Pensiero
Terrore e «strategia transumanista». Cosa accadrà dopo le elezioni? Intervista con il professor Marini
Cosa accadrà dopo le elezioni? Cosa cambierà con l’avvento di un nuovo governo? Sono le domande che ci poniamo tutti, ora più che mai. Dopo il biennio di follia pandemica, nessuno di noi ha certezza di cosa potrà divenire ora lo Stato.
Renovatio 21 ne ha discusso con il professor Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma e già vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e fondatore del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB), i cui pareri sono spesso rilanciati da Renovatio 21.
Professor Marini, CIEB, nel suo parere dello scorso 19 agosto, ricorda la «diffusa tendenza in atto nel mondo occidentale a consolidare, anziché a eliminare», i sistemi premiali introdotti durante la pandemia, quali il green pass. Il CIEB, quindi, non sembra avere fiducia nel fatto che l’eventuale arrivo del centro-destra al governo potrebbe portare alla definitiva abolizione del Green Pass.
Direi proprio di no. Mi sembra che il centrodestra si sia già espresso in favore dell’identità digitale, espressione che costituisce un mero artificio semantico per nascondere, tra l’altro, le nuove mirabolanti applicazioni del «vecchio» green pass.
Del resto c’è già chi sostiene, e potrebbe essere non lontano dal vero, che l’affermazione del centrodestra rischia di mascherare forme di governo più repressive delle nuove, eventuali proteste nei confronti della attuale situazione economica post-pandemica.
Secondo lei, il nuovo Parlamento dovrebbe fare chiarezza sui troppi morti da COVID e sugli effetti avversi dei vaccini, magari nominando una commissione d’inchiesta sulla pandemia?
Non ho la sfera di cristallo e non so cosa farà il nuovo Parlamento. Certo è che, a meno di una schiacciante vittoria dei partiti antisistema, permane il rischio di un completo, assoluto, totale asservimento del Parlamento al governo, esattamente come è accaduto in questi due anni e mezzo.
Come del resto è forte il rischio che, in nome della «governabilità», venga riproposto un governo tecnico, indipendentemente dai risultati elettorali.
Eppure in Gran Bretagna alcune inchieste giornalistiche, nonché le rivelazioni di alcuni politici di spicco, hanno fatto scoppiare il caso degli effetti collaterali del lockdown. Perché in Italia non si apre questo dibattito?
Perché l’Italia è il Paese più corrotto del mondo occidentale.
È una grave accusa. E poi come c’entra la corruzione con la mancanza di trasparenza nel dibattito pubblico?
Che l’Italia sia un Paese corrotto non lo dico io, ma le classifiche internazionali degli anni passati, periodo COVID a parte.
E per avere un’idea di quanto possa essere addomesticato il dibattito su problematiche di rilevanza scientifica, basti pensare alla caduta verticale dell’onestà intellettuale di gran parte dei docenti universitari, che preferisce coltivare meschine ambizioni accademiche e una vera e propria vocazione per l’allineamento funzionale al potentato di turno, più che lo spirito critico e la ricerca della verità.
In questa prospettiva appare evidente non solo che l’attendibilità delle evidenze pubblicate sulle riviste scientifiche è quanto meno controversa, ma anche che la mera contrapposizione tra evidenze scientifiche tra loro confliggenti – che non a caso comincia ora a essere alimentata anche da convegni accademici – ha il solo scopo di gettare fumo negli occhi del pubblico per mascherare la progressiva trasformazione dei diritti e delle libertà fondamentali in graziose concessioni governative, esattamente come è avvenuto con la grande truffa del COVID.
Eppure la giurisprudenza più recente sembra orientarsi in direzione di riconoscere la responsabilità civile per i decessi provocati dalla vaccinazione. Siamo a un punto di svolta?
Che il cosiddetto vaccino sia un medicinale sperimentale, per il quale non esistono dati clinici completi in ordine alla sicurezza e all’efficacia, non lo dico io, ma il regolamento europeo che ne ha autorizzato l’immissione in commercio, peraltro solo in via condizionata e provvisoria.
Semmai, c’è da stupirsi che tante persone, tra cui molti magistrati, abbiano atteso così a lungo per prenderne atto.
Per quanto riguarda lo stanziamento in favore di GAVI Alliance contenuto nel Decreto Aiuti Bis, quali sono le principali criticità?
Anzitutto non è chiaro perché disposizioni espressamente finalizzate a favorire la partecipazione dell’Italia a «iniziative multilaterali in materia di salute, con specifico riferimento alla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie» siano contenute in un provvedimento recante misure urgenti in materia di «energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali».
