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Mons. Viganò: il vaccino, il Grande Reset, Satana

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Renovatio 21 pubblica questa intervista a Monsignor Carlo Maria Viganò apparsa nella rivista trimestrale francese Civitas. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

In che modo il Great Reset è un’espressione dello spirito del male?

Il Grande Reset è lo strumento tramite il quale l’élite globalista intende modificare sostanzialmente le dinamiche economiche, lavorative, sociali e religiose degli Stati.

 

Esso costituisce un atto di interferenza invasiva di potentati finanziari facenti capo ad un ristretto gruppo di famiglie – Rothschild, Rockefeller, ecc. – nella vita dei cittadini del pianeta, e per il modo con cui questo progetto è perseguito rappresenta un vero e proprio attacco eversivo.

Il Grande Reset è lo strumento tramite il quale l’élite globalista intende modificare sostanzialmente le dinamiche economiche, lavorative, sociali e religiose degli Stati

 

Scopo di questo Grande Reset, per stessa ammissione dei suoi artefici, è la trasformazione della società globale in una massa di persone alle quali vengono negati o razionati col ricatto i diritti naturali, civili e religiosi, per costringerle ad accettare ciò che normalmente non approverebbero mai: il controllo totale sulle loro azioni tramite app di tracciamento, l’obbligo della moneta elettronica e del voto elettronico; la drastica riduzione del costo del lavoro tramite la cancellazione della piccola e media impresa e l’impoverimento delle classi più deboli; l’imposizione di un’economia pretestuosamente basata sul green, che si traduce in un ricorso forzato alle auto elettriche, all’uso di risorse energetiche alternative a fronte dell’aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio; la privatizzazione della sanità pubblica, ottenuta tramite la patologizzazione della popolazione e la conseguente insostenibilità della spesa pubblica, l’assenza di investimenti nel settore a causa dei tagli imposti dall’Unione Europea e l’imposizione dell’inoculazione del siero genico; infine, la Quarta Rivoluzione Industriale attuata dal Grande Reset ha come scopo la diminuzione della popolazione mondiale, ottenuta con politiche di controllo delle nascite, incentivazione dell’aborto, dell’eutanasia e del cambio di sesso, omosessualizzazione dei giovani e sterminio programmato tramite l’uso di farmaci e di alimenti dannosi per la salute.

 

A tutto questo si aggiungono i finanziamenti stanziati agli Stati dall’Unione Europea, tutti ideologicamente orientati (per la parità di genere l’Europa stanzia più che per la Sanità) e che vincolano gli Stati sotto la minaccia dell’intervento della Commissione Europea e della BCE.

 

Questo progetto si avvale della collaborazione delle istituzioni pubbliche nazionali e sovranazionali: l’ONU e le sue agenzie, parlamenti, governi, funzionari pubblici, forze dell’ordine, magistrati, docenti, medici. Al loro fianco, la campagna martellante dei media lancia l’allarme pandemico, l’emergenza climatica, la minaccia terroristica o di un’invasione aliena (non sto scherzando), il rischio di un collasso della rete internet, con lo scopo di forzare le masse ad accettare come ineluttabili dei provvedimenti che rappresentano una forzatura finalizzata al profitto di un numero ridottissimo di miliardari ai danni della maggioranza della popolazione. 

 

Il Grande Reset è espressione del male perché è essenzialmente satanica la matrice ideologica su cui esso si basa.

Non possiamo fingere di non sapere che tutti i protagonisti di questo piano globale sono accomunati dall’appartenenza alla Massoneria, alla Commissione Trilaterale, al Gruppo Bilderberg: questi gruppi di potere hanno in odio il Cristianesimo e Cristo stesso, e non fanno mistero di adorare Lucifero

 

Non possiamo fingere di non sapere che tutti i protagonisti di questo piano globale sono accomunati dall’appartenenza alla Massoneria, alla Commissione Trilaterale, al Gruppo Bilderberg: questi gruppi di potere hanno in odio il Cristianesimo e Cristo stesso, e non fanno mistero di adorare Lucifero.

 

D’altra parte, anche senza indagare sulle radici esoteriche di costoro, è sufficiente vedere cosa fanno: la loro è una cultura di morte, di paura, di menzogna, di spietato calcolo economico. Sono il male, i servi del demonio, gli operatori di iniquità che preparano l’avvento dell’Anticristo. 

 

 

Qual è il legame tra l’epidemia di COVID-19 e il Great Reset?

Il legame tra pandemia e Grande Reset è strumentale: come hanno affermato personaggi quali Jacques Attali o Klaus Schwab, la pandemia offre un’opportunità unica per la realizzazione del Grande Reset, dal momento che consente di presentare come giustificate dall’emergenza sanitaria le compressioni dei diritti dei cittadini, facendo leva sulla paura, creando nemici – come i cosiddetti no-vax – sui quali sfogare la tensione delle masse, prospettando come un vantaggio la didattica a distanza e lo smart working, e infine facendo credere che i morti e i malati cronici provocati da un piano criminale di depopolamento siano causati da un virus «mortale» (tasso di mortalità 0,07%), mentre sappiamo benissimo che il COVID-19 è una forma influenzale che può essere curata, ma per il quale sono state proibite le terapie e imposti protocolli assurdi che hanno portato a un numero di decessi altrimenti evitabili.

 

Anche il cosiddetto «vaccino» sperimentale, dalla cui somministrazione le case farmaceutiche traggono enormi profitti riconducibili a ben precisi gruppi finanziari – ad iniziare da Black Rock – sta causando un numero esorbitante di decessi e di lesioni gravi, a fronte delle quali BigPharma si appresta ad aumentare i propri guadagni assicurandosi le cure per i prossimi decenni.

La pandemia offre un’opportunità unica per la realizzazione del Grande Reset, dal momento che consente di presentare come giustificate dall’emergenza sanitaria le compressioni dei diritti dei cittadini, facendo leva sulla paura, creando nemici – come i cosiddetti no-vax

 

Che in quel siero vi sia poi il grafene e che possa essere usato anche per altri scopi, è una questione che andrà affrontata dagli esperti e dai magistrati, se ancora ne rimane qualcuno non asservito al regime.

