Pensiero
Mons. Viganò: il colpo di Stato globale dal COVID alla guerra in Ucraina. Intervista all’Avvocato Reiner Füllmich (prima parte)
Renovatio 21 pubblica la prima parte dell’ intervista rilasciata da Monsignor Carlo Maria Viganò all’avvocato tedesco Reiner Füllmich. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Eccellenza, tante persone La conoscono e La apprezzano molto per essere stato una persona sincera in un ambiente spesso insincero, anche durante il Suo servizio in Vaticano. Ella ha servito come alto diplomatico, in particolare come Nunzio Apostolico, negli Stati Uniti, rappresentando il Papa presso le chiese locali. È nostro grande onore e piacere parlare con Lei oggi. Ma prima di passare alla sostanza e chiederLe della Sua valutazione della situazione politica mondiale, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta crisi del Corona, vorrebbe riassumere la Sua storia personale in modo che i telespettatori che ancora non La conoscono possano sapere chi è?
Anzitutto vorrei esprimere a Lei, avvocato Reiner Füllmich, e a tutti i Suoi collaboratori e colleghi il mio più cordiale saluto e il mio apprezzamento per aver dato vita alla Commissione Corona. La ricerca della verità sulla gestione dell’emergenza COVID-19 e sulla sperimentazione di massa contribuisce a raccogliere prove per processare e punire i responsabili. Questo costituisce un importante contributo in vista della creazione di un’Alleanza Antiglobalista, perché gli autori della farsa pandemia sono gli stessi che oggi vorrebbero spingere il mondo verso una guerra totale e la crisi energetica permanente.
Per quanto riguarda la mia «carriera», non credo ci sia molto da dire: sono un Arcivescovo cattolico che ha ricoperto ruoli di responsabilità in Vaticano, sia nella Segreteria di Stato della Santa Sede che presso il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e poi come Nunzio Apostolico in Nigeria e ultimamente negli Stati Uniti, per volontà di Benedetto XVI.
La mia notorietà – del tutto non voluta – è dovuta alle mie prese di posizione a proposito dello scandalo sessuale dell’ex Cardinale americano McCarrick e di altri casi non meno gravi che hanno coinvolto alti esponenti della Gerarchia.
Come Successore degli Apostoli, non potevo tacere dinanzi ai tentativi di insabbiamento di quei fatti vergognosi da parte della cosiddetta lavender mafia, che gode dell’appoggio e della protezione di Bergoglio.
Lei ha una vita impressionante, ma se si cerca il Suo nome nei vecchi media (mainstream), si trovano articoli diffamatori che La accusano, tra le altre cose, di diffondere la propaganda del Cremlino e di fare affermazioni confuse. A un esame più attento, non ci sembra affatto così, anzi; piuttosto, Ella rimane fedele alla Sua reputazione di persona schietta anche in ambienti dove vige la menzogna, nonostante ciò vada a Suo svantaggio. Dove collocherebbe la cesura nella Sua vita, dove questa virtù è stata reinterpretata dai vecchi media come un difetto? Quale linea rossa ha attraversato; su quale questione la Sua schiettezza è diventata un pericolo per la narrativa pubblica?
Le false accuse sono uno dei mezzi ai quali ricorre chi vuole eliminare un avversario che teme e che non può contrastare lealmente. In questo caso, vengo ritenuto scomodo sia dagli esponenti della deep church e della cabala bergogliana, i cui scandali e insabbiamenti ho denunciato sin dall’epoca del caso McCarrick.
E sono parimenti scomodo per il deep state, che ha potuto contare sulla complicità della Santa Sede e della quasi totalità dell’Episcopato mondiale negli eventi degli ultimi anni. La voce dissonante di un Vescovo, soprattutto quando egli formula denunce argomentate e basate su fatti inconfutabili, rischia di mettere in discussione la narrativa ufficiale, tanto sul presunto rinnovamento della Chiesa sotto questo «pontificato», quanto sulla farsa pandemica e sulla «vaccinazione» di massa.
Anche la recente crisi russo-ucraina trova significativamente schierati dalla stessa parte l’élite globalista, la NATO, il deep state americano, l’Unione Europea, il World Economic Forum di Davos, l’intera macchina mediatica e il Vaticano. L’intervento di Putin in Ucraina è considerato una minaccia al Nuovo Ordine Mondiale che va neutralizzata anche a costo di un conflitto mondiale.
Se devo quindi indicare il «punto di rottura» sul fronte ecclesiale, certamente esso è coinciso con la mia denuncia della rete di complicità e scandali di chierici e Prelati corrotti che Bergoglio ha deliberatamente e ostinatamente cercato di insabbiare.
Sul fronte civile, mi pare che la red line sia stata superata con il mio Appello per la Chiesa e per il mondo, lanciato due anni fa [maggio 2020] e con il quale denunciavo la minaccia rappresentata dal golpe bianco compiuto tramite l’emergenza sanitaria.
L’emergenza energetica e alimentare, oltre a quella bellica, fanno sempre parte di quegli inquietanti «scenari» che il World Economic Forum e l’ONU hanno descritto con dovizia di particolari con larghissimo anticipo.
Quando, un giorno non remoto, un tribunale giudicherà questi criminali e i loro complici nelle istituzioni di quasi tutti i Paesi occidentali, quei documenti potranno costituire la prova della premeditazione del più grande colpo di stato di tutti i tempi
E lo stesso accadrà sulle vicende ecclesiali, dimostrando che la deriva dottrinale e morale originata dal Concilio Vaticano II ha creato le necessarie premesse per la corruzione dottrinale e morale del Clero e, con essa, la delegittimazione dell’autorità dei Pastori.
