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Immigrazione

I no vax rimpiazzati dagli ucraini: la Grande Sostituzione è qui

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«È consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 che intendono esercitare nel territorio nazionale, in strutture sanitarie pubbliche o private, una professione sanitaria o socio sanitaria in base a qualifica conseguita all’estero regolata da direttive UE».

 

Così la Gazzetta Ufficiale del 21 marzo.

 

È il decreto «Misure urgenti» per l’Ucraina.

 

In pratica, medici e infermieri ucraini potranno esercitare in Italia, esultano i giornali.

 

E la cosa fantastica è che il posto c’è: ci sono migliaia di medici e infermieri non vaccinati che sono stati allontanati dal lavoro per mesi senza stipendio.

I profughi capitano quindi a fagiuolo: andranno ad occupare il lavoro dei purgati dall’apartheid biotica

 

I profughi capitano quindi a fagiuolo: andranno ad occupare il lavoro dei purgati dall’apartheid biotica.

 

Sarebbe da non credere. Sarebbe qualcosa davanti alla quale vorremmo dire: inimmaginabile.

 

Inimmaginabile per i sindacati, che beccano soldi (tanti) per difendere il lavoratore italiano, non quello ucraino. Sappiamo da tempo, tuttavia, che non è così, con la triplice siringa che si è schierata con il governo del drago banchiere e del padronato col soldo Recovery per discriminare il lavoratore forte dei suoi diritti costituzionali. Sbadigliamo.

 

Inimmaginabile per il partito di governo chiamato Lega Nord, andato avanti per decenni con l’argomento che «gli immigrati rubano il lavoro agli italiani». Ora succede per decreto, e al governo ci sono loro.

 

Epperò vi diciamo che no, per noi non è inimmaginabile.

 

Chi conosce i segreti dell’immigrazione, cioè chi ha il coraggio di guardare in faccia il piano che la sottende, non può stupirsi. Non più di quanto ci stupiamo per la comparsa della Deltacron, della Omicron 2, etc. La pressione artificiale, l’occasione della malattia, crea mutazioni, crea varianti.

L’Ucraina è solo una nuova variante del piano di ridefinizione dell’Europa, che possiamo chiamare «la Grande Sostituzione»

 

L’Ucraina è solo una nuova variante del piano di ridefinizione dell’Europa, che possiamo chiamare «la Grande Sostituzione». L’establishment spernacchia a sentire l’espressione, ma è stata coniata da un adepto delle pariginerie, Renaud Camus, per anni considerato uno dei più importanti scrittori omosessuali di Francia.

 

Alla fine degli Novanta, mentre scrive una guida al Sud della Francia, l’intellettuale ha un’epifania: «Improvvisamente mi sono reso conto che nei villaggi molto antichi (…) anche la popolazione era totalmente cambiata (…) è stato allora che ho iniziato a scrivere così».

 

Nel 2011 Camus pubblica il libro Le Grand Remplacement, dove definisce il popolo indigeno francese come «sostituito» demograficamente da popoli non europei, provenienti principalmente dall’Africa o dal Medio Oriente, in un processo di «immigrazione popolare» incoraggiato da un «potere sostitutivo», che porta ad un «genocidio sostitutivo».

 

L’intero processo è portato avanti da quelle che chiama «élite sostitutrici». Il processo, scopre lo scrittore, è top down: non è il popolo, e forse nemmeno «il mercato» a chiedere l’immigrazione; essa viene semplicemente decisa dall’alto e implementata verticalmente.

 

Camus non è il primo a capire determinate cose. Sulla Grande Sostituzione aveva scritto già decenni prima il romanzo definitivo uno scrittore connazionale, Jean Raspail, che ne Il campo dei Santi immaginava la Francia colonizzata da milioni di pezzenti provenienti dal disastro della fame in India (erano i tempi di Indira Gandhi, quella che sterilizzava a go-go).

 

Ancora prima, a moltissimi era chiaro quel che stava per accadere perché avevano letto Praktische IdealismusIdealismo pratico») e gli altri testi del conte Calergi.

 

Il Kalergi (si preferisce scriverlo con la K perché era era mezzo austriaco, ma la famiglia è greco-veneziana, è quella del palazzo del Casinò sul Canal Grande dove morì Wagner) sognava la riformulazione biologica dell’Europa.

