Civiltà
Un altro sogno del collasso. L’apocalisse in moto con mio figlio
Ieri notte ho fatto uno di quei sogni che non ho dimenticato subito. Chi mi conosce sa che mi capita una o due volte l’anno. Se ne vale la pena, decido di scriverne.
Quello di ieri è stato considerevole. Forse questo sogno così denso e cristallino è dovuto al fatto che sono entrato in digiuno. Non so.
Non si tratta di cercarvi un significato esoterico o di darne letture freudiane, junghiane, etc. Non mi interessa: racconto quei sogni che credo stiano parlando con potenza dell’ora presente.
State per leggere il sogno, illogico e scombiccherato come sono queste strane visioni che esperiamo la notte: se non vi interessa andate pure altrove.
State per leggere il sogno, illogico e scombiccherato, ma se volete anche denso e cristallino
Il sogno iniziava in una non meglio precisata aula di un edificio da qualche parte della bassa, forse da qualche parte in Romagna, non lontani dalla costa – ma nel sonno era un continuum innominato senza confini precisi. L’occasione era una conferenza del mio amico Camillo Langone, e la cosa è di per sé piuttosto onirica, perché molto raramente Camillo fa conferenze ed era improbabile vedere lui condurre un incontro in un’ aula con il proiettore acceso.
Tuttavia, al momento dei saluti iniziali, Camillo ringraziava un gruppo di spettatori italiani venuti dalla città di Zara. Ecco, pensavo, quanto è straordinario che vi siano ancora in Dalmazia persone così? Nel rispondere ai ringraziamenti, gli zaratini facevano intendere che era venuti con grande sforzo, rischiando, con l’unico mezzo possibile: per essere lì avevano attraversato l’Adriatico in barca. Realizzavo, a quel punto, che tutte le strade erano legalmente bloccate. Non si tratta solo del sogno: è così nella realtà, vige il divieto di traffico tra le regioni, e figuriamoci se una conferenza, o peggio un ritrovo («assembramento!»), posso costituire materia per l’autocertificazione da esibire alle Forze dell’Ordine.
Sì, essere lì era rischioso. Sì, il sogno non era diverso dalla realtà. Mi rendo conto ora che per anni ho sognato strade deserte o bloccate, il set ideale di quei mezzi incubi che ti rendono la notte non gradevolissima. Ora il mezzo incubo è realtà.
Per anni ho sognato strade deserte o bloccate, il set ideale di quei mezzi incubi che ti rendono la notte non gradevolissima. Ora il mezzo incubo è realtà
Il sogno si spostava altrove. Andavo a prendere mio figlio all’asilo. Questo però non si trovava al suo posto, nella casetta in centro dove lo porto ogni mattina: per qualche motivo, nel sogno stava su un palazzo alto, di quelli improbabili che vedi quando le zone industriali si stemperano verso la campagna in Alta Italia. Era fuori città. Per qualche motivo ci attardavamo fino a che gli altri bambini non erano andati via tutti, tanto che vedevo la maestra che iniziava a pulire. C’era qualcun altro lì, con cui stavo discutendo animatamente, ma in questo momento la mente, chissà perché, cripta i contenuti di quella discussione. Stavo perdendo tempo.
Nell’ultima fase del sogno ero sulla strada con il bambino, direzione casa. Per qualche motivo, eravamo con la mia Monster, che non tocco praticamente da 3 anni. Mentre sfrecciavamo per i vialoni provinciali conosciuti, mi rendevo conto che qualcosa non quadrava. Il cielo era divenuto nero, le strade erano davvero troppo deserte. Nessuno – ma davvero nessuno – era in circolazione. Non un’anima viva.
Rallentavo. Avvicinandomi al centro cominciavo a scorgere una quantità di palazzi devastati. Condomini crepati, edifici semi-crollati. Il Tribunale era a pezzi. Vedevo campanili di cui era rimasta in piedi solo metà della struttura – adesso scrivendolo capisco che sono scene che ho visto durante il terremoto in Emilia nel 2012. Era tutto vuoto e distrutto. Il vialone che corre sopra la ferrovia era spettrale, costellato di case sbriciolate.