 

Di sicuro sarà necessario pensare ad una nuova Norimberga, per giudicare e punire i responsabili di questo crimine contro l’umanità.

 

 

Non stiamo forse assistendo all’istituzione di una nuova religione?

Il culto di Satana in tutte le epoche storiche e in tutte le civiltà è stato una dolorosa costante del mistero di iniquità che accompagna l’umanità sin dalla cacciata dei nostri progenitori dal Paradiso terrestre.

 

L’ecologismo malthusiano, il culto della Madre Terra, le pseudofilosofie orientali di matrice panteistica e non ultimo il «Cristo cosmico» vagheggiato dal gesuita eretico Theilard de Chardin sono solo declinazioni di una medesima deviazione teologica.

Dietro la Pachamama, c’è sempre Satana, la sua invidia per il destino soprannaturale che il Dio Redentore ha riservato all’uomo, il suo odio per la vita e per la bellezza in quanto espressioni dell’onnipotenza del Dio Creatore, la sua avversione a tutto ciò che richiama la presenza di Gesù Cristo nella Storia

 

In definitiva, dietro la Pachamama, c’è sempre Satana, la sua invidia per il destino soprannaturale che il Dio Redentore ha riservato all’uomo, il suo odio per la vita e per la bellezza in quanto espressioni dell’onnipotenza del Dio Creatore, la sua avversione a tutto ciò che richiama la presenza di Gesù Cristo nella Storia, segno di un amore infinito dal quale il demonio è eternamente proscritto. 

 

Aldilà di queste considerazioni, tuttavia, non va sottovalutato il ruolo della componente rituale nelle dinamiche del Grande Reset e in particolare della cosiddetta emergenza pandemica. Vi sono a mio parere due aspetti: uno relativo al nuovo credo della Chiesa Cattolica, e uno relativo alla nuova religione globalista. Il primo costituisce un’adulterazione del Magistero immutabile, il secondo la cultualizzazione dell’ideologia globalista.

 

I vertici della Chiesa hanno fatto proprie le istanze dell’ideologia ecologista, ecumenista e immigrazionista che costituiscono la versione essoterica del pensiero massonico, ossia la traduzione per le masse dell’esoterismo luciferino. Questa condivisione di un pensiero estraneo e opposto alla Fede Cattolica è stata preparato da decenni, se non da secoli: il Modernismo prima e l’eresia conciliare poi hanno preparato il corpo ecclesiale a considerare accettabili dottrine eterodosse, che i Romani Pontefici fino a Pio XII avevano condannato sul nascere.

 

Il cosiddetto «rinnovamento» del Vaticano II doveva costituire la premessa dottrinale e morale – espressa allora solo in nuce – alla mentalità odierna: l’ecumenismo di Dignitatis humanae apre le porte all’intercomunione con gli eretici e addirittura con i pagani; la collegialità di Lumen gentium è alla base del percorso sinodale bergogliano; l’aver enfatizzato la dimensione comunitaria della Messa era un primo passo verso la collettivizzazione oggi imposta dallo Stato ai cittadini, secondo l’idea comunista che la collettività prevalga sul singolo.

 

La laicità dello Stato teorizzata dal Concilio e perseguita dal Card. Casaroli sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II con la revisione dei Concordati, ha tolto alla Chiesa – su sua iniziativa – qualsiasi influenza morale sui governi, oggi liberi di imporre la teoria gender e l’ideologia LGBTQ fin dalle scuole primarie, di legalizzare l’eutanasia e l’aborto postnatale, di obbligare i cittadini ad inocularsi un siero prodotto con linee cellulari abortive, senza alcuna obiezione della Santa Sede.

La Santa Sede sotto Bergoglio ha fatto proprio il credo ecologista ed ecumenista che prelude alla Religione Universale auspicata dalla Massoneria, tradendo la propria missione e causando la perdita di tante anime

 

L’abdicazione dell’Autorità ecclesiastica al proprio ruolo si è recentemente «evoluta» – com’era inevitabile – in una vera e propria adesione alle istanze del globalismo: la Santa Sede sotto Bergoglio ha fatto proprio il credo ecologista ed ecumenista che prelude alla Religione Universale auspicata dalla Massoneria, tradendo la propria missione e causando la perdita di tante anime, che proprio dai pulpiti sentono difesi quegli errori, che fino a Pio XII erano condannati senza appello. 

 

Parallelamente, il globalismo prepara la propria religione mondiale, nella quale intende far confluire le correnti progressiste della Chiesa Cattolica, delle varie sette acattoliche e delle altre religioni. Il ruolo di apripista spetta ovviamente alla chiesa bergogliana, il cui capo crede di poter ritagliare per sé o per uno dei suoi pupilli il ruolo di leader della Religione Universale, quasi l’essere controfigura della Chiesa di Cristo costituisse un diritto di precedenza. Ma come la Storia insegna, i collaborazionisti della prima ora finiscono invariabilmente per essere poi travolti da coloro che hanno servito, non appena la loro cooperazione non sia più richiesta. E Bergoglio dovrebbe saperlo bene, dal momento che è lui stesso per primo a comportarsi così con i Prelati di cui si circonda a Santa Marta, si veda il recente caso del Card. Becciu. 

 

Va detto che il dissenso della parte conservatrice del Cattolicesimo a proposito dell’emergenza COVID-19 è significativamente indebolito dalla presenza di quinte colonne impegnate nel sostenere la narrazione pandemica assieme all’efficacia e alla liceità morale del siero genico mRNA, prodotto con linee cellulari abortive. È a dir poco incomprensibile un tale appiattimento di alcuni intellettuali cattolici su questi temi: a mio parere anche questo dimostra che il «conservatorismo», e perfino un certo «tradizionalismo», sono solo una declinazione moderata della mentalità conciliare, con funzione di gatekeeping analoga a quella che svolgono alcuni partiti in ambito civile. 

