Ci tocca ripetere il nostro appello, e a gran voce: rimuovete dall’incarico il ministro Luigi Di Maio.
Si tratta oramai di una questione politica insormontabile. Non è possibile che in alcuna trattativa durante o dopo il conflitto l’Italia possa giocare un ruolo se a capo del dicastero degli Esteri vi è qualcuno che fa simili dichiarazioni.
Non alludiamo solo agli insulti.
Ci riferiamo alle ultime, rilasciate sempre con sollecitudine nel salotto TV de La7, dove il ragazzo-ministro si collega con dietro un interno della Farnesina.
Anche la scorsa volta – venerdì 11 marzo – ha fatto la voce grossa. Anzi, ha pure alzato minacciosamente il dito indice, proferendo parole degne di un vero falco militare:
«Lo voglio ripetere: se un solo aereo della NATO viene abbattuto sui cieli ucraini ad opera di un missile russo, i Paesi della NATO devono rispondere, non contro qualcuno qualsiasi [?], ma contro la Russia, che è una potenza nucleare».
«Lo voglio ripetere: se un solo aereo della NATO viene abbattuto sui cieli ucraini ad opera di un missile russo, i Paesi della NATO devono rispondere, non contro qualcuno qualsiasi [?], ma contro la Russia, che è una potenza nucleare»
C’è da trattenere il fiato, ma c’è la puntualizzazione: «È per questo che gli gli scenari di intervento militare diretto li abbiamo esclusi».
«Adesso la questione è portare le parti al tavolo e continuare a colpire Putin nella sua economia». Segue descrizione soddisfatta della guerra economica alla Russia, con tanto di previsioni della JP Morgan.
Siamo confusi. Molto.
Come si può portare qualcuno al tavolo mentre gli si annuncia che lo si sta distruggendo e si intende continuare?
Come si può parlare così liberamente di uno scenario attivo di incidente militare aereo tale da far scatenare la Terza Guerra Mondiale?
Ma soprattutto: come si può parlare così liberamente di uno scenario attivo di incidente militare aereo tale da far scatenare la Terza Guerra Mondiale? Come si può accennarne con questa leggerezza, magari sottolineando il carattere nucleare dello scontro che si profila, specie se mandiamo un aereo?
E perché Di Maio fantastica, per poi però nascondere subito la mano, di «aerei della NATO» sui cieli ucraini?
Ecco: con la distruzione della base piena di stranieri a pochi chilometri dal confine polacco, Putin ci ha già fatto capire di fare sul serio… Quindi, come si può anche solo lasciar immaginare ai cittadini che, in un momento di chiusura totale degli spazi aerei e di dominio incontrastato dei MiG russi sui cieli ucraini, ci debba stare lì un aereo NATO?
Perché mai un aereo NATO dovrebbe volare sull’Ucraina, se stanno discutendo tutti su come fare arrivare agli ucraini le armi occidentali tanto promesse, mentre Putin ha già detto che centrerà tutti i convogli e dichiarerà immediatamente guerra a chi cercherà di imporre una no-fly zone?
«Putin non ha più un’economia agile per finanziare questa guerra all’infinito. E questo lo indebolisce» ci assicura il ministro di Pomigliano d’Arco. Di certo, Putin non aveva pensato alle ritorsioni economiche a cui stava andando incontro, lo hanno di certo preso di sorpresa, non era del resto una cosa prevedibile.
È un discorso davvero ridicolo: qualcuno dello staff può informare Di Maio di cosa sta accadendo?
Qualcuno può dire a Di Maio che è l’economia occidentale che rischia il tracollo, per la carenza energetica (che metterà subito a KO la Germania) e per la possibilità catastrofica della sostituzione del dollaro come valuta di scambio mondiale? (Se i dollari non comprano più petrolio e gas, a cosa servono?)
Qualcuno può dire a Di Maio che è l’economia occidentale che rischia il tracollo, per la carenza energetica (che metterà subito a KO la Germania) e per la possibilità catastrofica della sostituzione del dollaro come valuta di scambio mondiale?
