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«La gestione della barbarie». Il vero motivo per cui stanno armando gli ucraini

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Seguendo le notizie si ha l’impressione che gli ucraini abbiano perso il controllo anche della narrazione mediatica. In realtà non lo hanno mai avuto. Sono stati coperti, fino all’impossibile, dai media occidentali.

 

I quali hanno fatto ingollare allo spettatore NATO ogni sorta di balla colossale. I martiri dell’isola dei serpenti (che si sono arresi e stanno bene). Il fantasma di Kiev (che è reale quanto Tex Willer). I russi che con i tank passano sopra un’automobile in corsa (era un tank ucraino).

 

Ora la questione dei russi che attaccano la centrale nucleare più grande d’Europa. Ecco subito il premier attore Zelens’kyj che fa un video per tutte le nazioni del mondo: venite qui, combattete al posto nostro.

 

I media hanno mentito, alterato fino alla spudoratezza più schifosa, in un modo perfino più meschino di quanto fatto con questi due anni di pandemia. Del resto, il loro compito non era facile: bisognava in tutti i modi far dimenticare che l’Ucraina di oggi nasce da una rivoluzione colorata, cioè un golpe, nel 2014 – e che nonostante gli aiuti di USA e soci, il suo stato rimane socioeconomicamente disastrato, con l’eccezione dei pasciuti oligarchi, che sono quelli che gli aiuti se li pappano e che hanno messo li Zelens’kyj.

Nonostante anni di aiuti di USA e soci, L’Ucraina rimane socioeconomicamente disastrato, con l’eccezione dei pasciuti oligarchi, che sono quelli che gli aiuti se li pappano e che hanno messo li Zelens’kyj

 

Bisognava inoltre far dimenticare l’altro dato interessante: che le varie milizie volontarie ucraine sono in realtà fatte da veri nazisti, nell’accezione più caricaturale del termine: sadici in maniera parossistica. Potete andare a cercarvi qualche informazione sulla strage di Odessa: decine di corpi bruciati in un sindacato della città, una donna incinta strangolata con il filo del telefono. Potete andarvi a vedere un po’ di foto del Donbass, dove hanno operato in questi otto anni, e dove sono morte 14 mila persone. In rete se ne trovano. Non fatelo, però, se siete di stomaco debole.

 

Tutto è sparito. Le svastiche, le stragi, le crudeltà ripetute.

 

Tuttavia, non è di questo livello di menzogna che vogliamo parlare. C’è qualcosa di ancora più immondo in atto, qualcosa che prelude ad una catastrofe di violenza che può durare decenni.

 

Oggi in un TG RAI ho visto un servizio strappalacrime che avverava un’immagine che avevo scritto due giorni fa: si mostrava una donna ucraina fuggita oltreconfine, portando con sé solo la figlia piccola – perché il figlio diciottenne, diceva la giornalista nel servizio, è dovuto restare in Ucraina. Nessuna spiegazione di questa lacerante separazione veniva offerta. Si scivolava via, tra immagine di pianti e misticismo del profugo a go-go. Difficile sapere quanti spettatori – contribuenti RAI – si siano posti la domanda: come mai questo ragazzino ha dovuta lasciare sua madre? Doveva andare a scuola per il compito di matematica? Doveva lavorare? Aveva voglia di stare con gli amici?

 

La risposta a questa domanda ve la possono dare siti come Renovatio 21, pluribannati e blacklistati a livello internazionale da prima del COVID (tutto vero: e ne stiamo ancora subendo di ogni).

 

Lo abbiamo scritto qualche giorno fa: l’Ucraina sta proibendo agli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il Paese. Da quel che si dice, il cittadino maschio se viene trovato al confine viene immediatamente arruolato. Alcuni dicono che basta una tangente di 150 dollari per passare oltre. Non sappiamo: tuttavia, il divieto di espatrio per ogni uomo ucraino è realtà, riportata dalla CNN.

La Russia sta mandando a combattere un esercito di professionisti, qualche migliaia di ceceni in tenuta tecnica, più – se i giornali dicono il vero – i mercenari della Wagner.  L’Ucraina vuole mandare chiunque

 

La Russia sta mandando a combattere un esercito di professionisti, qualche migliaia di ceceni in tenuta tecnica, più – se i giornali dicono il vero – i mercenari della Wagner.  L’Ucraina vuole mandare chiunque.