 

 

Non è possibile che COVID-19 e il Great Reset siano forieri dell’Anticristo?

L’ho detto poc’anzi e lo ribadisco: il Nuovo Ordine Mondiale, che il Grande Reset deve rendere possibile e instaurare, ha avuto – e sta tuttora avendo – dalla farsa pandemica un indispensabile pretesto per tenere insieme la colossale menzogna ai danni dell’umanità.

Il «conservatorismo», e perfino un certo «tradizionalismo», sono solo una declinazione moderata della mentalità conciliare, con funzione di gatekeeping analoga a quella che svolgono alcuni partiti in ambito civile

 

Senza il COVID-19 si sarebbero certamente inventati altro – ci avevano già provato nel 2009 con la febbre suina – ma la pandemia ha permesso di imporre anche la somministrazione del siero genico e l’istituzione del passaporto sanitario, che prepara un sistema capillare di controllo dei cittadini in vista dell’attivazione del credito sociale già sperimentato nella Cina comunista dal 2014 al 2020 e pochi giorni orsono testato anche in Australia.

 

Questo passaporto e altri sistemi per mutare le persone in periferiche connesse alla rete globale evoca il marchio della bestia di cui parla l’Apocalisse: sarebbe sciocco pensare che questi eventi, così precisamente descritti da San Giovanni Apostolo, non possano aver nulla a che fare con questi inquietanti metodi di coercizione delle masse.

 

In Italia, unico Paese al mondo, è stato reso obbligatorio il green pass per tutti i lavoratori delle aziende pubbliche e private, costringendo milioni di persone o a vaccinarsi o ad acquistare a proprie spese costosi tamponi che certifichino la negatività al virus.

 

Chi non ha il green pass, insomma, non potrà lavorare, gli verrà sospeso lo stipendio e non potrà quindi comprare né vendere senza avere il marchio – il QR-code – come prova della propria sottomissione alla dittatura sanitaria.

Questo passaporto e altri sistemi per mutare le persone in periferiche connesse alla rete globale evoca il marchio della bestia di cui parla l’Apocalisse: sarebbe sciocco pensare che questi eventi, così precisamente descritti da San Giovanni Apostolo, non possano aver nulla a che fare con questi inquietanti metodi di coercizione delle masse

 

«Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome» (Ap 13, 16-17).

 

Il tutto nel silenzio complice ed omertoso dei magistrati, delle forze armate, della sedicente opposizione, della Gerarchia ecclesiastica. 

 

 

Come spiegare allora la complicità delle massime autorità della Chiesa che, lungi dal denunciare il pericolo, invitano i cattolici a seguire ciecamente le direttive delle autorità civili?

Mi pare evidente che non vi sia alcuna contraddizione nel comportamento dei vertici della Gerarchia cattolica, dal momento che essa è parte integrante di questo piano.

 

La grande apostasia consiste proprio in questo: nell’aver sovrapposto, per così dire, una chiesa eretica ultraprogressista alla vera Chiesa di Cristo; una chiesa la cui gerarchia coincide formalmente con la Gerarchia cattolica, e che grazie a questo riesce ad imporre con la propria autorità quelle deviazioni e quegli errori che dovrebbe invece combattere ed estirpare. 

 

Alla base di questo tradimento del Sinedrio romano vi è anzitutto la perdita della dimensione soprannaturale e del ruolo salvifico della Chiesa. Nel momento in cui la Fede viene considerata come un prodotto da vendere alla clientela, è ovvio che per aumentare le vendite si punti ad adattare il prodotto per renderlo più commerciabile. Ma questo è un approccio aziendale, che vede i Pastori non come annunciatori del Vangelo in un mondo da convertire a Cristo, ma come dirigenti di una società interessati al profitto o funzionari di partito attenti ai sondaggi.

Senza l’appoggio massiccio e martellante di Bergoglio e del suo cerchio magico, la narrazione pandemica sarebbe naufragata miseramente, trovando una ferma opposizione da parte del Vaticano e dell’Episcopato mondiale

 

A questo si deve aggiungere l’autoritarismo e il clima di caccia alle streghe instaurati dal «pontificato» di Bergoglio, la ricattabilità di moltissimi Prelati promossi a ruoli strategici proprio perché manovrabili, la corruzione morale di una vasta parte del Clero e un frainteso concetto dell’obbedienza da parte dei fedeli.

 

D’altra parte, cosa ci si può aspettare da personaggi che tradiscono il proprio Ministero adulterando la Fede, corrompendo la Morale, demolendo la Liturgia, abusando della propria autorità per dannare le anime loro affidate? 

 

Certo è che, senza l’appoggio massiccio e martellante di Bergoglio e del suo cerchio magico, la narrazione pandemica sarebbe naufragata miseramente, trovando una ferma opposizione da parte del Vaticano e dell’Episcopato mondiale.

 

Se questo non è accaduto, è perché i vertici della Chiesa, già essi stessi corrotti, hanno deciso consapevolmente di rendersi complici del Grande Reset, e non per un errore di valutazione o una eccessiva fiducia nella «scienza»; la loro disobbedienza agli ordini dell’élite avrebbe portato alla luce nuovi e gravissimi scandali sessuali e finanziari di cui si sono macchiati Prelati assurti ai vertici della Gerarchia. 

