Spirito
«Per me, cattolico, è qualcosa che non è umano». Intervista alla guardia svizzera che ha rifiutato il vaccino obbligatorio in Vaticano

Dopo la lettera aperta pubblicata da Renovatio 21, intervistiamo il suo autore, Pierre-André Udressy, ex guardia svizzera che ha rifiutato di sottoporsi al vaccino in Vaticano e che ora lascia quindi Roma.
Allora signor Udressy, di dove è lei?
Sono ovviamente svizzero. Del Canton Vallese.
Quanti anni ha?
Sono del ‘97. Ho 24 anni.
Come è entrato nella Guardia svizzera pontificia?
Sono entrato il 3 gennaio 2020, ma era un interesse che avevo già da dieci anni. Prima avevo lavorato cinque anni come falegname. Avendo tutti i requisiti (essere cattolico, aver fatto il militare…), ad un certo punto mi sono detto perché non provare ad entrare nella Guardia.
E cosa la attraeva?
È un privilegio. Un’esperienza unica. È una bella cosa. È bello poter essere al centro della situazione della Chiesa, a fianco al Santo Padre. Non ci sono altre occasioni del genere.
Lei ha già avuto il COVID?
Sì. L’ho preso durante le vacanze di Natale 2020. Mi sono sentito affaticato, dolori muscolari, febbre. Qualche giorno dopo ho perso l’odorato.
E cosa ha fatto?
Ho preso solo dei medicinali per la febbre. È durata due giorni. L’olfatto è tornato dopo una settimana. Dopo la quarantena, ho fatto il test ed era negativo.
Quindi, signor Udressy: negli ultimi giorni cosa è successo?
Ci era stata data la possibilità di iscriverci per il programma di vaccinazione verso il Natale 2020. Ma nessuno nella Guardia si era iscritto, perché tutti dubitavano del vaccino. Per questo sono state fatte delle conferenze per convincere le guardie a vaccinarsi.
Cosa dicevano in queste conferenze?
C’era un medico del Vaticano che spiegava il vaccino e i suoi princìpi. Poi rispondeva poi a tutte le domande sulla responsabilità del vaccino. Diceva che non era facile ammalarsi di COVID più d’una volta. La conferenza era per persuaderci, tuttavia c’erano delle cose che mi facevano rimanere in dubbio.
Quindi cosa hanno detto?
C’erano dei punti che mi dicevano che non era efficace. Dicevano che anche da vaccinati si trasmetteva il virus. Dicevano anche che nonostante il vaccino le restrizioni come le mascherine e il distanziamento sociale non sarebbero sparite. Era duro comprendere l’efficacia del vaccino e la sua utilità.
Nella conferenza a cui ha assistito si è parlato del tema delle linee cellulari di feto abortito usate per la produzione del vaccino?
Ne hanno solo accennato rapidamente, dicendo che la Congregazione per la Dottrina della Fede ne aveva già parlato e dato il suo assenso.
Le è sembrato strano?
Sì, sono uscito dalla conferenza stranito. La conferenza mi ha dato più dubbi sul vaccino che altri. Mi ha convinto a non farlo. Ho messo in dubbio tante cose.
Quanti colleghi l’hanno pensato come lei?
Quando è arrivata l’estate la maggioranza si era iscritta alle vaccinazioni. Altri avevano ancora dubbi.
E poi?
In agosto è uscito un documento che ha scaturito una pressione maggiore. A questo punto, molti altri si sono convinti a iscriversi e a vaccinarsi.
Cosa diceva il documento?
Ho ricevuto il documento il 20 agosto. Bisognava dare una risposta per il 15 settembre: o si presentava un’esenzione medica, o bisognava iscriversi per la vaccinazione.
Cosa ha pensato?
In quel momento ho cominciato a scrivere la lettera che avete pubblicato. Perché né l’una opzione o l’altra mi riguardavano. Ho capito in quel momento che ero obbligato a fare il vaccino.
E i suoi superiori?
Mi hanno convocato. Il comandante nel suo ufficio mi ha spiegato deluso ed afflitto che era una cosa definitiva, le guardie non vaccinate dovevano partire. In pratica le guardie non vaccinate potevano essere licenziate. Mi ha comunicato che la decisione veniva non solo dalla Segreteria di Stato, ma dall’autorità del Vaticano.
Vuole dire… dal papa?
È così. È stato anche spiegato che non c’era nessun altra possibilità, nemmeno aspettare un mese in più per un tipo di vaccino tradizionale. Mi è stato spiegato che prendere tempo per discutere era impossibile. La decisione era presa.
E i suoi colleghi?
Molti giovani hanno deciso di continuare la propria carriera e hanno accettato di vaccinarsi. Altri hanno fatto la terribile scelta lo hanno fatto per la loro funzione, non avendo veramente scelta. Tre si sono dimessi e tre sono stati licenziati.
Ha parlato con i suoi colleghi che hanno rifiutato come lei?
Sì. Non capiscono cosa succede.
Ha già ricevuto la lettera di licenziamento?
