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Sorveglianza

Il totalitarismo del green pass per sempre: OMS e UE annunciano un «sistema globale» di passaporti digitali per i vaccini

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione europea hanno annunciato la loro collaborazione sui passaporti digitali globali per i vaccini in una conferenza stampa congiunta a Ginevra il 5 giugno.

 

Si tratta, di fatto, dell’estensione del green pass in tutti i Paesi comunitari (e non solo), e oltre i tempi delle emergenze pandemiche. Il green pass, in pratica, diverrà la norma.

 

«Nel giugno 2023, l’OMS adotterà il sistema di certificazione digitale COVID-19 dell’Unione Europea per istituire un sistema globale che contribuirà a facilitare la mobilità globale e proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie in corso e future, comprese le pandemie», afferma il comunicato stampa dell’OMS.

 

«Questo è il primo elemento costitutivo del Global Digital Health Certification Network (GDHCN) dell’OMS che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per offrire una salute migliore a tutti».

 

«La pandemia di COVID-19 ha evidenziato il valore delle soluzioni sanitarie digitali nel facilitare l’accesso ai servizi sanitari», ha affermato il direttore generale dell’OMS, il dottor Tedros Ghebreyesus, durante la conferenza stampa. «Mentre la fase di emergenza della pandemia di COVID-19 è ormai conclusa, gli investimenti nelle infrastrutture digitali rimangono una risorsa importante per i sistemi sanitari e per le economie e le società in generale».

 

 

L’OMS ha dichiarato che utilizzerà il «certificato COVID digitale dell’UE» come modello per stabilire un certificato sanitario digitale globale.

 

Come riportato da Renovatio 21, tale certificato, noto in Italia come «green pass», è stato creato sulla medesima piattaforma digitale creata da Bruxelles per la preparazione dell’euro digitale – e già anni prima che esplodesse il virus di Wuhano.

 

«Uno degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia di COVID-19 sono stati i certificati COVID-19 digitali. Per facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’UE ha rapidamente istituito certificati COVID-19 interoperabili (intitolati “Certificato digitale UE COVID-19” o “EU DCC”)», si legge nel comunicato stampa dell’OMS.

 

«Con questa collaborazione, l’OMS faciliterà questo processo a livello globale sotto la propria struttura con l’obiettivo di consentire al mondo di beneficiare della convergenza dei certificati digitali».

 

«Questo partenariato è un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’UE», ha affermato il commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides.

 

«Utilizzando le migliori pratiche europee, contribuiamo agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale, a vantaggio dei più bisognosi. È anche un potente esempio di come l’allineamento tra l’UE e l’OMS possa garantire una salute migliore per tutti, nell’UE e nel mondo», ha proseguito il funzionario sanitario UE. «In qualità di autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, non esiste partner migliore dell’OMS per portare avanti il ​​lavoro che abbiamo avviato nell’UE e sviluppare ulteriormente soluzioni sanitarie digitali globali».

 

Il commissario UE per il mercato interno, Thierry Breton, ha aggiunto che «la certificazione UE non è stata solo uno strumento importante nella nostra lotta contro la pandemia, ma ha anche facilitato i viaggi e il turismo internazionali» e che l’espansione dell’OMS del vaccino digitale i passaporti saranno «uno strumento globale contro future pandemie».

 

«Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell’OMS diventerà operativo nel giugno 2023 e mira a essere sviluppato progressivamente nei prossimi mesi», afferma il comunicato stampa dell’OMS.

 

L’OMS ha sottolineato che «non avrà accesso a nessun dato personale sottostante, che continuerebbe ad essere di dominio esclusivo dei governi». Cosa che non si sa quanto sia credibile, viste anche le recenti ammissioni sull’euro digitale fatte dalla presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, la quale, pensando di parlare con Zelens’kyj (erano in verità i soliti burloni radiofonici russi), ha ammesso che la moneta elettronica UE servirà anche per spiare i cittadini.

 

«Questa partnership lavorerà per sviluppare tecnicamente il sistema dell’OMS con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d’uso, che possono includere, ad esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi», ha annunciato l’OMS. «L’espansione di tali soluzioni digitali sarà essenziale per offrire una salute migliore ai cittadini di tutto il mondo».

