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Protesta

Torino canta il moto ondulatorio

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Torino rivendica il moto ondulatorio.

 

Per tutta la durata della manifestazione no green pass sono partiti inni a questo concetto della Fisica classica.


Particolarmente suggestive le immagini notturne, dove il moto ondulatorio si fa ancor più mistico e particellare.


 

Come riportato da Renovatio 21, stiamo vedendo moti ondulatori un po’ ovunque, sui liceali romani come sulla macchina di Bill Gates a Londra.

 

Ora, con il canto, il popolo si riappropria del concetto fisico.

 

Il suono, del resto, è un moto ondulatorio consistente nelle vibrazioni dell’aria propagantesi nelle molecole atmosferiche. La musica altro non è che la loro armonizzazione.

 

Le molecole ondulano e, a differenza di certuni, «non mollano mai». Giusto quindi cantare al loro miracolo e alla loro bellezza

 

 

 

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Protesta

Bolsonaro guida una manifestazione massiva per la libertà di parola in Brasile

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Migliaia di brasiliani hanno inondato le strade delle città sabato per protestare contro la crociata di censura del governo contro la piattaforma X di Elon Musk e la libertà di parola.

 

La manifestazione, tenutasi sabato nel giorno dell’Indipendenza, è stata guidata dall’ex presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro, che ha dichiarato, rispondendo al giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes: «spero che il Senato federale ponga un freno ad Alexandre de Moraes, questo dittatore che fa più danni al Brasile dello stesso Luiz Inacio Lula da Silva».

 

 

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Diversi account X di rilievo, tra cui il giornalista Michael Shellenberger, stanno riportando dal viale principale di San Paolo, dove decine di migliaia si sono radunate oggi per opporsi a Lula e de Moraes che hanno recentemente bloccato X a livello nazionale.

 

«Il presidente brasiliano Lula e il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes affermano che devono bloccare X per proteggere l’indipendenza del Brasile. X è una piattaforma per parole pericolose, false e odiose, affermano, e molte di queste parole violano le leggi e la Costituzione del Brasile» scrive lo Shellenberger, già noto per i cosiddetti «Twitter Files».

 

«Ma la loro censura va ben oltre quanto consentito dalla costituzione brasiliana. Il governo ha chiesto che X e altri social network censurino e bandiscano singole persone, tra cui giornalisti e politici. Tali divieti sono immorali, illegali e incostituzionali. Costituiscono un’interferenza elettorale e minano la democrazia impedendo ai candidati di far circolare la parola».

 

«Sono d’accordo che mentire è sbagliato, l’incitamento all’odio è brutto e ci sono limiti alla libertà di parola. Non dobbiamo permettere alle persone di usare parole che causano direttamente violenza fisica».

 


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«Ma tutti mentono, tutti si impegnano in discorsi d’odio, e i limiti alla libertà di parola non devono mai includere le elezioni. Immagina cosa succederebbe se fosse illegale mentire: tutti dovrebbero andare in prigione a partire dai giornalisti e dai politici. Quanto ai discorsi d’odio, Lula ha espresso odio quando ha elogiato Adolf Hitler? Non esprime odio ogni volta che parla di Elon Musk e Jair Bolsonaro?»

 

«La gente incolpa il discorso per il caos del 6 gennaio negli Stati Uniti e dell’8 gennaio in Brasile. Ma gli eventi di quei giorni sono stati il ​​risultato di una sicurezza inadeguata, non di qualcosa che qualcuno ha detto online. E se il governo può censurare informazioni elettorali sfavorevoli, come potrebbe qualcuno sapere se il governo ha rubato un’elezione?» continua lo Shellenbergherro.

 

«La democrazia e le elezioni sicure dipendono dalla libertà di parola. L’idea che dobbiamo censurare la parola per proteggere la democrazia è in linea con altre idee orwelliane come “La guerra è pace” e “La schiavitù è libertà”. Per migliaia di anni, democrazia e libertà hanno camminato mano nella mano, così come censura e dittatura».

