Internet
La NATO e il sistema statale-industriale della censura globale: la democrazia capovolta da militari e tecnologia
Tucker Carlson ha trasmesso il 16 febbraio un’intervista di importanza epocale sulla manipolazione del discorso sociale da parte di forze dello Stato profondo attraverso il controllo di Internet, compresi gli sforzi per censurare ciò che viene etichettato come «disinformazione» – un’operazione che in realtà nasconde un intero cambio di paradigma della democrazia nello Stato moderno, una trasformazione che avviene, letteralmente, manu militari, e sotto i nostri occhi.
L’intervistato, Michael Benz, aveva lavorato nella campagna di Donald Trump nel 2016, e nei quattro anni successivi aveva servito come vice segretario di Stato aggiunto per le comunicazioni internazionali e la politica dell’informazione presso l’Ufficio per gli affari economici e commerciali. La sua Foundation for Freedom Online, di cui è direttore esecutivo, ha avviato le sue attività nell’ottobre 2022, e si occupa del tema della libertà di parola nell’era delle reti digitali.
Nell’intervista, Benz afferma che negli anni Novanta la squadra del Dipartimento di Stato, Dipartimento della Difesa, CIA, NSA e il gruppo della Silicon Valley, spingeva sul concetto della «libertà di parola su Internet», poiché avrebbe promosso i dissidenti, gruppi e rivoluzioni colorate nelle società considerate «chiuse».
«Ora, il culmine di questo tipo di momento di libertà di parola su Internet è stata la Primavera Araba del 2011-2012, quando uno dopo l’altro tutti i governi avversari dell’amministrazione Obama, Egitto, Tunisia, hanno cominciato a essere rovesciati nelle rivoluzioni di Facebook e nelle rivoluzioni di Twitter» dichiara il Benz.
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Tuttavia, nel 2014, «dopo il colpo di Stato in Ucraina, si è verificato un inaspettato contro-colpo di stato in cui la Crimea e il Donbass si sono separati…. E quando i cuori e le menti del popolo della Crimea hanno votato per l’adesione alla Federazione Russa, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso il concetto di libertà di parola su Internet», ha detto Benz.
«Per esempio, come abbiamo fatto in Ucraina, Viktor Yanukovich è stato eletto democraticamente dal popolo ucraino, come lui o lo odia. Non esprimo nemmeno un parere in merito. Ma il fatto è che, lo abbiamo defenestrato via rivoluzione colorata, lo abbiamo licenziato con una sorta di 6 gennaio».
«In realtà, ad essere sincero, abbiamo un Dipartimento di Stato finanziato da sgherri del Settore Destro e, sapete, 5 miliardi di dollari di denaro della società civile pompati in questo per rovesciare un governo democraticamente eletto nel Paese in nome della democrazia. E hanno portato a casa quella speciale serie di abilità. E ora è qui, forse potenzialmente, per restare. E questo ha cambiato radicalmente la natura della governance americana a causa della minaccia che una piccola voce diventi popolare sui social media».
Ep. 75 The national security state is the main driver of censorship and election interference in the United States. “What I’m describing is military rule,” says Mike Benz. “It’s the inversion of democracy.” pic.twitter.com/hDTEjAf89T
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) February 16, 2024
Il nuovo focus, dice l’ex funzionario americano, è diventato quello di «controllare i media e l’ecosistema dei social media, perché è quello che controlla le elezioni. E se si mette semplicemente al potere la giusta amministrazione, questi controllano le forze armate».
«Era stata creata un’industria che comprendeva il Pentagono, il Ministero della Difesa britannico e Bruxelles in un’organizzazione di guerra politica organizzata. Essenzialmente un’infrastruttura creata, inizialmente di stanza in Germania e nell’Europa centrale e orientale (…) per creare la capacità di far collaborare i militari con le società di social media, per censurare la propaganda russa» e poi «i gruppi populisti di destra nazionali in Europa».
La Brexit del giugno 2016, insieme al generale malcontento dei lavoratori nei confronti dell’immigrazione, hanno fatto sì che i gruppi militare-finanziari non potessero più controllare le elezioni, sostiene il Benz, che dice inoltre che nello stesso anno una botta non indifferente fu percepita anche con le elezioni filippine, quando al potere arrivò Rodrigo Duterte.
