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Grande Reset, i valori dell’uomo che lo ha teorizzato: Klaus Schwab

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Johnny Vedmore su gentile concessione dell’autore. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

Il vero Klaus Schwab è solo un affettuoso zio che vuole fare il bene dell’umanità o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che sfruttava il lavoro degli schiavi e supportava gli sforzi nazisti per produrre la prima bomba atomica? Johnny Vedmore indaga.

 

 

 

La mattina dell’11 settembre 2001, Klaus Schwab era seduto a fare colazione nella Sinagoga di Park East a New York City con il Rabbino Arthur Schneier, ex vice presidente del World Jewish Congress e strettamente associato alle famiglie Bronfman e Lauder. Davanti ai loro occhi si stava consumando uno degli eventi che avrebbe segnato irrimediabilmente il ventennio successivo, quando due aerei si schiantarono contro i grattacieli del World Trade Center. Oggi, dopo due decenni, Klaus Schwab siede ancora in prima fila in un altro momento determinante della storia umana.

 

Sempre in prima fila nel momento delle tragedie, la presenza di Schwab nei momenti che alterano la storia del mondo si deve alle sue connessioni in tutto il globo.

 

Sempre in prima fila nel momento delle tragedie, la presenza di Schwab nei momenti che alterano la storia del mondo si deve alle sue connessioni in tutto il globo

In qualità di forza motrice dietro il World Economic Forum, «l’organizzazione internazionale per la cooperazione pubblico-privato», Schwab ha attirato capi di stato, amministratori di grandi società e l’élite dei circoli scientifici e accademici a Davos per oltre 50 anni. Recentemente, ha anche scatenato le ire di molti a causa del suo ruolo come fautore del Grande Reset, un ampio sforzo per riformare la civiltà globale a beneficio dell’élite del World Econimic Forum e dei suoi alleati.

 

Schwab, durante il meeting annuale del Forum in gennaio 2021, ha evidenziato che la costruzione della fiducia è parte integrante del successo del Grande Reset, anticipando la successiva espansione di massicce campagne di pubbliche relazioni.

 

Anche se Schwab intende costruire la fiducia tramite un «progresso» non meglio specificato, la costruzione della fiducia è normalmente facilitata dalla trasparenza. Forse è per questo che molti non si fidano di Schwab e delle sue motivazioni, siccome si conosce così poco del passato e del vissuto di quest’uomo prima che fondasse il World Economic Forum all’inizio degli anni Settanta.

 

Come molti protagonisti delle agende sponsorizzate dalle élite, le pagine online che parlano di Schwab sono state adeguatamente ripulite, rendendo difficile trovare informazioni sulla sua storia e quella della sua famiglia. Essendo nato a Ravensburg, Germania, nel 1938, molti hanno speculato sul fatto che la famiglia Schwab possa aver preso parte agli sforzi bellici dell’Asse, legame che, se rivelato, potrebbe minacciare la reputazione del World Economic Forum e avviare indagini indesiderate sulle missioni e le motivazioni professate.

 

Il passato che Klaus Schwab ha cercato di occultare viene esplorato nel dettaglio, rivelando il coinvolgimento della famiglia Schwab non solo nella ricerca dei nazisti sulla bomba atomica, ma anche nell’illegale programma nucleare in Sud Africa durante l’apartheid

In questa indagine per Unlimited Hangout, il passato che Klaus Schwab ha cercato di occultare viene esplorato nel dettaglio, rivelando il coinvolgimento della famiglia Schwab non solo nella ricerca dei nazisti sulla bomba atomica, ma anche nell’illegale programma nucleare in Sud Africa durante l’apartheid.

 

Di particolare interesse è la storia del padre di Klaus, Eugen Schwab, che ha introdotto una filiale tedesca, supportata dai nazisti, di un’azienda di ingegneria svizzera nella guerra come principale appaltatore dell’esercito. L’azienda, la Escher-Wyss, utilizzava la manodopera degli schiavi per produrre macchinari essenziali per lo sforzo bellico nazista e acqua pesante per il programma nucleare. Anni dopo, un giovane Klaus Schwab sedeva nel consiglio d’amministrazione della compagnia, quando si decise di fornire al regime razzista dell’apartheid in Sud Africa le attrezzature necessarie per avanzare le ricerche per diventare una potenza nucleare.

 

Con il World Economic Forum fautore della non-proliferazione nucleare e dell’energia nucleare «pulita», il passato di Klaus Schwab lo rende un portavoce poco autorevole della professata agenda per il presente e il futuro.

 

Scavando più a fondo nelle sue attività, diventa chiaro che il vero ruolo di Schwab è sempre stato quello di «plasmare le agende globali, regionali e industriali» del presente per assicurare la continuazione di agende ben più antiche e vaste che sono state screditate dopo la seconda Guerra Mondiale, non solo la tecnologia nucleare ma anche le politiche di controllo della popolazione di stampo eugenetico.

Con il World Economic Forum fautore della non-proliferazione nucleare e dell’energia nucleare «pulita», il passato di Klaus Schwab lo rende un portavoce poco autorevole della professata agenda per il presente e il futuro

 

Una storia sveva

Il 10 luglio 1870, il nonno di Klaus Schwab, Jakob Wilhelm Gottfried Schwab, che da qui in avanti chiameremo semplicemente Gottfried, nacque in Germania nel corso della guerra contro i vicini francesi

 

Karlsruhe, la città natale di Gottfried Schwab, era situata nel Granducato di Baden, nel 1870 governato dal 43enne Granduca di Baden, Frederick I. L’anno seguente, il già citato Duca avrebbe partecipato alla proclamazione dell’Impero Germanico, tenutasi nel Salone degli Specchi della Reggia di Versailles. Era l’unico genero dell’Imperatore in carica, Wilhelm I e, come Frederick I, era uno dei sovrani regnanti della Germania. Quando Gottfried Schwab compì 18 anni, la Germania assisteva all’incoronazione di Wilhelm II, succeduto al padre, Frederick III.

 

Il vero ruolo di Schwab è sempre stato quello di «plasmare le agende globali, regionali e industriali» del presente per assicurare la continuazione di agende ben più antiche e vaste che sono state screditate dopo la seconda Guerra Mondiale, non solo la tecnologia nucleare ma anche le politiche di controllo della popolazione di stampo eugenetico

Nel 1893, il 23enne Gottfried Schwab partì dalla Germania, rinunciando alla cittadinanza tedesca, lasciò Karlsruhe per emigrare in Svizzera. All’epoca, la sua occupazione ufficiale era quella di un semplice panettiere. Qui, Gottfried incontrò Marie Lappert originaria di Kirchberg, vicino a Berna, Svizzera, di cinque anni più giovane. Si sposarono a Roggwil, Berna, il 27 maggio 1898 e l’anno successivo, il 27 aprile 1899, nacque il primogenito Eugen Schwab. Al momento della sua nascita, Gottfried Schwab aveva scalato i gradini della società, diventando ingegnere meccanico. Quando Eugen aveva un anno, Gottfried e Marie Schwab decisero di trasferirsi e tornare a vivere a Karlsruhe, dove Gottfried fece nuovamente richiesta per ottenere la cittadinanza tedesca.

 

Eugen Schwab avrebbe seguito le orme del padre e sarebbe diventato ingegnere meccanico; negli anni a venire, avrebbe anche consigliato la stessa carriera ai figli. Eugen Schwab avrebbe poi iniziato a lavorare in una fabbrica in una città dell’Alta Svevia, nel sud della Germania, capitale del distretto di Ravensburg, Baden-Württemberg.

 

La fabbrica dove iniziò la sua carriera era la filiale tedesca di una compagnia svizzera, la Escher-Wyss. La Svizzera aveva legami economici di lunga data con la zona di Ravensburg, con i commercianti svizzeri che già nel XIX secolo vendevano filati e prodotti tessili. Nello stesso periodo, Ravensburg esportava grano a Rorschach, fino al 1870, insieme ad animali da allevamento e vari formaggi, nel cuore delle Alpi svizzere. Tra il 1809 e il 1837, Ravensburg contava 375 cittadini svizzeri, ma nel 1910 se ne contavano appena 133.

