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Vi stanno cacciando dalle vostre case. Per sostituirvi. Per sottomettervi

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La scena è più o meno questa: arriva la bolletta di gas e luce. Si apre la busta. Si rimane basiti. Sconvolti. C’è chi impreca, c’è chi si dispera.

 

Qualche bontempone a San Valentino ci fece un video divertente: una coppia si regalava vicendevolmente il saldo della bolletta, il resto del ristorante guardava ammirato o invidioso, il cameriere chiedeva di farsi un selfie coi nababbi. Era San Valentino, ribadiamo: 10 giorni prima dell’inizio dell’Operazione Z – lo diciamo solo in caso a qualcuno salti in mente di dare la colpa a Putin e alla guerra.

 

Dicevamo: busta, sgomento, shock, improperi. Nessun utente in Italia, con un aumento che in alcuni casi arriva al 250%, può sottrarsi allo schema.

 

Tuttavia, non si tratta dell’unica reazione possibile. Né si considera quale può essere l’effetto a lungo termine.

 

Perché ho contezza di tanti casi in cui non è scattata la rabbia, ma qualcosa di ben peggiore: l’amarezza. E con essa, è partito quel calcolo che nessuno vorrebbe mai fare: posso permettermi davvero questa casa?

 

Non esiste ora uno studio statistico possibile su questo pensiero, tuttavia nel giro di qualche mese vi potrebbero essere dati immobiliari interessanti.

 

Immaginate, ad esempio, una vedova: vive in un appartamento, grande ma non grandissimo, dove ha cresciuto i figli, che ora hanno famiglia, ma che amano tornare con i bimbi nella casa dove sono nati, che ora è casa della nonna. La signora apre la busta: chiedono 1.100 euro, quasi il doppio della sua pensione. Il pensiero della persona onesta e mansueta non può che essere quello: posso permettermi davvero di vivere qui?

 

Immaginate un giovane. Sì è trasferito nella casetta che gli hanno lasciato i genitori. In questi anni si è indebitato per rimetterla a posto, perché ci va a vivere con la moglie incinta, la sua cameretta sta diventando la cameretta del suo futuro figlio. Il ragazzo apre la busta: vogliono 1.800 euro. Davvero posso permettermi di vivere in questa casa?

 

Immaginate un signore qualsiasi, con un lavoro un tempo tranquillo: insegnante, infermiere, etc. Da quasi un anno non percepisce lo stipendio, perché si è opposto al vaccino mRNA. Il governo ha stabilito che non dovesse prendere un euro, fino a che non si sottomettesse alla siringa genica. Mese dopo mese, i soldi da parte sono finiti – c’è il mutuo da pagare, c’è la spesa da fare. Ora arriva una busta: vogliono 900 euro. Il signore non li ha più. Forse li può chiedere ad un parente, ad un amico, ingoiandosi l’orgoglio; tuttavia quando ci pensa sa bene che non ha senso farlo, perché tra due mesi il problema ritorna, magari ancora una volta raddoppiato – a questo punto è lecito aspettarsi qualsiasi cosa. Guardando la busta, piange: come posso permettermi di vivere nella mia casa?

 

Le tipologie sono di più. Voi dovete moltiplicarle per centinaia di migliaia. Per milioni. Milioni di italiani in questo momento stanno pensando di cambiare casa. O meglio: stanno pensando di dover lasciare la propria casa.

 

In un Paese con una cifra di case di proprietà sopra il 70%, cambiare casa, fino a poco fa, significava quasi sempre farlo in favore di una casa più grande, o migliore. Ora non è più così: milioni di persone stanno pensando ad un downgrade della propria situazione abitativa.

 

Martellati dai debiti – perché questo sono le bollette 2022, debiti appioppati unilateralmente ed automaticamente alla popolazione – stanno pensando che in fondo possono vivere con molto meno, un monolocale, una stanza, un tugurio qualsiasi. La cosa triste è che la maggior parte ancora non ha nessuna idea di come fare. Non hanno mai pensato, ad esempio, di dover lasciare la casa di famiglia, la casa che fu di tuo padre, e di suo padre prima di lui, e forse ancora più in profondo nella continuazione umana, del bisnonno, del trisavolo…

 

Ci parlavano della prima generazione che sarebbe stata peggio di quella precedente. Ebbene, eccola qua, ma è molto, molto peggio di così: non solo la giovane generazione viene sfrattata, anche quella precedente. Tutti quanti, indiscriminatamente, vengono cacciati dalle proprie case. L’idea alla base non può che essere quella.

 

Molti lettori sanno già rispondere, tuttavia altri, a questo punto, si chiederanno con semplicità: perché?

 

Perché provocare una simile catastrofe?

 

Perché ferire la popolazione nell’unica certezza che ha, la casa?

 

Perché togliere a milioni di esseri umani il gradino più basso nella Piramide di Maslow, e cioè il bisogno di un tetto, di protezione?

 

Perché tutto questo? Come può uno Stato, l’ente creato dagli uomini per proteggersi, tollerare questo livello di danno e distruzione umana?

 

Ebbene, la risposta è semplicissima, ed è sempre la stessa: per sostituirvi.

 

La Grande Sostituzione, di cui parliamo spesso su Renovatio 21, è incontrovertibilmente in atto. Negli USA esponenti del Partito Democratico stanno chiedendo ai social di censurare l’espressione Great Replacement, perché dicono sia razzista. Esponenti di area repubblicana invece mostrano le clip di politici Dem (incluso Biden) che teorizzano e gioiscono per il rimpiazzo della popolazione in atto. A questo, del resto, servono le frontiere col Messico spalancate.

 

È innegabile che sia così.