Inoltre è singolare che un Governo incaricato del solo disbrigo degli affari correnti decida di regalare 100 milioni per l’acquisto di vaccini destinati ai Paesi a reddito medio-basso non direttamente in favore di questi ultimi, ma in favore di GAVI Alliance, ossia dell’ente privato straniero maggiormente coinvolto nel propagandistico sostegno politico-mediatico alla campagna vaccinale, nonché nella progettazione, produzione, distribuzione e commercializzazione dei cosiddetti vaccini anti-COVID, la cui insicurezza e inefficacia erano già note in sede di autorizzazione condizionata all’immissione in commercio.
Ma quale motivo, secondo Lei, ha indotto il Governo a finanziare GAVI Alliance piuttosto che donare direttamente i vaccini ai Paesi in ritardo di sviluppo, tenuto anche conto del fatto che, secondo una recente inchiesta di Report, nell’hub di Pratica di Mare sono stipati circa 15 milioni di dosi di vaccini che rischiano di scadere?
Veramente la domanda andrebbe rivolta al presidente del Consiglio.
Forse il Governo lo ha fatto davvero per rafforzare la cooperazione internazionale in materia di salute, come afferma il Decreto Aiuti Bis. Lei cosa ne pensa?
Temo che qualsiasi motivazione diversa da questa che lei ricorda sarebbe etichettata come complottista, come ad esempio fare riferimento alla strategia transumanista.
E in cosa consisterebbe questa «strategia transumanista»?
Una rivoluzione antropologica condotta all’insegna del liberismo mercantilista e di un malinteso senso del progresso tecno-scientifico, che fa leva sull’applicazione di tecnologie rischiose ed eticamente discutibili quali le converging technologies su cui si basa il tanto celebrato potenziamento del corpo e della mente umani: dalle nanotecnologie alla biologia sintetica passando per le applicazioni delle neuroscienze e l’intelligenza artificiale.
Va ricordato che il COVID ha dischiuso scenari eugenetici ed eutanasici impensabili fino a poco tempo fa.
Lo scopo complessivo di questa strategia, al di là delle dichiarazioni di facciata sul miglioramento della condizione umana, consiste nello smantellamento sistematico delle garanzie poste a tutela della dignità e dei diritti fondamentali dell’uomo, come riconosciute dalle fonti del diritto interno e internazionale che sanciscono espressamente, tra l’altro, il primato dell’essere umano sulla scienza e sulla società.
Certo è molto significativo che GAVI sia finanziata principalmente dalla Gates Foundation. Tenuto conto che quest’ultima è anche tra i principali finanziatori dell’OMS, non c’è il rischio, secondo lei, che un soggetto privato finisca per indirizzare le policy sanitarie di Stati deboli nella direzione da esso voluta?
«L’affaire COVID ha evidenziato che quei soggetti privati cui lei allude controllano i circuiti scientifici, accademici, culturali, tecnologici, produttivi, mediatici e politici di qualsiasi Stato, sia esso debole sul piano economico, sul piano politico o sul piano culturale e morale, come ad esempio l’Italia. E ciò va ben al di là della governance delle policy sanitarie e degli interventi più o meno filantropici nelle aree in ritardo di sviluppo.
Lei parla spesso di «biopandemismo» per indicare la situazione attuale. Può spiegare meglio questo punto?
Terrorizzare e soggiogare le popolazioni mediante crisi di natura diversa: sanitaria, ecologica, climatica, idrica, militare e altre ancora.
È il dispositivo strategico di cui si servono le corporazioni finanziarie multinazionali che sostengono i governi globalisti e che agiscono all’ombra degli stessi: presentare problemi in forma globale e offrire soluzioni anch’esse globali, privando l’individuo di ogni possibilità di discussione critica e di partecipazione responsabile, rassicurandolo paternalisticamente circa la bontà e l’efficacia delle misure da adottare – in linea con lo scellerato slogan Whatever it takes – e finendo per scardinare il patto di alleanza tra cittadini e governi.
L’impotenza è la parola d’ordine del biopandemismo, che così giustifica e legittima l’attribuzione di poteri forti a uomini unti dal Signore e a entità giuridiche inviate dalla Provvidenza.
E chi pensa che l’emergenza sia finita e con essa la stagione dei governi tecnici, si sbaglia, purtroppo: lo vedremo dopo le elezioni.
Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
I biofascisti contro il fascismo 1.0: ecco la patetica commedia dell’antifascismo
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Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.
Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.
«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».
Silenzio sacro
Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.
Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra
Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.
La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.
È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.
È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…
Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».
Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».
«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».
LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».
Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.
Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.
La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.
Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».
«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.
«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».
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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.
E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?
Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.
Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.
Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.
Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.
Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.
Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.
Roberto Dal Bosco
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