Ho avuto una lettera che mi diceva che avevo tempo fino al 6 ottobre per licenziarmi o per fare il vaccino. Dopo quella data, ci sarebbe il licenziamento.
Come funziona il green pass vaticano?
La cosa più particolare è che per entrare nel Paese stesso ci vuole il green pass. Serve per entrare in ogni ufficio. In ogni servizio c’è un controllo. Chi non ha il green pass deve fare il tampone, ogni due giorni. Dal primo ottobre, per tutti.
E cosa ne pensa?
In teoria tutti dovrebbero farlo: il rischio è lo stesso tra vaccinati e non vaccinati.
Per le messe in Vaticano ci vuole il green pass?
Il decreto spiega che per le cerimonie liturgiche e l’udienze c’è eccezione. C’è il paradosso che un non vaccinato che abita in vaticano non può tornare a casa ma migliaia di persone da tutto il mondo possono andare alle udienze senza controlli.
Sa per caso quale vaccino è inoculato in Vaticano?
Il vaccino proposto a inizio anno era il Pfizer. Ma alla fine dell’estate in Vaticano hanno finito di vaccinare.
Perché?
Interessante… hanno detto che la maggior parte era vaccinata. I migranti e i bisognosi in ultima hanno potuto chiedere di essere vaccinati tramite l’elemosiniere.
Quindi se lei decidesse di vaccinarsi dovrebbe farlo in Italia?
Sì, è così. Dovrei organizzare la vaccinazione in Italia.
Dove avvengono le inoculazioni?
Erano organizzate in Aula Paolo VI. E poi al Braccio di Carlo Magno. Credo per liberare l’aula delle udienze.
I membri del clero, dai sacerdoti ai cardinali, sono tutti vaccinati?
No. Qualcuno non è vaccinato e non vuole esserlo. Ho ricevuto i complimenti per la lettera che avete pubblicato da alcuni di essi.
Come fanno a stare in Vaticano?
Fanno il tampone. Loro hanno ancora l’opzione. Secondo il decreto vaticano, il tampone dovrebbe essere tollerato per tutti. Ma non è il caso della Guardia svizzera.
Che, al contrario, è stata obbligata al vaccino…
Sì. Hanno cominciato con la Guardia, offrendo l’argomento che siamo una forza di polizia, e siamo vicini al Santo Padre: quindi dovevamo vaccinarci. Per la Guardia è facile: basta dare un ordine, visto che si tratta di un corpo militare.
Esiste dentro lo Stato della Città del Vaticano una resistenza a tutto questo?
Con la pressione fatta, come per tutti, è difficile per le persone che resistono di manifestare il proprio pensiero pubblicamente. Alcuni approfittano del fatto che stanno finendo la loro funzione per partire, altri provano discretamente di continuare, ma nessuna resistenza attiva è realizzata.
Cosa avrebbe potuto fare la Guardia?
Avremmo potuto riunire le persone interessate e fare una manifestazione. Avremmo potuto porre questioni prima, avremmo potuto anche domandare giustizia, perché molte cose implicate, sul pretesto dell’urgenza, erano ingiuste. Potevamo fare più rumore, anche sui media, ma siamo stati, alla fine, molto docili.
E nel suo caso?
Ho preferito scrivere una lettera con la mia posizione, invece che creare problemi. Ho subito tutto il resto.
Tornando in aereo dal suo viaggio Centro Europa, il papa ha detto che c’era in Vaticano «un piccolo gruppetto» che non voleva vaccinarsi. A chi si riferiva in particolare?
Si riferiva a tutti quelli che non vogliono vaccinarsi. Non solo alle guardie e non solo ai cardinali.
Perché tanti suoi colleghi si sono vaccinati?
Molti che hanno deciso di farlo lo hanno fatto per salvare il loro servizio nella Guardia. La maggioranza, tuttavia, credo l’abbia fatto per fuggire a questa pressione, per poter uscire, andare al ristorante. Non per motivi medici. Per delle false libertà.
Quanti nutrivano dubbi etici sui vaccini?
La questione etica è stata posta prima di Natale. Dopo il documento della Congregazione della Fede nessuno ne ha più parlato. Il problema non era etico. Il problema era solo di politica del vaccino.
Il problema delle linee cellulari da feto abortito era sentito?
No. E io stesso non avevo studiato questo problema prima. Ero più preoccupato dal resto dei problemi. È solo alla fine che ho rilevato questo problema etico. Per me è fondamentalmente un problema di ragione: perché accettare qualcosa che non è per me ragionevole? Poi c’è il problema politico: c’è attorno a questa cosa una pressione che non è normale. Poi c’è il problema etico.
Come reputa quello che le è successo?
In generale, trovo scandaloso che sia imposta questa cosa in questo modo per un fatto politico, quando dovrebbe essere qualcosa fatto con coscienza con un medico. È estremamente grave che questo obbligo sia esteso a tutto il mondo. Soprattutto la soppressione della libertà… ed è ancora più grave che ciò accada in Vaticano, in maniera ancora più forte che in altri Paesi. Il Vaticano è il centro della Chiesa, dovrebbe difendere la libertà di coscienza, la libertà in generale. Per me, cattolico, è qualcosa che non è umano.