 

Perché? Semplice: un 18enne morto mentre viene spedito al macello, magari in abiti borghesi, è utile alla causa: lui non sa utilizzare il fucile, il russo che lo fredderà quando questi si avvicinerà, sì. La foto del piccolo civile morto sarà il combustibile perfetto per il conflitto che l’Ucraina non può vincere. Sarà un’arma di ricatto morale per gli Stati NATO, che in ogni modo Kiev sta cercando di tirare dentro: a Zelens’kyj e ai suoi burattinai sembra non interessare che ciò significherebbe, molto letteralmente, la Terza Guerra Mondiale.

 

Non è detto che gli importi, anzi: se mai avessero la fortuna di resistere, e in qualche modo Putin fosse rimandato indietro (improbabile), loro sarebbero lì a spartirsi le nuove miliardate di aiuti da USA, UE, FMI, chiunque. Piatto ricco oligarchico per la ricostruzione. Al popolo ucraino, che è stato mandato a morire per legge, non andrà nulla – come del resto è stato in questi anni, dove partita con debito pubblico pari a zero all’indipendenza del 1992 (100 miliardi di dollari che si accollò Mosca), Kiev è arrivata a indebitarsi mostruosamente, con una popolazione sempre più povera e una superclasse oligarchica ricca da fare schifo.

 

Ecco a cosa serve trattenere i civili: a innescare la Terza Guerra Mondiale.

 

Lo si è capito, c’è bisogno di qualcosa di più per convincere le opinioni pubbliche euroamericane della necessità della guerra finale contro la Russia. Guardate la cautela con cui si muovono: minacciano, sanzionano, ma poi, come Biden, dicono che non manderanno neanche mezzo soldato in Ucraina – al momento.

 

Serve loro qualcosa di forte. Un casus belli morale. La centrale atomica «bombardata» già era una bella trovata, tuttavia è già spenta, con la l’ente ONU per l’energia atomica a smentire l’innalzo della radioattività nella zona e perfino i giornali americani ad ammettere che non ci sono prove che la Russia abbia tirato sull’impianto.

Il progetto, quindi, potrebbe essere quello di bombardarci di immagini di eroici ucraini morti

 

Il progetto, quindi, potrebbe essere quello di bombardarci di immagini di eroici ucraini morti.

 

Secondo lo strambo, lucidissimo, youtuber Gonzalo Lira andrà proprio così: ci sarà un accumulo di prove videofotografiche della «brutalità russa», che altro non sarebbe che il massacro di inesperti fatti schiantare contro l’impressionante forza militare di Putin.

 

Lira, che inizia tutte le sue dirette invocando il nome «Tiffany Dover», è un personaggio interessante: scrittore, regista, si è dedicato poi a temi macroeconomici con blog e canali YouTube di successo, dove poi, a quanto mi sembra di aver capito, ha cominciato a dare consigli riguardo alle donne e alla fuga dal mondo sviluppato, dove dice verrà presto implementato un sistema di controllo sociale di cui i vaccini genici sono solo l’inizio.

 

I suoi video di questi giorni sono fondamentali: si trova in Ucraina. È stato per giorni bloccato in un albergo di Kiev, dove ha aspettato di trovare un modo di spostarsi dai figli piccoli a… Kharkov. Ieri non ha postato nessun video, e infatti siamo un po’ preoccupati.

 

Il cileno-americano definisce il governo di Kiev «il regime Zelens’kyj», e i giornalisti occidentali, suoi compagni di albergo, nei suoi video vengono  apostrofati de visu come «system pigs», «maiali del sistema», servi di una narrazione che sta portando alla catastrofe.

Ci sarà un accumulo di prove videofotografiche della «brutalità russa», che altro non sarebbe che il massacro di inesperti fatti schiantare contro l’impressionante forza militare di Putin

 

Di fatto, Lira ha mostrato qualcosa che i professionisti dell’informazione, ammassati nell’albergo di lusso e in piazza Maidan, non hanno fatto passare: lo sprofondare di Kiev nell’illegalità diffusa. Lo scrittore ha mostrato alcuni video dove si vedono scene di violenza tra ucraini, e ha parlato apertamente del fenomeno. Sostiene che sia uno degli effetti collaterali della distribuzione di Kalashnikov alla popolazione.