 

La vedova, il giovane, il signore possono aprire la finestra di casa, e magari trovarsi, di fronte, un condominio occupato solo da «migranti africani». Il problema che non li fa dormire la notte – l’idea di non potersi più permettere la casa – non li tocca. Sono vestiti impeccabilmente, pantaloni, giacca e cappellino, sneakers coloratissime. Berciano tutto il giorno in cortile  tra un barbecue e la bottiglietta di birra. Se non trascinano le ciabatte in mezzo alla strada mentre parlano a volumi impossibili in uno smartphone di ultimissima generazione, sfrecciano con un monopattino elettrico cinese. Non hanno davvero nulla da fare. Ecco, sì, fanno figli: qualcuno, c’è da scommetterci, deve avergli detto che è in arrivo una cosa che si chiama jus soli. La sera, dalle finestre compaiono bagliori fortissimi: sono televisori da 70 pollici, collegati con i canali dei Paesi d’origine, quelli da cui sono scappati «per la guerra» o la fame. Il giardino del condominio è incolto, inizia ad assomigliare, in effetti, a qualcosa di africano: da mesi un’auto vecchie con le ruote sgonfie ed arrugginite è ferma in mezzo, le erbacce sono ovunque, qua è là si ammassa spazzature, o oggetti incongrui. È chiaro che questo chiasso e questa sporcizia distruggano il valore delle case circostanti, quelle le cui bollette i residenti non riescono a pagare, e che quindi stanno pensando di vendere, ad un prezzo, causa ghetto incipiente, assai minore del naturale.

 

(Caro lettore, niente di tutto questo è inventato)

 

La vedova, il giovane, il signore non possono pensare che una cosa: chi comanda vuole gli africani, non i cittadini italiani. Agli africani, lo Stato paga le bollette – e mica solo quelle: tutto ciò che abbiamo nominato, giacca-sneakers-smartphone-monopattino-barbecue-TV-figli, è pagato dallo Stato, e cioè dal contribuente, e cioè da coloro che oggi, per darli allo Stato, non hanno più i danari per restare nella propria casa.

 

Non è, a rigor di logica, possibile pensarla in altro modo. La bolletta assassina altro non è che un ulteriore strumento della Grande Sostituzione.

 

Tuttavia dobbiamo rilevare che la Sostituzione non riguarda solo gli immigrati.

 

L’appartamento della vedova magari finirà a «richiedenti asilo» nigeriani, ma è facile che la casa paterna dove vive il giovane possa finire invece possa finire a qualcuno della nuova casta emersa con la pandemia: quelli che lavorano tamponi e vaccini, quelli che fanno consegne a domicilio, etc.

 

La casetta del signore no-vax invece, non può che finire ad un collega trasferito da un’altra regione, uno che invece il vaccino lo ha fatto, uno che ha obbedito senza fare tante storie.

 

La vedova, il giovane, il signore sono stati, in pratica, sostituti con qualcuno che il sistema vede meglio: qualcuno senza radici. Qualcuno che ha accettato il Reset, qualcuno che quindi ha dimostrato di essere resettabile. In fondo, nigeriano, ucraino, infermiere pro-vax o corriere Amazon, non ha importanza: rileva solo la possibilità di sottomissione, la plasmabilità della loro esistenza nel nuovo contesto.

 

Non è finita: lasciando le loro case, la vedova, il giovane, il signore si presteranno loro stessi alle regole del Reset. Rinunziando a ciò che hanno di più primario, la casa, essi sono già giocoforza entrati nel paradigma di Klaus Schwab e soci: «non avrai niente e sarai felice».

 

(In fondo, è stato detto, il Grande Reset è questo: l’accettazione massiva di ridotte aspettative)

 

Anni fa, accusarono un finanziere italiano «allievo» di Soros, fortemente legato ad un passato premier, di voler speculare sui Non Performing Loans (NPL), cioè i crediti in sofferenza, in pratica su coloro che non riescono a pagare il mutuo. Dobbiamo capire che ora siamo molto, molto oltre. Siamo ad un punto in cui nemmeno più le speculazioni dei raider di Borsa contano più qualcosa – perché, come vi ripetiamo, i padroni del sistema non lo stanno facendo per danaro.

 

C’è forse ancora in rete qualche intervista ai cittadini del Donbass durante gli 8 anni di guerra che hanno preceduto l’Operazione Z. È possibile vedere donne russofone piangere disperate, reiterando il discorso per cui non capivano perché dei loro concittadini – gli ucraini delle milizie naziste e soldataglia varia – sparassero loro con l’artiglieria, mirando proprio alle case. Qualcuno poi però racconta di qualche scambio verbale gli aggressori ucraini, che ammettevano senza tante cerimonie – della franchezza dei combattenti ucraini stiamo avendo una lugubre prova in questi mesi – che il loro obbiettivo era far sloggiare i russofoni. Non interessava vincere i loro cuori alla causa di Kiev, né propriamente combattere i soldati di Donetsk e Lugansk: l’obbiettivo era far scappare la popolazione, per rimpiazzarla. In quelle terre ricche di ogni ben di Dio industriale (acciaierie, etc.) e minerario (litio, nickel, terre rare, etc.) volevano starci loro – quelle case dei villaggi bombardati, dunque, una volta svuotate degli abitanti sarebbero state occupate dalla popolazione ucraina-ucraina, o da chiunque altro fosse necessario al nuovo ordine.

 

Comprendiamo che siamo nella medesima situazione del popolo del Donbass. Ci stanno cacciando dalle nostre case, per sostituirci.

 

Non hanno avuto bisogno nemmeno dei cannoni: stanno procedendo con le bollette e con le tasse – ricordandoci come il prototipo di queste armi, l’IMU, fosse stato testato dal governo-anteprima dell’attuale, la tecnocrazia di Mario Monti.

 

Sì, si tratta, se possiamo usare questa espressione, di un processo di «pulizia etnica». Solo il popolo sottomesso, solo la massa vaccina avrà diritto di continuare la sua vita.

 

Sopravvivrà solo chi accetterà la disintegrazione definitiva di ogni sua sovranità: politica, finanziaria, famigliare, biologica, a breve anche quella del foro interiore, dello spirito intimo dell’essere umano.