Perché secondo lei il Vaticano ha implementato con questa ferocia la vaccinazione obbligatoria?
È un piccolo Paese. Credo che abbiamo provato a farne un modello.
Come Israele?
Sì, effettivamente.
Cosa c’è all’origine di questo male in Vaticano?
I medici hanno preso il potere con l’emergenza, e hanno cominciato a decidere loro. Ma non solo, c’è anche un’altra cosa. C’è il fatto che non si cerca più a difendere la verità, ma si cerca di adattarsi a quello che accade fuori, e addirittura essere i primi a applicare i cambiamenti.
Cosa farà adesso?
Tornerò in Svizzera. Dovrò riadattarmi alla vita di laggiù. Riprenderò il lavoro di falegname. In tranquillità. Senza green pass – per il momento.
Spirito
I «dubia» rivolti al Papa da cinque cardinali

I cardinali Brandmüller, Burke, Zen, Sandoval e Sarah hanno presentato il 21 agosto cinque domande, chiamate dubia, chiedendo chiarimenti su questioni relative allo sviluppo dottrinale, alla benedizione delle unioni omosessuali, all’autorità del Sinodo sulla sinodalità, all’ordinazione delle donne e all’assoluzione sacramentale.
Questi dubia sono stati firmati dai cardinali Walter Brandmüller, 94 anni, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; Raymond Burke, 75 anni, prefetto emerito della Segnatura Apostolica; Joseph Zen Ze-Kiun, 90 anni, vescovo emerito di Hong Kong; Juan Sandoval Íñiguez, 90 anni, arcivescovo emerito di Guadalajara; e Robert Sarah, 78 anni, prefetto emerito del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
I fatti
In una Notificazione ai fedeli di Cristo riguardante i dubia presentati a Francesco, i cardinali spiegano di aver scritto una prima volta delle «domande» che hanno inviato al Sommo Pontefice il 10 luglio 2023. La risposta non si è fatta attendere, poiché è datata 11 luglio, il giorno dopo.
Tuttavia, questa lettera non segue il metodo del dubium. In effetti, questo tipo di domande sono poste per avere una risposta del tipo «sì» o «no». Il papa però ha dato una risposta dettagliata che non ha soddisfatto i cinque redattori, perché l’hanno trovata troppo vaga in tutti i punti. Hanno quindi scritto una seconda versione, più precisa, chiedendo espressamente un sì o un no.
«Dopo aver analizzato la sua lettera, che non seguiva la prassi dei responsa ad dubia, abbiamo riformulato i dubia per ottenere una risposta chiara, fondata sulla perenne dottrina e disciplina della Chiesa. Con lettera del 21 agosto 2023 abbiamo sottoposto al Romano Pontefice i dubia riformulati. Ad oggi non abbiamo ricevuto risposta a questi dubia riformulati», concludono.
I dubia originali e la loro riformulazione:
Primo dubium
Concerne lo sviluppo della dottrina e l’affermazione dei vescovi secondo cui la rivelazione divina «deve essere reinterpretata alla luce dei cambiamenti culturali del nostro tempo e della nuova visione antropologica che questi cambiamenti promuovono. Sostengono che questi cambiamenti dovrebbero spingere la Chiesa a insegnare il contrario di ciò che ha sempre insegnato».
La risposta del Papa indica che la Chiesa «può approfondire la sua comprensione della fede». Ma i cardinali non si accontentano, perché si tratta di «questioni essenziali, e non secondarie, per la nostra salvezza, come la confessione di fede, le condizioni soggettive di accesso ai sacramenti e l’osservanza della legge morale», hanno affermato .
Hanno quindi riformulato il loro dubium: «è possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che ha insegnato in precedenza in materia di fede e di morale, sia attraverso il Papa ex cathedra, sia nelle definizioni di un Concilio ecumenico, sia nella magistero ordinario universale dei vescovi sparsi nel mondo (cfr Lumen Gentium, 25)?».
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Secondo dubium
Sulla benedizione delle unioni omosessuali. I cardinali sottolineano l’insegnamento della Chiesa sulla creazione della natura umana, come uomo e donna, e sul comandamento della fecondità (Gen 1,27-28). Il dubium iniziale chiedeva se la Chiesa potesse discostarsi da questo insegnamento e accettare «come “bene possibile” situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni omosessuali».
La risposta del Papa afferma che equiparare il matrimonio alla benedizione delle coppie dello stesso sesso creerebbe confusione e dovrebbe quindi essere evitato. Ma i cardinali temono che «la benedizione delle coppie dello stesso sesso possa creare confusione in ogni caso (…) perché gli atti omosessuali verrebbero presentati praticamente come qualcosa di buono».
Il dubium viene così riformulato: è possibile, in «determinate circostanze», che un sacerdote benedica le unioni omosessuali «suggerendo così che lo stesso comportamento omosessuale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino di un chiunque verso Dio?».
