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Hanno bocciato il referendum che legalizzava l’omicidio. Cheppalle

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La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia, come lo chiamavano tutti. La realtà, al di là della neolingua orwelliana che oramai imperversa senza limiti, è che non si trattava della semplice «eutanasia», ma più specificatamente della legalizzazione degli omicidi di persone consenzienti.

 

Diciamo subito che l’amarezza qui è tanta. Cheppalle. L’Italia ha perso una grande occasione per diventare una Nazione all’avanguardia, per dimostrare di essere il grande laboratorio politico che è.

 

L’Olanda, il Belgio, possono pure fare tutte le eutanasie che vogliono a vecchi e bambini, ma noi avremo avuto la legalizzazione dell’omicidio. Tiè, superati in un solo colpo, con lo stesso slancio con cui, con il green pass che a breve diverrà portafogli di valuta digitale, supereremo la Cina e il suo credito sociale da totalitaristi dilettanti.

 

Va bene. Il lettore penserà che questa cosa della «legalizzazione dell’omicidio» è un’iperbole di questo sito estremista. Invece, lo ha riconosciuto anche la Consulta presieduta dall’ex premier Giuliano Amato, detto anche «Dottor Sottile».

 

La Corte ha ritenuto inammissibile il quesito perché «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».

La Corte ha ritenuto inammissibile il quesito perché «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili»

 

Il fatto che lo abbia riconosciuto perfino l’altissimo organo giudiziario nazionale non è un colpo di fortuna: è che era proprio così.

 

Il quesito , chiamato «Abrogazione parziale dell’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente)» recitava: «Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con R.D. 19 ottobre 1930, n.1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole “la reclusione da 6 a 15 anni”; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole “Si applicano”?».

 

Traduciamo dal gergo referendario.

 

Riportiamo l’attuale testo dell’articolo 579 del Codice Penale, con barrate le parole che il referendum avrebbe eliminato:

 

Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni.

Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61.

Si applicano le disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso:

  1. Contro una persona minore degli anni diciotto;
  2. Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
  3. Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno [613 2].

 

In pratica, salvo casi di minorenni, ubriachi, ritardati, ricattati o minacciati, sarebbe diventato legale uccidere qualcuno d’accordo con il proprio assassinio.

 

In pratica, salvo casi di minorenni, ubriachi, ritardati, ricattati o minacciati, sarebbe diventato legale uccidere qualcuno d’accordo con il proprio assassinio

Sarebbe stato omicidio solo se la persona è mentalmente minorata o forzata ad essere a dare l’assenso alla sua morte. Altrimenti niente reato.

 

Secondo i promotori, così com’è la norma penale sull’omicidio del consenziente sono un grande ostacolo all’introduzione dell’Eutanasia legale nel Bel Paese. Non hanno mica torto: il reato esiste per proteggere la società dagli omicidi di persone con intenzioni più o meno suicide (sapete, quella tentazione, in tantissime occasioni, passa).

 

Quindi, a tutti gli effetti, la legalizzazione dell’omicidio, ancorché di una persona che vuole farsi uccidere. Si tratta, in modo incontrovertibile, del possibile primo passo verso la legalizzazione dell’omicidio tout court. L’assassinio pure e semplice, divenuto lecito – anzi divenuto un diritto, come lo sarebbe diventato il suicidio per mano altrui, cioè l’omicidio del consenziente.

 

Se pensate che stiamo scherzando, non avete capito niente. O meglio, avete letto solo distrattamente Renovatio 21. O Quantomeno non avete mai sentito parlare di pendìo scivoloso, o di Finestra di Overton, rane bollite, etc.

Sarebbe stato omicidio solo se la persona è mentalmente minorata o forzata ad essere a dare l’assenso alla sua morte. Altrimenti niente reato

 

Il mondo è pieno di persone che vogliono morire, anche nei modi più atroci. Il mondo è altresì stracolmo di persone con la fregola di uccidere – una volta si imboscavano tra i soldati in guerra, ora qualcuno dice che i casi di infermieri «angeli della morte» o di certi poliziotti sadici sono l’equivalente.