 

Per questo, teorizzava tra deliri e luoghi comuni insopportabili, si dove procedere con l’immigrazione extraeuropea, africana e in particolare asiatica (dovete capire che il nobiluomo, figlio di ambasciatore, aveva la mamma giapponese: la cosa non sembra averla mai digerita del tutto) al fine di creare una nuova razza con cui riempire il continente.

 

«[gli abitanti dei futuri] Stati Uniti d’Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale (…) È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità»

 

Questa nuova razza ibrida – il famoso «meticciato» ora tanto decantato dal Bergoglio e dai suoi leccapiedi consacrati –  andava creata per essere più docile ad un progetto politico ulteriore.

 

«Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale assenza di pregiudizi e ampiezza di orizzonti» scriveva Kalergi.

Capite da voi di cosa stia parlando Kalergi: del cittadino perfetto per uno Stato di manipolazione permanente, dove ogni volontà è piegata dal potere e dalle sue tecniche – potete pensare, ad esempio, alle emergenze, alle ipnosi di massa etc

 

Capite da voi di cosa sta parlando: del cittadino perfetto per uno Stato di manipolazione permanente, dove ogni volontà è piegata dal potere e dalle sue tecniche – potete pensare, ad esempio, alle emergenze, alle ipnosi di massa etc.

 

Con caratteristiche psicologiche deboli, ogni corpo intermedio tra il popolo e lo Stato si dissolve. Non ci sono fratellanze, associazioni, famiglie…

 

Ognuno è per sé. Solo per sé.

 

Si tratta con ogni evidenza del processo del Solve et Coagula. Sciogli e riunisci. Resetta e ricostruisci…

 

Il sottofondo massonico nel pensiero e nella vita del conte Kalergi (in alcune foto davvero simigliante al Mario Draghi!), per alcuni è evidente. Al di là dei circoli di destra che lo vedono come l’architetto della gommonautica africana sul Canale di Sicilia, in altri ambiti è rispettato. C’è un premio biennale a suo nome, che viene dato a personaggi distintisi per l’europeismo. Lo hanno vinto la Merkel e una quantità di europapaveri come Van Rompuy o l’indimenticabile lussemburghese della sciatica Jean Claude Juncker.

 

È impossibile non vedere come si stia realizzando ciò che Kalergi aveva rivelato. Una nota politica immigrazionista qualche anno fa parlava, giustamente, degli immigrati come lo specchio del nostro futuro: senza radici, riprogrammabili. È proprio così.

 

Guardate la quantità di africani che sono arrivati. Possiamo dire che hanno cominciato a ricevere una sorta di reddito di cittadinanza prima di noi. Hanno vestiti e telefonini più nuovi e più costosi della popolazione italiana, ma anche bici, monopattini elettrici, alloggio, cibo (che tra poco sarà un lusso). Tutti questi sono sistemi di controllo politico: è chiaro che nel momento in cui nei condomini-ghetto degli immigrati africani dovesse cominciare a mancare questa manna che piove dalle tasche del contribuente, potrebbe iniziare qualche problema.

 

E così, una società di povertà non percepita (hai la pancia piena, lo smartphone, il televisore 70 pollici), la manipolazione è a buon mercato: l’individuo non reclama diritti, non chiede equità, né nel lavoro né nella società, obbedisce a qualsiasi ordine (chiuditi in casa, iniettati mRNA sintetico) perché narcotizzato dal microedonismo e dalla TV spazzatura, alla quale magari fanno pure credere di poter un giorno, chissà, partecipare.

È la possibilità di manipolazione che conta.  È la facoltà di resettare l’uomo, riplasmarlo secondo il proprio progetto

 

È la possibilità di manipolazione che conta.  È la facoltà di resettare l’uomo, riplasmarlo secondo il proprio progetto.

 

«Creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere» ammetteva Kalergi.

 

Comincia essere chiaro ora perché gli ucraini siano importanti per il padrone del mondo, ora.

 

Gli ucraini, dopo 30 anni di solve et coagula iniziato dai Clinton e portato avanti da CIA e Dipartimento di Stato e infine dal clan Biden, sono stati resettati: hanno perso la radice slava, è stata innestata loro l’idea paradisiaca della NATO. Sono stati portati a credere che l’Europa sia la UE. Con gli ultras calcistici sono andati ancora più a fondo: hanno ripescato oscure figure degli anni Trenta e Quaranta, gli hanno fatto credere di essere germanici, figli della svastica e delle rune.

