Pensiero
L’apparenza del volo del Drago
Qualche mese fa, mio figlio, che ha una spiccata curiosità per le cose complicate che suo padre non sa, mi ha chiesto quale fosse il carattere giapponese più difficile.
Ho guardato su internet. Si tratta di quello che chiamano taito. È considerato il più complesso perché per realizzarlo servono 84 tratti di pennello.
Diciamo che uno ci mette un po’.
Il bambino, senza che me ne accorgessi, ci si è messo sopra: dopo qualche giorno, lo sapeva riprodurre al volo, senza nemmeno guardarlo.
Non solo: aveva cominciato a sfidare chiunque a vergare l’impossibile ideogramma, il nonno, la nonna, l’altra nonna, sua madre, se stesso: l’asticella via via si alzava, la missione diventava quella di riuscire a riprodurre il taito all’interno di un singolo quadretto di quadernone (impossibile, una roba nanometrica: ma il ragazzino ci prova sul serio).
Quanto a me, ricordo di essere stato svegliato più volte alle 5:30 dal 6enne che mi mette sotto il naso il foglio con sopra il kanji, il carattere giapponese ripetuto mille volte. «Papà, guarda…»
È durata qualche settimana. Poi piano piano la frenesia ideogrammatica è scemata (anche se non del tutto).
Il problema è che il taito è disconosciuto da tantissimi giapponesi, i quali sono tenuti dallo Stato a sapere 1937 caratteri (in via di diminuzione), figurarsi quelli difficilissimi e misteriosi come questo. I kanji sono la vera barriera della lingua nipponica – anche per gli stessi giapponesi, che fingono di avere un’alfabetizzazione altissima, ma fuori dal loro settore di competenza possono aver difficoltà a capire cosa ci sia scritto.
Nessuno utilizza il taito. C’è una foto di un locale che fa ramen, in un qualche paesino periferico, che lo ha messo nell’insegna, rendendolo solo in tempi recenti una vera parola riconosciuta.
Ancora peggio: nessuno sa davvero cosa significhi il taito.
La vulgata principale, tra i pochi che se lo sono chiesto, è che il carattere significhi qualcosa come «l’apparenza del volo del drago».
L’apparenza del volo del drago. Quanta poesia. È quella bellezza risonante che si ha quando si traduce dal giapponese, un po’ per la struttura della lingua un po’ perché il Giappone, fuori dagli orari di lavoro, sa essere proprio così, struggente ed immaginoso. (Anche le sigle dei cartoni, tradotte debitamente, possono risultare come poemi aulici e struggenti).
Devo dire che in questi mesi ho pensato spesso di scrivere un articolo intitolato così.
Perché, lo abbiamo capito, il Drago sopra l’Italia era fatto soprattutto di apparenza. Immagine. Pura forma. Cliché senza riscontri nella realtà.
Era ritenuto intelligente, bravo. Abbiamo invece visto una creatura astiosa, goffa. Insulta una discreta parte della popolazione – come del resto ieri nel suo discorso ha insultato i partiti. Molte scelte, che abbiamo condannato su Renovatio 21, ci sono sembrate al limite del comprensibile: offende la Russia, difende gli articoli che parlano dell’assassinio del suo presidente Vladimir Putin, poi il giorno dopo lo chiama per avere il gas.
Non fa una grinza. E avevamo letto sui giornali italiani ad inizio conflitto ucraino che Putin lo avrebbe voluto come negoziatore, perché anche lui ammaliato dalla bravura e dal prestigio dell’alto burocrate romano. Si poteva sparare una cazzata così?
Massì, perché, appunto, c’è l’apparenza del volo del Drago, cui si aggrappa all’establishment, lo Stato profondo e quella fetta di popolo mascherato – quella che chiamiamo qui massa vaccina – che per continuare ad esistere abbisogna di dosi sempre più massicce di ipnosi.