 

Sarà salvato solo colui che accetterà lo sradicamento come paradigma di vita. Non più la famiglia, e quindi non più la casa dove la sua continuazione si è consumata per 50, 100 anni. Non più proprietà. Non più figli. «Non possederai nulla e sarai felice». Nemmeno i tuoi sogni saranno tuoi. Nemmeno i tuoi pensieri saranno tuoi.

 

Questo è, in nuce, il vero senso della «crisi energetica», fatta ricadere interamente sulle spalle di cittadini come un infame debito impossibile da ripagare.

 

Vi stanno cacciando di casa. Per sostituirvi. Per sottomettervi.

 

Per devastare una volta per tutte la continuità dell’essere, la vostra tradizione, ciò che vi è stato tramandato e che volete tramandare, sia esso una casa o la credenza nel Dio della Vita e nella libertà umana.

 

Ci chiediamo: chi capisce ciò che sta accadendo, come può trattenere la rabbia?

 

Come potrà anche solo considerare non solo il voto, ma la convivenza con un potere che alle persone ha tolto tutto, perfino il tetto sotto cui si sono riparate per tutta la loro esistenza?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di kodem70 via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-ND 3.0)

 

 

 

 

 

Pensiero

«L’inganno di Medjugorje». E. Michael Jones racconta

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L’intervista riguardo a Medjugorje di Renovatio 21 allo studioso cattolico E. Michael Jones ha causato varie reazioni, anche piuttosto scomposte. Tuttavia, si trattava solo di un piccolo assaggio degli argomenti che il professore americano dispone sul fenomeno delle apparizioni in Erzegovina, che segue dal lontano 1988.

 

Jones ha raccolto tantissimo materiale in un libro inedito in Italia, The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»). Il libro, un tempo liberamente ordinabile su Amazon, è sparito dai cataloghi della libreria online ancora anni fa, così come gli altri testi dell’autore, che nonostante i numerosi saggi prodotti, con tomi anche da migliaia di pagine, a questo punto parrebbe non essere mai esistito – cancellato, rimosso in una damnatio memoriae dell’era di internet prima di tanti altri. I tentativi di chi scrive acquistare il libro anche presso altre librerie online si sono rivelati infruttuosi, ed ora i libri in lingua inglese di Jones sembrano essere stati fatti sparire anche dal sito di IBS-Feltrinelli.

 

Alla luce del bizzarro Nihil obstat vaticano al culto apparizionista balcanico era inevitabile che la rilevanza del lavoro dello scrittore ed editore americano su Medjugorje tornasse a farsi sentire.

 

Renovatio 21 ha avuto modo di leggere in anteprima il nuovo saggio che Jones ha preparato su Medjugorje e il nuovo documento firmato dal cardinale Victor Emanuel Fernandez. Il testo sarà pubblicato in inglese nella prossima edizione di Culture Wars, la rivista diretta da decenni dallo studioso dell’Indiana.

 

Come sempre leggendo i suoi testi, si è travolti dalla mole di ricerca, la densità dell’informazione, oltre che dallo stile letterario preciso. Al contempo, si può venire presi di sorpresa da alcune dichiarazioni, sino a restare increduli, o sconvolti, o mortificati.

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L’allusione ad un presunto giro di riciclaggio di danaro operato da italiani ci coglie di sorpresa, perché, quantomeno a livello di chi organizza i viaggi, abbiamo personalmente conosciuto solo persone belle ed integerrime – non lo stesso forse si può dire per alcune figure innestatesi direttamente dentro il territorio. Jones tuttavia sostiene di avere per questa vaga informazione una buona fonte nella politica bosniaca connessa, secondo quanto riportato, ad un vescovo emerito locale. Non sappiamo cosa pensare, presentiamo semplicemente le parole scritte da Jones al lettore, aspettando le testimonianze in un senso o nell’altro da parte dei lettori.

 

Riguardo la presenza di attività preternaturale in loco – cioè, di azione da parte dei diavoli – le voci abbondano, ma sono in genere rubricate come una conseguenza della presenza del Bene, che attirerebbe intorno a sé l’opera del Maligno.

 

Il contesto storico e geopolitico in cui l’autore inquadra le presunte apparizioni della Gospa – i lunghi anni della mostruosa guerra civile jugoslava, con le sue stragi belluine e dietro gli interessi internazionali di NATO e altri soggetti – mai sono stati discussi davvero da chi si occupa delle apparizioni, nonostante si tratti di una questione macroscopica davvero. 

 

Per molti lettori, fedeli o meno, vi sarà molto da riflettere, e ancora di più – se se ne ha il coraggio – da discutere. Renovatio 21 chiede a tutti solo di mantenere toni degni della civiltà cristiana. L’eventuale mancanza già è di per sé un segnale forte nella comprensione del quadro generale.

 

Di seguito riportiamo in anteprima ampi stralci dell’articolo di prossima uscita del professor Jones.

 

 

Giovedì 20 settembre il Vaticano ha rilasciato una dichiarazione su Medjugorje. L’USCCB [la Conferenza Episcopale USA, ndt] ha fornito una buona sintesi della natura contraddittoria della dichiarazione contenuta nel titolo dell’articolo apparso in Our Sunday Visitor quando scrive: «il Vaticano vede il valore spirituale di Medjugorje, non lo giudica soprannaturale».

 

I cattolici, l’articolo continuava, «possono beneficiare spiritualmente dei messaggi e delle pratiche spirituali legate alle presunte apparizioni di Maria a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, ha affermato il Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede (DDF). «Ciò non implica una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno», né significa che le decine di migliaia di presunti messaggi di Maria pubblicati dai presunti “veggenti” siano autentici, afferma il dicastero in una nota diffusa oggi. Con l’approvazione di Papa Francesco, il dicastero ha però riconosciuto «i frutti abbondanti e diffusi, così belli e positivi», legati alla devozione a Maria, Regina della Pace, e ai pellegrinaggi a Medjugorje».