 

Negli anni Trenta dell’Ottocento, alcuni operai specializzati svizzeri diedero vita a una fabbrica di cotone, con un impianto di sbiancatura e finitura incorporato di proprietà dei fratelli Herpf. Il mercato equino di Rorschach, creato intorno al 1840, attirava numerose persone dalla Svizzera, specialmente dopo l’inaugurazione della linea ferroviaria tra Ravensburg e Friedrichshafen, città situata nei pressi del Lago di Costanza al confine tra Svizzera e Germania.

 

«La guerra non significa necessariamente disoccupazione per l’industria meccanica in un paese neutrale, al contrario»

I mercanti di grano di Rorschach visitavano regolarmente la Kornhaus di Rorschach e questa cooperazione e commercio transnazionale portarono all’apertura della filiale della compagnia svizzera Escher-Wyss & Cie nella città. Questa impresa fu resa possibile grazie al completamento della linea ferroviaria che collegava la rotta tedesca e svizzera tra il 1850 e il 1853. La fabbrica fu costruita da Walter Zuppinger tra il 1856 e il 1859 e iniziò la produzione nel 1860. Nel 1861, possiamo vedere il primo brevetto ufficiale della manifattura Escher-Wyss di Ravensburg di un «particolare meccanismo sui telai meccanici per la tessitura di nastri ». A quel tempo, la filiale di Ravensburg era diretta da Walter Zuppinger e fu lì che sviluppò le sue turbine tangenziali e ottenne molti altri brevetti. Nel 1870, Zuppinger e altri fondarono anche una cartiera a Baienfurt, vicino Ravensburg. Andò in pensione nel 1875 e dedicò tutte le sue energie al perfezionamento delle turbine.

 

A cavallo del nuovo secolo, la Escher-Wyss aveva messo da parte la filatura di nastri per concentrarsi su progetti più ampi come la produzione di grandi turbine industriali e, nel 1907, avviarono una «procedura di approvazione e concessione per la costruzione di una centrale idroelettrica vicino a Dogern am Rhein, riportata anche in una pubblicazione del 1925.

 

Nel 1920, la Escher-Wyss si trovò coinvolta in gravi difficoltà finanziarie. Il Trattato di Versailles aveva limitato la crescita militare ed economica della Germania dopo la Grande Guerra e per la compagnia svizzera il ritorno ai progetti di ingegneria civile locale era troppo da sopportare. La casa madre della Escher-Wyss si trovava a Zurigo e risaliva al 1805 e la compagnia, che godeva di una buona reputazione e una storia centenaria, era considerata troppo importante per rischiare di perderla. In dicembre 1920 venne avviata una riorganizzazione grazie a un aumento capitale sociale da 11,5 a 4,015 milioni di franchi francesi, e in seguito fu nuovamente aumentato a 5,515 milioni di franchi svizzeri. Alla fine dell’anni fiscale 1931 la Escher-Wyss era ancora in perdita.

 

Negli anni prima della guerra, prima dell’annessione della Polonia, la Escher-Wyss di Ravensburg diretta dal padre di Klaus Schwab, Eugen Schwab, continuò a essere il principale datore di lavoro di Ravensburg

Ma l’impavida compagnia continuava a siglare importanti contratti per progetti di ingegneria civile su larga scala durante tutto il corso degli anni Venti, come si evince dalla corrispondenza ufficiale del 1924 tra Wilhelm III Principe di Urach alla Escher-Wyss e al gestore patrimoniale della Casa di Urach, ragioniere Julius Heller. Questo documento tratta dei «Termini e Condizioni Generali dell’Associazione dei Produttori Tedeschi di Turbine Idrauliche per la consegna di macchinari e altre attrezzature per gli impianti idroelettrici». Questo è anche confermato da una pubblicazione delle «Condizioni dell’Associazione dei Produttori Tedeschi di Turbine Idrauliche per l’installazione di turbine e macchinari nei confini del Reich Tedesco», stampata il 20 marzo 1923 in una brochure pubblicitaria della Escher-Wyss per il regolatore universale della pressione dell’olio.

 

Dopo che la Grande Depressione dell’inizio degli anni Trenta aveva devastato l’economia globale, la Escher-Wyss annunciò: «Visti gli sviluppi catastrofici della situazione economica connessi all’attuale declino, la compagnia [Escher-Wyss] non è temporaneamente in grado di tenere fede agli attuali impegni verso le nazioni clienti». La compagnia rivelò l’intenzione di chiedere un rinvio a giudizio al quotidiano svizzero Neue Zürcher Nachrichten, che riportò il 1 dicembre 1931 che «la compagnia Escher-Wyss si trova in uno stato di bancarotta fino alla fine di marzo 1932 e che una compagnia fiduciaria svizzera era stata scelta come curatore». L’articolo diceva ottimisticamente che «è in programma il proseguimento delle operazioni». Nel 1931, la Escher-Wyss impiegò 1.300 lavoratori senza contratto e 550 impiegati salariati.

 

A metà degli anni Trenta, la Escher-Wyss si trovò nuovamente in guai finanziari. Per salvare la compagnia, questa volta, venne costituito un consorzio per non far chiudere l’azienda di ingegneria in crisi. Il consorzio era formato in parte dalla Banca Federale della Svizzera (per coincidenza presieduta da Max Schwab, che non ha relazioni di parentela con Klaus Schwab) ed ebbe luogo una nuova ristrutturazione. Nel 1938 venne annunciato che un ingegnere della compagnia, Colonello Jacob Schmidheiny, sarebbe diventato il nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione della Escher-Wyss. Poco dopo lo scoppio della guerra nel 1939, Schmidheiny disse: «La guerra non significa necessariamente disoccupazione per l’industria meccanica in un paese neutrale, al contrario». La Escher-Wyss e la nuova gestione stavano evidentemente cercando di trarre profitti dalla guerra, spianando la strada per la trasformazione in uno dei maggiori appaltatori dei Nazisti.

 

 

Breve storia della persecuzione degli ebrei a Ravensburg

Quando Adolf Hitler conquistò il potere, molte cose cambiarono in Germania e la storia della popolazione ebrea di Ravensburg durante quell’epoca è molto triste. Però non fu la prima volta che l’antisemitismo sollevò la sua testa ripugnante nella regione.

La Escher-Wyss di Ravensburg ricevette il titolo di «Impresa Modello Nazional Socialista» dal Partito Nazista di Hitler mentre Schwab era al comando. I Nazisti stavano corteggiando la compagnia svizzera per cooperare nel corso dell’imminente conflitto, e le avances  erano in un certo modo ricambiate

 

Nel Medio Evo, una sinagoga, menzionata sin dal 1345, era situata nel centro di Ravensburg ed era frequentata da una piccola comunità ebraica di cui si hanno tracce tra il 1330 e il 1429. Alla fine del 1429 e per tutto il 1430, gli ebrei di Ravensburg vennero presi di mira ed ebbe luogo un orribile massacro. Nelle vicine località di Lindau, Überlingen, Buchhorn (poi rinominata Friedrichshafen), Meersburg e Costanza i residenti ebrei vennero arrestati. Gli ebrei di Lindau vennero bruciati vivi durante il libello di sangue del 1429/1430 di Ravensburg, in cui i membri della comunità ebraica furono accusati di sacrifici rituali di bambini. Nell’agosto 1430, a Überlingen, la comunità ebraica fu costretta a convertirsi: 11 accettarono e i 12 che rifiutarono vennero uccisi. I massacri di Lindau, Überlingen e Ravensburg erano approvati direttamente dal sovrano Re Sigmund e gli ebrei sopravvissuti vennero presto espulsi dalla regione.

 

Il bando di Ravensburg venne confermato dall’imperatore Ferdinando I nel 1559 e fu supportato, per esempio, dalle istruzioni date alla guardia cittadina nel 1804 in cui si legge: «Dato che gli ebrei non possono svolgere nessun commercio né attività, nessun altro è autorizzato a entrare nella città per posta o in carrozza. Il resto, comunque, se non hanno ricevuto dalla polizia un permesso per una permanenza di breve o lunga durata, devono essere allontanati a forza dalla città».