 

«Tutti sanno nel profondo del loro cuore che la censura è sbagliata. Sappiamo tutti di essere imperfetti e di non sapere tutto. Sappiamo di fare affidamento sugli altri per scoprire la verità. Perché, allora, così tante persone vogliono la censura?»

 

 

 

Come riportato da Renovatio 21, X e in generale le aziende di Musk sono sotto attacco da parte di quello che è oramai considerato come il sovrano de facto del Brasile, il giudice supremo Alexandre de Moraes, che ha chiuso il social, multato con cifre folli chiunque vi acceda tramite VPN (a parte gli account del presidente Lula, che continuano a postarvi fischiettosamente) e perfino messo sotto attacco giudiziario Starlink, un’altra società di Musk ma totalmente separata da X, in una mossa unica che incute timore a qualsiasi investitore estero.

 

Starlink, peraltro, era stata premiata solo un anno fa perché tramite i suoi satelliti fornisce connessione alle scuole brasiliane dell’entroterra amazzonico.

 

La battaglia è proseguita con la pubblicazione da parte di X dei cosiddetti «Alexandre Files», in cui si dà conto delle richieste di censura di De Moraes su X, che quest’ultimo ritiene illegali ed incostituzionali secondo l’ordinamento brasiliano. In almeno un caso, era richiesta la censura di un senatore dell’opposizione.

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Come riportato da Renovatio 21, potenti manifestazioni pro-Bolsonaro si erano viste anche sei mesi fa.

 

Il governo Lula ha quindi avviato un’indagine su Bolsonaro, gli ha sequestrato il passaporto e successivamente gli è stato impedito di candidarsi fino al 2030 dal tribunale elettorale.

 

L’ex presidente è stato incriminato per falsificazione dello status vaccinale (con il rischio di sentenza da 12 anni di carcere); sul vaccino il Lula è particolarmente attento, partecipando appena eletto a campagne di vaccinazione di massa a base di grotteschi balletti con siringhe giganti.

 

Da quando ha lasciato la presidenza, Bolsonaro ha dovuto affrontare diverse indagini contro di lui, inclusa l’accusa di un «tentato colpo di Stato» per i moti del gennaio di quest’anno. A giugno gli è stato vietato di candidarsi alle elezioni fino al 2030.

 

Tra le accuse mossegli pubblicamente, anche quella di aver molestato una balena.

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Protesta

Migliaia di persone manifestano contro il nuovo primo ministro francese

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Sabato in Francia si sono scatenati disordini di massa a seguito della decisione del presidente Emmanuel Macron di nominare primo ministro il politico conservatore Michel Barnier, respingendo la scelta della fazione più numerosa in Parlamento.   I dimostranti hanno chiesto le dimissioni del Macron, accusandolo di «presa di potere» e di «furto delle elezioni».   Il mese scorso, il leader francese ha respinto la candidata dell’alleanza Nouveau Front Populaire (NFP) Lucie Castets per l’incarico, nonostante la coalizione avesse ottenuto il maggior numero di seggi alle elezioni parlamentari di luglio.  

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Mercoledì Macron ha nominato primo ministro Michel Barnier, membro del partito di centro-destra Les Républiques (LR) ed ex capo negoziatore dell’UE per la Brexit, in sostituzione di Gabriel Attal, dimessosi dopo le elezioni.   Il partito LR di Barnier si è classificato quarto nelle elezioni legislative, assicurandosi 48 seggi sui 577 dell’Assemblea nazionale.   Il Ministero dell’Interno ha dichiarato che 110.000 persone hanno preso parte alle manifestazioni nazionali di sabato, di cui 26.000 a Parigi. Mathilde Panot del partito di sinistra France Unbowed (LFI) ha scritto su X che 160.000 dimostranti sono scesi in piazza solo a Parigi, mentre oltre 300.000 hanno protestato in tutta la Francia.  