In relazione a questo dubbio, hanno chiesto se resta valido l’insegnamento della Chiesa, secondo cui «qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio, e in particolare gli atti omosessuali, costituisce un peccato oggettivamente grave contro la legge di Dio, indipendentemente dalle circostanze in cui avviene e l’intenzione con cui si realizza».
Terzo dubium
Sulla sinodalità: la domanda iniziale chiedeva se questa possa essere «il criterio più alto del governo della Chiesa» senza mettere in pericolo «l’ordine costitutivo voluto dal suo Fondatore», dato che il Sinodo dei vescovi non rappresenta il collegio dei vescovi, ma è «solo un organo consultivo del Papa».
La risposta di Papa Francesco sottolinea la «dimensione sinodale della Chiesa» che comprende tutti i fedeli laici, ma i cardinali hanno espresso preoccupazione per il fatto che la «sinodalità» venga presentata come se «rappresentasse l’autorità suprema della Chiesa» in comunione con il Papa.
Il loro dubium riformulato pone così la questione: «il Sinodo dei vescovi che si terrà a Roma e che comprenderà solo una rappresentanza eletta di pastori e fedeli eserciterà, nelle questioni dottrinali o pastorali sulle quali sarà chiamato ad esprimersi, la suprema autorità della Chiesa, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e al collegio dei vescovi uniti al Papa (cfr can. 336)?».
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Quarto dubium
Il quarto dubbio riguarda la possibile ordinazione delle donne. Si chiede se l’insegnamento di Ordinatio Sacerdotalis, che «affermò definitivamente l’impossibilità di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, sia ancora valido» e se tale insegnamento «non sia più suscettibile di essere modificato o reso oggetto di libera discussione da parte dei pastori o teologi».
Nel loro dubium riformulato, i cardinali constatano che il Papa ha affermato che Ordinatio Sacerdotalis deve essere mantenuta in via definitiva e «che è necessario comprendere il sacerdozio, non in termini di potere, ma in termini di servizio». Ma portano obiezioni alla sua risposta secondo la quale la questione «può ancora essere esplorata ulteriormente».
«Temiamo che alcuni interpreteranno questa affermazione come se la questione non fosse ancora stata risolta in modo definitivo», affermano. Il loro dubium riformulato dice: «Potrebbe la Chiesa avere in futuro la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo così la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati maschi che appartengono alla sostanza stessa del sacramento dell’ordine, che la Chiesa non può modificare?».
Quinto dubium
Sull’assoluzione sacramentale. Il dubium iniziale si riferisce all’insistenza di Francesco sul dovere di assolvere tutti e sempre, tanto che sembra che il pentimento non sia una condizione necessaria per l’assoluzione. Si chiede se la contrizione sia sempre necessaria per la validità della confessione «tanto che il sacerdote dovrebbe rimandare l’assoluzione qualora sia chiaro che la condizione non è soddisfatta».
Nel dubium riformulato, i cardinali spiegano che il Papa ha confermato l’insegnamento del Concilio di Trento, e cioè che l’assoluzione richiede il pentimento del peccatore, che include la decisione di non peccare più. Aggiungono: «ma alcuni potrebbero interpretare la risposta nel senso che la confessione è una condizione sufficiente per ricevere l’assoluzione, poiché ciò potrebbe includere implicitamente la confessione dei peccati e il pentimento».
Riformulano quindi il loro dubium così: «un penitente che, pur ammettendo un peccato, in un modo o nell’altro rifiuta il proposito di non commetterlo più, può validamente ricevere l’assoluzione sacramentale?».
Il Vaticano pubblica la risposta del Papa ai cinque cardinali
Probabilmente infastidito dalla pubblicazione della Notificazione ai fedeli di Cristo dei cinque cardinali, il Dicastero per la Dottrina della Fede – certamente con l’accordo o su richiesta del Papa – ha pubblicato la lettera di risposta di Francesco ai cinque porporati, dell’11 luglio, che questi ultimi non volevano rendere pubblica. Sentivano che si trattava di una risposta personale del Papa e che non dovevano pubblicarla.
Questi ultimi episodi, accaduti poco prima dell’apertura del Sinodo, non devono essere stati visti molto di buon occhio né in Vaticano né a Santa Marta. Potrebbero esserci rumori sommessi nei corridoi e nell’aula del Sinodo. Ma una cosa è certa, non c’è da aspettarsi che Francesco risponda sì o no alle domande poste.
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Immagine di Phil Roussin via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Spirito
Bergoglio «nemico della Chiesa»: mons. Viganò e il «vitium consensus» del papato

A fructibus eorum cognoscetis eos.
Numquid colligunt de spinis uvas aut de tribulis ficus?
Sic omnis arbor bona fructus bonos facit; mala autem arbor fructus malos facit.
Non potest arbor bona fructus malos facere, neque arbor mala fructus bonos facere.
Omnis arbor quæ non facit fructum bonum exciditur et in ignem mittitur.