 

Lo avrete sentito: Zelens’kyj sta dando fucili d’assalto a chiunque lo richieda. Avrete visto la foto social della deputata Kira Rudik, la preferita dei network americani, dove si è lasciata scappare che in Ucraina si combatte per il «nuovo ordine mondiale».

 


Ci mostrano poi le immagine con le file di comuni cittadini in attesa di ricevere un AK-47. C’è lo studente, il programmatore, l’imprenditrice…

I civili, insomma, devono combattere. Alcuni saranno certamente così scemi da lanciarsi contro l’esercito russo: altre photo opportunity sanguinarie

 

I civili, insomma, devono combattere. Alcuni saranno certamente così scemi da lanciarsi contro l’esercito russo: altre photo opportunity sanguinarie.

 

Li armano perché vogliono un sacrificio umano. È necessario. Il loro sangue, filtrato da social e media della menzogna, è la benzina con cui muovere il mondo verso il suo nuovo assetto.

 

Tuttavia, una parte di questi fucili non finiranno a combattere i russi: no, percoleranno verso la criminalità organizzata, che a quanto detto nella capitale sta già sparando. È un classico panorama del collasso. Mafiosi, signori della guerra, gangster armati e organizzati in bande cominceranno a dettar legge in alcune zone e magari ad interloquire con quel che resta dello Stato e con i servizi dei Paesi stranieri interessati, non diversamente dall’Afghanistan o da qualche Paese Africano.

 

L’Ucraina potrebbe scendere, quindi, in quello che gli strateghi dell’ISIS chiamavano Idarat at-Tawahhus, la «gestione della barbarie». I jihadisti dello Stato islamico prevedevano che il crollo di uno Stato offriva possibilità immani: dopo la prima fase di «vessazione e potenziamento», in cui si strema e si impaurisce la popolazione di un territorio, subentra una seconda fase, dove, sulla scia del crollo dell’ordine precedente , prevale la legge della giungla con i sopravvissuti pronti ad «accettare qualsiasi organizzazione, indipendentemente dal fatto che sia composta da persone buone o cattive».

 

Chi sta armando gli ucraini sta preparando non solo il collasso del Paese, ma il suo sprofondare in uno stato selvaggio, di crudeltà inarrivabile. I Balcani degli anni Novanta. Il Ruanda del 1994. La Siria degli anni 2010… probabilmente moltiplicati per un enorme Paese da 40 milioni di persone con immense ricchezze in fatto di materie prime.

Li armano perché vogliono un sacrificio umano. È necessario. Il loro sangue, filtrato da social e media della menzogna, è la benzina con cui muovere il mondo verso il suo nuovo assetto

 

È pensando a questo che assume un carattere criminale, apocalittico la fornitura di armi agli ucraini da parte dei governi occidentali, in particolare l’Italia.

 

Come è stato notato da molti, portare lì le armi (tranquilli, armi di difesa, dice Salvini), per chiunque, di per sé sarà un’impresa: il Mar Nero è controllato dalle navi russe, visibili mentre galleggiano nere e placide fuori da Odessa. Lo spazio aereo è chiuso. Insomma, la logistica di questa consegna delle armi non è esattamente semplice.

 

Quello che si può pensare, quindi, e che se mai queste armi arriveranno, arriveranno tardissimo, probabilmente a Kiev già caduta. Quindi, a chi andranno in mano alle bande, ai battaglioni nazisti, ai criminali. A chiunque si prepara, magari ulteriormente turlupinato, finanziato e armato da qualche servizio segreto occidentale, a sfiancare la Russia per anni con atti di guerriglia et similia.

 

In pratica, Draghi e compagni stanno armando il caos. Il disordine sanguinario che sta per arrivare, e durare fino a che i gestori della barbarie vorranno sparare con le loro armi.

Una parte di questi fucili non finiranno a combattere i russi: no, percoleranno verso la criminalità organizzata, che a quanto detto nella capitale sta già sparando

 

È semplicemente mostruoso: è la garanzia che la violenza durerà anni, decenni. Che l’instabilità non sarà mai risolta, che l’Ucraina diverrà una Cecenia non guarita (cioè, una Cecenia che non ha incontrato Putin). Palazzi distrutti. Povertà diffusa. Sangue. Sangue. Sangue.