 

Lo scorso 17 Settembre Jorge Mario Bergoglio ha ricevuto in Vaticano il Presidente irlandese Michael D Higgins elogiandolo con queste parole: «Aujourd’hui je n’ai pas rencontré seulement un homme, un président, j’ai rencontré un sage d’aujourd’hui. Je rends grâce à Dieu que l’Irlande ait un homme aussi sage à sa tête» (qui). [«oggi non ho incontrato solamente un uomo, un presidente, ho incontrato un saggio odierno. Rendo grazie a Dio per il fatto che l’Irlanda abbia al suo vertice un uomo così saggio», ndr]

 

 

Un commentatore ricorda che Higgins è colui «qui en 2013 a signé la première loi sur l’avortement, qui dépénalisait le meurtre de l’enfant à naître si la mère menaçait de se suicider ou la grossesse mettait sa vie en danger, c’est lui qui a signé la loi de 2018 qui a rendu légal l’avortement jusqu’à 12 semaines et jusqu’à la naissance en cas de malformation du fœtus ; c’est lui aussi qui a signé en 2015 la loi sur le soi-disant mariage entre personnes de même sexe. Et c’est lui encore qui a signé en 2019 une loi qui accélère le divorce» (ibid.). [«colui che ha firmato la prima legge sull’aborto che depenalizzava l’omicidio dal bambino che nasce se la madre minacciava di suicidarsi o se le dimensioni mettevano la sua vita in pericolo, è lui che ha firmato la legge del 2018 che ha reso legale l’aborto fino 12 settimane e fino alla nascita in caso di malformazione del feto; è sempre lui che ha firmato nel 2015 la legge sul sedicente matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ed è ancora lui che nel 2019 ha firmato una legge che accelera il divorzio», ndr]

 

Ed è stato proprio Higgins a proibire la celebrazione delle Messe durante la pandemia come ai tempi di Oliver Cromwell. Ovviamente non una parola sull’uccisione degli innocenti o sullo stato morale degli Irlandesi; in compenso, grandi discorsi sui migranti, sulla protezione dell’ambiente, sul cambiamento climatico, la biodiversità, la campagna di vaccinazione, l’avvenire dell’Europa. 

Quale responsabilità pesi sulle coscienze di questi apostati, ad iniziare dal principale testimonial dei vaccini che oggi occupa il Soglio di Pietro, lo possiamo solo immaginare, pregando il Signore che abbrevi i tempi della grande persecuzione

 

Quale responsabilità pesi sulle coscienze di questi apostati, ad iniziare dal principale testimonial dei vaccini che oggi occupa il Soglio di Pietro, lo possiamo solo immaginare, pregando il Signore che abbrevi i tempi della grande persecuzione.

 

E per farlo con la speranza di veder trionfare finalmente il Cuore Immacolato di Maria Santissima, dobbiamo renderci degni della Grazia di Dio con la preghiera, la frequenza dei Sacramenti, la penitenza e il digiuno.

 

Dinanzi all’orazione umile e confidente, il Signore si lascia muovere a misericordia: «Sacrificum Deo spiritus contribulatus; cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies» (Ps 50, 19).

 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

 

 

Renovatio 21 ripubblica questo articolo per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

Immagine di Maxwell Hamilton via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

Economia

Draghi della distruzione: reloaded

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La verità è che vi eravate dimenticati di lui. Pensavate di averla fatta franca: del resto, gli italiani hanno votato la Meloni proprio in reazione ai due anni di suo governo. E poi ce lo siamo evitato come presidente della Repubblica con il bis a Mattarella, con nasi tappatissimi un po’ dappertutto. No?

 

Mario Draghi, invece, riappare. Intonso, pontificante: il suo potere, che non è facile capire bene da dove derivi, pare non essere scalfito in nessuna parte. Draghi invincibili. Draghi intrombabili. E dove trovarli.

 

E quindi, eccolo che dà, in italiano nel testo, il suo contributo per lanciare l’Italia nel suo futuro di guerra ipersonica e termonucleare.

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«Occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti, e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema di difesa continentale» ha detto in un’audizione al Senato l’ex premier.

 

Perché, le azioni di Trump – cioè dell’uomo che lavora per la pace mondiale – «hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile»: Washington ha votato con Mosca all’ONU sulla risoluzione a difesa dell’Ucraina, lasciando Bruxelles sola (e con il cerino in mano). I «valori costituenti» dell’Europa sono quindi «posti in discussione».

 

«La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea».

 

«Il ricorso al debito comune è l’unica strada. Per attuare molte delle proposte presenti nel rapporto, L’Europa dovrà dunque agire come un solo Stato».

 

Il contorno di filosofia politica è gustosissimo, con tanto di aneddoti messi a ciliegina. «Diversi di voi mi hanno chiesto: questo significa cedere sovranità?» dice il Super Mario, rispondendo: «ebbehcerto!». Quindi parte la storiella: «guardate, vi racconto una cosa che riguarda il presidente Ciampi… molti anni fa eravamo insieme in uno degli ultimi negoziati sulla costruzione dell’euro. Lui mi diceva: “tutti mi dicono: ma perché vuoi fare l’euro, tu ora sei sovrano della tua politica monetaria… ma che sovrano, io non conto niente, oggi devo fare quello che fa la Bundesbank [la Banca Centrale tedesca, ndr]… domani sto intorno ad un tavolo ed avrò una fettina di sovranità… e questa è la storia, la politica monetaria italiana è stata fondamentalmente non una politica monetaria sovrana».

 

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Mario, qua la mano: e grazie della sincerità. Il re è nudo – e nemmeno è sovrano di nulla.

 

Queste affermazioni, tuttavia, non sono state fatte ad un evento incentrato sul ReArm UE dell’ex bundesministro della Difesa Von der Leyen, ora Commissario Supremo dell’Europa Unita. No: il contesto è quello dell’Audizione presso le Commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea».

 

Cioè: in teoria, si parlava di economia, e nel suo discorso Draghi lo ha fatto, pure soffermandosi a lungo sulla questione della guerra, includendo «anche l’intelligenza artificiale, i dati, la guerra elettronica, lo spazio e i satelliti, la silenziosa cyberguerra».

 

Insomma si parlava di crescita economica, che ora, senza tanti infingimenti, finisce per identificarsi con l’industria delle armi. È evidente a tutti: la Germania – contro la cui rimilitarizzazione sono state create la NATO e forsanche la stessa UE – ora gode perché la Volkswagen, messa in ginocchio dai diktat green, ora può felicemente riconvertirsi alla costruzione di veicoli da guerra come faceva ai tempi di Adolfo – che in un contesto di guerra di droni, robot e missili ipersonici non sappiamo bene a cosa serviranno.