Non dimentichiamo che la Rivoluzione ha sempre fatto leva sui vizi e sulle debolezze dei suoi rappresentanti, tanto per distruggere lo Stato quanto per indebolire la Chiesa.
Eccellenza, la crisi della COVID-19 e delle norme pandemiche sta entrando nel suo terzo anno; nel frattempo, si sono aggiunti al mix la guerra nell’Europa orientale, e soprattutto la massiccia guerra politica e mediatica. Come valuta questo sviluppo?
Chiariamo un punto fondamentale: la crisi ucraina è stata provocata deliberatamente dal deep state per costringere il mondo alle riforme del Great Reset, in particolare la cosiddetta «transizione tecnologica» e la «svolta green». È il secondo livello del colpo di stato dei tecnocrati globalisti, dopo la farsa pandemica.
La psicopandemia ha segnato il primo livello di un vero e proprio attacco sferrato per appropriarsi del controllo dei governi. In realtà, oggi cercano solo di bypassare il potere politico, che fino ad oggi fungeva comunque da mero esecutore di ordini. Con il pretesto della pandemia si sono imposti sistemi di controllo capillare della popolazione, ivi compresi i sistemi di tracciabilità dei singoli cittadini, inoculati assieme al siero genico sperimentale.
Proprio in questi giorni, al Forum di Davos, il CEO di Pfizer Albert Bourla ha detto: «Immaginate un chip biologico che è incluso in una pillola, che quando viene inghiottito e va nello stomaco, invia un segnale. […] Immaginate le applicazioni, la possibilità di far obbedire le persone. […] Quello che succede in questo campo è affascinante».
(…)
La popolazione delle nazioni aderenti all’Agenda 2030 è in maggioranza «vaccinata», ossia è geneticamente modificata e vede compromesso in modo irreversibile il proprio sistema immunitario.
E forse – come alcuni avvocati stanno denunciando – si scoprirà che assieme al siero genico hanno inoculato dei chip in grado di controllare anche le reazioni delle persone, di interferire con il loro comportamento, di renderle docili in caso di sommosse o violente se serve avere un pretesto per interventi militari.
Siamo ben oltre il colpo di Stato globale: questo è il più grande, clamoroso, inaudito attacco alla persona umana, alla sua libertà, alla sua coscienza, alla sua volontà.
Potete ben immaginare quale sia il rischio derivante dal cedere all’OMS il controllo sovrano degli Stati sul sistema sanitario in caso di emergenza pandemica, quando chi deve decidere le campagne vaccinali e le terapie, le misure di contenimento e di lockdown, è finanziato dalle case farmaceutiche e dalla Bill & Melinda Gates Foundation, che teorizza la pandemia perpetua e il perpetuo booster vaccinale.
Anche la risoluzione che doveva essere votata all’OMS – e che almeno per ora è stata evitata – andava nella direzione di un controllo totale da parte della sinarchia globalista.
(…)
Tanto l’OMS quanto l’EMA (finanziata al 75% da BigPharma) si sono mostrate in palese conflitto di interessi e totalmente dipendenti dall’industria farmaceutica.
Per quanto riguarda la crisi russo-ucraina, quella che poteva essere un’operazione di pace per mettere fine alla persecuzione etnica della minoranza russofona in Ucraina ad opera di estremisti neonazisti è stata deliberatamente e colpevolmente trasformata in una guerra.
I ripetuti appelli di Putin alla comunità internazionale perché fosse rispettato il Protocollo di Minsk sono caduti nel vuoto.
Perché? Per il semplice motivo che quella era un’ottima opportunità.
In primo luogo per creare a tavolino una crisi energetica globale, con cui forzare il passaggio alle fonti energetiche alternative con tutto il business che ciò rappresenta.
Senza crisi, come si giustifica l’aumento del prezzo del gas e del petrolio come strumento per costringere le aziende e i privati alla famigerata «transizione ecologica» che nessuno ha mai votato e che è stata imposta da burocrati asserviti all’élite?
In secondo luogo, per distruggere in modo controllato e spietato tutte le imprese considerata inutili o dannose all’economia globale delle multinazionali.
Milioni di aziende artigiane, di piccole realtà che rendono unici i Paesi dell’Europa e l’Italia in particolare, sono costrette a chiudere perché, dopo i disastri causati dai lockdown e dalle regole della psicopandemia, si è provocato un aumento dei prezzi del gas e del petrolio, con una criminale speculazione da parte del «mercato» e senza che la Federazione Russa prenda un centesimo in più.
Il tutto voluto dall’Unione Europea su ordine della NATO, tramite sanzioni che si ripercuotono su chi le ha comminate. La cancellazione dell’economia tradizionale non è una sfortunata conseguenza di un conflitto inatteso, ma la premeditata azione criminale di una mafia mondiale, al cui confronto la mafia tradizionale è un sodalizio benefico.
Il vantaggio di questa operazione eversiva va alle multinazionali che possono acquistare aziende e beni immobili a prezzi fallimentari, e agli istituti finanziari che lucrano con prestiti usurari per milioni di nuovi poveri.
Anche qui, gli scopi ideologici – e infernali – dei vertici dell’élite si avvalgono della complicità di potentati economici che hanno meri scopi di profitto.