«La NATO pubblicava libri bianchi affermando che la più grande minaccia che la NATO deve affrontare non è in realtà un’invasione militare dalla Russia. Sta perdendo le elezioni nazionali in tutta Europa (…) Ora l’intero ordine internazionale basato su regole crollerebbe a meno che i militari non prendessero il controllo sui media (…) L’UE andrebbe in pezzi, quindi la NATO verrebbe uccisa senza che venga sparato un solo proiettile. E poi, non solo, ora che la NATO non c’è più, non c’è più alcun braccio armato per il Fondo Monetario Internazionale, il Fondo monetario internazionale o la Banca mondiale. Quindi ora gli stakeholder finanziari che dipendono dall’ariete dello Stato di sicurezza nazionale sarebbero sostanzialmente impotenti contro i governi di tutto il mondo. Quindi, dal loro punto di vista, se i militari non iniziassero a censurare Internet, tutte le istituzioni e le infrastrutture democratiche che hanno dato origine al mondo moderno dopo la seconda guerra mondiale crollerebbero».
L’intervistato dettaglia con precisione le pressioni fatte dagli americani sui Paesi europei, obbligandoli a fare leggi di limitazione della libertà di parola e imponendo, a livello europeo, multe insostenibili per i colossi di internet, che sono sati così indotti ad obbedire.
Benz aggiunge inoltre che studi di sul Natural Language Processing – «Intelligenza Artificiale, apprendimento automatico, capacità di creare significato dalle parole per mappare tutto ciò che tutti dicono su Internet e creare questa vasta topografia, topografia di come sono organizzate le comunità online, chi sono i principali influencer, cosa fanno di cui stiamo parlando, quali narrazioni stanno emergendo o di tendenza e di essere in grado di creare questa sorta di grafico di rete, per sapere a chi rivolgersi e, e, e come le informazioni si muovono attraverso un ecosistema» –creati dai militari ed ora impiegati sui civili.
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Tale Intelligenza Artificiale censoria, ufficialmente creata dalla DARPA (il ramo ricerca e sviluppo del Pentagono) per rilevare i gruppi ISIS che reclutavano su Internet, ora è inflitta alla popolazione americana stessa, con granularità sempre maggiore offerta dal progresso tecnologico informatico.
«In ogni università, ora ci sono più di 60 università che ricevono sovvenzioni dal governo federale per farlo. Censura, lavoro di censura e lavoro di preparazione alla censura, in cui ciò che fanno è creare questi codici della lingua che le persone usano nello stesso modo in cui li usavano per l’ISIS. Lo fanno, ad esempio, con il COVID, hanno creato questi lessici COVID di ciò che i gruppi dissidenti dicevano sui mandati, sulle maschere, sui vaccini, su individui di alto profilo come Tony Fauci o, se, Peter Daszak o qualcuno di questi altri erano protetti VIP e individui la cui reputazione doveva essere protetta online. E hanno creato questi codici. Hanno suddiviso le cose in narrazioni».
Quindi «ha avuto luogo il passaggio dall’estero all’interno, dove hanno preso tutta questa architettura di censura che abbraccia DHS, FBI, CIA, DOD, DOJ e poi le migliaia di ONG finanziate dal governo e le aziende mercenarie del settore privato, sono state tutte sostanzialmente trasmesse da un predicato estero, un predicato di disinformazione russa, a un predicato di democrazia, affermando che la disinformazione non è solo una minaccia quando viene dai russi, ma in realtà è una minaccia intrinseca alla democrazia stessa. E così, in questo modo, sono stati in grado di riciclare l’intero kit di strumenti per il cambio di regime per la promozione della democrazia, giusto in tempo per le elezioni del 2020».
Ciò spinge Carlson a rispondere: «è quasi incredibile che sia successo. Voglio dire, mio padre ha lavorato per il governo degli Stati Uniti in questo settore [1986-91] nella guerra dell’informazione contro l’Unione Sovietica e, sai, ha avuto una parte importante in questo. E l’idea che qualcuno di questi strumenti potesse essere usato contro i cittadini americani dal governo degli Stati Uniti era, penso, voglio pensare, assolutamente impensabile, diciamo, nel 1988».
«Quando si è verificata la Brexit nel 2016, è stato quel momento di crisi in cui improvvisamente non dovevano più preoccuparsi solo dell’Europa centrale e orientale. Stava arrivando verso ovest l’idea del controllo russo sui cuori e sulle menti. E così la Brexit era nel giugno 2016. Il mese successivo, alla Conferenza di Varsavia, la NATO ha formalmente modificato il suo statuto per impegnarsi espressamente nella guerra ibrida in presenza di questa nuova capacità della NATO».
«Quindi sono passati da praticamente 70 anni di carri armati a questo esplicito rafforzamento delle capacità per censurare i tweet se fossero considerati delegati russi. E ancora una volta, non è solo propaganda russa. Erano questi ora i gruppi Brexit o gruppi come Matteo Salvini in Italia, o in Grecia o in Germania o in Spagna con il partito Vox».