 

Il documento vaticano spiega poi che «è importante chiarire sin dall’inizio che le conclusioni di questa Nota non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti» (1). A meno che il Vaticano non abbia revocato i Dieci Comandamenti quando non stavo prestando attenzione, l’ottavo comandamento vieta di mentire. In altre parole, è impossibile giungere ad una conclusione sui presunti messaggi di Medjugorje senza che il Dicastero si pronunci sulla vita morale dei presunti veggenti. Partendo con il piede sbagliato, il Dicastero insiste su una rigorosa compartimentazione che separa il bene dal vero, il che può solo portare a ulteriore confusione.

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Questo ci porta al problema fondamentale con il documento. La Chiesa cattolica può pronunciarsi infallibilmente sulla fede o sulla morale, ma non ha tale carisma quando si tratta della valutazione delle rivelazioni private, che devono essere giudicate secondo i normali criteri con cui gli uomini discernono la verità, nel senso di come lo farebbe un tribunale o un giornalista investigativo nella determinazione della verità.

 

Non solo questo documento non lo fa, ma afferma ripetutamente che la verità delle circostanze relative alle presunte apparizioni non ha nulla a che fare con l’accertamento della loro validità. Il dicastero ha ripetutamente affermato che la questione se i veggenti mentissero era irrilevante e si è lanciato quasi immediatamente nell’esame dei presunti messaggi della Madonna.

 

Apetta un minuto! Come facciamo a sapere che questi messaggi sono autentici, se non possiamo esprimere un giudizio «sulla vita morale dei presunti veggenti»? Se non possiamo esprimere giudizi, come possiamo sapere se mentono o no?

 

Il DDF poi aggrava la sua affermazione affermando che: «i doni carismatici (gratiae gratis datae) – che possano essere collegati ad essa – non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Innanzitutto, se la «perfezione morale» fosse il primo criterio, la trasmissione di rivelazioni private sarebbe impossibile perché nessuno tranne il nostro Padre celeste è perfetto.

 

Ma in secondo luogo, il DDF non propone qui un argomento circolare? Perché danno per scontato che i «doni carismatici» siano presenti in primo luogo quando non sono disposti ad assicurarci che i veggenti non mentono? Mons. Pavao Zanic, il primo vescovo di Mostar-Duvno ad interrogare i presunti veggenti, ha concluso dalle loro bugie e contraddizioni che avevano messo delle parole nella bocca della Madonna.

 

Dopo averci detto che non possono garantire sull’onestà dei veggenti, il documento mina ulteriormente la nostra fede nelle presunte apparizioni ammettendo che «certi messaggi – secondo l’opinione di alcuni – presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone».

 

Alcuni? Possiamo essere più specifici qui? Il DDF si riferisce forse ai vescovi Zanic e Peric, autorità legittimata nella valutazione delle rivelazioni private nella diocesi di Mostar-Duvno? Entrambi hanno ripetutamente sorpreso i veggenti a diffondere bugie e assurdità.

 

Dopo aver escluso da ogni menzione nel loro documento i due vescovi che avevano il potere di esaminare la questione, il DDF ammette poi che «non si può escludere che ciò possa essere successo nel caso di alcuni pochi messaggi».

 

Alcuni pochi messaggi? Quanti sono pochi? Considerato che la presunta Gospa ha parlato per anni accumulando oltre 50.000 messaggi, si potrebbe parlare di centinaia se non migliaia di messaggi dubbi, che, come ammette poi il Dicastero «a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi».

 

Questo agnosticismo morale è completamente nuovo. Uno dei criteri principali stabiliti da Papa Benedetto XIV per la valutazione delle rivelazioni private è la veridicità del veggente. Se il veggente viene sorpreso a mentire, l’apparizione viene screditata. Punto.

 

Questo è proprio quello che è successo quando mons. Pavao Zanic ha interrogato i veggenti poco dopo l’inizio delle apparizioni. Ben disposto all’inizio, mons. Zanic cambiò idea dopo aver sorpreso i veggenti in una contraddizione dopo l’altra.

 

I primi messaggi della Gospa sul fazzoletto insanguinato che avrebbe portato alla fine del mondo se fosse stato gettato nel fiume Nredva o in qualche altro specchio d’acqua furono semplicemente lasciati cadere nel buco della memoria e sostituiti da messaggi disinfettati dai frati francescani con dottorati in teologia, che è stato raccolto in un libro, che il cardinale Fernandez ha spesso brandito durante la sua conferenza stampa come per sostenere la sua causa. Quel libro è divenutol’unica base della dichiarazione del Vaticano.

 

(…)

 

Il Dicastero prosegue poi lodando i «frutti positivi» che «si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa», inducendo a chiedersi se ci siano stati «frutti negativi».

 

(…)

 

Non dovrebbe sorprendere che Medjugorje sia infestata dai demoni, cosa che ho constatato parlando con padre Philip Pavic, che ha perso la fede nella veridicità delle apparizioni dopo aver trascorso ore in confessionale ascoltando storie di pellegrini strangolati dai loro rosari e strani fenomeni atmosferici nella stanza delle apparizioni.

 

Ho anche ricevuto una chiamata da un Unitario di Boston che è rimasto sbalordito nel vedere una donna nuda attraversare la porta aperta della sua stanza e poi attraversare la parete opposta. Quando mi chiese di spiegare cosa fosse successo, pensai che probabilmente non si trattava della Madonna, che generalmente indossa abiti quando appare nelle visioni ai veggenti. Allora gli spiegai che ciò che vedeva era un demone che aveva assunto forma umana per qualche scopo nefasto.