 

La crescita insomma passa per strumenti di offesa. La nuova creazione del valore passa per la distruzione. Non è che avevamo già sentito questa musica?

 

Sì. Renovatio 21 ne aveva parlato tre anni fa, quando Draghi, ancora a Palazzo Chigi, parlava di «ricostruzione» del «dopo-emergenza». L’articolo si chiamava «“Ricostruire l’Italia” con i draghi della distruzione», di cui ora bisogna fare il reload.

 

«La “ricostruzione” che abbiamo davanti non pare in nulla simile a quella del dopoguerra. Soprattutto, perché non è una vera ricostruzione. Essa è, innanzitutto, e sempre più dichiaratamente, distruzione» scrivevamo. Perché non si tratta mica di un’opinione nostra, ma di un concetto economico-filosofico abbracciato alla luce del sole. Eccoci ripiombati nell’idea della «distruzione creatrice».

 

Possiamo dire che Draghi la distruzione la conosce: anzi, possiamo dire che persino la teorizza e la invoca. Lo si capisce leggendo un testo fatto uscire dal cosiddetto Gruppo dei Trenta, un consorzio elitista transnazionale di finanzieri ed accademici creato decenni fa dalla Rockefeller Foundation a Bellagio – un organismo, anche abbreviato in G30, di cui Draghi ha fatto parte come «membro senior».

 

A fine 2020 il Gruppo pubblicò saggio di analisi che riguardava i cambiamenti economici del mondo post-COVID chiamato Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-COVID. Nel testo il nome di Mario Draghi compare co-presidente del comitato direttivo. Nelle prime pagine del libro Draghi scrive, con tanto di firma autografa, anche alcuni ringraziamenti «per conto del Gruppo dei Trenta».

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Nel saggio compare apertis verbis la «distruzione creativa», un concetto coniato dall’economista austriaco Joseph Schumpeter (1883-1950), nominato nel 1919 a pochi mesi dalla fine dell’Impero degli Asburgo ministro delle finanze per la prima Repubblica d’Austria. Non seppe tenere il posto, andando quindi a dirigere una banca, per poi tornare all’accademia ed emigrare oltreoceano nel 1932 approdando alla prestigiosa università di Harvard – cuore intellettuale pulsante del patriziato transatlantico – dove fece il professore fino alla morte.

 

Qui compose il trattato economico Capitalismo, socialismo e democrazia (1942), dove lo Schumpeter lancia l’idea della distruzione creatrice (schöpferische Zerstörung) come «processo di mutazione industriale che rivoluziona incessantemente la struttura economica dall’interno, distruggendo senza sosta quella vecchia e creando sempre una nuova».

 

La distruzione di interi comparti professionali è per l’economista austriaco la condizione ideale per l’economia e la sua necessaria evoluzione. Ora tornate a leggere la data di pubblicazione di questo inno alla distruzione: uscì in America quando la distruzione concreta della guerra si abbatteva sulla guerra, e gli USA di Roosevelt si armavano per entrare in Guerra su due fronti, riconvertendo la propria industria e, di fatto, uscendo così del tutto dalla Grande Depressione.

 

A questo punto vi viene in mente qualcosa, se guardate dalla finestra?

 

Schumpeter, nel documento 2020 del Gruppo dei 30 del dicembre 2020, è menzionato una sol volta, tuttavia l’intero testo sembra girare intorno al suo concetto di distruzione creatrice.

 

«I governi dovrebbero incoraggiare le trasformazioni e gli adeguamenti aziendali necessari o desiderabili nell’occupazione.» scrive il testo del Gruppo di Draghi. «Ciò potrebbe richiedere una certa quantità di “distruzione creativa” poiché alcune aziende si restringono o chiudono e ne aprono di nuove e poiché alcuni lavoratori devono spostarsi tra aziende e settori, con un’adeguata riqualificazione e assistenza transitoria».

 

Insomma, il piano è noto. È noto anche ciò che lo anima: non la creazione – un concetto, se vogliamo, cristiano – ma la distruzione, che più che al Dio creatore e salvatore che ha informato l’Europa e legata a concetti oscuri dello shivaismo e del tantrismo, sistemi di pensiero gnostici trapelati nel codice sorgente dell’Occidente moderno.

 

Il sanscritista britannico Monier-Monier Williams (1819-1899) aveva per questo pensiero delle parole lucidissime: «la perfezione buddista è distruzione». Così: per le filosofie orientali, la scomparsa dell’io (in sanscrito, anatman) o l’estinzione del ciclo cosmico stesso (nirvana) sono i segni dell’illuminazione raggiunta. Illuminazione è distruzione.

 

Possiamo dire ciò è vero anche per gli arconti che ci governano: gli illuminati sono distruttori. I sapienti esperti ed intoccabili, saliti sulle loro torri ed eurotorri senza che si comprenda davvero perché, ci indicano la via della distruzione come l’unica da seguire.

 

Vedete come il quadro diviene perfettamente comprensibile: distruggere per procedere, procedere per distruggere. Solo così, comprendendo che la Cultura della Morte è un fondamento del mondo moderno e dei suoi padroni, è possibile spiegare la follia di questi anni, dai sieri genici allo scontro sempre più diretto con la maggiore superpotenza atomica mondiale.

 

Solo con la Necrocultura della distruzione è possibile spiegarsi la persistenza dei draghi.

 

Là fuori c’è chi vuole distruggervi – e ve lo dice in faccia, ed è pure pagato da voi. Non è una questione economica, ma materiale, metafisica: perché in gioco c’è la vostra stessa esistenza e quella dei vostri figli. Che sono minacciati di essere disintegrati in quindici minuti dalle scelte dei draghi distruttori.