 

La cooperazione tra l’UE e l’OMS mira a «incoraggiare la massima adozione e partecipazione globale» nel loro certificato sanitario digitale. «Particolare attenzione sarà prestata alle pari opportunità di partecipazione dei più bisognosi: Paesi a basso e medio reddito» hanno assicurato i papaveri UE-OMS riuniti. Green pass ai poveri, in sostanza.

 

I passaporti vaccinali digitali globali sono da tempo nell’agenda dell’OMS, con la Banca Mondiale che per essi l’anno scorso aveva stanziato un fondo da 1 miliardo di dollari. Nel febbraio 2022, l’agenzia ha commissionato  a T-Systems, una sussidiaria di  Deutsche Telekom con portata internazionale, lo sviluppo di un sistema di passaporto digitale globale per i vaccini.

 

L’anno scorso era emerso come la Corona-Warn-App (CWA), l’app di tracciabilità dei contatti sviluppata in Germania con funzione pragmatica passaporto vaccinale, avrebbe iniziato ad assegnare ai cittadini colori diversi a seconda del loro status vaccinale, un metodo che ricalca esattamente quello della Cina comunista. Due anni fa era emerso altresì come la Repubblica Popolare Cinese facesse pressione sull’OMS per essere incaricata di sviluppare passaporti vaccinali per tutti i Paesi.

 

Nonostante lo abbia negato, anche Bill Gates, primo contribuente privato OMS, si era espresso a favore dei passaporti vaccinali, sostiene il candidato presidente USA Robert F. Kennedy jr. Nel 2021 era emerso come Microsoft e altri giganti tecnologici stessero sviluppando passaporti pandemici grazie a finanziamenti della Rockefeller Foundation.

 

Nonostante la popolazione abbia dato segni di non gradire (britannici, francesi, danesi, svizzeri, australiani, texani e pure qualche sparuto eurodeputato) la loro implementazione, sembra, come ha ribadito un numero sospetto di volte l’enigmatico Tony Blair, «inevitabile». L’indicazione di due anni fa contro obbligo e passaporti vaccinali espressa dal Consiglio d’Europa è stata bellamente ignorata.

 

Dobbiamo inoltre ringraziare, tra gli altri, anche Giorgia Meloni, che ha firmato in tranquillità il documento finale del G20 di Bali per la promozione dei passaporti digitali internazionali.

 

Con il nuovo Trattato pandemico e gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), se approvati nel 2024 come previsto, l’OMS potrebbe essere divenire organo di governo de facto per lo Stato profondo globale – che, come nell’esempio cinese, ha già pronta la sua griglia di controllo totalitario della popolazione su base bioelettronica. È in fase di caricamento, ritiene lo specialista di armi biologiche Francis Boyle, «uno Stato totalitario mondiale» che passa per leggi sanitarie transnazionali.

 

Non si fermeranno alle malattie, come sappiamo. Istituiranno, come esce da tanti discorsi a Davos, un sistema premiale che controllerà l’individuo sin nelle sue più micrologiche transazioni secondo parametri inventati secondo la nuova emergenza, quella del clima.

 

Curiosamente, il documento ufficiale del dicembre 2022 che ne parla e su cui lo sviluppo dei passaporti vaccinali OMS-UE dovrebbe fondarsi, l’«EU Global Health Strategy», nel momento in cui scriviamo non è accessibile, con addirittura problemi a scaricare il PDF. Tuttavia, grazie all’archivio Internet della Wayback Machine, possiamo dare un’occhiata al suo contenuto, già dall’introduzione: «oggi più che mai la salute globale è influenzata dalla triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, biodiversità e inquinamento».

 

«Oltre alle tradizionali cause profonde di cattiva salute, come la povertà e le disuguaglianze sociali, altri driver dei problemi di salute devono essere affrontati in modo integrato, come il cambiamento climatico, l’ambiente degrado, crisi umanitarie o insicurezza alimentare, aggravate da crisi come la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina», scrive il documento ufficiale UE, per niente di parte, in una mirabile sintesi di tutte le catastrofi capitateci addosso negli ultimi mesi.