Con la guerra, l’industria bellica e quella non meno florida delle tecnologie informatiche e dei mercenari hanno l’opportunità di concludere lucrosi affari, con i quali ricompensare generosamente i politici che hanno votato l’invio di armi e mezzi in Ucraina.
In terzo luogo, la guerra in Ucraina doveva consentire l’insabbiamento dello scandalo di Hunter Biden, coinvolto con la società Metabiota nel finanziamento dei biolaboratori (…)
In quarto luogo, perché la narrazione psicopandemica, nonostante la complicità del mainstream, non ha impedito alla verità di trapelare e via via di diffondersi in sempre più ampi settori dell’opinione pubblica.
La crisi in Ucraina doveva essere un’ottima operazione di distrazione di massa, per evitare visibilità alle notizie sempre più incontrollabili circa gli effetti letali del siero sperimentale e le conseguenze disastrose dei provvedimenti assunti dagli Stati durante l’emergenza pandemica.
La falsificazione dei dati è ormai conclamata; l’occultamento deliberato dei risultati della prima fase della sperimentazione è ammessa dalle stesse case farmaceutiche; la consapevolezza dell’inutilità dell’uso delle mascherine e dei lockdown è certificata da molteplici studi; il danno per l’equilibrio psicofisico della popolazione e in particolare dei bambini e degli anziani è incalcolabile, come incalcolabile è quello per gli allievi a seguito della didattica a distanza.
Per non lasciare che le persone inizino a comprendere quello che gli è stato fatto, tenerle occupate davanti al televisore o sui social con la propaganda antirussa è il minimo che possano fare questi pazzi criminali, che sono responsabili tanto della pandemia quanto della crisi russo-ucraina.
Se prendiamo il copione di questa sceneggiatura voluta dall’élite globalista, troviamo che oltre allo scenario della pandemia ci sono altri scenari non meno preoccupanti, che vedevamo già anticipati dai media sin dallo scorso anno: la crisi energetica, non come sventurata conseguenza di un imprevedibile conflitto in Ucraina, ma come mezzo tramite il quale da un lato imporre la green economy motivata da un’inesistente emergenza climatica, e dall’altro distruggere le economie nazionali, facendo fallire le aziende a vantaggio delle multinazionali, provocando disoccupazione e creando quindi manodopera sottopagata, costringendo gli Stati a indebitarsi perché privati della loro sovranità monetaria o comunque in perpetuo deficit a causa del signoraggio.
Anche l’emergenza alimentare è nel copione di Klaus Schwab: essa è iniziata per certi prodotti negli Stati Uniti e in Europa e più in generale per le derrate di grano e cereali in molti Paesi dell’Africa o dell’Asia.
Poi scopriamo che Bill Gates è il maggior proprietario terriero degli Stati Uniti proprio quando c’è carenza di grano e prodotti agricoli; e che sempre Bill Gates è a capo di una start-up che produce «latte umano artificiale» proprio quando negli USA c’è carenza di latte in polvere per bambini.
E non dimentichiamo che le multinazionali dell’agricoltura stanno riuscendo ad imporre l’uso delle loro sementi sterili – che vanno riacquistate ogni anno – e a vietare le sementi tradizionali, che consentirebbero ai Paesi poveri di non dipendere da loro.
Chi ha progettato la serie di crisi attuali, di cui si sono poste le basi all’inizio degli anni Novanta con la privatizzazione delle aziende di Stato, ha fatto anche in modo di collocare nei governi, nelle istituzioni, negli enti internazionali, a capo delle Banche centrali e dei grandi asset strategici, nei media e nelle principali religioni mondiali personaggi formati e addestrati dal World Economic Forum a questo scopo.
Guardate i Primi Ministri dei principali Paesi europei, del Canada, dell’Australia, della Nuova Zelanda: sono stati tutti reclutati dal Young Global Leaders for Tomorrow, e il fatto che siano ai vertici di queste Nazioni, dell’ONU e della Banca Mondiale dovrebbe essere più che sufficiente per processarli tutti per eversione e alto tradimento.
Chi ha giurato di applicare le leggi nell’interesse della propria Nazione compie spergiuro, nel momento in cui deve rispondere del proprio operato non ai cittadini ma a dei tecnocrati senza volto che nessuno ha eletto.
Le facili accuse di «cospirazionismo» non reggono più, come non regge tacciare di «collaborazionismo» chiunque esprima perplessità sulla crisi russo-ucraina e sulla sua gestione a livello internazionale.
Chi non vuole comprendere la trama perché ha paura di quello che potrebbe scoprire si ostina a negare che vi sia un copione e un regista, che vi siano attori e comparse, scenografie e costumi. Ma possiamo davvero credere che le persone più ricche e potenti del mondo accetterebbero di sferrare un tale attacco all’umanità per realizzare il loro delirante sogno globalista, con un enorme dispiegamento di energie e risorse, senza aver pianificato tutto nel dettaglio e anzi lasciando tutto al caso?
Se agisce così chi deve pianificare l’acquisto di una casa o l’inizio di un’attività, perché dovrebbe essere «complottismo» riconoscere che per ottenere dei risultati inconfessabili e criminali l’élite debba ricorrere alla menzogna e all’inganno?
Se mi permette un’analogia, direi che il nostro atteggiamento dinanzi ai fatti presenti è simile a quello di chi si trova a dover ricostruire un puzzle di migliaia di tessere, senza avere davanti l’immagine finale. Chi ha costruito il puzzle globalista, l’ha fatto proprio per rendere irriconoscibile quel che voleva ottenere. Però chi vede l’immagine intera o anche solo una sua parte considerevole, riconosce come i vari tasselli si incastrano gli uni negli altri.