Igitur ex fructibus eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 16-20
Permettetemi di rivolgere un saluto e un ringraziamento agli organizzatori della Catholic Identity Conference e a tutti coloro che vi prendono parte. In un momento di grande confusione è importante fare chiarezza su quanto accade, anche confrontandosi su posizioni differenti. Ecco perché sono grato all’amico Michael Matt per avermi dato l’opportunità di condividere con voi alcune considerazioni. In questo mio intervento non cercherò di dare risposte, ma di porre una questione ormai non più procrastinabile, affinché noi Vescovi, il Clero e i fedeli possiamo guardare alla gravissima apostasia presente come un fatto del tutto nuovo e che non può trovare soluzione, a mio parere, ricorrendo alle categorie di giudizio e di azione ordinarie.L’evidenza del «problema Bergoglio»
Il moltiplicarsi di dichiarazioni e comportamenti del tutto estranei a ciò che ci si aspetta da un Papa ed anzi in contrasto con la Fede e la Morale di cui il Papato è custode, ha portato molti fedeli e un numero sempre più cospicuo di Vescovi a prendere atto di qualcosa che fino a qualche tempo fa appariva inaudito: il Soglio di Pietro è occupato da un personaggio che abusa del proprio potere per lo scopo opposto a quello per cui Nostro Signore lo ha istituito. Alcuni ritengono Jorge Mario Bergoglio palesemente eretico nelle questioni dottrinali, altri tirannico nelle questioni di governo, altri ancora considerano la sua elezione invalida a causa delle molteplici anomalie della rinunzia di Benedetto XVI e dell’elezione di chi ha preso il suo posto. Queste opinioni – più o meno suffragate da prove o frutto di speculazioni non sempre condivisibili – confermano tuttavia una realtà ormai incontestabile. Ed è questa realtà, a mio parere, che costituisce un punto di partenza comune nel cercare di porre rimedio alla sconcertante, scandalosa presenza di un Papa che si pone con ostentata arroganza come inimicus Ecclesiæ, e che come tale agisce e parla. Un nemico che, proprio perché occupa il Soglio di Pietro e abusa dell’autorità papale, è in grado di infliggere un colpo terribile e disastroso, quale nessun nemico esterno in tutta la storia della Chiesa ha mai potuto arrecare. I peggiori persecutori dei Cristiani; i più feroci adepti delle Logge massoniche; i più scatenati eresiarchi non erano riusciti, in così poco tempo e con tale efficacia, a devastare la Vigna del Signore, scandalizzarne i fedeli, disgustarne i Ministri, screditarne dinanzi al mondo l’autorità e l’autorevolezza, demolirne il Magistero, la Fede, la Morale, la Liturgia, la disciplina. Inimicus Ecclesiæ, non solo rispetto alle membra del Corpo Mistico – che egli disprezza, ridicolizza (contro cui non cessa di lanciare velenosi epiteti), perseguita e colpisce; ma anche rispetto al Capo del Corpo Mistico, Gesù Cristo: l’autorità del Quale è da Bergoglio esercitata non più in funzione vicaria e quindi in necessaria e doverosa coerenza con il Depositum Fidei, ma in modo autoreferenziale e quindi tirannico. L’autorità del Romano Pontefice è infatti derivata dalla suprema autorità di Cristo, alla quale essa partecipa entro i confini e nell’ambito delle finalità che il divino Fondatore ha stabilito una volta per tutte, e che nessun potere umano può modificare. L’evidenza dell’alienità di Bergoglio all’ufficio che ricopre è un fatto certamente doloroso e gravissimo; ma il prendere coscienza di questa realtà è la premessa indispensabile per porre un rimedio ad una situazione insostenibile e disastrosa.Agere sequitur esse
In questi dieci anni di «pontificato» abbiamo visto Bergoglio fare tutto quello che non ci si sarebbe mai aspettati da un Papa, e viceversa tutto quello che farebbe un eresiarca o un apostata. Vi sono state occasioni in cui queste azioni sono apparse palesemente provocatorie, come se con le sue esternazioni o con certi atti di governo egli volesse deliberatamente suscitare lo sdegno del corpo ecclesiale e spingere sacerdoti e fedeli a reagire dandogli il pretesto per dichiararli scismatici. Ma questa strategia tipica del peggiore gesuitismo è ormai scoperta, perché l’intera operazione è stata condotta con troppa arroganza e in ambiti su cui nemmeno i Cattolici moderati sono disposti a transigere. Gli scandali sessuali del Clero, ed in particolare la risposta della Santa Sede alla piaga della corruzione morale di Cardinali e Vescovi, hanno mostrato una vergognosa disparità di trattamento tra coloro che appartengono al cosiddetto «cerchio magico» di Bergoglio e quanti invece egli considera avversari. (…)Sostieni Renovatio 21
Si rompe il muro del silenzio