 

Allo stesso tempo, ricordiamo come nel 2014 si parlava di una diffusione immensa in Ucraina delle «chiese» pentecostali americane. Saltò fuori che fornivano radioline a batteria solare che non smettevano mai di inviare i messaggi dei luterani miracolisti, quasi certamente (come in Brasile e nel Sud America tutto) infiltrati dalla CIA.

Sostituzione, reset, reboot. Cambio software. Cambio del sistema operativo: etnia, cultura, religione

 

Sostituzione, reset, reboot. Cambio software. Cambio del sistema operativo: etnia, cultura, religione.

 

Ecco, l’Europa ha bisogno di persone così. È in corso la liquidazione del vecchio cittadino europeo: costoso, non troppo facilmente manipolabile, nonostante la prova ovina appena data col COVID.

 

Fatte entrare i popoli volubili, «versatili», come dice il Kalergi. Dentro gli africani.

 

E dentro anche gli ucraini, che provengono di fatto da uno Stato di per sé «africanizzato»: partono nel 1992 con zero debito pubblico, ora devono in giro almeno 57 miliardi. Chi ha viaggiato per le strade dell’Ucraina si chiede dove siano finiti quei soldi, e la risposta è solo: nelle tasche della cleptocrazia politica e del contorno di oligarchi. Come in Africa: l’intero volume di vendita dei diamanti, dell’oro, del petrolio, del legno finisce dritto nel conto personale del dittatore. Qualche briciola ai gerarchi, o magari ad un «imprenditore» puparo.

 

Non stiamo mancando di rispetto agli ucraini, un grande popolo studioso, lavoratore, migliore di tanti altri popoli europei. Sappiamo bene che noi non siamo così lontani dall’africanizzazione totale, ci dirigiamo lì, ci riempiono di africani proprio per questo.

 

Ma è un altro il punto che bisogna sottolineare: sappiamo che si può evitare. Perché lo abbiamo davanti agli occhi: l’Ucraina della tirannide di cleptocrati ed oligarchi è quello che sarebbe la Russia se non fosse comparso Putin.

Quali sono i cittadini europei più difficilmente manipolabili? Quali sono gli italiani che non si bevono più nessuna palla del potere, e rimangono attaccati come possono alla loro Costituzione, alla loro religione, alla loro famiglia, alla legge naturale?

 

Ora, tornando a noi: quali sono i cittadini europei più difficilmente manipolabili? Quali sono gli italiani che non si bevono più nessuna palla del potere, e rimangono attaccati come possono alla loro Costituzione, alla loro religione, alla loro famiglia, alla legge naturale?

 

Vi diamo la risposta: massì, loro, i no vax. Dissidenti. Renitenti. Resistenti. Irriducibili. Non negoziabili. Coloro che non solo non credono alla narrazione unica, ma che sono un vero pericolo per essa – con la loro stessa esistenza.

 

È quindi assolutamente logico che la Grande Sostituzione inizi da loro, il cui sacrificio, come spiegato tante volte da Renovatio 21, è già stato calcolato dal potere, accettato e programmato.

 

Ed è ovvio che siano gli ucraini a procedere alla sostituzione dei dissidenti. Sono, finalmente, sul serio degli immigrati che «scappano dalla guerra»: la giustificazione morale è impellente, e sarà bellissimo vedere i giornaloni descrivere gli orridi, egoisti no vax contro le povere vittime di Putin, quasi letteralmente crocerossine, icone viventi dell’altruismo. Ecco le prime scene della guerra civile biotica, e come nel conflitto in Ucraina, sappiamo già tutti perfettamente chi è il cattivo.

 

Ma non solo. Gli ucraini hanno dimostrato di essere resettabili: per il paradiso NATO sono disposti a tutto, anche a rischiare di farsi invadere dalla Russia – qualcuno finalmente pure lo dice, se l’eroe Zelens’kyj avesse detto che non sarebbe entrato nella NATO poche settimane fa, probabilmente fuori dal Donbass non sarebbe successo nulla.