E chi ha visto l’immagine finale sa anche come interpretare silenzi e connivenze dei governanti e dei partiti anche di opposizione, come spiegare la complicità dei medici e dei paramedici ai crimini compiuti negli ospedali contro ogni evidenza scientifica, o quella di vescovi e parroci giunti a privare dei Sacramenti i non vaccinati.
Quando ampie aree del puzzle saranno chiaramente visibili – ed è quello che sta accadendo – le tessere rimanenti potranno esser posizionate più facilmente.
E a quel punto Klaus Schwab, George Soros, Bill Gates, gli altri cospiratori e coloro che li manovrano dai vertici della cupola, prenderanno la fuga, per evitare di essere linciati.
Pensiero
Mosca bataclanizzata: qual è il messaggio?
Al momento in cui scrivo la conta dei morti del massacro di Mosca è di 60 morti e 140 feriti.
Abbiamo raccolto e mostrato qualche immagine agghiacciante: sì, un commando è entrato in un centro commerciale (su qualche canale ebete di Telegram avete letto che era un municipio: il traduttore automatico dei geni ha tradotto «Crocus City Hall» in «Municipio di Crocus», come se Crocus fosse un quartiere della capitale russa; gli ignoranti che seguite sui social fanno anche questo) con fucili automatici e hanno iniziato a sparare all’impazzata. Sono stati colpiti anche dei bambini, e due dodicenni sarebbero gravi.
È interessante notare quanto siano restii i nostri media a pronunziare, davanti allo schema perfettamente ripetuto, la parola che aveva inondato il discorso pubblico sul terrorismo quasi dieci anni fa: Bataclan.
Il disegno tecnico è il medesimo: colpire la popolazione comune, falciandola con armi a ripetizione e magari qualche bomba suicida o meno, nel momento di massimo svago e massima vulnerabilità – quando va a vedere un concerto. Sparare sulla gente quando è concentrata in un unico punto ed indifesa. Massacrare in maniera massiva per compiere il lavoro del terrorismo, e portare il suo messaggio.
Sostieni Renovatio 21
Mosca è stata bataclanizzata. I grandi media non vogliono dirvelo – perché significherebbe elevare il popolo russo a vittima, dopo due anni di campagna martellante per convincerci che la Russia è carnefice. E poi, soprattutto, nessuno ha voglia davvero di guardarci dentro: se il disegno è lo stesso del Bataclan, gli autori sono gli stessi? I mandanti pure?
Alla rivendicazione dell’ISIS, buttata subito in stampa da tante testate internazionali, non possiamo credere. Curioso, tuttavia, che l’ISIS possa voler colpire la Russia proprio ora, quando l’intervento in Siria è finito da anni…
L’Ucraina, per bocca di un ciarliero e molto visibile tizio consigliere di Zelens’kyj, Mikhailo Podolyak (quello che aveva insultato il papa e il cristianesimo) ha detto non siamo stati noi, mentre altri ucraini hanno ovviamente tirato fuori l’hastatoputin. Chiaramente, ci vogliono far credere, è un false-flag del Cremlino per scatenarsi, anzi, guarda, è la festa personale di Putin per aver vinto l’elezione con quasi il 90% dei voti. Come no. (in rete circolano meme divertenti con il passaporto di un terrorista miracolosamente, come al solito, ritrovato sul luogo del delitto: la foto è quella di un Putin barbuto)
Si tratta della più grande strage terrorista dai primi anni 2000. Qualcuno ricorderà i 130 morti (più quaranta terroristi) e i 700 meriti della crisi del Teatro Dubrovka, quando vennero sequestrati 850 civili da un gruppo di islamisti separatisti ceceni.
Dobbiamo capire che la vittoria sulla questione cecena – e sul terrorismo correlato – è stata la scala d’ingresso di Putin verso il Cremlino. La Cecenia era un disastro che poteva trascinare giù tutta la Russia: un alveare terrorista nel cuore del Paese, e allo stesso tempo un fattore di demoralizzazione devastante per la popolazione. Erano i primissimi tempi di internet, ma già circolavano i video, poi perfezionati da ISIS e compagni, di sgozzamenti di soldati e civili russi.
Putin fu colui che mise fine al pericolo. Da primo ministro ha vinto la Seconda Guerra Cecena, di fatto sottomettendo una fazione in lotta, quella di Kadyrov, il cui figlio ora al potere a Grozny manda i suoi soldati a combattere in Ucraina con adunate oceaniche negli stadi dove si grida «Allahu Akbar» e subito dopo «viva il presidente Putin».
La strage di Dubrovka non è stata la sola. Poco dopo, ci fu il massacro di Beslan, ancora più intollerabile nella volontà terrorista di colpire gli indifesi: il 1 settembre 2004 un gruppo di 32 fondamentalisti separatisti ceceni entrò in una scuola elementare e sequestrò 1200 persone, per maggior parte bimbi. Ricordate quell’immagine: una bomba pronta ad esplodere piazzata dentro il canestro della palestra, e i bambini sotto. Il conto, dopo che gli Spetsnats (le forze speciali russe) liberarono la scuola, fu di oltre trecento morti, di cui 186 bambini, e 700 feriti. Quasi tutta la scuola è stata ferita dal terrorismo.