Rallentavo. Avvicinandomi al centro cominciavo a scorgere una quantità di palazzi devastati. Condomini crepati, edifici semi-crollati. Il Tribunale era a pezzi. Il vialone che corre sopra la ferrovia era spettrale, costellato di case sbriciolate
Cosa era successo mentre ero stato via? Mentre ero alla conferenza con gli zaratini, mentre ero all’asilo di mio figlio in provincia? Non c’era modo di saperlo, nessuno in giro, e non volevo fermarmi a consultare il telefonino.
Arrivati al grande parco vicino alla stazione, fermavo la moto. Come mettevo mano al telefonino, realizzavo che l’imperativo era sapere se stessero bene i miei cari. La madre di mio figlio, mia madre… se è stato un terremoto, sono riuscite a mettersi in salvo? A cosa mi devo preparare? Chi ha più possibilità di aver bisogno di aiuto?
Ma il telefono era morto. Nessun segnale, né per telefonare, né per capire cosa potesse essere successo. Internet non esisteva più, e nemmeno le comunicazioni a distanza tra le persone.
Ecco che però arriva qualcuno. Sono tecnicamente degli sfollati, sono anche molti, non si capisce dove vadano (alla stazione? Non c’era traccia di treni che normalmente lì si sentono passare continuamente), e camminavano non velocissimi sotto il cielo nero. Capivo che con evidenza ne sapevano di più su ciò che era accaduto.
Il telefono era morto. Nessun segnale, né per telefonare, né per capire cosa potesse essere successo. Internet non esisteva più, e nemmeno le comunicazioni a distanza tra le persone
Sempre in groppa alla moto con mio figlio sul sedile posteriore, mi risolvevo a fermare uno sfollato. Era un ragazzo più giovane di me, alto e magro, i capelli lunghi solo sulla nuca. Non aveva esattamente l’aria di uno intelligente – tuttavia di certo aveva più informazioni di me.
«Che cosa è successo?» chiedevo sconvolto.
«Eh, il governo inglese ne ha fatta una delle sue solite» rispondeva con naturalezza. «Hanno sganciato vicino ai Dardanilli». Lo diceva come si trattasse di qualcosa di largamente previsto. Io ovviamente fingevo di sapere cosa stesse dicendo. Nella mia testa ricostruivo con vaghezza uno scenario in cui la Gran Bretagna sgancia una bomba atomica – o forse non esattamente quello, ma un’arma misteriosa ed equivalente – sui Dardanelli, lo stretto tra l’Europa e la Turchia, che il ragazzo pronunciava strambamente. Cosa ha provocato tutta questa distruzione? L’onda d’urto della megaesplosione dall’Asia sino al Veneto? Che i Dardanilli fossero invece un luogo più vicino di cui non avessi contezza, un’oscura frazione della provincia di Vicenza? O forse non avevo capito davvero nulla di quello che diceva, tanto ero tagliato fuori dal ciclo delle informazioni?
Cercavo di capire cosa avrebbero fatto tutte quelle persone.
Stava accadendo, e non mi ero reso conto di niente. L’apocalisse mi aveva preso di sorpresa, e ora che sono sveglio realizzo evangelicamente che non può che essere così – perché «non sapete né il giorno né l’ora»
«Non lo so, ma sta diventando pericoloso qui. C’è già chi in strada vende le armi» e mi indicava una via del centro con un ristorantino che in realtà non esiste ma che nella topografia del sogno mi era conosciutissima. L’informatore manteneva il sorriso ebete di un campagnolo fiero di spiegare qualcosa in italiano.
Cominciavo a realizzare che, qualsiasi cosa fosse successa, l’emergenza era più grave della devastazione urbana. Stava crollando l’ordine sociale. Stava disintegrandosi il tacito contratto di non-aggressività che esiste tra gli uomini. Stava fondendosi il nocciolo della Civiltà. Un pensiero al quale ho dedicato tanti ragionamenti e tante parole scritte.