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Si sono svolte manifestazioni anche a Lione, Nantes, Nizza, Marsiglia, Rennes e in altre grandi città.   A Parigi la folla è stata vista marciare con striscioni con la scritta: «Democrazia annullata, Macron destituito» e «Fermiamo il colpo di stato di Macron!» mentre si dirigeva dalla Bastiglia verso Place de la Nation, nella parte orientale della città.  

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Le proteste di sabato sono state organizzate dal partito LFI, che fa parte dell’alleanza NFP insieme ai socialisti, ai comunisti e ai verdi.   «Emmanuel Macron avrebbe potuto nominare Lucie Castets primo ministro. Non l’ha fatto… perché intendevamo applicare il nostro programma», ha detto il leader dell’LFI Jean-Luc Melenchon, rivolgendosi ai manifestanti.   Macron ha indetto elezioni anticipate dopo che la sua fazione centrista Ensemble ha ottenuto scarsi risultati nel voto parlamentare europeo. Sebbene il blocco sia arrivato secondo nelle elezioni francesi, il presidente ha il potere esclusivo di nominare il primo ministro. Macron ha affermato che la nuova nomina segna l’inizio di una nuova «era politica» in Francia.   Come riportato da Renovatio 21, il neopremier Barnier, ex commissario europeo, aveva teorizzato uno stop all’immigrazione per «tre o cinque anni».  

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Protesta

La polizia britannica continua ad arrestare bambini e anziani per la «rivolta» seguita alle bimbe accoltellate

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Il governo del Regno Unito ha scatenato il suo stato di polizia per perseguire bambini e anziani che hanno fomentato una rivolta dopo che undici bambine sono state accoltellate il mese scorso da un migrante di seconda generazione che ha ucciso tre di loro.

 

In risposta alla strage di Southport, la popolazione locale di Southport, in Inghilterra, è scesa in piazza e molti hanno fatto irruzione in un vicino centro per migranti e si sono scontrati con la polizia.

 

Tra le 30 persone accusate di disordini a Southport e Liverpool c’erano anche due ragazzi di 12 anni.

 

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La polizia afferma che uno dei ragazzi ha lanciato un «missile» contro un furgone della polizia durante la manifestazione.

 

A livello nazionale sono state arrestate almeno 900 persone e più di 460 sono state incriminate, tra cui un ragazzo di Manchester di 13 anni.

 

La scorsa settimana, tre ragazzi adolescenti di 15, 16 e 17 anni sono stati arrestati a Hull con l’accusa di «sospetto di disordini violenti» in seguito a una manifestazione anti-immigrazione.

 

Le autorità britanniche hanno inoltre condannato un uomo di 69 anni a quasi tre anni di prigione per aver impugnato una mazza di legno durante la rivolta di Southport.

 

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La repressione nei confronti della protesta intanto va avanti, è il caso di dire, casa per casa.

 

I cittadini che scendono in piazza per esprimere la loro opposizione all’immigrazione di massa possono aspettarsi visite da parte della polizia, come si vede nel post sui social media riportato di seguito, in cui il ministero dell’Interno del Regno Unito si vantava di dare la caccia ai trasgressori.

 

 

 

La polizia britannica sta inoltre incarcerando cittadini che osano pubblicare contenuti offensivi online, tra cui un padre di 31 anni recentemente incarcerato per 12 settimane per un post su Facebook ritenuto «offensivo o minaccioso» secondo la definizione del Communications Act.

 

 

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Londra sta istituendo nelle scuole programmi di indottrinamento dei bambini che insegnano loro come riconoscere «contenuti estremisti» e «disinformazione» online.

 

È oramai venuto alla luce il tema del sistema politico a due livelli, che di fatto favorisce gli immigrati sino a lasciarli impuniti: vengono inflitte condanne severe agli autoctoni, mentre agli stranieri vengono comminate pene lievi dopo aver commesso reati violenti.

 

E in Italia, è diverso?

Fate una prova voi stessi: recatevi in questura, e vedete se gli immigrati non hanno più strutture a disposizione.

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