Il silenzio dell’Episcopato dinanzi alle enormità bergogliane conferma che l’autoritarismo autoreferenziale del gesuita Bergoglio ha trovato servile obbedienza nella quasi totalità dei Vescovi, terrorizzati dall’idea di essere fatti oggetto delle ritorsioni del vendicativo e dispotico satrapo di Santa Marta. Alcuni Vescovi diocesani iniziano a non sopportare più la sua azione devastatrice, che mina l’autorità e l’autorevolezza della Chiesa intera. Il Vescovo Joseph Strickland, ad esempio, ha lodevolmente ribadito verità dottrinali immutabili che il Sinodo sulla Sinodalità dei prossimi mesi si appresta a demolire. E il cardinal Gerhard Ludwig Müller ha giustamente ricordato che il Signore non ha conferito potere al Papa per «bullizzare» i buoni Vescovi. Qualcosa quindi inizia a cambiare: gli schieramenti vanno delineandosi e vediamo da una parte la «chiesa sinodale» di Bergoglio – che chiama emblematicamente «nostra» – e dall’altra quel che resta della Chiesa Cattolica, verso la quale egli non manca di ribadire la propria assoluta estraneità.La sanatio in radice delle irregolarità al Conclave
Mons. Athanasius Schneider sostiene che le eventuali irregolarità verificatesi nel Conclave del 2013 sarebbero comunque sanate in radice dal fatto che l’eletto Jorge Mario Bergoglio è stato riconosciuto come Papa dai Cardinali elettori, dall’Episcopato e dalla maggioranza dei fedeli. In pratica, a prescindere dalle vicende che possono aver portato all’elezione di un Papa – con o senza interventi esterni – la Chiesa si dà un lasso di tempo oltre il quale non sarebbe possibile impugnare un’elezione, se il nome dell’eletto è accettato dal popolo cristiano. Ma questa tesi è messa in discussione da un precedente storico. All’epoca di Urbano VI – siamo nel 1378 – la maggioranza dei Cardinali, dei Prelati, dei Sovrani cattolici e del popolo riconobbe come Papa Clemente VII, in realtà antipapa. Tredici Cardinali su un totale di sedici mise in discussione la validità dell’elezione di papa Urbano, in ragione della minaccia di violenze del popolo romano al Sacro Collegio, e anche i pochi sostenitori di Urbano ben presto si pentirono di averlo eletto, convocando un Conclave a Fondi da cui uscì eletto l’antipapa Clemente VII. Anche San Vincenzo Ferrer era convinto che il vero papa fosse Clemente, mentre Santa Caterina da Siena era schierata con Urbano. Se il consenso universale fosse stato un argomento indefettibilmente valido, si sarebbe dovuto considerare Papa Clemente e non Urbano. L’Antipapa Clemente, sconfitto dall’esercito di Urbano VI nella battaglia di Marino del 1379, trasferì la Sede ad Avignone, dando luogo allo Scisma d’Occidente che durò trentanove anni. Vediamo quindi che il consenso universale è un argomento che non regge alla prova della Storia.La via tutior di mons. Schneider
Mons. Athanasius Schneider ci ricorda che la via tutior consiste nel non obbedire a un Papa eretico, senza doverlo necessariamente considerare decaduto ipso facto dal suo ufficio in quanto separato dalla Chiesa e quindi non più capace di esservi a capo, come invece ritiene San Roberto Bellarmino. Ma anche questa soluzione – che se non altro riconosce che Bergoglio è eretico – non mi sembra risolutiva, dal momento che l’obbedienza che i fedeli possono negargli è solo marginale rispetto a tutti gli atti di governo e di magistero che costui ha compiuto e continua a compiere senza che i suoi sudditi possano fare alcunché. Certo, ci si può organizzare per la celebrazione clandestina della Messa cattolica, ma cosa possono fare un sacerdote o un laico quando una cupola eversiva di Vescovi manovrati da Bergoglio si appresta a introdurre con il Sinodo sulla Sinodalità cambiamenti dottrinali inaccettabili? E cosa potranno fare quando nelle loro parrocchie una diaconessa benedirà le «nozze» di due sodomiti? Certamente la disobbedienza a ordini illegittimi di un Superiore eretico o apostata è doverosa sub gravi, poiché l’obbedienza a Dio viene prima dell’obbedienza agli uomini, e perché la virtù dell’Obbedienza è gerarchicamente subordinata alla virtù teologale della Fede. Ma il danno che ne deriva per il corpo ecclesiale non è impedito con un’azione di semplice resistenza: occorre risolvere la questione alla radice.Aiuta Renovatio 21
Il vizio di consenso nell’assunzione del Papato
Preso dunque atto che Bergoglio è eretico – e basterebbero Amoris Lætitia o la dichiarazione dell’immoralità intrinseca della pena capitale per averne la prova – dobbiamo chiederci se l’elezione del 2013 sia stata in qualche modo inficiata da un vizio di consenso; se cioè l’eletto abbia voluto diventare Papa della Chiesa Cattolica o piuttosto capo di quella che egli chiama la «nostra chiesa sinodale», che nulla ha a che vedere con la Chiesa di Cristo proprio perché si pone come altra rispetto ad essa. Questo vizio di consenso si rileva a mio parere anche dal comportamento di Bergoglio, ostentatamente anticattolico ed eterogeneo rispetto all’essenza stessa del Papato. Non vi è azione di costui che non suoni palesemente di rottura rispetto alla