 

Roberto Dal Bosco

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Pensiero

Dire «Cristo è re» è «antisemitismo»: studio firmato da Jordan Peterson

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Uno studio pubblicato da un’organizzazione no-profit liberale fondata da un intellettuale ebreo condanna come «antisemitismo» la frase «Cristo è Re» – un’espressione al centro di accese polemiche negli ultimi mesi. Lo riporta LifeSite.   Giovedì 13 marzo, il Network Contagion Research Institute (NCRI) ha pubblicato uno studio di 20 pagine intitolato «Il tuo nome in vano: come gli estremisti online hanno dirottato “Cristo è Re”».   L’NCRI è stato fondato nel 2018 da Joel Finkelstein, un ricercatore presso l’università Rutgers che in precedenza aveva lavorato per l’Anti-Defamation League, l’ente ebraico dedito alla censura di quello che ritiene «antisemita» e ora anche «razzista». L’NCRI si propone di denunciare «la diffusione di contenuti ideologici ostili” online lavorando per «identificare e prevedere minacce cyber-sociali».

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Finkelstein è coautore del paper con il celebre psicologo canadese Jordan Peterson (una star di YouTube negli ultimi anni), insieme ad altri 11 accademici, la maggior parte dei quali sono ebrei. Il Peterson ha difeso a gran voce il paper sui social media.   Lo studio sostiene che il termine «Cristo Re» è stato «strumentalizzato» da «estremisti politici» che lo stanno usando per promuovere «narrazioni escludenti e piene di odio».   «Gli estremisti in America hanno iniziato a distorcere il significato della frase e la stanno sfruttando come un simbolo in codice … per destabilizzare la politica americana, infiammare le tensioni all’interno della società civile e incoraggiare l’odio verso le minoranze», si legge nello studio.   Per sostenere la sua tesi, il rapporto include screenshot di X post pubblicati da personalità pubbliche note in rete come Candace Owens, Jack Posobiec e Nick Fuentes (tutti e tre cattolici) tra gli altri.   Come noto, la Owens – ora cattolica partecipante al pellegrinaggio tradizionalista Parigi-Chartres – era stata licenziata dal gruppo The Daily Wire (un conglomerato «conservatore» di programmi YouTube fondato dall’opinionista ebreo Ben Shapiro) l’anno scorso per aver promosso la frase. Andrew Klavan, conduttore di una delle trasmissioni del Daily Wire sedicente cristiano convertito, ha sostenuto che si trattava di un «tropo antisemita» e che era come «sputare addosso» a Ben Shapiro, che porta sempre la kippah.   Nello studio viene menzionato pure il vescovo Joseph Strickland, che – a riprova di una certa ignoranza sulle questioni religiose sulle quali la dozzina di autori vuole discettare – viene descritto in modo inesatto come un «ex» vescovo cattolico. Sebbene Strickland sia stato rimosso da Bergoglio dal suo incarico di vescovo di Tyler, Texas, nel novembre 2023, non è stato scomunicato né privato dell’ordine sacerdotale. È noto inoltre che secondo la dottrina cattolica il titolo di vescovo non può essere tolto.   Tra gli autori di fatto non vi sono cattolici e vi è forse un solo cristiano, l’evangelico Johnnie Moore, già capo di alcune commissioni ed enti con la parola «libertà» nel titolo, nonché premiato con una medaglia al valore dal Simon Wiesenthal Center, l’organizzazione ebraica intitolata al celebre «cacciatore di nazisti».   Il protestante Moore ha assunto un ruolo attivo nella promozione dello studio dell’NCRI sui social media, difendendolo di fronte al massiccio contraccolpo della Owens e decine di altri commentatori cristiani.   «Il termine CRISTO È RE… viene dirottato dagli estremisti antisemiti per manipolare i cristiani», ha affermato Moore giovedì.   Come scrive LifeSite, lungi dall’essere un centro di ricerca «neutrale» di terze parti, l’NCRI è legato a diversi gruppi di sinistra e ha promosso molti punti di discussione del Deep State sin dal suo inizio.   Nel 2021, ol Finkelstein è apparso sulla trasmissione di inchiesta americana 60 Minutes per criticare la «disinformazione» sui vaccini anti-COVID e sull’uso delle mascherine. Il suo gruppo ha anche affermato che i «propagandisti russi» erano da biasimare per la «disinformazione» in atto.   Nel 2019, l’NCRI ha stretto una partnership con la radicale anti-Defamation League (ADL), potente ente che funge da «inquisizione» di idee non allineate, che di recente dalle questioni ebraiche si è spostato su temi come razzismo e omofobia, cercando di colpire anche figure del calibro di Tucker Carlson e Elon Musk. Un comunicato stampa emesso all’epoca spiegava che avrebbero «prodotto una serie di report che analizzassero in modo approfondito il modo in cui l’estremismo e l’odio si diffondono sui social media».   L’ADL consiste de facto in un gruppo di pressione ebraico che ha diffamato i cattolici tradizionali e attaccato la Santa Messa tradizionale per molti anni. Il Finkelstein ha lavorato come Research Fellow per l’ADL dal 2018 al 2020. Moore stesso ha prestato servizio come membro del Board of Trustees dell’ADL a Los Angeles. Moore ha anche lavorato con la Middle East Task Force dell’ADL.   L’NCRI è stato sostenuto da altri gruppi di sinistra e sionisti. La testata di sinistra Mint News riferisce che avrebbe ricevuto oltre 1 milione di dollari dalla Israel on Campus Coalition (ICC), un gruppo che cerca di diffondere il sionismo nei college statunitensi. La testata di sinistra Grayzone ha anche scoperto che l’NCRI ha elencato la Open Society Foundation di George Soros come affiliata fino a quando non ha eliminato quella sezione dal suo sito web nel 2021.   L’attuale sito web dell’NCRI include un elenco di consulenti strategici. Tra questi c’è il professor Robert George di Princeton. George è cattolico e ha legami con molti gruppi influenti e importanti cattolici coinvolti nella politica a Washington DC. Ha trascorso molti anni a promuovere il dialogo tra cattolici ed ebrei.