 

Ad ogni modo, chiunque capisce che l’incontro tra le due categorie è inevitabile. È, tecnicamente, un mercato: si toccano la domanda e l’offerta. Anzi, vi do un’idea per quando l’omocidio consenziente sarà legalizzato (perché sarà legalizzato): lanciate una piattaforma web di incontro tra assassini e suicidi. Codici di sconto. Pagamenti online, con carta di credito, paypallo o anche criptovaluta, con una fee del 10% che va alla piattaforma. Codici di sconto, buoni regalo. Promozioni: «invita a morire un amico». Sconti famiglia: il quarto omicidio è gratis.

 

Scherziamo, ma fino ad un certo punto. Con l’omicidio consenziente liberato, è inevitabile che spunti un mercimonio onnipresente, quanto legale, della morte. Perché, davvero, c’è tanta gente che non ha voglia di vivere – ed è un tratto saliente del nostro tempo, il tempo della Grande Depressione interiore. E c’è, davvero, tanta gente che non vede l’ora di essere libera di uccidere.

 

Dite che è fantascienza? Maddeché. Facciamo degli esempi concreti.

Il mondo è pieno di persone che vogliono morire, anche nei modi più atroci. Il mondo è altresì stracolmo di persone con la fregola di uccidere. Chiunque capisce che l’incontro tra le due categorie è inevitabile. È, tecnicamente, un mercato: si toccano la domanda e l’offerta

 

Anni fa la Germania, civile e felice locomotiva d’Europa, annotò ripetuti episodi di «cannibalismo consenziente».

 

Il plot è: due si incontrano su un forum apposito (l’embrione della piattaforma di morte a pagamento che vi abbiamo suggerito sopra), in genere uno si vuol far mangiare, l’altro invece desidera la scorpacciata.

 

Si trovano a casa di uno dei due (immaginate la cortesia e l’ordine teutonici: toc toc. «Ja?» «Guten tag, sono io, der Kannibal» «Guten tag! La stavo aspettando, entri pure, bitte») e poi pare tutta la performance culinaria.

 

La quale performance culinaria, nel caso dell’antropofago ex informatico dell’esercito federale tedesco Armin Meiwes (detto anche «il cannibale di Rotenburg an der Fulda») ha dettagli solitamente agghiaccianti: il mangiato, l’ingegnere elettronico bisessuale Bernd Jürgen Brandes,  venne riempito di antidolorifici, e partecipò alle prime fasi del banchetto. Brandes, infatti, chiese a Meiwes di mutilargli il membro, per poi assaggiarlo come pietanza alimentare.

 

I due, che si erano conosciuti su un sito segreto e visti a casa di Meiwes, procedettero a cucinare il pene saltandolo con sale e olio, offrendone generosamente anche una parte ai cani del Brandes.

 

Sì, insomma, autofagia consenziente: non ci avete mai pensato ma c’è anche quella.

Anni fa la Germania, civile e felice locomotiva d’Europa, annotò ripetuti episodi di «cannibalismo consenziente»

 

Tuttavia la cosa che mi ha sempre disturbato di più è la rivelazione della stampa per cui il Meiwes leggeva un libro di Star Trek mentre attendeva che l’altro si dissanguasse in vasca da bagno. Dopo tre ora, Meiwes baciò Brandes e lo sgozzò. Era consenziente.

 

Quindi, Meiwes squartò il cadavere del consenziente per metterne le carni in frigo, seppellendo gli scarti nel giardino. Del procedimento di macellazione del consenziente, la Polizei trovò documentazione video. Per oltre dieci mesi, mangiò le carni del Brandes a suo piacimento tirandole fuori dal congelatore. Il morto era consenziente anche per quello, probabilmente, visto che aveva pure espresso il desiderio che fosse creato un posacenere a partire dal suo cranio.

 

Dopo essere stato arrestato nel 2002  – lo scopersero solo per la soffiata di un giovane austriaco che aveva notato che sul sito era tornato a caccia di carne umana – fu processato di omicidio preterintenzionale, perché, appunto, la vittima era consenziente. Gli avvocati chiesero l’infermità mentale, ma non fu concessa. La condanna fu comunque assai mite: 8 anni. Un tribunale tedesco poi ordinò un appello, che comminò l’ergastolo cambiando l’accusa in omicidio volontario a sfondo sessuale. Venne anche affermata la mancanza di consenso da parte di Brandes. Ma era davvero così?