prassi e al Magistero della Chiesa, e a ciò si aggiungono le prese di posizione tutt’altro che inclusive verso i fedeli che non intendono accettare arbitrarie innovazioni o peggio eresie conclamate. La questione fondamentale verte sulla comprensione del piano eversivo della deep church, che con i metodi denunciati a suo tempo da San Pio X nei riguardi dei Modernisti si è organizzata per compiere un colpo di stato in seno alla Chiesa e portare sul Soglio di Pietro il profeta dell’Anticristo. La mens rea nell’infiltrarsi nella Gerarchia e ascenderne i gradi è evidente, così come è evidente che i piani della fazione ultra-progressista non potevano arrestarsi dinanzi a Benedetto XVI, da essi considerato troppo conservatore e soprattutto odiatissimo per aver osato promulgare il Motu Proprio Summorum Pontificum. E così ecco spinto Benedetto XVI a dimettersi, e subito pronto quello sconosciuto Arcivescovo di Buenos Aires che l’11 Ottobre 2013, in una conferenza alla Villanova University (qui), l’allora Card. McCarrick, suo amico di lunga data, rivelò essere stato fortemente voluto da un «very influential Italian gentleman», emissario del deep state presso la deep church. Chi lavora nella Curia Romana sa bene chi è chiamato «il gentiluomo» per antonomasia e quali siano i suoi legami con il potere di qua e di là del Tevere, e ne conosce pure gli imbarazzanti penchant che spiegano la contiguità con la lobby omosessuale vaticana. È altresì significativo che McCarrick si dica convinto che Bergoglio «cambierà il Papato nell’arco di quattro anni», confermando l’intenzione dolosa di manomettere l’istituzione divina e irriformabile della Chiesa.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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Possibili obiezioni
Qualcuno potrà obiettare: Ma anche se Bergoglio ha agito con il dolo, ha comunque accettato ciò che i Cardinali gli offrivano: l’elezione a Vescovo di Roma e quindi a Pontefice Romano. Quindi ha assunto l’ufficio e va considerato Papa. Io credo invece che l’accettazione del Papato sia viziata perché egli considera il Papato altra cosa rispetto a ciò che è, come il coniuge che si sposa in chiesa escludendo i fini specifici del Matrimonio e rendendo quindi nullo il Matrimonio per vizio di consenso, appunto. Non solo: quale congiurato che agisce dolosamente per ascendere a una carica sarebbe così sprovveduto da spiegare a chi deve eleggerlo di avere intenzione di diventare Papa per dare esecuzione agli ordini dei nemici di Dio e della Chiesa? Buongiorno. Sono Jorge Mario Bergoglio e ho intenzione di distruggere la Chiesa facendomi eleggere Papa. Mi date il vostro voto? La mens rea sta proprio nel ricorso all’inganno, alla dissimulazione, alla menzogna, alla delegittimazione degli avversari fastidiosi e all’eliminazione di quelli pericolosi. E che volesse compiere il piano criminale dell’élite globalista l’abbiamo sotto gli occhi: tutti i desiderata delle mail di John Podesta, braccio destro di Hillary Clinton, hanno trovato o stanno trovando esecuzione, dall’adozione della parità di genere come premessa al sacerdozio femminile all’inclusione LGBTQ+, dall’accettazione della teoria gender alla partecipazione all’Agenda 2030 in materia di cambiamento climatico, dalla colpevolizzazione del «proselitismo» all’esaltazione dell’immigrazionismo come metodo di sostituzione etnica. E parallelamente, vi è la rimozione e la condanna dell’altra Chiesa, quella «preconciliare», fatta di rigidi intolleranti, a partire da Nostro Signore, come ha blasfemamente scritto Antonio Spadaro. E con la cancel culture applicata a Fede e Morale, anche l’eliminazione della Messa che a quella Chiesa appartiene intrinsecamente, e che Bergoglio considera in conflitto con la «nuova ecclesiologia» al punto da proibirla come incompatibile con la «chiesa sinodale». Ecco dunque lanciato il sasso nello stagno. Vorrei che prendessimo in seria, serissima considerazione l’eventualità che Bergoglio abbia voluto ottenere l’elezione con il dolo, e che si prefiggesse di abusare dell’autorità di Romano Pontefice per fare l’esatto contrario di ciò che Gesù Cristo ha dato mandato a San Pietro e ai suoi Successori di fare: confermare i fedeli nella Fede cattolica, pascere e governare il Gregge del Signore, predicare il Vangelo a tutte le genti. Tutta l’azione di governo e di magistero di Bergoglio – sin dalla sua prima apparizione alla Loggia vaticana presentandosi con quell’inquietante «Buonasera» – si è dipanata in senso diametralmente opposto al mandato petrino: ha adulterato e continua ad adulterare il Depositum Fidei, ha creato confusione e indotto in errore i fedeli, ha disperso il Gregge, ha dichiarato di ritenere l’evangelizzazione dei popoli «una solenne sciocchezza» e abusa sistematicamente del potere delle Sante Chiavi per sciogliere quel che non può essere sciolto e legare ciò che non può essere legato. Questa situazione è umanamente insanabile, perché le forze in gioco sono immani e perché la corruzione dell’Autorità non può essere sanata da chi ad essa è sottoposto. Dobbiamo prendere atto che la metastasi di questo “pontificato” origina dal cancro conciliare, da quel Vaticano II che ha creato le basi ideologiche, dottrinali e disciplinari che dovevano condurre inevitabilmente a questo punto. Ma quanti dei miei Confratelli, che pure riconoscono la gravità della crisi attuale, hanno la capacità di riconoscere questo legame di causalità tra la rivoluzione conciliare e le sue estreme conseguenze con Bergoglio?Conclusione