Il nome di Salvini saltato fuori ha colpito molti osservatori italiani. Tuttavia, rammentiamo il ruolo centrale di Facebook – o meglio, di quella che si chiamava «la Bestia» – nel successo di Salvini, che difesa appassionatamente il colosso zuckerberghiano in sede del Parlamento europeo gridando «viva Facebook» con indosso una t-shirt con su scritto «Basta Euro» (altri tempi…)
Benz passa quindi ad attaccare tutta una serie di think tank più o meno legati alla NATO e allo Stato profondo, dall’Atlantic Council all’Aspen Institute, tutti con un qualche ruolo nel processo che ha portato allo Stato di sorveglianza censoria digitale; Carlson, una vita a Washington come figlio di papà dell’apparato diplomatico-propagandistico, nell’intervista si trova spesso in contropiede perché ammette di conoscere personalmente alcune delle persone accusate da Benz.
Un nome particolare fatto nell’illuminante conversazione è quello del veterano del giornalismo USA Walter Isaacson, già a capo di TIME Magazine (considerata, da molti, una creatura della CIA) e ai vertici dell’Aspen Institute. Tucker interrompe, e fa una domanda ficcante: com’è possibile che lo stesso Isaacson sia l’autore della recente, e piuttosto simpatetica, biografia di Elon Musk, l’uomo che acquistando per 44 miliardi di dollari (cifra monstre in ogni senso possibile) Twitter rappresenta il nemico numero uno dell’apparato di censura globale?
Alla domanda non si sa rispondere, tuttavia apprendendo questo lato del teatro, il lettore italiano può fare supposizioni sul retroscena del rapporto forte e diretto tra Musk e Giorgia Meloni, detta dai suoi critici «Lady Aspen».
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Il significato principale dell’incredibile intervista, diremmo anche più scioccante ed importante di quella a Putin, è il cambiamento di paradigma in atto presso lo Stato moderno: «ciò che essenzialmente hanno detto è che dobbiamo ridefinire la democrazia da una questione di volontà degli elettori a una questione di sacralità delle istituzioni democratiche. E quali sono le istituzioni democratiche? Oh, siamo noi, sai, sono i militari, è la NATO, è il FMI e la Banca Mondiale. Sono i media mainstream, le ONG. E, naturalmente, queste ONG sono in gran parte finanziate dal Dipartimento di Stato o dall’IC».
La democrazia «sono essenzialmente tutte le élites, minacciate dall’ascesa del populismo interno, che hanno dichiarato che il proprio consenso è la nuova definizione di democrazia. Perché se definisci la democrazia come la forza delle istituzioni democratiche piuttosto che come un focus sulla volontà degli elettori, allora ciò che ti rimane è essenzialmente che la democrazia è solo l’architettura di costruzione del consenso all’interno delle stesse istituzioni democratiche».
Come insiste negli anni Renovatio 21: lo Stato moderno è una macchina che difende se stessa, a discapito delle masse di esseri umani che dovrebbe governare e proteggere. Lo Stato moderno è una macchina di morte che non ha interesse per gli uomini. Questa è la realtà vera dell’oligarchia che viviamo nell’ora presente, con tutti i suoi presidenti e partiti «democratici» che agiscono di fatto contro l’interesse e la vita stessa dei cittadini.
Per il nuovo potere, prosegue imperterrito il Benz, «la democrazia è portare le ONG ad essere d’accordo con Blackrock, ad essere d’accordo con il Wall Street Journal, sai, ad essere d’accordo con, ad esempio, la comunità e i gruppi di attivisti che sono coinvolti rispetto a una particolare iniziativa. Questo è il difficile processo di costruzione del voto dal loro punto di vista. Alla fine, un gruppo di gruppi populisti decide che a loro piace un camionista popolare su TikTok più del consenso, accuratamente costruito, dei vertici militari della NATO. Ebbene, allora, dal loro punto di vista, questo è un attacco alla democrazia (…) E, naturalmente, ancora una volta la democrazia ha quel magico predicato di cambiamento di regime, dove la democrazia è, è la nostra parola d’ordine magica per essere in grado di rovesciare i governi da zero in una sorta di rivoluzione colorata, lo sforzo dell’intera società per rovesciare un governo democraticamente eletto dall’interno»
«Quindi, dal loro punto di vista, se i militari non avessero iniziato a censurare Internet, tutte le istituzioni e le infrastrutture democratiche che hanno dato origine al mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale crollerebbe».
A Carlson che chiede di cosa resta della democrazia, Benz risponde dicendo «Quello che sto descrivendo è un governo militare. È l’inversione della democrazia». E di fatto la radice NATO – cioè del più potente compagine miliare della storia umana – di tutta l’operazione per la quale probabilmente anche voi siete stati spiati e censurati (che lo sappiate o no) sui social media o su altre app (credete che le chat siano sicure, innocue?) sta emergendo in tutta la sua dimensione drammatica.