Draghi, ci ripetono anche i giornali stranieri, è quello che dà stabilità all’Italia, specie ora con la crisi economica, energetica e bellica con la Russia. Anche qua: com’è possibile credere ad una cosa del genere, quando è emerso (e questo sito è stato praticamente l’unico a parlarne in Italia a questo livello) che il Drago, come la Von der Leyen e la Yellen, avrebbe ideato il sequestro di 300 miliardi di dollari di valuta russa depositati nelle Banche Centrali straniere? Il Financial Times, che fece lo scoop che nessuno qui si è filato, non ebbe paura a chiamarlo per quello che è: il primo vero episodio di «guerra economica» mai registrato dalla storia umana.
E quindi, il Drago è colui che ci protegge? In apparenza, dicono i giornali mondiali e mondialisti, dicono i maggiordomi italiani e europeisti, sì. L’uomo cui affidare i tuoi figli è quello che ha appena spaccato le vetrate del vaccino a sassate, nascondendo un po’ la mano ma continuando a inveire. Il vicino è armato e determinato, l’uomo che dovrebbe difendere la nostra prole no – è difficile che abbia mai visto un’arma in vita sua.
Tuttavia, il drago vola. Lui stesso ne è convinto: se no, la boria con cui ha trattato i parlamentari non si spiega. L’uomo che non ha mai visto un voto in vita sua, è andato a dire loro che sarebbe stato «il popolo italiano» a volerlo lì, a chiedere di procedere.
Ma come può anche lontanamente pensare di dire una cosa del genere?
Ma con che faccia?
Per capirlo, dobbiamo tornare al taito. L’ideogramma più difficile al mondo in realtà si può scomporre in due serie di ideogrammi ripetuti.
Uno, appunto, è il drago: 龍, ryu in giapponese.
L’altro è 雲: kumo, «nuvola».
In pratica, il taito (che qualcuno chiama anche daito, o otodo), nella sua variante principale, si scompone in: nuvola-nuvola-drago-nuvola-drago-drago.
Quindi, una commistione fra qualcosa di immateriale, rarefatto – la nuvola – e una bestia mitica, solida e minacciosa, il drago.
L’opera politica di Draghi, finora, è stata pura nuvola. Possiamo dire, addirittura, che è stata perfino più imbranata di quella di Monti, che alla fine se ne era uscito con un suo partito biodegradabile – e invece Super Mario neanche questo ha fatto, forse per pigrizia, o peggio, perché conscio del fatto che siamo nella fase terminale dello Stato-partito, e quindi i partiti tout court non servono più, servono al massimo tecnocrati di cui lui è la massima espressione.
Abbiamo tutti sopravvalutato Draghi: lui stesso, in primis, nonostante la troppa considerazione di sé derivi dalla visione lucida della realtà post-elettorale, post-costituzionale, post-democratica che in Italia è avanzatissima.
Tuttavia non ci nascondiamo che il drago, cioè il mostro leggendario raro e devastante, nella politica di Draghi c’è tutto.
Chiedetelo ai greci. Ora i giornali strillano che sta tornando lo spread, e che i nostri titoli di Stato valgono come quelli della Grecia: simpatico che non notino in ambo i casi il Drago aveva messo la zampa, e soffiato il suo fuoco.
Soprattutto, il drago emerge in tutta la sua forza quando Draghi partecipa ai discorsi di «distruzione creativa» dell’economia discussi dal Gruppo dei 30 a cui prende parte.
Vedendo quello che sta succedendo al nostro Paese, non possiamo avere dubbi: c’è un dragone distruggitore che lavora per la rovina del mondo per come ce lo ricordiamo. I risparmi, lo sviluppo economico, i carburanti, il riscaldamento, la luce elettrica, il costo del cibo… Il drago è ovunque, negli USA come in Germania, in Francia, ovviamente anche in Italia.