 

Ci sono, al «principio guida 2» riferimenti alla necessità di allinearsi con il «Piano di azione gender III e al Piano di azione giovani, alle persone disabili in linea con la Convezione ONU sulle persone con disabilità» così come provvedere all’accesso alla salute di altri gruppi vulnerabili come il popolo LGBTIQ [sic], gli anziani, i migranti, i rifugiati e gli sfollati, anche in contesti di disastri naturali o artificiale e degli impatti del cambiamento climatico».

 

Tuttavia, bisognerebbe concentrarsi a leggere bene quanto scrive il documento UE al «principio guida 12»:

 

«Perseguire la neutralità climatica globale entro il 2050, aumentando la capacità di adattamento, rafforzare la resilienza riducendo la vulnerabilità ai cambiamenti climatici in conformità con l’Accordo di Parigi».

 

«Sostenere la biodiversità del suolo, il perseguimento internazionale della riduzione e mitigazione dell’inquinamento atmosferico emissioni globali, la promozione dei principali strumenti internazionali e un meccanismo globale per la gestione delle sostanze chimiche e rifiuti oltre il 2020, la negoziazione di una nuova, giuridicamente vincolante strumento per porre fine all’inquinamento da plastica e risultati ambiziosi sull’acqua e salute alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023».

 

E ancora: «Promuovere un’azione globale ambiziosa per affrontare la perdita di biodiversità, traffico di specie selvatiche, inquinamento di aria, acqua e suolo, esposizione a sostanze tossiche. Promuovere l’approccio One Health in futuro Global Biodiversity Framework da concordare all’ONU Biodiversità Conferenza (COP15)». I lettori di Renovatio 21 stanno cominciando a prendere dimestichezza nei confronti di questa nuova espressione: One Health, la grande campagna di uniformazione sanitaria planetaria, la quale, secondo il documento UE «affronta la complessa interconnessione tra umanità, clima, ambiente e animali; per una più efficace sorveglianza delle malattie in tutto il mondo; e per regole e cooperazione internazionali più forti sui meccanismi sulla salute». Su queste pagine abbiamo già iniziato a specificare in cosa consista e chi vi sia dietro (spoiler: i soliti noti) e quale sia il suo fine (spoiler 2: il Trattato pandemico e oltre, cfr. più sopra).

 

Vedete che il green pass climatico, quindi, è già realtà. Tanti tasselli erano andati al loro posto ben prima della conferenza stampa congiunta OMS-UE.

 

Il green pass, come abbiamo ripetuto tante, tante volte (ricordate quando Renovatio 21 vi diceva che sarebbe stato eterno?), altro non era che una prova generale di una mutazione mondiale dello Stato e dell’umanità – una prova tecnica per la sottomissione dell’uomo nel XXI secolo.

 

Il cittadino diviene «utente», lo Stato diviene «piattaforma», i diritti spariscono e divengono, come era stato per il certificato verde, «accessi» assegnati e tolti dall’alto, per disposizione elettronica del potere – che, considerando gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, potrebbe a breve essere completamente scevro dell’elemento umano.

 

Governati da un potere oscuro, forse non umano – forse dalla macchina. E marchiati.

 

Vale la pena, a costo della nausea, ricordare le parole della Rivelazione: «nessuno poteva comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome» (Apocalisse, 13, 17).

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Sorveglianza

L’Inghilterra sperimenta sistema di pagamento ferroviario tramite tracciamento smartphone della posizione in tempo reale

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In Inghilterra verrà lanciato un nuovo sistema di tariffe ferroviarie basato sul GPS che monitorerà gli spostamenti dei passeggeri tramite i loro smartphone e addebiterà loro il costo in un secondo momento, eliminando la necessità di acquistare i biglietti in anticipo. Lo riporta Reclaim the Net.

 

Sebbene venga promosso come un passo avanti verso un’esperienza di viaggio più semplice ed efficiente, il sistema si basa fondamentalmente sul monitoraggio della posizione in tempo reale, richiamando l’attenzione sul ruolo crescente della sorveglianza nei servizi pubblici di routine.

 

La sperimentazione è iniziata il 1° settembre sulle tratte ferroviarie dell’East Midlands Railway tra Leicester, Derby e Nottingham. Più avanti nel mese, il servizio sarà esteso ai servizi Northern Rail nello Yorkshire, comprese le fermate di Leeds, Sheffield, Harrogate, Doncaster e Barnsley.