 

Fino al XIX secolo agli ebrei venne impedito di stabilirsi legalmente nella città e, anche allora, il loro numero era così esiguo da non essere necessario costruire una sinagoga. Nel 1858 c’erano solamente 3 ebrei registrati a Ravensburg, nel 1895 erano 57. Dall’inizio del nuovo secolo al 1933, il numero di ebrei residenti a Ravensburg continuò a calare fino a che la comunità contava solo 23 persone.

 

All’inizio degli anni Trenta, le principali famiglie ebree di Ravensburg erano sette, cioè le famiglie Adler, Erlanger, Harburger, Herrmann, Landauer, Rose e Sondermann. Dopo la presa di potere dei Nazional Socialisti, alcuni ebrei di Ravensburg vennero inizialmente costretti a emigrare, altri sarebbero stati uccisi nei campi di concentramento nazisti. Fino alla seconda Guerra Mondiale, ci furono molti episodi di odio nei confronti della piccola comunità ebraica a Ravensburg e nelle immediate vicinanze.

 

Eugen Schwab continuò a gestire l’«impresa modello nazional socialista» per Escher-Wyss, e la compagnia svizzera aiutò la Wermacht a produrre armi da guerra oltre ad armi tradizionali

Il 13 marzo 1933, tre settimane prima del boicottaggio di tutti negozi gestiti da ebrei in Germania voluto dai nazisti, le SA si posizionarono davanti a due dei cinque negozi ebrei di Ravensburg nel tentativo di impedire ai clienti di entrare e attaccarono un cartello alla porta di uno di negozi con la scritta «Wohlwert chiuso fino all’arianizzazione». Wohlwert venne presto «arianizzato» e fu l’unico negozio gestito da ebrei a sopravvivere ai pogrom nazisti. I proprietari degli altri quattro negozi ebraici di Ravensburg, Knopf, Merkur, Landauer e Wallersteiner, furono costretti a vendere le loro proprietà a commercianti non ebrei tra il 1935 e il 1938. In quel periodo, molti ebrei di Ravensburg riuscirono a scappare all’estero prima dell’inizio della peggiore persecuzione Nazional Socialista. Almeno otto ebrei morirono in modo atroce, ma è stato riportato che altri tre ebrei residenti a Ravensburg sopravvissero grazie alle loro spose «ariane». Alcuni ebrei arrestati durante la Notte dei Cristalli furono costretti a marciare per le strade di Baden-Baden sotto la supervisione delle SS e più tardi vennero deportati nel campo di concentramento di Sachsenhausen.

 

A Ravensburg i nazisti perpetrarono orribili crimini contro l’umanità. Il 1 gennaio 1934, la «Legge per la prevenzione delle malattie ereditarie» venne promulgata nella Germania nazista che prevedeva la sterilizzazione coatta per le persone a cui venivano diagnosticate malattie come demenza, schizofrenia, epilessia, sordità ereditaria e altre malattie mentali. All’ospedale cittadino di Ravensburg, oggi chiamato Heilig-Geist Hospital, le sterilizzazioni forzate iniziarono nell’aprile 1934. Nel 1936, la sterilizzazione era la procedura medica più praticata nell’ospedale.

 

Negli anni prima della guerra, prima dell’annessione della Polonia, la Escher-Wyss di Ravensburg diretta dal padre di Klaus Schwab, Eugen Schwab, continuò a essere il principale datore di lavoro di Ravensburg. Oltre a questo, la Escher-Wyss di Ravensburg ricevette il titolo di «Impresa Modello Nazional Socialista» dal Partito Nazista di Hitler mentre Schwab era al comando. I Nazisti stavano corteggiando la compagnia svizzera per cooperare nel corso dell’imminente conflitto, e le avances  erano in un certo modo ricambiate.

 

 

Escher-Wyss Ravensburg e la guerra

Ravensburg era un’anomalia nella Germania in guerra, perché non fu mai obiettivo di attacchi aerei Alleati. La presenza della Croce Rossa, e di un discutibile accordo con varie industrie compresa la Escher-Wyss, fece sì che le forze alleate non attaccarono mai la cittadina nella Germania del sud. Non era classificato come obiettivo militare importante, per questa ragione la città mantiene ancora oggi molti dei tratti originali. Ma a Ravensburg, allo scoppiare della guerra, accaddero cose ancora più oscure.

La Escher-Wyss era leader nella tecnologia di grandi turbine per dighe e centrali idroelettriche, ma costruivano anche componenti per gli aerei da combattimento tedeschi

 

Eugen Schwab continuò a gestire l’«impresa modello nazional socialista» per Escher-Wyss, e la compagnia svizzera aiutò la Wermacht a produrre armi da guerra oltre ad armi tradizionali. La Escher-Wyss era leader nella tecnologia di grandi turbine per dighe e centrali idroelettriche, ma costruivano anche componenti per gli aerei da combattimento tedeschi. Erano anche profondamente coinvolti in sinistri progetti parzialmente occulti che, se fossero stati completati, avrebbero cambiato le sorti della seconda Guerra Mondiale.

 

L’intelligence militare occidentale era a conoscenza della complicità e collaborazione tra la Escher-Wyss e i nazisti. Ci sono rapporti dell’intelligence militare occidentale, in particolare il Record Group 226 (RG226), con i dati dell’Ufficio dei Servizi Strategici che dimostrano che le forze Alleate erano consapevoli dei legami tra Escher-Wyss e i nazisti.

 

All’interno del RG226, ci sono tre menzioni specifiche della Escher-Wyss:

 

  • File numero 47178: Escher-Wyss Svizzera sta lavorando a un grosso ordine per la Germania. Inviano lanciafiamme dalla Svizzera sotto il nome di Brennstoffbehaelter. Datato settembre 1944.

 

  • File numero 41589: gli svizzeri permettevano che le esportazioni tedesche venissero posizionate nel loro paese, dichiarato neutrale durante la seconda Guerra Mondiale. Il titolo è «Relazioni d’affari tra Empresa Nacional Calvo Sotelo (ENCASO), Escher-Wyss e Mineral Cerbau Gesellschaft». Luglio 1944; vedi anche il rapporto L 42627 sulla collaborazione tra l’impresa spagnola Calvo Sotelo e Rheinmetall Borsig tedesca sulle esportazioni tedesche collocate in Svizzera. Agosto 1944.

 

L’intelligence militare occidentale era a conoscenza della complicità e collaborazione tra la Escher-Wyss e i nazisti

  • File numero 72654 afferma che la bauxite dall’Ungheria veniva inviata a Germania e Svizzera per la raffinazione. In seguito, un sindacato governativo costruì uno stabilimento per la lavorazione dell’alluminio a Dunaalmas, ai confini con l’Ungheria. In questo modo si procuravano l’energia elettrica; l’Ungheria mise a disposizione le miniere di carbone e le attrezzature vennero fornite dall’impresa svizzera Escher-Wyss. La produzione iniziò nel 1941. Maggio 1944.

 

La Escher-Wyss era leader in un particolare settore emergente, la tecnologia per la creazione di nuove turbine. La compagnia aveva progettato una turbina a 14.500 HP per lo stabilimento della Norsk Hydro, impianto idroelettrico strategicamente importante a Vemork, vicino a Rjukan in Norvegia. Lo stabilimento della Norsk Hydro, in parte alimentato dalla Escher-Wyss, era l’unico impianto sotto il controllo nazista in grado di produrre acqua pesante, un ingrediente essenziale per ricavare il plutonio necessario per la creazione della bomba atomica da parte dei nazisti. La Germania aveva investito tutte le risorse possibili per produrre l’acqua pesante, ma le forze Alleate erano a conoscenza degli sviluppi tecnologici, che avrebbero ribaltato le sorti della guerra, dei sempre più disperati nazisti.

 

Nel 1942 e 1943, lo stabilimento fu l’obiettivi di un raid, che fu un parziale successo, del Commando Britannico e della resistenza norvegese, anche se la produzione di acqua pesante proseguì. Le potenze Alleate sganciarono oltre 400 bombe sull’impianto, che incisero in maniera marginale sulla sua produttività. Nel 1944, la flotta tedesca tentò di trasportare l’acqua pesante in Germania, ma la resistenza norvegese affondò la nave con tutto il carico. Con l’aiuto della Escher-Wyss, i nazisti riuscirono quasi a cambiare le sorti del conflitto e a portare alla vittoria dell’Asse.

