Pensiero
Notte di Valpurga, il demone sopra Kiev
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Questa è la notte di Valpurga.
Il suo nome deriva da una santa monaca bavarese vissuta 1300 anni fa, Valpurga di Heidenheim (710–777). La ricorrenza, tuttavia, è molto antecedente. In questa notte, i popoli dell’Alta Europa hanno per millenni celebrato la primavera con riti propiziatori, e la festa continua ad essere sentita in un’ampia porzione del continente.
Secondo una tradizione germanica che data il IV secolo, questa è la notte in cui le streghe, nell’ora del loro massimo potere, escono a ballare e cantare alla Luna con i demoni a far loro compagnia nel sabba più grande.
Il popolo, per tener lontano gli spiriti malvagi, accende falò nei campi, e prega per l’intercessione Santa Valpurga, considerata nemica di pesti, malattie e della stregoneria.
Questa è quindi la notte delle streghe, e ancora oggi in Baviera la chiamano infatti Hexennacht, dove hexen è l’arcaico lemma tedesco per lo stregone e la magia nera.
La visualizzazione spiritualmente più profonda – e oscura – della notte di Valpurga la diede Walt Disney nel suo capolavoro Fantasia (1940).
Nell’ultimo segmento del cartone musicale del 1940, Disney procede ad una ricchissima interpretazione visiva de Una notte sul Monte Calvo (1867), il poema sinfonico di Modest Petrovič Musorgskij ispirato alle leggende slave e alla storia del sabba delle streghe.
Il film Disney è visionario sino ad essere inquietante. Nella notte di Valpurga, un enorme figura nera emerge dal monte che domina la città, spiegando le sue immense ali di pipistrello: è Chernobog, letteralmente il «dio nero», antica divinità degli slavi menzionata per la prima volta da Elmoldo di Bosau quasi un millennio fa nella sua Chronica Slavorum.
Chernobog nel cartone copre con la sua ombra l’intero villaggio degli uomini, puntando con il dito le case, la chiesa, il cimitero. Un torrente di spiriti si levano dalla terra per volare ordinati verso di lui. Sono anime di soldati, arpie, cavalieri, diavoli, satiri, licantropi, avvoltoi, sono anime di defunti… Chernobog permette loro di ballare sul suo monte, per poi prenderli a manciate e scagliarli sadicamente nel fuoco dell’inferno. Compaiono delle graziose figure femminili fatte di fuoco che danzano dinanzi al dio: Chernobog le trasforma in esseri orrendi. Le anime sono trasformate in orrendi esseri zooantropomorfi, in demoni deformi, tuttavia essi continuano a ballare, nella sottomissione più demente alla crudeltà di Chernobog.
Si tratta di un pezzo di audiovisivo sommamente inquietante – specie se pensiamo che dovrebbero vederlo i bambini. Specie se lo guardiamo attraverso il filtro dell’ora presente.
Walt Disney disse apertamente che per lui Chernobog era Satana. Anche il narratore del film, il compositore americano Deems Taylor, riferì che per lui quella figura era il demonio.
Ora, c’è da ricordare che il Monte Calvo inteso da Mussorgsky è il Lysa Hora, un monte appena fuori Kiev. Si tratta di un luogo centrale nel folklore della stregoneria slava, in quanto ritenuto nei secoli sede dei sabba delle streghe.
Anni fa fui portato sul Lysa Hora dai miei ospiti di Kiev. La curiosità era tanta. Il colle è basso, non c’è molto da vedere, e poi era giorno. Varie persone scettiche mi hanno detto che più che altro è un ruolo di ragazzate. Tuttavia via un’amica della capitale ucraina che viveva a Milano, saputo che avevo intenzione di andarci, mi contattò per dissuadermi dal farlo. Era una ragazza cresciuta in una famiglia della Kiev bene, con un MBA fatto all’estero ed un lavoro presso una multinazionale della consulenza. Il suo tono era decisamente serio.
