alleati».

 

Potete già sentirlo dalle parole – «neurodiversità», «neurodivergenti» – nuove e piuttosto orwelliane: è in atto una manipolazione pubblica riguardo l’autismo, una vera Finestra di Overton che vuole farcelo sembrare sempre più come un fatto normale, comune, anzi, forse è un superpotere.

 

È il caso della glorificazione dello spettro autistico visibile ovunque. Della diagnosi di sindrome di Asperger di Greta Thunberg i giornali hanno fatto un complimento.

 

Elon Musk, ospite principale di un’edizione del popolare programma satirico della TV americana Saturday Night Life, ha confessato di essere il primo presentatore Asperger nella storia della trasmissione.

 

Di recente, abbiamo avuto in Italia il caso della scrittrice Susanna Tamaro, che in varie occasioni ha dichiarato di soffrire della sindrome di Asperger. «Da piccola mi sentivo in un corpo sbagliato e prendevo psicofarmaci. A 3 anni dissi a mio fratello di chiamarmi Carlo» hanno titolato i giornali riportando una sua recente intervista.

 

Le dichiarazioni della Tamaronel 2019 portarono una famosa testata femminile a pubblicare un articolo acchiappa-click con «10 personaggi famosi con la sindrome di Asperger». Apprendiamo che in lista ci sono Darryl Hannah, Tim Burton, Courtney Love (interessante), Dan Aykroid, Anthony Hopkins, Andy Warhol, persino Stanley Kubrick. Tutta gente di estremo successo…

 

Film e serie TV vanno nella medesima direzione: ecco la pellicola di azione The Predator (2018), dove l’alieno cacciatore vede come avversari non aitanti maschi veterani dell’esercito, ma un bambino autistico, definito «grande guerriero».

 

Ecco The Accountant (2016), una pellicola di azione in cui il protagonista (Ben Affleck) è un uomo autistico che, oltre a saper sparare e pianificare trappole, fughe e quant’altro, è ovviamente un genio della matematica, cosa che lo rende un commercialista insuperabile.

 

Alcuni ritengono che Reed Richards detto «Mr. Fantastic», il personaggio dello scienziato elastico ed infallibile dei Fantastici 4, abbia un autismo conclamato: decisamente, un superpotere.

 

La stessa cosa capita a Billy the Blue Ranger, personaggio della insopportabile serie per bambini Power Rangers: ecco un supereroe autistico che combatte mostri giganteschi, e vince.

 

Tutta questa continua glorificazione, mentre la logica potrebbe far pensare che l’autismo, che impedisce l’empatia verso il prossimo, può sfociare in psicopatia. Quanti Serial Killer sono classificabili nello spettro autistico?

 

Senza andare a toccare questo tema, pensiamo a quanto sta emergendo in tanta letteratura scientifica, come sottolineato di recente anche dal dottor Peter McCullough: una correlazione netta tra autismo e transgenderismo.

 

In pratica, il bambino che dice di voler cambiare sesso potrebbe essere, innanzitutto, un bambino che soffre di autismo. Di qui parte la filiera dell’orrore: ormoni, mutilazioni, castrazioni.

 

Aggiungeteci la consapevolezza che tutto potrebbe essere partito – giurano tanti genitori – dalla vaccinazione, o meglio dall’ipervaccinazione del bimbo, e il quadro vi può diventare ancora più chiaro, simmetrico, ridondante.

 

A quei papà, a quelle mamme che si chiedono in lacrime perché mai qualcuno voglia portare avanti un programma tanto malvagio, possiamo rispondere solo che, di fatto, la persona autistica è il cittadino ideale del Nuovo Ordine Mondiale: totalmente dipendente (per ora dai genitori, domani dallo Stato), totalmente prevedibile (non concepisce di uscire dalle routine programmate per lui), totalmente disposto a restare in casa e non uscire (come da imperativo visto con i lockdown).

 

Quale Stato totalitario non desidererebbe un cittadino così?

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I numeri che abbiamo visto sopra sono, in realtà, ancora poco disturbanti. Perché il numero che circola tra gli addetti ai lavori – quelli non venduti – è che a breve avremo probabilmente un bambino autistico ogni quattro, forse ogni tre.