 

La compagnia aveva progettato una turbina a 14.500 HP per lo stabilimento della Norsk Hydro, impianto idroelettrico strategicamente importante a Vemork, vicino a Rjukan in Norvegia. Lo stabilimento della Norsk Hydro, in parte alimentato dalla Escher-Wyss, era l’unico impianto sotto il controllo nazista in grado di produrre acqua pesante, un ingrediente essenziale per ricavare il plutonio necessario per la creazione della bomba atomica da parte dei nazisti

Nello stabilimento della Escher-Wyss di Ravensburg, Eugen Schwab era impegnato a mettere all’opera i lavoratori coatti nella sua fabbrica modello. Negli anni della seconda Guerra Mondiale, quasi 3.600 lavoratori coatti lavoravano a Ravensburg, anche alla Escher-Wyss. Secondo l’archivista cittadino di Ravensburg, Andrea Schmuder, la Escher-Wyss di Ravensburg utilizzava tra i 198 e i 203 lavoratori civili e prigionieri di guerra durante la guerra. Karl Schweizer, storico di Lindau, afferma che la Escher-Wyss manteneva un piccolo campo appositamente per i lavoratori coatti nei locali della fabbrica.

 

L’impiego massivo di lavoratori coatti a Ravensburg rese necessario costruire uno dei più grandi campi di lavoro forzato mai registrato, nel laboratorio di un ex falegname al numero 16 di Ziegelstrasse.  In questo campo furono collocati 125 prigionieri di guerra francesi che vennero poi redistribuiti in altri campi nel 1942. I lavoratori francesi vennero sostituiti da 150 prigionieri russi che, si dice, furono trattati peggio di tutti gli altri prigionieri di guerra. Una di questi era Zina Jakuschewa, la cui tessera lavorativa e libretto si trovano al United States Holocaust Memorial Museum. Questi documenti la identificavano come una lavoratrice coatta non ebrea assegnata a Ravensburg, Germania, tra il 1943 e il 1944.

 

Eugen Schwab mantenne diligentemente lo status quo nel corso della guerra. Dopo tutto, con il giovane Klaus Martin Schwab nato nel 1938 e il piccolo Urs Reiner Schwab nato pochi anni dopo, Eugen avrebbe voluto tenere i figli lontani da ogni pericolo.

 

 

Klaus Martin Schwab – L’uomo del mistero internazionale

Nato il 30 marzo 1938 a Ravensburg, Germania, Klaus Schwab era il figlio maggior in una classica famiglia nucleare. Tra il 1945 e il 1947, Klaus frequentò la scuola primaria di Au, Germania. Klaus Schwab ricorda in un’intervista del 2006 per The Irish Times che: «Dopo la guerra guidai l’associazione giovanile regionale franco-tedesca. I miei eroi erano Adenauer, De Gasperi e De Gaulle».

 

«Dopo la guerra guidai l’associazione giovanile regionale franco-tedesca. I miei eroi erano Adenauer, De Gasperi e De Gaulle»

Klaus Schwab e il fratello minore, Urs Reiner Schwab, seguirono le orme del nonno, Gottfried, e del padre, Eugen, e studiarono ingegneria meccanica. Il padre di Klaus aveva detto al giovane Schwab che, se voleva avere un impatto nel mondo, avrebbe dovuto studiare ingegneria meccanica. Questo è solo l’inizio delle credenziali universitarie di Schwab.

 

Klaus iniziò a studiare per tutti i suoi diplomi allo Spohn-Gymnasium di Ravensburg tra il 1949 e il 1957, diplomandosi al Humanistisches Gymnasium di Ravensburg. Tra il 1958 e il 1962, Klaus iniziò a lavorare in varie società di ingegneria e, nel 1962, Klaus completò i suoi studi di ingegneria meccanica al Federal Institute of Technology (ETH) di Zurigo, Svizzera, on un diploma in ingegneria. L’anno seguente, completò anche un corso di economia all’Università di Friburgo, Svizzera. Dal 1963 al 1966, Klaus lavorò come assistente del Direttore Generale dell’Associazione Tedesca per la Costruzione di macchine (VDMA) di Francoforte.

 

Nel 1965, Klaus stava anche lavorando al suo dottorato presso la ETH di Zurigo con una dissertazione intitolata «Il prolungamento dei crediti di esportazione come problema imprenditoriale nell’ingegneria meccanica». Nel 1966, ricevette il Dottorato in Ingegneria al Swiss Federal Institute of Technology (ETH) di Zurigo. Al tempo, il padre di Klaus, Eugen Schwab, sguazzava in circoli più grandi che mai. Oltre ad essere una celebrità a Ravensburg come Direttore della Escher-Wyss già prima della guerra, venne anche eletto presidente della Camera di Commercio di Ravensburg. Nel 1966, durante la costituzione del comitato tedesco per il tunnel ferroviario di Splügen, Eugen Schwab definì la creazione del comitato come un progetto «che crea connessioni migliori e più rapide per più persone in un’Europa sempre più convergente e che offre nuove opportunità per lo sviluppo culturale, economico e sociale».

 

Durante la sua permanenza a Harvard, Klaus fu allievo di Henry Kissinger, del quale affermò in seguito che era una delle 3 o 4 persone che avevano influito di più sul suo pensiero

Nel 1967, Klaus Schwab ottenne un dottorato in Economia presso l’Università di Friburgo, Svizzera e un Master in Pubblica Amministrazione dalla John F. Kennedy School of Government di Harvard negli Stati Uniti. Durante la sua permanenza a Harvard, Klaus fu allievo di Henry Kissinger, del quale affermò in seguito che era una delle 3 o 4 persone che avevano influito di più sul suo pensiero.

 

Nel già citato articolo del The Irish Times del 2006, Klaus parla di quel periodo come molto importante per la formazione della sua ideologia, affermando:

 

«Anni dopo, quando tornai dagli Stati Uniti dopo aver terminato gli studi a Harvard, ci furono due eventi che ebbero un effetto significativo su di me. Il primo fu un libro di Jean-Jacques Servan-Schreiber, “La sfida americana”, in cui si diceva che l’Europa avrebbe perso contro gli Stati Uniti a causa dei metodi manageriali scadenti. L’altro evento fu, e questo è importante per l’Irlanda, che l’Europa dei sei diventò l’Europa dei nove».

 

Questi due eventi contribuirono alla formazione di Klaus Schwab in un uomo desideroso di cambiare il modo in cui le persone mandavano avanti gli affari.

 

Quello stesso anno, il fratello minore di Klaus, Urs Reiner Schwab, si diplomò all’ETH di Zurigo come ingegnere meccanico e Klaus Schwab iniziò a lavorare nella vecchia compagnia del padre, la Escher-Wyss, che da lì a poco sarebbe diventata Sulzer Escher-Wyss AG, Zurigo, come assistente del Presidente per aiutarlo nella riorganizzazione dopo la fusione delle due compagnie. Questo ci porta ai collegamenti di Klaus con il mondo del nucleare.

 

 

L’ascesa di un tecnocrate 

Sulzer, compagnia svizzera nata nel 1834, giunse all’apice dopo aver iniziato a produrre compressori nel 1906. Nel 1914 l’impresa a conduzione famigliare divenne parte di «tre società di capitali», una delle quali era la società finanziaria ufficiale. Negli anni Trenta, i profitti della Sulzer furono influenzati dalla Grande Depressione e, come molte altre imprese in quel periodo, dovette affrontare scioperi e azioni collettive da parte dei lavoratori.

 

«Anni dopo, quando tornai dagli Stati Uniti dopo aver terminato gli studi a Harvard, ci furono due eventi che ebbero un effetto significativo su di me. Il primo fu un libro di Jean-Jacques Servan-Schreiber, “La sfida americana”, in cui si diceva che l’Europa avrebbe perso contro gli Stati Uniti a causa dei metodi manageriali scadenti. L’altro evento fu che l’Europa dei sei diventò l’Europa dei nove»

La seconda Guerra Mondiale non aveva influito sulla Svizzera tanto quanto gli stati vicini, ma il boom economico che seguì porto Sulzer a crescere come potenza e presenza dominante sul mercato. Nel 1966, subito prima dell’entrata di Klaus Schwab alla Escher-Wyss, l’impresa svizzera che produceva turbine firmò un contratto di collaborazione coi fratelli Sulzer a Winterthur. Sulzer e Escher-Wyss avviarono la fusione nel 1966, quando Sulzer acquistò il 53% delle azioni della compagnia. Escher-Wyss divenne ufficialmente Sulzer Escher-Wyss AG nel 1969 quando le azioni restanti vennero acquistate dai fratelli Sulzer.

