Economia
Decrescita Infelice, il 50% delle fabbriche italiane rischia di chiudere: «produrre è diventato antieconomico»
Carlo Bonomi, il vertice di Confindustria, ha affermato che il 16% dei produttori italiani ha ridotto o cessato la produzione.
«Se continuiamo così si aggiungerà un altro 30% nei prossimi mesi. Se andiamo a scartamento ridotto è un problema per il Paese».
Bonomi ha quindi usato una formula shock: «Produrre è diventato antieconomico», ha detto Bonomi in un incontro promosso dalla Fondazione San Paolo a Torino.
Il consumo di energia conferma l’avvertimento di Bonomi: il consumo di gas è diminuito del 9,3% a febbraio e del 10,3% a marzo, il che indica che le aziende hanno smesso di produrre.
Quanto alle famiglie, ora ricevono la bolletta per il periodo gennaio-febbraio, che è semplicemente raddoppiata. In alcuni casi addirittura dicono che riscaldamento ed elettricità sono aumentati del 250%.
«Se perdureranno queste condizioni per altri 3 mesi la crescita sarà meno della metà, era prevista al 4%. Nel primo semestre rischiamo la recessione tecnica» ha detto Bonomi.
Tuttavia, vorremmo usare una parola diversa, fino a qualche anno fa molto impiegata (grottescamente in senso positivo) presso, per esempio, il principale partito politico del Parlamento: decrescita.
Ricordate? Il M5S, ed altri, parlavano di «decrescita felice». Si trattava di un cavallo di battaglia del partito di Casaleggio, che esaltava la componente ecologista (quella che ci ha dato il concetto orwelliano di «transizione ecologica» e relativo ministero) della base elettorale, che ora non capiamo bene dove sia.
Ebbene, la decrescita è arrivata, e non è felice: è totalmente infelice, è mortale (senza riscaldamento, l’anno prossimo, cosa può succedere) e ha oggi venatura apocalittiche fatte di fame e di bombe atomiche.
Va rammentato anche che la prospettiva di una guerra apocalittica era ben specificata in un video di Casaleggio, il famoso Gaia – The Future of Politics, dove un nuovo massacro bellico internazionale (con armi batteriologiche e cambiamenti climatici) era considerato però prodromo di una società digitalizzata dove la riduzione della popolazione terrestre a 1 miliardo è avvenuta e chi non ha accesso all’unica piattaforma elettronica pubblico-privata (distinzioni prive di senso) «non esiste».
Da lì, dice il video, nel sarebbe sorto «un Nuovo Ordine Mondiale» (sic), per l’esattezza il giorno 14 agosto 2054, cioè esattamente nel centenario esatto della nascita del fondatore del partito M5S. La piattaforma elettronica di «governo mondiale» si chiamerà Gaia. «In Gaia, partiti, politiche, ideologie, religioni spariscono».
Il quadretto era chiaro già un decennio fa, e il fondatore di Renovatio 21 scrisse un’intero tomo sull’argomento, Incubo a 5 Stelle.
Eccoci, quindi, stupiti dallo stupore: davvero nessuno si era accorto di cosa stava succedendo? Nessuno si era reso conto dell’«antieconomico» fenomeno decrescitsta, che di certo non parte da Casaleggio ma che ha radici ben più antiche e profonde?
Ora poniamo la domanda, a tutti: a cosa porterà la decrescita, la deindustrializzazione – cioè, la povertà – che ora spaventa perfino gli stessi industriali, che fino a ieri sembravano ignorare bellamente il fenomeno?
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Economia
FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»
I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.
L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».
L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».
«Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».
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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.
Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.
Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazione, superinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.
Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.
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Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Economia
La Bank of America lancia un allarme sul petrolio a 130 dollari
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Economia
Il prezzo dell’oro tocca il massimo storico
Ieri il prezzo dell’oro ha raggiunto il massimo storico, superando i 2.400 dollari l’oncia, mentre continua la corsa globale ai beni rifugio.
I prezzi spot dell’oro sono aumentati del 2,4% raggiungendo il massimo storico di 2.431,52 dollari l’oncia prima di pareggiare alcuni guadagni. I prezzi sono aumentati del 4% durante la settimana e del 16% finora quest’anno, superando l’aumento del 13% registrato per tutto il 2023, scrive RT.
Gli analisti attribuiscono il rally alla domanda degli investitori di beni rifugio in un contesto di incertezza globale e crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
Funzionari statunitensi hanno affermato venerdì che l’Iran potrebbe lanciare un massiccio attacco contro Israele entro le prossime 24-48 ore. Teheran ha minacciato una dura risposta da quando Israele ha ucciso due generali iraniani in un attacco aereo all’inizio di questo mese.
«I fattori positivi per l’oro superano quelli negativi. Le crescenti tensioni in Medio Oriente sono il principale motore della recente impennata dell’oro», ha detto alla Reuters Chris Gaffney, presidente dei mercati mondiali di EverBank.
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La responsabile dell’analisi di mercato di StoneX Financial Ltd., Rhona O’Connell, ha anche affermato che «il rischio geopolitico è il fulcro qui» e che in un anno con più di 50 elezioni locali e nazionali, le continue tensioni in Medio Oriente si stanno aggiungendo «altra benzina sul fuoco».
Alcuni esperti hanno indicato che anche i continui e forti acquisti dalla Cina hanno sostenuto i prezzi, scrive Russia Today.
Gli investitori tradizionalmente si rivolgono all’oro in tempi di incertezza del mercato per coprire i rischi e come riserva di valore. Per migliaia di anni, i lingotti sono stati visti come un rifugio sicuro durante periodi di instabilità economica, crisi del mercato azionario, conflitti militari e pandemie.
Anche altri metalli preziosi sono in crescita, con l’argento che è salito del 4% a 29,60 dollari l’oncia, il suo prezzo più alto dall’inizio del 2021. Il palladio è salito del 2,7% a 1.075 dollari e il platino è salito sopra il livello psicologico chiave di 1.000 dollari l’oncia al suo massimo in quasi quattro mesi.
Come riportato da Renovatio 21, alcuni analisti avevano previsto che i prezzi dell’oro avrebbero potuto nei mesi successivi raggiungere la cifra record di 2.500 dollari l’oncia, spinti dalla domanda degli investitori di beni rifugio sulla scia dell’incertezza globale e delle tensioni geopolitiche.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno la Russia aveva parlato di un ritorno all’economia basata sul valore dell’oro. Gli economisti russi Sergej Glazev e Dmitrij Mitjaev avevano sostenuto l’uso dell’oro per proteggere il sistema finanziario russo mentre «salta giù» dal sistema basato sul dollaro in bancarotta e aiuta a stabilire una nuova architettura finanziaria internazionale. La proposta era quella di una sorta di «rublo d’oro 3.0».
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