 

Bisogna capire che non tutti sopravvivranno, forse, anzi, il programma è di farne sopravvivere pochissimi. Perché – e abbiamo visto che in Olanda stanno iniziando – a breve proporranno alle famiglie di eliminare questi figli «imperfetti», con tutta la strisciante quantità di argomenti hitleriani del caso: la Lebensunwertes Leben, la «vita non degna di essere vissuta», i costi per la collettività, la possibilità di sostituire il figlio difettoso con uno nuovo, magari fatto con l’eugenetica delle provette e domani del CRISPR.

 

Non pensate che sia possibile un’alternativa: studi degli ultimi mesi prevedono che i sistemi sanitari, davanti a questo «tsunami dell’autismo», non potranno che collassare. E quindi, la questione verrà risolta alla radice: dolce morte per i bambini autistici – e non solo loro.

 

Lo avevamo detto, oramai sette anni fa, in una delle prime conferenze di Renovatio 21, in un hotel del centro di Reggio Emilia, all’altezza dell’entrata in vigore della legge Lorenzin che ipervaccinò i bimbi italiani, pena l’esclusione dalle scuole.

 

Il video è stato, ovviamente, censurato e tolto da YouTube, e neanche tanto tempo fa. Proviamo comunque a caricarne altrove una clip.

 

 

 

«Abbiamo visto che eliminano completamente i down, perché la loro è una vita indegna di essere vissuta» dicevo indicando il caso dell’Islanda down-free. «E una vita indegna di essere vissuta, va eliminata… voi pensate che sia impossibile? Il re cattolico del Belgio nel 2014 ha firmato una legge per cui si può fare l’eutanasia del bambino, basta che il bambino sia “consenziente”… l’eutanasia infantile è arrivata… qualcuno lo chiama aborto post-natale» dicevo.

 

Poi parlavo del caso di Charlie Gard, il bambino lasciato morire della Sanità inglese, e del suo messaggio, e cioè il «pensare che si possono ammazzare i bambini anche già nati… i bambini danneggiati si possono ammazzare».

 

«Quindi io mi chiedo, e sono conscio della forza di questa mia domanda: quanti anni ci vorranno prima che i bambini autistici finiranno in questo calderone?»

 

Ricordo il gelo che scese nella sala. Da persona che lavora con i teatri, so percepire la temperatura di una sala. Lì era precipitato tutto sottozero all’istante, al punto che mi fermai prima ancora di finire la frase.

 

L’eutanasia dei bambini autistici sarà una proposta che la realtà globale comincerà a discutere, e ad accettare, a brevissimo. Il cittadino del futuro è dipendente, prevedibile, domestico – e soprattutto spendibile. Scartabile a piacere, eliminabile magari pure con l’assenso dei famigliari.

 

Il capolavoro della Necrocultura di Satana è più visibile che mai: come con l’aborto – dove è la madre ad uccidere il suo figlio indifeso – anche qui l’eliminazione massiva di questa parte della popolazione in crescita verrà fatta passare per il consenso della famiglia, distruggendone, di fatto, ogni suo tessuto morale. La famiglia da luogo della vita, diventa luogo della Morte.

 

La famiglia, la cellula primaria della società nella quale visse lo stesso Dio incarnato, il cuore della legge naturale, viene pervertita in modo sanguinario.

 

È il Regno Sociale di Satana: parte dalle siringhe dei sieri e, dopo dolore e malattia, torna alle siringhe, ma dello sterminio biomedico di Stato. Dalla siringa al sacrificio umano. Lo Stato moderno fa così

 

Quanto ci piacerebbe che la «consapevolezza sull’autismo», e le sue giornatone ONU pagate dal contribuente, parlasse di queste cose.

 

Un’ultima cosa detta ai censori e ai «normalisti» che leggono queste righe e ridacchiano, o si scandalizzano, magari presi dalla voglia di segnalarci alle «autorità competenti» per «disinformazione»: ecco a voi il nostro dito medio, e ve lo siete meritato tutto, perché le vostre azioni stanno portando avanti nei decenni questo programma di morte e devastazione che usa i bambini come strumenti, come armi per la rivoluzione biologica che sta rovinando il mondo.

 

Siatene consapevoli: la Necrocultura travolgerà anche voi e le vostre patetiche esistenze di volonterosi carnefici di Moloch.

Svegliatevi. Convertitevi.

 

Roberto Dal Bosco

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Controllo delle nascite

Continua il crollo delle nascite in Italia

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Il crollo delle nascite in Italia si è confermato nel corso del 2023, in Italia. Lo riporta l’agenzia ANSA.   L’ulteriore declino del numero dei bambini messi al mondo, come indicato dai dati demografici relativi a tale anno pubblicati oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).   Secondo le statistiche preliminari, il numero dei neonati residenti nel Paese si attesta a 379 mila, accompagnato da un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (rispetto al 6,7 per mille registrato nel 2022).