Ma tranquilli, il ministro ci racconta l’epica dei «sequestri agli oligarchi», con elogi e ringraziamenti ministeriali alla Guardia di Finanza che sta provvedendo a mettere i sigilli ai mega-yacht. E pazienza se il turismo del lusso sfrenato, che qualche euro lo faceva incamerare in Sardegna, in Versilia e altrove, ora è svaporato per sempre: dobbiamo accontentarci di questa vittoria morale, quindi sentitivi nel giusto mentre perdete lo stipendio, e prossimamente anche il pane.
«Esiste solo una soluzione diplomatica, perché l’alternativa è la Terza Guerra mondiale, non la vogliamo» dice il grillino. Per una volta siamo d’accordo: si deve procedere attraverso la diplomazia, e proprio per questo che egli deve dimettersi, deve lasciare il posto ad altri. I rapporti oramai compromessi con la diplomazia russa non gli possono permettere di negoziare serenamente con il Cremlino, trascinando nel malanimo tutto il nostro Paese, che egli dovrebbe rappresentare all’estero.
Non è possibile per tantissimi italiani sentirsi rappresentati da Di Maio. Non è possibile, per una diplomazia che sia funzionale, continuare così.
Ci rendiamo conto che non abbiamo una proiezione politica di alcun tipo. Nessun partito, né al governo né all’opposizione, ci rappresenta: del resto non c’è nessuno che sta affrontando la situazione con realismo.
Non è possibile per tantissimi italiani sentirsi rappresentati da Di Maio. Non è possibile, per una diplomazia che sia funzionale, continuare così.
C’è un limite a tutto.
Siamo coscienti che l’appello cadrà nel vuoto. Tuttavia, non possiamo che essere grati di questa ulteriore cartina tornasole che ci è offerta dalla follia politica dell’ora presente.
Pensate al super-tecnocrate Draghi, una vita al massimo, aristocratico plurititolato, allevato da Ciampi, intrattiene i più potenti sul panfilo della regina inglese, firma i nostri soldi alla Banca d’Italia, siede tra i dollari in Goldman Sachs, un trono pure nel Gruppo dei Trenta, su su fino alla sommità ultima dell’Eurotower di Francoforte, dalla cui finestra vede sotto di sé nuvole e trilioni, e mezzo miliardo di destini umani, e mezzo mondo e più, dipendere dallo schiocco delle sue dite.
Lo stesso vale per i partiti. Il ministro degli esteri degli eredi del «glorioso» PCI, quelli intellettuali, quelli moralmente «migliori», è Giggino Di Maio.
Questo cosa vi dice di Draghi? Cosa vi dice del suo effettivo potere? Cosa vi dice della sua autonomia?
E gli apparati profondi dell’amministrazione , i civil servant bravissimi che reggono il Paese qualunque sia il governo?
C’è stata poco tempo fa il discusso caso, con dichiarazioni annesse di reciproca stima e fedeltà, di quel pranzo al ristorante tra di Maio e il capo dei Servizi segreti italiani, Elisabetta Belloni, già diplomatica e Segretario generale del Ministero degli affari esteri. Lei, che fino a poco fare era vertice massimo dei funzionari della diplomazia italiana, disse: «con il ministro Di Maio c’è un’amicizia sempre più solida. Di Maio è sempre leale». Lui ringraziò: «A Elisabetta Belloni mi legano una profonda stima e una grande amicizia».
In realtà, neppure sui giornali, quelli finanziati dal soldo pubblico con dentro i professionisti bravi di cui fidarsi.
Rimuovete dall’incarico Luigi Di Maio. È già troppo tardi
In pratica, gli unici a rimanere sconvolti siamo solo noi.
Pazienza. Lo diciamo lo stesso – vox clamantis in deserto.
Rimuovete dall’incarico Luigi Di Maio. È già troppo tardi.
La tesi è stata sostenuta da Mary Trump, la nipote del 45° presidente americano durante un programma web chiamato The Dean Obeidallah Show.
«Dobbiamo iniziare con chi avrebbe accesso a questa roba. Non credo che Mark Meadows ne avesse accesso». Mark Meadowns è l’ex Chief of Staff del presidente Trump.
«E dobbiamo pensare a chi potrebbe essere coinvolto in questo… qualcuno che ha bisogno di una grande mossa per sistemare Donald per uscire dai guai, o almeno per mitigare i guai in cui si trova» ha continuato la nipote.