Mentre scrivo, tuttavia, mi viene in mente uno strano episodio di anni prima. Eravamo entrati, di notte, nel forte genovese di Sudak, località della Crimea che un tempo i veneziani chiamavano Soldaia. Il forte era poco altre che un vecchissimo muro che cingeva una collina brulla che dava sul Mar Nero. Era buio pesto, c’era solo la Luna di agosto che rifletteva qualche raggio sull’acqua, i grilli, nient’altro. Inoltratici di qualche passo, fummo raggiunti da un grido. Qualcuno si stava rivolgendo a noi, dalla distanza. Si avvicinò un giovane su un cavallo dal pelo chiaro, con in mano una torcia fiammeggiante. Ci disse, piuttosto brusco, che ce ne dovevamo andare. Quindi se ne tornò galoppando poco più in là, dov’era un gruppo di ragazzi e ragazze che lo aspettavano. Il mattino dopo tornammo sul posto, che aveva ripreso le sue sembianze turistiche, con il rivolo di russi in villeggiatura che entravano e uscivano dal forte che ci era stato interdetto la sera prima. Fu lì che per la prima volta, in una bancherella di un ragazzo biondo con lunghi capelli dorati, vidi un kolovrat. Una svastica slava, che era riprodotta in pendagli, collanine, amuleti, braccialetti, ovunque: era bigiotteria rodnoverica, chincaglierie del revival neopagano slavo, tutte con quella bella croce uncinata. Si tratta di quel segno dietro al quale, oggi, cercano di camuffare la mistica del III Reich in auge nei battaglioni – cioè nell’esercito – dell’Ucraina.
Di fatto, Chernobog non è lontano nemmeno dalla Crimea. Renovatio 21 è stata praticamente l’unica testata, in Italia, a insistere su un fatto significativo: a Mariupol’, dove si era stabilito, il battaglione Azov ha eretto un tempio al dio Perun, il signore del tuono del neopaganesimo rodnovery. Il dio antico si è levato, e ha puntato il suo dito nero sulle case…
Chi mi segue sa dove voglio arrivare.
Un dio oscuro – un demone – ha puntato il suo dito sull’Ucraina. L’ha suscitata, l’ha deformata, l’ha fatta ballare, l’ha offerta in sacrificio a se stesso, con estrema crudeltà – proprio come nell’esoterico spezzone di Disney.
Stragi insensate, fiumi di sangue: per cosa? Per il Donbass? Per la Crimea? Per Kiev? Per la NATO? per la UE? No, prima di tutto, lo fanno perché qualcosa si è risvegliato nella loro terra, qualcosa di profondo, di irresistibile, li spinge verso scelte irrazionali come quella di combattere ciecamente contro il colosso russo e invocare senza requie la Terza Guerra Mondiale con le atomiche occidentali.
Dobbiamo a questo punto ricordare che questa è anche la notte in cui, in teoria, si è sparato Adolfo Hitler. Lo ha fatto in un bunker, circondato ancora da qualcuno con la svastica al braccio e qualche mostrina runica, annegato nell’odore di orina, e con i russi alle porte.
La storia in queste ore si ripete a Mariupol’. Bunker disperati, russi che avanzano, rune e kolovrat. Divinità risvegliate che portano la rovina.
Disney faceva sparire Chernobog e i suoi demoni con l’arrivo del giorno, anzi, con i rintocchi del campanile della chiesa, ognuno dei quali era un colpo tremendo assestato contro il demonio.
Noi siamo qui a pregare Santa Valpurga che passi la tenebra, che la stregoneria finisca. Che queste mostruose potenze dell’aria non si riversino ad Ovest: Francia, Germania, Italia potrebbero essere ad un passo dal risveglio del grande demone sacrificale, potrebbero finirci dentro per contagio. Vi potete immaginare cosa può succedere in una società sfibrata, contaminata, impoverita, isterizzata, affamata come quella dell’era pandemica, perché degli assaggi, se ci pensate, ce li avete già avuti.
Ci resta solo da dirvi: state pronti anche per questo.
La notte di Valpurga dell’Europa potrebbe essere lunga.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Marian Gonzalez via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0); immagine modificata.
Pensiero
«Chiesa parallela e contraffatta»: Mel Gibson cita Viganò nel podcast più seguito della Terra. Poi parla di Pachamama, medicina e sacrifici umani
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2025/01/Mel-Gibson-Rogan-0125-YT-scaled.jpg)
Joe Rogan, il podcaster più seguito del pianeta, ha avuto come ospite ieri l’attore e regista cattolico Mel Gibson. La conversazione, della durata di più di due ore, è stata ricchissima di spunti altissimi e talvolta piuttosto sorprendenti, impressionanti.
L’intera intervista è segnata da un continuo ritorno alle questioni spirituali, non solo per l’annuncio di Gibson della preparazione di un film chiamato La Resurrezione di Cristo che abbraccia un racconto che va dalla caduta degli angeli ribelli sino a Nostro Signore risorto – un seguito ideale della sua Passione di Cristo, con il quale, ha detto il cineasta, vuole ambiziosamente rispondere alla domanda sul perché il regno del Bene e il regno delle Tenebre si contendano l’anima dell’umanità, umanità che è imperfetta.