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Tale diminuzione delle nascite rispetto all’anno precedente si attesta a 14 mila unità, equivalenti al 3,6%.   Risalendo al 2008, ultimo anno di aumento delle nascite in Italia, si osserva un calo complessivo di 197 mila unità (-34,2%).   La media di figli per donna diminuisce da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi notevolmente al minimo storico di 1,19 figli riscontrato nel lontano 1995. L’Italia, come da imperativo della Necrocultura, si sta spopolando.   Gli articoli di stampa che analizzano tale numero non osa metterlo in relazione con l’altra quota ufficiale che la logica vorrebbe andasse subito citata: il numero degli aborti nel Paese. Il dato del 2021 è di un totale nel notificato di 63.653 «interruzioni volontarie di gravidanza», o IVG, termine della neolingua orwelliana per il feticidio di Stato.   In pratica, secondo il dato ufficiale, ogni sei bambini uno viene sacrificato a Moloch – e non sappiamo che fine possa fare il corpo dei piccoli assassinati, se smaltito con i residui ospedalieri, bruciato come rifiuto, smembrato e venduto per esperimenti e linee cellulari per le farmaceutiche (in America, lo sappiamo, succede: e i produttori di vaccini possono ringraziare) oppure finito misteriosamente in barattoli disseminati per le campagne, o ancora in enigmatici bidoni gialli abbandonati in depositi fuori città.   A chi si rallegra del continuo andamento in diminuzione dell’aborto (-4,2% rispetto al 2020) a partire dal 1983, vogliamo ricordare che il dato ufficiale rappresenta la punta dell’iceberg, e forse nemmeno quella.   I bambini di fatto oggi muoiono a causa di quella che chiama contraccezione, che crea il fenomeno della cosiddetta «microabortività»: alcuni anticoncezionali, come la cosiddetta spirale (o IUD), ostacolando l’annidamento dell’embrione, di fatto agiscono come sistemi di aborto permanente. Qualcuno ritiene quindi che i dispositivi intrauterini possono considerarsi in grado di procurare alla donna anche un aborto al mese: è l’infanticidio automatico, impiantato macchinalmente dentro il corpo stesso della donna. Capolavori della medicina moderna…

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Stesso discorso va fatto per il numero sommerso dei bambini uccisi dalla RU486, il pesticida umano utilizzato per l’aborto chimico: come usiamo ripetere, qui il feto viene espulso nel water e poi inviato con lo sciacquone nelle fogne dove sarà presumibilmente divorato da ratti, rane, pesci, insetti vari.   Esistendo un mercato nero diffuso della pillola dell’aborto – negli USA pure sostenuto da alcuni gruppi femministi specialmente dopo la defederalizzazione del «diritto di aborto» avvenuta con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson del 2022 – il numero di bambini trucidati con la pasticca assassina non è dato conoscerlo.   Vi va aggiunta, in ogni caso, anche la quantità di esseri umani terminati dalla pillola del giorno dopo, per la quale la stampa sincero-democratica si sgola da anni spiegando che non è aborto, quando invece lo è.   In questa sede, poi, non inizieremo nemmeno il discorso sulla quantità di embrioni prodotti e scartati con la riproduzione artificiale (sono centinaia di migliaia…), né il numero di esseri creati in provetta e poi congelati sotto azoto liquido in un limbo teologicamente, politicamente, legalmente biologicamente indefinito (sono vivi? Sono morti?).   Il numero dei bambini uccisi dallo Stato-Erode non è quindi di 65 mila individui, ma molto superiore. Non si tratta di una città di piccole dimensioni che sparisce ogni anno: forse è una metropoli, è una piccola regione che viene nuclearizzata nel grembo materno mentre la popolazione si contrae mostruosamente, e – molto causalmente – il Paese, anche sotto un sedicente governo nazionalista e sovranista, importa a spese del contribuente milionate di africani, le cui cifre sembrano decisamente essere quelle di una sostituzione vera e propria.   Caro lettore sincero-democratico, qualche campanello in testa ti si accende?   C’è qualcosa che vuoi fare, che non sia dare spago a danari a qualche stupido gruppo pro-life?   Roberto Dal Bosco

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