 

Una volta avviata la fusione, Escher-Wyss iniziò la ristrutturazione e due degli amministratori terminarono il loro servizio presso la Escher-Wyss. Dr. H. Schindler e W. Stoffel si dimisero dal Consiglio di Amministrazione, ora presieduto da Georg Sulzer e Alfred Schnaffer. Il Dr. Schindler era stato membro del Consiglio di Amministrazione della Escher-Wyss per 28 anni e aveva lavorato con Eugen Schwab per gran parte del suo servizio. Peter Schmidheiny prese il suo posto come presidente del Consiglio di Amministrazione della Escher-Wyss, portando avanti il dominio della famiglia Schmidheiny sui dirigenti della compagnia.

 

Durante il processo di ristrutturazione, si decise che Escher-Wyss e Sulzer si sarebbero concentrate su aree diverse dell’ingegneria meccanica: le fabbriche della Escher-Wyss avrebbero lavorato principalmente alla costruzione di impianti per l’energia idroelettrica, comprese turbine, pompe di accumulazione, macchine per l’inversione del flusso, sistemi di chiusura e condutture, oltre a turbine a vapore, turbocompressori, sistemi di evaporazione, centrifughe  e macchinari per la carta e l’industria della cellulosa. Sulzer si sarebbe concentrata sull’industria della refrigerazione oltre alla costruzione di caldaie a vapore e turbine a gas.

 

Il 1 gennaio 1968, la riorganizzata Sulzer Escher-Wyss AG venne pubblicamente lanciata dopo un processo di razionalizzazione, necessario in seguito ad alcune grandi acquisizioni. Tra queste, una collaborazione con Brown Boveri, un gruppo di compagnie svizzere di ingegneria elettrica che avevano lavorato per i nazisti, fornendo ai tedeschi alcune tecnologie per i loro sottomarini durante la seconda Guerra Mondiale. Brown Boveri venne anche descritta come «appaltatore dell’elettricità per la difesa» e avrebbe trovato la corsa agli armamenti della Guerra Fredda molto utile per gli affari.

 

La fusione e riorganizzazione dei due colossi di ingegneria svizzeri ebbe un successo unico. Nelle Olimpiadi Invernali di Grenoble del 1968, Sulzer e Escher-Wyss utilizzarono 8 compressori refrigeranti per creare tonnellate di ghiaccio artificiale. Nel 1969, le due imprese si unirono per aiutare la costruzione di una nuova nave passeggeri chiamata «Hamburg», la prima nave al mondo con l’aria condizionata grazie alla collaborazione di Sulzer e Escher-Wyss.

 

È alla fine degli anni Sessanta che Klaus Schwab emerge come personaggio pubblico

Nel 1967, Klaus Schwab entrò ufficialmente sulla scena della comunità imprenditoriale e prese le redini della fusione tra Sulzer e Escher-Wyss, oltre a creare vantaggiose alleanze con Brown Boveri e altri. Nel dicembre 1967, Klaus tenne un discorso a un evento a Zurigo davanti alle principali organizzazioni di ingegneria meccanica; la Employers Association of Swiss Machine and Metal Manufacturers e la Association of Swiss Machine Manufacturers.

 

Nel suo discorso, aveva previsto accuratamente l’importanza di incorporare i computer nella moderna ingegneria meccanica svizzera, affermando che:

 

«Nel 1971, prodotti che ancora non esistono sul mercato probabilmente rappresenteranno un quarto delle vendite. Questo richiede che le imprese ricerchino sistematicamente tutti i possibili sviluppi e identifichino i vuoti nel mercato. Oggi, 18 delle 20 maggiori compagnie nell’industria meccanica stanno costruendo dipartimenti a questo scopo. Ovviamente, tutti devono utilizzare le ultime scoperte tecnologiche, e il computer è tra queste. Le piccole e medie imprese nell’industria meccanica imboccano la via della cooperazione o utilizzano i servizi dei fornitori di server per l’elaborazione dei dati».

 

I computer e i dati erano ovviamente considerati di fondamentale importanza per il futuro, secondo Schwab, ed è evidente nella riorganizzazione della Sulzer Escher-Wyss nel corso della fusione. Il moderno sito web di Sulzer riflette questo radicale cambio di direzione, affermando che, nel 1968: «Le attività tecnologiche sono state intensificate [da Sulzer] e formano la base per i prodotti della tecnologia medica. Il cambiamento da una compagnia di costruzione di macchinari a una impresa tecnologica inizia a essere evidente».

Schwab affermò che le imprese che utilizzano uno stile autoritario «non sono in grado di attivare pienamente il “capitale umano”», argomento che toccò in molte altre occasioni nel corso degli anni Sessanta

 

Klaus Schwab aiutava a trasformare Sulzer Escher-Wyss in un’impresa che andava oltre la costruzione di macchinari, la stava trasformando in una impresa tecnologica lanciata ad alta velocità verso il futuro hi-tech. Da notare anche che Sulzer Escher-Wyss cambiò un altro aspetto del suo business per «formare le basi dei prodotti della tecnologia medica», un campo mai citato prima come obiettivo di Sulzer né di Escher-Wyss.

 

L’avanzamento tecnologico non era l’unico cambiamento che Klaus Schwab voleva introdurre alla Sulzer Escher-Wyss; voleva anche cambiare il modo in cui la compagnia considerava il suo stile manageriale. Schwab e i suoi collaboratori spingevano verso una filosofia di business completamente nuova che avrebbe permesso «che tutti gli impiegati accettassero tutti gli imperativi della motivazione e ad assicurare un senso di flessibilità e manovrabilità».

 

È alla fine degli anni Sessanta che Klaus Schwab emerge come personaggio pubblico. In quel periodo, la Sulzer Escher-Wyss si impegnò ad essere menzionata sulla stampa come mai prima. Nel gennaio 1969, il colosso svizzero istituì una riunione pubblica chiamata «Giornata di presentazione dell’industria meccanica alla stampa», il cui tema principale era il management della compagnia. Durante l’evento, Schwab affermò che le imprese che utilizzano uno stile autoritario «non sono in grado di attivare pienamente il “capitale umano”», argomento che toccò in molte altre occasioni nel corso degli anni Sessanta.

Quando Klaus Schwab entrò a far parte di Sulzer Escher-Wyss nel 1967 e avviò la riorganizzazione dell’azienda per farla diventare una società tecnologica, il coinvolgimento di Sulzer Escher-Wyss negli aspetti più oscuri della corsa globale agli armamenti nucleari divenne subito più evidente

 

 

Il plutonio e Pretoria

Escher-Wyss è stata pioniera in alcune delle più importanti tecnologie nella generazione di energia. Come sottolinea il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti nel suo documento sullo sviluppo del ciclo di Brayton a CO2 supercritica (CBC), dispositivo utilizzato nelle centrali idroelettriche e nucleari, «Escher-Wyss è stata la prima azienda a sviluppare le turbomacchine per sistemi CBC a partire dal 1939». Continua affermando che sono stati costruiti 24 sistemi, «con Escher-Wyss che progettava i cicli di conversione di potenza e costruiva le turbomacchine per tutti tranne tre». Nel 1966, poco prima dell’ingresso di Schwab in Escher-Wyss e della fusione con Sulzer, il compressore ad elio Escher-Wyss venne progettato per La Fleur Corporation e proseguì l’evoluzione dello sviluppo del ciclo di Brayton. Questa tecnologia era ancora importante per l’industria degli armamenti nel 1986, con i droni a propulsione nucleare equipaggiati con un reattore nucleare a ciclo Brayton raffreddato ad elio.