 

E non dimentichiamoci quanto emerso da poco: gli ucraini avevano appena fatto partire una bel sistema di digital ID governativo, una app fine-di-mondo dove, oltre ad ogni possibile materia burocratica, potevi tenere ovviamente i tuoi soldi, e magare ottenerne, tipo 30 euro per ogni vaccinazione. Il sogno di Klaus Schwab, di cui Zelens’kyj ovviamente è stato ospite.

 

Chi merita il posto di lavoro all’ospedale, quindi? L’infermiera ucraina che brava di divenire suddita di Bruxelles, o il no vax che ha capito il giochetto europeo, e che della schiavitù sotto il Moloch UE non ne può più?

 

La risposta la conoscete. Il sistema, oggi, è basato su «premialità», dà accesso ai beni e servizi vitali solo se si è dimostrata la «virtù», per esempio la sottomissione alle iniezioni sperimentali di mRNA.

 

Verrà premiato chi si allineerà. I sanitari ucraini sono allineati a prescindere.

I no vax sono invece il contrario assoluto dell’allineamento al sistema infame caricatosi in Occidente. Era ovvio che andassero purgati, era altrettanto ovvio che andassero sostituiti

 

I no vax sono invece il contrario assoluto dell’allineamento al sistema infame caricatosi in Occidente.

 

Era ovvio che andassero purgati, era altrettanto ovvio che andassero sostituiti.

 

Medici e infermieri vaccinati, tuttavia, non battano troppo le mani.

 

La Grande Sostituzione è per tutti. Oggi gli ucraini, domani i bengalesi, gli indonesiani, i cinesi, gli africani, le macchine.

 

Nessuno di voi si salverà, se non tornerete ad essere uomini.

 

Uomini che combattono per restare uomini, uomini che combattono per l’umanità.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Ziddius via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

 

Immigrazione

Il teorico della Grande Sostituzione bandito dalla Gran Bretagna. Dove però i mullah jihadisti stanno tranquilli

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Il governo britannico ha impedito al filosofo francese Renaud Camus, noto per la sua teoria della «Grande Sostituzione» migratoria, di entrare nel Regno Unito.

 

Il Camus avrebbe dovuto parlare su suolo britannico a una conferenza questa settimana, quando il suo visto è stato revocato dal governo di Londra, che in un’e-mail a Camus ha affermato che la sua presenza nel Regno «non era considerata favorevole al bene pubblico».

 

Il Camus è noto internazionalmente da lustri per il conio del termine «Grande Sostituzione», che descrive la sistematica sostituzione delle popolazioni occidentali con immigrati non occidentali. A differenza di vari commentatori, tra cui Renovatio 21, il Camus – che è un omosessuale proveniente dalla cerchia degli intellò parigini à la Roland Barthes – non ha mai affermato che la Grande Sostituzione sia un processo guidato da un singolo gruppo di persone.

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Camus attribuisce invece la causa della Grande Sostituzione alla diffusione di un atteggiamento da parte degli Stati che priva i singoli cittadini delle nazioni occidentali della loro identità unica e li fa apparire come unità identiche e intercambiabili con altre persone in tutto il mondo. Il Camus attribuisce lo sviluppo di questa idea al declino della religione, della democrazia, dell’industrializzazione e dell’intrattenimento di massa, tra gli altri fattori.

 

«Mi ha in un certo senso divertito» ha commentato il Camus in merito alla decisione del Ministero dell’Interno di impedirgli l’ingresso nel Regno Unito durante un’intervista di venerdì del canale britannico GB News. «Mi piace molto l’Inghilterra e, naturalmente, nella mia idea l’Inghilterra è il Paese della libertà di parola per eccellenza. È semplicemente divertente essere bandito per aver detto ciò che mi piace dire alla conferenza in Inghilterra».

 

«Probabilmente mi hanno bandito perché pensavano che fossi un avversario di ciò che sta accadendo in questo Paese, e lo sono decisamente» ha aggiunto il Camuso. «Penso che ciò che sta accadendo in Inghilterra, così come ciò che sta accadendo in Francia o in qualsiasi altro paese occidentale, sia un crimine».

 

«Sono molto in disaccordo con tutti questi governi e non mi sorprende che mi considerino un avversario, lo sono decisamente» ha concluso il filosofo.

 

Vauban Books, l’editore indipendente delle opere di Camus in inglese, ha affermato: «La decisione di escludere Renaud Camus dal Regno Unito è solo un’ulteriore conferma che quel Paese ha abbandonato i principi più basilari della democrazia liberale».