Si tratta di traumi che i russi pensavano passati. Sono seguiti gli anni putiniani dove stipendi e pensioni sono saliti di 7, 15 volte. Dove il popolo russo, che dopo il 1991 aveva cominciato a perdere un milione di persone l’anno (alcol, disperazione) ha ritrovato la dignità, e, parola chiave per capire Putin e la Russia odierno, rispetto.
Il terrorismo, essenzialmente, è un linguaggio. Ogni atto terroristico ha un messaggio da portare al mondo – questo è quello che ci dicono, almeno. Sappiamo che il messaggio è, in genere, più di uno. C’è un messaggio di superficie, quello dei perpetratori: vogliamo l’indipendenza, vogliamo vendetta, vogliamo la shar’ia, vogliamo la fine dell’occupazione, cose così.
Poi c’è il messaggio profondo, quello dei veri mandanti, di cui non si può discutere, perché non si può saperne nulla.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le stragi dei primi 2000 avevano, come messaggio di superficie, la Cecenia: la terra dove Putin aveva riportato l’ordine, promettendo di inseguire i terroristi anche al cesso ed ucciderli lì, disse in una famosa dichiarazione.
Il messaggio profondo possiamo immaginare fosse un altro: lasciaci continuare a depredare la Russia. Il desiderio, profondo ed irrevocabile, dei veri mandanti, che non necessariamente stavano in russo.
I terroristi takfiri ceceni, si è detto, potevano aver legami con oligarchi nemici di Putin riparati all’estero. Era chiaro cosa volevano gli oligarchi ribelli: proseguire, anche per conto dei loro soci occidentali, la razzia resasi possibile con il crollo dell’Unione Sovietica nel decennio di Eltsin, come visibile, ad esempio, nel caso magnate del petrolio Mikhail Khodorkovskij, quello che Pierferdi Casini difendeva al Parlamento italiano, prima di essere imprigionato da Putin si diceva avesse trasferito le sue quote a Lord Nathaniel Jacob Rothschild, quello dei quadri satanici con Marina Abramovic spirato pochi giorni fa. Liberato dalla clemenza di Putin prima delle Olimpiadi 2014 (l’Occidente ringraziò organizzando poco dopo i Giochi di Sochi Piazza Maidan a Kiev), il Khodorkhovskijj ora è tornato a galla per la questione ucraine, i giornali lo definiscono «oppositore di Putin».
Vi sono tuttavia casi più evidenti. Rapporti tra terroristi ed oligarchi furono discussi per uno dei nemici più acerrimi di Putin, l’oligarca riparato a Londra Boris Berezovskij. Una trascrizione di una conversazione telefonica tra Berezovsky e il fondamentalista Movladi Udugov – attualmente uno degli ideologi e il principale propagandista del cosiddetto Emirato del Caucaso, un movimento militante panislamico che rifiuta l’idea di uno stato ceceno meramente indipendente a favore di uno stato islamico che comprenda la maggior parte del Caucaso settentrionale russo e si basi su principi islamici e sulla legge della shar’ia – fu trapelata su uno dei tabloid di Mosca il 10 settembre 1999. Udugov propose di iniziare la guerra del Daghestan per provocare la risposta russa, rovesciare il presidente ceceno Aslan Maskhadov e fondare la nuova repubblica islamica di che sarebbe stata amica della Russia pre-putiniana.
Dopo la Seconda Guerra Cecena, Berezovskij aveva mantenuto i rapporti con i signori della guerra islamisti. Nel 1997, nell’ambito di supposte attività di ricostruzione della Cecenia, fece una donazione di 1 milione di dollari (alcune fonti menzionano 2 milioni di dollari) per una fabbrica di cemento a Grozny. Per tale pagamento fu negli anni accusato di finanziare i terroristi ceceni.
Il 23 marzo 2013 Berezovskij, che bazzicava il World Economic Forum di Davos e aveva avuto un ruolo attivo nella rielezione di Eltsin nel 1996, fu trovato morto nel bagno nella sua villa nel Berkshire, vicino ad Ascot, luogo caro alla nobiltà britannica. Dissero dapprima che era depresso, perché aveva perso una causa con Roman Abramovic (ex patron del Chelsea, anche lui oligarca ebreo ultramiliardario che però si era sottomesso a Putin) e quindi aveva debiti; la polizia inglese invece disse che era una morte senza spiegazioni e volle lanciare un’inchiesta, ma non arrivò a nulla. Si dice prendesse farmaci antidepressivi, e un giorno prima di morire avrebbe detto ad un giornalista londinese che non aveva più niente per cui vivere.
Parlo della morte di Berezovskij perché all’epoca notai come potesse essere correlata ad una strage terrorista dall’altra parte del mondo: il 15 aprile dello stesso anno due bombe esplodono alla Maratona di Boston ammazzando tre persone e ferendone 250. Vengono accusati due fratelli ceceni, Dzhokar e Tamerlan Tsarnaev. Emerse che loro zio, che i giornali dissero subito si era dissociato dalla deriva islamista dei nipoti, era stato sposato con la figlia di un agente CIA, con cui avrebbe pure convissuto.
Difficile capirci qualcosa: tuttavia, la domanda che mi feci, all’epoca, era: il messaggio profondo della strage bostoniana è che, morto Berezovskij, qualcuno stava chiedendo il riequilibrio di questa rete antirussa occulta che attraversa il mondo.
La mia era solo una supposizione. Di certezze sulle connessioni tra gli americani e gli islamisti ceceni, invece, ne ha Vladimir Putin.