 

Escher-Wyss era stata coinvolta nella produzione e installazione di tecnologie nucleari almeno fin dal 1962, come dimostrato da un brevetto per un «sistema di scambio termico per una centrale nucleare» e da un brevetto del 1966 per un «impianto di reattore nucleare con turbina a gas con raffreddamento di emergenza». Dopo che Schwab lasciò Sulzer Escher-Wyss, Sulzer avrebbe anche contribuito a sviluppare speciali turbocompressori per l’arricchimento dell’uranio per alimentare i reattori.

 

Quando Klaus Schwab entrò a far parte di Sulzer Escher-Wyss nel 1967 e avviò la riorganizzazione dell’azienda per farla diventare una società tecnologica, il coinvolgimento di Sulzer Escher-Wyss negli aspetti più oscuri della corsa globale agli armamenti nucleari divenne subito più evidente. Prima del coinvolgimento di Klaus, Escher-Wyss si era spesso concentrata sull’aiutare a progettare e costruire parti della tecnologia nucleare per usi civili, ad esempio per generare energia nucleare. Tuttavia, con l’arrivo del bramoso signor Schwab, la compagnia prese parte alla proliferazione illegale della tecnologia delle armi nucleari. Nel 1969, l’incorporazione di Escher Wyss e Sulzer fu completata e sarebbe stati rinominata Sulzer AG, eliminando la storica Escher-Wyss dalla denominazione.

 

Alla fine è stato rivelato, grazie a una revisione e un rapporto effettuato dalle autorità svizzere e da un uomo di nome Peter Hug, che Sulzer Escher-Wyss iniziò a procurarsi e costruire segretamente parti fondamentali per le armi nucleari negli anni Sessanta

Alla fine è stato rivelato, grazie a una revisione e un rapporto effettuato dalle autorità svizzere e da un uomo di nome Peter Hug, che Sulzer Escher-Wyss iniziò a procurarsi e costruire segretamente parti fondamentali per le armi nucleari negli anni Sessanta. La compagnia, mentre Schwab era membro del Consiglio, iniziò anche a svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’illegale programma di armi nucleari del Sud Africa durante gli anni più bui del regime di apartheid. Klaus Schwab fu una figura di spicco nella fondazione di una cultura aziendale che aiutò Pretoria a costruire sei armi nucleari e ad assemblarne parzialmente una settima.

 

Nel rapporto, Peter Hug ha delineato come Sulzer Escher Wyss AG (dopo la fusione chiamata semplicemente Sulzer AG) avesse fornito componenti vitali al governo sudafricano e trovato prove del ruolo della Germania nel sostenere il regime razzista, rivelando anche che il governo svizzero «era a conoscenza di accordi illegali ma “li tollerava in silenzio” sostenendone attivamente alcuni o criticandoli senza convinzione». Il rapporto di Hug è stato poi completato in un lavoro dal titolo: «Svizzera e Sudafrica 1948-1994 – Rapporto finale del NFP 42+ commissionato dal Consiglio federale svizzero», compilato e scritto da Georg Kreis e pubblicato nel 2007.

 

Nel 1967, il Sud Africa aveva costruito un reattore come parte di un piano per produrre plutonio, il SAFARI-2 situato a Pelindaba. Il SAFARI-2 faceva parte di un progetto per sviluppare un reattore moderato da acqua pesante che sarebbe stato alimentato da uranio naturale e raffreddato con sodio. Questo collegamento allo sviluppo di acqua pesante per la creazione di uranio, la stessa tecnologia che era stata utilizzata dai nazisti anche con l’aiuto di Escher-Wyss, potrebbe spiegare perché inizialmente i sudafricani coinvolsero Escher-Wyss. Ma nel 1969 , il Sudafrica abbandonò il progetto del reattore ad acqua pesante di Pelindaba perché stava prosciugando le risorse dal loro programma di arricchimento dell’uranio iniziato nel 1967.

 

Nel 1970, Escher-Wyss era decisamente coinvolta nella tecnologia nucleare, come si evince da un documento disponibile nei Landesarchivs del Baden-Württemberg. Il documento mostra i dettagli di una procedura di appalto pubblico e contiene informazioni sui colloqui di aggiudicazione con società specifiche coinvolte nell’approvvigionamento di tecnologia e materiali nucleari. Tra le società citate troviamo: NUKEM, Uhde, Krantz, Preussag, Escher-Wyss, Siemens, Rheintal, Leybold, Lurgi, e la famigerata Transnuklear .

 

Gli svizzeri e i sudafricani ebbero un rapporto molto stretto in questo periodo, quando non era facile per il brutale regime sudafricano trovare alleati. Entro il 4 novembre 1977, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva emanato la risoluzione 418 che imponeva un embargo obbligatorio sulle armi contro il Sudafrica, embargo che non sarebbe stato completamente revocato fino al 1994.

La compagnia, mentre Schwab era membro del Consiglio, iniziò anche a svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’illegale programma di armi nucleari del Sud Africa durante gli anni più bui del regime di apartheid

 

Georg Kreis ha sottolineato quanto segue nella sua valutazione dettagliata del rapporto Hug:

 

«Il fatto che le autorità abbiano assunto un atteggiamento lassista anche dopo il maggio 1978 emerge in uno scambio di lettere tra il movimento anti-apartheid e la DFMA tra ottobre e dicembre 1978. Come spiega lo studio di Hug, il Movimento anti-Apartheid della Svizzera identificava i resoconti tedeschi secondo i quali Sulzer Escher-Wyss e una società chiamata BBC avevano fornito parti per l’impianto di arricchimento dell’uranio sudafricano e ripetuti crediti all’ESCOM, che includevano anche notevoli contributi da parte delle banche svizzere. Queste affermazioni hanno portato a chiedersi se il Consiglio Federale, alla luce del sostegno dell’embargo delle Nazioni Unite, non debba istigare la Banca nazionale a sospendere in futuro l’autorizzazione dei crediti per l’ESCOM».

 

Le banche svizzere avrebbero contribuito a finanziare la corsa sudafricana alle armi nucleari e, nel 1986, Sulzer Escher-Wyss produceva con successo compressori speciali per l’arricchimento dell’uranio.

 

 

La fondazione del World Economic Forum

Nel 1970, Schwab lasciò Escher Wyss per organizzare una conferenza manageriale aziendale di due settimane. Nel 1971, la prima riunione del World Economic Forum – allora chiamato European Management Symposium – si tenne a Davos, in Svizzera

Nel 1970, il giovane emergente, Klaus Schwab, scrisse alla Commissione Europea e chiese aiuto per la creazione di un «think-tank non commerciale per i leader aziendali europei». Anche la Commissione Europea sponsorizzò l’evento, inviando il politico francese Raymond Barre in qualità di «mentore intellettuale «del forum. Raymond Barre, che a quel tempo era commissario europeo per gli affari economici e finanziari, sarebbe poi diventato primo ministro francese e sarebbe stato accusato di  commenti antisemiti mentre era in carica.

 

Così, nel 1970, Schwab lasciò Escher Wyss per organizzare una conferenza manageriale aziendale di due settimane. Nel 1971, la prima riunione del World Economic Forum – allora chiamato European Management Symposium – si tenne a Davos, in Svizzera. Circa 450 partecipanti da 31 paesi avrebbero parteciparono al primo European Management Symposium di Schwab, principalmente manager di varie società europee, politici e accademici statunitensi. Il progetto venne organizzato da Klaus Schwab e dalla sua segretaria Hilde Stoll che, più tardi nello stesso anno, sarebbe diventata la moglie di Klaus Schwab.

 

Il simposio europeo di Klaus non era un’idea originale. Come lo scrittore Ganga Jey Aratnam affermò piuttosto coerentemente nel 2018: «Lo spirito di Davos» di Klaus Schwab era anche lo «spirito di Harvard». Non solo la Business School aveva sostenuto l’idea di un simposio. Il famoso economista di Harvard John Kenneth Galbraith sosteneva la società benestante, nonché le esigenze di pianificazione del capitalismo e il riavvicinamento tra Oriente e Occidente.

 

Era anche vero, come sottolineava anche Aratnam, che non era la prima volta che Davos ospitava simili eventi. Tra il 1928 e il 1931, presso l’Hotel Belvédère si tennero le Conferenze dell’Università di Davos, eventi che furono co-fondati da Albert Einstein e furono sospesi solo dalla Grande Depressione e dalla minaccia di una guerra incombente.

