Politica
Il presidente messicano offre asilo per proteggere Julian Assange

Intervenendo alla conferenza stampa la scorsa settimana, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto ai giornalisti che durante la sua visita del 12 luglio alla Casa Bianca ha lasciato una lettera al presidente Joe Biden offrendo asilo e protezione al fondatore di WikiLeaks Julian Assange.
I tribunali britannici hanno stabilito che Assange, carcerato in una prigione di massima sicurezza dall’aprile 2019, può essere estradato negli Stati Uniti e processato per spionaggio, accuse che López Obrador ha confutato.
«Ho spiegato che non aveva commesso alcun crimine grave, non ha ucciso nessuno, non ha violato alcun diritto umano, ha esercitato la sua libertà e che incarcerarlo significherebbe un affronto permanente alla libertà di espressione. E ho spiegato che il Messico sta offrendo protezione e asilo a Julian Assange» ha spiegato il presidente messicano nella lettera.
In risposta a una domanda posta dai giornalisti, ha affermato di non aver ancora ricevuto risposta da Biden, ma di voler mostrare rispetto e dare alla Casa Bianca il tempo di analizzare a fondo la sua comunicazione.
Non è la prima volta che López Obrador interviene a favore di Assange. Dopo che i tribunali britannici hanno stabilito ad aprile che Assange potrebbe essere estradato negli Stati Uniti, il presidente messicano ha annunciato che avrebbe chiesto a Joe Biden di interessarsi della cosa.
Il presidente messicano ha anche riferito, secondo un articolo del giornale El Financiero del 21 giugno, di aver precedentemente scritto a Donald Trump sul caso Assange alla fine del suo mandato presidenziale, perché il presidente «secondo le leggi degli Stati Uniti, [il Presidente] ha il potere di (…) liberare i prigionieri, di perdonare».
López Obrador ha dichiarato inoltre di aver anche invitato le Nazioni Unite a rilasciare una dichiarazione, perché «tutte le organizzazioni per i diritti umani non possono tacere», descrivendo Assange come il «miglior giornalista del nostro tempo, al mondo, ed è stato trattato ingiustamente, peggio di un criminale, e il mondo intero dovrebbe vergognarsi».
López Obrador aveva portato avanti il caso Assange anche lo scorso 4 luglio, usando l’iperbole per cui se Assange fosse stato portato negli Stati Uniti e «condannato alla pena estrema, la morte in prigione», allora sarebbe stato necessario iniziare una campagna per smantellare la statua della Libertà «perché non sarebbe più un simbolo di libertà».
Assange, che non è stato accusato di alcun crimine nel Regno Unito, è detenuto nella prigione di massima sicurezza HM Belmarsh, in condizioni drammatiche. Due anni fa era emerso che l’australiano sta preparandosi «ad uccidersi in prigione».
Personaggi come la deputata USA Tulsi Gabbard e il regista Oliver Stone avevano chiesto a Trump di conferire ad Assange un perdono presidenziale.
Come riportato da Renovatio 21, il presidente messicano López Obrador si era discostato dal mainstream globale, innanzittutto rifiutandosi di congratularsi anzitempo con Biden per la contestata elezione del 2020.
Lopez Obrador aveva poi denunciatoi lockdown come una «forma di dittatura», e rifiutando la vaccinazione infantile nel suo Paese.
Il presidente si sta muovendo in modo deciso anche sul piano geoeconomico internazionale, prendendo la decisione di nazionalizzare le miniere di litio del Messico.
Immagine di Alisdare Hickson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Politica
L’architetto delle sanzioni americane anti-Russia accusato di corruzione