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Membro del Council on Foreign Relations (CFR), il George sembra aver incontrato Finkelstein durante gli anni del college, quando Finkelstein frequentò Princeton, scrive LSN. Il Finkelstein fu anche visiting scholar per il James Madison Program di Princeton, di cui George è a capo.   Il George ha condiviso un articolo sul suo account X questa settimana, invitando i cattolici a «1essere solidali con i nostri fratelli ebrei». Sebbene non abbia condiviso il rapporto del NCRI, ha condiviso un saggio scritto dal cardinale Timothy Dolan di New York. Il saggio è stato pubblicato un giorno prima della pubblicazione dello studio del NCRI e rimproverava «coloro che sui social media si definiscono cristiani ma diffondono odio contro gli ebrei». La tempistica della pubblicazione dell’articolo solleva la questione se sia stato coordinato per amplificare il messaggio del NCRI.     Da tempo Renovatio 21 aveva in cuore la stesura di un articolo intitolato «Basta con Jordan Peterson», per porre argine all’immeritata popolarità che l’ex accademico canadese ha in tanti ambienti conservatori e non solo. Solo chi non conosce la sua figura può essere colpito dal fatto che l’uomo che ha basato la sua fama sul rifiuto di sottomettersi al linguaggio altrui opponendosi ai pronomi gender all’università ora firma saggi per condannare chi usa una propria espressione religiosa.   L’espressione «Cristo Re» ha le sue radici nella Bibbia dove Gesù è detto Re (basileus), Re dei Giudei (basileus ton Iudaion), Re d’Israele (basileus Israel), Re dei re (basileus basileon) per un totale di 35 volte.   La regalità di Cristo,e la necessità di principi e governanti di sottomettersi ad essa, è ribadita consistentemente nell’enciclica Quas Primas del 1925 di Papa Pio XI : «non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all’impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l’incolumità del loro potere, l’incremento e il progresso della patria».   Va quindi considerata come pura spazzatura e manipolazione tutta la serie di video lezioni che il Peterson ha dedicato alla Bibbia e alla figura di Cristo, che riesce ad intendere, secondo la mentalità junghiana che emerge dal suo lavoro universitario, come simbolo, più che come realtà vivente ed eterna.   Renovatio 21, che lotta costantemente contro la piaga dell’uso degli psicofarmaci, ricorda anche come il Peterson mentre dava al mondo i suoi consigli per vivere meglio (con libri tradotti in italiano anche da Mondadori) in realtà assumeva benziodiazepine sino a divenirne dipendente. Sparito per un periodo dalla circolazione, si raccontò poi che i famigliari lo avevano portato in Russia e in Serbia per curarsi.   Di lì a poco sarebbe stato assunto dal Daily Wire, il gruppo mediatico dell’ebreo Ben Shapiro, che gestiva stelle di YouTube a fior di milioni di dollari (Stephen Crowder, che doveva entrare nel gruppo ma rifiutò, parlò di un contratto da 60 milioni di dollari), arrivando a finanziare persino la creazione di un polo cinematografico che si voleva alternativo ad Hollywood: da dove arrivassero tutti quei soldi, piovuti improvvisamente in ambiente conservatore, in molti se lo sono chiesti più volte.

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Uscito dalla crisi psicofarmaceutica e dall’università, il Peterson riemerse in un incredibile video in cui pranzava in Israele assieme a Ben Shapiro e al premier dello Stato Ebraico Beniamino Netanyahu. Osservando il video, si possono notare persone che mangiano sullo sfondo, a indicare che il video era stato concepito per sembrare il più casuale e naturale possibile (si può mangiare nella stessa stanza di Netanyahu, una delle persone più minacciate al mondo? Davvero?).   Già quel video faceva capire il disegno complessivo, che rivela una verità profonda e risalente: l’intero movimento conservatore è infiltrato dagli interessi di un etno-Stato, con le icone e le vedette intellettuali concupite e messe a libro paga (e forse, qualcuno sussurra pensando al caso Epstein, ricattate).   Il conservatorismo, ha detto E. Michael Jones (un altro che ha avuto i suoi problemi con ADL e compagni) è un meccanismo creato «per farti rimanere stupido».   L’industria culturale, anche ai tempi di YouTube, anche per la destra, funziona così: narcosi e manipolazione pura.

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Ecco il reato di femminicidio. E la fine del diritto

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Femminicidio, tanto tuonò che piovve. Di questa ennesima «conquista di civiltà» si era già tanto sentito a fasi intermittenti, e i giochi sembravano fatti da tempo.

 

Il termine sgangherato circolava da quando quella idea distorta era già stata inoculata di soppiatto in quel capolavoro di brigantaggio legislativo che aveva assunto da solo il titolo onorifico di «Buona scuola». Infatti, faceva corpo unico col pacchetto avvelenato del gender per tutti, da distribuire nelle scuole di ogni ordine e grado per la formazione adeguata delle inermi giovani generazioni.

 

Un pacchetto confezionato nientemeno che a Istanbul, nel 2011 con la Convenzione stilata lì, chissà perché, dal Consiglio Europeo. Dunque farina del sacco di Bruxelles, come tutto il ciarpame che viene prodotto e distribuito da anni nella indifferenza o nella ignoranza di popoli da esso contaminati e oppressi. Infatti, tutto viene metabolizzato e alla fine legittimato in un processo di adeguamento passivo che sembra non dare scampo.

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Il DDL accolto trionfalisticamente dalle signore (ma anche dai signori) della politica, è lo specchio di un degrado culturale e in particolare giuridico che potrebbe diventare inarrestabile, di cui essi non arrivano minimamente a valutare le conseguenze, per grossolana ignoranza in alcuni casi, ma forse per mirata malafede in altri.

 

Di certo, ancora una volta si va ad intaccare il meccanismo sapiente e coerente, e per questo delicato, del sistema penale, ignorando o mettendo in programma conseguenze capaci di minare gli stessi assetti, peraltro già traballanti, dell’ordinamento giuridico e istituzionale.