 

 

Il gruppo più influente che stimolò la creazione del simposio di Klaus Schwab fu il Club di Roma, un influente think-tank dell’élite scientifica e monetaria che ricorda il World Economic Forum per molti aspetti, anche per la promozione di un modello di governance globale guidata da un’élite tecnocratica

Il Club di Roma e il WEF

Il gruppo più influente che stimolò la creazione del simposio di Klaus Schwab fu il Club di Roma, un influente think-tank dell’élite scientifica e monetaria che ricorda il World Economic Forum per molti aspetti, anche per la promozione di un modello di governance globale guidata da un’élite tecnocratica. Il Club era stato fondato nel 1968 dall’industriale italiano Aurelio Peccei e dal chimico scozzese Alexander King durante un incontro privato in una residenza di proprietà della famiglia Rockefeller a Bellagio, in Italia.

 

Tra le prime pubblicazioni, un libro del 1972 intitolato The Limits to Growth che si concentrava in gran parte sulla sovrappopolazione globale, avvertendo che «se i modelli di consumo e la crescita della popolazione mondiale continuassero agli stessi alti tassi nel tempo, la terra raggiungerebbe il limite entro un secolo». Alla terza riunione del World Economic Forum nel 1973, Peccei pronunciò un discorso di sintesi del libro, che il sito web del World Economic Forum ricorda come l’evento caratteristico di quello storico incontro. Nello stesso anno, il Club di Roma pubblicherà un rapporto che descrive in dettaglio un modello «adattivo» per la governance globale che dividerebbe il mondo in dieci regioni economiche/politiche interconnesse.

 

Il Club di Roma è stato a lungo controverso per la sua ossessione di ridurre la popolazione mondiale e molte delle sue politiche precedenti, che i critici descrivevano come influenzate dall’eugenetica e dal neo-malthusianesimo. Tuttavia, nel famigerato libro del 1991, «La Prima Rivoluzione Globale», si affermava che tali politiche avrebbero potuto ottenere il sostegno popolare se le masse fossero state in grado di collegarle a una lotta esistenziale contro un nemico comune.

 

A tal fine, La prima rivoluzione globale contiene un passaggio intitolato «Il nemico comune dell’umanità è l’uomo», che afferma quanto segue:

 

Il Club di Roma è stato a lungo controverso per la sua ossessione di ridurre la popolazione mondiale e molte delle sue politiche precedenti, che i critici descrivevano come influenzate dall’eugenetica e dal neo-malthusianesimo

«Nella ricerca di un nemico comune contro il quale unirci, ci è venuta l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d’acqua, la carestia e simili, sarebbero stati adatti. Nella loro totalità e nelle loro interazioni, questi fenomeni costituiscono una minaccia comune che deve essere affrontata da tutti insieme. Ma designando questi pericoli come nemici, cadiamo nella trappola, di cui abbiamo già avvertito i lettori, vale a dire scambiare i sintomi per le cause. Tutti questi pericoli sono causati dall’intervento dell’uomo nei processi naturali ed è solo attraverso atteggiamenti e comportamenti modificati che possono essere superati. Il vero nemico quindi è l’umanità stessa».

 

Negli anni successivi, le élite del Club di Roma e del World Economic Forum hanno spesso sostenuto che i metodi di controllo della popolazione sono essenziali per la tutela dell’ambiente. Non sorprende quindi che il World Economic Forum utilizzi in modo simile le questioni climatiche e ambientali come un modo per far accettare politiche altrimenti impopolari, come quella del Grande Reset, se necessario.

 

 

Il passato è un prologo

Dalla fondazione del World Economic Forum, Klaus Schwab è diventato una delle persone più potenti al mondo e il suo Grande Reset ha reso più importante che mai esaminare l’uomo seduto sul trono globalista.

 

«Nella ricerca di un nemico comune contro il quale unirci, ci è venuta l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d’acqua, la carestia e simili, sarebbero stati adatti. (…) Questi fenomeni costituiscono una minaccia comune che deve essere affrontata da tutti insieme. Ma designando questi pericoli come nemici, cadiamo nella trappola, di cui abbiamo già avvertito i lettori, vale a dire scambiare i sintomi per le cause (…) Il vero nemico quindi è l’umanità stessa».

Dato il suo ruolo di spicco nel gigantesco sforzo per trasformare ogni aspetto dell’ordine esistente, la storia di Klaus Schwab è stata difficile da ricercare. Quando inizi a scavare nella storia di un uomo come Schwab, che siede al di sopra di altri oscuri promotori e agitatori dall’élite, ti rendi conto immediatamente che molte informazioni sono state occultate o rimosse. Klaus è uno che vuole rimanere nascosto negli angoli oscuri della società e che permetterà alla persona media di vedere un solo un costrutto ben presentato della persona scelta.

 

Il vero Klaus Schwab è un vecchio zio gentile che desidera il bene dell’umanità o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che ha sfruttato il lavoro degli schiavi e ha aiutato i nazisti a ottenere la prima bomba atomica

 

Klaus è l’onesto business manager di cui dovremmo fidarci per creare una società e un posto di lavoro più equi per l’uomo comune o è lui la persona che ha contribuito a spingere Sulzer Escher-Wyss in una rivoluzione tecnologica che ha portato al suo ruolo nella creazione illegale di armi nucleari per il regime razzista dell’apartheid in Sud Africa? Le prove che ho esaminato non fanno emergere un uomo gentile, ma piuttosto un membro di una famiglia ricca e con legami importanti con un passato nella creazione di armi di distruzione di massa per governi aggressivi e razzisti.

 

Come ha affermato Klaus Schwab nel 2006: «La conoscenza sarà presto disponibile ovunque – la chiamo la “googlizzazione” della globalizzazione. Non è più quello che sai, è come lo usi. Devi essere regolare il passo». 

 

Klaus Schwab si considera un pioniere e un giocatore di prim’ordine, e va detto che le sue qualifiche e la sua esperienza sono impressionanti. Tuttavia, quando si tratta di mettere in pratica ciò che viene predicato, Klaus è stato smascherato. Una delle tre maggiori sfide nella lista delle priorità per il World Economic Forum è la non proliferazione delle armi nucleari, ma né Klaus Schwab né suo padre Eugen hanno rispettato quegli stessi principi quando erano in affari. È vero il contrario.

 

A gennaio, Klaus Schwab ha annunciato che il 2021 sarà l’anno in cui il World Economic Forum e i suoi alleati dovranno «ricostruire la fiducia» delle masse. Tuttavia, se Schwab continuerà a nascondere la sua storia e i legami di suo padre con l’«impresa modello nazional socialista» che era Escher-Wyss negli anni Trenta e Quaranta, allora le persone avranno buone ragioni per diffidare delle motivazioni alla base del suo Grande Reset.

 

Nel caso della famiglia Schwab, le prove non indicano semplicemente pratiche commerciali scorrette o un malinteso. La storia della famiglia Schwab rivela invece l’abitudine di lavorare con dittatori genocidi motivati da profitto e potere. I nazisti e il regime dell’apartheid sudafricano sono due dei peggiori esempi di leadership nella politica moderna, ma ovviamente gli Schwab non potevano o non volevano vederlo all’epoca.

L’ultima domanda che dovremmo porci sulle reali motivazioni dietro le azioni di Schwab, potrebbe essere la più importante per il futuro dell’umanità: Klaus Schwab sta cercando di creare la Quarta Rivoluzione Industriale o sta cercando di creare il Quarto Reich?

 

Nel caso di Klaus Schwab, sembra che abbia contribuito a riesumare le reliquie dell’era nazista, cioè le ambizioni nucleari e di controllo della popolazione, in modo da garantire la continuità di un’agenda più profonda. Mentre prestava servizio in una posizione dirigenziale presso la Sulzer Escher-Wyss, la società ha cercato di sostenere le ambizioni nucleari del regime sudafricano, allora il governo più simile al nazismo nel mondo, preservando l’eredità nazista di Escher-Wyss. Quindi, attraverso il World Economic Forum, Schwab ha contribuito a riabilitare le politiche di controllo della popolazione influenzate dall’eugenetica durante l’era successiva alla seconda guerra mondiale, un momento in cui le rivelazioni delle atrocità naziste hanno portato rapidamente la pseudo-scienza in grande discredito. C’è qualche motivo per credere che Klaus Schwab, così come esiste oggi, sia cambiato in qualche modo? O è ancora il volto pubblico di uno sforzo decennale per garantire la sopravvivenza di un’antica agenda?