«Sembra qualcuno nella posizione di Jared. Non sto dicendo che sia Jared, ma potrebbe esserlo».
Mary Trump è la nipote maggiore di Fred Trump Sr., il padre di Donald Trump. Nell’intervista ha fatto riferimento a un investimento nella società di Private Equity di Kushner da parte del Fondo di Investimento pubblico dell’Arabia Saudita circa sei mesi dopo l’uscita di Donald Trump dalla Casa Bianca.
«Penso che dobbiamo guardare molto attentamente al motivo per cui Jared ha ottenuto 2 miliardi di dollari. Dobbiamo guardare molto attentamente al motivo per cui è stato così silenzioso per così tanti mesi».
L’idea per cui e il marito Jared Kushner, che ha servito come consigliere senior della Casa Bianca nell’amministrazione Trump, potrebbe essere stato l’informatore dell’FBI era stata espressa in precedenza da Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump.
«È sicuramente un membro della sua cerchia ristretta», aveva detto Cohen a The Insider lo scorso giovedì, aggiungendo che «non sarebbe sorpreso di scoprire che si tratta di Jared o di uno dei suoi figli».
Jared Kushner è figlio Charles Kushner, ricco immobiliarista ebreo finito in galera per storie davvero sordide.
Oltre che grande sostenitore del Partito Democratico USA, anche uno dei primi donatori di Benjamin Netanyahu, il quale, si racconta, quando era a New York dormiva nella stanza di Jared.
Ottenuto un posto di potere come consigliere della Casa Bianca trumpiana, Jared si mosse subito ingraziandosi l’uomo forte saudita Mohammed bin Salman; il rapporto ha condotto a quella sorta di armistizio tra Israele e le monarchie del Golfo persico chiamato «accordi di Abramo». Tuttavia, è emerso come Mohammed bin Salman e il suo mentore e confidente omologo emiratino Mohammed bin Zayed al Nahyan fra loro scherzassero dicendo che se lo tengono nel taschino.
Giornali americani hanno dettagliato la ricerca di danari islamici da parte di Kushner durante la suo incarico alla Casa Bianca, insistendo anche presso il Qatar.
I Kushner avevano bisogno di investimenti per ripianare il grande disastro della famiglia, l’acquisto del colossale – e inquietante – palazzo Fifth Avenue 666: il numero civico 666 sulla celeberrima Quinta Strada di Nuova York. Un affare immane andato malamente: l’edificio, una volta acquistato dai ricchi palazzinari ebrei del New Jersey, rimase a lungo mezzo vuoto.
I Kushner, ebrei ortodossi (con conversione al giudaismo anche di Ivanka), hanno poi pudicamente cambiato il nome del palazzo da Fifth Avenue 666 a Fifth Avenue 660.
La base dei sostenitori di Trump non ha mai amato Jared Kushner, ritenendolo – a causa del background di grandi sostenitori Democratici della famiglia – un potenziale traditore, o meglio, nel gergo politico MAGA, un «RINO», «repubblicano solo di nome».
Il disprezzo verso Kushner «globalista» è espresso bene nei cartoon, impareggiabilmente sintetici e didascalici, del vignettista americano Ben Garrison.
Il raid dell’FBI contro Donald Trump nella sua abitazione a Mar-a-Lago ha prodotto in rete un risultato piuttosto indicativo: la gente sui social media ha cominciato a parlare di Guerra Civile.
Scrive Bloomberg che «ora, con un’altra elezione negli Stati Uniti a pochi mesi di distanza, le minacce velate e non così velate porteranno a decisioni più difficili sulle piattaforme social sull’opportunità di eliminare i post e bandire gli utenti che chiedono “#CivilWar». Cioè. #GuerraCivile.
L’hashtag #CivilWar ha preso piede sulle piattaforme social negli ultimi giorni mentre fioccavano commenti su un concetto come «se possono fare questo a un uomo innocente e all’ex presidente, immagina cosa possono fare a noi».
