Bioetica
La Bioetica torna a parlare delle atrocità di Gaza
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
La guerra tra Israele e Hamas a Gaza sta creando tensioni all’interno della comunità bioetica. In un articolo sul blog canadese Impact Ethics, tre bioeticisti hanno chiesto alla loro professione di pronunciarsi contro la violenza e la sofferenza.
Fanno presente che alcune importanti associazioni mediche e di bioetica si sono rifiutate di commentare, pur avendo preso posizione nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina.
«Noi, come bioeticisti, rifiutiamo una posizione di silenzio perché crediamo nella responsabilità disciplinare di dimostrare coraggio morale e promuovere la giustizia».
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«L’American Public Health Association è la nostra unica grande organizzazione professionale negli Stati Uniti ad aver chiesto un cessate il fuoco umanitario a Gaza, attingendo alla sua politica del 2009 sul ruolo degli operatori sanitari, degli accademici e dei sostenitori della sanità pubblica in relazione ai conflitti armati e alla guerra».
«In netto contrasto, i delegati interni dell’American Medical Association (AMA) hanno votato contro una risoluzione di novembre a sostegno di un cessate il fuoco a Gaza, citando che la questione non soddisfaceva i criteri di advocacy, urgenza o considerazione etica. L’American Society for Bioethics and Humanities è rimasta silenziosa, nonostante la sua forte politica sulla libertà accademica».
Concludono:
«Come possiamo definirci esperti di etica e testimoniare silenziosamente migliaia di morti civili, sanzioni crescenti, privazione di beni di prima necessità, crimini di guerra, rapimenti di ostaggi, aggressioni sessuali e disumanità? Cosa stiamo insegnando ai nostri studenti se non siamo disposti a riconoscere i nostri pregiudizi e a parlare apertamente?»
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine dell’ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported;
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Bioetica
Prepper abortisti: i democratici USA accumulano scorte di pillole feticide prima dell’insediamento di Trump
Gli estremisti abortisti americani stanno aspettando l’arrivo dell’amministrazione Trump divenendo dei prepper per l’aborto, scrive LifeSite. California, Massachusetts e ora New Jersey faranno scorta di mifepristone, la pillola abortiva, per proteggersi da potenziali carenze o restrizioni.
Il governatore democratico Phil Murphy del New Jersey ha annunciato nel suo discorso sullo «Stato dello Stato» del 14 gennaio che, mentre cercherà opportunità di lavorare con il presidente entrante, sta anche prendendo misure per garantire che l’aborto rimanga facilmente e prontamente disponibile nel New Jersey, qualunque cosa accada. Per raggiungere questo obiettivo, il New Jersey inizierà ad accumulare pillole abortive «un modo che ogni donna possa accedere a questa forma cruciale di assistenza riproduttiva».
«Non mi tirerò mai indietro dal collaborare con l’amministrazione Trump laddove le nostre priorità coincidono», ha detto Murphy durante il suo discorso prima di una riunione congiunta della legislatura guidata dai democratici. «Ma, cosa altrettanto importante, non mi tirerò mai indietro dal difendere i nostri valori del New Jersey, se e quando saranno messi alla prova». La versione di Murphy dei «valori del New Jersey» include il permesso di abortire quando il feto può sopravvivere fuori dall’utero e la fornitura alle donne di pillole che trasformano le loro camere da letto e i loro bagni in vicoli.
Murphy ha ragione, tuttavia, a riconoscere che la pillola abortiva è il nuovo fronte principale nelle guerre americane contro l’aborto. Due terzi degli aborti sono ora facilitati usando la pillola abortiva. Pochi giorni dopo che la sentenza Roe contro Wade è stata ribaltata, ho partecipato a una grande protesta fuori dal Dipartimento di Salute e Servizi Umani di Biden a Washington, dove un leader dopo l’altro ha notato che questo edificio federale ora funzionava come la più grande clinica per l’aborto in America.
«Il numero di cliniche fisiche negli Stati Uniti è in continua diminuzione a causa di una combinazione di attivisti pro-life, leggi pro-life e, va notato, del crescente monopolio di Planned Parenthood» scrive LifeSiteNews. «Ora, questo sta cambiando, e un movimento che ha trascorso decenni concentrandosi sulle cliniche per l’aborto deve ora evolversi. I politici democratici certamente lo stanno facendo, ed è per questo che stanno accumulando scorte di pillole abortive».
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa una sentenza significativa sull’aborto farmacologico negli Stati Uniti emanata da un collegio di tre giudici della Corte d’Appello del Quinto Circuito ha confermato una parte fondamentale di una sentenza emessa all’inizio di quest’anno da un giudice federale del Texas, che di fatto revocava l’approvazione della FDA al farmaco mifepristone, meglio noto come farmaco abortivo.
Nel 2023, più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza del giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.
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L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.
In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.
La verità sulla pillola abortiva l’ha detta ad una convention dei conservatori americani il mese scorso l’attivista Abby Johnson, un tempo manager di una clinica per aborti, ora convertitasi alla difesa della vita umana. Le donne che prendono la pillola dell’aborto «stanno mettendo questi bambini nel water, bambini completamente formati – 12, 14, 16 settimane di gravidanza – forse hanno un’emorragia nel loro bagno, incapaci di raggiungere una struttura di pronto soccorso, guardano nella toilette e vedono il bambino loro completamente formato che galleggia lì nella water» ha dichiarato la Johnson.
Questa è la cruda realtà dell’aborto domestico reso da ciò che il premio Nobel Jerome Lejeune definiva «il pesticida umano». Un farmaco che, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.
In realtà, alla storia della Johnson manche una parte. Quel «bambino pienamente formato», una volta scaricato tirando l’acqua, finisce nelle fogne. E qui, oltre agli escrementi di altri esseri umani e ad ogni altra sozzura, troverà delle creature ben felici di incontrarlo – per divorarlo. Topi, rane, pesci… festeggiano la RU486, che tanta carne umana tenere e prelibata fa giungere loro senza che facciano alcuno sforzo, nella plastica immagine della catena alimentare ribaltata: le bestie mangiano gli esseri umani.
Un po’ come succede con gli orsi in Trentino, solo moltiplicato per migliaia di volte, nella tenebra della casa e delle sue tubature, della fogna, della vita innocente massacrata, vilipesa e divorata.
Sì, è il mondo alla rovescia. È il mondo dove i dottori che salvano i bambini dall’aborto chimico – perché alcune donne si pentono, ed entro un certo lasso di ore è possibile invertire il processo figlicida – vengono radiati dall’ordine dei medici.
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Immagine di Robyn Martin via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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