In una sequenza di tensione rivelatrice del documentario che Oliver Stone ha dedicato a Putin – un’intervista di ore e ore tra il 2015 e il 2016 – il presidente russo dà una notizia piuttosto gigantesca: racconta che gli USA, trovati ad aver contatti con i terroristi ceceni, hanno risposto alle rimostranze del Cremlino dicendo che essi erano autorizzati diplomaticamente a parlare con chi volevano.
Putin era visibilmente scosso: la Cecenia, per lui che l’aveva vinta come prima missione della sua carriera ai vertici, significava tanto: il dolore di tanti morti, il rischio di far finire la Russia, ancora una volta, in una spirale di razzia e violenza, in pratica di farla sparire dalla storia.
Discorsi simili sono stati fatti poche settimane fa nell’intervista che Putin ha concesso a Tucker Carlson. Il presidente russo lo aveva ripetuto ai giornalisti anche l’anno scorso: «nel Caucaso l’Occidente sosteneva Al-Qaeda». Washington appoggia il terrorismo antirusso, in sintesi. Per gli italiani che si ricordano quando – al tempo non c’era la parola «complottista» – si parlava della Strategia della Tensione, non è una storia tanto campata in aria.
Aiuta Renovatio 21
E quindi, qual è il messaggio della strage terrorista al Crocus di ieri sera?
È lo stesso, crediamo, di quello di quando l’anno scorso hanno bombardato a Mosca Darja Dugina o a San Pietroburgo il blogger Vladen Tatarskij: vogliono ri-cecenizzare la Russia.
Vogliono riportare le lancette indietro a quegli anni, quando Mosca era debole, il popolo incerto ed impaurito, e le risorse del bicontinente libere per i rapaci internazionali. Quando c’era il terrorismo islamico, usato come solvente da un potere superiore per distruggere definitivamente ogni potere indipendente per la Russia e piegare nella paura la psiche del popolo russo.
Tutto questo è durato fino a Putin. I mandanti non hanno mai accettato di aver perso. E quindi, nell’ora del trionfo politico e popolare di Putin, ripetono il messaggio. Puoi anche vincere le elezioni, puoi anche avere l’affetto del tuo popolo: noi te lo possiamo portar via a suon di mitragliate terrorista. Puoi vincere la guerra ucraina, noi massacreremo le famiglie ai concerti a Mosca. Lo faremo con i ceceni, con gli ucraini, con i daghestani, con i nazisti russi, con chiunque potremo manovrare.
Ora, da temere, più che il messaggio, che è chiaro, è la risposta che darà Putin.
Perché, come è evidente, potrebbe essere l’innesco della Terza Guerra, che di fatto l’élite occidentale, brama affannosamente.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
Il diritto e il suo fondamento. Dall’antica Roma al COVID, da Hegel a Gaza
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Occulto
Feto trovato in uno stagno. Chi ce lo ha messo? E soprattutto: perché?
Leesburg è storica cittadina di 40 mila abitanti nello Stato americano della Virginia. Si trova vicino al fiume Potomac, quello che passa per la capitale Washington.
Leesburg è il capoluogo di contea della contea di Loudoun – praticamente omonima della piccolo paesino francese che nel Seicento fu teatro della possessione di massa delle suore di un convento, da cui il romanzo I diavoli di Loudun di Aldous Huxley – il luogo finito nelle cronache negli scorsi mesi per il clamore seguito alle presunte molestie sessuali subite da una ragazzina adolescente in un «bagno transgender» ad opera di uno studente transessuale. Lo scandalo si moltiplicò quando la repressione si abbattè sui genitori che protestavano negli incontri con i dirigenti della scuola, con il padre della giovane vittima arrestato dalla polizia durante un meeting.
Lo scorso 12 marzo il dipartimento di polizia locale della piccola città americana ha emanato un comunicato stampa agghiacciante.
Vi si dichiara che l’11 marzo, «il dipartimento di polizia di Leesburg è stato allertato intorno alle 16:33 da un membro della comunità che ha scoperto il corpo di un feto a termine nello stagno dietro Park Gate Drive, a Leesburg». L’espressione inglese usata per il bambino, «late term», indica un bambino nato tra 41 settimane e 0 giorni e 41 settimane e 6 giorni.
Il feto è stato trasportato all’ufficio del capo medico legale della Virginia per l’autopsia.
Sostieni Renovatio 21
«Questa è una situazione profondamente tragica», ha detto il capo della polizia di Leesburg, Thea Pirnat. «Esortiamo chiunque abbia informazioni a farsi avanti, non solo per il bene delle indagini, ma anche per garantire che a chi ne ha bisogno ricevano cure e servizi medici adeguati».
La polizia ha anche ricordato alla gente del luogo le risorse disponibili per le donne incinte, inclusa l’opzione per la consegna sicura e anonima dei neonati secondo le leggi Safe Haven della Virginia, con le quali i genitori possono consegnare il proprio bambino se ha 30 giorni o meno, insomma come si faceva un tempo con la ruota degli esposti.
«La legge fornisce protezione dalla responsabilità penale e civile in alcuni procedimenti penali e procedimenti civili per i genitori che consegnano in sicurezza i loro bambini», dichiara il dipartimento. «La legge consente a un genitore di rivendicare una difesa affermativa davanti all’accusa se l’accusa si basa esclusivamente sul fatto che il genitore ha lasciato il bambino in un luogo sicuro designato».
«L’indagine viene trattata con la massima serietà e sensibilità» afferma il dipartimento nel comunicato. Per il resto, vista la mancanza di aggiornamenti sul caso, possiamo forse usare la famosa espressione giornalistica: la polizia brancola nel buio.