 

Meiwes, che in carcere è divenuto vegetariano, ha scritto nella sua autobiografia che in Germania vi sarebbero almeno 800 cannibali. È facile pensare che molti di essi soddisfino la loro immonda pulsioni andando alla ricerca di prede consenzienti.

 

Un decennio dopo si ebbe il caso di Detlev Guenzel, poliziotto tedesco che uccise e sminuzzò il cadavere di Wojciech Stempniewicz, membro della CDU, il partito democristiano tedesco – particolare che fa riflettere: i democristiani finiscono sempre per farsi mangiare, politicamente e, a questo punto, pure stricto sensu.

 

I due, come sempre, si erano conosciuti su un sito per feticisti del cannibalismo. Il democristiano sarebbe stato imbavagliato, legato e appeso in cantina, quindi accoltellato e passato con la sega elettrica dal poliziotto. Lo stato dei resti dell’uomo hanno impedito agli inquirenti di ricostruire la morte. Nonostante i sospetti degli inquirenti, nessun segno, tuttavia, può provare che avesse mangiato qualche parte del politico CDU.

 

Al processo, il difensore di Guenzel insistette sul fatto che la vittima aveva espresso chiaramente il desiderio di morire, «donandosi» così all’entusiasta carnefice. Alla corte è stato detto che Stempniewicz voleva essere assassinato e poi mangiato «per soddisfare i suoi desideri sessuali». Insomma, un altro «consenziente».

 

Di fatto, ecco che anche a lui fu comminata una prima sentenza piuttosto lieve: anche qui, 8 anni. La Corte federale di giustizia aveva ribaltò il primo verdetto che riteneva troppo indulgente per una condanna per omicidio. A seguito di un nuovo processo iniziato all’inizio di novembre 2013, un tribunale regionale della città orientale di Dresda ha concordato con il verdetto iniziale di non infliggere la pena massima di 15 anni perché la vittima aveva un desiderio di morte – cioè, era consenziente. Guenzel fu quindi condannato a 8 anni e setti mesi. Sentenza inoppugnabile. Immaginiamo, quindi, che oggi il poliziotto assassino di consenziente sia fuori.

 

Voi dite che stiamo pescando esempi lontani, orripilanti e spettacolosi.

 

Ma no. I casi in Italia sarebbero già migliaia. Alcuni sono già sotto i riflettori.

 

La scorsa estate si ipotizzò un caso di omicidio di consenziente in Sicilia. Un ragazzo 26enne, forse triste per non essere riuscito ad entrare in Polizia, venne ritrovato sulla spiaggia ucciso da un colpo della sua arma da fuoco, legalmente detenuta per uso sportivo. Un suicidio, pareva a tutti. Poi però gli inquirenti cambiarono rotta: forse a sparare potrebbe essere stato un amico minorenne, finito quindi indagato per il reato di «omicidio del consenziente». È inutile dire che, se fosse passato il referendum, il suo caso sarebbe stato diverso: se il consenziente vuole essere ucciso, e non è incapacitato nella sua decisione, non c’è omicidio, non c’è reato. Punto.

Ora, il lettore può immaginare quanti cannibali di democristiani, quanti amici assassini salterebbero fuori con la legalizzazione

 

Ora, il lettore può immaginare quanti cannibali di democristiani, quanti amici assassini salterebbero fuori con la legalizzazione.

 

È per questo che, vi diciamo, ci dispiace molto della bocciatura della Consulta.

 

Abbiamo tutti capito qual è la direzione di ogni nazione del mondo moderno: l’Inferno, la costruzione di una società retta da leggi infernali, diaboliche, anticristiche.

 

Quindi, se l’Italia avesse avviato la legalizzazione dell’omicidio, si sarebbe subito proiettata nel futuro. In Belgio c’è l’eutanasia dei bambini, purché (anche lì…) «consenzienti»? Tssse, in Italia uccidiamo gente a tutte le età. In Olanda, dato 2020, una persona su 25 è morta di eutanasia? Tssse, noi italiani in qualche mese frantumiamo il record neerlandese con il mignolo della mano sinistra.

Abbiamo tutti capito qual è la direzione di ogni nazione del mondo moderno: l’Inferno, la costruzione di una società retta da leggi infernali, diaboliche, anticristiche.