L’eminente senatore democratico americano Robert Menendez è stato accusato per la sua presunta relazione di corruzione con tre uomini d’affari. L’atto d’accusa, aperto venerdì davanti alla corte federale di Manhattan, nomina anche sua moglie Nadine, così come altri tre sospettati, presumibilmente coinvolti nel piano.
Secondo il documento, il deputato e sua moglie, almeno dal 2018 al 2022, hanno ricevuto «centinaia di migliaia di dollari in tangenti in cambio dell’uso del potere e dell’influenza di Menendez come senatore» per servire gli interessi dei tre uomini d’affari, così come uno Stato straniero, vale a dire l’Egitto.
«Tali tangenti includevano contanti, oro, pagamenti per un mutuo sulla casa, compensi per un lavoro basso o per mancata presentazione, un veicolo di lusso e altre cose di valore», si legge nell’accusa contro il celebre senatore democrat.
Secondo i pubblici ministeri statunitensi, una perquisizione nella casa di Menendez ha portato alla luce lingotti d’oro per un valore di circa 100.000 dollari, oltre a quasi 500.000 dollari in contanti nascosti.
La nuova accusa rappresenta il secondo scandalo di corruzione per Menendez mentre era in carica. Nel 2015, il senatore è stato incriminato nel New Jersey con l’accusa di corruzione in un complotto tra lui e un ricco oculista. Il medico avrebbe scambiato vari «doni» del valore di quasi 1 milione di dollari con favori politici del senatore. Il caso si è concluso alla fine del 2017, quando una giuria non è riuscita a raggiungere un verdetto.
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Menendez è presidente della commissione per le relazioni estere del Senato USA dall’inizio del 2021.
È stato un attivo sostenitore delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina, sostenendo ripetutamente che le misure erano fondamentali per «limitare la capacità della Russia di partecipare all’economia globale, limitare le esportazioni critiche e… imporre costi alle élite russe», riporta RT.
Il caso potrebbe dunque gettare una luce sinistra sull’intero impianto di sanzioni contro Mosca, che si sono rivelate totalmente fallimentari.
In un editoriale a inizio anno, l’Economist aveva ammesso il fallimento delle sanzioni contro Mosca. «Attualmente, il sistema economico russo è in una forma migliore del previsto» scriveva la testata britannica, che si rendeva conto, di colpo, del danno invece procurato ai sanzionatori: «nel frattempo l’Europa, appesantita dai prezzi dell’energia alle stelle, sta cadendo in recessione».
Come riportato da Renovatio 21, i profitti di aziende russe come il colosso petrolifero Rosneft sono saliti nonostante le sanzioni. Le sanzioni, in realtà, sono state devastanti più per le economie dei Paesi che le hanno imposte – e la follia delle bollette sta a dimostrarlo.
L’economia russa, a differenza di quella occidentale, è tutt’altro che devastata. Di fatto, le sanzioni non hanno ferito la struttura economica di Mosca, e ciò era vero mesi fa come lo è ora. Come aveva dichiarato lo stesso Putin, le sanzioni non separano la Russia dal resto del mondo, anzi: la Russia ora lavora con altri Paesi per la creazione di valute alternative per il commercio globale.
Come riportato da Renovatio 21, i dati di questa primavera, riportati dall’agenzia Reuters, segnalano che l’economia in Russia continua a crescere. Mentre in Europa e nei singoli Paesi si parla di «economia di guerra». Orban, unico leader europeo a mantenere la ragione, ha dichiarato varie volte che le sanzioni uccideranno l’economia europea.
Nonostante i continui round di sanzioni indetti da Bruxelles contro la Russia, in Austria l’FPO, il partito anti-immigrati e anti-sanzioni, è primo nei sondaggi. In Germania invece oltre la metà della popolazione ha ammesso di essere più povera rispetto a quando nel 2021 le sanzioni non erano in atto.
In settimana il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato che la Russia si è di fatto ripresa dalla pressione delle sanzioni.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
Uomo armato tenta di infiltrarsi al comizio di Kennedy. La Casa Bianca ha negato al candidato la protezione dei Servizi Segreti

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Politica
«Sta dalla parte delle dittature sanguinarie»: il candidato presidenziale argentino attacca papa Francesco

Nell’intervista di Tucker Carlson con Javier Milei – ad oggi, uno dei video più visti nella storia del nuovo Twitter, con oltre 350 milioni di visualizzazioni, più dell’intervista di Carlson con Donald Trump – il candidato presidenziale argentino, dato dai sondaggi come favorito, ha attaccato con durezza papa Francesco.
A seguito di una domanda sull’aborto, al quale Milei aveva risposto articolatamente affermando la sua totale opposizione, Carlson chiede il perché della mancanza di appoggio da parte del papa nei suoi confronti.
«Lei ha detto di essere cattolico» dice Tucker. «Lei sta difendendo davvero il principio della vita cattolico. L’attuale papa viene dall’Argentina. Penserei che lui dovrebbe sostenerla, invece [il papa] la ha criticato, e lei lo ha chiamato “comunista”. Perché questa disconnessione?»
«Bene… per prima cosa, perché il papa gioca politicamente» risponde Milei. «È stato un papa con forte ingerenza politica».
Il papa «ha dimostrato una grande affinità con dittatori come Castro o come Maduro. Ciò vuol dire che sta dalla parte delle dittature sanguinarie».
Carlson interrompe: «Raoul Castro è un assassino».
«Sì, e Fidel Castro era pure lui un assassino» risponde il candidato.
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«Lei crede che il papa ha affinità con Raoul Castro?» torna a chiedere l’intervistatore.
«Sì, è così. Ha affinità con i comunisti assassini. Di fatto non li condanna. È piuttosto condiscendente con la dittatura venezuelana. È condiscendente con tutti quelli di sinistra, anche quando sono veri criminali. Questo è un problema».
Milei quindi procede con una tirata contro la giustizia sociale, considerata «centrale nella visione» del papa ma ritenuta «un furto» dal Milei. Sono qui sensibili gli echi ultraliberisti dell’economista, portiere e cantante rock. Egli infatti si è formato sui libri di Milton Friedman ed altri pensatori economici che predicano la totale deregulation dell’economia nella società, avversando con ogni mezzo il socialismo, al quale, durante l’intervista, ascrive le colpe della decadenza argentina, indicando che esso è stato abbracciato dalla classe politica corrotta di Buenos Aires da più di cento anni.
Più avanti nell’incontro con Carlson, parlando dell’isteria del Cambiamento Climatico e le sue radici «socialiste», e del collegamento di esso con l’aborto e il controllo della popolazione, il Milei è tornato a parlare del pontefice suo conterraneo.
«Tornando a papa Francesco: perché difende un’agenda che promuove l’assassinio, la rapina, l’invidia? È strano, no?».
«Ma perché allora lo fa?» domanda Carlson riferendosi a Bergoglio.
«Io credo che dovrebbe chiederlo a lui. Alla luce del dibattito, alla luce dell’evidenza empirica, lui è quello che deve dare spiegazioni del perché difende un sistema economico che conduce alla povertà, alla miseria, alla violenza, alla decadenza. E se saranno lasciati fare, distruggeranno il mondo… che lo spieghi lui»
Immagine screenshot da Twitter
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