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Sei anni dopo l’inizio delle apparizioni, mons. Zanic ne ebbe abbastanza. Il 25 giugno 1987 mons. Zanic è arrivato nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje per fare le cresime ma anche per esprimere le sue ultime sensazioni riguardo alle apparizioni nel giorno del loro sesto anniversario. «Coloro che mettono le parole nella bocca della Madonna», ha detto senza mezzi termini, «meritano il posto più basso all’inferno».

 

Quanto al segno miracoloso, che secondo Marinko Ivankovic sarebbe apparso entro il 13 agosto 1986, finalmente è arrivato, ha annunciato il vescovo. «È il tuo silenzio», ha detto alla folla intimidita nella chiesa riferendosi alla Madonna, «Tu non sei qui».

 

«Io, Vescovo di Mostar, davanti alla moltitudine dei tuoi ammiratori sparsi nel mondo, scopro e accetto il tuo grande segno, divenuto certo e chiaro dopo questi sei anni. È il tuo SILENZIO… Ti ringrazio mia signora per il tuo silenzio lungo sei anni. È così che ci dimostri se hai davvero parlato qui, se sei apparso, se hai diffuso messaggi… Vergine Santa, Madre di Cristo e Madre nostra, intervieni per la pace in questa inquieta diocesi di Mostar. Soprattutto intervieni per questo luogo, questa parrocchia dove tante volte il tuo nome è stato usato in discorsi non tuoi. Possa tu fermare la fabbricazione dei tuoi messaggi. Accogli, Vergine Santa, come soddisfazione le preghiere sincere delle anime devote che si tengono lontane dal fanatismo e dalla disobbedienza alla Chiesa» (2).

 

L’ossessiva insistenza del Dicastero sui «frutti positivi» inizia a suonare vuota alla fine del documento. Come avrebbe potuto dire Shakespeare, il Dicastero protesta troppo, soprattutto quando ci dice che Medjugorje è «percepito come uno spazio di grande pace, raccoglimento e pietà sincera, profonda e facilmente condivisibile».

 

A questo punto il Dicastero avrebbe dovuto condividere il messaggio con cui Marija Pavlovic ha detto al mondo che la prova dell’autenticità dei messaggi di Nostra Signora Regina della Pace era che la Jugoslavia viveva in pace, finché, sfortunatamente, la Jugoslavia è precipitata in una sanguinosa guerra civile finanziata in parte da parte croata con il denaro che i creduloni «pellegrini» avevano lasciato a Medjugorje. A quel punto, il messaggio della Gospa di Pavlovic è finito nel vuoto di memoria di Medjugorje, uno dei più grandi esistenti.

 

Nelle sue effusioni sulla pace e sui frutti positivi, il Dicastero avrebbe potuto menzionare l’assedio di Sarajevo o il bombardamento di Dubrovnik, o le presunte atrocità di Rajak con cui la NATO ha giustificato l’attacco alla Serbia, ma non lo ha fatto, minando ulteriormente la credibilità di il proprio documento. Per perpetuare il mito della «Regina della Pace», il Dicastero ha dovuto ignorare tutte queste verità scomode e dissociarle dai veggenti.

 

In un passaggio notevole, il Dicastero scrive che «frutti positivi legati a questa esperienza spirituale che, nel frattempo, si sono separati dall’esperienza dei presunti veggenti, i quali non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”, in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive».

 

E la pulizia etnica? (…) E il bombardamento della biblioteca del monastero francescano a Dubrovnik? E il tentativo sponsorizzato dalla NATO di trasformare la Serbia in una provincia del Kosovo?

 

Il Dicastero conclude il suo comunicato con una sezione dedicata ai «Necessari chiarimenti» che mette in dubbio la loro allegra affermazione secondo cui «l’insieme dei messaggi possiede un grande valore ed esprime con parole differenti i costanti insegnamenti del Vangelo», anche dopo essere costretti ad ammettere che «alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli». Ma non prestare attenzione a questi messaggi, anche se «mettono in ombra la bellezza dell’insieme».

 

Il documento poi si mette decisamente sulla difensiva quando fa riferimento a «gruppi minoritari» che vogliono «distorcere la preziosa proposta di quest’esperienza spirituale, soprattutto se si leggono parzialmente i messaggi».

 

Chi sono questi piccoli gruppi senza nome? Il Dicastero si riferisce forse alla Conferenza episcopale jugoslava, che nel 1991 proclamò che non c’era nulla di soprannaturale in Medjugorje, confermando la posizione di mons. Zanic? Il Dicastero si riferisce a Fidelity Press, editrice de L’inganno di Medjugorje?

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Dimenticate i «gruppi minoritari». Una domanda migliore è: dobbiamo prendere sul serio o no gli avvertimenti del Dicastero sugli errori presenti nei messaggi? Perché il Dicastero giustifica costantemente gli errori teologici della Gospa? A che punto l’insistenza sulla legittimità dei messaggi crolla sotto gli avvertimenti del Dicastero?

 

Come quando si ritiene che:

 

«Quest’insistenza diventa ancora più problematica quando i messaggi si riferiscono a richieste di improbabile origine soprannaturale, come quando la Madonna impartisce degli ordini circa date, posti, aspetti pratici, e prende decisioni su questioni ordinarie. Anche se i messaggi di questo tipo non sono frequenti in Medjugorje, ne troviamo alcuni che si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti. Quello che segue è un chiaro esempio di questi messaggi fuorvianti: “Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita […]. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni […]. In questi giorni non lavorate” (01.08.1984)».

 

Per sua stessa ammissione, il Dicastero è costretto a dire ai fedeli di far uso «della prudenza» e «del buon senso» e di «non prendere sul serio questi dettagli né tenerne conto». Va bene. Ma allora perché il Dicastero ha poi aggiunto: «ma questo fatto non deve indurre a disprezzare la ricchezza e la bontà della proposta di Medjugorje nel suo insieme», quando sembra opportuno trarre la conclusione esattamente opposta.