Gibson, che mentre partecipava al podcast sapeva che la sua casa di Los Angeles stava andando in cenere nel grande incendio in corso, ha parlato della sua spiritualità cristiana non risparmiando dettagli, e confessando il suo essere «imperfetto», al punto di dichiararsi, «come risaputo, alcolizzato dalla nascita» e di essere stato aiutato da Dio a uscire dai suoi momenti bui.
Oh boy… 👀
Mel Gibson says the Pope and the Vatican are Surrounded by Child Molesters — He Believes the Catholic Church is Now a Counterfeit Paralle Church that runs an Entirely Different Religion
• On current Pope Francis, Mel believes he’s covering up or involved in… pic.twitter.com/XqPK1AOIB6
— MJTruthUltra (@MJTruthUltra) January 9, 2025
Va subito sottolineata la citazione che Gibson ha fatto di monsignor Carlo Maria Viganò e del discorso sulla chiesa attuale «parallela» e «contraffatta».
«Non aderisco alla chiesa postconciliare» ha detto Gibson, ottenendo dal Rogan una richiesta di spiegazioni. Mel, noto sedevacantista come lo era il padre Hutton Gibson, ha con molta cautela cominciato a spiegare dinanzi a milioni e milioni di utenti il problema di quello che ha chiamato «l’evento», cioè il Concilio Vaticano II, e ancora prima quello dell’elezione di Giovanni XXIII.
Gibson ha quindi parlato della fumata bianca che si era avuta durante quel conclave, subito seguita da una fumata nera: una probabile allusione ai discorsi sulla «Tesi Siri», secondo la quale a quel conclave (e forse non solo a quello), sarebbe stato eletto papa il cardinale arcivescovo di Genova, il tradizionalista Giuseppe Siri, che non sarebbe però arrivato al Soglio per minacce indicibili.
Gibson ha quindi proseguito spiegando ad un scandalizzato Rogan – che, nato in ambiente cattolico italo-irlandese, si è sempre dichiarato ateo e non si è mai tirato indietro rispetto a colpire la chiesa – la questione della Pachamama, mostrando immagini di un evento con la Pachamama del 2019.
Wow. Mel talking to Rogan about Pachamama and Francis 😳 pic.twitter.com/W0d8MjXxMx
— Anthony (@Catholicizm1) January 9, 2025
«Abbiamo un papa che ha portato un idolo sudamericano in chiesa per adorarlo» ha detto Gibson.
«Davvero?» ha replicato Rogan apparentemente sbalordito, al che Gibson rispose: «Sì, la Pachamama».
Rogan ha chiesto a Gibson di chiarire cosa fosse la Pachamama, dicendo di non averne mai sentito parlare, e Gibson ha spiegato che si tratta di una «divinità sudamericana».
«Perché avrebbe dovuto farlo?» ha chiesto ancora uno sconcertato Rogan. «Bella domanda. Ma lo ha fatto» ha risposto gentilmente il Gibson.
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Alla domanda dell’intervistatore se Bergoglio avesse spiegato perché ha permesso che si verificasse l’evento Pachamama, Gibson ha menzionato la storia di indifferentismo religioso di Francesco, promuovendo il concetto che «tutte le religioni sono buone l’una quanto l’altra».
«Se questa è la sua tesi» ha detto Gibson prima che Rogan lo interrompesse, «allora non dovrebbe essere il papa».
«Come puoi essere il papa se dici “tutte le religioni sono ugualmente buone?”», si è chiesto l’ateo Rogan ad alta voce.
Il divo ha quindi usato apertamente e ripetutamente il termine «apostasia», che l’intervistatore pare aver capito, sottolineando che di mezzo ci sarebbe il Primo Comandamento che proibisce di adorare falsi dei.
«Sì, è il numero uno nella hit-list mosaica , ha risposto Gibson, riferendosi ai Dieci Comandamenti dati a Mosè.
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Gibson e Rogan anno parlato degli scandali di pedofilia nella Chiesa, con il podcaster corretto dal divo quando ha detto che questo papa, che gli sembra «progressista», non aveva coperto gli abusi come Ratzinger.
Gibson ha poi parlato di medicina, raccontando di tanti suoi malanni, della frequentazione di un medico guaritore cinese (approvato da un suo consulente spirituale, un gesuita «tradizionalista») e di altri rimedi farmacologici – ha usato il termina «allopatico» – e della censura che si abbatte su di essi.