 

Sono disponibili complessivamente 4.000 posti per coloro che si registrano tramite i siti web degli operatori ferroviari. I partecipanti utilizzeranno un’app che genera un codice a barre da scansionare ai tornelli. Una volta scansionato, il GPS del telefono si attiva, registrando gli spostamenti del passeggero durante la giornata.

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Il sistema calcola quindi il costo in base alla distanza percorsa e fattura il costo al passeggero a fine giornata. Gli operatori affermano che la tariffa sarà sempre la più economica possibile per la tratta percorsa.

 

Il ministro delle ferrovie, Lord Peter Hendy, ha descritto l’attuale struttura di biglietteria come «troppo complicata e un ammodernamento che avrebbe richiesto molto tempo per essere adattata al XXI secolo (…) Attraverso queste sperimentazioni stiamo facendo proprio questo, rendendo l’acquisto dei biglietti più comodo, più accessibile e più flessibile (…) Mettendo l’esperienza dei passeggeri al centro del nostro processo decisionale, stiamo modernizzando le tariffe e l’emissione dei biglietti, rendendo più semplice e facile per le persone scegliere il treno», ha affermato.

 

Mentre i funzionari continuano a presentare il progetto come una vittoria in termini di praticità e prezzo, la tecnologia introduce un nuovo livello di sorveglianza di routine in un ambiente di transito già ricco di dati.

 

La preoccupazione maggiore non riguarda solo la tecnologia in sé, ma la facilità con cui questo tipo di monitoraggio sta diventando routine. Per andare da A a B, ora è necessario generare un registro dettagliato di dove si va, quando si va e con quale frequenza.

 

Questi dati si accumulano rapidamente e non restano archiviati in un silos. Possono essere associati a nomi, comportamenti, schemi e persino alle persone con cui si viaggia. Con la diffusione di questo tipo di sistema, diventa sempre più difficile evitare un monitoraggio costante negli spazi pubblici.

 

Non esiste inoltre una linea chiara su come verranno gestiti questi dati. Chi ne avrà accesso, per quanto tempo verranno conservati e per quali altri scopi potrebbero essere utilizzati sono tutte questioni aperte.

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L’idea è tutta una questione di praticità, ma saltare la coda per i biglietti potrebbe comportare la rinuncia al controllo su dove finiscono i propri dati. Una volta registrata la cronologia delle posizioni, difficilmente rimane memorizzata. Può essere condivisa, analizzata e integrata in sistemi che vanno ben oltre i viaggi in treno.

 

Si tratta di un passo ulteriore verso una società della biosorveglianza totale, di cui è stato un prodromo la pandemia, con vari esempi (in primis, l’Australia), tra cui, sembra, qualche comune italiano, che hanno utilizzato le capacità geolocalizzative degli smartphone per tracciare gli spostamenti fuori casa, allora proibiti, dei cittadini.

 

Ora, con la scusa dei viaggi in regalo, si attirano gli avventati nella trappola del controllo totale. Il lettore di Renovatio 21 sa che sarà probabilmente lo stesso con l’euro digitale, il cui lancio è sempre più imminente.

 

«There is no such thing as free cheese» dice un detto anglofono: non esiste una cosa come il formaggio gratis. Cioè, secondo la saggezza murina che manca ai molti roditori come a molti umani, se il formaggio è gratis, probabilmente è una trappola.

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Immagine di Simon via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

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Pensiero

Massacro trans di bambini, ecco lo stragista ideale dei «conservatori». Per un futuro di sorveglianza totale

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Erano passate poche ore dal massacro di Minneapolis che già fioccavano in rete teoria di tutti i tipi. Et pour cause: come è stato notato da molti, non era mai accaduto che emergessero così tante informazioni su uno stragista scolastico.   Ricordiamo il caso del Tennessee: ci sono voluti mesi e mesi prima che il famigerato «manifesto» dell’assassina transessuale Audrey Hale fosse pubblicato – e pubblicato perché trapelato in barba alle forze dell’ordine. E invece qui i diari del mostro sono subito fruibili, persino in formato video. C’è tutto, disegni, scritti, meme, confessioni… ogni cosa è subito in chiaro, in tutta la sua portata allucinante.   Alcuni notano ancora la differenza che vi è tra il caso di Robert Westman e di Thomas Matthew Crooks, il coetaneo che sparò al candidato presidente Donald Trump durante il comizio di Butler in Pennsylvania. Del Crooks non si sa ancora nulla: caso più unico che raro di ventenne che non ha una vera traccia su internet, né social media né altro. Curioso.