 

La situazione della libertà di parola nel Regno Unito ha ricevuto una rinnovata attenzione dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni dell’anno scorso, con il nuovo presidente, e in particolare il suo vicepresidente J.D. Vance, che hanno reso la promozione della libertà di parola un pilastro della politica estera degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa.

 

Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera di febbraio, il vicepresidente Vance ha dichiarato ai politici europei che la minaccia più grande per l’Europa non risiede all’esterno dei suoi confini, da avversari come Cina e Russia, ma all’interno. Ha accusato i leader europei di essersi allontanati dai valori fondamentali che hanno reso grande la civiltà europea.

 

Durante la campagna elettorale, Vance aveva anche ipotizzato che l’America avrebbe ritirato il suo sostegno all’Europa se i suoi leader avessero continuato a censurare i giganti dei social media statunitensi, in particolare Twitter.

 

 

 

Il ministero dell’Interno britannico ha rifiutato di commentare la decisione di impedire a Camus di entrare nel Regno Unito. Curioso che nel Paese, invece, vivano e predichino in tranquillità mullah e imam jihadisti, che hanno fatto di alcune zone delle città britanniche, come Finsbury a Londra, delle No-Go Zone dove vige la shari’a ed è predicato l’odio contro gli infedeli, che di fatto li ospitano.

 

Chi al contrario dello scrittore francese ritiene che il processo di sostituzione etnica non sia la risultanza di fenomeni organici ma l’attuarsi di un programma preciso (anche vecchio di secoli) crede nel cosiddetto Piano Kalergi, dal nome del conte che propugnò il meticciato dell’Europa per renderne la popolazione più manovrabile. Il Kalergi è tuttora considerato come un nume tutelare dell’Europa moderna, come ha fatto capire di recente il democristiano Rocco Buttiglione.

 

Il concetto di sostituzione etnica è stato disconosciuto dalla sedicente destra attualmente al governo in Italia, con un ministro, già genero del presidente del consiglio, a dichiarare di non aver mai sentito parlare del conte Kalergi.

 

Il Camus prima del lancio della teoria del Grand Remplacement, era noto per la sua vita intellettuale fatta di incontri con artisti e scrittori (lo scrittore surrealista Louis Aragon, il semiologo Roland Barthes, la romanziera Marguerite Duras, il regista teatrale Bob Wilson, il pittore espressionista astratto Robert Rauschenberg, il pittore Cy Twombly, il duo artistico Gilbert & George, nonché Andy Warhol: tutti, in pratica legati al tema dell’omosessualità) così come per i suoi diari dove racconta di rapporti invertiti avuti con uomini – per lo più mai più riveduti – in vari Paesi, tra cui l’Italia, dove il Camus era stato borsista dell’Accademia di Francia di Villa Medici a Roma.

 

Il Journal romain («Diario romano») fu pubblicato nel 1987: facendo uscire a cadenza annuale i suoi giornali intimi, il Camus finì accusato per alcune frasi del diario 1994 di antisemitismo. Vari intellettuali suoi colleghi, tra cui Alain Finkielkraut, si schierarono in sua difesa.

 

Nel 2010 Camus salì alle cronache per la formulazione del concetto di Grand Remplacement, la Grande Sostituzione secondo cui è in corso la colonizzazione e riconfigurazione etnica della Francia da parte di masse afroislamiche immigrate. «La Grande Sostituzione è molto semplice. Ora c’è un popolo, e nello spazio di una generazione ce ne sarà un altro» ha sintetizzato lo scrittore. Tali posizioni gli fruttarono nel 2014 una condanna, con multa da 4000 euro, per incitamento all’odio razziale.

 

Il Camus vive in un castello della zona del Midi e ad inizio anni Duemila aveva fondato il Parti dell’In-nocence («Partito dell’In-nocenza») che sosteneva la coalizione dietro a Marine Le Pen nel 2012. Nel 2022 sostiene invece la candidatura dello scrittore anti-immigrati Eric Zemmour.

 

La Grande Sostituzione da concetto utilizzato per screditare i conservatori e additarli come «complottisti» è oramai una realtà ammessa dalla stessa sinistra-establishment.

 

Come riportato da Renovatio 21, un mese fa è stato calcolato che la sinistra tedesca sarebbe al 70% se avessero votato solo i musulmani. Medesimo fenomeno osservato in Isvezia, dove, su 10 milioni di abitanti, gli immigranti che possono votare sono oramai oltre un milione.