Stava accadendo, e non mi ero reso conto di niente. L’apocalisse mi aveva preso di sorpresa, e ora che sono sveglio realizzo evangelicamente che non può che essere così – perché «non sapete né il giorno né l’ora».
Cosa ci facevo su di una moto, il mezzo di trasporto più vulnerabile che esista, e per di più portandoci sopra quanto di più prezioso ho, la mia prole? Com’era possibile che non avessi la benché minima informazione di ciò che stava sconvolgendo l’umanità?
Preso alla sprovvista, totalmente. Cosa ci facevo su di una moto, il mezzo di trasporto più vulnerabile che esista, e per di più portandoci sopra quanto di più prezioso ho, la mia prole?
Com’era possibile che non ne sapessi nulla? Com’era possibile che non avessi la benché minima informazione di ciò che stava sconvolgendo l’umanità?
E poi perché ero senza casco? Immagino che questo sia un surrogato motociclistico del momento di alcuni sogni in cui ci si rende conto di essere nudi. Tuttavia nella mia dimensione onirica ciò spingeva un altro pensiero: le Forze dell’Ordine a questo punto non esistono più – ecco perché c’era già in strada un vistoso mercato nero di Kalashnikov – e anzi bisogna stare attenti, perché sono i membri armati dello Stato ora collassato che possiedono l’accesso ad armi a ripetizione proibite al comune cittadino.
Mi giravo a guardare mio figlio seduto sul passeggero della Ducati. Fortunatamente, non stava rendendosi conto del disastro. Aveva la testa china su un Gameboy in bianco e nero che, nel mondo reale, qualche settimana fa ho ripescato e restaurato per lui. Per una volta, ero felice che fosse così immerso nei videogiochi da non badare a nulla. Lo guardavo e comprendevo che il mio compito era solo quello di proteggerlo. Preservarlo dalla rovina materiale e morale che avevamo dinanzi. Portarlo al sicuro, nel corpo e nella psiche. Trovare, creare uno spazio dove offrire questa protezione potesse essere possibile senza interferenza alcuna.
Nessuno esce di casa, ogni attività era chiusa, le strade erano deserte, la Polizia meglio evitarla, gli effetti del trauma avvenuto, che rimane avvolto nel mistero, e di cui si hanno notizie aneddotiche non certe se non incomprensibili riportate da persone inaffidabili, si presumono spaventosi. Ora forse il lettore comincia a capire perché ho voluto raccontargli questo sogno.
Riaccendevo la Monster e inforcavo il viale accanto la stazione. La strada era cambiata, con evidenza l’impatto dell’evento aveva come creato sull’asfalto delle dune, delle paraboliche. Procedevo spedito sul bordo cercando di non perdere l’equilibrio: il bambino era dietro di me, non deve succedergli nulla, specialmente ora.
Tutto era diventato, improvvisamente, pericoloso, potenzialmente mortale. Tutto era caduto in uno stato di desolazione mai visto.
A questo punto la giurìa del mio foro interiore decretava che si era concettualmente passata la soglia che porta all’incubo. Sveglia. Apri gli occhi. Mattino.
Strofinati il volto mettiti seduto a bordo del letto, e ricapitola.
Nessuno esce di casa, ogni attività è chiusa, le strade deserte, la pattuglia meglio evitarla, gli effetti del trauma avvenuto – che rimane avvolto nel mistero e di cui si hanno notizie aneddotiche non certe se non incomprensibili riportate da persone inaffidabili – si presumono spaventosi. Ora forse il lettore comincia a capire perché ho voluto raccontargli questo sogno.