 

Tuttavia, ci preme dire che a usare queste armi nella regressione selvaggia del Paese non saranno solo i neonazi, i gangster e i signori della guerra: lo faranno, di certo, anche alcuni civili. Perché oramai la radicalizzazione della popolazione ucraina (in realtà, abbiamo visto con il COVID, di ogni popolazione umana) è oramai arrivata al punto, la società è polarizzata in modo abissale, l’odio e la volontà di punire sono moneta corrente nello stato attuale – non sappiamo se dobbiamo ringraziare di questo gli algoritmi dei social media o il generale crollo dell’unità sociale inevitabile per lo Stato moderno, che non ha nessun vero collante a tenerlo insieme.

 

Sulle armi che stiamo fornendo ci sarà, quindi, altro sangue, e per anni. La rovina dell’Ucraina, granaio d’Europa, si potrebbe prolungare fino a creare shock sistemici globali, per esempio per il grano (cioè la pasta, il pane, i carboidrati che costituiscono la dieta principale della maggioranza dell’ umanità) così come per il neon e il palladio, che sono assolutamente necessari per produrre i microchip, senza i quali oggi non si costruisce né si vende nulla, nemmeno un bollitore per il té.

Draghi e compagni stanno armando il caos. Il disordine sanguinario che sta per arrivare, e durare fino a che i gestori della barbarie vorranno sparare con le loro armi

 

Pensate all’odio, allo squilibrio, alla distruzione tra gruppi umani su tutta quella terra, che non molto tempo fa era una cosa sola, era Rus’.

 

E poi, su tutto: pensate a questa danza del caos a poca distanza da migliaia di bombe atomiche ex sovietiche. Pensate, come Oppenheimer, alla Bhagavad-Gita: «Ora sono diventato la Morte, il distruttore di mondi».

 

La domanda da porsi, a questo punto, è se tutto questo non sia programmato.

 

Una zona di barbarie eterna, da tenere accesa fino a che non si decapiterà la Russia e la si spoglierà delle sue ricchezze naturali – o forse, la distruzione non si fermerà fino a ché si eliminerà la Russia per quel che rappresenta: la sovranità dello Stato, la sovranità dei popoli, il rifiuto dell’omologazione globalizzante, il radicamento in qualcosa che gli esseri umani si tramandano nel tempo, la religione, la famiglia.

 

Sì, l’Ucraina va data alle fiamme per bruciare la Russia. Alle porte d’Europa si creerà una terra che sarà reclamata, strage dopo strage, dalla Cultura della Morte.

 

E l’Italia, credete che sia così lontana?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di DS10Portfolio via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine modificata

 

 

 

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Il ministro della Difesa francese: la Russia è «la minaccia più grande»

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La Russia è attualmente il principale avversario della Francia, ha affermato il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu in una recente intervista alla rivista Le Point.

 

In una conversazione pubblicata mercoledì, in occasione dell’uscita del nuovo libro di Lecornu, l’uomo ha parlato delle sfide alla sicurezza che Parigi deve affrontare oggi.

 

Alla domanda su quale paese o attore rappresentasse «la minaccia più grande per la Francia», Lecornu ha risposto: «A parte i gruppi terroristici, è chiaramente la Federazione Russa».

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Lecornu ha affermato che Mosca è stata «ancora più aggressiva» quest’anno rispetto al 2022 e al 2023.

 

La Russia rappresenta una minaccia «non solo per i nostri interessi in Africa, ma anche direttamente per le nostre Forze Armate», ha affermato il ministro, aggiungendo che «il controllo del traffico aereo russo ha minacciato di abbattere una pattuglia francese Rafale».

 

Lecornu ha continuato accusando la Russia di «condurre una guerra dell’informazione» e di «militarizzare nuovi ambienti, tra cui i fondali marini e il cyberspazio».

 

Sebbene il capo della difesa francese non abbia citato incidenti specifici, sia la Russia che la NATO si sono accusate a vicenda di pericolose manovre aeree. A marzo, il Ministero della Difesa russo ha affermato che i suoi jet avevano scortato due aerei da guerra francesi Rafale che stavano volando sopra il Mar Nero, vicino al confine russo.