Se questa passio Ecclesiæ prelude alla fine dei tempi, è nostro dovere prepararci spiritualmente a momenti di grande tribolazione e di vera e propria persecuzione. Ma sarà proprio ripercorrendo la via dolorosa della Croce che il corpo ecclesiale potrà purificarsi dalle sozzure che lo deturpano e meritare gli aiuti soprannaturali che la Provvidenza riserva alla Chiesa nei tempi della prova: dove abbonda il peccato, sovrabbonda la Grazia. Permettetemi infine di ricordarvi che l’Associazione Exsurge Domine da me fondata ha come scopo dare un aiuto spirituale e materiale ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose perseguitati dalla chiesa bergogliana a causa della loro fedeltà alla Tradizione. Se volete contribuire con una donazione alla realizzazione dei nostri progetti, potete farlo dal sito dell’Associazione. + Carlo Maria Viganò ArcivescovoIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cervello
Alcuni pazienti ricordano esperienze di pre-morte dopo attacchi di cuore

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
In un articolo sulla rivista Resuscitation, alcuni sopravvissuti ad un arresto cardiaco hanno descritto esperienze di morte lucida avvenute mentre parevano essere incoscienti.
Nonostante il trattamento immediato, meno del 10% dei 567 pazienti studiati, sottoposti a RCP [rianimazione cardiopolmonare, ndt] in ospedale, si sono ripresi sufficientemente da essere dimessi. Quattro pazienti su 10 sopravvissuti, tuttavia, hanno ricordato un certo grado di coscienza durante la RCP non catturato dalle misure standard.
Lo studio ha anche scoperto che in un sottogruppo di questi pazienti, quasi il 40% aveva un’attività cerebrale che tornava alla normalità, o quasi, da uno stato «flatline», in alcuni punti anche dopo un’ora dall’inizio della RCP. Come catturato dall’EEG, una tecnologia che registra l’attività cerebrale con elettrodi, i pazienti hanno visto picchi nelle onde gamma, delta, theta, alfa e beta associati a funzioni mentali più elevate.
I sopravvissuti riferiscono da tempo di aver avuto una maggiore consapevolezza ed esperienze potenti e lucide, affermano gli autori dello studio. Questi hanno incluso la percezione della separazione dal corpo, l’osservazione degli eventi senza dolore o angoscia e una valutazione significativa delle proprie azioni e relazioni.
Questo nuovo lavoro ha scoperto che queste esperienze di morte sono diverse dalle allucinazioni, dai deliri, dalle illusioni, dai sogni o dalla coscienza indotta dalla RCP.
Gli autori dello studio ipotizzano che il cervello «piatto» e morente rimuova i sistemi inibitori (frenanti) naturali. Questi processi, noti collettivamente come disinibizione, potrebbero aprire l’accesso a «nuove dimensioni della realtà», compreso il ricordo lucido di tutti i ricordi immagazzinati dalla prima infanzia alla morte, valutati dal punto di vista della moralità.
Sebbene nessuno conosca lo scopo evolutivo di questo fenomeno, esso «apre la porta a un’esplorazione sistematica di ciò che accade quando una persona muore».
L’autore senior dello studio Sam Parnia, della NYU Langone Health, afferma: «sebbene i medici abbiano a lungo pensato che il cervello subisse danni permanenti circa 10 minuti dopo che il cuore smette di fornirgli ossigeno, il nostro lavoro ha scoperto che il cervello può mostrare segni di recupero elettrico prolungato nella RCP in corso. Questo è il primo ampio studio a dimostrare che questi ricordi e i cambiamenti delle onde cerebrali possono essere segni di elementi universali e condivisi delle cosiddette esperienze di pre-morte».
Gli autori concludono che la ricerca fino ad oggi non ha né dimostrato né smentito la realtà o il significato delle esperienze e delle dichiarazioni di consapevolezza dei pazienti in relazione alla morte.
Dicono che l’esperienza ricordata riguardo alla morte merita ulteriori indagini empiriche. Hanno in programma di condurre studi che definiscano più precisamente i biomarcatori della coscienza clinica e che monitorino gli effetti psicologici a lungo termine della rianimazione dopo l’arresto cardiaco.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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