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Qualcuno specula di un nuovo caso MK-Ultra, dicendo che il programma di controllo mentale della CIA non è mai stato veramente fermato. Puntano il dito contro il padre del massacratore, James, che lavorerebbe per ESRI, produttore di un software di Intelligence geospaziale (cioè, satelliti) usato anche dalla CIA.   Il padre racconta che il ragazzo avrebbe avuto una delusione d’amore recente. La madre – che aveva lavorato proprio per la scuola della strage – invece ha rifiutato di collaborare con la polizia, e ora si sarebbe data alla macchia, rendendosi latitante. Secondo fonti del giornalista indipendente Andy Ngo, a spingere per la transessualizzazione di Robert sarebbe stato più il padre che la madre, definita come «cristiana devota», che sarebbe stata in qualche modo indotta a firmare per la «transizione» sessuale del figlio.   La realtà è che, al di là dei tantissimi dettagli contingenti che continuano ad affiorare, vi sono elementi che rendono il caso un vero e proprio ideale per i conservatori americani – o meglio, per i neocon.   Ci ha riflettutto sopra Kim Iversen, giornalista americana di origini scandinavo-vietnamite, un tempo considerabile come moderata, ora piuttosto lanciata su temi come quello di Israele e della sua totale influenza sugli USA – la bella Kim, per coincidenza, ha subito in questi ultimi giorni un furto di identità, con un’auto comprata a suo nome, nonché una misteriosa effrazione in casa sua mentre stava registrando una puntata del suo show YouTube.   Incurante di tutto, la Iversen mette in fila un po’ di spunte che fanno quasi pensare che si tratti di una figura desiderabile per la propaganda del vecchio conservatorismo USA: l’assassino è trans, e la demonizzazione della classe certo non dispiace ai conservatori vecchio stile; l’assassino scrive in cirillico, pare quindi avere simpatia per la Russia, nemico immortale dei neocon; l’assassino scrive su fucili e caricatori messaggi contro lo Stato Ebraico («Israele deve cadere», ad esempio) e la narrativa dell’«olocausto» («6 milioni non erano abbastanza»): ed ecco una leva interessante contro la nuova destra americana, i MAGA, che a differenza dei conservatori non sembra avere più riflessi pavloviani pro-Israele.   Insomma: lo Westman parrebbe quasi un babau concepito per la propaganda neocon, sempre più disperata per il fatto di aver perduto completamente il favore verso Israele del popolo di sinistra in America e di buona parte di quello della destra. Forse per questo, dicono alcuni, a Gaza accelerano: sanno di avere poco tempo, quando la generazione dei boomer morirà, non resterà in Occidente più nessun appoggio per lo Stato Giudaico…   Sono annotazioni, analisi, speculazioni. Tuttavia altri rilievi usciti dopo il massacro sono invece certezze.   La strage dei bambini cattolici di Minneapolis avrebbe potuto essere evitata se fosse stato installato uno strumento di rilevamento delle minacce basato sull’intelligenza artificiale, ha dichiarato mercoledì a Fox News – la TV dei conservatori americani, il canale tramite il quale necon portarono gli USA alla guerra in Iraq – proprio un ex agente delle forze speciali israeliane.   Parlando della sua piattaforma GIDEON, il fondatore Aaron Cohen ha affermato che l’attacco alla scuola cattolica dell’Annunciazione, in cui sono morti due bambini, non sarebbe mai avvenuto se le forze dell’ordine avessero utilizzato il suo software di polizia predittiva.    