 

Mosca ha ripetutamente sottolineato che la consegna di armi all’Ucraina da parte di Parigi rischia una pericolosa escalation. A gennaio, la Russia aveva convocato l’ambasciatore francese per la presenza di «mercenari francesi» in Ucraina. Mentre il governo francese ha riconosciuto che i suoi cittadini stavano partecipando al conflitto, ha negato di aver facilitato il loro arrivo sul campo di battaglia.

 

Commentando la posizione ostile di Parigi, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato a maggio che il presidente Emmanuel Macron stava «respirando» russofobia e ha affermato che il leader francese stava cercando di usare una retorica bellicosa per elevare la posizione del suo paese sulla scena mondiale.

 

Cinque mesi fa, in un video pubblicato da lui stesso sabato su Twitter, Macron aveva detto che mentre Parigi cerca di evitare un coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino, potrebbe essere necessario un intervento per dissuadere la Russia dall’avanzare troppo.

 

«Si tratta solo di dire: se andate troppo lontani e minacciate gli interessi della Francia e la sicurezza dell’Europa, allora non escludiamo nulla» scrive sul messaggio. Quali siano gli interessi della Francia in gioco non è noto, a meno che non si tratti dell’Africa coloniale francese, oramai passata in larga parte sotto la diretta influenza di Mosca – a causa anche dell’antipatia ingeneratasi contro Parigi e le sue missioni militari, accusate di addestrare e manovrare i terroristi islamici che sostenevano di voler combattere.

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Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina. Putin ha sostenuto che truppe di Stati NATO già stanno operando sul fronte ucraino, e che l’Occidente sta flirtando con la guerra nucleare e la distruzione della civiltà.

 

Gli stessi francesi, secondo un sondaggio, sono contrari all’idea di soldati schierati su territorio ucraino proposta da Macron, il quale, bizzarramente, aveva poi chiesto un cessate il fuoco per le Olimpiadi di Parigi.

 

Macron, in politica interna, ha incredibilmente accelerato riguardo a temi etici con manovre anticristiane ed antiumane come il rilancio dell’eutanasia e la costituzionalizzazione dell’aborto. Tutto questo avviene mentre fioccano, anche dall’altra parte dell’oceano, speciose voci sulla sua vita privata.

 

Renovatio 21 ha ipotizzato spiegazioni del comportamento del presidente d’Oltralpe su di un piano metafisico, preternaturale.

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Israele dichiara il capo dell’ONU «persona non grata»

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Israele ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres persona non grata, dopo che questi ha chiesto un cessate il fuoco in seguito all’attacco dell’Iran allo Stato ebraico e ha condannato l’ampliamento del conflitto in Medio Oriente.   Martedì, Teheran ha lanciato diverse salve di missili in quella che il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha definito una risposta alle recenti uccisioni da parte di Israele dei leader di Hamas e Hezbollah e di un generale iraniano che si trovava in Libano.   In una dichiarazione rilasciata mercoledì a X, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha annunciato che a Guterres non è più consentito entrare nel Paese e ha accusato il capo delle Nazioni Unite di non aver denunciato «l’attacco abominevole» dell’Iran.  

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«Chiunque non possa condannare inequivocabilmente l’odioso attacco dell’Iran contro Israele, come hanno fatto quasi tutti i paesi del mondo, non merita di mettere piede sul suolo israeliano», ha scritto il ministro. Guterres deve anche «ancora denunciare il massacro e le atrocità sessuali commesse dagli assassini di Hamas il 7 ottobre» e non ha fatto alcuno sforzo per dichiarare il gruppo militante palestinese un’organizzazione terroristica, ha aggiunto il diplomatico israeliano.   Il ministro ha continuato affermando che Guterres «sarà ricordato come una macchia nella storia dell’ONU» per aver dato «appoggio a terroristi, stupratori e assassini di Hamas, Hezbollah, Houthi e ora Iran».   Dopo l’attacco dell’Iran a Israele, Guterres ha affermato in un post su X di essere «estremamente preoccupato per l’escalation del conflitto in Libano» e ha condannato l’ampliamento generale del conflitto in Medio Oriente con «escalation dopo escalation».   «Questo deve finire», ha scritto il segretario generale, sottolineando che «abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco».   Guterres dopo l’annuncio del bando ha effettivamente condannato l’attacco iraniano allo Stato Ebraico.   Parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Guterres ha affermato che è giunto il momento di porre fine a quello che ha definito il «ciclo mortale della violenza del ritorsione» in Medio Oriente.   Rivolgendosi al Consiglio, il segretario generale delle Nazioni Unite ha affermato di aver condannato l’attacco di aprile e «come avrebbe dovuto essere ovvio ieri nel contesto della condanna che ho espresso, condanno nuovamente fermamente il massiccio attacco missilistico di ieri dell’Iran contro Israele».   «Questi attacchi paradossalmente non sembrano sostenere la causa del popolo palestinese, o ridurre le sue sofferenze», ha detto. Ha anche criticato le azioni di Israele nella regione, definendo la campagna militare a Gaza «la campagna militare più mortale e distruttiva nei miei anni da segretario generale».