 

L’ultima domanda che dovremmo porci sulle reali motivazioni dietro le azioni di Schwab, potrebbe essere la più importante per il futuro dell’umanità: Klaus Schwab sta cercando di creare la Quarta Rivoluzione Industriale o sta cercando di creare il Quarto Reich?

 

 

Johnny Vedmore

 

 

Johnny Vedmore è un giornalista investigativo indipendente e musicista di Cardiff, Galles. Il suo lavoro vuole esporre i personaggi potenti che sono spesso tralasciati dagli altri giornalisti e fornire più informazioni ai suoi lettori. Se hai bisogno di aiuto o hai un

 

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

 

 

Immagine di via World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0). Immagine modificata.

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Economia

Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani

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Il colosso dell’e-commerce Amazon starebbe rinunziando alla sua speciale tecnologia «Just Walk Out» che permetteva ai clienti di mettere la spesa nella borsa e lasciare il negozio senza dover fare la fila alla cassa. Lo riporta The Information, testata californiana che si occupa del business della grande tecnologia.

 

La tecnologia, disponibile solo nella metà dei negozi Amazon Fresh, utilizzava una serie di telecamere e sensori per tracciare ciò con cui gli acquirenti lasciavano il negozio. Tuttavia, secondo quanto si apprende, invece di chiudere il ciclo tecnologico con la pura automazione e l’intelligenza artificiale, l’azienda ha dovuto fare affidamento anche su un esercito di oltre 1.000 lavoratori in India, che fungevano da cassieri a distanza.

 

Di questo progetto denominato «Just Walk Out» – uno stratagemma di marketing per convincere più clienti a fare acquisti nei suoi negozi, minando attivamente il mercato del lavoro locale – forse non ne sentiremo la mancanza.

 

Nel 2018 Amazon ha iniziato a lanciare il suo sistema «Just Walk Out», che avrebbe dovuto rivoluzionare l’esperienza di vendita al dettaglio con l’intelligenza artificiale in tutto il mondo. Diverse altre società, tra cui Walmart, hanno seguito l’esempio annunciando negozi simili senza cassiere.

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Tuttavia più di cinque anni dopo, il sistema sembra essere diventato sempre più un peso. Stando sempre a quanto riportato da The Information, la tecnologia era troppo lenta e costosa da implementare, con i cassieri in outsourcing che avrebbero impiegato ore per inviare i dati in modo che i clienti potessero ricevere le loro ricevute.

 

Oltre a fare affidamento su manodopera a basso costo e in outsourcing e invece di pagare salari equi a livello locale, le critiche hanno anche messo in dubbio la pratica di Amazon di raccogliere una quantità gigantesca di dati sensibili, compreso il comportamento dei clienti in negozio, trasformando una rapida visita al negozio in un incubo per la privacy, scrive Futurism.

 

L’anno scorso, il gruppo di difesa dei consumatori Surveillance Technology Oversight Project, aveva intentato un’azione legale collettiva contro Amazon, accusando la società di non aver informato i clienti che stava vendendo segretamente dati a Starbucks a scopo di lucro.

 

Nonostante la spinta aggressiva nel mercato al dettaglio, l’impatto dei negozi di alimentari di Amazon negli Stati Uniti, è ancora notevolmente inferiore a quella dei suoi concorrenti quali Walmart, Costco e Kroger, come sottolinea Gizmodo.

 

Invece di «Just Walk Out», Amazon ora scommette su scanner e schermi incorporati nel carrello della spesa chiamato «Dash Carts». Resta da vedere se i «Dash Carts» si riveleranno meno invasivi dal punto di vista della privacy dei dati.

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Immagine di Sikander Iqbal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Economia

FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»

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I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.   L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».   L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».   «Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».

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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.   Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.   Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.   Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazionesuperinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.   Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.

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Economia

La Bank of America lancia un allarme sul petrolio a 130 dollari

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Una guerra totale tra Israele e Iran potrebbe far salire i prezzi del petrolio di 30-40 dollari al barile, hanno detto ai clienti gli esperti della Bank of America in una nota di ricerca vista dall’emittente statunitense CNBC.

 

Teheran e Gerusalemme Ovest si scambiano minacce da quando l’Iran ha condotto il suo primo attacco militare diretto contro lo Stato Ebraico lo scorso fine settimana, in rappresaglia per un sospetto attacco aereo israeliano sulla missione diplomatica iraniana in Siria all’inizio di questo mese.

 

Se le ostilità si trasformassero in un conflitto prolungato che colpisse le infrastrutture energetiche e interrompesse le forniture di greggio iraniano, il prezzo del Brent di riferimento globale potrebbe aumentare «sostanzialmente» a 130 dollari nel secondo trimestre di quest’anno, ha affermato martedì una nota di ricerca della Bank of America, secondo cui CNBC, aggiungendo che il petrolio greggio statunitense potrebbe salire a 123 dollari.

 

Secondo quanto riferito, lo scenario presuppone che la produzione petrolifera iraniana diminuisca fino a 1,5 milioni di barili al giorno (BPD). Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), l’Iran, membro fondatore dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), produce circa 3,2 milioni di barili di petrolio al giorno.

 

L’anno scorso Teheran si è classificata come la seconda maggiore fonte di crescita dell’offerta al mondo dopo gli Stati Uniti.

 

Se un conflitto portasse a sconvolgimenti al di fuori dell’Iran, come ad esempio la perdita del mercato di 2 milioni di barili al giorno o più, i prezzi potrebbero aumentare di 50 dollari al barile, secondo la nota. Il Brent alla fine si attesterà intorno ai 100 dollari nel 2025, mentre il benchmark statunitense West Texas Intermediate (WTI) scenderà a 93 dollari, secondo le previsioni.

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Il prezzo del greggio Brent è salito a oltre 91 dollari al barile all’inizio di questo mese dopo che Teheran ha minacciato ritorsioni contro Israele. Tuttavia, come ha sottolineato il team di economia globale della banca, nei giorni successivi allo sciopero di ritorsione i prezzi del petrolio greggio sono crollati a causa «delle limitate vittime e dei danni» che ha causato.

 

Gli analisti hanno avvertito che la reazione del mercato «potrebbe non riflettere le implicazioni economiche e geopolitiche a medio termine» del primo attacco militare diretto dell’Iran contro Israele.

 

Se una guerra fosse limitata alle due nazioni, la Bank of America vedrebbe un impatto minimo sulla crescita economica degli Stati Uniti e sulla politica monetaria della Federal Reserve. Una guerra regionale generale, tuttavia, potrebbe avere un impatto sostanziale sugli Stati Uniti, secondo l’istituzione.

 

I futures del Brent venivano scambiati a 86,6 dollari al barile alle 11:29 GMT sull’Intercontinental Exchange (ICE). I futures WTI venivano scambiati a 82 dollari al barile a New York, scrive RT.

 

Come riportato da Renovatio 21, i prezzi del petrolio sono stati scossi anche dagli attacchi ucraini alle infrastrutture petrolifere russe, una politica bellica rivendicata dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba nella richiesta di fornire ulteriori armi a Kiev. La spinta al prezzo del petrolio data dagli attacchi dei droni ucraini su raffinerie russe è stata evidente quattro settimane fa, con il costo dell’oro nero salito a 86 dollari dopo un episodio.

 

Il petrolio è particolarmente sensibile alle questioni geopolitiche: nelle ultime ore, quando si erano sparse le voci di un imminente attacco iraniano ad Israele, il prezzo del greggio era schizzato sopra i 90 dollari al barile. La tensione nel Golfo di Aden, con gli Houthi che attaccano perfino le petroliere russe, contribuisce al caos sui mercati, con Goldman Sachs che ritiene che i prezzi potrebbero perfino raddoppiare. Dopo i forti aumenti registrati nel terzo trimestre 2023, Fitch Rating ha comunicato che il petrolio potrebbe toccare i 120 dollari.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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