È andata esattamente così. È successo qualcosa che ha devastato il mondo, e con esso le nostre vite. Tanta è la vastità del danno, non abbiamo nessuna certezza riguardo al fenomeno – quella ce l’hanno solo gli idioti, o meglio i covidioti, che ripetono a pappagallo i brandelli di informazione preparati per loro
Ora forse è comprensibile quanto questo sogno assomigli alla realtà di oggi – cioè dall’incubo dal quale non ancora ci siamo svegliati.
È andata esattamente così. È successo qualcosa che ha devastato il mondo, e con esso le nostre vite. Tanta è la vastità del danno, non abbiamo nessuna certezza riguardo al fenomeno – quella ce l’hanno solo gli idioti, o meglio i covidioti, che ripetono a pappagallo i brandelli di informazione preparati per loro.
Non sappiamo cosa sia successo, non sappiamo costa stia succedendo – e soprattutto, esattamente come nel mio sogno, non vi è più percezione diffusa che vi sia qualcuno al comando, né vi può essere fiducia nelle autorità costituite.
È la ricetta del collasso sociale. Lo avevo scritto a marzo, quando si rivoltarono – con morti, di cui però non importa nulla a nessuno – le carceri. La situazione era pronta, bastava una spintarella fatta da qualche interessato. Le prigioni erano in fiamme, a Napoli i ragazzini cominciavano a sfidare la Polizia. A Palermo dissero c’erano strane proteste organizzate nei supermercati. Poi liberarono qualche centinaio di mafiosi dal carcere. Ricordate quei giorni? I momenti del primissimo lockdown. La gente felice di cantare dal balcone, obbligo guanti monouso per chi esce di casa, enigmatici osanna alla Cina untrice da tutte le parti, la Borsa italiana fottuta per l’ennesima volta da Francesi &Co, i permessi di uscire di casa per i cani che pisciano, non per i bambini al parco. La violenza, dapprima avvertita, tuttavia era sparita. Il collasso della Nazione era stato risparmiato. Arcobaleni dipinti a mano sul poggiolo: «Andrà tutto bene».
Non sappiamo cosa sia successo, non sappiamo costa stia succedendo – e soprattutto, esattamente come nel mio sogno, non vi è più percezione diffusa che vi sia qualcuno al comando, né vi può essere fiducia nelle autorità costituite.
Non sono convinto che il pericolo sia passato tuttavia, neanche ora.
Perché quello che ci ha insegnato questo anno indicibile, è che lo Stato moderno è mostruosamente debole. Lo Stato moderno può crollare per un raffreddore: e non metaforicamente.
Poggiando sul nulla, privo di un sostegno etico e di un fine religioso, lo Stato moderno alla prima scossa si sbriciola come le case del mio sogno, mandando tranquillamente in malora tutta la Civiltà.
Quello che ci ha insegnato questo anno indicibile, è che lo Stato moderno è mostruosamente debole. Lo Stato moderno può crollare per un raffreddore: e non metaforicamente
Il vuoto dello Stato moderno lo rende incapace di contenere la violenza, anzi: diventa, nella fase in cui si ammala e muore, un moltiplicatore di violenza, un untore di caos e sangue.
Il crollo della Civiltà è una prospettiva che l’uomo di oggi tenere presente sempre, perché lo Stato moderno e i suoi boiardi la Civiltà non la rispettano, non la comprendono oppure – ai livelli più alti – la combattono, infettandola con la Cultura della Morte, cosicché, come diceva Malthus, carestie e guerre diventano desiderabili per ridurre la popolazione.
La società che viviamo è vacua, stupida, senza scopo. L’Utilitarismo reso unica filosofia umana ha fatto sì che solo il piacere sia contemplato come motore dell’iniziativa umana: per cui ecco che improvvisamente ogni realtà diventa paranoicamente risk-averse, renitente al rischio, incapace di comprendere il male, la possibilità di ammalarsi, la necessità di sacrificarsi.