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Gli scontri tra la diplomazia dello Stato degli ebrei e l’ONU in questo anno di conflitto sono stati plurimi.   Guterres lo scorso novembre aveva chiesto un cessate il fuoco a Gaza, ottenendone in risposta dal ministro degli Esteri israeliano la richiesta di essere cacciato dal segretariato ONU.   Come riportato da Renovatio 21, il segretario ONU da mesi lancia l’allarme riguardo la situazione globale. A inizio anno fa aveva detto che il mondo stava entrando in un’«era del caos».   A fine luglio il Katz aveva avvertito che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan potrebbe finire come l’ex leader iracheno Saddam Hussein, rovesciato e giustiziato da una coalizione sostenuta dagli Stati Uniti, se tentasse di intervenire nella guerra di Gaza.  

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La Russia conferma la liberazione della città di Ugledar in Donbass

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Le forze russe hanno completamente liberato la città di Ugledar, nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), ha confermato il Ministero della Difesa di Mosca.

 

Le forze ucraine avevano controllato l’insediamento dal 2014, quando la DPR dichiarò l’indipendenza in seguito a un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti a Kiev. Ugledar era una posizione strategicamente importante, caratterizzata da alti edifici che dominavano la pianura circostante.

 

«A seguito delle operazioni conclusive delle unità del gruppo di forze “Est”, la città di Ugledar nella DPR è stata liberata», ha annunciato giovedì il Ministero della Difesa russo.

 

Mercoledì sui social media sono comparsi filmati e immagini delle truppe russe al controllo di Ugledar, che mostrano una bandiera issata sul suo edificio amministrativo. Più tardi, nel corso della giornata, l’alto comando ucraino ha dichiarato di aver ordinato «una manovra di ritiro» dalla città. Non era chiaro se qualche unità fosse effettivamente riuscita a lasciare l’accerchiamento operativo.

 

 


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Secondo una fonte della sicurezza che ha parlato con l’agenzia di stampa TASS, le forze russe avevano quasi completato la «pulizia» della resistenza ucraina mercoledì pomeriggio. Alcune unità di Kiev avevano subito «ingenti perdite» dopo non essere riuscite ad andarsene, ha aggiunto la fonte.

 

La 72ª Brigata delle Forze Armate dell’Ucraina, che era di stanza a Ugledar, avrebbe chiesto il permesso di ritirarsi la scorsa settimana, mentre le truppe russe tagliavano le loro linee di rifornimento e mettevano la città sotto assedio.

 

Secondo diversi corrispondenti militari russi, le loro richieste sarebbero state respinte perché perdere Ugledar avrebbe fatto brutta figura mentre Volodymyr Zelensky era in visita negli Stati Uniti, scrivono i media russi.

 

Le forze russe avevano tentato di prendere Ugledar in diverse occasioni in passato. L’attacco più promettente li aveva visti catturare un distretto adiacente, ma alla fine era finito in fallimento a causa del supporto dell’artiglieria ucraina situato a Kurakhovo a nord. Nelle ultime settimane, tuttavia, le avanzate russe hanno fatto crollare il fronte ucraino a nord di Kurakhovo e hanno minacciato anche quella città.

 

L’avanzata dell’Ucraina nella regione russa di confine di Kursk sembra essere stata pagata con un’espansione dei soldati di Mosca nel Donbass, principale obiettivo del contendere allo scoppio del conflitto.

 

La situazione della truppa ucraina, almeno a leggere i giornali occidentali, non sembra promettente.

 

Come riportato da Renovatio 21, in settimana è stato pubblicato un articolo del Financial Times che sostiene che l’esercito di Kiev è così impoverito che la maggior parte dei soldati dura solo pochi giorni.

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