 

La Gospa, secondo l’ammissione dello stesso Dicastero, continua a commettere un errore teologico dopo l’altro, come quando annunciò il 17 luglio 1986: «Io sono la mediatrice tra voi e Dio». Questo passo falso ha costretto il Dicastero ad ammettere che:

 

«Utilizzata in questo modo, l’espressione “mediatrice” porterebbe erroneamente ad attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo; si porrebbe, infatti, in contraddizione con ciò che afferma la Sacra Scrittura quando dice che c’è un solo “mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,5‒6). D’altra parte, questi presunti messaggi non riescono ad esprimere bene, come spiegava san Giovanni Paolo II, che la cooperazione di Maria è una “mediazione subordinata” a quella di Cristo (cfr. Redemptoris Mater 39), in modo che “nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore” (Lumen gentium 62)».

 

Invece di mandare la Madonna di Medjugorje a un corso elementare di Teologia al Biblicum, il Dicastero attribuisce la sua cattiva teologia all’«intercessione materna», e poi prosegue concedendo un Nihil obstat, la più alta forma di approvazione da parte del Vaticano a Medjugorje dopo averne minato completamente la credibilità.

 

A tacita ammissione di tale fatto, il Dicastero assicura che il loro Nihil obstat implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola» e allo stesso tempo ricorda «che i fedeli non sono obbligati» a credere alle apparizioni che hanno così ampiamente smentito nel loro stesso documento.

 

Il Dicastero conclude dicendo che «la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi». O come direbbero gli italiani: «se non e vero, è ben trovato». Vale a dire, anche se non è vero, è davvero un’ottima invenzione.

 

Come dice Clint Eastwood al rapinatore di banche nero in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, «so cosa stai pensando». E. Michael Jones è selettivo nella sua obbedienza all’autorità della Chiesa. Ma non è così. La Chiesa non può parlare infallibilmente di rivelazioni private, che coinvolgono circostanze storiche particolari che non rientrano né nel mandato della fede né della morale.

 

In questo caso un giornalista investigativo ha più autorità di un cardinale romano, soprattutto se nella sua inchiesta tiene conto del fatto che due successivi vescovi della diocesi di Mostar-Duvno, che hanno il dovere di occuparsi di questioni come questa, hanno dichiarato che «il fenomeno Medjugorje» era una frode.

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Il fatto che la conferenza episcopale jugoslava abbia appoggiato il suo giudizio è significativo per chi cerca di andare a fondo di questo fenomeno, motivo per cui il giudizio negativo di nessuno dei due vescovi è stato menzionato nella dichiarazione del dicastero, sebbene il cardinale Fernandez ne abbia parlato nella sua conferenza stampa in lingua italiana.

 

Perché allora il Vaticano ha rilasciato questa dichiarazione? La risposta che ho ricevuto da un membro del Parlamento della Bosnia-Erzegovina che ha stretti legami con il vescovo Peric, ora in pensione, è riciclaggio di denaro.

 

Gli italiani, mi ha detto senza entrare nei dettagli, creano a Medjugorje fondazioni esentasse che accettano denaro come contributo di beneficenza e poi inviano il denaro ai bosniaci che con quel denaro creano poi operazioni a scopo di lucro come i distributori di benzina, che poi vengono restituiti al donatore dopo che la stazione di servizio inizia a generare denaro.

 

(…)

 

Quasi 300 anni fa, Prospero Lambertini, come Papa Benedetto XIV, scrisse un libro intitolato La Beatificazione dei Servi di Dio e sulla Canonizzazione dei Beati. Il libro di Lambertini sulla canonizzazione è anche uno dei lavori fondamentali sulla valutazione delle rivelazioni private. E oltre a ciò ha molto da dire anche sui pericoli associati alle rivelazioni private.

 

Il libro di Lambertini possiede una sofisticazione quando si tratta di cose spirituali a cui questa epoca farebbe bene a prestare attenzione, spiegando che gli spiriti maligni «hanno talvolta raccomandato ciò che è bene per impedire un bene maggiore, e hanno incoraggiato le persone a compiere particolari atti di virtù affinché possano più facilmente ingannare gli incauti e col passare del tempo portarli gradualmente a commettere i peccati più orribili».

 

Si scopre che gli incauti si presentano nei posti in cui meno ci si aspetterebbe, ad esempio nelle più alte cariche della Chiesa cattolica. Lambertini ha citato l’esempio del suo predecessore, Papa Gregorio XI, che giaceva sul letto di morte, stringendo al petto l’Eucaristia e avvertendo coloro che lo circondavano di «guardarsi dagli uomini e dalle donne che sotto il pretesto della religione parlano di visioni della loro testa».

 

Papa Gregorio XI, proseguiva Lambertini, «sedotto da tali, aveva trascurato il ragionevole consiglio dei suoi amici e aveva trascinato se stesso e la Chiesa al pericolo di uno scisma imminente».

 

E. Michael Jones

 

NOTE

1) https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240919_nota-esperienza-medjugorje_it.html

2) E. Michael Jones, Medjugorje Deception, p. 161.