Il crollo della Civiltà è una prospettiva che l’uomo di oggi tenere presente sempre, perché lo Stato moderno e i suoi boiardi la Civiltà non la rispettano, non la comprendono oppure – ai livelli più alti – la combattono, infettandola con la Cultura della Morte
La natalità, lo abbiamo scritto qui, nel 2020 è crollata. In Italia come ovunque, in USA, in Cina… Ora, senza più nemmeno la continuità organica dell’essere per mezzo della nostra prole, che cosa può salvare il consorzio umano dalla sua distruzione? Con quale molla, possono continuare a vivere restando sani di mente coloro a cui la catastrofe può togliere libertà, passatempi e financo la nutrizione?
Sono domande a cui bisogna filosoficamente e concretamente siamo chiamati a rispondere. Assieme a quelle ancora più stringenti.
Come ci difenderemo? Dove dobbiamo informarci? Come proteggeremo i nostri figli?
L’Utilitarismo reso unica filosofia umana ha fatto sì che solo il piacere sia contemplato come motore dell’iniziativa umana: per cui ecco che improvvisamente ogni realtà diventa paranoicamente risk-averse, renitente al rischio, incapace di comprendere il male, la possibilità di ammalarsi, la necessità di sacrificarsi
Rimango dell’idea che un po’ di preparazione la farei sempre, riguardo al cibo e all’acqua e se hanno i mezzi pure per l’energia elettrica. L’iscrizione al Tiro a Segno Nazionale, per l’esperienza sportiva che offre, la farei. E riguardo alle scuole dei miei figli, un’occhio alle aggregazioni sotterranee di homeschooling (con la legge Lorenzin dal 2017 ne sono sorte tante…) gliela darei.
Per le informazioni: abbiamo creato Renovatio 21 proprio per questo, tentare di dare nel panorama infestato di ogni porcheria una fonte di informazione pulita, che fornisce le cose che bisogna sapere e sappia distinguere le inezie, gli abbagli, le falsità.
La realtà è che Renovatio 21 è nata proprio per resistere a Internet: vogliamo fare sì che essa funzioni anche senza la rete, in parte già lo facciamo, vista le continue censure e shadowban che subiamo da Facebook e probabilmente non solo da quello. Renovatio 21 deve riuscire ad esistere anche in condizione di shutdown totale dei mezzi informatici: ecco perché non ci vedrete organizzare mosaici scemi di camerette e soggiorni su Zoom e Meet; abbiamo sempre preferito la realtà degli eventi dal vivo, e li abbiamo fatti in molta parte del Paese, andando su e già per l’Appennino, la Pianura Padana e perfino le Isole.
Il Messaggio da portare avanti è troppo importante per lasciarlo alla telematica: il messaggio – che è la Vita contro la Morte – richiede che a portarlo avanti siano esseri viventi. Il prima possibile, torneremo a vederci di persona, organizzeremo conferenze, eventi, processioni religiose – come abbiamo fatto prima che il fenomeno si abbattesse sul nostro mondo.
Il Messaggio da portare avanti è troppo importante per lasciarlo alla telematica: il messaggio – che è la Vita contro la Morte – richiede che a portarlo avanti siano esseri viventi
Ora, state tranquilli: Non «andrà tutto bene», perché è già andato tutto malissimo – guardate le piste da sci, guadate i ristoratori, guardate la mia Partita IVA. Non «andrà tutto bene» perché coloro che vi comandano e lo Stato che sostengono è calibrato sulla vostra depauperazione sulla vostra diminuzione numerica, sulla vostra sterilizzazione: è lo Stato moderno, è la Necrocultura al potere. Non domandatevi, quindi, perché questa pandemia duri così a lungo…
Ma notate anche un’altra cosa: la battaglia è ancora aperta, e – guardiamoci negli occhi – persone che vogliono combattere ce ne sono eccome. Non è una cosa così scontata, oggi.
Il quadro, con il nostro sacrificio e con l’aiuto di Dio, può cambiare. Certo, non è facile, è un lavoro, è un’avventura. È costoso, faticoso, tuttavia non negatelo: è eccitante.