Il volo del mostro produce devastazione nazionale. Come le nuvole, è sopra tutto il cielo. Le nuvole, placide e poetiche nella loro quotidianità, in realtà forse lo coprono. Dietro le nuvole c’è il drago, il cui alito infuocato vi sta vaporizzando – vi sta rendendo, a vostra volta, nuvole, atomi allo stato gassoso senza più concretezza, né radice alcuna sulla terra.
Quindi, ripetiamo quello che abbiamo già scritto su queste colonne: il volo del drago continua. Perché Draghi è solo un effetto di un sistema soggiacente – un effetto di maturità, esperienza ed affidabilità impressionati: pensate, dalla scuola dei Gesuiti alla Banca d’Italia al Britannia alla Goldman Sachs BCE a Palazzo Chigi. Un bollino per ogni possibile centrale di potere finanziario.
È difficile, lo capite, che si priveranno di lui. Lo abbiamo già detto: non siamo fra quelli che pensano che Draghi non possa più divenire Presidente della Repubblica. In realtà, può succedere domani: Mattarella, che è anche lui stato portato a suon di applausi fantozziani ad un «anomalo» secondo mandato, può fare come il suo predecessore, dimettersi di colpo e far strada ad un altro nome gradito allo Stato profondo nazionale e non solo.
E chi meglio del Drago? E quale partito oserebbe non prendere in considerazione la cosa? La figura extrapartitica –che se ne fotte della politica e dei partiti al punto di farsi andare bene Di Maio – garantita ad vitam dai poteri sovranazionali che di fatto creano e disfano i governi italiani… come non volerne ancora? Come fare senza?
No, non ci siamo liberati dei Draghi.
La realtà è che, come dicevamo, le elezioni super-ravvicinate sono una manna per il potere costituito: nessuna realtà alternativa ai partiti presenti in Parlamento avrà il tempo e la forza di imporsi e sperare di arrivare in Parlamento. Non c’è il tempo tecnico, la censura impazza, ed ad una certa oltre alle liste di proscrizioni magari salta fuori anche la magistratura… I partiti, andando al voto immediatamente, hanno fatto la scelta più logica di autoconservazione.
Perché qualcuno può averlo intuito: ci sono 8 milioni di voti grillini a spasso. Visto che il partito è collassato – si è biodegradato in un paio di tronconi feudali, a loro volta biodegradabili – è molto improbabile che, escludendo qualche focolaio in meridione, tutti tornino a votare la torma venduta di Grillo.
Il numero di voti divenuto liquido può alterare gli equilibri – può soprattutto essere assorbito da soggetti che si presentino come anti-sistema (come fingeva il M5S fino a poco fa). Chi fa politica non può non aver notato che il dissenso, grazie al green pass, ha assunto dimensioni materiali notevoli motivazioni politiche irriducibili: le continue manifestazioni dei sabati del 2021, con la mobilitazione di milioni di persone in tutta Europa, non sono un segno da prendere alla leggere. In Italia, come in Germania, hanno dovuto piegarle con la repressione poliziesca dura.
Ecco: votiamo subito, così magari un po’ di questi voti tornano all’ovile. Già si sentono certe voglie di votare, nonostante quello che ci hanno fatto, Salvini, la Meloni, perfino Berlusconi… Alla fine va bene anche al PD, perché abbiamo appena visto che a votare non ci va più nessuno, tranne gli zombi piddificati nei decenni con il salario della greppia coop-statale: Zingaretti è servito per comprendere che più in basso di così, anche mettendocela tutta, il Partito non può andare, e anzi, si è compreso che anche la catastrofe di consenso attuale è per il PD, politicamente ed economicamente, sopravvivibile, sostenibile.
Certo, è un disastro. Era meglio aspettare un anno ancora, lavorare per creare soggetti di alternativa vera, credibile: perché quelli che oggi si offrono sul mercato, tra blogger ambigui, dottori spiantati, avvocati strampalati e leaderini che sguazzano negli stagni del loro narcisismo, sono davvero inaccettabili inaffrontabili, irricevibili, invotabili. Fanno schifo. E tanto.