Gibson era già stato da Rogan anni addietro assieme ad un dottore esperto per parlare dei benefici delle cellule staminali – non fetali, ovviamente – alle quali aveva sottoposto il padre Hutton negli ultimi anni prima che morisse, con esiti molto positivi, come, ha rivelato nel caso della sua spalla. La figura del padre è tornata spesso nell’intervista: Gibson ha ricordato le sue numerose vittorie a Jeopardy! il Lascia o raddoppia della TV americana di una volta. «Aveva una memoria quasi-fotografica» ha detto l’attore del padre, «mentre io ho una memoria pornografica».
Mel ha raccontato che il padre era stato in guerra nel Pacifico e aveva preso la malaria, guarendo poi con l’idrossiclorochina. Il discorso ha aperto la stura ad una serie di discorsi sui farmaci, posti con delicatezza, sull’ivermectina e pure su altre sostanze ora usate totalmente off label contro il cancro a stadio avanzato.
GIBSON: “I have three friends. All three of them had stage four cancer. All three of them don’t have cancer right now at all.”
ROGAN: “What did they take?”
GIBSON: “Ivermectin, Fenbendazole” pic.twitter.com/onLx5bvDcG
— Chief Nerd (@TheChiefNerd) January 10, 2025
Il regista ha confessato di aver preso il Remdesivir – controverso farmaco anti-COVID approvato in USA – e di essere stato male per mesi. Ha quindi detto di aver letto il libro di Robert Kennedy jr. su Anthony Fauci, scatenando una conversazione, ripresa più volte, sull’incontrovertibile malvagità del personaggio, con riferimenti ai danni fatti da Fauci ai tempi dell’AIDS.
🚨MEL GIBSON: “I don’t know why Fauci is still walking around? I listened to the RFK Jr book on Fauci driving up to San Francisco. It gave me road rage.”
JOE ROGAN: “They kept that book off of bestseller lists. It was censored. Why was RFK Jr never sued for that book? That’s… pic.twitter.com/KF4MNcf5rs
— Autism Capital 🧩 (@AutismCapital) January 10, 2025
Il cineasta è sembrato, sia pure forse nervoso, molto cauto e dosato nella conversazione – come un uomo che sa molto di più di quello che dice, e fa la cortesia all’ospite di non essere troppo diretto e brutale, arrivando a dare suggerimenti di libri di storia, di cui ha dimostrato di essere un famelico lettore, e perfino di testi per smettere di fumare.
Tutta l’intervista, in realtà è sembrata una danza del cattolico Gibson attorno all’ateo Joe Rogan, che è sembrato a tratti capire il gioco e lasciarsi trasportare senza fare resistenza, persino quando Gibson ha rifiutato fermamente l’idea dell’evoluzione di Darwin, e soprattutto quando gli ha mostrato il mistero della Sacra Sindone di Torino.
GIBSON: “I have three friends. All three of them had stage four cancer. All three of them don’t have cancer right now at all.”
ROGAN: “What did they take?”
GIBSON: “Ivermectin, Fenbendazole” pic.twitter.com/onLx5bvDcG
— Chief Nerd (@TheChiefNerd) January 10, 2025
Degno di nota il riferimento al film capolavoro di Gibson Apocalypto, che Rogan ha detto di essere grandioso e di averlo rivisto di recente. Gibson ha spiegato la genesi del film, per poi entrare in un discorso articolato sul collasso della civiltà, e dichiarare che i sacrifici umani visti nella pellicola sono presenti ancora nella nostra società non differentemente da quella dei maya.
«Il sacrificio umano è vivo e vegeto» ha scandito Gibson, con Rogan che ha detto, che sì, ha solo cambiato forma, alludendo alle morti indotte dalla medicina. Qualcuno può aver avvertito che il non detto, che vibrava giocoforza dentro il cattolico Gibson, era l’aborto, che epperò non è stato spalmato in faccia al già liberal, sedicente abortista Rogan. I due hanno quindi convenuto in un’idea della guerra come sacrificio umano della gioventù.
Si esce dalle due ore di ascolto del podcast grati sino ad essere un po’ frastornati: la comprensione della catastrofe della chiesa conciliare, la comprensione del disastro della medicina moderna, la comprensione della Necrocultura, la comprensione del ritorno del sacrificio umano non solo solo temi che potete trovare su Renovatio 21: sono questioni che sono ad un passo dal divenire mainstream.
Se non è questo un momento per essere speranzosi, quale lo sarà?