 

L’Italia, grande laboratorio politico, intuiva il filosofo Augusto Del Noce. L’Italia, diciamo noi, come avanguardia della Necrocultura, il sistema operativo installatosi in ogni nazione del mondo: la Cultura della Morte per cui ogni idea che miri a degradare, pervertire, uccidere, diminuire gli esseri umani deve essere sostenuta e realizzata.

 

È un grande dolore per chi sogna una slatentizzazione definitiva della Necrocultura. Oggi come oggi, gli omicidi in Italia si possono fare solo con gli aborti e gli espianti di organi su cosiddetta «morte cerebrale»: in ambo in casi si tratta di esseri umani con il cuore che batte, per cui, per quanto mi riguarda, sono omicidi, e sono legali, anzi in alcuni casi sono incoraggiati, e garantiti dal danaro del contribuente, statalizzati. Omicidi di Stato. A frotte. In continuazione. In questo stesso momento.

 

Tuttavia, pensate a quanta iniziativa privata, come quella che vi abbiamo descritto, si sarebbe liberata con la legalizzazione dell’omicidio del consenziente. La possibile privatizzazione dell’omicidio: e sappiamo quanto al potere italiano piacciano le privatizzazioni.

 

Pensate che scherziamo. Oppure pensate che, alla fine, si tratterebbe soltanto di una mutazione sociale di poco conto, alla quale, alla fine, ci abitueremo. Di fatto, si faranno uccidere solo vecchi e malati, magari qualche depresso, se ci scappa anche qualche cuore infranto. Facciano quello che vogliono. A noi cosa cambia? Chi sono io per giudicare?

Pensate a quanta iniziativa privata si sarebbe liberata con la legalizzazione dell’omicidio del consenziente. La possibile privatizzazione dell’omicidio: e sappiamo quanto al potere italiano piacciano le privatizzazioni

 

Vogliamo invece farvi un quadretto ipotetico.

 

Immaginatevi un’altra emergenza, non più epidemica, ma climatica. I giornali non parlano d’altro, i politici nemmeno – vi ricordiamo, en passant, che la settimana scorsa l’ambientalismo è entrato nella nostra Costituzione, con unanimità pressoché totale del Parlamento e nessun dibattito pubblico sul tema.

 

Immaginate che comincino a dirvi: l’uragano Tizio, è colpa del cambiamento climatico, lo dicono gli scienziati. La siccità è colpa del cambiamento climatico, fidati della scienza. L’eruzione del vulcano filippino, è colpa del cambiamento climatico, c’è consenso scientifico. Il terremoto, è colpa del cambiamento climatico, lo dice l’ONU. Politici e media ripetono la formula fino all’ipnosi o alla psicosi, come avete visto sono capaci di fare.

Immaginatevi un’altra emergenza, non più epidemica, ma climatica. Ecco che propongono l’eutanasia volontaria di cittadini sorteggiati per ridurre il Climate Change. Magari offrendo un milione in euro digitale e un anno di vita al massimo.

 

Lo sapete già: «cambiamento climatico» è la foglia di fico che mettono per non dire più una parola che ha stufato, sovrappopolazione. Quindi, accetteremo tutti, come abbiamo accettato la siringa mondiale mRNA, che siamo noi esseri umani la causa del problema e qualcosa va fatto.

 

Sterilizzazioni di massa? Perché no, sappiamo come si fanno, ne hanno fatte nel secolo scorso negli USA, in Canada, in India

 

Ma basterà? No. Un po’ come dicono i fautori della geoingegneria solare (cioè, oscurare il cielo, indomito progetto harvardiano finanziato da Bill Gates), per placare il riscaldamento ridurre la produzione e il consumo non basterà: bisogna agire più attivamente oscurando il sole. Anche qui si dirà: impedire alle future generazioni di nascere, non sarà abbastanza. Bisogna sfoltire già ora il numero dei viventi.

 

Ecco che propongono l’eutanasia volontaria, o l’omicidio del consenziente. Una parte della popolazione, lo dice la scienza, va sacrificata al cambiamento climatico, come del resto facevano gli antichi.