E allora, non c’è davvero nulla da festeggiare. Questa crisi di governo è fatta per continuare l’opera di attacco alla popolazione, è fatta per mantenere lo status quo necessario a proseguire con il Reset, con la Sostituzione, con la decrescita, con tutti i programmi che la centrale della Cultura della Morte e i suoi maggiordomi locali ci stanno scagliando addosso da anni.
Non pensate di esservi liberati dei mostri che stanno decidendo il nostro futuro di miseria e distruzione. La loro ombra è proiettata sulle vite di ognuno.
L’apparenza del volo del Drago incombe ancora su tutti noi.
Roberto Dal Bosco
Pensiero
Sterminio e «matrice satanica del piano globalista»: Mons. Viganò invita a «guardare oltre» la farsa psicopandemica
Monsignor Carlo Maria Viganò ha inviato un suo intervento al convegno «La morte negata», svoltosi il 10 Maggio 2024 presso l’Auditorium Gavirate (Varese).
«Uno degli effetti più immediati dell’infernale operazione manipolatoria psicopandemica è costituito dal rifiuto delle masse di riconoscere di essere state oggetto di una colossale frode» dice l’arcivescovo nel suo messaggio.
Sotto pretesto di impedire la diffusione di un virus, presentato come mortale e incurabile «si sono costretti miliardi di persone a subire l’inoculazione con un farmaco sperimentale che si sapeva essere inefficace per lo scopo dichiarato. E per fare ciò, le autorità preposte non hanno esitato a screditare le cure esistenti, che di quel siero genico avrebbero reso impossibile l’autorizzazione al commercio».
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«Il motivo di questo istintivo rifiuto delle masse di riconoscersi vittima di un vero e proprio crimine contro l’umanità non toglie però l’evidenza delle intenzioni degli autori di questo crimine. Queste intenzioni, dichiarate da decenni sulla base di una grottesca falsificazione della realtà, si concretizzano in un’azione sistematica volta a favorire la depopolazione del Pianeta mediante pandemie, carestie, guerre e scontri tra diverse fasce della popolazione, impoverimento delle classi più deboli e drastica riduzione di quei servizi pubblici – tra i quali la Sanità e la Previdenza sociale – che lo Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini».
«Ma se una lobby di personaggi ricchissimi dichiara di voler ridurre la popolazione mondiale mediante vaccinazioni di massa che provochino sterilità, malattie e morte; e se queste vaccinazioni provocano effettivamente sterilità, malattie e morte in milioni di inoculati, credo dovremmo noi tutti – e rivolgo il mio appello agli illustri giuristi e intellettuali, oltre che ai medici e agli scienziati – alzare lo sguardo e non limitarci ad un’indagine che abbia come unico oggetto gli effetti avversi e mortali del siero sperimentale» dice il prelato.
«Se non inquadriamo la gestione della psicopandemia nel contesto più vasto del piano criminale che l’ha progettata, ci precludiamo la possibilità non solo di comprendere la premeditazione del crimine, ma anche di vedere su quali altri fronti siamo o saremo oggetto di nuovi attacchi, che però hanno in comune con questa l’obiettivo finale, ossia l’eliminazione fisica di miliardi di persone».
«Le falle del capillare sistema di censura che va instaurandosi in quasi tutti gli Stati occidentali – o meglio: di quelli che soggiacciono ai diktat dell’OMS e della cupola eversiva del World Economic Forum – hanno consentito a molti di noi di vedere dimostrato un dato incontestabile: questi sieri, prodotti da enti governativi usando virus geneticamente modificati con il Gain of Function e sottoposti al segreto militare, non solo non servono a curare la fantomatica malattia da COVID-19, ma inducono gravi effetti avversi e anche la morte; e questo non è dovuto soltanto alla nuova tecnologia mRNA con cui vengono prodotti, ma alla presenza di sostanze che non hanno alcuna attinenza con la dichiarata finalità di combattere il virus» dichiara Viganò.