 

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Il lato oscuro di Medjugorje. Intervista a E. Michael Jones

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Il nuovo documento vaticano sul «fenomeno Medjugorje» sta facendo discutere. Il Nihil obstat proveniente dal Dicastero per la Dottrina della Fede di Victor Emanuel «Tucho» Fernandez di fatto non ammette l’origine soprannaturale delle apparizioni mariane, tuttavia , bizzarramente, dà semaforo verde per presunti «frutti positivi» provenienti dal paesino tra le brulle colline dell’Erzegovina.   Renovatio 21 ha intervistato quindi uno dei primi ad occuparsi del «fenomeno Medjugorje», lo studioso americano E. Michael Jones, direttore della rivista Culture Wars, fondatore delle edizioni Fidelity Press, nonché autore di libri di importanza capitale per il pensiero cattolico.   A partire da testi scritti già nel lontano 1988, il professor Jones ha pubblicato The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»), probabilmente uno dei primi testi sistematici sulla questione Medjugorje, e – attualmente – uno dei pochissimi a carattere critico, e non solo in ambito di editoria cattolica.   I commenti e le impressioni di Jones sono spesso davvero impressionanti, e si scontrano drammaticamente con certa percezione bonaria che si ha della questione medjugoriana.   Dottor Jones, lei ha iniziato a scrivere su Medjugorje circa 36 anni fa. Cosa è cambiato da allora? I pellegrinaggi sono continuati, ma la discussione pubblica è cessata perché tutti hanno praticamente deciso sulla sua autenticità, in un modo o nell’altro. Il principale cambiamento di status è il recente documento vaticano che concede al pellegrinaggio il Nihil obstat, che è l’equivalente vaticano dell’approvazione, senza assicurare in alcun modo ai fedeli che i veggenti non mentono. Questo messaggio contraddittorio sicuramente farà rivivere la controversia che si era spenta anni fa.   Come le è venuta l’idea di scrivere L’inganno di Medjugorje? Dopo aver scritto Medjugorje: The Untold Story nel 1988, fui contattato da un ricco californiano che voleva che raccontassi la sua storia. Ciò significava un ritorno a Medjugorje nel 1996 e un tentativo di spiegare perché i messaggi di Nostra Signora Regina della Pace avevano portato ad una feroce guerra civile finita con la disgregazione della Jugoslavia.   Ci è andato? Qual è stata la sua esperienza in quella che a quei tempi veniva chiamata Jugoslavia? Sì, sono andato a Mostar nel 1996 e ho assistito in prima persona alla devastazione che la guerra civile vi aveva creato. L’omonimo vecchio ponte (mostar significa vecchio ponte in croato) era stato fatto saltare in aria e giaceva in pezzi sul fondo del fiume Nredva. Mostar era stata devastata dalla battaglia che seguì alla rottura dell’alleanza croato-musulmana. Tutta l’animosità etnica che avrebbe dovuto essere sanata da Nostra Signora Regina della Pace era esplosa con rinnovata ferocia. E ho cercato di collegare tutto questo alla storia del nazionalismo croato ustascia che dilagò nel Paese durante la Seconda Guerra Mondiale e che portò ad atrocità contro i serbi proprio sul luogo delle apparizioni.   In che senso Medjugorje potrebbe essere legato alla pulizia etnica? Una volta crollata la Jugoslavia, i vari gruppi etnici che la componevano dovettero ritirarsi nelle rispettive enclave etniche, cosa impossibile perché molte di quelle persone erano «jugoslave», cioè serbi che avevano sposato croati, o sloveni che avevano sposato bosniaci. Era un compito impossibile, ma la NATO era determinata a smembrare la Jugoslavia e la pulizia etnica era parte del danno collaterale.   Lei collega Medjugorje anche a uno dei temi principali dei suoi studi, la rivoluzione sessuale… Vi sono state accuse di carattere sessuale per più sacerdoti legati a Medjugorje.   Qual è stata la reazione al suo libro? Totale funkstille. [Espressione tedesca che significa «silenzio radio totale», ndr]   È vero che è stato minacciato telefonicamente? No, è stato di persona, tramite una seconda persona.   Cosa può dire un buon cattolico riguardo all’ultimo documento su Medjugorje? Che la Chiesa è più interessata al denaro che alla verità.   Ci sono molti seguaci di Medjugorje negli Stati Uniti? Non così tanti come 40 anni fa.   Cosa dovremmo pensare del vescovo Joseph Strickland, che ha recentemente visitato Medjugorje? Che sta cercando un nuovo gruppo di sostenitori dopo essere stato espulso da Tyler, in Texas. Che non capisce il protocollo della Chiesa. Perché non ha mostrato rispetto per il giudizio negativo espresso dai vescovi Zanic e Peric, i due precedenti ordinari della diocesi di Mostar-Duvno?   Lei dice spesso che gli Stati Uniti sono come l’ex Jugoslavia, un paese in cui i gruppi non sono più identificati con l’etnia, ma con la religione – ortodossi, cattolici e musulmani in Jugoslavia, Cattolici, protestanti ed ebrei negli Stati Uniti. Vuole spiegare questa teoria del «Triple melting pot»? Dopo aver letto il libro di Franjo Tudjman [1922-1999, primo presidente della Croazia indipendente, ndr] sul nazionalismo, mi sono reso conto che l’America e la Jugoslavia avevano la stessa forma di organizzazione politica. Entrambi i Paesi erano composti da tre gruppi etnici basati su tre religioni: protestante, cattolico, ebraico in America; serbi, croati e musulmani in Jugoslavia.   Significa forse che gli Stati Uniti, come la Jugoslavia, potrebbero avviarsi verso una guerra civile? No. Abbiamo già avuto la nostra guerra civile. Gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso l’anarchia e la tirannia allo stesso tempo. Platone diceva che quest’ultima deriva sempre dalla prima.   Quali sono quindi, secondo lei, i veri frutti del fenomeno Medjugorje? La possessione demoniaca è uno dei frutti principali di Medjugorje, seguita dal divorzio. Medjugorje è infestata dai demoni, cosa che non dovrebbe sorprendere dal momento che San Giovanni della Croce disse che il diavolo si rallegra quando le persone cercano rivelazioni private.

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È arrivato l’equinozio di autunno

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Mica potevano mancare, anche quest’anno, gli auguri ai lettori per l’equinozio di autunno.

 

Già, l’estate finisce, e lo fa dandoci questo giorno magico, dove la luce è esattamente equivalente al buio, il giorno dell’equilibrio cosmico più potente. Astronomicamente, è il momento esatto in cui il piano dell’equatore terrestre incontra il centro geometrico del disco solare. La Terra e il Cielo, il Sole e l’Uomo.