E quindi, ecco gli incentivi giusti per lasciarsi uccidere – per diventare assassinati consenzienti, parti del «genocidio consenziente» di cui la pandemia è la prova generale

 

Chi dovrà offrirsi in Olocausto per scongiurare catastrofi e lockdown? Magari i meno bravi. I meno belli. I meno abbienti. I meno allineati. Oppure, no. Qualcosa di più equo, estrazioni randomatiche: sei stato scelto per offrirti in sacrificio per il bene collettivo.

 

C’è un grosso motivo per cui dovresti accettare: i soldi. Nel tuo wallet elettronico (quello creatosi con il green pass), ti versano un milione in euro digitale, e ti danno un anno per spenderlo prima di acconsentire ad essere terminato. Sono tanti buoni motivi per accettare: c’è quello che si spara finalmente il viaggio in Tailandia che ha sempre sognato, il migliore albergo di Phuket, festoni senza limite. C’è chi vuole lasciare i soldi al figlio piccolo (sempre che abbiano consentito la sua esistenza). C’è chi vuole darli in eredità alla madre malata, sperando di salvarla dall’eutanasia per i tumorati. C’è chi lo fa perché non crede in niente, e qualche decennio in più o in meno nella vita non gli cambia nulla, anzi. C’è chi lo fa invece perché crede nella neochiesa, che promuoverà l’eutanasia climatica come atto d’amore cristiano. C’è chi lo fa perché, semplicemente, obbedisce agli ordini – quanti ne stiamo vedendo oggi…

 

E quindi, ecco gli incentivi giusti per lasciarsi uccidere – per diventare assassinati consenzienti, parti del «genocidio consenziente» di cui la pandemia è la prova generale.

Gratta la Civiltà, e ci trovi sotto la barbarie. Gratta la vita, e ci trovi sotto la Morte massiva. Gratta la legge naturale, e sotto ci trovi l’Inferno.

 

Ciò che scrivo qui sopra non è più di tanto frutto di invenzione. Sono oramai conosciuti  i casi dei giovani olandesi che fanno una mega-festa prima dell’eutanasia organizzata. Nel documentario Moth («falena»), passato dalla TV di Stato olandese, si  vede una ragazza, afflitta da una malattia che non dichiarano, decidere di essere eutanatizzata il giorno del suo 26 compleanno. Seguono immagini di brindisi in discoteca con gli amici. «Vorrei lasciare la vita felicemente. Preferisco farlo a 26 anni piuttosto che a 30 dopo anni di sofferenza».

 

L’idea che della gente vada a festeggiare qualcuno che stia per lasciarsi uccidere personalmente ci mette in cortocircuito il cervello. Pazienza, forse è un problema nostro: in moltissimi, invece, saranno pronti ad abbracciare la pratica, un nuovo sacramento con le sue celebrazioni collaterali, come le cresime e le prime comunioni.

 

Abbiamo capito. Renovatio 21 lo ripete spesso. Gratta la Civiltà, e ci trovi sotto la barbarie. Gratta la vita, e ci trovi sotto la Morte massiva. Gratta la legge naturale, e sotto ci trovi l’Inferno.

Ogni omicidio è, in fondo, un sacrificio umano. E cioè il contrario del sacrificio divino, quello di Dio per gli uomini, quello che ha iniziato la Civiltà cristiana ora sul punto di essere rovesciata del tutto

 

Sì, l’Inferno avanza sulla Terra con la cancellazione della legge naturale. Mai come oggi, con il COVID, ne abbiamo dimostrazione.

 

La Necrocultura è installata negli Stati e nelle menti degli uomini. Tutto è predisposto perché sia volta legalizzato davvero l’omicidio.

 

Perché?

 

Perché ogni omicidio è, in fondo, un sacrificio umano. E cioè il contrario del sacrificio divino, quello di Dio per gli uomini, quello che ha iniziato la Civiltà cristiana ora sul punto di essere rovesciata del tutto.

Secondo voi, questi sacrifici, a chi vengono offerti? E quindi, i nostri padroni, chi stanno servendo?

 

E quello che la Necrocultura sta facendo – dagli aborti per i topi umanizzati alla predazione degli organi, dagli embrioni sintetici ai vaccini mRNA, dai suicidi medicalizzati alle inesauste minacce di guerra termonucleare – altro non è se il progressivo ritorno del sacrificio umano.