Sostanze, sostiene monsignore, «che guarda caso sono oggetto di brevetti a dir poco inquietanti, depositati ben prima del lancio dell’operazione pandemica».
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«Premesso dunque che questi sieri non fanno quanto dichiarato in sede di approvazione da parte delle agenzie sanitarie, ma che al contrario si dimostrano efficacissimi nell’indurre patologie anche gravissime, nel provocare la morte e nel determinare la sterilizzazione degli inoculati, occorre compiere il passo successivo – che è quello maggiormente temuto dal Sistema che li ha imposti – e dunque denunciare il dolo e la premeditazione – la mens rea, direbbero gli esperti di diritto – di chi ha deliberatamente usato una falsa pandemia per sterminare la popolazione, coerentemente ad una visione folle e antiumana che considera l’umanità come il cancro del Pianeta».
«Ecco perché vi invito a compiere il passo successivo, in questa meritoria operazione di verità e di denuncia nella quale siete coraggiosamente impegnati».
«Non fate le domande sbagliate, perché ne avrete risposte sbagliate. Se partite dal presupposto che le Autorità sanitarie abbiano agito con scopi leciti e che gli errori commessi siano dovuti ad imperizia o alla pressione dell’emergenza; se date per scontato che i produttori del siero genico abbiano come finalità la cura delle malattie e non il più cinico profitto e la creazione di malati cronici, finite col falsificare la realtà e le conclusioni cui giungerete saranno necessariamente fuorvianti».
«Abbiate piuttosto un approccio forense, per così dire, in modo che appaia evidente la perfetta coerenza tra gli strumenti adottati e i risultati ottenuti, a prescindere dagli scopi dichiarati; sapendo che le vere motivazioni, proprio per la loro intrinseca volontà di nuocere, non potevano che essere dissimulate e negate. Chi mai ammetterebbe, prima di imporre fraudolentemente una terapia genica di massa, che l’obiettivo che intende raggiungere è far ammalare, uccidere o rendere sterile una vastissima fascia della popolazione mondiale?»
«Ma se questo è ciò che l’ideologia neomalthusiana si prefigge; se vi sono prove che dolosamente sono stati nascosti gli effetti avversi dei sieri; se nei differenti lotti sono presenti sostanze che non hanno alcuna giustificazione profilattica ma che al contrario inducono patologie e consentono manomissioni del DNA umano, le conclusioni logiche non possono non evidenziare la volontà criminale, e quindi la complicità colpevole di Istituzioni pubbliche, enti privati, addirittura dei vertici della Gerarchia cattolica, dei media (…) della intera classe medica (…) in un’operazione di sterminio di massa» dice ancora Monsignore.
«La domanda che ora dobbiamo porci – e che dobbiamo porre a chi pretende di governarci e di imporci norme e comportamenti che influiscono direttamente sulla nostra vita quotidiana e sulla nostra salute – non è perché i sieri siano stati imposti ancorché dimostratamente dannosi e mortali, ma per quale motivo nessun organo dello Stato – il cui fine ultimo è il bene comune, la salute e il benessere dei cittadini – abbia posto fine a questo crimine, ed anzi se ne sia reso complice giungendo a violare i diritti fondamentali e a calpestare la Costituzione» continua il prelato.
«Quis custodiet ipsos custodes? chiede Giovenale (Satire, VI, 48-49). Se un sistema di governo giunge a strutturarsi in modo tale che chi è costituito in autorità possa nuocere a coloro che devono obbedirgli; se forze non legittimate da alcun mandato politico o sociale riescono a manovrare interi governi e istituzioni sovranazionali con l’intento di appropriarsi del potere e di concentrare nelle proprie mani ogni strumento di controllo e ogni risorsa – finanza, salute, giustizia, trasporti, commercio, alimentazione, istruzione, informazione; se una cupola eversiva può vantarsi pubblicamente di avere premier, ministri e funzionari al proprio servizio, dobbiamo aprire gli occhi e denunciare il venir meno di quel patto sociale che sta alla base della convivenza civile e che legittima la delega dell’autorità da parte del popolo ai propri rappresentanti».