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«Sto per lanciare la prima piattaforma di rilevamento delle minacce tramite intelligenza artificiale di GIDEON America, creata appositamente per le forze dell’ordine», ha affermato Cohen, aggiungendo: «Esamina Internet 24 ore su 24, 7 giorni su 7, utilizzando un’ontologia di livello israeliano per estrarre un linguaggio di minaccia specifico e poi lo indirizza alle forze dell’ordine locali».   «È un detective attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non dorme mai e ci aiuterà a fronteggiare questi attacchi», ha aggiunto Cohen.   Cohen ha descritto GIDEON come «il primo sistema di intelligenza artificiale in tempo reale progettato per rilevare le minacce online prima che si trasformino in attacchi. Reti anonime che segnalano il comportamento e prevedono il pericolo».   Su YouTube è caricato un video che ne spiega funzionamento e potenzialità.  

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Secondo quanto è dato di capire, il sistema analizza l’intera rete Internet aperta, inclusi Reddit, Discord, chat dei videogame e blog marginali, alla ricerca di segnali d’allarme chiave come «accumulo di lamentele, linguaggio da martire, pianificazione tattica, scouting scolastico e indottrinamento estremista».   È stata notata la simiglianza di tale piattaforma di polizia predittiva con il rilevamento delle minacce pre-crimine in stile Minority Report, film che partiva dagli incubi distopici del romanziere Philip K. Dick per descrivere una società dove i reati sono puniti prima ancora che avvengano.   Il fatto è che questo GIDEON non è l’unico software di questo tipo: più grande, ed esperto, è Palantir, programma di cui recentemente si parla moltissimo per descrivere l’influenza che il Venture Capitalist Peter Thiel (creatore con Elon Musk di PayPal) eserciterebbe occultamente sul governo Trump, a partire dal vicepresidente JD Vance, che aveva lavorato in un fondo dello stesso Thiel e la cui carriera politica sarebbe stata da questi promossa.   Secondo i critici, il Thiel da anni agirebbe in fusione con spezzoni dello Stato profondo, in ispecie militare, americano. Alcuni quindi si spingono a dire che vi sarebbe una sorta di golpe di Palantir in atto in USA, con una società di sorveglianza AI ad occupare sempre più largamente le stanze dei bottoni. Con questa idea un ragazzo si era dato fuoco a Nuova York fuori dal tribunale che stava processando l’allora candidato presidente Trump.   Al di là degli allarmi, la meccanica dietro alle grandi stragi – lo abbiamo imparato con amarezza dall’11 settembre 2001, e poi ancor di più con la pandemia – pare la medesima: ad un evento pauroso lo Stato risponde con maggior controllo sul cittadino, che a questo punto è pienamente giustificato dal pericolo, al punto da passare sopra alle Costituzioni dei Paesi sedicenti democratici.   Qualcuno ha cominciato a chiamarlo «liberalismo emergenziale», in realtà sarebbe più giusto definirlo più semplicemente biototalitarismo, perché abbiamo appreso che esso intende estendersi in ogni dimensione dell’esistenza umana, persino – pensate a vaccino e green pass – a livello biomolecolare, subcellulare, genetico, cioè al controllo della base stessa della vita

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Ancora nel 2020 Renovatio 21 ricordava come il leader del World Economic Forum di Davos Klaus Schwab avesse pubblicato un libro di 195 pagine, COVID-19: The Great Reset, nel quale, sulla scorta di una frase attribuita a Winston Churchill, incoraggiava gli industriali e chi ricopre ruoli decisionali a «fare buon uso della pandemia, non lasciando che questa crisi vada sprecata».   Diviene chiaro, quindi, che – sempre all’interno della triade tesi-antitesi-sintesi dell’idealismo di Hegel, sempre caro alle élite – chi produce crisi produce anche opportunità.   Chi produce massacri, crea la possibilità di manipolazione sociale – specie verso il controllo capillare dell’essere umano.   In fondo, non è così difficile da capire. Certo, realizzarlo, ad un certo punto, è angosciante e mostruoso. Ma questo è il tempo che ci è stato dato da vivere. E tirarsi indietro non solo non è possibile, ma è proprio quello che vogliono i commendatori del sacrificio umano.   Roberto Dal Bosco

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Immagine da Twitter; modificata
     
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Internet

Il nuovo aggiornamento di Instagram eroderà ulteriormente la vostra privacy

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I nuovi aggiornamenti di Instagram sono ritenuti come problematici per la privacy degli utenti. Lo riporta Reclaim The Net.