 

Facciamo un’ultima domanda: secondo voi, questi sacrifici, a chi vengono offerti?

 

E quindi, i nostri padroni, chi stanno servendo?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di pandapaco via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

 

 

 

Civiltà

Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana

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Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.

 

La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.

 

In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».

 

 

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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.

 

È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.

 

La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».

 

Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.

 

Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.

 

«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».

 

Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.

 

L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.

Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…

 

Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.

 

La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.

 

In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?

 

Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.

 

Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.

 

Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.

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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.

 

Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).

 

Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.

 

E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.

 

Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.

 

Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.

 

Roberto Dal Bosco

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«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la domenica di Pasqua 2024.  

ADHUC TECUM SUM

Omelia nella Domenica di Pasqua

 

Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.

Salmo 138

  Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso.    Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio.   Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.

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Le parole dei Profeti non erano bastate, nonostante esse annunciassero – insieme alla dolorosissima Passione del Salvatore – anche la Sua gloriosa Resurrezione. Sembrava tutto finito, tutto vano: le speranze di tre anni di ministero pubblico, di miracoli, di guarigioni sembravano dissolversi dinanzi alla cruda realtà di una morte tremenda e infame, con cui veniva a chiudersi definitivamente la vita del figlio di un falegname della Galilea.    Questo è ciò che abbiamo dinanzi in questa fase cruciale della Storia dell’umanità: un mondo che per secoli ha costruito una civiltà – anzi: la civiltà – sulle parole di Cristo, riconoscendoLo Re come fece il popolo di Gerusalemme, e che nell’arco di qualche generazione Lo rinnega, Lo tortura, Lo uccide con il più infame dei supplizi e Lo vuole seppellire per sempre.   E se non siamo ancora giunti alla fine di questa passio Ecclesiæ – ossia al completamento della Passione di Cristo nelle Sue membra, il Corpo Mistico – sappiamo che questo è comunque ciò che presto accadrà, perché il servo non è superiore al padrone.   Il mondo contemporaneo ha assistito alle manovre del Sinedrio, che in tre secoli ha compiuto sulla Santa Chiesa ciò che in tre giorni aveva fatto al suo Fondatore; in quel Sinedrio abbiamo potuto annoverare non solo re e principi, ma anche sacerdoti e scribi, per i quali la Redenzione minacciava un’usurpazione ai danni di un popolo ingannato dai suoi stessi capi. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia (Mt 27, 18).    Noi stiamo osservando: increduli che tutto questo possa accadere di nuovo, questa volta coinvolgendo l’intero corpo ecclesiale e non solo il suo Capo divino.   Alcuni con il timore di vedere fallito un programma politico di rivolta, altri sgomenti e incapaci di comprendere come le parole del Signore possano realizzarsi, quando tutto lascia temere il peggio.   Alcuni si svelano nel loro considerare il Signore come un’opportunità per trarne un vantaggio personale e quindi pronti a tradirLo, altri continuano a credere, apparentemente contro ogni ragionevolezza.    Vediamo i sommi sacerdoti inchinarsi al potere temporale, prostrarsi dinanzi agli idoli del globalismo e della Madre Terra – infernale simulacro del Nuovo Ordine Mondiale – per quello stesso terrore di vedersi sottrarre un potere usurpato, di essere scoperti nelle loro menzogne, nei loro inganni. Tradimenti, fornicazioni, perversioni, omicidi, corruzione mettono a nudo un’intera classe politica e religiosa indegna e traditrice. E quello che gli scandali portano alla luce è ancora nulla rispetto a ciò che presto verremo a conoscere: l’orrore di un mondo sommerso, in cui coloro che dovrebbero esercitare l’autorità di Cristo Re nella sfera civile e di Cristo Pontefice in quella religiosa sono in realtà adoratori e servi del Nemico, né più né meno di ciò che erano i sacerdoti mostrati dal Signore al profeta Ezechiele (Ez 8), nascosti nei penetrali del Tempio e intenti ad adorare Baal.   Su di loro la collera di Dio si scatena mediante l’azione punitrice dei nemici: ieri Nabucodonosor o Antioco Epifane, Diocleziano o Giuliano l’Apostata; oggi le orde dell’Islam invasore, i Black Lives Matter, i seguaci dell’ideologia LGBTQ, i tiranni del Nuovo Ordine Mondiale e dell’OMS. E come i precursori dell’Anticristo hanno creduto di poter vincere Cristo e sono morti, così moriranno anche i servi dell’Anticristo e l’Anticristo stesso, sterminati dalla destra di Dio.    Quanto sangue sparso! Quante vite innocenti stroncate, quante anime perdute per sempre, quanti Santi strappati al Cielo! Ma quanti Martiri silenziosi, quante conversioni sconosciute, quanto eroismo in tante persone senza nome. E tra costoro non possiamo non annoverare i Dottori della Chiesa – ossia quei Vescovi rimasti fedeli all’insegnamento del Signore – e i dottori del popolo, ossia quei campioni della Verità cattolica contro l’Anticristo. Sì, cari amici e fratelli, perché ci saranno anche loro: E i dottori del popolo illumineranno molta gente, e correranno incontro alla spada, e alle fiamme, e alla schiavitù, e allo spogliamento delle sostanze per molti giorni (Dan XI, 33).   Questo titolo di dottore, giusta ricompensa dell’ingegno unito al lavoro, lo Spirito Santo lo attribuisce egualmente, e con infinita giustizia, a poveri popolani che la grandezza della loro Fede ha trasformati in apostoli. Apostoli intrepidi delle Verità cristiane, essi le faranno risuonare nelle officine, nelle botteghe, nelle strade, per le campagne, su internet.   Anche l’Anticristo li avrà in odio, considerandoli come uno dei più grandi ostacoli all’instaurazione del suo regno tirannico e li perseguiterà ferocemente; perché proprio quando egli crederà di aver sotto controllo i pulpiti e i parlamenti, sarà anche grazie ad essi se la fiamma della Fede non si spegnerà e se il fuoco della Carità accenderà tanti cuori sino ad allora tiepidi.   Guardiamoci attorno: la furia montante di tanti crimini esecrandi e di tante menzogne sta svegliando molte anime, scuotendole dal loro torpore per farne anime eroiche pronte a combattere per il Signore.   E quanto più nelle ultime fasi, la battaglia si farà feroce e spietata, tanto più determinata e coraggiosa sarà la testimonianza di persone sconosciute e umili. 