Siamo oggetto di un’operazione militare, un’azione di guerra psicologica vera e propria – del quale siamo vittime ma pure contribuenti. Quousque tandem?
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Il fondatore di Telegram contro Zuckerberg sulla supposta ritrovata libertà di parola di Facebook
🚨 BREAKING: Mark Zuckerberg announces sweeping changes to Facebook and Instagram to move toward Free Speech including:
-Ending Third-Party Fact Checking and Replacing it with Community Notes like 𝕏 -Removing Reduction of Political Content -Lifting Topic Restrictions pic.twitter.com/9Y2DVQSrpk — Benny Johnson (@bennyjohnson) January 7, 2025
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L’AI di Apple spiava le conversazioni private: parte il risarcimento
Il colosso tecnologico statunitense Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti, hanno riferito diverse fonti, citando i verbali del tribunale. Le registrazioni sarebbero state esaminate da appaltatori terzi come parte del processo di controllo qualità di Apple.
Secondo un accordo preliminare depositato martedì presso un tribunale federale di Oakland, in California, decine di milioni di persone potrebbero ricevere fino a 20 dollari per ogni dispositivo dotato di Siri, come iPhone e Apple Watch.
L’accordo si applica agli utenti statunitensi che hanno posseduto un dispositivo abilitato per Siri tra il 17 settembre 2014 e il 31 dicembre 2024. L’accordo è in attesa di approvazione giudiziaria.
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La class action è stata avviata in seguito a un rapporto del Guardian del 2019, secondo cui Siri poteva essere attivato accidentalmente e che i collaboratori di Apple ascoltavano regolarmente informazioni mediche riservate, traffici di droga e registrazioni di coppie che facevano sesso nell’ambito del loro lavoro di controllo qualità dell’assistente vocale.
Apple ha negato di aver commesso illeciti accettando di transare. In risposta alla controversia del 2019, l’azienda ha annunciato modifiche alle sue pratiche sulla privacy, tra cui la sospensione del programma di valutazione Siri e l’introduzione di una funzionalità di opt-in per consentire agli utenti di condividere le proprie registrazioni.
I 95 milioni di dollari equivalgono a circa nove ore di profitto per Apple, il cui utile netto è stato di 93,74 miliardi di dollari nel suo ultimo anno fiscale, ha osservato Reuters.
Gli utenti che desiderano determinare la propria idoneità e presentare reclami possono visitare il sito Web ufficiale dell’accordo non appena sarà disponibile. La scadenza per la presentazione dei reclami sarà annunciata in seguito all’approvazione dell’accordo da parte del tribunale.
Il caso arriva mentre viene la gestione dei dati degli utenti da parte delle aziende tecnologiche è sempre più sotto osservazione. Cause legali simili sono state intentate contro altri fornitori di assistenti vocali, tra cui Google e Amazon, riguardanti registrazioni non autorizzate e preoccupazioni sulla privacy dei dati.
Siri non gode di buona fama tra gli utenti, con alcuni che parlano addirittura di una sua involuzione negli anni: far fare una telefonata con comando vocale, nell’esperienza di alcuni, è estremamente più difficile rispetto ad un lustro fa.
Contro un’eventuale implementazione dell’Intelligenza Artificiale di OpenAI da parte di Apple, che aveva annunciato la possibilità, si era scagliato Elon Musk, che era arrivato a dire che avrebbe vietato gli iPhone in tutte le sue aziende qualora essi fornissero dati all’azienda di ChatGPT.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il servizio segreto interno russo FSB ha accusato la CIA di aver installato malware su migliaia di iPhone usati da cittadini russi e diplomatici stranieri.
Lo scorso mese la Repubblica Democratica del Congo ha fatto causa ad Apple per l’estrazione dei cosiddetti «minerali di sangue».
Apple non è nuova a improvvisi aggiornamenti di sicurezza per gli iPhone, con avvertimenti sulla possibilità di attività hacker tramite le vulnerabilità del sistema.
Come riportato da Renovatio 21, a marzo Apple era stata colpita da una multa antitrust UE di 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dello streaming musicale.
Lo scorso anno Bruxelles ha inoltre adottato il Digital Markets Act dell’UE, che ha costretto aziende tra cui Apple, Alphabet e Meta a modificare alcune delle loro pratiche all’interno dell’Unione.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa Corte Suprema dell’UE ha ordinato ad Apple di pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro. A fine 2023 la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata».
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Immagine di Daniel L. Lu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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