La rete Truth Social, sostenuta dal presidente Trump, in particolare, si è rapidamente riempita di speculazioni sulla Guerra Civile. Secondo un’analisi di Bloomberg News, gli utenti anonimi pubblicherebbero spesso messaggi con l’hashtag #CivilWar. Un tipico post di un utente con l’handle @AmericanPrepper diceva: «Noi popolo [We the People, le parole che aprono la Costituzione USA, ndr] siamo con te, signor Presidente».
In rete nessuno pare bersi l’idea che la Casa Bianca non c’entri nulla con il raid anti-Trump in Florida.
«Questo è il tipo di cose che accadono nei paesi durante la guerra civile» ha detto la combattiva deputata Repubblicana (in quota Ultra-MAGA se non, dicono i detrattori, QAnon) della Georgia Marjorie Taylor Greene.
Per molti osservatori una seconda Guerra Civile Americana pare oramai inevitabile.
Negli scorsi mesi Renovatio 21 ha parlato di un quadro internazionale che può portare a nuove forme di Guerra Civile: la «Guerra Civile Biotica» e la «Guerra Civile Transumanista», possibili conflitti interni alle Nazioni sulla basse di una spaccatura biologica e biotecnologica fra i cittadini e la loro diversa «obbedienza» ad un’autorità che impone loro modifiche al loro corpo.
A parte della popolazione americana è sempre più chiaro che a portare avanti i giochi non c’è nemmeno il presidente che non hanno votato, c’è il cosiddetto Deep State, lo Swamp, lo Stato profondo, la palude: ossia l’insieme delle forze invisibili di quella che oggi chiamano Permanent Washington che giammai farà degli interessi diversi dai propri, e che quindi giammai penserà al bene comune del popolo americano.
Molte voci ora non si limitano a criticare il Federal Bureau of Investigations, ma ne chiedono il pieno dissolvimento.
Sui media si rincorrono appelli per sciogliere la forza di polizia federale, che ha 110 anni, la cui missione appare ora come quella del braccio armato dell’oligarchia.
In un messaggio su Twitter la sera dell’8 agosto, l’attivista e commentatrice repubblicana nera Candace Owens ha dichiarato: che «L’FBI deve essere sciolto legalmente e formalmente»
«Non riconosco più il Paese in cui vivo. A destra o a sinistra, noi tutti dovremmo unirci per combattere questo male».
La rappresentante repubblicana della Georgia Marjorie Taylor Greene, commentando il 10 agosto un articolo di Newsweek pubblicato quel giorno, ha riferito nel suo programma radiofonico su Internet MTG: Live che ci sarebbe un informatore dell’FBI che lavorava a Mar-a-Lago: un «traditore», come rivelerebbe l’esclusiva di Newsweek.
La Greene – generalmente nota con l’acronimo MTG – ha chiesto quindi per l’FBI il «defunding», cioè il taglio completo dei fondi (come quello chiesto contro la polizia dal 2020 dopo la morte di George Floyd.
Tuttala MTG ha anche dichiarato che l’FBI dovrebbe essere interamente abolita.
La stessa richiesta era stata avanzata dal rappresentante repubblicano dell’Arizona Paul Gosar.
Nella tarda giornata di oggi, MTG ha annunciato di aver presentato articoli di impeachment contro il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland.
Forse a causa dell’eredità del controverso Edgar J. Hoover, che la presiedette per decenni arrivando a spiare perfino i presidenti, l’FBI non ha mai goduto di grande popolarità presso la popolazione americana. Tuttavia, negli anni Novanta vi fu una grande operazione di lavaggio grazie ad Hollywood: film come Il Silenzio degli Innocenti (in originale «Il Silenzio degli Agnelli», ma i distributori italiani ebbero forse paura di paura la strapotente famiglia FIAT) o serie come X-Files aiutarono a ristabilire un’immagine del Bureau come fatta di agenti eroici al servizio della collettività nella lotte contro il male.
Dopo il caso dei Russiagate, dopo aver visto anche il raid di Mar-a-Lago (la parola raid sta venendo fatta orwellianamente sparire a vantaggio di «perquisizione») molti americani pensano che l’FBI altro non sia che la guardia pretoriana del Deep State di Washington.
Se pensiamo che da anni dispongono dell’hard disk del laptop di Hunter Biden, ma non hanno fatto nulla, non possiamo non vedere come si sia formata questa opinione…