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La questione della «Grande sostituzione elettorale» è stata discussa recentemente anche negli Stati Uniti, con la stampa che ha ammesso come l’amministrazione Biden abbia accelerato l’immigrazione per «rimodellare l’elettorato».

 

Il francese non è l’unico a parlare dell’urto distruttivo della migrazione di massa.

 

Un notissimo collega di Camus, il romanziere Michel Hoellebecq, due anni fa ha dichiarato che «la grande sostituzione è un fatto. L’Europa sarà spazzata via dall’immigrazione». L’autore francese aveva già dato un affresco estremamente dettagliato e futuribile dell’islamizzazione della Francia e dell’Occidente nel suo libro Soumission, in italiano Sottomissione, dove immaginava una Francia completamente sottomessa all’Islam nel giro di pochi anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, un sondaggio del 2022 rivelava che due terzi dei cittadini francesi teme la Grande Sostituzione.
Renovatio 21 crede che, più che la Grande Sostituzione, sia ora da esaminare un effetto più concreto del processo in corso, ossia l’avvio della società occidentale verso l’anarco-tirannia.

 

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Immagine di Renaud Camus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

 

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Immigrazione

Gli USA potrebbero sequestrare i beni dei migranti illegali. Perché non lo facciamo in Italia?

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Il governo degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di confiscare i beni degli immigrati clandestini che non pagano le multe per aver oltrepassato la scadenza dell’ordine di espulsione. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando documenti dalla stessa esaminati.   Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avviato una stretta contro l’immigrazione illegale da quando è entrato in carica a gennaio.   Il Dipartimento della Sicurezza Interna ha annunciato la scorsa settimana che i migranti che rimangono nel Paese dopo aver ricevuto un ordine definitivo di espulsione saranno soggetti a una multa di 998 dollari al giorno.

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Se non pagano, i loro beni potrebbero essere sequestrati, ha scritto la Reuters martedì. L’agenzia ha anche citato un alto funzionario non identificato che ha affermato che il governo ha in programma di applicare le sanzioni retroattivamente per un massimo di cinque anni, portando potenzialmente a multe di oltre 1 milione di dollari.   Non ci sono leggi federali che proibiscono agli immigrati clandestini di acquistare proprietà negli Stati Uniti. Possono acquistare case o auto in contanti, ed esistono opzioni di finanziamento. Tuttavia, alcuni stati, come Texas e Florida, richiedono la prova della presenza legale per la registrazione del veicolo o per ottenere una patente di guida.   Secondo le e-mail esaminate da Reuters, la Casa Bianca ha sollecitato l’US Customs and Border Protection a gestire le sanzioni, i sequestri di proprietà e la vendita dei beni dei migranti che non pagano.   Il piano è rivolto alle circa 1,4 milioni di persone a cui un giudice dell’immigrazione ha intimato di lasciare il Paese, ha osservato l’agenzia.   Le multe si basano su una legge del 1996 che è stata applicata per la prima volta durante il primo mandato di Trump nel 2018. Reuters ha citato i verbali del tribunale che mostrano che almeno quattro migranti hanno ricevuto multe di circa 60.000 all’epoca dollari.   L’ex presidente Joe Biden ha smesso di emettere multe e ha revocato le norme quando è entrato in carica nel 2021.   Durante la sua campagna elettorale dell’anno scorso, Trump ha criticato Biden per il suo approccio nei confronti degli stranieri residenti illegalmente nel Paese, attribuendo a questo la responsabilità dell’escalation dei flussi migratori al confine tra Stati Uniti e Messico.   Si tratta dell’ennesima iniziativa concreta dell’amministrazione Trump da quando ha dichiarato un’emergenza nazionale, consentendo, tra le altre cose, lo spiegamento delle forze armate per proteggere il confine e ottenendo la quasi cessazione del flusso migratorio nel Paese.  
  Non è possibile capacitarsi, a questo punto, di come Trump non divenga un esempio per le destre europee, in ispecie quella italiana, che è al governo con un partito sedicente nazionalista e sovranista, sotto la cui supervisione, tuttavia, il numero di immigrati è aumentato invece che diminuire.   Invece che vedere i beni degli immigrati – ottenuti per assistenzialismo o per crimine: perché non è chiaro quanti dei milioni di clandestini nel nostro Paese possano e vogliano lavorare – confiscati per il bene comune, il cittadino italiano è costretto a testimoniare la cornucopia di proprietà esibite dagli immigrati illegali.   Al contribuente italiano l’immigrato schiaffa in faccia il telefonino di ultima generazione, il vestito di moda, le cuffiette tecnologiche, il monopattino elettrico, e, in casi di odore evidentemente criminale, l’auto di lusso, l’orologio costosissimo, come da immaginario della musica trap et similia.   Tutto ciò è pagato dal contribuente, o tollerato dalle forze dell’ordine incapaci di reprimere il crimine immigrato, già organizzato in bande ci violenza ferale come la mafia nigeriana.