 

Meta sta lanciando tre nuovi aggiornamenti del social network basato su immagini. Uno di questi «porta la piattaforma in un territorio che dovrebbe far scattare un serio campanello d’allarme per chiunque tenga alla privacy», scrive il sito.

 

Le prime due modifiche sono relativamente innocue: una nuova opzione per ripubblicare i Reel pubblici e una scheda «Amici» che mostra i post che i tuoi contatti hanno apprezzato o commentato.

 

La terza è molto più invasiva: la nuova «Friend Map» di Instagram, un sistema di tracciamento in tempo reale che ti consente di condividere la tua posizione esatta con i contatti scelti e di vedere a tua volta la loro.

 

«Meta lo presenta come un modo per “restare aggiornati con gli amici”, ma il suo vero valore è per l’azienda, non per te» nota Reclaim The Net.

 

La funzionalità rispecchia la «Snap Map» di Snapchat (società che in passato ha accusato Facebook di copiare le sue funzioni) e verrà introdotta inizialmente negli Stati Uniti prima di essere lanciata a livello globale.

 

«A differenza di un incontro per un caffè, questo tipo di “connessione” significa fornire a Meta un feed costante su dove ti trovi, quando ci sei e con quale frequenza ci vai» scrive RTN.

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Se attivata, la Friend Map utilizza il GPS del telefono, insieme a segnali Bluetooth e Wi-Fi, per determinare la tua posizione. Se hai già taggato la tua posizione in post o Storie, potresti aver già dato i permessi necessari. Reel, Storie e post taggati possono apparire sulla mappa per 24 ore, insieme alle «Note» dei follower condivisi.

 

Instagram specifica che la condivisione della posizione è inizialmente disattivata all’apertura della mappa, ma non è chiaro se successivamente verrà chiesto di riattivarla. Una volta concessi i permessi, l’app potrebbe accedere alla tua posizione ogni volta che la usi.

 

Rivelare la propria posizione in tempo reale è uno dei dati più rivelatori che si possano condividere online. Rivela la propria casa, il proprio posto di lavoro, le proprie abitudini quotidiane e i luoghi che si visitano più spesso. Queste informazioni sono una miniera d’oro per gli inserzionisti, che possono tracciare le proprie abitudini per proporre prodotti mirati, e per i governi, che possono utilizzarle senza mandato se pubblicate pubblicamente.

 

È stato notato che esiste quindi anche una minaccia concreta dello stalking. Le organizzazioni che si occupano di violenza domestica avvertono da tempo che il monitoraggio della posizione in tempo reale è uno strumento potente a disposizione degli aggressori per monitorare e controllare le vittime. La normalizzazione di questo tipo di sorveglianza aumenta ulteriormente i rischi, soprattutto per i bambini.

 

«Se ti viene chiesto di abilitare la Mappa Amici, rifiuta» scrive RTN, che dà istruzioni su come disattivarla:

 

Su Instagram:

Vai a Messaggi.
Tocca “Mappa” in alto.
Apri Impostazioni.
Selezionare “Nessuno” e confermare.
Sul tuo dispositivo:

iOS: in Privacy e sicurezza, rimuovi l’accesso alla posizione di Instagram o disattiva “Condividi la mia posizione”.

Android: nelle impostazioni di localizzazione, rimuovi l’autorizzazione di Instagram o disattiva completamente i servizi di localizzazione.

 

Non si tratta di una singola funzionalità. Fa parte di una spinta costante delle Big Tech per normalizzare la condivisione di una quantità sempre maggiore di dati personali, con il pretesto di «connessione» e «comodità».

 

La vostra posizione è preziosa e mantenerla riservata è uno dei modi più efficaci per proteggervi da sorveglianza, tracciamento e profilazione.

 

«Non è necessario fornire a Meta una mappa in tempo reale della tua vita per rimanere vicino ai tuoi amici. Rifiutare questo tipo di tracciamento non è solo una scelta personale, ma è anche una presa di posizione contro la costante erosione della privacy digitale».

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Immagine di Santeri Viinamäki via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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