 

È l’allineamento supremo del pianeta con la sua stella. Ciò è accaduto tecnicamente oggi alle 14:43.

 

È il giorno, assieme al suo gemello, l’equinozio di primavera, più mistericamente perfetto, al punto da essere conosciuto, ed utilizzato, sin dagli antichi, anche in modi che ai noi moderni non sono del tutto chiari. Parliamo ovviamente della precessione degli equinozi, un concetto di non immediata comprensione.

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La precessione è il cambiamento, lento dell’orientamento dell’asse di rotazione terrestre rispetto alle costellazioni del Firmamento. Essa è la rotazione dell’asse attorno alla perpendicolare (come in una trottola), e avviene per la forma non perfettamente sferica del pianeta e per l’intervento gravitazionale della Luna e del Sole.

 

Il moto completo della precessione è di 25.772 anni circa. In gergo, si chiama suggestivamente «anno platonico». Platone aveva infatti definito nel suo dialogo Timeo il periodo di ritorno del cielo alla sua posizione iniziale come «anno perfetto». In questi quasi 26 millenni si avvicendano quindi le diverse ere astrologiche, e conseguentemente, cambia la stella polare: tra circa 13.000 anni a indicare il Nord sarà Vega e non Polaris, cioè quella che a questa altezza dell’anno platonico chiamiamo «Stella Polare».

 

In pratica, con il tempo l’asse della Terra (chiamato anche punto vernale, punto d’Ariete o punto Gamma) punti verso verso diverse costellazioni. Ciò ha creato l’idea che il mondo attraversi varie ere astrologiche. L’era astrologica, o era zodiacale, è la suddivisione che il pensiero magico ha dato alla storia del mondo. Essa si compone di dodici eoni, che collimano perfettamente con i dodici segni dello Zodiaco, ciascuno dei quali della durata di 2160 anni.

 

La scoperta della precessione è dibattuta: babilonesi, egizi, cinesi… molti hanno trovato vaghe tracce di una possibile comprensione del fenomeno dei popoli antichi.

 

Tuttavia, qualcuno parla di una scoperta molto precedente, risalente addirittura al Neolitico. E con implicazioni di mistero totale.

 

Giorgio de Santillana, un fisico ebreo romano che fuggì dal fascismo riparando in USA (dove insegnò storia della scienza al MIT di Boston) pubblicò nel 1969 uno strano libro dal titolo assai poetico, Il mulino di Amleto. Il libro, compilato con la scienziata Hertha von Dechend, è pubblicato ancora oggi in Italia dall’inevitabile editore Adelphi. L’idea alla base del volume si attirò critiche severe da parte della comunità scientifica.

 

Il Santillana sostiene che la conoscenza della precessione degli equinozi e delle ere astrologiche era conosciuta sin dai tempi di una non precisata civiltà megalitica capace di «insospettabile sofisticazione».

 

La conoscenza della precessione e del susseguirsi delle ere zodiacali sarebbe stato quindi incapsulato nelle mitologie umane, di modo da far arrivare il messaggio sino a noi. Questi misteriosi antichi avrebbero inserito la realtà del fenomeno astronomico in particolare sotto forma di una storia relativa a una macina e a un giovane protagonista (il mulino di Amleto che dà il titolo del libro è un riferimento alla figura mitologica nordica Amlóða che compare nel racconto epico islandese Edda e che avrebbe poi ispirato Guglielmo Shakespeare nella creazione dell’eroe della sua tragedia più famosa).

 

Il libro ricostruisce il mito di un «mulino celeste» che ruota attorno al Polo e macina il sale e la terra del mondo, ed è associato ad un vortice.

 

La macina che cade dalla sua struttura rappresenta il passaggio della stella polare di un’epoca (simboleggiata da un sovrano o un re di qualche tipo) ad una nuova (simboleggiata dal rovesciamento del vecchio re dell’autorità e il potenziamento del nuovo).

 

Secondo gli autori questi «miti del mulino» sarebbe presenti in varie mitologie mondiali, come si evincerebbe da «oggetti cosmografici di molte epoche e climi (…) Saxo Grammaticus, Snorri Sturluson (…) Firdausi, Platone, Plutarco, il Kalevala, Mahabharata, e Gilgamesh, per non dimenticare l’Africa, le Americhe e l’Oceania».

 

«Possiamo quindi vedere come tanti miti, all’apparenza fantastici e arbitrari, di cui il racconto greco dell’Argonauta è una progenie tardiva, possano fornire una terminologia di motivi immaginali, una sorta di codice che sta cominciando a essere decifrato» scrive Santillana in un precedente libro del 1961, Le origini del pensiero scientifico.

 

Tale codice segreto, scrive lo studioso, «aveva lo scopo di consentire a coloro che sapevano (A) di determinare inequivocabilmente la posizione di determinati pianeti rispetto alla terra, al firmamento e l’uno all’altro; (B) di presentare quale conoscenza ci fosse del tessuto del mondo nella forma di racconti su “come è iniziato il mondo”».

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Le implicazioni di questo pensiero sono immense. C’è un’intelligenza superiore, che giace sotto la storia?

 

Ma torniamo sulla Terra.

 

Il passare delle stagioni è qualcosa che non può lasciare indifferente un essere umano, che si ritrova a meditare – anche senza essere un giapponese dinanzi ad un albero di ciliegio – sulla bellezza e la caducità delle cose, e il loro mutare nel tempo della nostra vita.

 

A volte pensiamo: quanti altri equinozi, quanti altri solstizi, davanti a noi? Ammettiamo, sono pensieri che forse ai più giovani non vengono, ma è quanto sgorga naturalmente dal cuore, perché di questi attimi sappiamo ogni anno di più la preziosità assoluta.

 

Buon equinozio, cari lettori. Ci auguriamo che anche voi sentiate questa meraviglia che fa parte del miracolo di essere vivi. E godere della bellezza e del mistero del cosmo.

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