 

Per mettere a fuoco correttamente quale sia veramente la posta in gioco, occorre lasciare da parte il contorno folkloristico del piagnisteo fuori tempo massimo e fuori luogo in cui il politicume di ogni colore cerca di ritagliare una propria aggiornata credibilità.

 

Tra Sette e Ottocento, menti illuminate e sostenute da una solidissima cultura umanistica, sentirono l’urgenza di dedicarsi allo studio della legge penale, con la speranza e la volontà di apportare ad essa quel contributo di conoscenza e di pensiero con cui gettare le basi dei moderni sistemi penalistici.

 

Era stato messo a fuoco come il problema eterno del delitto e della pena, da sempre fondamentale per la vita di una comunità organizzata, in un tempo in cui la tortura era ancora uno strumento per «rendere giustizia», portava con sé quello di un nuovo rapporto tra cittadino e potere che doveva essere e poteva essere riformulato sulla scia degli eventi rivoluzionari.

 

Si trattava di fondare lo «stato di diritto», dove il cittadino possa ottenere la protezione della legge anche nei confronti del potere costituito, e in cui tutte le moderne società sedicenti «democratiche» aspirano a sentirsi incastonate (va detto per onore di cronaca che per nostra signora di Bruxelles lo stato di diritto significa dovere dei sudditi di obbedire simul ac cadaver alle «regole» UE).

 

Ci si è resi conto che il diritto penale deve dunque difendere la società dai comportamenti antisociali dei singoli, ma anche dall’arbitrio del giudice e del legislatore. Ma queste finalità possono venire raggiunte attraverso l’elaborazione di un sistema di norme ordinate secondo una logica precisa e articolata. Con una tecnica legislativa capace di garantire il più possibile quegli obiettivi attraverso una precisa rete concettuale, che non deve lasciare spazio alla distorsione dei principi e della loro vocazione ordinatrice.

 

Anzitutto debbono essere individuati i valori che assicurano le condizioni di conservazione e sviluppo della società e che, come tali, vengono chiamati «beni giuridici».

 

Il reato è il comportamento lesivo che, offendendo quei valori predeterminati, mette in pericolo queste condizioni, e deve essere combattuto attraverso la minaccia prima, e l’applicazione poi, della pena da parte dello Stato. Questo assume il ruolo di chi subisce l’offesa in quanto espressione della intera collettività, e dispone del potere di infliggere la sanzione utilizzando i mezzi necessari allo scopo.

 

Se il reato è dunque la violazione di un valore meritevole di tutela, quello che viene punito è il fatto che viola il bene giuridico, indipendentemente dalle qualità di chi sia vittima del reato, qualità che incidono soltanto sulla gravità e quindi eventualmente sulla quantità della pena.

 

I fatti lesivi del valore tutelato vengono «tipizzati» cioè indicati in schemi astratti predeterminati che limitano l’oggetto dell’accertamento del fatto concreto da parte del giudice. La tipizzazione garantisce all’individuo di non essere esposto ad una incriminazione e ad un giudizio arbitrari, e al tempo stesso definisce il valore oggettivo tutelato, ovvero il bene giuridico violato dal fatto indipendentemente dal soggetto che ne sia portatore particolare.

 

Così, se ad essere tutelata è la vita umana, o la proprietà, o la fede pubblica, il valore offeso rimane il medesimo chiunque sia la persona offesa, salvo la graduazione della pena, come si diceva, se il fatto è stato commesso ai danni ad esempio di un minore o di persona in condizioni di menomazione fisica o psichica.

 

La tecnica normativa non si manifesta dunque come un informe catalogo di divieti e di minacce, ma come una rete concettuale determinata volta a comporre le esigenze contrapposte di difesa della società e di difesa da un uso arbitrario del potere punitivo. Si tratta di un sistema che risponde ad una logica che garantisce nei limiti del possibile l’applicazione corretta della legge e il soddisfacimento di quelle esigenze di tutela.

 

Così ad esempio, per venire al caso in questione, se il reato venisse calibrato sulle caratteristiche della persona offesa, avremmo un sistema penale basato su discriminazioni e privilegi, cioè esattamente in opposizione con quella che riconosciamo come una conquista di civiltà giuridica, ovvero di civiltà tout court.

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Un ritorno al tempo che pensavamo seppellito per sempre nella modernità, in cui l’uccisione di un feudatario era ritenuto più grave di quella del servo della gleba, e punito di conseguenza. E viene in mente in proposito la tremenda pena per squartamento, peraltro non proprio eccezionale, inflitta all’attentatore di Francesco I qualche secolo fa.

 

Ma tutto questo sfugge evidentemente ai virtuosi promotori, ai propagandisti di regime, ai mestatori di ogni risma, a politici impegnati per definizione, non si sa bene in cosa, fino alla Presidenza del Consiglio e dintorni, dove si fa sfoggio di qualche carenza formativa almeno sul piano dei concetti giuridici più elementari. Carenza che peraltro non andrebbe sottovalutata.

 

Infatti, in questa nuova forma di reato di genere, si potrebbe vedere, in fondo, il rovescio di quell’ «uccidere un fascista non è reato» che spopolava nei tempi d’oro della guerra per bande politiche. Perché il principio è lo stesso: il reato dipende dalla qualità della vittima. Ma su una base del genere si possono aprire scenari di ogni tipo nel grande varietà in movimento di cui siamo spettatori spesso attoniti.

 

Non occorre spendere ancora parole sulla disperante campagna fumogena che viene alimentata sul tema e che è ormai sotto gli occhi di tutti. Ma basterebbe che si acquisisse coscienza anche della estrema pericolosità dello slittamento di un intero sistema normativo che, con inaudita irresponsabilità da parte degli organi di governo, viene intaccato nei suoi cardini e nelle sue chiavi di volta.

 

Perché senza una presa di posizione fortissima contro questa deriva da parte di giuristi e politici oculati, le conseguenze potranno diventare incontrollabili.

 

Patrizia Fermani

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