La verità è che, con grande probabilità, non si farà molto per risalire a chi ha abbandonato al bambino – anche se, a pensarci, la genetica di consumo in voga negli USA, con cui si stanno prendendo serial killer che l’avevano fatta franca per decenni, potrebbe aiutare ad avvicinarsi quantomeno ai genitori del piccolo.
Il vescovo della diocesi di Arlington Michael F. Burbidge ha espresso «grande dolore» per la scoperta. «Esorto i fedeli della diocesi e tutte le persone di buona volontà ad unirsi a me nella preghiera per la madre del bambino e per chiunque sia coinvolto in questo incidente».
Il problema è che chiunque in questo caso parte con un’idea che, per quanto non dimostrata, è persistente: si tratta di un caso di degrado, un segno orrendo di disagio sociale, un effetto del livello di bassezza cui è sprofondata la società… Cose così. Inevitabile, a questo punto, che salti fuori anche quello che dice che con l’aborto si risolveva tutto. È il tema dell’antica canzone di Elio e le Storie Tese: Cassonetto differenziato per il frutto del peccato.
Eccerto, se il bambino veniva fatto a pezzi nel grembo materno, gli sarebbe stato risparmiato di finire in uno stagno. La minuta voce utilitarista dentro ogni cittadino sincero-democratico dice: così non soffriva. In verità, in tanti, specie se interessati al mantenimento dell’establishment, vorrebbero dire che, uccidendolo semplicemente prima grazie alle leggi feticide, ci risparmiavamo l’orrore, lo scandalo, i quindici minuti di destabilizzazione sociale conseguenti all’orripilante scoperta.
Crediamo che ci sia la possibilità che si sbaglino tutti: polizia, abortisti, vescovi, pro-life pregatori vari. Potrebbe essere che si stiano ponendo la domanda sbagliata. Potrebbe essere che stiano guardando al dito invece che alla luna. Perché su Renovatio 21 stiamo, da tempo, sviluppando l’idea che tali ritrovamenti, che avvengono di continuo in tante parti del mondo, non siano casuali, e nemmeno siano tutti scaturigini del degrado sociale della società odierna.
Abbiamo sotto gli occhi tanti strani casi italiani, di cui da tempo stiamo tentando di iniziare un censimento.
Per esempio, nell’aprile 2006 a Terlizzi (provincia di Bari), in un cimitero, trovano sotterrato maldestramente un feto di sesso maschile di tre mesi: il bambino è inserito in un barattolo di vetro.
Nel 2017 in provincia di Benevento, i carabinieri del comando provinciale trovano «un barattolo in vetro, con all’interno un oggetto dalle presunte fattezze di un feto umano» che sarebbe stata messa, anche qui, nel verde, «in un’area prospiciente il fiume Calore, seminascosto dietro un terrapieno». Poco dopo, rientra tutto: si trattava di «due guanti in tessuto, avvolti tra loro con dello spago che erano stati riempiti con una sostanza spugnosa» scrivono i giornali. Insomma, uno «stupido scherzo», dissero. Caso chiuso.
A metà novembre 2019, in uno spazio verde di Piazza Benfica, a Torino, un signore che porta a passeggio un cane si accorge che qualcuno aveva messo lì un contenitore con all’interno, visibile nel liquido trasparente di conservazione, un feto embrionale. Dal primo esame svolto all’epoca dei sanitari fu detto che il feto aveva tra le 10 e le 15 settimane. Mesi dopo il Pubblico Ministero chiederà l’archiviazione. I giornali dicono che «il giallo è risolto» perché il feto risalirebbe ad almeno vent’anni prima. Ciò ovviamente non spiega nulla, ma basta trasmettere al lettore sincero-democratico che va tutto bene. Circolare, niente da vedere qui.
Giugno 2023, Bassano del Grappa, provincia di Vicenza: in una zona di campagna i carabinieri, secondo quanto riportato, stavano conducendo un’operazione antidroga, andando a cercare luoghi dove gli spacciatori potrebbero nascondere gli stupefacenti. Durante il setaccio, dietro un cespuglio, gli agenti scoprono un barattolo, con dentro un essere umano grande quanto il palmo di una mano. Un feto di sei mesi, conservato in un liquido che probabilmente è formalina. I giornali locali parlano di «ipotesi di riti satanici», ma come sempre, l’eterna «pista del satanismo» va a sparire dopo pochi giorni, come tutta la storia.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Poi giace da qualche parte, enorme e dimenticato, il caso di Granarolo. Febbraio 2022: un ragazzo che recupera ferro vecchio e altri materiali nelle industrie si reca presso un capannone per eseguire una raccolta. Gli viene detto di portare via anche dei bidoni gialli, sono una quarantina, tutti accatastati lungo un muro, tra altri rifiuti. Il suo compito sarebbe di «smaltirli da qualche parte». Lui ne apre uno: è pieno di un liquido di colore verde. Dentro vi galleggia un feto umano. Il ragazzo si spaventa. Filma la situazione, poi chiama la polizia. Sembra di capire, quindi, che di feti mica ce ne era solo uno: forse che tutti quei bidoni gialli contenevano feti? Da dove provenivano? Di chi erano figli? Cosa ci facevano lì… quanti erano?