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«Da qui, inevitabilmente, dovrà scaturire la consapevolezza che la pandemia – così come l’emergenza climatica e tutte le altre pseudocatastrofi prospettate a scopo intimidatorio dalla medesima lobby – costituisce un tassello fondamentale nel quadro di un più vasto colpo di Stato globale cui occorre opporsi, che è imprescindibile denunciare e i cui responsabili – tanto ai vertici di queste organizzazioni eversive quanto nei Governi, nelle Istituzioni pubbliche e nella Chiesa Cattolica – andranno inesorabilmente processati e condannati per alto tradimento e per crimini contro l’umanità» sostiene il religioso.
«Ma per fare questo – dovrete darmene atto, dopo quattro anni – è indispensabile comprendere che questa lobby criminale agisce per il Male, serve il Male, persegue la morte non solo del corpo ma anche dell’anima di ciascuno di noi; che i suoi emissari sono servi di Satana, votati alla distruzione di tutto ciò che ricorda anche lontanamente l’opera perfetta della Creazione, che rimanda all’atto generoso e gratuito con cui il Creatore infonde la vita. Satana è omicida sin dal principio (Gv 8, 44) e chi lo serve non può che volere la morte, qualsiasi sia il mezzo con cui infliggerla».
«Fingere di aver a che fare con dei vili mercanti interessati solo al denaro e non vedere la matrice satanica del piano globalista costituisce un imperdonabile errore che nessuno di noi può compiere, se vogliamo davvero fermare la minaccia incombente sull’umanità intera» conclude monsignor Viganò.
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Pensiero
Verso il liberalismo omotransumanista. Tucker Carlson intervista Dugin
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Carlson chiede a Dugin cosa sta succedendo nei paesi di lingua inglese: «gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda, l’Australia hanno deciso all’improvviso di rivoltarsi contro se stessi con questo grande tumulto. E alcuni comportamenti sembrano molto autodistruttivi. Da dove pensa, come osservatore, che provenga questo?» «Credo che tutto sia iniziato con l’individualismo» risponde Dugin. «L’individualismo era una comprensione sbagliata della natura umana, della natura dell’uomo. Quando si identifica l’individualismo con l’uomo, con la natura umana, si tagliano tutti i suoi rapporti con tutto il resto. Quindi si ha un’idea molto particolare del soggetto, del soggetto filosofico come individuo». Qui Dugin offre una visione in linea con quella del tradizionalismo cattolico: «tutto è iniziato nel mondo anglosassone con la riforma protestante e prima ancora con il nominalismo: l’atteggiamento nominalista secondo cui non esistono idee, ma solo cose, solo cose individuali» spiega il filosofo. «Quindi l’individuo, era la chiave ed è tuttora il concetto chiave che è stato posto al centro di un’ideologia liberale e del liberalismo poiché, nella mia lettura, è una sorta di processo storico e culturale, politico e filosofico di liberazione, dell’individuo, di qualsiasi tipo di identità collettiva, collettiva o che trascenda quella individuale». «Tutto è iniziato con il rifiuto della Chiesa cattolica come identità collettiva, dell’impero, dell’impero occidentale come identità collettiva. Successivamente si è trattato di una rivolta contro uno Stato nazionalista come identità collettiva a favore di una società puramente civile. Dopo quella guerra, nel XX secolo ci fu la grande battaglia tra liberalismo, comunismo e fascismo. E il liberalismo ha vinto ancora una volta. E dopo la caduta dell’Unione Sovietica è rimasto solo il liberalismo».Ep. 99 Aleksandr Dugin is the most famous political philosopher in Russia. His ideas are considered so dangerous, the Ukrainian government murdered his daughter and Amazon won’t sell his books. We talked to him in Moscow. pic.twitter.com/4LrO0Ufg9P
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 29, 2024
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Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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