La realtà, per quanto gli somigli, non è un brutto sogno. E dobbiamo continuare per trasformare l’incubo che sentiamo di vivere in un remoto ricordo
La realtà, per quanto gli somigli, non è un brutto sogno.
Dobbiamo continuare a battagliare per trasformare l’incubo che sentiamo di vivere in un remoto ricordo.
Nostro figlio è lì sul sedile del passeggero.
Roberto Dal Bosco
Civiltà
Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.
Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.
«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.
«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».
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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.
«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.
Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.
«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.
Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.
Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».
«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».
Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.
Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Civiltà
Stato-civiltà e mondo moderno. Il discorso integrale di Putin al Club Valdai 2023
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Civiltà
Lampedusa, Elon Musk accusa George Soros di volere «la distruzione della civiltà occidentale». Poi incontra Netanyahu
Elon Musk ha accusato George Soros degli sbarchi di Lampedusa, dicendo che Soros vuole distruggere la civiltà occidentale.
L’ultramiliardario sudafro-americano ha fatto l’esternazione in risposta a un post di un utente che condivideva filmati di persone che arrivavano sull’isola italiana di Lampedusa dal Nord Africa che si riferiva a una «invasione guidata da George Soros» dell’Europa.
«L’organizzazione Soros sembra non volere niente di meno che la distruzione della civiltà occidentale», ha scritto Musk.
The Soros organization appears to want nothing less than the destruction of western civilization
— Elon Musk (@elonmusk) September 17, 2023
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Il commento è stato scritto poco prima che il magnate tecnologico andasse ad incontrare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu in California.
Musk è stato accusato da gruppi per i diritti civili di amplificare l’antisemitismo sulla sua piattaforma – cosa che lui nega. Ieri l’imprenditore ha incontrato Netanyahu per colloqui che secondo entrambi gli uomini si concentreranno sulla tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, e non sull’Anti-Defamation League (ADL), l’organizzazione ebraica divenuta accusatrice di qualsiasi realtà devii dalla narrazione dominante, che Musk ha detto di voler denunciare per le accuse di antisemitismo rivolte alla piattaforma.
Secondo il Washington Post, l’incontro con Netanyahu serviva a Musk invece per rassicurare gli amici e alleati ebrei di Musk rispetto alle montanti accuse di antisemitismo.
La questione ha diverse chiavi di lettura, in realtà: come sa il lettore di Renovatio 21, Soros e Netanyahu non vanno in alcun modo d’accordo, con il figlio del premier dello Stato Ebraico accusato pochi anni fa pure lui di antisemitismo (!) per aver postato un meme in cui Soros compariva come burattinaio.
Prime Minister Netanyahu's son posts anti-Semitic Soros meme on his Facebook page. pic.twitter.com/1rtzNATdg0
— Yashar Ali 🐘 (@yashar) September 9, 2017
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Al contempo è nota l’avversione di Musk per l’amministrazione Biden, che – secondo alcuni – potrebbe essere dietro ai disordini civili in Israele, con manifestazioni oceaniche contro il governo Netanyahu, a cui sono arrivati ad assediare la casa.
Vanno notati, inoltre, i trascorsi tra Musk e Soros, che secondo alcuni potrebbero essere dovuti a manovre di Borsa del megaspeculatore magiaro contro l’impero di Musk – in particolare, i titoli di Tesla.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Musk aveva annunciato che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros. Un anno fa, circa 26 ONG finanziate da governi europei come da Soros, avevano invitato i principali inserzionisti di Twitter al boicottaggio dopo che la piattaforma era stata comperata da Musk.
Musk era stato accusato di antisemitismo anche per aver detto che Soros gli ricordava il cattivo dei fumetti degli X-Men Magneto, perché, scrisse Elone, il grande donatore del Partito Democratico USA (e di qualche partito anche in Italia, parrebbe) in realtà «odia l’umanità». Nelle storie Marvel, Magneto è un ebreo sopravvissuto all’olocausto che, in effetti, odia l’umanità: ma poco è bastato che si scatenasse una tempesta di accuse di antisemitismo.
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