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Il mistero è come la cittadinanza si sia assuefatta ad una simile ingiustizia, che è patente e volare.   Il comportamento del primo ministro Meloni, che sembra preferire l’Europa della Von der Leyen – la gabbia della nazione italiana, pensavano sino a non troppi anni fa le destre – allo slancio mondiale di Trump, lo lasciamo giudicare ai lettori.   Nel frattempo, godetevi gli africani «richiedenti asilo» che, oltre che al vitto e alloggio nel condominio che ha distrutto il valore immobiliare della vostra casa, ostentano oscenamente tutte le cose che gli avete comprato con le vostre tasse – e con la vostra tolleranza.

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Immigrazione

La minaccia crescente del terrorismo immigrato in Francia

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Un attacco terroristico è stato sventato all’inizio di questa settimana nel Nord della Francia, che ha coinvolto un diciannovenne che sosteneva di agire per conto dell’ISIS. Lo ha riportato The European Conservative.

 

Negli ultimi mesi sono stati sventati non meno di sei attacchi. Per il ministro dell’Interno, il vero pericolo oggi non è più un attacco esterno, ma le azioni di una frangia di giovani francesi radicalizzati.

 

Morad M. è stato arrestato dalla polizia in un centro sociale di Dunkerque la mattina di mercoledì 2 aprile, in seguito a una soffiata. Il giovane, cittadino francese e disoccupato, era noto per il traffico di droga.

 

 

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Gli investigatori hanno trovato una lettera di fedeltà allo Stato Islamico a casa sua, dove ammetteva di voler commettere un attentato con una cintura esplosiva nella città di Dunkerque, prendendo di mira le terrazze dei caffè e i luoghi frequentati dalla comunità ebraica, per fare «come il Bataclan». Ha affermato di essere motivato «dalla situazione della Francia». I responsabili del centro dove viveva da tre anni erano stati allertati dalla sua progressiva radicalizzazione. Altri due uomini che conosceva sono stati arrestati con lui; uno di loro è stato incarcerato per «associazione a delinquere con terroristi».

 

Parlando ai media in seguito a questo caso, il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha espresso la sua preoccupazione per la portata della minaccia terroristica che la Francia si trova ad affrontare oggi. L’80% delle indagini condotte dalla Procura Nazionale Antiterrorismo riguarda attacchi jihadisti.

 

La minaccia è duplice: «c’è sempre la minaccia esogena, che viene dall’esterno, in particolare dallo Stato Islamico. La minaccia più reale, più pressante, è quella interna, con un numero sempre maggiore di giovani».

 

L’estrema giovane età di questi aspiranti terroristi è motivo di preoccupazione ai piani alti. Nel 70% dei casi sventati, i presunti autori avevano meno di 21 anni. L’età dei coinvolti è una dimostrazione lampante dell’incapacità del sistema educativo nazionale di prevenire la radicalizzazione degli adolescenti. Questi giovani, spesso senza futuro e provenienti da famiglie disgregate, si radicalizzano online, sulla base di contenuti generati dall’intelligenza artificiale da agenti dello Stato Islamico.

 

Un mese fa, un minorenne di 17 anni è stato arrestato e incarcerato per un progetto simile nella regione di Vesoul, nella Francia orientale. Avrebbe pianificato di usare un coltello per attaccare una chiesa, una sinagoga o un’ambasciata o un consolato americano o israeliano. Ha anche affermato di essere un membro dell’ISIS.

 

Dagli attentati di Tolosa del 2012, i servizi segreti francesi hanno sventato 86 attentati.

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