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In questa grande Parasceve dell’umanità, che volge ormai al termine e prelude alla vittoria della Resurrezione, le grida oscene e le vili crudeltà della folla ci atterriscono e ci fanno pensare che tutto sia perduto, specialmente nel contemplare quanti Hosanna si sono mutati in Crucifige.   Ma così non è, cari fratelli!   Al contrario: se siamo giunti al Venerdì di Passione, sappiamo che è imminente il silenzio del Sabato, che presto sarà squarciato dal suono non più delle campane a festa, ma dalle trombe del Giudizio, dal ritorno trionfale del Signore glorioso.    A chi per primo si mostra il Salvatore risorto?   Non si mostra a Erode, né a Caifa, né a Pilato, ai quali pure avrebbe potuto dare una bella lezione apparendo sfolgorante nella Sua veste candida come la neve.   Non si mostra agli Apostoli, fuggiti e ancora nascosti nel Cenacolo.   Non si mostra a Pietro, che ancora piange amaramente il suo rinnegamento.   Si mostra invece alla Maddalena, che inizialmente crede si tratti di un ortolano: a colei che la mentalità del mondo di allora avrebbe considerato insignificante, ma che era stata – con la Maria Santissima e le Pie Donne – ad accompagnare il Signore al Calvario, e che ora si preoccupava di lavarne e imbalsamarne il corpo.   Questa delicatezza del Redentore verso la Maddalena sia dunque una promessa per il giorno glorioso del Suo ritorno, quando saranno altri Cattolici senza nome, rimasti fedeli nell’ora della Passione, a meritare di veder sorgere ad Oriente il Sole di Giustizia che non conoscerà tramonto.   E così sia.   + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo 31 Marzo 2024 Dominica Paschatis, in Resurrectione Domini SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine: Jacopo Robusti detto Tintoretto (1518-1594), La resurrezione, Gallerie dell’Accademia, Venezia  Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia   
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Civiltà

Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia

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Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.

 

Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.

 

«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.

 

«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».

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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.

 

«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.

 

Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.

 

«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.

 

Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.

 

Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».

 

«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».

 

Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.

 

Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

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