Come avevamo predetto su queste colonne, anche questa storia di feti abbandonati sparisce immediatamente dai radar. Non ci è chiaro cosa abbiamo fatto le autorità, se una qualche ricostruzione è stata data: avevano detto che forse centravano musei e università, ma era davvero così? Qualche responsabilità è stata assegnata? Qualche indagine è stata conclusa? Stiamo cercando, ma sembra proprio che, come avevamo preconizzato, notizie sulla vicenda non sono state più date – nel disinteresse totale di curia, politici locali, ebetudine pro-life organizzata varia. Va così.
Ora, il pensiero che stiamo sviluppando è quello per cui tutti questi casi di feti «abbandonati» non siano effetti casuali del disagio sociale. Potrebbe essere, invece, parti di un disegno «religioso» con forme e dimensioni ancora sconosciute. I feti non sono lasciati lì per caso: sembrano, in molti di questi casi, disposti appositamente, secondo regole precise, forse geografiche, ambientali.
Ci aveva colpito, ad esempio, che in Italia i bambini imbarattolati venissero trovati per lo più nel verde, in mezzo al nulla: cespugli, aiuole, campagne, lungo argine. Un po’ come il feto di Leesburg, trovato non in una fogna, ma in un placido specchio d’acqua, tra i verdi giardini delle casette residenziali lì attorno.
Renovatio 21 aveva fatto delle ipotesi: la società post-cristiana è in realtà divenuta anche post-satanista, dove il satanismo non più legato a messe nere e formule magiche varie, ma innestata invece nel discorso dei «diritti umani», come il feticidio e i rapporti contronatura, ora divenuti legge dello Stato moderno. Il caso del Tempio di Satana, che vuole aprire cliniche abortiste in nome della libertà religiosa, costruisce altari satanici da piazzare a Natale nei Palazzi del potere e organizza festoni satanici con green pass e mascherina obbligatori, va in questa direzione.
Ma quindi, perché la disseminazione dei feti?
Abbiamo pensato che forse, la disposizione di questi feti potrebbe suggerire che li si voglia nascondere, come si fa con gli amuleti maledetti affinché persistano la loro funzione contro la vittima: sepolti nell’erba, occultati, ma presenti nella loro drammatica verità. Delle bandierine dell’universo post-satanista, delle «antenne» con la loro funzione: reliquie occulte, ripetitori del messaggio, dell’energia del Male.
Un feto a termine ucciso e impiantato nel territorio può volere dire: qui si fa l’aborto. E il fatto che nel caso della Virginia si trattasse di un bambino late term, potrebbe fare pensare qualcuno: nel grande paradosso del presente americano, la Corte Suprema elimina l’aborto come diritto federale mentre una parte della politica parla apertamente di late term abortion, cioè della possibilità di abortire fino al momento della nascita, o pure dopo.
Aiuta Renovatio 21
Se vuole essere un segnale politico per la situazione attuale, il bambino a termine ucciso nello stagno offre un messaggio chiarissimo. Continueremo, andremo avanti anche con l’età dei sacrificandi. Questa terra è nostra.
Non è sbagliato pensare che, in questo piano metafisico, vi sia chi all’aborto dedica riti occulti – perché esso è la porta ideale per il ritorno del sacrificio umano, l’inversione definitiva della religione divina, per cui non è più Dio che si sacrifica per l’uomo (come sulla Santa Croce, come nella Santa Messa), ma l’uomo che si sacrifica per gli dei dei pagani – i quali sono, come dice il Salmo, tutti demòni.
Il sacrificio umano è, per il momento, illegale, l’aborto no – ed ecco che quindi che essi devono proteggerlo ad ogni costo, attendendo che la fetta superiore del panino, l’eutanasia, scenda giù schiacciando noi in mezzo, fino a rendere l’intera popolazione sacrificabile in ogni momento. Fino a disintegrare una volta per tutte la dignità umana, e rendere la vita spendibile, sprecabile a piacimento. Fino al Regno Sociale di Satana.
Vorremmo andare oltre. Stiamo tentando di raccogliere materiale per farci un’idea sui continui casi dei feti nei cassonetti che funestavano in passato le cronache italiane. Forse non era esattamente come pensavamo. Forse anche lì si trattava di un messaggio, della disposizione di antenne oscure, della diffusione del segnale dell’Inferno.
Quando avremo tempo, ce ne occuperemo.
Nel frattempo, preghiamo il lettore: dai gruppi che vi parlano di difesa della vita, di lotta contro l’aborto – magari chiedendovi con automatica insistenza dei danari – state alla larga.
Con evidenza, non hanno capito nulla di quello che sta accadendo. La loro funzione, forse, è proprio quella di farci continuare a non comprendere forme e proporzioni di questa guerra occulta.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine su licenza Envato, rielaborata
-
Scuola1 settimana fa
INVALSI e PNRR: a scuola nasce il mostro tecnocratico-predittivo che segnerà il futuro dei nostri figli
-
Gender2 settimane fa
Mons. Viganò reagisce alla notizia dell’ambulatorio per la disforia di genere al Policlinico Gemelli
-
Salute2 settimane fa
I malori della 11ª settimana 2024
-
Ambiente6 giorni fa
Il senato di uno Stato americano vieta la geoingegneria delle scie chimiche
-
Gender2 settimane fa
Transessualismo a scuola, l’ascesa della carriera alias non si ferma
-
Occulto1 settimana fa
Feto trovato in uno stagno. Chi ce lo ha messo? E soprattutto: perché?
-
Pensiero5 giorni fa
Mosca bataclanizzata: qual è il messaggio?
-
Scienza1 settimana fa
Nuova mappatura rivela che gli oceani sono pieni di «navi oscure»