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Storia delle bandiere rosse e nere nei movimenti di liberazione dell’America Latina
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Francobollo sovietico del 1966 commemorante il Poeta Eugène Pottier (1876-1887) e le barricate della Comune di Parigi CC0 via Wikimedia
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Hector Moloch, «La Framassoneria e La Comune». Immagine CC0 via Wikimedia
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Battaglioni rossi della Casa del Obrero Mundial (1915). CC0 via Wikimedia
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Augusto Sandino. Immagine CC0 via Wikimedia
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Murales nicaraguense che ritrae Fonseca (a sinistra con gli occhiali) CC0 via Wikimedia
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Ricostruzione della Bandiera delle forze sandiniste di Muago CC BY-SA 4.0 via Wikimedia
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Daniel Ortega. Immagine di Cancilleria Ecuador CC BY-SA 2.0 via Wikimedia
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Pensiero
Dugin parla di rivoluzione nella destra americana
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Il filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin spera che le sanzioni statunitensi vengano presto revocate, così da poter visitare il Paese e sperimentare quello che ritiene sarà un cambiamento politico storico sotto la guida del presidente eletto Donald Trump.
La scorsa settimana il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato sanzioni contro il Center for Geopolitical Expertise (CGE) con sede a Mosca, un think tank fondato da Dugin, accusandolo di «alimentare tensioni socio-politiche e influenzare l’elettorato statunitense durante le elezioni statunitensi del 2024», affermando che il CGE ha utilizzato deepfake e strumenti di intelligenza artificiale per diffondere falsità, agendo su richiesta dell’agenzia di intelligence militare russa (GRU). Mosca ha costantemente negato di essersi intromessa nelle elezioni statunitensi.
Reagendo alle ultime restrizioni, il filosofo ha detto sabato: «Spero che nel 2025 mi tolgano le sanzioni. Voglio visitare gli Stati Uniti. Ci sono molti buoni amici lì».
I hope they lift sanctions in 2025 on me. I want to visit US. There are many good friends there. I enjoy bro-revolution and right woke turn. Very curious about new saeculum and First Turn.
— Alexander Dugin (@AGDugin) January 4, 2025
Lo stesso Dugin è stato sottoposto a sanzioni dagli Stati Uniti dal 2015 per quello che Washington vede come il suo ruolo in azioni che «minacciano l’integrità territoriale dell’Ucraina». La designazione è arrivata dopo il colpo di Stato sostenuto dall’Occidente a Kiev nel 2014, che ha scatenato una potente rivolta nel Donbass, ora parte della Russia, che Dugin ha sostenuto.
Dugin ha continuato dicendo che «gli piace la bro-revolution e la svolta woke di destra», definendo così l’arrivo di una certa aria da «fraternità» scolastica che spira nella destra, divenuta al contempo intransigente come il neogoscismo detto woke. «Sono molto curioso del nuovo saeculum e della First Turn». Il filosofo si riferiva apparentemente all’idea che dopo la rielezione di Trump, l’America è entrata in un nuovo ciclo storico, del genere che capita una volta ogni diverse generazioni, una teoria elaborata dai politologi Neil Howe e William Strauss nel libro del 1997 The Fourth Turning e portata avanti in particolare da Steve Bannon – il quale è apertamente nemico di Elon Musk (il bro per eccellenza del nuovo trumpismo).
Dugin ha descritto la vittoria di Trump sulla democratica Kamala Harris come una «vera rivoluzione ideologica» che alla fine aprirà la strada all’America per liberarsi dall’iper-individualismo, dalla cultura della cancellazione e dall’odio per il proprio retaggio.
Dugin è noto come fervente difensore dei valori tradizionali, falco della politica estera e ideologo dell’«Eurasiatismo», l’idea di un blocco geopolitico che unisca Europa e Asia per respingere il progressismo occidentale. I media occidentali spesso si riferiscono a lui come al «cervello di Putin», a causa della sua presunta influenza sul presidente russo. Tuttavia, classifica sui maggiori pensatori geopolitici ascoltati dal Cremlino non lo vedono ai primi posti: secondo alcuni, l’idea di Dugin vicino a Putin serve dunque, soprattuto, alla propaganda antirussa.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa i libri di Dugin sparirono improvvisamente da Amazon. Se ne accorse, mesi dopo, anche il giornalista televisivo americano Tucker Carlson.
Il filosofo l’anno scorso diede una lunga, densissima intervista allo stesso Carlson, mostrando la profondità del suo pensiero storico-filosofico nell’analisi della situazione dell’ora presente riguardo all’imperio del liberalismo omotransumanista.
Dugin ha pagato il prezzo più alto possibile per le sue idee, un prezzo persino superiore alla morte: come noto, la figlia Darja Dugina è stata uccisa da un’autobomba a Mosca due anni fa. Secondo i servizi segreti americani la giovane è stata uccisa dagli ucraini.
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Immagine di Fars Media Corporation via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International; immagine tagliata
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